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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Soggiogato

By 3 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Alessio, sono uno studente universitario di 25 anni e quella che sto per raccontarvi &egrave una storia realmente accaduta; o meglio, una parte di essa non &egrave frutto della mia fantasia’
Studio architettura come fuori sede da ben 5anni; sin dai primi anni di università sono sempre stato innamorato di una mia compagna di corso, Samantha, e anche se adesso sono fidanzato con la donna che amo, Lei continua a prender parte nei miei sogni più profondi. Ve la descrivo: alta all’incirca 1,70, capelli lunghi portati fino alla vita, lisci e ramati, occhi verdi brillanti e molto espressivi, naso schiacciato leggermente all’in su, sopracciglia sempre curate, labbra sottili, sinuose, morbide e sensuali, viso leggermente affusolato e carnagione tendenzialmente scura; fisico tutto sommato nella norma, spalle strette un bel fondoschiena, una bella 3coppa c di reggiseno. Ma il suo pezzo forte, oltre al viso deciso e aggraziato, sono le gambe: lunghe, snelle, toniche ma al tempo stesso seducenti, con dei piedini meravigliosi; numero di scarpa 41, arcuati con pianta larga ma ristretta nella zona del tallone, dita affusolate e sottili, perennemente col suo smalto rosso e, quando &egrave possibile, con indosso un bel paio di tacchi. Per me di conseguenza, feticista e amante di tutto ciò che riguarda il piedino femminile, risulta essere una Dea! ‘..e di li a poco lo sarebbe stata. Ma andiamo con ordine.
Mi sono subito reso conto di provare un’attrazione folle per questa persona, solo che purtroppo da un lato non le sono mai piaciuto, dall’altro diceva di essere la mia migliore amica; capite bene che non avevo speranze. Perché non me ne sono andato? Perché non ho mai permesso che si allontanasse? Semplice, il mio lato sottomesso e ubbidiente ormai aveva preso il sopravvento: mi piaceva sapere di esser trattato male da Lei, ne ero consapevole, sapevo che ogni volta che mi chiamava per un caff&egrave, per venire a guardare un film da me o per uscire c’era un motivo di fondo, un doppio fine’e diciamo che la cosa mi stava bene: avevo accettato il mio essere inferiore. Traevo più piacere dallo stare con Lei ad assecondare tutti i suoi capricci che non a darmi da fare per conoscere qualche altra donna. C’&egrave chi nasce alto, chi basso, chi nasce moro e chi invece nasce biondo; chi nasce forte, sicuro e ‘Dominante’, chi invece come me non &egrave altro che un sottomesso: ecco, io sono un sottomesso. Anche perché spesso avevo l’occasione di intravederle i piedini quando era distesa sul divano, o di sbirciare mentre si cambiava in camera mia, e una volta solo trovavo sempre la maniera per ricordare quanto accaduto’il che non era affatto male! Anzi, &egrave proprio in una di queste occasioni che Lei scoprì ciò che desideravo scoprisse da tempo: il mio amore per i suoi piedini e per il suo corpo.
Era venuta a casa mia in una calda sera di luglio; non uscimmo per via del caldo, decisamente troppo umido, e per via dell’esame che di li a pochi giorni avremmo sostenuto. Cenammo insieme con una pizza e un paio di birre, scambiammo 2chiacchiere su delle ultime cose da ripetere e successivamente ci mettemmo a studiare: io seduto alla scrivania, Lei sul mio letto. Non feci in tempo a finire il paragrafo, subito mi girai perpendicolarmente rispetto a come ero seduto e’..la vidi: un angelo, un diavolo, una creatura eterna e perfetta, il mio sogno proibito era li, distesa supina sul mio letto a leggere qualcosa su di un quaderno, mentre esibiva le sue morbide, sinuose e vellutate piante. Evidentemente si accorse subito della mia attrazione, innanzitutto perché (senza volerlo) stavo sbavando a bocca aperta, e poi ero visibilmente scosso e in erezione completa; so che alcuni di voi staranno pensando ‘che schifo’, ma &egrave la verità: &egrave cosi che ci si sente al cospetto di una Dea del calibro di Samantha. ‘Tutto ok Al&egrave?? Qualcosa non va??’ ‘ mi apostrofò . ‘Eh? Si ehm che c’&egrave??’ risposi io, ma troppo tardi; mi resi conto di essere in uno stato pietoso, e di poter mascherare ben poco ormai. Tutt’al più cercai una scusa, per poter tornare allo studio e sperare che Lei non si fosse accorta del mio interesse (che idiota!). Dopo qualche minuto di silenzio tornò di nuovo a parlare; chiuse il libro, accavallò le gambe e disse ‘Che rottura di palle, questa volta non lo passerò mai!’ ‘silenzio ‘ ‘Mi fai un massaggio ai piedi?’ disse con occhi languidi e dolci. Mi si gelò il sangue nelle vene. ‘Che cazzo dici Samà?!’ ‘ si esatto, come un idiota che non sono altro feci anche resistenza! ‘ ‘Ahhahahah ma tu stai fuori!’ ‘ ‘Dai Al&egrave mi rilassano i massaggi ai piedi, ne avrei proprio bisogno!’. Esitai qualche secondo, ma alla fine titubante mi decisi ad alzarmi e ad andare sul letto insieme a Lei. Cosa cazzo mi prendeva?! Era una vita che sognavo quei piedi, e una volta avuta l’opportunità facevo il coglione?! Mi merito di essere uno sfigato, sottomesso e solo ‘ pensai. Era vero. Comunque, con (finta)riluttanza le presi la caviglia sollevata in aria; non ci potevo credere, finalmente potevo toccarli, sentirne il profumo, avvertirne la consistenza. Il tempo si fermò di colpo: niente più esisteva, ne l’esame imminente, ne la mia vita, ne quella stanza e neanche tutti gli altri problemi; c’eravamo solo io, lei e il suo corpo fra le mani. ‘Al&egrave??’ fui destato da quella mistica contemplazione ‘Eh si Samà” feci io, mentre cominciavo a massaggiarli muovendo le mani in maniera forse troppo veloce e irruenta. ‘Sicuro tu non stia male?? Comunque Al&egrave, per l’amor di dio, fai con calma con quelle mani! Ci credo che non hai una ragazza, sembri uno zappatore!!’ ‘ ‘Scusami, &egrave che sto nervoso’sai, l’esame e tutto. E poi scusami tanto se non ho mai fatto un massaggio ai piedi di una donna!’ ‘ ‘Ah quindi mi stai dicendo che preferisci farli ai maschietti?’ ‘ disse con un sorriso malizioso. ‘Che cazzo dici oh?? Non ti permettere a sfottere che ti picchio eh!’ dissi io, idiota che non ero altro. Fu un attimo: vidi il piede che non avevo fra le mani tendersi, arcuarsi e sollevarsi, prima piano, poi di scatto, facendo forza sull’altra caviglia stretta fra le mie mani ‘Cosa fai tu?’ disse Lei con calma, ridacchiando, mentre mi schiaffeggiava col dorso del suo piede; anzi, dopo avermi preso per ben 2volte riposizionò il suo piede al di sotto del mio mento, come se lo stesse sorreggendo; lo muoveva lentamente in alto e in basso mentre parlava: scoprimmo entrambi che ero disposto ad assecondare i suoi movimenti. Non dissi nulla, da un lato non volevo interrompere il sogno, dall’altro non avevo realizzato cosa mi stesse accadendo; ma ci pensò Lei a colmare il silenzio con le sue parole. ‘Ora che ti sei moderato potremo parlare.. Da quanto sei feticista Al&egrave?’ ‘ ‘Io?? Feticista?? Ma che cazz..’ SBAAM!!! Questa volta lo schiaffo col dorso del piede si fece sentire: ne avvertii il rumore, e avvertii uno strano sapore metallico in bocca. ‘Modera il linguaggio..’ – disse col suo sorrisetto, sorriso che in quel momento stavo cominciando a odiare ‘ ‘Scusa. Dicevo, non sono un feticista, ti stai sbaglaindo’.
Ora, vi starete chiedendo tutti perché non mi sia tolto da quella posizione, perché non fare qualcosa e allontanarmi; non potevo. Tutto nella mia mente diceva ‘NON FARLO, DEVI RIMANERE LI’.
‘Non sei un feticista e sbavi suoi piedi di tutte?? E soprattutto non reagisci alle mie provocazioni?!’ ‘ ‘Non sbavo sui piedi di tutte!’ ‘ cercai di dire, forse pensando di riacquisire un minimo di dignità.. ‘ ‘Ah quindi sbavi solo sui miei piedini?? Stai dicendo questo??’.
