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Serata ritrovo

By 13 Febbraio 2024No Comments

Fino ad allora era stata una bella estate, avevo appena iniziato a lavorare e finalmente, dopo anni di studio e sacrifici, potevo permettermi dei divertimenti che prima non mi ero concesso.
Mi ritrovavo a ballare nei locali all’aperto, il venerdì ed il sabato, e complice qualche bevuta di troppo che mi dava più coraggio del solito, avevo approcciato diverse ragazze con cui poi ero anche andato a letto. Si trattava in tutti i casi di “una botta e via”, perché in realtà avevo veramente poco in comune con l’una o con l’altra, e finita la scopata il tempo insieme finiva per non essere così piacevole.
Ad agosto, come di consueto, passai una decina di giorni a casa dei miei. Un mio amico dell’università si mise in testa di organizzare una rimpatriata dei compagni di università, chiamando quelli che non erano scappati verso le località di mare in quel periodo. Avevo piacere di rivedere i miei ex compagni di studi, così accettai senza remore: presi la mia Fiat Punto scassata ed oramai a fine vita e feci gli abbondanti trenta chilometri che mi separavano dalla città del ritrovo.
Avevamo prenotato in pizzeria, e ci ritrovammo tutti in una piazzetta poco prima della cena per scambiare le prime chiacchiere. In tutto eravamo in circa quindici, la maggior parte del mio anno; si unì alla rimpatriata anche un gruppetto dell’anno successivo al mio, in cui erano presenti due ragazze che avevano sempre attirato la mia attenzione per le loro forme abbondanti e la predisposizione al concedersi quando in vena: ovviamente non ero mai riuscito a combinare niente con nessuna delle due.
Insieme a loro c’era anche Diletta, una biondina un po’ in carne con la quale avevo chiacchierato diverse volte in università, dalla spiccata simpatia e timidezza. Nonostante al tempo degli studi abitasse a dieci minuti da casa mia, Diletta non aveva mai attirato la mia attenzione: un bel visino innocente ma il suo seno piccolo ed un culo troppo grosso erano una combinazione poco gradita per me. Avevo appena scoperto però che le cose erano un po’ cambiate.
“Hai visto che bel culetto che ha messo su Diletta?” dicevo a Nicola mentre eravamo a cena.
“È proprio vero, mi dicevano che si è innamorata di uno che però non l’ha mai considerata, lei per farsi notare si è iscritta in palestra”.
“Ed è cambiato qualcosa? chiesi non nascondendo un certo interesse.
“Ovviamente no, magari però se l’é goduta qualcun altro che è riuscito a metterci le mani” rispose lui ridacchiando.
Finito di cenare andammo tutti a fare un giro con l’intento di bere qualcosa. Ad un tratto si avvicina a me proprio Diletta, chiedendomi se potessi darle un passaggio a casa a fine serata, per evitare di far venire fino a lì sua sorella. Risposi che non c’era problema, mentre nella mia testa vedevo già un’occasione ghiotta. Non mi creava nessun disagio per davvero, ed in più c’era il gradito effetto collaterale di poter rimanere da solo con lei.
La serata finì non troppo tardi; dopo i saluti di rito, e chissà quando ci saremmo rivisti tutti, io e Diletta ci incamminammo a piedi verso la mia macchina, tra le risatine di qualche malizioso del gruppo.
In macchina si parlava dei rispettivi progetti per il futuro, e di come erano andate avanti le nostre vite nell’ultimo anno. Cercavo disperatamente di stabilire un minimo contatto fisico, ma dovendo guidare non stavo riuscendo a fare granché. Ad un certo punto le dissi: “Anche se mi stai raccontando di mille casini, l’ultimo periodo ti ha fatto bene, sei molto più carina ora”. Lei mi ringraziò con un pizzico di orgoglio e tanto imbarazzo nella voce. Il tempo passava veloce, eravamo a circa metà strada; si trattava di quei momenti da ora o mai più per me. Prendendo coraggio, accosto all’improvviso con la macchina e mi avvicino a lei rubandole un bacio. Lei sembra subito stizzita, invece iniziamo a baciarci appassionatamente, sembra che tutti e due non volevamo fare altro che questo. Dopo pochi attimi le nostre lingue iniziano a sfiorarsi.
