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Racconti Erotici Etero

Simona e il maniaco

By 6 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Era stata una giornata snervante per Simona: la confusione in ufficio, la lite con il suo ragazzo che anche quella sera non sarebbe rientrato a casa e sempre quell’orribile sensazione di essere spiata e seguita che non l’abbandonava da giorni…
Ma ormai era arrivato il venerdì sera, aveva deciso di uscire ed andare in discoteca da sola. Amava smodatamente essere guardata.
Non si riteneva ne bella ne perfetta, ma poco le importava, gli uomini la guardavano comunque vista la sua altezza ben sopra la media e l’amore per i tacchi. La eccitava essere guardata dagli uomini e sapere che le sarebbe bastato un semplice gesto per poterli avere, quale di loro non importava, le bastava avere un bel cazzo duro in bocca per sentirsi appagata…
Sì, aveva proprio deciso che quella sera avrebbe fatto un bel pompino a qualcuno dopo averlo fatto sbavare un bel po’, e al diavolo tutto il resto.
La casa era deserta, si svestì lanciando tutto dove capitava, tanto non c’era nessuno che potesse lamentarsi di quella sua pessima abitudine che si riprometteva sempre di abbandonare, si infilò sotto la doccia calda e si abbandonò al piacere delle coccole del bagnoschiuma… si chiedeva che tipo di uomo avrebbe trovato stasera, in quanto tempo sarebbe riuscito a farlo venire e se avrebbe poi avuto la velocità di riprendersi per scoparla prima che lei se ne andasse… Le piaceva lasciarli li dopo aver fatto loro un bel lavoretto senza dargli la possibilità di scoparla, la eccitava dannatamente, e il suo uomo non si faceva mai domande sul perch&egrave lei fosse sempre così bagnata di ritorno dalla disco…
Passando le mani insaponate tra le cosce si accorse di un’umidità diversa da quella dell’acqua della doccia… era già calda e bagnata e aveva voglia di scoparsi da sola… prese il getto della doccia e lo passò piano sulle gambe per togliere bene il sapone, poi lo puntò dritto sul clitoride… raggiunse un orgasmo veloce e intenso mentre con le dita si scopava quella sua meravigliosa figa calda e accogliente che nessun uomo avrebbe visto quella sera, pregustava già almeno un bel paio di cazzi da succhiare… un rumore la distolse dai suoi pensieri e un rapido sguardo all’orologio le ricordò che era ora di prepararsi…
Uscì dalla doccia, aprì un po’ la finestra per far uscire il vapore e si asciugò velocemente ovunque tranne l’interno coscia, amava sentirsi bagnata, la eccitava a dismisura…
Andò in camera a scegliere cosa mettersi per far girare la testa agli uomini… scelse un paio di autoreggenti e un vestito nero troppo attillato, tanto non avrebbe dovuto toglierlo fino al suo ritorno a casa, spense la luce e tornò in bagno, era l’ora del trucco… quando si mise la crema la finestra sbatt&egrave e si rese conto che ancora aperta: la richiuse e tornò a farsi bella… Non amava mettere molto trucco, quando le venivano in faccia si rovinava sempre, quindi in due minuti era pronta, si infilò le scarpe tacco 13 che la slanciarono a 190 cm di altezza, e si incamminò verso la porta con la borsa in mano.

E la luce si spense.

Accadde tutto in un attimo. La borsa le cadde di mano. Sentì una mano sulla bocca bloccarle le urla e un oggetto duro e freddo puntato sul collo. Alzò le mani e rimase immobile.
Tutto quello che poteva sentire nell’oscurità della casa era il respiro affannato del suo aggressore, e il suo corpo massiccio contro la sua schiena.
Era una ragazza intelligente e fece rapidamente due calcoli: era alto circa come lei sui tacchi, sentiva il braccio a contatto con la sua pelle teso e muscoloso, la stretta era decisa a non lasciarla andare, se anche si fosse ribellata non avrebbe avuto scampo.
