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Racconti Erotici Etero

Storia di una ragazza qualunque – 4° capitolo – Ballando con uno sconosciuto

By 21 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo il rapporto avuto con mamma, volevo mettere in ‘pratica’ i suoi insegnamenti, ma per alcune settimane non ebbi un fine settimana veramente libero.
Quando però mi ritrovai il turno mattutino al sabato e la domenica libera, non ebbi alcuna esitazione, e decisi che mi sarei data alla pazza gioia.
Appena staccato dal lavoro, mi recai nel centro estetico per una rinfrescata generale, oltre che per farmi truccare in maniera perfetta.
Quindi andai a comprarmi un bel paio di scarpe con tacco dodici, per slanciare ancor di più la mia figura.
Una volta a casa cenai in fretta, notando però lo sguardo quasi abulico di mio padre, mentre mamma sorrideva divertita.
Non appena andai in camera mia, lei mi venne dietro, scherzando sul fatto che avevo proprio la faccia di una che ‘cercava cazzi’.
“Dai non dirmi così che mi demoralizzi.” le risposi alzando le spalle “Piuttosto papà ha la faccia di un cadavere.”
“Sarà perché gli ho detto che nel pomeriggio mi sono fatta una super scopata con uno stallone nero, o forse perché sa che appena ti togli dalle scatole lo inculerò sino a sfinirmi.”
“Mamma !” esclamai ben sapendo che quello che m’aveva detto certamente era vero.
“Stai tranquilla che tanto il frocio godrà come al solito quando me lo faccio, anzi a volte &egrave lui a stuzzicarmi per poi subire la mia vendetta.”
“Va bene tanto sono cazzi vostri.” tagliai corto “Ora però vattene che mi devo vestire, e se ci sei tu non mi deciderò mai.”
Mamma mi diede un bacio sulla guancia prima d’uscire dalla mia stanza, e lasciarmi davanti all’armadio.
Dopo un breve giro fra le stampelle del mio guardaroba presi un miniabito senza spalline con l’elastico sotto, in modo da non dover sempre controllare d’avere il sedere scoperto. Presi quindi il perizoma più piccolo che avevo nel cassettone dell’intimo, misi le scarpe ed uscii di casa.
Mentre camminavo verso la macchina, il sottile filo del perizoma iniziò a farmi provare una sottile eccitazione, non ero mai uscita di casa vestita in maniera così audace, e tanto meno da sola.
Con una botta di fortuna più unica che rara, trovai un parcheggio a pochi metri dalla discoteca dove avevo deciso di passare la serata in cerca di un bel fusto con cui fare sesso.
Essendo una ragazza di una certa bellezza, e per di più sola, entrai senza dover fare una lunga fila, per ritrovarmi dentro quell’ambiente a me poco familiare.
Per farmi coraggio presi un cocktail forse troppo alcolico per le mie abitudini, ma che seppe sciogliermi la tensione e farmi trovare la forza per mettermi a ballare.
Intorno a me iniziarono a susseguirsi ragazzi poco interessanti, alcuni a dir poco cafoni che facevano gesti di pessimo gusto, e non diedi loro nessuna confidenza.
Tornai al bancone del bar dove trangugiai un altro cocktail per poi rimettermi a ballare, e poco dopo arrivò lui.
Mi colpì subito più che la sua bellezza e prestanza, la sicurezza che sembrava quasi emanare ad ogni suo movimento, anche il più impercettibile.
Iniziammo a ballare uno di fronte all’altro con movenza sempre più sensuali, sino a quando lui non mi cinse da dietro, facendomi ben sentire fra le chiappe il suo ‘pacco’, a dir poco notevole.
Senza che quasi me ne accorgessi, ci ritrovammo avvolti in un lunghissimo bacio, coperti da un angolo della discoteca.
Le sue calde labbra mi fecero sciogliere arrivando a desiderare unicamente un rapporto con lui, e il sentire le sue mani sul mio corpo non fece che accrescere la voglia di sesso.
Mi chiesi però dove, non certo in macchina magari sulle alture della città, dove non era difficile vedere veicoli i cui vetri erano coperti da giornali per creare un minimo d’intimità.
Certamente non potevo neanche portarlo a casa mia, coi genitori che mi ritrovavo, e non sapevo se chiedergli dove abitasse e se fosse per così dire ‘libero’.
“Ti voglio.” mi sussurrò ad un orecchio facendomi tremare le gambe per l’emozione.
“Almeno dimmi come ti chiami.” gli risposi rendendomi conto che non sapevo neanche il suo nome.
“Walter, ora però vieni con me.”
Insieme ci recammo al bar della discoteca dove ebbe un breve colloquio con la cassiera, la quale alla fine gli diede un piccolo mazzo di chiavi.
Tenendomi per mano mi portò davanti ad una piccola porta seminascosta dall’oscurità, e, dopo averla aperta, mi ritrovai in uno stanzino pieno zeppo di dischi sistemati su degli scaffali.
“Cos’&egrave questo ?” gli chiesi incuriosita.
