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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

Sull’autobus con la nipote.

By 15 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ la storia di un vecchio porco che gli piaceva strusciarsi contro il posteriore delle passeggere di autobus, poi un giorno il destino le mette davanti quello di sua nipote, e lui non lo riconosce, del resto anche la ragazza non era li per caso.

Salve. Sono un vecchio canuto, un anonimo, come se ne incontrano tanti in città, che si sposta solo sui mezzi pubblici per necessità, non avendo la patente di guida.
Preferisco viaggiare in piedi piuttosto che seduto, e spesso cedo volentieri il posto, anche ai giovani.
La primavera è la stagione che più prediligo per viaggiare.
In quel periodo mi compiaccio ad ammirare le giovane donne, che ci allietano la vista con abitini leggeri, che mettono in evidenza ogni particolare anatomico del loro corpo, senza nulla celare alla fantasia.
Le vedi vestite in tutti i colori e foggia: jeans attillati come calze maglie; pantaloncini corti ficcati nei glutei e minigonne vertiginose, che non coprono assolutamente nulla.

Oggi la donna è più disinvolta, direi quasi sfacciata rispetto ai miei tempi.
Ostenta liberamente la sensualità del proprio corpo, esaltando ogni aspetto della propria bellezza con accorgimenti vari.
In piedi o sedute è sempre un bel vedere. A volte le noti sui seggiolini dell’autobus, quasi distratte con le cosce scoperte o accavallate divinamente. A volte le vedi con le gambe oscenamente spalancate, mostrando il loro celestiale scoscio, con vista di mutandine, che si perdono in modo sublime nelle abbondanti e carnose natiche.

Nonostante le occhiate insistenti, che personalmente non lesino di lanciare tra le loro cosce, esse non si preoccupano di nascondersi, nessuna bada ad un vecchio porco, anzi continuano ad ostentare le loro intimità, indifferenti, senza coprirsi, e credo a volte anche divertendosi a provocare il poveraccio di turno.

Che pena guardare e non toccare. Con il cazzo duro e pulsante al ritmo degli scossoni dell’autobus.

Ma nella vita si sa c’è anche un po di giustizia. La fortuna aiuta gli audaci.

M è capitato anche di eccitarmi nei percorsi di linea su autobus super affollati, e allora erano guai. Perché il grosso pacco diventava un problema. Anche se la turgidezza era celata sotto i pantaloni, si avvertiva subito appena urtavo contro il culo o i fianchi dell’ignara passeggera che mi precedeva.

In quelle occasioni spesso venivo fatto oggetto di sguardi di disprezzo, e spinte celate dietro gesti involontari, perché quell’ingombre non era gradito.
Però è capitato che alcune hanno continuato a tenersi stretto tra le natiche la mole del cazzo, continuando tranquillamente a viaggiare, ignorandomi.
In quelle occasioni, anzi, le sentivo spingere con il culo, senza staccarsi di un millimetro.
Erano casi rari, ma quando capitavano era un piacere tenere il cazzo schiacciato contro il loro culo.

In quei momenti, vista la disponibilità della tipa al contatto, era difficile tenere a bada le mani, ma la reazione della folla era imprevedibile, così il buonsenso consigliava di evitare qualsiasi azzardo, per non correre il rischio che qualcuno lo interpretasse male.
Pertanto mi accontentavo di tenere l’erezione pressata contro il posteriore della fortunata di turno, godendomi quel dolce struscio contro i glutei, fino al capolinea.

Viaggiare nelle ore di punta era la garanzia che potesse capitare un ottimo approccio.
La vittima sacrificale la sceglievo tra quelle che esibivano il più bel posteriore. Possibilmente vestita in modo succinto.

Appena ne individuavo una mi avvicinavo da tergo. Con cautela, ed agendo come un cinico predone, mi impossessavo di quel spazio privato nel quale campeggiava il loro stupendo lato b.
L’approccio avveniva per gradi. Il primo contatto capitava accidentalmente alla prima frenata. Allorquando cozzavo con il cazzo contro l’incavo posteroiore tra le cosce e i glutei.
Dopo il primo appoggio, raffinando la mira, quando capitava la seconda frenata, ficcavo la turgidezza del cazzo dritto in mezzo ai glutei.
La seconda volta era quella che determinava la tendenza della donna, poiché ci rimanevo incollato il più possibile.
Quando notavo che la tipa non reagiva a quell’invasione imprevista, alla terza frenata mi incollavo definitivamente a lei, cercando anche di spingere più in profondità.

Mi è capitato anche di subire l’iniziativa di alcune donne, che si appoggiavano ad ogni occasione fino a quando non si adagiavano completamente contro il mio grembo.

Una volta è avvenuto addirittura che una giovane studentessa, dopo essersi appoggiata in modo sfacciato, iniziò a muovere il culo fino a quando non incastro il cazzo tra i suoi glutei. In quei momenti cercava persino di stringere le natiche, serrandoci dentro il cazzo.
Fu una vera sorpresa trovarmi davanti una giovane a cui piaceva il contatto con il cazzo di uno sconosciuto.
Quella volta, quando arrivammo al capolinea, appena sceso, mi fece un cenno di seguirla.
La pedinai fino ai bagni della stazione degli autobus. Appena dentro, mi prese da una mano e mi tirò in uno cesso, dopo aver chiuso la porta mi supplico di infilarle il cazzo nel culo.
Era super eccitata e tremava come un fuscello. Appena glielo infilai nel culo prese a muoversi verso di me in modo convulso, come se fosse stata morsa dalla tarantola. Non ebbi alcuna difficoltà ad infilarlo dentro perché il buco era ampiamente spianato.
La giovane studentessa si rivelò una grandissima troia.
Me la inculai con gusto per una buona mezzora, fino a riempirle il buco del culo di sborra.

Dopo quel caso non ebbi più fortuna, però ero diventato un vero esperto nel godermi i glutei delle ignare passeggere degli autobus.
Sapevo riconoscere al volo la donna disponibile a tutto, che non gliene importava un fico secco se qualcuno glielo appoggiava sul culo.

Non era facile trovarla e a volte passavano molti mesi prima di poterne incontrare una e provare il piacere di un dolce contatto.

Non ero un fanatico o maniaco del culo, ma certamente quando capitava non mi tiravo indietro.

Si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
E’ risaputo che persone che hanno la stessa tendenza primo o poi si incontrano.
Ed è quello che è capitato a me.

Una calda mattina, dei primi giorni del mese di giugno, mi trovai a viaggiare su un autobus affollatissimo. Quel giorno c’erano più ragazzi che donne. Alzai il capo e, poco distante da me, intravidi un cappellino azzurro calzato da una ragazza dai capelli biondi e ricci, che le arrivano sulle spalle. Se ne stava appoggiata ad un seggiolino tenendosi aggrappata allo corrimano. Nel frangente notai il suo stupendo culo. Lo teneva rivolto contro le persone e non si curava di spostarsi ogni qualvolta qualcuno le passava da dietro.
Un perverso sa riconoscere un altro perverso. Appena notai quel modo di comportarsi dissi a me stesso che quella era la giornata giusta per godermi un dolce contatto.
Eccitato all’idea, escogitai la tecnica di avvicinamento, facendomi strada tra la folla riuscì ad arrivare alle sue spalle.
Appena abbassai lo sguardo fui aggredito da un culo rotondo e ben diviso da pantaloncini corti attillatissimi. Una panorama stupendo che suscitò subito l’erezione del cazzo, ed in pochi secondi divenne duro , palpitante e pronto ad invadere quella nicchia di piacere.