“Ti ho fatto una bella sorpresa vero?” la voce dell’uomo le era nuova “Sono giorni che ti guardo, ti seguo, ti spio…” questo spiegava perch&egrave si era sentita seguita in quei giorni… fece una piccola mossa per tentare di liberarsi ma quell’uomo era davvero forte
“Che fai? provi a ribellarti? io fossi in te non ci proverei, ora da brava, abbassa le mani e alzati questo vestitino attillato…” Simona con lentezza fece quanto le era stato detto “Mi hai fatto venire il cazzo duro mentre lo mettevi, ora vediamo quanto ci metterai a saziarlo” ecco cos’erano quei rumori in casa… doveva essere entrato mentre si vestiva. “Apri le gambe e appoggia le mani alla porta, tanto so che non porti niente sotto…” il modo in cui le disse quelle parole la eccitò… non sapeva per quale motivo, sarà stato il gioco con la doccia o tutti i pensieri fatti sulla serata, ma sentì che stava perdendo il controllo sulla situazione “Brava bambina, ora metto giù la pistola e sentiamo se sei davvero la troia che prometti di essere quando spompini gli uomini al club lasciandoli poi li da soli senza dargli la possibilità di scoparti” sentì il suono del metallo appoggiato alla mensola dell’ingresso e la mano dell’uomo che le tastava rudemente le tette, scivolare sul vestito lungo i fianchi e infilarsi nella sua fighetta calda. Ansimò.
“Eh si sei proprio una gran cagna… senti qui sei già bagnata fradicia…” le dita dell’uomo si muovevano veloce sulla sua figa ben depilata e lei si eccitava sempre di più, avrebbe voluto girarsi, inginocchiarsi e succhiarglielo bene e decise di farglielo capire: aprì la bocca per quel poco che riusciva e leccò leggermente la mano che le stava davanti la bocca… “Ti ho studiata bene… so quanto ti piace succhiarlo, e so che &egrave quello che vorresti fare ora quindi ora facciamo un gioco: ti toglierò la mano dalla bocca e ti permetterò di succhiarlo, ma ad un costo, dovrai emettere solo gemiti di piacere. Se urli nessuno ti sentirà e ci metterò molto poco a fare in modo che nessun altro ti ritrovi mai più” la minaccia era chiarissima. Simona annuì e lui tolse la mano. Non aveva smesso di sgrillettarla nemmeno per un attimo e con l’altra mano si stava slacciando i pantaloni… le ginocchia di lei cominciavano a cedere per la voglia dirompente che le era venuta. Lo sentì mentre le appoggiava il cazzo sulla sua meravigliosa figa calda, era fuori di s&egrave, non capiva come potesse essere così dannatamente eccitata da quel maniaco… quando scivolò dentro la prima volta si sentì morire, aveva voglia di muoversi su quel cazzo il più veloce possibile, voleva venire, voleva sentirsi scopare violentemente, voleva subire.
Il maniaco cominciò a scoparla velocemente e lei ansimò forte di piacere, si sentiva meravigliosamente “Ti piace troia? Sei sempre stata il carnefice di noi uomini, ora sarai la mia vittima, farai tutto ciò che vorrò perch&egrave ti piace essere troia e cagna come sei e perch&egrave ti sto dando modo di esserlo” e per la prima volta Simona rispose “Sono la tua troia… ti prego scopami come vuoi”. Lui non se lo fece ripetere due volte, uscì da lei e la spinse verso il tavolo, le abbassò la cerniera del vestito e lei se lo tolse velocemente rimanendo in calze, tacchi e bustino di raso nero. Il maniaco la mise a pecorina e le alzò una gamba per metterla sul tavolo, la impalò subito con fervore, scopandola sempre più forte. Simona era fuori di sé e ansimava e urlava di piacere venendo come non aveva mai fatto in vita sua…
Lui rallentò e le diede due colpi ben assestati, la fece girare e le alzò le gambe fino a portarle le ginocchia vicino al viso e riprese a fotterla a più non posso. Lei aveva perso la ragione totalmente e ansimava senza poter dire altro se non incoraggiamenti per quell’uomo che la stava scopando sul tavolo della sua cucina. Si tolse il corpetto accaldata e sudata e in quel momento l’uomo le venne addosso imbrattandola di sperma caldo…le dispiaque non aver potuto succhiarglielo bene, ma quando fece per alzarsi il maniaco parlò “Dove credi di andare?” si era spostato sopra la sua testa “Apri la bocca, vediamo se hai mai fatto pratica a testa in giù” lei fece come gli era stato detto e subito si sentì il cazzo in bocca… rimase spiazzata, era venuto ed era ancora duro? Quest’uomo, chiunque fosse, era un fottuto bastardo e la stava scopando divinamente. Sapeva di lei, ma lei al rovescio perdeva continuamente ritmo e coordinazione, non le piaceva quella situazione, non aveva il controllo di quello che faceva lui, e quando glielo spinse fino in fondo alla gola non seppe che fare se non sperare di non vomitare, una, due, tre volte, poi lui si tolse e la lasciò respirare… “Dovrai fare pratica in questo… però ammetto che sei stata brava a non lamentarti mai quindi hai vinto il premio: succhiamelo”
Simona non se lo fece ripetere due volte e in meno di un secondo era in ginocchio davanti a lui che gli succhiava il cazzo avidamente, cambiando ritmo, giocando con il palato e le mani, leccandogli le palle, per salire su tutto il fusto e riprenderlo in bocca senza l’aiuto delle mani.
