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Sto per diventare una schiava

By 15 Ottobre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Quello che stò per raccontarvi e quanto mi stà capitando in questi giorni.

Il mio nome è Sara e vivo in un paesino vicino a Roma

Ho 41 anni, sono rossiccia di capelli, alta 1,70, con una terza abbondante di seno, un culetto che tutti definiscono splendido, depilata , carica di una sensualità particolare che attira gli uomini , adoratrice del sesso in ogni sua forma e manifestazione .

Sono sposata da cinque anni con un uomo di 46 ed abbiamo una bambina di 4.

Per me il sesso ha sempre rappresentato una delle cose più belle ed importanti della vita.

Sono stata molto precoce ed il primo rapporto sessuale completo l’ho avuto a 13 anni e, da quel momento , la mia vita sessuale è stata un crescendo di esperienze, tutte piacevoli e positive.

La voglia di godermi la vita, di non avere impegni o legami che potessero in qualche modo limitare la mia libertà, hanno fatto in modo che perdessi di vista il traguardo del matrimonio e di creare una famiglia.

Purtroppo il tempo passa ed alla spensieratezza giovanile è subentrata la maturità, che mi ha fatto riflettere sull’importanza di costruirsi un rifugio sicuro, di trovare una persona con cui condividere il futuro, di essere un po’ più formica e meno cicala

Così, cinque anni fa,a 35 anni, ho conosciuto l’ uomo che, poco dopo, sarebbe diventato mio marito

Il nostro sarebbe stato un matrimonio d’amore, anche se non vi nascondo che per me avrebbe rappresentato un passo pieno di rinuncie, di rimpianti, l’addio ad una vita in cui il sesso aveva rappresentato , se non l’unico, uno dei principali scopi del mio essere.

Dato che non eravamo più dei ragazzini, entrambi volevamo coronare il nostro sogno d’amore con la nascita di un figlio.

E lo volevamo subito, così, sin dai primi rapporti ,non ci siamo mai preoccupati di ricorrere a delle protezioni , ma, purtroppo, non è successo nulla.

Arrivò così il giorno del nostro matrimonio.

Nel centro -sud d’Italia il matrimonio è una cosa impegnativa, che non si esaurisce in un pranzo veloce per pochi intimi, ma in una cerimonia che si protrae sino a notte.

Così quella prima notte l’avremmo passata a casa, per poi partire per ilviaggio di nozze almeno così mi era stato detto

Anche se tardi, venne finalmente il momento di ritirarci

Fummo accompagnati sino a casa da un gruppo di parenti, che salirono per il bicchiere della staffa.

Ma in poco tempo se ne andarono via tutti, meno il fratello maggiore di mio marito, un bell’uomo che ora ha 50 anni.

Aspettavo con impazienza che se ne andasse, quando mio marito mi venne vicino, mi prese per mano e mi condusse in camera da letto.

Lo guardavo stupita e confusa , ma lui,senza proferir parola, ha incominciato a spogliarmi.

Cercai di sottrarmi, aprii bocca per parlare, ma lui mi mise un dito sulle labbra, facendomi cenno di tacere.

Quando fui copletamente nuda, mi portò accanto al letto e mi fece sdraiare, si sedette sul bordo, e, posando il suo petto contro il mio, incominciò a parlare.

Mi disse che quello che doveva confessarmi era una cosa terribile, che non mi aveva detto prima per paura di perdermi, e , mentre mi parlava, sentii qualcuno che saliva sul letto e, subito dopo, due mani che mi accarezzavano l’inguine.

Ero confusa, mi sembrava di vivere un sogno, ma quelle due mani sul pube erano reali e non ci misero molto a farmi sentire il loro piacevole effetto.

Mio marito continuava a parlare, a scusarsi , a chiedermi di perdonarlo e, solo alla fine, mi confessò il suo segreto: era sterile

Mi disse che il nostro desiderio di avere un figlio sarebbe rimasto tale, a menochè io non accettassi di farmi ingravidare da suo fratello .

Mi disse che lui non avrebbe mai acconsentito di avere un figlio con il seme di uno sconosciuto, mentre il seme di suo fratello aveva tutti i geni che aveva lui, per cui sarebbe stato come se fosse stato lui a generare il nostro figlio.