Decido allora di imboccare una piccola stradina sterrata che, manco a farlo apposta, era lì vicino: siamo in uno spiazzo nascosto, spengo anche il motore. C’è un silenzio quasi totale, l’unico rumore lo fanno le nostre labbra. Vengo sopraffatto dal suo buon odore, ed inizio a baciarle il viso ed il collo: ansima forte, probabilmente sto andando troppo veloce. Mi ferma: “aspetta, io non l’ho mai fatto”. Rimasi molto sorpreso in quel momento; subito risposi spontaneamente “stai tranquilla, decidi tu fino a dove vuoi arrivare”, cercando di tranquillizzarla. Dentro di me speravo di non aver dato a vedere la mia sorpresa intanto.
Ci baciamo ancora, questa pausa non ha intaccato la frenesia del momento, né per me né per lei. Dopo qualche minuto arrivo con la mano su una sua tetta, così piccola e morbida: il reggiseno serve solo a mettere un altro strato tra lei e il mondo esterno, non ne avrebbe bisogno. Le mie mani si sono già intrufolate sotto di esso e lei non mi rallenta, così faccio seguire la mia bocca. Un capezzolo é tra le mie labbra, la sento respirare più intensamente. Il suo profumo è più intenso qua, io solletico quel piccolo proiettile con la lingua e poi iniziò a succhiarlo: d’improvviso mi spinge la testa con forza contro la sua tetta, io capisco ed inizio a succhiare forte. Le farei male se fosse un momento normale, invece Diletta vuole che continui ed io lo faccio. In pochi secondi il suo cuore smette di battere all’impazzata e lei allenta la sua presa su di me. Io la guardo incredulo, é venuta in questo modo e non mi era mai capitato, lei mi bacia per ringraziarmi non dicendo una parola.
Ci spostiamo sui sedili posteriori, stavamo tutti e due in una posizione scomoda prima. Oramai iniziamo a capirci, il modo in cui ci baciamo è più complice. Decido di andare oltre e le porto la mano sul mio pacco. Non so se anche questa è una prima volta per lei, ho solo l’impressione che voglia ricambiare il mio regalo. In un minuto diventa durissimo e decido di abbassarmi i pantaloni. Lei mi guarda pietrificata, leggo nel suo sguardo un po’ di paura, ma non dice niente. Nel vedere il cazzo la sua espressione diventa più pudica e mi dice subito “vedo che lo depili, io invece tengo tutto al naturale”. Non c’é nessuna malizia da parte sua in quella frase, ma per me é molto eccitante. La bacio e porto la sua mano di nuovo sull’asta, questa volta lo impugna a pelle. Inizia a muoversi su e giù con poca convinzione, forse ha paura di farmi male. Vado subito a testare quello che mi ha detto, le slaccio bottone e zip dei jeans e le infilo una mano nelle mutandine. Sento il pelo folto, umido degli umori di una pisella fradicia. Riesco a distinguere con il dito medio il clitoride, piccolissimo. Delicatamente correggo il suo modo di segarmi, non voglio che muova la pelle su e giù ma che sfreghi anche la cappella nuda, come piace a me.
“Come é duro” dice.
“Dagli un bacio”.
Continua a segarmi e dopo alcuni secondi interminabili si abbassa e inizia a darmi tanti bacini sulla cappella grossa, fucsia, lucida per la tensione. Se possibile la mia erezione diventa ancora più marcata, lei si sta godendo il momento, si vede. Inizia a leccare il cazzo su e giù, le piace soffermarsi sulla cappella disegnando dei cerchietti. La accarezzo sul viso e le passo una mano sui capelli, in quel momento lei lo prende in bocca. Il calore e la sorpresa di quell’istante mi fa gemere. Non prova nemmeno ad andare in fondo, ma il suo pompino è appagante così. “Diletta sto per venire” dico io dopo poco, per consentirle di scansarsi. Lei è come in trance, continua imperterrita il suo movimento a cui unisce dei piccoli gemiti occasionali. Avvolto dalla sua bocca umida arrivo all’orgasmo, e vi scarico dentro tre o quattro fiotti di sborra. A bocca piena si toglie dal mio cazzo non curandosi dello sperma che ci rimane sopra, e sputa il mio seme fuori dal finestrino. Avevo paura che fosse schifata dall’accaduto, invece torna a guardarmi languida. È più forte di me, le metto la lingua in bocca.