Cedetti. Non capivo cosa stesse succedendo, sapevo solo di provare un piacere perverso misto al dolore e alla paura per l’umiliazione ‘Ti prego.. Che cosa ci sta succedendo? Torniamo a studiare come prima” dissi, con una lacrima che mi rigava il viso e la bava che colava sulle dita dei suoi piedini; continuava a sorreggermi il viso e vi dirò, non era poi così male quella posizione’ mi accorsi solo allora di essere in erezione; certo, avrei dovuto accorgermene molto prima, ma come vi ho detto, &egrave come se tutto fosse passato in secondo piano, dall’ambiente circostante al mio corpo del quale, ormai, non avevo più controllo.
‘oh tesoro mio, ti assicuro che niente e nessuno tornerà più come prima. Adesso dimmi, e non provare a mentirmi perch&egrave odio le bugie: da quanto sei feticista? E nel dirlo, cortesemente, mostra l’educazione e il rispetto che non hai mostrato prima”. ‘Non lo sono!! Non sono uno di quei pervertiti che sbavano a terra a pregare le loro donne, persone che implorano le loro Dee per farsi torturare..’ ‘ in quell’istante mi fermai. Mentre affermavo tutto questo, mi resi conto io stesso di non crederci davvero: avevo gli occhi lucidi e la bocca semichiusa, la bava ormai si era spinta a ricoprire gran parte del suo piede, con qualche goccia che colava da li alle mie cosce; la schiena era piegata e cominciava a far male, le gambe tremavano e le ginocchia dolenti per la posizione contorta. Eppure, il cazzo nei pantaloni non accennava ad abbassarsi; faceva male e premeva, graffiava e opponeva resistenza, tuttavia sembrava essere richiamato da Lei, dal suo corpo, dalle sue labbra, dai sui occhi ipnotici! Capivo di non avere più il controllo sul mio corpo ma anzi, il controllo era passato a Lei. Lo avevo capito sin dall’inizio che si trattava di un essere superiore; lo stavo capendo in quel momento, e di certo lo avrei capito decisamente meglio in seguito…
Di nuovo, come prima, accadde tutto in un attimo’un dolce, interminabile attimo. Fu Lei a prendere l’iniziativa: questa volta non fu il dorso del piede a colpirmi di striscio, ma la pianta, e sul muso, non sulla guancia; mi colpì una volta, producendo uno schiocco secco e deciso, e senza nemmeno avere il tempo di ragionare me lo avvicinò velocemente in bocca, ficcandomelo in profondità fino a quasi soffocarmi. Non riuscivo a crederci: stava succedendo davvero, proprio a me, proprio in quel momento. Avevo desirato per anni un trattamento del genere, e finalmente lo ebbi.
E’ difficile spiegare da quale fonte provenga il piacere in quei momenti: la verità &egrave che esso proviene da più stimoli. Il piacere che proviene dal contatto con le sue piante, morbide lisce e profumate, il piacere proveniente dallo strusciare della cappella contro la stoffa (ormai doveva essere diventata violacea e pulsante per tutto l’accaduto), il piacere di ammirare finalmente da vicino il suo corpo. Ma più di tutti, la maggior fonte di godimento in quell’istante risultava essere il piacere intrinseco di assecondare i suoi desideri : finalmente, per la prima volta in vita mia avevo smesso di pensare e avevo abbandonato il controllo sul mio corpo: l’avevo consegnato a Lei, l’essere superiore che di li a breve avrei cominciato a chiamare ‘Padrona’.