Avevo una grande confusione in testa , cercavo di pensare a queli potessero essere le conseguenze ma , prima che potessi proferire una sola parola, sentii una cosa morbida, ma rigida strusciarsi contro la mia fessurina, per poi spingere per entrare dentro la mia fighetta.

In quello stato di confusione mentale, realizzai che qualcuno mi avrebbe scopato

A quel punto la testa mi si svuotò di tutti i pensieri che mi avevano tormentato sino a quel momento, per lasciar posto al piacere che provavo nel sentire quel grosso cazzo scivolare dentro di me.

Non mi importava di chi fosse, contava solo che mi stava riempiendo completamente,che non smetteva più di muoversi , che lo sentivo fin dentro l’utero, fino a quando non esplosi in un orgasmo devastante.

Ormai contava solo il mio piacere.

Quell’uomo mi chiavò per un tempo interminabile, sino a quando non setii la sua sborra schizzarmi nell’utero, mentre lui spingeva con forza, quasi volesse sfondarmi, per assicurarsi che il suo seme riempisse il calice da fecondare.

Mio marito non s’era mosso dal mio petto ed aveva vissuto tutto il tempo della mia estasi guardandomi negli occhi e godendo del mio piacere.

Da quel momento incominciammo una nuova vita.

Non facemmo alcun viaggio di nozze.

Il fratello di mio marito ritornò a casa nostra quasi ogni giorno, sino a quando non fù accertato che aspettassi un bambino.

Mio marito certe volte assisteva al nostro amplesso, altre volte si assentava, molte volte ci spiava per fare in modo che il fratello non si sentisse condizionatio e desse libero sfogo ai suoi istinti, che erano quelli del padrone, e che tanto mi mettevano in soggezione, al punto di non potergli rifiutare nulla.

Nei nostri incontri, in quel periodo di tempo, lui non si limitò più, come la prima volta, alla sola “donazione” del seme, ma incominciò a volere da me tutto quello che era solito pretendere dalla sua amante del momento.

Mi schiaffeggiò bruttalmente la prima volta che mi sborrò in bocca, perchè, com’ero abituata a fare, sputai la sua sborra, ma pretese che la ingoiassi fino all’ultima goccia, cosa che fui costretta a fare e che, solo molto tempo dopo, mi sarebbe piaciuto fare.

Nonostante la mia lunga esperienza sessuale, ero riuscita a mantenere vergine il culetto, ma lui pretese d’incularmi sin dall’inizio, e lo fece ogni giorno, ad ogni incontro, perchè mi abituassi a prenderlo senza perdere tempo in lubrificazioni varie, cosa che mi consentì di fare solo per la prima settimana.

Accettai tutto passivamente, perchè la cosa più importante era che sapeva farmi godere come nessun altro aveva mai saputo fare.

Godimento che, il più delle volte, mi era precluso nei rapporti con mio marito, tanto da costringermi alla masturbazione per placare,almeno provvisoriamente, il mio enorme desiderio

Quel mese è stato il più bel periodo della mia vita.

Avevo un marito che amavo e che mi amava e per il quale ero pronta a rinunciare alla mia vita di giovane donna assetata di sesso.

Ora, invece,mi trovavo sposata e senza dover rinunciare a nulla, anzi, avendo a disposizione un “padrone” che aveva trovato in me una donna disponibile a soddisfare tutte le sue depravazioni.

Il giorno in cui fu accertato il mio stato di gravidanza, fui presa dal terrore e dallo sconforto , pensando che l’accordo tra idue fratelli potesse prevedere che lui mi avrebbe scopata sino al raggiungimento dello scopo per cui mio marito aveva richiesto il suo intervento.

Trascorsero alcuni giorni senza che lui si facesse vivo.

Ero nello sconforto più nero.

Quasi odiavo la creatura che avevo in grembo per essere arrivata così presto.

Passarono dieci giorni, quando,finalmente, un pomeriggio sentii aprire la porta e lo vidi entrare

Non era solo.

Vedendolo in compagnia di due altri uomini ,ero sicura che fosse venuto a dirmi che il suo compito era terminato e, quindi, che non ci saremmo più rivisti.

Invece mi venne vicino, mi abbracciò e mi baciò sulla bocca, accarezzandomi il pancino dove stava crescendo nostro figlio.