E con sua immensa gioia, succhiare il cazzo in quella situazione era anche più divertente e appagante di tutte le volte che lo aveva fatto in disco.
Quando lui venne per la seconda volta addosso a lei, Simona si sentiva la troia più felice della terra.
“Hai proprio una bocca meravigliosa” l’uomo la face alzare, le prese la testa con entrambe le mani e le diede un bacio con la lingua che le fece tremare le ginocchia violentemente “Vai a pulirti” glielo disse quasi in modo dolce “Tornerò a trovarti, ormai so come si entra in questa casa”… “Dovrò lasciare le finestre aperte più spesso allora” rispose Simona, lui rise. Nella penombra della stanza lei intravide un sorriso giovane e solare, la lasciò andare e quando raggiunse il bagno lui le rispose “Non sono entrato dalla finestra”
Simona sentì soltanto la porta d’entrata chiudersi e nient’altro.
Le luci si riaccesero, corse fuori a vedere da che parte si era allontanato, ma di lui non c’era alcuna traccia… Tre settimane e due giorni. Tre settimane e due giorni in cui Simona non aveva fatto altro che pensare a lui, a quel maniaco che si era introdotto in casa sua e l’aveva scopata come mai nessun altro prima.
All’inizio aveva pensato che fosse stato il suo ragazzo, ma mai Luca l’avrebbe trattata così e poi la voce era completamente diversa. Aveva sperato ogni sera di veder andare via la luce e di risentire nuovamente quelle mani rozze su di s&egrave ma non era più accaduto.
Ormai viveva nella speranza di rivederlo comparire, dopotutto lui glielo aveva promesso’
Dopo qualche sera di inutile attesa a casa, Simona decise di andarlo a cercare. Frequentava il club, almeno così le era parso di capire: poteva cominciare la ricerca da lì. Ma nessuno gli sembrava lui e allo stesso tempo poteva essere uno qualsiasi degli uomini che le stavano intorno. Che fare?
I giorni passavano e si sentiva sempre peggio. Non provava più piacere a spompinare gli sconosciuti. Non le interessava più essere guardata. Era ossessionata dall’idea di sentirlo di nuovo entrarle dentro e di venire in quel modo così intenso che non aveva mai provato prima.
Ma lui non si era più fatto vivo.
Perfino Luca si era accorto che qualcosa in lei era cambiato, anche se mai avrebbe potuto immaginare di cosa si trattasse. Di certo se anche il suo fidanzato tutto palestra, campi di calcio e campionati se ne era reso conto, doveva essere fin troppo evidente.