E infatti, dopo interminabili minuti di piacere, definì ciò che sarebbe stato il mio futuro con Lei. ‘Oh si caro mio, sei esattamente come quei pervertiti la. Ma non aver paura, la tua fortuna &egrave stata trovare me’ disse Lei, forse volendomi dare un’ultima opportunità per ammettere e accettare la mia condizione. Possibilità che fallii. Infatti, come uno schifoso, inutile verme non dissi nulla (anche perché non avrei potuto dire una parola col suo piedino in bocca) e mi limitai a fare un cenno di no con la testa. Fu li che la Padrona prese il sopravvento, diventando definitivamente Dea Samantha: fece scivolare in basso il piede che fino ad allora era rimasto stretto nella mia mano, dandogli sempre maggiore forza nella caduta, finch&egrave non incontrò la punta del mio cazzo col suo tallone. L’impatto fu doloroso, non lo nego, ma avvertii uno strano senso di piacere sapendo che quel dolore era stato provocato proprio da Lei. Purtroppo però non ero ancora pronto per concretizzare quel piacere, e il risultato fu soltanto uno: cominciai a piangere, diventando violaceo in volto, singhiozzante, con il suo piede ficcato in bocca, stringendo con i denti la sua pelle e avvertendo le sue unghia smaltate premere e graffiare leggermente il palato superiore. In quel momento Lei scoppio a ridere, ma non cessò di puntellare il mio cazzo col suo piede. ‘Ahahaha ma guarda che spettacolo che sei: continui a negare di essere un verme ma il risultato &egrave che stai piangendo qui, davanti a me, con il tuo cazzetto in tiro mentre ti prendo a calci e hai il mio piede ficcato in gola! Adesso dimmi tesoro, sei o no uno di quei pervertiti di cui parli?’ – e mentre diceva questo il piede (che fino a un attimo prima aveva torturato il mio cazzo) smise di recarmi dolore; lo sentì adagiarsi sull’asta, finendo poi col muoversi lentamente e meravigliosamente lungo tutta la sua lunghezza. Avvertì le sue dita sottili premere dolcemente sulla cappella, in maniera alternata, decisa, sicura, come se non fosse la prima volta che quelle nobili estremità toccavano un cazzo. ‘Adesso smetti di piangere e rispondi’ ‘ disse, e per tutta risposta accennai a un lieve ‘si’ con il capo, costantemente ancorato al suo piede ‘ ‘Braaaavoo il mio tesoro e dimmi, ho fatto bene a prenderti a calci un minuto fa?? Hai compreso ciò che volevo insegnarti??’ ‘ non sapevo bene cosa rispondere, ma per nessuna ragione al mondo volevo che smettesse di massaggiarmi; optai perciò per un altro si. ‘Tu vuoi esser preso a calci dunque?’ ‘ questa volta un no, seguito tuttavia da una violenta tallonata; dalla mia bocca uscì un gemito, non riuscii a capire però se di piacere o di dolore ‘ ‘TU-VUOI-ESSERE-PRESO-A-CALCI-DA-ME ???’ ‘ scandì Lei a voce alta. Istintivamente, alla domanda risposi stranamente di si. ‘Bravo il coglione! Ahahahahaahaha’ fece, sferrandomi un’altra tallonata. Questa terza volta seppi distinguere il sottile piacere provato, abbandonando totalmente sensazioni di dolore appartenute forse ad un’epoca passata. Concretizzai l’idea del piacere provato al cospetto di una Dea: non esiste cio&egrave ‘piacere’ o ‘dolore’, esistono solo ‘sensazioni di piacere’ donatemi dalle attenzioni della Padrona, e ‘sentimenti spiacevoli’ avvertiti in sua assenza.
In altre parole, come avrete capito, ero sul punto di venire con quell’ultimo contatto. Le lacrime si asciugarono, il respiro si fece sempre più affannoso e pesante, gli occhi chiusi mentre tremavo come una foglia. Istintivamente mi attaccai al piede che avevo in bocca con maggior forza e comincia a succhiare e leccare, per quanto mi era consentito, per cercare di carpirne ogni minuscolo particolare. Avvertii la larga, vellutata pianta, la sinuosità della struttura, il confine con le lunghe dita sottili. Ovviamente Lei aveva il totale controllo della situazione, e si accorse di ciò che stava accadendo: rise, rise di gusto e cominciò a puntellarmi (di nuovo) il cazzo col tallone. Ormai ero suo, una sua proprietà, un giocattolo, poteva fare ciò che desiderava col mio corpo; io, dal canto mio, avevo consegnato a Lei ogni mia sensazione e reazione: stavo per venire, volevo farlo, godevo in una maniera assurda in quella perversa scena di Lei, distesa sul mio letto a prendermi a calci con un piede e farsi succhiare l’altro ed io, succube di quella vicenda, soggiogato, umiliato ma’.felice.