Aspettai trepidante la prima frenata, che avvenne quasi subito.
Mi appoggiai a lei, con tutto il mio peso, premendo con forza la turgidezza del cazzo tra quei glutei sodi e rotondi. Lei non si voltò e non disse nulla.
Nella seconda frenata fu lei a venirmi addosso, anticipando la mia azione.
Rimase incollata al mio grembo per alcuni istanti. Quel gesto lasciò capire le sue intenzioni lascive e la disponibilità a lasciarsi toccare il culo.
Nella terza frenata il movimento avvenne in perfetta sinergia. Ci incontrammo a metà strada. Il mio cazzo si incastrò tra i suoi glutei. Lei non reagì, rimase tranquillamente appoggiata a me, cercando anzi di trovare una posizione più comoda e di maggiore effetto.

Ad un tratto sentì qualcuno che mi toccava il cazzo e lo stringe. Abbassai lo sguardo e strabiliato vidi la sua mano che serrava la stoffa dei pantaloni, in corrispondenza del pacco, stimolando il contenuto.
Rimasi sconcertato, perché fu la prima volta che mi capitava di incontrare una donna che avesse azzardato una azione del genere.

Sbottonai subito la giacca per per nascondere quel gesto inaudito.
La ragazza, con disinvoltura, continuava nella sua azione audacia e spregiudicata, poi, infila la mano nei pantaloni, scavando dentro fino a raggiungere il cazzo, che cinse con forza.
Ero molto imbarazzato perché il tutto stava succedendo in pubblico, in mezzo a quella folle di passeggeri ignari, che distratti da chissà quali pensieri non avevano notato nulla.

La giovane ragazza iniziò a masturbarmi. I movimenti furono difficoltosi ma lei dimostrando un talento acquisito senza altro da lunga esperienza sul campo, si limitava a muovere solo il polso della mano, riuscendo così a dare un ritmo regolare alla sega.
Era perfettamente coordinata al movimento dell’autobus, si teneva ferma, e nello stesso tempo rimanendo attaccata a me, come se la stessi abbracciando, continuava a masturbarmi.

Il mio corpo era letteralmente scosso da quella meravigliosa sega. Quel diavolo mi stava facendo scoppiare le coronarie.
La situazione era talmente eccitante che qualsiasi tentativo di resistere era vano, stavo per sborrare nelle mutande.
La sua mano si era accanita senza alcuna tregua, erano gli ultimi maneggi, poi cominciai ad avvertire i primi impulsi di sborra.
Quando arrivò lo stimolo estremo, le gambe stavano quasi per cedere e la testa mi girava come una trottola, stavo per perdere i sensi. Dovetti attaccarmi con entrambe le mani alla barra, altrimenti sarei caduto a terra come un sacco di patate.

Appena finito, la giovane passeggera, senza voltarsi si portò avanti per scendere alla prima fermata.

La guardai mentre si allontanava. Poi decisi che dovevo conoscerla ad ogni costo, così mi incollai a lei.
Appena sceso dall’autobus cercai di bloccarla. Era svelta di gambe e prese a camminare veloce, così dovetti seguirla adeguandomi al suo passo. Era una spettacolo vederla camminare da tergo, con le sue lunghe gambe e il culo divinamente separato dai pantaloncini corti. Un pezzo di figa di notevole pregio. Dovevo conoscerla ad ogni costo.

Il problema però si presentò arduo, perché il suo passo era veloce e per stargli dietro dovetti correre.
Dopo un poco mi fermai a prendere una boccata d’aria, e nello stesso tempo le urlai:

‘Accidenti a te! Ti vuoi fermare?

Nello stesso istante, la ragazza si bloccò come se fosse stata colpita da una saetta.

‘Adesso ragioniamo! Caspita mi hai fatto venire il fiatone!

Lei continuava a restare girata, dandomi le spalle. Mi avvicinai e, dopo averle posato una mano sulla spalle.

‘Sull’autobus sei stata straordinaria! Hai talento nel manipolare il cazzo! ragazza mia! E non mi dispiacerebbe se continuassimo il discorso in separata sede! Possiamo anche metterci d’accordo sul quinquibus se per te è un problema! Ci siamo capiti?

La ragazza scrollò le spalle stava per riprendere la corsa. Allora l’afferrai da un braccio e la costrinsi a girarsi.
Rimasi di ghiaccio per la sorpresa.

‘Cristina? Cazzo eri tu?

Mi ritrovai davanti il viso pallido di mia nipote Cristina. Era imbarazzata e appena mi vide divenne rossa dalla vergogna.

In quel momento l’imbarazzo era reciproco. Con quel diavolo di cappellino in testa non l’avevo riconosciuta. Inoltre ero stato talmente incantato ad ammirare il suo stupendo culo che non avevo badato agli altri particolari.
Anche per lei fu un colpo duro scoprire la mia identità. Nell’autobus mi dava le spalle e quindi non poteva accorgersi che lo sporcaccione di turno che la stava tampinando il culo da tergo, era suo nonno paterno. La scoperta l’aveva lasciata senza fiato.

Pensai alla coincidenza assurda. Quante probabilità c’erano che primo o poi mi potessi imbattere nel culo di mia nipote? Pensai nessuna, considerato che lei abitava all’altro capo della città.

Purtroppo è capitato veramente! E adesso?.

Ma la cosa che più mi stava turbando in quell’istante, oltre all’imbarazzo di essermi imbattuto accidentalmente nel culo di mia nipote, fu il fatto che lei si fosse rivelata una donna trasgressiva, cosciente dell’approccio tra il suo culo ed il cazzo di uno sconosciuto.
Sopratutto mi sconvolse la sua iniziativa cosi perversa, andando persino oltre il normale contatto e arrivando addirittura a dare un piacere fisico reale ad uno sconosciuto.
Stentavo a riconoscere mia nipote. La dolce, tenera e affettuosa nipotina.

L’aspetto che più mi colpì in lei fu la sua disinvoltura nel lasciarsi manipolare il culo in pubblico. Senza porsi alcun limite morale. Intuivo una certa mentalità libertina. Molto simile alla mia mentalità.

Non c’era alcun dubbio: mia nipote aveva le mie stesse attitudine perverse. Era il caso di dire tale Nonno tale Nipote.

‘Cristina! Io non ho parole per scusarmi! Accidenti a te! Ma che ci facevi su questa linea? A fare quelle cose? Rispondimi?

Non rispondeva. Mi fissava basita come se fosse rimasta bloccata da una paralisi.

Tuttavia quella novità imprevista mi stava scombussolato i sensi. Indubbiamente era una situazione eccitante.
Cristina è un gran pezzo di fica. Somigliava tantissimo a sua madre.
La mia cara nuora, che tante volte avevo spiato di nascosto con estrema libidine, immaginando le sue meravigliose grazie alle mercé delle mie mani.
Non nascondo di essermi masturbato pensando al suo culo, alle sue tette e alle sue stupende cosce. Desiderando di scoparmela con gusto.

Cristina le somigliava come una goccia d’acqua.
Ora, in quelle circostanze inaudite, la sua sensualità mi attraeva, suscitandomi un senso di libidine incredibile

Mi convinsi che dovevo approfittar di quella circostanza imprevista per trarne il massimo diletto possibili, quindi battere il ferro fino a quando era caldo.
Vidi in Cristina una possibilità per prendermi una rivincita sulla vita, una occasione di piacere che non potevo farmi sfuggire. La sua trasgressione mi aveva affascinato.
Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega. La sua mano mi aveva dato un piacere sublime e mi incoraggiava ad osare l’impossibile: scoparla.

Quello che era successo sull’autobus non doveva restare un caso isolato.

Le afferrai un braccio.

