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Sensazione d’onnipotenza

By 16 Novembre 2020Dicembre 27th, 2020No Comments

Dopo parecchio tempo trascorso nel logorante tentennare e un lungo snervante titubare, mi ero finalmente decisa, scaraventando via i residui dubbi e le restanti esitazioni, mettendo in modo definitivo in pratica la mia azione. Siamo precisamente nel mese di luglio, in piena estate, al presente mi trovo stravaccata sul convoglio in viaggio, a momenti non mi pare credibile, perché tra circa un’ora di tragitto arriverò, in quanto non vedo il momento d’incontrarti.

Per essere totalmente leale, schietta e sincera, sono trascorsi solamente dieci mesi dalla prima volta che ci siamo scrutati in quell’occasione, attigua al distributore di benzina della tua città, in seguito ci siamo rivisti esaminandoci in quel grazioso ostello cercato meticolosamente in rete. E’ stata verosimilmente una giornata eccezionale, splendida e oserei affermare incancellabile, poiché non disimparerò giammai quegli occhi sereni e ridenti, adocchiati per la prima volta, assieme alla blandizia della tua faccia e all’attrattiva del tuo gaudente e festaiolo sorriso. Io, di contro, non scorderò in nessun caso, il presentimento di potere grandissimo che ho vivamente saggiato nel corso del viaggio che mi conduceva verso di te, anticipando e rallegrandomi del fatto che saremmo stati in conclusione da soli, io e te.

Io approdo con mestizia nel mio reparto, sennonché un bizzarro senso d’accoramento e di travaglio m’invade diffusamente, eppure la capoccia è altrove, l’intelletto è pure lui da un’altra parte, su quel convoglio assieme a te. Sono stati dieci lunghi mesi di telefonate, di lettere, di messaggi di posta elettronica, di contatti talvolta intavolati su Skype, di gioie e di festosità spartite, ma anche momenti di costernazione, di tristezza e di malumore, lampi di rabbia, di disappunto e di rammarico, istanti d’abbattimento, di sconforto e di depressione, però appresso, senz’eccezione, quel profondo e radicato sentimento che intrinsecamente vince, che sconfigge e che supera tutto, che fa sì che adesso ci risentiamo, facendoci gioire e brillare ancora insieme senza però vederci. Ciò nondimeno, adesso stai arrivando, sicché tra non molto saremo insieme.

Il tempo avanza in modo subdolo, a tratti astuto e untuoso, raccolto e silente, perché s’approssima il momento, frattanto arrivo alla stazione dei treni, mentre attendo il convoglio che sopraggiunga. Là c’è tanta accozzaglia di persone, io avanzo in direzione dei passeggeri che smontano dal treno, tuttavia riesco in lontananza ad adocchiarti. Rivolgo lo sguardo intorno e mi rendo conto che ho confuso il binario, sicché torno indietro, giù di corsa nel sottopasso e allorquando risalgo scruto ancora, e solamente dopo che la ressa si è diradata t’avvisto, mentre tu in maniera furbastra e birbante mi sorridi, nel distinguermi in tutta la mia evidente inettitudine, nella mia lampante sbadataggine che tanto ridere ti fa. Tu sei incantevole, leggiadra e bellissima, giacché ci esaminiamo e scoppiamo in ultimo a ridere. E’ vero, sì, lo ammetto, poiché anche nel momento cruciale del nostro incontro, tu ci hai messo del tuo, sei stato eloquentemente ridicolo ed espressivamente spassoso, ma inverosimilmente attraente e ameno, con la tua inedita e semplice spensieratezza e con il tuo piglio smagliante e amabile come pochi.

In questo momento ci stiamo incanalando in macchina in direzione dell’ostello riservato, io ho uno svarione, perché mi distraggo e sbaglio addirittura strada, tu ancora ironizzi, malgrado ciò siamo felici ed esultanti. Arriviamo e saliamo in camera, dialoghiamo, intanto tu strappi l’involucro che t’ho regalato, là c’è un completo intimo, molto bello, ti sta benissimo quando lo provi. Tu scordi all’istante l’imbarazzo, come minimo io lo ero, per il fatto che mi sentivo irrequieta e rigida, sì, mi trovavo distante da casa, ma con te. Ti conoscevo bene, eppure non avevo cognizione che cosa sarebbe capitato da lì in avanti, perché avevo in tasca perfino un biglietto del viaggio di ritorno verso casa. Come avrei considerato ed esaminato il mio consorte? Che cosa avrei potuto raccontargli o come lo avrei in seguito valutato?

Al momento, gradevolmente distesi sull’alcova, iniziamo a conversare spaziando su ogni argomento, come se mai ci fossimo sentiti in questi mesi, dopo in modo spontaneo e indipendente arrivano le carezze, i baci e i viziosi sospiri. Io t’accarezzo la schiena frizionandotela delicatamente, in seguito ci abbracciamo stringendoci vicendevolmente, perché ci piace sentire la cedevolezza, la vampa e la sensazione dei nostri corpi nudi. Siamo ambedue accaloratissimi e spronati, dal momento che sono dieci lunghi mesi che ci desideriamo, le tue mani mi percorrono tutto il corpo, accarezzano il mio desiderio, io faccio altrettanto con te, sei irrorata, ti bacio tutta fino ad arrivare al pube, dove mi svago attardandomi per qualche istante, dopo ti bacio sul bocciolo più incantevole. Tu sei deliziosa e soave, mentre arcui la schiena, io percepisco nettamente il tuo lascivo piacere, il mio libidinoso piacere, il nostro lussurioso benessere.

Il cosmo adesso siamo noi, tutto il resto che è fuori non esiste, scompare, non vive, noi due siamo un incomparabile e un inarrivabile corpo, amalgamato e armonizzato assieme, io sono in te, tu sei in me, finché assieme arriva l’esplosione detonante del piacere, lo splendore e l’esaltazione somma dei sensi, che scompagina sia le viscere che la mente. Fiacchi e svigoriti, ma soddisfatti, ci appoggiamo su d’un fianco distesi nell’alcova, ci guardiamo spensierati e giocondi nelle iridi che brillano, io t’accarezzo deliziosamente la faccia senza dire nulla baciandoti. Siamo insieme finalmente, dopo parecchio tempo, e attualmente quasi non ci sembra vero.

Sono momenti magici, incomparabili e fatati, splendidi, sublimi e inarrivabili, marchiati e segnati nel mio intelletto, talmente intensi e viscerali, straordinariamente connaturati, i più felici, prosperi e maggiormente raggianti degli ultimi anni, indiscutibilmente esemplari e indubbiamente stupendi, perché senza confronto, preziosi, unici e irripetibili, affermerei senza eguali.

In quegl’istanti t’ho svisceratamente amato, e tantissimo, perfino dopo, una volta tornata a casa. E ancora dopo, tenacemente pure adesso, perché c’è caparbiamente una parte di me con tutta l’anima e con tutto il cuore, all’energia e alla dedizione, che non rinuncia al profondo e al sentito desiderio di te.

{Idraulico anno 1999} 

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