Non ci volle molto affinch&egrave io potessi esprimere completamente il mio piacere: il respiro si fece sempre più pesante, il cuore era come se scoppiasse dal petto; arcuai la schiena, inclinai il capo lateralmente, ogni singolo fascio muscolare del mio corpo era teso, teso come una corda di violino e fuori dal mio controllo. Serrai la presa attorno al suo piede, emisi un gemito rauco, soffocato, che pian piano si trasformò in urlo, e infine in un sibilo. Vennì copiosamente, schizzai nei boxer il mio seme a fiotti, avvertii il liquido passare attraverso la stoffa e colarmi lungo l’interno della coscia. Dell’istante successivo ricordo con precisione ciò che Lei, o meglio, ciò che Dea Samantha mi disse ‘No caro mio, non sei per niente come quei pervertiti di cui parlavi. A dire il vero non sei nemmeno più una persona; hai smesso di esserlo nel momento in cui mi hai conosciuto. Dall’istante in cui le nostre vite si sono incrociate, aspettavo il momento in cui ti saresti svelato per ciò che eri, il momento in cui avrei soggiogato la tua mente e il tuo corpo; e quel momento &egrave arrivato. Da adesso in poi, tu, verme, hai smesso di essere una persona’. Quelle furono le ultime parole che ricordo; ricordo di essermi sentito vuoto, stanco, ricordo di aver provato il desiderio di voler assecondare ciò che Lei mi stava dicendo. E infine, ricordo di aver perso definitivamente le forze, e di essere crollato li, nel mio letto.
Mi risvegliai a notte fonda. Di Samantha nessuna traccia, al suo posto un biglietto’.ma questa, cari lettori, &egrave un’altra storia.
‘Spero di non aver esagerato con te questa sera. E spero che tu non ti sia spaventato nel vedermi così. E’ da tempo che ho scoperto un lato di me stessa che non credevo potesse esistere, e si può dire che tu sia stato decisivo nel mostrarmelo. Ti odierò/ti ringrazierò a vita per questo: un giorno capirai queste parole, e forse quel giorno sarà l’ultimo in cui mi vedrai; o forse sarà l’ultima volta che vorrai rivolgermi la parola. In ogni caso, sono contenta per quello che &egrave successo, si può dire che hai cominciato ADESSO a conoscere una parte di me. Ora devo andare’ vorrei fermarmi con te per spiegarti tutto, ma devo proprio andare. (devo chiederti di non ripetere A NESSUNO, e per nessuno intendo N E S S U N O questa prima parte del messaggio. Capirai, forse).
Segui attentamente queste istruzioni:
– Da oggi in poi in mia presenza sarai Carolina; non più Alessio, ma Carolina; come la vacca, buona, fedele e ubbidiente Carolina.
– Da oggi in poi io sarò la Padrona, e dovrai darmi dal lei come si addice a una divinità.
– Potrò concederti di non renderti ridicolo mostrando ciò che veramente sei quando siamo in pubblico, ma dovrà partire da me. A te nulla &egrave più concesso: come ben sai, hai smesso di essere una persona.
– Non contattarmi. Il mio tempo &egrave prezioso, non puoi sprecarlo. Sarò io a farmi viva, e se per caso non risponderai alla mia chiamata, avrai i 10minuti di tempo successivi per scrivermi un sms e spiegarmi perché non hai risposto. Prega che sia una motivazione valida.
– Ogni mattina alle ore 8 a partire da domani manderai una mail a questo indirizzo ‘amante_deipiedi@libero.it’ , col messaggio del buongiorno-firmato col tuo nuovo nome- ; stessa cosa a mezzanotte per la buonanotte.
Potrai decidere in qualunque momento di non rispettare più queste regole: tornerai ad essere Alessio, e sarai riabilitato come persona, perdendo ovviamente la possibilità e il privilegio di ricevere la mia attenzione. Per far questo dovrai portare questa lettera sempre con te, in qualsiasi momento, e quando vorrai, dovrai strapparla di fronte a me dicendo ‘Rinuncio’. Attento però: con questo gesto torneremo ad essere estranei, io dimenticherò chi sei e cesserò anche di salutarti, perciò valuta bene cosa fare.’
‘Firmato: la Padrona di Carolina, Samantha’ ‘ finii di leggere il testo del foglietto lasciato sul comodino. Di Lei nessuna traccia, la stanza vuota come fosse stata una tranquilla serata, una come tante. Dovevo fare mente locale, dovevo capire che cazzo fosse successo e quali fossero le possibili implicazioni.