‘Cristina seguimi!
‘Ma nonno! Ti prego, perdonami ti giuro che non lo farò più! Non dirlo a mamma e papà!
‘Tranquilla! Non ho nessuna intenzione di sputtanarti! Troviamo un posto tranquillo dove poter discutere!

Il suo viso era disperato. Senza altro si aspettava una ramanzina. Ma le mie intenzioni erano tutt’altro che finalizzate a darle una lezione di vita.
La lezione ci sarebbe stata, ma a modo mio.

Entrammo nella stazione degli autobus. La portai nei bagni degli uomini. Non c’era nessuno.
Ci infilammo in uno. Mi seguiva con un espressione dimessa, come un cagnolino addomesticato.

Le afferrai le spalle e la spinsi contro la parete di cartongesso.

‘Nonno! Perdonami!
‘Ti ho già perdonata! Tesoro! Forse non hai capito perché siamo qua! Ora finiamo quello che hai iniziato!
‘Nonno non posso, per me prima eri uno sconosciuto! Adesso non so se sarei capace di….

Senza darle il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. Gli saltai addosso dando sfogo alla mia estrema libidine che in quell’istante premeva come lava incandescente, diventando un fiume di fuoco in piena, incontrollabile.

Senza alcun indugio mi appoggiai con il cazzo duro come la pietra contro il suo grembo, incastrandolo contro l’incavo della figa, stupendamente disegnato nei particolari dai pantaloncini attillati.
Le afferrai le natiche con entrambe le mani e iniziai a spingere contro di lei. Simulando una vera scopata.

‘Cristina ho ancora il cazzo bagnato di sborra! Scoprire una nipote troia non c’è prezzo! Ho voglia si, ma di scoparti, qui!

Quelle parole scossero il suo corpo come un fuscello. Finalmente si era resa conto della situazione. Il suo viso assunse un espressione di stupore.
Intanto le mie mani ingorde, come la mia mente, manipolavano i suoi glutei con forza, mentre il mio cazzo duro spingeva nell’incavo della figa, diventando più incisivo. Ero eccitato come un montone in calore.

Avere tra le mani quel ben di dio mi dava un senso di brio e di bramosia che a stento riuscivo a controllare.

La girai con la faccia contro il muro. Con gesti frenetici le sbottonai i pantaloncini, trascinandoli giù insieme alle mutandine di cotone.
Il suo stupendo culo mi apparve in tutta la sua boriosa bellezza giovanile. Sembrava di rivedere quello della madre.

Agivo come un cane idrofobo, indiavolato, mentre mi sbottonavo i pantaloni. Quindi estrassi un cazzo duro, pulsante e ancora impregnato di sperma.
Quando lo liberai dai fronzoli, vidi sbattere la grossa cappella lucida contro la zona lombare del culo di Cristina.

Per gustarmi quella sensazione di euforia, mi ero completamente appoggiato a lei con il cazzo incastonato tra le natiche sode e calde.
Ero emozionato ed il cuore batteva a cento all’ora.

Cristina mi lasciava fare tutto quello che la mia mente contorta fantasticava, senza opporre alcuna resistenza. Mi permetteva di manovrarla come una bambola. Una bellissima Barbie a mia completa disposizione.

Ero dannatamente eccitato e voglioso di penetrare quel carpo magnifico.
Brandendo il cazzo, infilai la punta nello scoscio. In preda alla frenesia dei sensi schiacciai la cappella contro la sua figa alla ricerca dell’ingresso vaginale.

La strusciavo con forza tra i solchi delle labbra impregnate di liquido seminale. Non riuscivo a concludere nulla, tremavo dall’emozione di avere mia nipote tra le mani. Ero talmente impaziente di entrare in lei che non riuscivo a tenerlo dritto.

Così, per facilitare la penetrazione, infilai una mano davanti e con le dita separai le piccole labbra. Erano bagnata di umori, segno che anche lei si era eccitata da quella situazione incestuosa.
Una volta che aveva diviso le labbra ci ficcai la cappella in mezzo, e schiacciandola con forza la guidai dentro la vulva vaginale.
Fu una questione di pochi secondi, poi senti il dolce tepore della sua fica che si apriva avvolgendo il mio cazzo in tutta la sua lunghezza.
Cristina, nello stesso istante, non poté trattenere un lungo gemito e lo emise come se si fosse liberata da un forza che la teneva bloccata:

‘mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiiii

Quel lamento di piacere, mi trasformò in un toro inferocito che stimolato da un drappo rosso, iniziava a spingere con impeto.
I prima movimenti furono convulsi, poi, mi calmai e presi un ritmo più regolare, senza mai placare la foga.
Ero emozionato. Non stavo scopando una donna qualunque. Stavo martellando come un folle la figa di mia nipote. Solo a pensarci mi faceva venire le vertigini ed i brividi alla schiena.

‘mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm

Cristina stava ansimando. Era il segnale che la sua apparente indifferenza non era tale, quindi anche lei iniziò a muoversi verso di me, incassando quell’assalto e spingendo il suo fondo schiena in modo da farsi penetrare in profondità.
Alla fine ebbi la sua collaborazione. Del resto era scontata in considerazione di quella che era successo sull’autobus.
Per facilitarmi nella penetrazione si era messa a novanta gradi. Piegandosi in avanti fino a toccarsi la punta delle scarpe. In quel modo mi offriva totalmente il suo culo, anche lei cercava di trarre da quella scopata il massimo piacere possibile.

‘Mmmmmmmmmmm nonnoooooooooo sto godendoooooooooooooooo

Piegata in quella posa oscena esibiva uno spettacolo di straordinaria sensualità, che mi stimolava a spingere dentro di lei con maggior forza, e nello stesso tempo mi dava la possibilità di ammirare il suo bellissimo fondo schiena.
Mi sembrava di vedere quello di sua madre. Che tante volte al mare l’avevo ammirato nell’atto di piegarsi sul telo. Assumendo quella posizione superba, a pecora, che mi faceva sballare i sensi.

Mmmm Cristinaaaaaaaaaaaaa mmmmmmm

La situazione era talmente incandescente che mi era impossibile resistere oltre.
Lo scroto cominciò a pungolare. I primi conati di sborra iniziarono a farsi sentire nella radice del cazzo.

Mmmmmm cristinaaaaaaaaaaaa non ce la facciooooooo piùùùùùù
mmmmm nonnoooooooo sborrami dentroooooooooooo

Ero arrivato alla fine di quella stupenda maratona di sesso. In piena frenesia dei sensi iniziai a martellare con forza la sua figa in profondità, con una serie di colpi devastanti.

Mmmmmmmm godoooooooooooooooooooo

Infatti percepivo le pareti della figa stringersi come calde morse, contorcendosi con forti spasmi attorno al cazzo: Era un orgasmo.

Nello stesso istante mi bloccai dentro di lei e tenendola ferma dai fianchi scarica fluidi di sperma che le inondarono la fica.

Mmmmmmmmmmmmmm cristinaaaaaaaa mmmm
ooooooooooo nonnoooooooooooooo mmmmm

Tale nonno tale nipote.
Due così prima o poi si sarebbero incontrati, non c’erano dubbi.

Così va la vita

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)
Mi convinsi che dovevo approfittar di quella circostanza imprevista per trarne il massimo diletto possibili, quindi battere il ferro fino a quando era caldo.
Vidi in Cristina una possibilità per prendermi una rivincita sulla vita, una occasione di piacere che non potevo farmi sfuggire. La sua trasgressione mi aveva affascinato.
Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega. La sua mano mi aveva dato un piacere sublime e mi incoraggiava ad osare l’impossibile: scoparla.

Quello che era successo sull’autobus non doveva restare un caso isolato.

Le afferrai un braccio.