Quella mattina al lavoro il tempo non passava più, aveva cominciato a curiosare nella pagina Facebook del club per vedere se tra le foto poteva esserci qualcuno che assomigliava a quel volto intravisto velocemente nella penombra della sua cucina, quando il suo capo la chiamò in ufficio. ‘Simona, scenda in archivio e mi recuperi queste pratiche entro l’ora di pranzo’ disse passandole un biglietto. Fece un cenno di assenso e si diresse velocemente alla porta ‘Bella gonna, ma distrae troppo i suoi colleghi, ricordi di metterne una più lunga, non vorrei passare ad un richiamo scritto’. Il suo capo non era un uomo cattivo ma era certa che la ricerca delle pratiche in archivio fosse il suo modo per punirla per la gonna troppo corta. Cosa ci poteva fare? Aveva solo quelle e sinceramente aveva anche messo le mutandine quel giorno, non poteva certo lamentarsi il vecchio bigotto. Le occhiate dei suoi colleghi erano sicuramente lascive ma bastavano le sue care colleghe casa e chiesa a rimetterli al loro posto in un istante. Per quel che la riguardava non aveva il minimo interesse a giocare con i suoi colleghi, ci sarebbero state troppe ripercussioni.
L’archivio non era un bel posto dove passare la mattinata ma da un rapido sguardo alla lista le fu chiaro che non avrebbe avuto molto scampo. Si trovava nel piano interrato della sede, i finestroni sul soffitto che davano poi sulla strada garantivano un’illuminazione sufficiente per cercare le pratiche senza dover accendere le luci ma non lo si poteva definire esattamente un posto ordinato e pulito. Di certo sarebbe rimasta sola con i suoi pensieri per un po’.
Dopo un’ora aveva trovato solo tre delle otto pratiche. La porta dell’archivio si aprì lentamente, nascosta dagli scaffali non poteva vedere chi era entrato, sperava solo che chiunque fosse se ne andasse velocemente, non era in vena di socializzare. Aveva appena trovato la quarta pratica quando sentì una mano toccarle la spalla, d’istinto si scansò lasciando cadere il faldone sul pavimento ‘Ommioddio scusa Simona pensavo mi avessi sentita entrare’ Michela, la stagista, di solito affidavano a lei quei compiti ‘Il capo mi ha detto che eri qui e di chiederti di portargli altre due pratiche’ maledetto maledetto maledetto. Avrebbe passato lì il resto della giornata ‘ti aiuto a raccogliere” ma Simona non la voleva in mezzo ai piedi ‘no grazie, torna pure di sopra, avrai sicuramente una pila di lavoro che ti aspetta’ la ragazza fece un timido sorriso di ringraziamento e sgattaiolò via richiudendosi la porta alle spalle. Simona sospirò a fondo e si inginocchiò per raccogliere le pratiche.
‘Sai, &egrave stato un peccato non vederti più spompinare gli uomini al club’ un brivido le corse lungo la schiena quando riconobbe la voce, non si mosse e strinse forte al petto il faldone con le pratiche in disordine ‘Mi cercavi eppure non mi hai visto’ la voce veniva da dietro gli scaffali, lui era lì, a pochi passi da lei ‘Cosa ti &egrave successo?’ Finalmente poteva averlo di nuovo, finalmente poteva mettere fine a quella snervante attesa ‘Come sei silenziosa’ il gatto ti ha mangiato la lingua? Sarebbe un peccato, adoro la tua lingua’ una familiare sensazione di bagnato si fece strada tra le sue coscie ‘Alzati’ non se lo fece ripetere due volte, si alzò lentamente e posò il faldone scomposto nello scaffale da cui l’aveva preso ‘Sfila per me: c’&egrave un tavolo a due scaffali da te, raggiungilo’ Simona era fuori di sé dall’agonia, se le ultime tre settimane erano state infinite, i pochi metri che la separavano da quella voce erano una tortura. ‘Dimmi: ora che hai smesso di fare la troia in giro per i locali, cosa dovrei aspettarmi da te?’ Non aveva il coraggio di rispondere, si sentiva senza fiato. Era arrivata alla scrivania, provò a guardarsi intorno senza girarsi ma non vide nessuno ‘Cosa vuoi Simona?’ Aveva la bocca secca e l’unica cosa che riuscì a dire fu ‘Te’ una risata calda fu l’unica risposta che ricevette ‘Dove sei?’ Lui non rispose ‘Come ti chiami?’ ancora silenzio.