Mi misi seduto sul letto e accesi la luce: avevo ancora il sapore dei suoi piedini in bocca, e sentivo la mia saliva appiccicata e incrostata sulle mia guance scendermi fino a sotto la clavicola ‘ ‘certo che, a pensarci bene, nemmeno il porno più perverso poteva ridurmi in questo stato’ ‘ pensai, con un leggero sorriso. Avevo ancora la maglia con cui avevo accolto in casa Padrona Samantha”Padrona?!?! Samantha!?!? Oh Al&egrave, che cazzo ti prende adesso?! Ora tu ti alzi, molli quel biglietto e di quella pervertita non avrai più notizia!! Non esiste ricevere un trattamento del genere, ma siamo impazziti?!’ ‘ pensai, alzandomi di scatto e chiedendomi perché avevo così tanta voglia di ficcarmi in situazioni del genere. Una volta in piedi però notai che la metà inferiore del mio corpo doleva in una maniera incredibile: le gambe erano ancora contratte dallo sforzo recente, mi sentivo stanco e per di più avevo ancora il cazzo parzialmente turgido, dolente, appicicaticcio (probabilmente sporco ancora di sperma). Il glande era ancora scoperto a metà: potevo vederlo spiccare lucido, violaceo e pul’VEDERLO?! ‘Cavolo, devo essermi tolto i pantaloni in qualche momento della serata, anche se ancora non ricordo; dev’essere per lo svenimento’ ‘ pensai, un po frastornato. Ma che cazzo mi prendeva, farmi ridurre cosi?!
Eppure, avvertii uno strano formicolio nel basso ventre.. eppure, parte di ciò che mi era successo, dovevo ammettere che lo aspettavo/speravo da tempo. Perché ora, perché?? Come?? Che cosa faccio adesso?? Furono le prime domande a cui dovevo dare una risposta. Dovevo, ma decisi di pensarci più tardi; a pensarci bene, la cosa che desideravo fare adesso era’toccarmi; toccarmi e pensare alla serata passata.
E lo feci: mi masturbai febbrilmente per 3volte di fila, finch&egrave non caddi in preda alla stanchezza, addormentandomi nudo come un verme e col cazzo ancora in mano, sporco dalle 4sborrate precedenti.
‘.NEL FRATTEMPO, POCHI ISOLATI PIU’ IN LA, QUELLA STESSA NOTTE’.
‘Non sei ancora a casa’. Samantha lesse velocemente il testo del messaggio, e infastidita accellerò il passo. Non era semplice camminare con un piede ancora impastato di saliva. ‘Però, che storia folle: se me l’avessero detto un anno fa che tutto questo sarebbe successo, avrei denunciato il mio interlocutore per il semplice fatto di avermi immaginato in queste situazioni. E adesso eccomi qui. Ma comunque, ora &egrave meglio che mi sbrighi; spero solo che quel coglione non faccia parola della parte del messaggio che ho aggiunto’ non voglio nemmeno pensare a cosa possa accadere se dovesse decidere di parlare’.
I passi rimbombavano nella notte, del resto era tardi, e la piccola città universitaria era pressoch&egrave svuotata da tutti gli studenti residenti, tornati a casa per le vacanze. Ogni passo si traduceva in un susseguirsi di leggere frizioni tra le cosce. ‘Cazzo, posso ridurmi in questo stato ogni volta??’ ‘ ‘esatto..DEVI’ ‘ pensava. E doveva anche toccarsi. ‘Ok, devo. Ma dove? E quando?? Non posso fare tardi anche questa volta, so cosa potrebbe succedermi’. ‘Ok, qui c’&egrave un vicolo mezzo illuminato e più in la delle panchine: farò in fretta altrimenti sono guai’, e di nuovo, il pensiero delle conseguenze del suo ritardo le provocarono una scossa a livello inguinale. Si avviò in un vicolo che conduceva a un parchetto che conosceva bene, si sedette sulla panchina più in ombra che ci fosse, si sistemò comoda e cominciò quella lenta, dolce agonia. ‘Come hai imparato Samantha, da sopra hai pantaloni, senza penetrazione! E ricorda di penetrare soltanto da dietro!’ Perché continuava a fare così, anche quando era sola, questo ancora non lo capiva; ma forse, la spiegazione risiedeva nel suo bisogno di adempire alle regole imposte. E forse in fondo era quella la chiave per raggiungere il piacere. Ad ogni modo, fu una cosa molto veloce; bastò pensare a quella sera, a ciò che stava facendo lì, sola come una vera e propria puttana da 4 soldi (e di basso bordo, a dirla tutta), cagna bisognosa di godere. Inarcò lievemente la schiena, non troppo dato che quella panchina era piuttosto scomoda, divaricò le gambe per bene infilandosi una mano dietro all’interno del suo sfintere mentre l’altra strofinava con forza il suo pantalone all’altezza del clitoride. Pensò a quanto fosse stato bello quella sera: appagata nel veder godere fino allo svenimento e al crollo fisico una persona insignificante che venerava il suo corpo, ma appagata soprattutto dall’aver adempito ai suoi compiti; si, forse era quest’ultimo fattore che contribuì maggiormente al suo orgasmo’.orgasmo che, come immaginerete, non tardò ad arrivare.