‘Cristina seguimi!
‘Ma nonno! Ti prego, perdonami ti giuro che non lo farò più! Non dirlo a mamma e papà!
‘Tranquilla! Non ho nessuna intenzione di sputtanarti! Troviamo un posto tranquillo dove poter discutere!

Il suo viso era disperato. Senza altro si aspettava una ramanzina. Ma le mie intenzioni erano tutt’altro che finalizzate a darle una lezione di vita.
La lezione ci sarebbe stata, ma a modo mio.

Entrammo nella stazione degli autobus. La portai nei bagni degli uomini. Non c’era nessuno.
Ci infilammo in uno. Mi seguiva con un espressione dimessa, come un cagnolino addomesticato.

Le afferrai le spalle e la spinsi contro la parete di cartongesso.

‘Nonno! Perdonami!
‘Ti ho già perdonata! Tesoro! Forse non hai capito perché siamo qua! Ora finiamo quello che hai iniziato!
‘Nonno non posso, per me prima eri uno sconosciuto! Adesso non so se sarei capace di….

Senza darle il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. Gli saltai addosso dando sfogo alla mia estrema libidine che in quell’istante premeva come lava incandescente, diventando un fiume di fuoco in piena, incontrollabile.

Senza alcun indugio mi appoggiai con il cazzo duro come la pietra contro il suo grembo, incastrandolo contro l’incavo della figa, stupendamente disegnato nei particolari dai pantaloncini attillati.
Le afferrai le natiche con entrambe le mani e iniziai a spingere contro di lei. Simulando una vera scopata.

‘Cristina ho ancora il cazzo bagnato di sborra! Scoprire di avere una nipote troia non ha prezzo! Ho voglia si, ma di scoparti, qui!

Quelle parole scossero il suo corpo come un fuscello. Finalmente si era resa conto della situazione. Il suo viso assunse un espressione di stupore.
Intanto le mie mani ingorde, come la mia mente, manipolavano i suoi glutei con forza, mentre il mio cazzo duro spingeva nell’incavo della figa, diventando più incisivo. Ero eccitato come un montone in calore.

Avere tra le mani quel ben di dio mi dava un senso di brio e di bramosia che a stento riuscivo a controllare.

La girai con la faccia contro il muro. Con gesti frenetici le sbottonai i pantaloncini, trascinandoli giù insieme alle mutandine di cotone.
Il suo stupendo culo mi apparve in tutta la sua boriosa bellezza giovanile. Sembrava di rivedere quello della madre.

Agivo come un cane idrofobo, indiavolato, mentre mi sbottonavo i pantaloni. Quindi estrassi un cazzo duro, pulsante e ancora impregnato di sperma.
Quando lo liberai dai fronzoli, vidi sbattere la grossa cappella lucida contro la zona lombare del culo di Cristina.

Per gustarmi quella sensazione di euforia, mi ero completamente appoggiato a lei con il cazzo incastonato tra le natiche sode e calde.
Ero emozionato ed il cuore batteva a cento all’ora.

Cristina mi lasciava fare tutto quello che la mia mente contorta fantasticava, senza opporre alcuna resistenza. Mi permetteva di manovrarla come una bambola. Una bellissima Barbie a mia completa disposizione.

Ero dannatamente eccitato e voglioso di penetrare quel carpo magnifico.
Brandendo il cazzo, infilai la punta nello scoscio. In preda alla frenesia dei sensi schiacciai la cappella contro la sua figa alla ricerca dell’ingresso vaginale.

La strusciavo con forza tra i solchi delle labbra impregnate di liquido seminale. Non riuscivo a concludere nulla, tremavo dall’emozione di avere mia nipote tra le mani. Ero talmente impaziente di entrare in lei che non riuscivo a tenerlo dritto.

Così, per facilitare la penetrazione, infilai una mano davanti e con le dita separai le piccole labbra. Erano bagnata di umori, segno che anche lei si era eccitata da quella situazione incestuosa.
Una volta che aveva diviso le labbra ci ficcai la cappella in mezzo, e schiacciandola con forza la guidai dentro la vulva vaginale.
Fu una questione di pochi secondi, poi senti il dolce tepore della sua fica che si apriva avvolgendo il mio cazzo in tutta la sua lunghezza.
Cristina, nello stesso istante, non poté trattenere un lungo gemito e lo emise come se si fosse liberata da un forza che la teneva bloccata:

‘mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiiii

Quel lamento di piacere, mi trasformò in un toro inferocito che stimolato da un drappo rosso, iniziava a spingere con impeto.
I prima movimenti furono convulsi, poi, mi calmai e presi un ritmo più regolare, senza mai placare la foga.
Ero emozionato. Non stavo scopando una donna qualunque. Stavo martellando come un folle la figa di mia nipote. Solo a pensarci mi faceva venire le vertigini ed i brividi alla schiena.

‘mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm

Cristina stava ansimando. Era il segnale che la sua apparente indifferenza non era tale, quindi anche lei iniziò a muoversi verso di me, incassando quell’assalto e spingendo il suo fondo schiena in modo da farsi penetrare in profondità.
Alla fine ebbi la sua collaborazione. Del resto era scontata in considerazione di quella che era successo sull’autobus.
Per facilitarmi nella penetrazione si era messa a novanta gradi. Piegandosi in avanti fino a toccarsi la punta delle scarpe. In quel modo mi offriva totalmente il suo culo, anche lei cercava di trarre da quella scopata il massimo piacere possibile.

‘Mmmmmmmmmmm nonnoooooooooo sto godendoooooooooooooooo

Piegata in quella posa oscena esibiva uno spettacolo di straordinaria sensualità, che mi stimolava a spingere dentro di lei con maggior forza, e nello stesso tempo mi dava la possibilità di ammirare il suo bellissimo fondo schiena.
Mi sembrava di vedere quello di sua madre. Che tante volte al mare l’avevo ammirato nell’atto di piegarsi sul telo. Assumendo quella posizione superba, a pecora, che mi faceva sballare i sensi.

Mmmm Cristinaaaaaaaaaaaaa mmmmmmm

La situazione era talmente incandescente che mi era impossibile resistere oltre.
Lo scroto cominciò a pungolare. I primi conati di sborra iniziarono a farsi sentire nella radice del cazzo.

Mmmmmm cristinaaaaaaaaaaaa non ce la facciooooooo piùùùùùù
mmmmm nonnoooooooo sborrami dentroooooooooooo

Ero arrivato alla fine di quella stupenda maratona di sesso. In piena frenesia dei sensi iniziai a martellare con forza la sua figa in profondità, con una serie di colpi devastanti.

Mmmmmmmm godoooooooooooooooooooo

Infatti percepivo le pareti della figa stringersi come calde morse, contorcendosi con forti spasmi attorno al cazzo: Era un orgasmo.

Nello stesso istante mi bloccai dentro di lei e tenendola ferma dai fianchi scarica fluidi di sperma che le inondarono la fica.

Mmmmmmmmmmmmmm cristinaaaaaaaa mmmm
ooooooooooo nonnoooooooooooooo mmmmm

Tale nonno tale nipote.
Due così prima o poi si sarebbero incontrati, non c’erano dubbi.

Così va la vita

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com Scoprire la nipote troia non aveva prezzo.

Quella rivelazione imprevista offrì l’occasione della mia vita per arrivare a sua madre.
E’ il caso di dire: tale figlia tale madre.

Ma andiamo per gradi.

Quello che accadde sull’autobus con Cristina, la scoperta del suo segreto, mi aveva messo nelle mani un potere enorme, potevo pretendere di incontrarla quando ne avevo voglia, ma soprattutto strusciarle il culo ‘ab libitum’ poi, eccitato come un stallone, chiavarla con estremo gusto, dove capitava.
Una volta, in un giardino pubblico, tra due olmi, mi sono preso il gusto di sodomizzarla. La penetrazione peraltro non fu problematica, perché il pertugio anale della bella nipote era già ampiamente slabbrato.