Poi , con mia sorpresa, mi mise una mano sulla spalla e mi fece abbassare, fece scivolare la zip dei calzoni , estrasse il cazzo e,tenendomi la testa con una mano, mi mise il cazzo in bocca.

Mi sentivo in grande imbarazzo, ma avevo così tanta voglia di lui, che non mi importava di nulla e di nessuno ed incominciai, obbediente, a fargli un pompino.

Dopo qualche minuto mi fermò, si fece da parte e, con mio grande stupore, mi ritrovai davanti al viso il cazzo di uno dei due uomini e lui che mi ordinava di prenderlo in bocca.

Feci come lui voleva ,e dopo il primo, venne da me anche il secondo.

Poi mi spogliarono , ed uno alla volta mi scoparono ed incularono .

Eravamo in quattro sul letto, ed in attesa che riprendessero le forze, avevo sei mani che esploravano il mio corpo e la mia fighetta e tre cazzi che dovevo solleticare per farli riprendere vigore.

Quando furono di nuovo eccitati, mi scoparono tutti e tre assieme, alternandosi nella figa , nel culo ed in bocca.

Quando se ne andarono, lui mi disse che non aveva portato prima i suoi amici per paura che contaminassero il mio ovulo, ma che, d’ora in poi , qualche volta avrei dovuto scopare anche con loro e con altri suoi amici.

Da quel giorno lui dispone di me come meglio crede, anche perchè ha capito che così mi rende felice.

Per i restanti otto mesi di gravidanza, con mio grande piacere, dovetti scopare quasi ogni giorno con lui e con gli uomini che mi portava in casa, mentre i rapporti con mio marito si diradarono sempre di più sino a cessare completamente poco prima del parto

Finalmente venne alla luce, con un parto avvenuto in casa, come da tradizione, Laura, la nostra bambina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era trascorso solo un mese dal parto, quando, un giorno, lui prese la bambina e mi disse che la portava con se per farla vedere ai nonni .  Non lo so perchè, ma non ero tranquilla, mi chiedevo perchè non fossimo andati dai nonni tutti assieme . Ero tutta agitata quando, non molto tempo dopo, lui ritornò a casa 

Era solo .

Allora gli chiesi dov’era la piccola e lui mi rispose che stava bene e che era rimasta dai nonni. Mi precipitai verso la porta, pronta ad andare a riprenderla, ma lui mi trattenne per un braccio e mi disse che avevano deciso che sarebbe stato meglio, per lei, se la bambina fosse rimasta a vivere con i nonni

Gli chiesi perchè mi avevano fatto questo, e lui, per tutta risposta, mi disse che ero libera di andarmene da quella casa , che niente e nessuno me lo avrebbe impedito , neanche mio marito, che non aveva più alcun interesse per me, ma che se avessi deciso di rimanere, avrei dovuto accettare di sottomettermi completamente a lui, perchè quella sarebbe stata la sola ragione che avrebbe giustificato il mio rimanere all’interno di quella famiglia

Aggiunse che la mia completa sottomissione a lui sarebbe stata incompatibile con la presenza della la bambina in casa Mi tranquillizzò assicurandomi che l’avrei potuta vedere tutte le volte che volevo e passare con lei tutto il tempo in cui ero libera, ma che sarebbe stato molto meglio, per la bambina, se alla sua crescita ed all’educazione avessero provveduto i nonni.

Non mi fecero paura le sue minacce, ne mi lusingava quella sua volontà di sottomettermi, che lasciava presagire una totale dominazione sessuale, ma non potevo sopportare l’idea di staccarmi dalla mia bambina, di non vederla crescere, per cui non potei far altro che chinare il capo e dirgli che avrei fatto tutto quello che voleva lui

Mi prese per i capelli dietro la nuca , mi attirò a se, mi diede un bacio violento e volgare sulle labbra e mi disse di ricordarmi sempre che avevo deciso io, e non altri, di essere la sua schiava.

Incominciò così un nuovo capitolo della mia vita.

Durante il giorno passavo ogni momento libero con mia figlia, ma di momenti liberi ne avrei avuti sempre meno.