Samantha cominciò ad ansimare, inarcò ulteriormente schiena e gambe, fino quasi a sollevare le natiche dalla panchina; la sua bocca si contorceva e si apriva ad un ritmo frenetico, quasi seguendo la mano che tintinnava la stoffa, per non parlare dell’altra che roteava ed esplorava l’antro anale. Cominciò ben presto ad ansimare, prima piano e poi sempre più forte, finch&egrave la sua gamba sinistra non fu presa da spasmi violenti e incontrollati. ‘SONO TROIA SONO TROIA CHE CAGNA GUARDATE CHE PUTTANA CHE SONO’ ‘ pensava ‘ ‘GUARDATEMI TUTTI GODERE QUI COME UNA LURIDA SGUALDRINA! NON POSSO SMETTERLA, NON MI FERMO, NON POSSO ABBANDONARE TUTTO, NE HO BISOGNO, SONO SCHIAVA DI TUTTO QUES” ‘ ma i pensieri si fecero confusi, le parole nella sua mente definite e confusionarie allo stesso tempo finch&egrave, d’un tratto, non cadde in ginocchio per strada, contorcendosi per via degli spasmi dovuti all’orgasmo devastante. Un breve attimo per riprendersi e , mentre continuava a sobbalzare, si rialzo velocemente in piedi, con le gambe ancora tremanti e il sorriso stampato in faccia e si avvio verso casa.
Arrivata sotto al portone si fermò, frugò nella borsa cercando il telefono, e quando lo trovò vide altri sms non letti – ‘cazzo’ – fu il suo primo pensiero. In agitazione e tremante mandò l’sms: il portone si aprì, così da poter entrare; stessa procedura per la porta d’ingresso. Le aprì la porta la sua nuova coinquilina, Clara; indossava infradito rosse e pigiama, che in quelle calde serate estive era rappresentato da una maglietta bianca molto abbondante e slip rosa chiaro. ‘Ciao Clà, tutto ok?? Spero di non aver svegliato nessuno’. La coinquilina si limito ad abbassare lo sguardo, mentre chiudeva la porta dopo averla fatta entrare. Samantha la baciò sulla guancia destra, notando la sua espressione stanca, occhi lucidi e volto arrosato, i lunghi capelli neri che le ricadevano liberi sulla schiena. Senza altro da aggiungere, si ritirò velocemente nelle sue stanze, non prima di essersi svestita, lavata le mani in bagno e aver salutato Clara, la quale come consuetudine si era sistemata sul divano in soggiorno. Entrò senza fiatare in stanza; per non fare alcun rumore si era assicurata di togliersi anche le scarpe fuori. Si adagiò sul lato non occupato del suo letto a una piazza e mezzo, sperando che Marco non si fosse svegliato. Tuttavia, proprio mentre era sul punto di addormentarsi, lui parlò, la sua voce calma e profonda risuonò nella stanza buia ‘Hai fatto tardi’ ‘ disse l’uomo al suo fianco ‘ ‘Poi mi spieghi che cazzo fai fino a quest’ora’. Fu una pugnalata al cuore; la solita, costante pugnalata al cuore avvertita ogni volta che lui le rivolgeva la parola. Eppure, quando era in sua presenza e in quelle occasioni, il suo corpo era come se tradisse la sua mente e rispondeva al richiamo del suo uomo: sentì il classico e immancabile formicolio al basso ventre, seguito dalla sensazione di umido li sotto e dalla voglia irrefrenabile di essere posseduta. ‘Lo so, chiedo perdono per averti svegliato: la serata &egrave andata un po per le lunghe’. ‘Bene, ma sai cosa devi fare adesso’ ‘ disse Marco, girandosi supino nel letto. Samantha sapeva cosa doveva fare, gli ultimi mesi era stata addestrata a questo: si mise seduta su di lui, scoprendo solo allora che aveva deciso di dormire nudo; lo bacio, prima sulla guancia, poi pian piano scese al collo e ai pettorali. Poteva avvertire con la lingua e con tutto il suo corpo i muscoli scolpiti dell’uomo, duri