Tuttavia, quando me la inculavo, non potevo fare a meno di pensare a quello di mia nuora.
Quel quadro era diventato il mio chiodo fisso.

Le domeniche in famiglia, e ogni volta che la incontravo, era una sofferenza immane guardarle il fondo schiena senza poterlo toccare e strusciarlo con il mio cazzo duro.
Anna era una donna matura, un splendida quarantenne, che si curava il fisico con sedute presso centri di bellezza e la frequenza assidua di palestre.
Cristina era un gran pezzo di fica, ma sua madre non era da meno.

Tutte le volte che mi scopavo Cristina sognavo di farlo con la madre. Le accarezzavo il culo immaginando di toccare quello di Anna.
Una volte, per sentire anche l’ebbrezza di averla, le chiesi di cambiare il taglio dei capelli e di farli stirare come quelli di sua madre. Non ci pensò due volte ad accontentarmi.
Ormai era diventata succube delle mie fantasie perverse ed era felice di realizzare tutti i miei fantasmi erotici.
Pur di soddisfare i miei desideri più libidinosi, indossava persino lingerie intima da sballo. Lo faceva perché ne ricavava un mio atteggiamento più morboso, che sfogavo chiavandola con un accanimento inaudito, stimolandole il corpo con cura e perizia in ogni parte. Era diventata il cibo prelibato della mia bramosia, che cuocevo a fuoco lento.

Dopo quella estate indimenticabile arrivò la stagione invernale.

Possedevo un vecchio casolare di montagna, non lontano da una famosa località di villeggiatura con piste di sci. Cristina ci raggiunse una settimana prima della vigilia di natale.
Nei momenti in cui mia moglie era impegnata nelle faccende domestiche, facevamo lunghissime passeggiate nei boschi innevati. Per fortuna non erano affollati come la città, quindi ogni angolo era adatto a ritagliarci dei momenti di intimità, che finivano tutti allo stesso modo, con lei piegata a pecorina ed io da tergo che le trivellavo il culo con foga, riscaldandola dalla temperatura rigida che le increspava la pelle delle natiche.

Due giorni prima della vigilia di natale mio figlio Giulio giunse con la moglie Anna.
Come sempre le mie attenzioni furono solo per lei. Mi era entrata nel sangue fin dal primo giorno che Giulio la presentò come la sua fidanzata.
Comunque la conoscevo già, perché l’avevo vista quando era una teenager, sfilare sulle passerelle durante le selezioni locali di miss Italia. Già in quel tempo mi impressionò il suo culo. Difficile da dimenticare.
Quando divenne la moglie di mio figlio, sviluppai dentro di me un forte sentimento di libidine nei suoi confronti, che è cresciuta negli anni in modo esponenziale.
Le vacanze estive divennero un vero inferno dantesco. Vederla in bikini, prendere il sole sulla spiaggia, uscire dal mare o fare la doccia, era come ammirare una dea. Un bellezza conturbante che mi suscitava un attrazione morbosa, che poi sfogavo con mia moglie o con una sublime pugnetta, all’interno della cabina.

L’auto si fermò nel cortile del casolare, lei scese con gesto elegante, indossava un jeans bianco attillato e un pullover della stessa tinta stretto, che esaltava le magnificenze delle sue tette, dalle misure generose. I capelli lunghi e biondi le cadevano sulle spalle. Era una gioia poterla ammirare e desiderare nello stesso tempo.
Dopo averli salutati chiamai Cristina e le proposi una passeggiata nel bosco. Lei, come di consueto, solo guardandomi negli occhi capiva che ero eccitato e voglioso di sfogare un incipiente erezione.

‘Nonno sei insaziabile!
‘Lo sai quando sono vicino a te ho sempre voglia di divertirmi!
‘Solo con me hai voglia di divertirti? Ahahah

Quel giorno non andammo molto lontani. Appena usciti dalla visuale della casa, spinsi Cristina in mezzo a due pini. Mi sbottonai i pantaloni ed estrassi un cazzo duro e palpitante.

‘Caspita se sei eccitato!

La nipotina, senza che glielo avessi chiesto, si inginocchiò al mio cospetto cominciando a praticare un lavoretto di bocca e di lingua.
L’arrivo della conturbante nuora mi aveva messo il fuoco nelle vene, quindi mi colse un desiderio di sfogare all’istante quel turbinio di emozioni che mi aveva suscitato all’inguine.

‘Girati ho voglia di scopare!

Cristina, sorrise con malizia, poi si appoggiò con le mani ad un albero di pino, mostrandomi il suo lato b. Quel giorno portava una minigonna in jeans, per cui fu sufficiente sollevargliela oltre i fianchi, e i liggings di lana, che glieli calai giù insieme alla mutande di cotone.
Come sempre l’apparizione del suo stupendo culo mi impressionava con le sue linee rotonde e ben tornite. Pelle liscia e tesa, priva di smagliature
Dalla mia prospettiva sembrava di vedere una stupenda pera. Era sempre spettacolare ammirarlo.
Appena incarcò la schiena, le afferrai i fianchi e la tirai verso di me.

Con una mano brandivo un cazzo duro e voglioso di penetrare in quelle tenere carni.
In piena frenesia presi a strusciare la cappella tra le fenditure della figa, spinsi e in un attimo il grosso bulbo fu inghiottito dalla fica ingorda di Cristina.

‘mmmmmm è sempre un piacere sentirlo dentro di me! Mmm sei tremendo nonno!

A quelle temperature rigide le pareti interne della fica mi sembravano quelle di una fucina incandescente.
Iniziai a scivolare dentro quella calda tana immaginando che fosse quella di mia nuora Anna.

Era sublime ammirare lo spessore del cazzo che penetrava in quella figa bollente. Il buco era perfettamente adeguato al diametro del nerbo. Lo spingevo veloce ed in profondità agognando quello di mia nuora.

Il sogno del resto non era lontano dalla realtà. Cristina era la copia esatta di sua madre, per cui non dovetti fare eccessivi sforzi per immaginare la cara nuora a pecorina davanti a me.
Quel pensiero erotico, come di consueto, alimentava il mio impeto, che mi spingeva a scuotere la fica di Cristina con profondi affondi e spinte poderose. Come sempre la figa impregnava la pelle del cazzo di una sostanza limacciosa e biancastra, che sui bordi delle labbra della fica lasciava un sedimento denso, che colava verso l’interno coscia.

‘mmmmm nonno ooooooo godo ooooo mmmm

Le parole sottolineavano un orgasmo intenso, che la costringeva a serrare la cosce. Le pareti della vagina pulsavano allo stesso ritmo del suo cuore, che io percepivo con forti vibrazioni del corpo.

In quei momenti aumentai lo sforzo per prolungare quel senso di piacere, gradito da Cristina.

Con tanta foga in corpo, con il desiderio per mia nuora che fluiva nelle mie vene come lava incandescente, dopo alcuni colpi dati in sequenza e assestati in modo devastanti, arrivai subito all’agognato orgasmo.

‘mmmmmm godo oo mmmm

Nel momento in cui stavo scaricando fluidi di sborra nella cavità vaginale di Cristina, all’apice dell’estasi dei sensi, si udì l’eco della voce di Anna.

‘Papà! Cristina! dove siete?

Porca vacca. Estrassi velocemente il cazzo dalla fica, ancora scossa, impregnata di umori e di sborra.
Feci in tempo a chiudermi la zip dei pantaloni, quando da tergo sento i rumori dei passi di Anna. Era già alle mie spalle. Cristina si era defilata in tempo dietro un pino, per cercare di tirarsi su i liggings e sistemarsi la gonna.