Alla sera dovevo essere a sua disposizione, vestita , o meglio, svestita come voleva lui, perfettamente pulita e profumata, con il trucco appena fatto, con i capelli sciolti sulle spalle e senza reggiseno e mutandine.

Non veniva tutte le sere , per cui tante volte quel desiderio che si impossessava di me nel prepararmi obbedendo ai suoi ordini, rimaneva inappagato , per cui lo portavo nel letto con me e mi impediva di prendere sonno. Ma quando veniva sapeva farmi godere come pochi, e , piano piano, mi abituai a quella vita dedicata solamente a soddisfare i suoi rari desideri sessuali.

Un sabato venne a casa con due amici.e, prima che potessi fare qualsiasi cosa per cercar di coprire certe parti del corpo che lui voleva rimanessero scoperte , mi prese per un braccio e mi bloccò per farmi capire che non dovevo farlo, che dovevo rimanere così Si sedettero in salotto mentre io preparai da bere. Non sapevo cosa fare, dove andare, come comportarmi.

Fù lui a prendermi per un braccio , attirarmi a se e farmi sedere sulle sue gambe.Parlavano di cose loro, che io non capivo.

Intanto lui mi mise una mano tra le gambe e, come sopra pensiero, incominciò ad accarezzarmi l’interno della coscia , arrivando sempre più vicino all’inguine . La micro gonna che indossavo, già ritiratasi per la posizione che avevo assunta, si stava ritirando sempre di più sino a scoprire la figa perfettamente depilata un’ora prima.

Mi venne spontaneo cercare di abbassarla con una mano, ma, come lo feci, lui mi diede un tremendo pizzicotto al’interno della coscia

Preso da un’ira incontrollata, mise una mano sulla parte alta della gonna e diede un violento strattone e la gonna si strappò, e,gli rimase in mano.

Con la stessa rabbia mi strappò la camicetta che era chiusa da tre bottoni.

Ero nuda, con dei brandelli di stoffa addosso. Mi fece girare completamente verso i suoi amici e, sempre in preda all’ira, mi urlò se avessi avuto paura che mi vedessero la figa ed allora mi urlò di mostrargliela, di fargliela vedere bene, e, poichè ero come scioccata, mi tirò i capelli da dietro e mi urlo di allargarla.

Era la prima volta che lo vedevo in quello stato ed, impaurita, allargai le gambe, portai le due mani sulle grandi labbra e le allargai.

Questo gesto di umiliazione lo tranquillizzò e con un tono di voce normale, disse agli amici che non ero abituata ad obbedire, ma che lui avrebbe provveduto ad educarmi. Avendo notato che gli amici erano rimasti un po’ scossi da quella scenata, cercò di rassicurali assicurando che io avevo un carattere mite e sottomesso e che quelle violenze mi piacevano e mi facevano eccitare, ed invitò gli amici a rendersene conto accarezzandomi la figa, che lui era sicuro avrebbero trovato bagnata dai miei umori.

Uno non si mosse, ma l’altro, si avvicinò alle mie spalle, fece scorrere la mano sopra le tette scoperte, sopra la pancia, fino a raggiungere la pelle liscia della  figa.

Sorpreso, disse che  aveva ragione , che era fradicia , e continuò ad accarezzarmi la figa. Le sue dita si insinuarono presto tra le grandi labbra e raggiunsero il clito, gonfio e turgido.per poi scivolare dentro di me.

Reclinai la testa all’indietro , incominciai ad ansimare e dopo qualche istante abbracciai la testa del mio padrone e scoppiai in un prepotente orgasmo.

L’uomo che era rimasto seduto, eccitato da quello che stava succedendo, si portò la mano sul cazzo ed incominciò a segarsi.

Lui mi prese per un braccio mentre stavo ancora godendo e mi spinse contro l’amico e gli disse che , visto che c’ero io, non era il caso che si masturbasse. SentìI e capìI cosa doveva fare . Mi sono inginocchiata davanti all’uomo, gli ho preso il cazzo in mano e me lo sono portato alla bocca sino a farlo sborrare e la stessa cosa ho fatto, dopo, con l’altro amico e con il mio padrone.

A quel punto i tre si alzarono e, senza degnarmi di uno sguardo se ne andarono.

Sono rimasta lì, inginocchiata, con la bocca impiastricciata , ma felice di aver goduto.