e sodi come mai nessuno dei suoi ex; e il bello era che, pur conoscendo ogni centimetro di quel corpo possente, ogni volta che lo toccava si bagnava e si eccitava come solo una puttana può fare. ‘Si, sono una vacca, ne sono consapevole. Ma &egrave così irresistibile, non posso resistergli.. il mio posto &egrave questo’ ‘ pensava mentre scendeva da suoi pettorali al suo pube. Scendendo in basso si accorse della sua erezione clamorosa; se il corpo di quell’uomo era tutto muscoli e prestanza, il suo cazzo certo non era da meno: 26cm in lunghezza, 18 in diametro (misurati da lei stessa in persona!), grosso e bello, con molte nervature lungo l’asta e la forma ricurva che puntava all’insù; la cappella era grande, grossa e pulsante, da far venire voglia di attaccarsi costantemente a quel cazzo mostruoso e nutrirsi di esso per tutto il resto della vita.
Ed &egrave proprio ciò che lei fece, come del resto faceva da quando Marco era entrato a far parte della sua vita: scese fino a trovarsi quel bastone in faccia ‘Dio come sei bello’ pensò lei, ma non volle dirlo per non sprecare altro tempo. Lo attaccò spalancando la bocca come meglio poteva; i primi tempi era stato molto difficile farlo entrare nel suo corpo, ma adesso che ogni centimetro di esso era stato esplorato era diventata una vera esperta nel dargli piacere. Prese quella bestia con una mano alla base (notando e stupendosi come sempre che non riusciva nemmeno a chiuderla per quanto quel cazzo fosse enorme), mentre l’altra accompagnava i movimenti della bocca, facendo su e giù ed eseguendo ogni tanto qualche piccolo movimento rotatorio, come lui le aveva insegnato tempo addietro. Ogni tanto le piaceva usare una delle 2mani per accarezzargli le gambe piene di muscoli, passarle poi sopra gli addominali scolpiti e infine scendere giù per massaggiargli le palle. Anche se in realtà la parte complicata di quel lavoro era proprio staccare le mani da quello scettro di potere, quella verga possente da cui mai avrebbe voluto separarsi.
Mentre accadeva tutto ciò lui, bastardo e calcolatore nell’animo, mosse una caviglia quel tanto che bastava per posizionarla proprio sotto il corpo della ragazza. Bastò quel gesto per far si che Samantha cominciasse a strusciarcisi contro. Nel giro di poco tempo, lei cominciò a muoversi come una forsennata facendo su e giù lungo la caviglia, sena però mollare la prese dal cazzo; ansimava, si contorceva e tossiva, ma non mollò la sua verga. D’altro canto lui, col sorriso stampato in faccia cominciò a sentire che l’orgasmo arrivava: tolse la caviglia da quella posizione ed annunciò ‘Adesso fammi godere puttanella’. Samantha così aumentò il ritmo di pompata e prese a massaggiargli lo scroto sempre più forte, sempre di più, finch&egrave non avvertì le contrazioni che avrebbero annunciato l’orgasmo. Si preparò così ad accogliere lo sperma proprio come le era stato insegnato: per metà lo avrebbe dovuto ingoiare, l’altra metà doveva finire sul suo corpo. E così fu.
Alla fine, ripulito il cazzo da ogni residuo di liquido e datogli il bacio della buonanotte come consuetudine, si rimise a letto mentre Marco si girava su un fianco, dandole le spalle. ‘Che cazzo, ho bisogno di godere, come cazzo faccio a dormire adesso?!’ ‘ pensava, evitando di parlare o di fare alcun gesto per non svegliare di nuovo Marco.
E infatti non chiuse occhio per tutta la notte; ma questa, cari lettori, &egrave un’altra storia’

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