“Il magazzino dei dischi che non si mettono più, il proprietario li tiene per collezionismo, e quelli che vedi sono solo una piccola parte.”
Ero sbigottita davanti a quella gran quantità di vinile, quando Walter mi girò delicatamente verso di lui, come a ricordarmi che non eravamo li dentro per chiacchierare.
Le nostre bocche si trovarono nuovamente una contro l’altra, mentre una sua mano mi tirava su il vestito per finire fra le mie gambe.
“Ma dove se ne stava nascosta una gran fica come te ?” mi chiese facendomi ben sentire un suo dita nello spacco della passera.
“Mamma non mi faceva uscire, ma ora sono qui e voglio godere.” gli risposi scoprendomi il seno.
Walter allungò la mano libera su una tetta che strinse con vigore, prima di succhiarmi il capezzolo come se volesse allattarsi.
Perso ogni freno inibitore, per il piacere che provavo, gli sbottonai i pantaloni per abbassargli gli slip e tirar fuori un bel cazzo giù turgido.
Iniziammo a masturbarci a vicenda come due ragazzini alle prime esperienze, anche se le nostre mani erano tutto tranne che insicure.
La mia gli stringeva il pene con forza, muovendosi con una certa velocità, mentre due sue dita entravano ed uscivano dalla mia passera sempre più umida di desiderio.
“Scommetto che fai dei pompini da favola.” mi disse con estrema malizia.
Non gli risposi abbassandomi però fra le sue gambe e, sempre impugnando il suo pene, lo presi in bocca.
Walter allora mi prese la testa fra le mani e dettò un ritmo forse troppo veloce per le mie capacità, ceto lui godeva e lo vedevo bene ma, sentire il suo membro scorrere così velocemente fra le mie labbra, non mi dava nessuna soddisfazione.
Così lo strinsi con forza alla base sino a fargli male e mollare la presa.
“Senti se vuoi scoparmi in bocca dimmelo chiaro e tondo.” lo rimproverai cercando d’essere più seria possibile “Se invece vuoi un signor pompino lasciami la testa.”
“Scusami hai ragione, non so cosa mi sia preso.” mi rispose scusandosi per il suo atteggiamento.
Gli feci un bel sorriso prima di dargli una lunga leccata dalla base dei testicoli sino alla punta della cappella, gustandomi appieno il suo gusto di maschio.
Scesi quindi di nuovo in basso per far passare la lingua di nuovo sulle palle, che tenevo alternativamente in bocca, infine risalii lentamente e presi fra le labbra la punta di quel bellissimo membro.
Con calma iniziai a succhiarlo, ricordandomi di girarci intorno con la lingua, e i suoi gemiti di piacere mi fecero capire quanto gradisse quel trattamento.
Quando lui mi porse un preservativo glielo sistemai usando solo le labbra, neanche fosse la cosa più semplice del mondo, ma era come se sapessi ciò che dovevo fare pur non avendo nessuna esperienza.
“Ora scopami !” gli dissi alzandomi e mettendo una gamba su uno scaffale.
Walter mi prese con forza, facendo entrare quasi tutta la sua mazza già col primo affondo, mandandomi in estasi.
Nonostante la posizione non certo comoda, si dimostrò un vero stallone di razza, fottendomi senza sosta, mentre le sue mani correvano sul mio corpo e la bocca cercava in continuazione la mia.
Mi sentivo ‘posseduta’, stupendomi di me visto che era un qualcosa che, fino ad allora avevo considerato disdicevole e maschilista, ma che allo stesso tempo mi faceva provare brividi di puro piacere e non solo fisico.
Il volume alto nella sala copriva le mie urla scandalose, lo incitavo ad andare più forte, a non smettere, a farmi tutto ciò che voleva.
E lui prese sul serio le mie parole.
Mi ritrovai girata faccia la muro, con le spalle abbassate e le gambe larghe, poi Walter mi poggiò le mani sulle spalle e diede un colpo tanto forte da farmi alzare sulle punte dei piedi.
“E’ questo che vuoi ?” Esser scopata come una puttanella da quattro soldi ?”
“Aspetto che tu lo faccia, ho visto mio nonno che fotte con più forza.” gli risposi quasi ridendogli in faccia.
Colpito nell’orgoglio Walter divenne un toro infuriato, i suoi affondi era tanto forti che a stento riuscivo a rimanere in piedi e, nonostante godessi già intensamente, allungai una mano sino a raggiungere la passera e poter nel contempo sfiorare quello strumento di piacere che mi stava distruggendo il cervello.
Quella fu la mia prima vera scopata con un uomo vero, un rapporto lungo e appagante che finì solo quando Walter raggiunse l’orgasmo e dopo che io ne ebbi diversi.
Lo vidi sedersi su uno sgabello per riprendere fiato e forza, senza sapere che io volevo altro.
M’inginocchiai davanti a lui e gli sfilai il preservativo che buttai per terra, con calma osservai quel pene che si era ridotto di dimensioni e afflosciato da un lato, e non seppi resistere alla voglia di baciarlo.
Al primo bacio ne seguì un altro, e un altro ancora, e altri dopo quello, sino a che non presi a leccarlo, succhiarlo, strizzarlo con le labbra ridandogli forza e sostanza.