“Sei stata fantastica”.
“Ma io non so neanche cosa sto facendo” rispose.
“Fatti spogliare, voglio vederti tutta nuda”. Inizio nuovamente a baciarla e nel mentre le tolgo il reggiseno che ancora aveva addosso, non proprio al suo posto. Passo alle scarpe, che ripongo in maniera ordinata sotto il sedile. Infine afferro pantaloni e mutandine insieme, lei alza il sedere per aiutarmi. Di fronte a me si presenta la sua figa, completamente celata dal pelo, biondo come i suoi capelli. Il cespuglio non è per niente curato, ma naturalmente ha la forma che si adatta a quella di un bikini. Impazzisco. Ci vado vicino, inspiro profondamente per inebriarmi dell’odore della sua vagina, ma l’aroma è appena accennato. La giro di forza per poterle ammirare il culo: i fianchi appena larghi come si addice ad una donna, un accenno di segno del costume, il solco delle chiappe che delinea una bella rotonditá. Afferro con ciascuna mano una natica e le allargo avidamente lo spacco: anche il buco del culo é peloso. Da questa angolazione riesco a vedere pure la figa, che nella parte a me esposta non é coperta dalla pelliccia. Mi tuffo in quello spazio senza pensare, inizio a baciare le chiappe e l’ano, di cui provo a cogliere il sapore. Infilo la lingua nell’apertura della passera, lei sospira “Oddio” ed io inizio a muovermi su e giù, vado da un buco all’altro rapidissimo. Si tira indietro e sono costretto ad inseguire le sue intimità, mi sono avventato con troppo impeto e lei non è abituata a queste sensazioni. Riprendo a baciare il bellissimo culetto, stavolta vado fino all’interno delle cosce allargando un pochino le sue gambe, mi impongo di stare lì per un po’. Di tanto in tanto vado a baciare la fighetta ed il buco del culo, ma non vado oltre: lei comincia a contorcersi e a venire verso di me, la lascio fare. La faccio girare ancora, allargo completamente le sue gambe e le porto indietro, con le ginocchia all’altezza del busto. Adesso il suo frutto é completamente esposto a me, lo mangio ma solo con gli occhi e ricomincio la mia opera di cauto avvicinamento, baciandole le cosce ed il cespuglio sul monte di Venere. Bacio a stampo la figa, inumidendomi le labbra del liquido che ha rilasciato. Ha un sapore delicato, che quasi mi delude: sono sempre stato un amante del gusto forte nel sesso orale. Do la prima leccata vigorosa dal buco del culo fino al clitoride, lei inarca la testa indietro e mugugna. È il momento di dedicarsi al suo bottoncino, che lecco con più insistenza facendo movimenti circolari, sempre più rapidi. Vado avanti senza pietà, il mio mento viene bagnato dal liquido che sta uscendo copioso: non resisto, scendo con la lingua sul buchetto vergine e mi prendo tutto il nettare. Leggo sul suo viso un misto di preoccupazione e compiacimento, per la prima volta forse si sta sentendo una donna.
Prendo in bocca il clitoride, quasi inesistente nelle dimensioni ma turgido, ora. Il silenzio del luogo dove stiamo consumendo questo momento si riempie del mugugno continuo di lei, ora si sente libera di esternare il suo godimento. Le cosce iniziano a tremare, il suo orgasmo è molto più forte del primo e mi rende prigioniero della sua presa per tutta la durata.
Ci stendiamo e ci baciamo come due ragazzini, coccolandoci nei minuti successivi in cui sembra che il mondo sia finito, oppure non abbia tempo.
Venne il momento di tornare a casa, sulla strada che ancora ci separava dalla meta vedevamo il sole che faceva capolino dietro le colline, illuminando di un’alba rossa il nostro saluto.
“Io sarò qua ancora per qualche giorno, magari possiamo vederci nei prossimi giorni per un saluto” proposi io, cercando in tutti i modi di non manifestare la voglia che avevo di rivederla.
“Vediamo, devo pensarci un po’” disse lei, dandomi un dolce e lungo bacio della buonanotte.

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