 

 

 

 

 

Ormai le mie giornate erano tutte uguali, scandite da ben precisi impegni che dovevo rispettare alla lettera.

Al mattino potevo dormire quanto volevo, anche perchè poteva capitare che andassi a letto molto tardi, alle due o tre del mattino. Tutto dipendeva da lui , dal mio padrone , termine che pretendeva che io usassi quando mi rivolgevo a lui , soprattutto in presenza di altre persone

Veniva quando voleva, sempre di sera,spesso accompagnato da altri uomini ,ed io dovevo essere vestita, pettinata , profumata , depilata ,come lui pretendeva che fossi ,.

Ogni sera dovevo rimanere in attesa sino alla mezzanotte ora in cui, se lui non si fosse presentato, potevo andarmene a letto

Per il resto della mattinata dovevo provvedere a tutte le cose riguardanti la casa e la mia vita, dalle compere alle pulizie, in attesa che arrivasse l’ora in cui mi era consentito andare in casa dei miei suoceri e stare con mia figlia.

Il tempo che passavo con lei era veramente esiguo, se si considera che, specialmente i primi mesi, era più il tempo che rimanevo a guardarla mentre dormiva , che il tempo che riuscivo a tenerla in braccio

Alle cinque della sera dovevo rientrare , perchè ogni giorno dovevo fare la doccia, depilarmi con estrema cura anche se non c’era l’ombra di un pelino, pettinarmi, profumarmi ,cenare , vestirmi e attendere la sua eventuale visita.

Veniva un paio di volte alla settimana, ma mai nelle stesse giornate, il più delle volte in compagnia di amici che potevano essere uno o di più, in base ai suoi impegni per il giorno dopo.’, quindi al tempo che decideva di fermarsi da me

Se erano in tre la prima scopata la facevano tutti assieme ,se erano in più, alcuni si mettevano a giocare a carte mentre gli altri, assieme o uno alla volta, mi portavano a letto e mi scopavano , alternandosi con quelli che stavano giocando.

Erano per lo più uomini giovani o, al massimo, quarantenni che non si accontentavano di chiavarmi una sola volta e, la maggior parte, nelle 4 o 5 ore che stavano a casa mia, mi scopavano per due o anche tre volte.

Inutile dire che li ripagavo godendo come una cagna sotto i poderosi cazzi di quegli uomini, pronta a soddisfare ogni loro più perversa richiesta

In quelle serate ed in quelle scopate c’era un ben preciso copione che dovevo rispettare.

Dovevo accettare qualsiasi cosa avessero voluto fare o farmi fare.

Lui , naturalmente, aveva , raccontato ai suoi amici quello che era il mio comportamento a letto, per cui nessuno si faceva scrupolo di impormi quelle che erano le loro voglie o le loro perversioni ,per cui sputi in bocca,schiaffi, sborrate in faccia o l’uso di grossi dildo .che erano sparsi sul letto. facevano parte del loro modo di concepire il sesso con una donna disonorata quale mi consideravano e, forse, mi sentivo di essere

Nel momento che rimanevo sola, dovevo ripulirmi in fretta , indossare un baby-doll corto a filo del culetto, trasparente e raggiungerli in salotto, andandomi a sedere in braccio al mio padrone , infilargli la mano nei calzoni e segarlo lentamente davanti a tutti mentre continuava a giocare.

Qualsiasi ordine lui avesse voluto darmi dovevo obbedire senza discutere

Era un modo per dimostrare a tutti il mio stato di soggezione nei confronti del mio padrone

Se mi diceva che era stanco e di andare a sedermi sulle ginocchia di qualcun altro, dovevo cambiare posto e riservare al nuovo amico lo stesso trattamento.

Se mi ordinava di togliermi la vestaglietta e rimanere nuda lo facevo

Se voleva che mi sedessi su una poltrona e mi masturbassi davanti a tutti, lo dovevo fare e quando qualcuno voleva riportarmi a letto, lui mi faceva cenno con la testa e dovevo obbedire

Molti in quei primi mesi si eccitavano a succhiare il latte dalle mie tette visto che, come detto all’inizio, la mia bambina era stata messa a balia, per cui non ebbi il problema di eliminare il latte in eccesso

Questa era la mia vita che accettavo solo per amore della mia bambina e che durò alcuni mesi, sino al giorno in cui mi telefonò e mi disse che quella sera non sarebbe potuto venire, ma che sarebbero venuti alcuni amici che avevano bisogno di svuotarsi i coglioni,.