‘Non muoverti’ la voce che prima veniva da dietro gli scaffali ora era alle sue spalle, poteva percepire la presenza di quel corpo solido e caldo che aveva tanto agognato ‘Chiudi gli occhi’ Simona era terrorizzata e deliziata allo stesso tempo. Qualcosa di liscio e morbido le bendò gli occhi ‘Così va meglio. Mi piace la disperazione con cui mi cerchi’ le serrò le braccia con le mani e le labbra di lui si posarono sul suo collo, prepotenti, avide e lei sentì cedere le ginocchia. ‘Puoi chiamarmi Adam se vuoi darmi un nome e poi chissà, magari un giorno ti permetterò di scoprire chi sono’ ma in quel momento lei non pensava più a chi era, da dove veniva, come mai l’aveva fatta aspettare così tanto. Il fiato di lui sul suo collo, quelle mani forti come tenaglie, il suo cazzo duro così vicino a lei e tuttavia non alla sua portata’ Le mani di lui la forzarono lentamente a piegarsi sul tavolo ‘Non ti muovere’ non avrebbe osato, non aspettava altro. Le mani di Adam scesero dalle braccia lungo la schiena, lentamente, fino all’orlo della gonna ‘Ha ragione il tuo capo, non &egrave una mise adatta a questo posto, non sei qui per cacciare’ le dita si insinuarono sotto la gonna alzandola ‘Le mutandine’ devo averti proprio sconvolto la vita’ Simona sentì un sorriso affiorare sulle labbra di lui ‘Com’&egrave passare da predatore a preda?’ la lentezza con cui lui si muoveva la stava letteralmente uccidendo, la figa le faceva quasi male dalla tensione. Aveva l’impressione che sarebbe venuta appena lui l’avesse sfiorata. Sentì un pollice spostarle lentamente la mutandina di pizzo ormai completamente bagnata ed emise un gemito ‘Fossi in te farei molta attenzione a non fare rumore, le finestre sono aperte. Non vuoi che qualcuno si unisca a noi vero?’ Simona si morse il labbro maledicendolo. Proprio lì doveva comparire? Se l’avessero scoperta avrebbe perso il lavoro’ Ma il pensiero delle conseguenze sfuggì dalla sua mente quando la lingua di Adam cominciò a leccarle la figa. Non doveva urlare, non doveva emettere un suono, nessuno doveva interrompere quel piacere assoluto. La lingua seguiva ogni piega della sua pelle, bagnandola ancora di più. Quella bocca avida succhiava sempre più forte ogni goccia di lei. E ringraziò di essere stesa sul tavolo perché le sue gambe non l’avrebbero mai tenuta in piedi. Sentì l’orgasmo arrivare ma Adam s’interruppe facendolo svanire nel nulla. ‘Dimmi Simona, Luca ti ha mai presa così? O gli hai fatto credere di essere una figa di legno con il mal di testa perenne?’ Era steso su di lei e la teneva schiacciata contro il tavolo ‘Come lo sai?’ chi diavolo era quell’uomo così dannatamente arrapante e terrificante? Come sapeva così tanto di lei? ‘Ci avrei messo le mani sul fuoco, alzati’ Simona non sapeva più cosa aspettarsi da lui. La fece girare di scatto e la sedette sul tavolo a gambe aperte ‘Quanto mi vuoi Simona?’ Odiava quelle domande a bruciapelo, aveva sempre paura di sbagliare risposta ‘Con tutta me stessa’ disse infine sapendo che era la pura e semplice verità ‘Masturbati. Voglio vederti venire per me’ non se lo fece ripetere due volte, si mise comoda e con le dita cercò quel piccolo punto vicino al clitoride che le avrebbe permesso di raggiungere l’orgasmo che tanto desiderava. Per lui. E di nuovo sentì l’orgasmo farsi strada nel suo corpo ma stavolta niente lo interruppe, era certa che lui stesse guardando gli spasmi che la attraversavano violentemente la figa. In un attimo le mani si lui la presero per i fianchi e la attirarono sul suo cazzo. Si sentì penetrare con violenza al ritmo del suo stesso orgasmo che non faceva che crescere a dismisura. Aveva bisogno di fermarsi, di prendere fiato ma lui non accennava a fermarsi. La alzò dal tavolo e la sbatté contro il muro nascondendo il viso nell’incavo del suo collo senza smettere di scoparla. Simona lo sentiva