‘Papà sei qui! Dove è Cristina?
‘Gli scappava la pipì! E’ dietro quel pino!

Gli sfuggì un sorriso mentre fissava il pino, oltre il quale si intravedeva Cristina che agitava le spalle.

Guardai mia nuora. Era meravigliosa in quella cornice di candida neve. Gli anni erano passati ma lei era migliorata come il vino. La bellezza dell’asino aveva ceduto il passo ad una bellezza matura, raffinata.
In quel momento non avevo occhi che per lei. Il suo profumo mi giungeva in tutta la sua fragranza naturale. Sapeva di sandalo, lei era brava ad abbinare gli effluivi aromatici al suo stile di vita.

Aveva un ruolo di direttrice di un ufficio postale di un piccolo paese. Una donna abituata a comandare. La guardavi e capivi subito di che pasta era fatta.

‘Allora Anna! Quando facciamo il salto di qualità per la città?
‘Se nessuno mi mette i bastoni tra le ruote, ancora un anno di gavetta e poi dovrei aspirare alla direzione provinciale!
‘Ma tu sei brava e anche bella! Quel posto sarà tuo! Ne sono certo!
‘Grazie per la fiducia e per il complimento! – rivolta a sua figlia – Cristina che stai combinando la dietro?
‘Arrivo mamma! Ho finito!

Ci raggiunse con un sorriso sgargiante stampato sulla faccia. La scopata le aveva messo il buono umore.

‘Allora continuiamo la passeggiata?

Mi prese a braccetto, ed insieme, proseguimmo lungo un sentiero immerso nel bosco innevato.

Anna ci precedeva di una passo. Camminava flessuosa, oscillando il suo meraviglioso culo. Era un incanto vederlo muovere. Lo fissai per alcuni secondi, poi mi rivolsi a Cristina e con un sorriso malizioso, passandomi la lingua tra le labbra, le feci un segno, indicando il culo di sua madre.
Con il pugno chiuso imitai la scopata. Lei capì immediatamente le mie intenzioni e sorrise, c’era molta complicità tra noi. Continuai a muovere il braccio fino a quando Cristina, per farmi smettere, mi assestò una gomitata nel fianco.

‘Ei vuoi due che cavolo avete da ridere?
‘Niente Mamma! E’ il nonno che continua a stuzzicarmi con battute cretine!
‘Voi due, da qualche tempo, siete diventati culo e camicia! C’è qualcosa che mi sfugge! Non è che vi state prendendo gioco di me? Vi faccio ridere per come cammino? Me ne sono accorta! Con il filo dell’occhio ho notato papà che indicava con un gestaccio il mio posteriore!
‘ahahah si mamma! Ti muovi come una gallina! Sembra che tu stia calpestando una cesta di uova hahahaha

Cristina era una ragazza intelligente. Con una battuta riuscì ad allontanare i sospetti della madre.

‘A! è così! Allora vieni tu davanti! Io camminerò a braccetto con papà! E vediamo come muovi il culo!

Detto, fatto. Cristina iniziò a precederci di un passo, mentre io mi godevo il caldo contatto con Anna. Quando la strada diventava impervia azzardavo a cingerle i fianchi per sostenerla nei tratti difficoltosi. Attraverso il vestito percepivo un corpo tonico, rassodato da lunghissime sedute in palestra. Era emozionante tenerla e stringerla. Come capitava sovente. Averla vicino mi provocava sempre una possente erezione. La desideravo come l’aria che respiravo.
Ero talmente concentrato in quei pensieri morbosi che non mi ero accorto che la strada impervia era finita. Stavamo attraversando un tratto si strada sterrata perfettamente battuta, senza alcune anomalie. Ma il mio braccio continuava a cingerla dai fianchi. Lei non mi disse nulla. Così continuammo a camminare abbracciati per un bel tratto.

‘Guardate un aquila! Che bello!

Anna alzò il capo verso il punto che aveva indicato Cristina. Nel torcere il busto perse l’equilibrio. Per evitare che cadesse a terra dovetti afferrarla con entrambe le mani.
Alla fini mi trovai dietro di lei, con il grosso pacco perfettamente incuneato tra le sue chiappe.
Nello stesso istante Cristina si girò verso di noi e fu sorpresa nel trovarci abbracciati in quella strana posizione.
Mi lanciò subito un occhiataccia, cercando di capire che cosa stessi combinando.
Appena mi resi conto della situazione, mi staccai immediatamente da Anna.
Anna, non reagì a quel contatto improvviso, ostentando indifferenza ha continuato a guardare incantata il volo dell’aquila.

Cristina mi fissò con una intensità tale da mettermi in imbarazzo.

Lei conosceva perfettamente le intenzioni che nutrivo per sua madre. In alcune circostanze le avevo confidato che il culo della madre era un ispirazione divina, ed era molto simile al suo, e scherzando, le dissi che non mi sarebbe dispiaciuto poterlo manipolare a mio piacimento.

Poi sorrise e mi schiacciò un occhio, di nascosto mi fece il segno della sega. Come dire che per adesso dovevo accontentarmi di quella, perché la madre era una preda difficile da conquistare. Ricambiai l’occhiata con una smorfia ironica e un gestaccio, con la mano chiusa a pugno imitai la scopata. Come dire: ‘al mondo tutto era possibile, qualsiasi donna, presa nel momento giusto, avrebbe ceduto all’assalto’.
Lei si sganasciò dalle risate. Come dire: vedremo presuntuoso.
Era una sfida.

Anna abbassò lo sguardo su di noi:

‘Ei voi due la smettete di prendermi in giro? Stata di nuovo ridendo alle mie spalle?
‘ahahah no mamma! Mi è venuta in mente la storiella che mi ha raccontato il nonno alcuni giorni fa, a proposito di un’aquila che ha cagato sulla testa di un turista ahahahahah
‘accidenti ahahahahahahhaha che sfiga! Ahahah
‘Sfiga? Ma se dicono che porta fortuna hahahahah
‘ma non a lui hahahahahah
‘ahahahha (risata corale)

Rientrammo al rifugio di buono umore. Come sempre Cristina si era rivelata un vero portento ad animare l’ambiente. Le sue battute avevano sempre un doppio senso. Palesemente riferite alla relazione che avevamo intrecciato segretamente.

Quel pomeriggio in giardino, lontani da orecchie indiscrete:

‘Nonno ho voglia di sentire il tuo cazzo duro che struscia contro il mio culo!
‘E poi dici a me che sono insaziabile? Birichina che non sei altro! Se vuoi potremmo andare in cantina, li potrei accontentarti subito! Non immagini quanto sia eccitato in questo momento!
‘La mamma vero? Hai gradito il suo abbigliamento domestico?
‘Per te sono un libro aperto! Si! Quando è scesa in salotto con quella gonna corta per poco mi veniva un infarto!
‘Ti capisco! La mamma è una bella donna! Come diresti tu un gran pezzo di fica! ahahah
‘E tu gli somigli tanto! Che facciamo andiamo in cantina a sfogare i nostri istinti primordiali?
‘Non così! Ho voglia di sentirti in pubblico! Ho nostalgia del pullman!

Gli sorrisi, e con tono compiaciuto:

‘Tesoro c’è la funivia! La mattina è sempre affollata! Che ne pensi?
‘Nonno sei un genio! Domani mattina ci facciamo un giro, poi troviamo un posticino nascosto dove potremmo sfogare a modo nostro l’eccitazione accumulata su quel giro di giostra!
‘ahahah sei una benedizione Cristina! La nipote che ogni nonno vorrebbe avere! E io ce l’ho! ‘Ahahahah che fortuna!
‘ahahahah (risata corale)

‘Ei voi due? Sempre a ridere! La vostra complicità mi fa quasi rabbia! Ma che avete da raccontarvi voi due?