Queste le sue precise parole ,cui seguirono le raccomandazioni a comportarmi come se lui fosse presente, minacciandomi che, se qualcuno si fosse lamenatato, non mi avrebbe più fatto vedere la bambina.

Vi sembrerà strano ma quelle parole e quelle minacce mi eccitarono piuttosto che farmi paura

 

 

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Vennero in quattro verso le dieci di sera ed erano quasi tutti ubbriachi e questo si rivelò un fattore positivo, perchè lasciarono da parte il desiderio di offendermi, di umiliarmi , pensando solo a chiavarmi ed incularmi, al punto che, per la prima volta da quando era nata la bambina , riprovai gli stessi piaceri e le stesse sensazioni di quando ero una ragazzina

Mi lasciai andare , e risposi ai loro assalti con tutto il piacere che avevo represso negli ultimi mesi.

Non so quanti orgasmi io abbia avuto, so solo che quando se ne andarono avevo il viso ricoperto della loro sborra e la bocca impiastricciata da quella che non ero ancora riuscita ad ingoiare.

Incominciai, sempre più spesso, a ricevere visite di uomini che venivano a suo nome, con il risultato che incominciai a godere sempre più spesso durante quelle scopate che venivano in sua assenza

Un giorno mi chiamò e mi disse che due uomini sarebbero venuti alle 18.

Cercai di dirgli che era troppo presto, che non sarei riuscita a prepararmi in un ora e lui mi rispose che, se non mi fossi presentata come voleva lui o se avessi riservato un trattamento frettoloso ai suoi amici, mi avrebbe cacciata da casa.

Quel pomeriggio dovetti lasciare la casa dei suoi genitori e la bambina alle 16, anziché alle 17

Da quel giorno gli appuntamenti divenero sempre più numerosi ed anticipati nel tempo, per poi rallentare nelle ore serali, quando non ero bene accetta in casa dei suoceri, e riprendere verso la tarda serata, per proseguire sino a tarda notte.

Logicamente accadde quello che loro cercavano di ottenere ed un giorno  non trovai il tempo per andare a trovare e stare assieme, almeno qualche minuto, con la mia bambina.

Il giorno dopo affrontai il mio padrone e gli dissi che non intendevo rinunciare al tempo che era previsto che passassi con mia figlia e lui mi rispose che la vita era mia e che potevo fare quello che volevo e che, se volevo andarmene, la porta era sempre aperta e che nessuno mi avrebbe fermato

Aggiunse che i tempi erano difficili, che la bambina stava crescendo rapidamente ed aveva bisogno di tante cose e di tante cure , attenzioni che loro non erano in grado di darle, per cui , se non ero dispossta a dargliele io con il mio lavoro e decidevo di andarmene, la bambina sarebbe stata affidata alle amorevoli cure delle suore, come avveniva dalle loro parti per i bambini abbandonati.

Rimasi a guardarlo come inebetita, sconvolta da quelle parole, da una rivelazione che avrei dovuta capire da sola , ossia, che stavo facendo la puttana, che tutte le visite di quei suoi presunti amici altro non erano che appuntamenti con uomini che pagavano per scoparmi e che più si era sparsa la voce della mia esistenza nei paesi vicini, più erano aumentati i miei amici o, meglio, clienti.

Non sapevo cosa dire e cosa fare

Lui si girò per andarsene e mi disse che era meglio che me ne ritornassi subito a casa a succhiar cazzi, perchè, sicuramente ci sarà già qualcuno che mi starà aspettando

Mi disse di non fare la vittima , che in fin dei conti quella vita mi piaceva, come gli avevano confermato tanti degli uomini che mi avevano già chiavata.

Si fermò e mi disse in tono minacccioso che se volevo andarmene ero libera di farlo, ma che, se decidevo di rimanere, il servizio che davo ai clienti doveva essere di loro piena soddisfaziine.qualsiasi cosa pretendessero , altrimenti avrebbe fatto tanto male a me ed alla bambina

Avevo 36 anni e di professione facevo la puttana

 

 

 

 

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