ansimare, anche lui si stava trattenendo’ ‘Vieni ti prego’ lo implorò con un filo di voce, non le importava delle conseguenze in quel momento, voleva soltanto sentilo venire com’era venuta lei. Violentemente, senza tregua. ‘Verrò solo nella tua bella bocca da troia’ uscì da lei, la fece inginocchiare e le mise il cazzo in mano ‘Vediamo se ti ricordi come si fa dopo tutta questa inattività’ quanto amava avere i cazzi in bocca, ma quel cazzo, in quel momento era la gioia dei sensi. Lo afferrò saldamente, lo leccò dalle palle alla punta, lo prese in bocca e cominciò a succhiare muovendosi sull’asta dura. Un leggero tremolio lo attraversò, stava per venire e sarebbe stato completamente suo. Non si lasciò sfuggire nemmeno una goccia di sperma, lo bevve tutto godendone avidamente. Adam la fece alzare e le diede un bacio duro, prepotente, possessivo. Simona sentiva i loro sapori nella sua bocca, le lingue che s’intrecciavano vorticosamente, non voleva lasciarlo andare, era terrorizzata all’idea di non incontrarlo più. ‘Sei insaziabile” la voce di lui si era fatta roca. ‘Voglio te’ gli rispose ansimando ancora ‘Non sparire. Dimmi chi sei.’ Simona fece per togliersi la benda ma lui glielo impedì ‘Deciderò io quando potrai vedermi. Tornerò, non temere’ lo odiava ‘Quando?’ Si strinse a lui appoggiando la testa sulla sua spalla ‘Quando meno te lo aspetti’ e con quella semplice risposta si staccò da lei, sentì un bacio leggero posarsi sul suo lobo destro ‘Smetti di cercarmi e forse riuscirai a trovarmi’ e come si fa? avrebbe voluto chiedergli Simona, come lo avrebbe riconosciuto se non lo aveva mai visto? Il rumore dei neon che si accendevano la riportò al momento presente ‘Sei stupenda lo sai?’ La sua voce era lontana, il rumore della porta la fece sobbalzare. Era andato via. Si tolse velocemente la benda: era un fazzoletto di seta azzurro con ricamato il suo nome, Simona. Doveva rincorrerlo ma non poteva uscire dall’archivio in quelle condizioni. Si sistemò mutandine e gonna e andò verso il tavolo vicino alla porta sul quale aveva messo le pratiche già trovate. Si stupì quando vide che c’erano anche quelle che non aveva ancora cercato’ ma come? Non aveva il tempo di scoprirlo. Prese le pratiche, fece un bel sospiro e salì le scale. Uscì dall’archivio e infilò direttamente la porta del bagno più vicino. Si sistemò i capelli, il trucco meglio che pot&egrave ed uscì puntando direttamente alla portineria.
Giovanni non fece una piega quando la vide arrivare, era l’unico in quello schifo di posto a non sbavare su di lei ‘Ciao Gio, hai visto passare un ragazzo alto poco fa? Ha lasciato una cosa sulla mia scrivania e vorrei restituirgliela’ Giovanni sorrise ‘Credimi Simona, se di qui fosse passato un qualsiasi ragazzo l’avrei notato prima di te’ disse facendole l’occhiolino…era gay?! Come aveva fatto a non capirlo prima ‘Sei sicuro? &egrave andato via da circa 5 minuti e non gli ho nemmeno chiesto il numero di telefono ‘E allora come pensavi di rintracciarlo? Correndogli dietro?’ si beh l’idea era quella’ ‘Forse &egrave ancora qui allora, lo cercherò, ma tu tieni gli occhi aperti!’ se non era passato di lì dove diavolo era? Tornò in archivio ma era indubbiamente vuoto. Con disappunto andò alla sua scrivania ma a metà strada una voce la chiamò ‘Simona, &egrave risalita finalmente. Ha trovato le pratiche che le ho chiesto?’ Il capo la scrutava freddamente ‘Eccole’ disse allungandogli il plico di cartelline. ‘Molto bene, torni pure alle sue occupazioni abituali’ felice di essere stata congedata, allungò il passo fino alla sua scrivania. Ci trovò una scatola, sopra c’era un piccolo biglietto ‘Questa mise &egrave più adatta. A.’ Dentro c’erano un paio di pantaloni della sua taglia. Sorrise. Chissà quanto avrebbe dovuto aspettare per rivederlo…

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