Era la voce di Anna, che apparve come una dea sull’uscio della casa. Il sole le faceva splendere i capelli biondi, che sembravano d’oro. La gonna corta attillata esaltava le stupende rotondità dei fianchi. Le gambe, poi, erano uno spettacolo poterle ammirare nude e abbronzate.

‘Ciao Mamma! Il nonno ha le battute pronte! è impossibile non ridere ahahah
‘Papà perchè non mi racconti qualcosa di divertente anche a me?
‘Ti avverto che sono sporche?
‘non è una novità! Certamente come le barzellette dei colleghi di lavoro! Hahah
‘tutto il mondo è paese! Lo sapevi che la barzelletta ha una funzione molto importante nelle relazioni tra un uomo e una donna?

Mi guardò perplessa:

‘Non ci avevo pensato! E quale sarebbe questa funzione?
‘Il maschio con le sue battute ‘sporcaccione’ sonda il terreno! Cerca di capire la personalità e le tendenze della donna! Quindi le possibilità di successo! Il sorriso si sa è il veicolo più efficace per traghettare una donna sulla sponda della trasgressione sessuale!

Mi ascoltava con molto interesse.

‘Azzo! Lo sai che non ci avevo mai fatto caso! E pensare che rido facilmente alle battute dei colleghi!

La fissai intensamente.

‘stai attenta che potresti indurre cattivi pensieri in qualcuno! Hahahah
‘accidenti adesso che ci penso! Gino, il postino, non perde occasione per fare battute a doppio senso, e io come una cretina ci rido dietro!
‘direi che il caro Gino ci sta provando! Del resto anche io avrei fatto lo stesso con una bella direttrice come te! Hahah
‘papà! E tu che tipo di barzellette propini alle tue prede?
‘per esempio questa: ‘Un giorno, Gino il postino, alla guida della bicicletta si imbatte in una bella ragazza che sta facendo l’autostop. Si ferma e gli propone di darle un passaggio. La ragazza ringrazia e contenta si siede sulla canna. Gino prima di uscire dall’ufficio postale si era imbattuto nelle sua bella direttrice e parlando con lei, come di consueto, si era eccitato. Mentre pedalava la ragazza, comodamente seduta sulla canna, confessa che è la prima volta che accetta un passaggio su una bicicletta da uomo. Gino sorride, e con un tono malizioso risponde: Signorina guardi che questa è una bicicletta da donna! La ragazza perplessa pensa tra se: ‘da donna? Ma se sono seduta sulla canna?’

‘hahahahah (risata corale)
‘papà sei terribile! Hahahah molto forte!
‘ne conosco altre, ancora più sporche di questa!

Intervenne Cristina:
‘Nonno ti prego mi fanno male le mandibole a furia di ridere! Vado un attimo in casa a bere qualcosa!

Restai da solo con Anna.

‘papà guarda che non sono stupida! Ho capito a cosa alludevi con quella barzelletta!

Il respiro mi si bloccò sul gozzo. Fissai Anna.

‘tu pensi che io ed il postino ce la intendiamo vero?
‘ahahah (sorriso di circostanza) assolutamente no! Ho solo preso in prestito la tua situazione per inserirla in una barzelletta vecchia come il cucco! Lo sai quanti Gino ci sono in giro? Sei mai salita su un autobus affollato!

Ci pensò per un alcuni istanti poi disse:

‘Si! So a cosa ti riferisci! A quei maiali che si appoggiano dietro! E quando li guardi storti si giustificano dicendo che è il cellulare! Che facce di bronzo! Ahahah
‘si proprio a loro! Però succede che uno si eccita veramente e in quelle circostanze non è facile evitare il contatto! La natura ci ha fatti così!
‘papà non dirmi che ti è capitato di appoggiarti a qualcuna?

La guardai intensamente negli occhi:

‘Si mi è successo! Anche più di una volta!
‘Azzo! e loro come hanno reagito? Scusa la mia curiosità non vorrei che mi considerassi inopportuna!

Era proprio quello che volevo. Suscitare il suo interesse per capire che tipo di donne fosse.

‘no tranquilla! Qualcuna mi ha mandato a quel paese, altre invece hanno gradito l’intrusione, anzi!
‘Anzi?

I suoi occhi erano lucidi. Attendeva la risposta con curiosità morbosa. Le vene del collo pulsavano al ritmo accelerato del suo cuore. La cara nuora si era eccitata. Ora il gioco lo conducevo io. La pollastra stava cadendo nella pentola. Pronta per essere cotta a puntino.

‘Anna! Vorrei confidarti alcune cose! Però mi devi giurare che rimarranno tra noi!

Quella era la prima volta che osai azzardare un tentativo di complicità dopo anni.
Condividere una confidenza con lei mi sembrava un buono inizio.
Mi fissò negli occhi. Con sguardo pensieroso e con curiosità morbosa che si era impossessata della sua mente. Impaziente di conoscere i particolari scabrosi di quella storia, che forse già immaginava, rispose:

‘Certo!

Le raccontai per filo e per segno l’occasione che capitò con una studentessa. Mi dilungai nei particolari. Vidi il suo sguardo illuminarsi ed emozionarsi nel momento in cui le confessai di essermi lasciato andare con lei nei bagni della stazione degli autobus.

Dopo che ebbi finito di raccontare la storia. Continuò a fissarmi con una intensità tale che mi fece venire la pelle d’oca.

‘Accidenti!

Era eccitata e si percepiva dallo sguardo, dalle labbra tremolanti, e dalle mani contratte.
Alla fine di un lungo silenzio.

‘Scusami, mi sono ricordata che dovevo fare un cosa urgente.

Girò i tacchi e corse in casa. Rimasi lì come un baccalà. Quando subentrò un minimo di lucidità mentale mi resi conto di aver fatto una grossa cazzata. Porca puttana aveva appena confessato a mia nuora di aver tradito mia moglie, sua suocera. Mi chiesi come l’avesse presa.
Lo seppi subito, perché da come mi trattava credo che l’abbia presa male. Anche Cristina si accorse di quel cambiamento repentino.
Mi cercò subito, e mi torturò i coglioni per alcune ore. Alla fine gli raccontai quello che era successo con sua madre.

‘Azzo! Sei impazzito? è adesso?
‘Non so che cosa mi sia preso! Il clima era così intimo che mi sono lasciato andare!
‘nonno sei un pazzo! Pensa che ho raccontato alla mamma che queste estate ti incontravo spesse volte sugli autobus? Adesso crederà che tu sia una specie di maniaco del culo!
‘Lo credo anche io! E pensare che questa mattina, nel bosco, le ho dato anche un grosso anticipo!
‘già! Hahah Pensiamo a noi! Allora domani mattina si fa in funivia?
‘Si! E’ meglio distrarsi un pochino! Credo di essermi giocato tua madre! Ahahah
‘Lo credo anche io! Ahahah ma hai me no?
‘hahah Si! Sei un diavolo di nipote! Ahahahah

Anna mi evitava di proposito. A volte la sorprendevo a fissarmi. Chissà che cazzo le passava per la mente in quei momenti?

Trascorsi la notte agitato. Poi al mattino, tutti i componenti ci ritrovammo in cucina a fare colazione. Come al solito Cristina, da grande dormigliona, continuò a restare a letto, avvolta nel piumone.

‘Pigrona ti vuoi alzare? Hai dimenticato che oggi dobbiamo andare sulla funivia?
‘Uffa nonno! Lasciami ancora cinque minuti!
‘Va bene! facciamo così: io vado alla stazione di partenza. Ti aspetto al bar ok? Ricordati tra mezzora parte il primo giro!