Volevo però spingermi sempre più in là, andando in campi per me inesplorati, così feci scivolare un dito nel solco delle sue natiche, solleticandogli il buchino, facendogli avere un’erezione ancor più vigorosa.
“Ma sei fantastica !” esclamò lui “Non sai come vorrei che tu fossi una di quelle cazzo di poliziotte che rompono sempre, giuro che t’inculerei senza pietà.”
Cavolo, ma io ero una poliziotta !
Decisi però che era meglio non dire nulla, ma magari fare un piccolo (giochi) gioco di ruolo, così m’andai a sedere su un piccolo tavolo dove iniziai a toccarmi in maniera lasciva.
“Dai fammi vedere cosa mi faresti se fossi una sbirra.”
Mentre lui s’avvicinava minaccioso, dopo essersi infilato un altro preservativo, due mie dita entrarono nella passera come m’aveva consigliato mamma, in modo da lenire il dolore della penetrazione.
In realtà Walter non mi sodomizzò proprio con violenza, certamente neanche con grazia, ma i miei gemiti per il dolore provato divennero ben resto di piacere.
“Ma ce l’hai la petente per questo cazzo !” gli dissi quando fui in grado di parlare decentemente.
“Arriva con la sborra !” mi rispose ridendo.
“Allora non vedo l’ora di controllarla.”
Lui mi scopava con foga si, ma anche rallentando ogni tanto per farmi godere ancor di più quando poi accelerava, sino a che non ebbi il mio primo vero orgasmo anale con un uomo.
“Sei già stanca ?” mi chiese sfottendomi.
“Siedi li e ti faccio vedere io chi crolla prima.” gli risposi indicandogli lo sgabello.
Non appena lui si sistemò gli salii sopra, impalandomi sul suo membro quasi con rabbia, mentre lui mi strizzava le tette.
Anche se provata da tutto quel piacere lo cavalcai senza mai prender fiato, come se dovessi ‘smaltire gli arretrati’ di una vita fin troppo piatta.
Quando capii che stava venendo decisi di giocarmi il jolly, così m’alzai e presi la borsetta per mostrargli il distintivo.
“Vediamo cosa sei capace di fare adesso ad una poliziotta !” gli dissi appoggiando la pancia al tavolino.
Com’era facile prevedere, lui rimase subito sbigottito, ma poi l’alzò per venire vicino a me.
“Allora non scherzavi, sei proprio una sbirra puttana.”
“Sto ancora aspettando, non vorrai mica far notte !” gli risposi sfidandolo apertamente.
Questa volta lui m’inculò con pura forza bruta, quasi schiacciandomi contro il tavolo.
Non gli bastò però penetrarmi in modo così animalesco, così iniziò a far uscire completamente il suo membro dal mio buchetto ormai aperto, per poi rimetterlo dentro nella stessa selvaggia maniera.
Nonostante ciò riuscivo a godere senza soluzione di continuità, come se la sua rabbia non facesse che aumentare il piacere che riusciva a darmi.
La sua brutalità, i suoi insulti non erano altro che ciò che volevo in quel momento e, anche quando mi fece inginocchiare per venirmi in bocca, non feci alcuna resistenza, anzi gli tolsi il preservativo e glielo menai sino a quando il suo caldo seme non arrivò al mio palato.
A quel punto non so chi fosse più stanco, ma dopo alcuni minuti in cui nessuno dei due disse nulla, cercai di darmi una sistemata per uscire da quella stanza.
M’avviai alla porta ancora barcollante, sentivo un gran bruciore nelle zone intime, ma non mi lamentai, lasciandolo solo mentre si rivestiva.
Uscita dalla discoteca m’avviai alla macchina, mentre alcuni ragazzi un po’ brilli mi fecero degli apprezzamenti piuttosto pesanti, ma ero troppo sfinita per dar loro retta.
Una volta a casa mi feci un bid&egrave molto accurato, se non altro per dare un minimo di refrigerio sia alla passera che alla rosellina posteriore e, passando davanti alla camera dei miei genitori, mi venne da ridere pensando a quelli che erano stati i progetti per la serata di mamma.
Arrivata sul letto m’addormentai immediatamente e il giorno dopo mamma volle sapere cosa avevo combinato, così le raccontai la mia breve avventura con Walter.
“Ma sei proprio una puttanella !” mi disse ridendo “Va bene che ti vuoi sfogare, ma cerca di non fare troppe cazzate, o prima o poi ne pagherai le conseguenze.”
“Stai tranquilla mamma,mi basterà trovare un bravo ragazzo a cui piaccia scopare, in fin dei conti non credo di chiedere troppo.”
Lei mi diede un bacio in fronte e andò in cucina a preparare il pranzo, lasciandomi sola coi miei pensieri.
Cosa avrei fatto ?
E come potevo tenere a bada i miei impulsi sessuali senza pregiudicare il mio lavoro ?
Ma soprattutto era stato meglio con una donna, nel mio caso mamma, o con un uomo ?

Continua

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