La stazione di partenza. La cabina poteva portare fino a quindici persone alla volta. I vacanzieri iniziarono ad arrivare presto. In pochi minuti all’ingresso si formò una lunga coda.

Dopo aver preso un caffè al bar, uscì e mi guardai attorno alla ricerca di Cristina. Vidi il lungo serpentone di gente che aspettava l’apertura degli impianti di risalita.
Ad un tratto la vidi. Era la prima della fila. Quella testona si era dimenticata che la stavo aspettando al bar.
Sorrisi. Mi era difficili avvicinarmi a lei, perché tra noi c’erano una diecina di persone, quindi l’avrei raggiunta all’interno della cabina.
Per l’occasione notai che indossava i liggings con gli stivali di pelle di camoscio. Un poncho di lana, colorato, e, al posto della gonna, i pantaloncini di jeans super attillati. Si era vestita come piaceva a me. Appena notai il suo stupendo culo mi eccitai all’idea di quello che sarebbe successo nella cabina.
Gli inservienti aprirono le barriere.
Le porte della cabina si aprirono. I turisti vennero fatti entrare uno alla volta, dopo il controllo del biglietto e degli sckipass.
Lo spazio all’interno della cabina era appena sufficiente ad accogliere quindi persone, tutti stretti come sardine. La cabina partì. Tra me e Cristina c’erano solo quattro persone. Ormai ero diventato un vero esperto nei movimenti in posti affollati. Con piccole spinte e accorgimenti vari riuscì a pormi dietro le sue spalle. L’attesa mi aveva eccitato. Così quando arrivai dietro di lei, senza alcun indugio le afferrai un fianco e tirandola verso di me le infilai lo spessore del cazzo tra i glutei.
Come di consueto, per lei era sempre un contatto emozionante. Avverti il suo corpo sussultare come se fosse stato percosso da corrente elettrica.
La Cabine non era come l’autobus. Non c’erano scossoni o improvvise frenate. Era un grande ascensore che dolcemente saliva lungo le pendici del monte.
Per cui dovetti spingere verso il suo culo con piccoli movimenti, cercando di non attirare l’attenzione degli altri.
Cristina, come sempre, era brava a tenersi incollata a me. Anche lei cercava di soddisfare quel contatto con piccole spinte e contrazioni delle natiche.
Quando arrivammo in cima:

‘Vai avanti! dopo l’Hotel Montana inizia un sentiero, io ti raggiungo lì’, poi scateneremo l’inferno!

Cristina scosse le spalle in modo inconsueto, ma poi mosse il capo in segno di assenso.
Uscimmo, le sue lunghe gambe iniziarono a muoversi. Non era facile starle dietro. Non mi preoccupai perché sapevo dove l’avrei trovata.

Non feci in tempo a mettermi sulla sua scia che il cellulare iniziò a vibrare.
Era Cristina. Guardai avanti non ‘cera più, forse era già arrivata al luogo dell’appuntamento.

‘Diavoletto! Sei già lì?
‘Nonno! Sono ancora a casa!
‘A casa? Ma se ti ho appena incontrata sulla cabina della funivia?
‘Non ero io! Mi hai scambiata per un altra! Ahahahah glielo hai appoggiato vero?
‘Si? è non ha detto nulla!
‘Azzo!
‘Cazzo! Però ti somigliava come una goccia d’acqua! Indossava un pocho simile al tuo!
‘hahah nonno sei terribile! Quei poncho sono molto comuni. Pensa che anche la mamma ne ha uno simile al mio! Non te ne lasci scappare nessuna! Che faccio ti raggiungo?
‘No lascia perdere! Ci organizzeremo per domani mattina! Adesso arrivo, dammi solo il tempo di scendere e poi ci vediamo a casa!
‘Se ti va potrei venirti incontro! Così magari mmm che ne pensi?

Pensai alla ragazza sconosciuta, chissà forse mi stava aspettando nel bosco? Cazzo era una gran pezzo di fica. Dovevo comunque verificare se la proposta indecente fosse andata a buon fine.

‘Cristina lascia perdere! Ci vediamo a casa!
‘Come vuoi tu nonno! A dopo!

Guardai il sentiero che proseguiva oltre l’Hotel Montana.
cento metri dopo vidi la stradina che si infilava nel bosco. Chissà se la tipa ha accettato l’invito. Considerato che non ha fatto nessuna opposizione allo struscio del cazzo nei suoi glutei, dovevo supporre che le era piaciuto e adesso fosse lì ad aspettarmi.

Euforico allungai il passo e mi infilai nella stradina coperta di neve. Fatti pochi passi intravidi tra i pini un sagoma, era lei. Il suo poncho era riconoscibile a chilometri di distanza.
Mi dava le spalle. Mi avvicinai a lei, lentamente. Quando l’ebbi davanti, a circa un metro. L’Osservai attentamente. Per quando mi sforzassi mi era impossibile immaginare che quella non fosse Cristina. Era alta come lei. I capelli erano lunghi e le cadevano sulla spalle come spaghetti.

L’afferrai dalle spalle. Il suo corpo era tonico.

‘Ciao dolcezza!

Nello stesso tempo, da tergo, la tirai verso di me, stringendola forte. Il mio inguine urtò perfettamente contro il suo culo. Il cazzo, appena toccò il suo lato b, si ravvivò subito, iniziando a palpitare contro le sue natiche.

Da parte sua ci fu un leggero sussulto del corpo, poi, senza respingermi, si lasciò toccare in silenzio. Le spostai i capelli di lato e la baciai sul collo. Il suo profumo era forte. Sandalo. Un aroma che conoscevo benissimo.

Mentre la stringevo, manipolando le sue meravigliose tette, il suo respiro divenne affannoso. Il petto si muoveva a scatti. Percepivo le sue membra tremare, come se un vento gelido l’avessi investita.
Il mio cazzo incalzava con accanimento nell’incavo del suo culo, mentre le mani, come impazzite, l’accarezzavano su tutto il corpo. Era completamente in mio potere.

Il suo profumo mi aveva stordito i sensi, ampliando il desiderio di possederla.

Mentre le baciavo il collo, ebbi un flash, l’aroma di quel profumo mi ricordava qualcuno. Era una follia ma l’intuito mi spinse a dire:

‘Anna! Sei meravigliosa! Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento!
‘Papà! Mmmmmm

Nello stesso istante si girò. Stavo quasi per svenire quando incontrai i suoi occhi azzurri. Mi fissavano con intensità. Erano lucidi e riflettevano uno stato di libidine sconvolgente.

Quando l’ebbi di fronte le afferrai i fianchi e la tirai verso di me. Appena il suo scoscio urtò contro il mio cazzo duro fu come se il paradiso si fosse materializzato in quell’abbraccio.

Me la strinsi con tutta la forza che potevo esprimere.
Ero emozionato. Mossi il bacino contro di lei, strofinando tra le sue cosce il grosso pacco, che palpitava sofferente nelle mutande, simulando un movimento simile alla scopata.

Eravamo entrambi in preda all’eccitazione. La baciavo sul collo, l’accarezzavo con impeto, infilando le mani sotto i vestiti, che scavarono fino ad arrivare alle sue tette, che divennero preda assoluta delle mie dita. La pelle era calda e liscia.

La mia azione era pari a quella di un uragano. Lei non faceva altro che agitarsi tre le mie braccia ed ansimare dal godimento che le stavo dando.

L’epilogo alla prossima puntata.

Aii curiosi consiglio di andare:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2012/07/con-la-nuora-sulla-funivia.html

Guzzon59

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