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Racconti Erotici Etero

Tinder

By 23 Dicembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

I miei compagni Erasmus mi hanno parlato di questa nuova app, Tinder. &egrave un app studiata per far incontrare le persone, detto in modo meno politically correct, per scopare. In pratica prende alcune foto, il tuo nome e la tua età da Facebook e crea il tuo profilo. Poi ti permette di visualizzare e valutare i profili dei ragazzi che si trovano ad un raggio di chilometri deciso da te dalla tua posizione attuale. Puoi valutare se questi ragazzi ti piacciono o meno, con un semplice click. Se c’&egrave corrispondenza, ovvero se ad un ragazzo a cui hai messo mi piace piaci anche tu, allora potete parlarvi ed eventualmente prendere accordi per vedervi.

Inizialmente me ne parlano alcuni amici maschi e io sono molto scettica. Per altro la usano più per prendere in giro le ragazze e ridacchiare fra di loro, dubito che qualcuno di loro ci abbia mai combinato qualcosa. In Italia, con la nostra allegra abitudine di farci gli affari altrui molto più che i nostri, una cosa del genere non potrebbe mai funzionare: nel giro di due settimane saresti classificata con ‘troia’ e tale rimarresti, quindi le possibilità di un po’ di sano divertimento senza conseguenze sono scarse.

Ma adesso sono in Svezia, in Erasmus, e valgono regole diverse. Qualche settimana dopo anche I., una mia amica finlandese, mi parla di questa app. Mi dice che &egrave una specie di gioco, fatta per guardare un po’ di bei ragazzi e stop, per ridere. Quando gli chiedo della privacy mi rassicura e poi aggiunge che non &egrave niente di che: ‘It’s not that big deal, it’s just for fun’. La sua espressione mentre parla, tuttavia, lascia ‘intendere qualcosa di più sul tipo di divertimento a cui si riferisce’

Alla fine, decido di installarla anche io. Carico alcune foto dal mio Facebook, qualche primo piano e qualche figura intera. Sono alta 172 per 63 kg, un fisico che finalmente mi soddisfa abbastanza dopo anni di dieta e palestra. Una terza di seno. Lunghi capelli marroni, mossi. Occhi scuri, di solito mi trucco con matita e ombretto nero quando esco. Scrivo nella descrizione che non parlo svedese e sono li per un semestre. E comincio a giocarci.

Qualche giorno dopo, ho già una decina di match. Di solito non comincio la conversazione, aspetto che siano i ragazzi a salutarmi per primi. Comincio a parlare con due o tre’ in effetti I. aveva ragione: non &egrave niente di che, ma &egrave divertente.

‘Hey Vivi, I like your cat pic!’ ‘mi scrive un giorno un ragazzo, R.

Sorrido nel leggerlo. In effetti la foto a cui fa riferimento &egrave molto carina: l’ho scattata ad Halloween, ero truccata da gatta con tanto di orecchie e codina. Quella foto mi piace molto anche perché ha catturato un espressione molto birichina che si intona bene con il trucco da gatta.

Così gli rispondo, ringraziandolo del complimento e continuiamo a chattare. Dalle foto anche lui sembra carino ed &egrave evidentemente un giocatore di football visto che ha quasi tutte foto in divisa con la maglia della squadra universitaria. Pare un bel ragazzo, somiglia vagamente a Russell Crowe.

Siccome Tinder fa scaricare rapidamente la mia batteria, presto gli chiedo se posso aggiungerlo su Facebook e continuiamo a chattare da li. Parliamo per qualche giorno, scopro che anche lui frequenta l’università e studia una materia simile alla mia. Scopriamo inoltre di abitare nello stesso quartiere dello studentato, probabilmente a meno di 5 minuti l’uno dall’altra. Appena scoperto questo, lui comincia a chiedermi di incontrarci, ma io tentenno per qualche giorno. Non sono proprio sicurissima, non voglio fare una cazzata. Alla fine, tuttavia, una sera sono così scazzata per altre ragioni e lui’ così insistente, che decido di dargli una possibilità. In fondo, magari mi farà distrarre un po’, penso.

Così gli propongo una birra da K., il locale del campus. Mi vesto e mi trucco con cura per l’appuntamento: &egrave strano, ma nonostante non mi importi molto di questo ragazzo, sono curiosa di vedere cosa succederà e voglio presentarmi al meglio.

Quando entro da K. sono un po’ nervosa, mio malgrado. Vado al bancone a ordinare la mia birra. Dopo qualche istante, mi sento toccare sul braccio. Mi giro e per la prima volta vedo R. dal vivo. (i dialoghi si svolgono in inglese, tradotti per praticità)

‘Ehy ciao!’

‘Ciao! Wow, sei più carina che non in foto!’

Sorrido di nuovo, ringraziandolo. Che dolce, un ottimo inizio!

‘Lascia stare la birra, offro io’ aggiunge lui.

Ottimo, nella Svezia madre delle pari opportunità a tutti i costi, questo gesto di cortesia vale molto più che in Italia. Mentre paga la birra, mi concedo di guardarlo meglio. Non &egrave grosso come sembrava in foto, ma &egrave comunque ben piazzato. Capelli biondi, barba curata, occhi azzurri. Un espressione in qualche modo sempre un po’ pensierosa, ma dolce. Un buon odore. Decisamente, anche dal vivo &egrave carino!

Pagate le birre di entrambi, mi posa la mano sul fianco e mi guida dolcemente ad un tavolo libero. Ci sediamo l’uno di fronte all’altra e cominciamo a chiacchierare.

Inizialmente un po’ imbarazzati, con la complicità della birra e dell’ambiente rumoroso ben presto ci sciogliamo. Siamo costretti ad avvicinarci un po’ di più per parlare e la cosa non mi dispiace, ci permettere di abbattere le barriere dalla distanza. Parliamo di noi, dei nostri interessi’ football soprattutto nel suo caso, viaggiare e fare nuove esperienze nel mio.

Dopo un’oretta, il locale sta chiudendo (in Svezia tutto chiude prima), così dobbiamo andare. Mi riaccompagna a casa, visto che abitiamo molto vicini. Sulla strada, rischio di scivolare sul ghiaccio e lui mi trattiene per il braccio, tirandomi a sé. Lo ringrazio e mi rialzo, elettrizzata da quell’inaspettato contatto fisico. Cavoli, mi piace! Molto, molto più di quanto mi aspettavo. Forse la serata sarà più di una piacevole distrazione’

Arriviamo al mio portone. Mi guarda imbarazzato, senza sapere cosa fare. Così prendo l’iniziativa e gli chiedo se ha voglia di continuare la serata guardando un film. Accetta, visibilmente sollevato.

Andiamo in camera mia, accendo il pc e abbasso le luci, lasciando solo quella dell’ingresso e una piccola candela. Metto su un film, un cartone animato, e ci sediamo comodi sul letto per guardarlo.

Dopo qualche minuto, sento la mano di lui sulla coscia. Accarezza i collant velati timidamente, senza spingersi troppo oltre, ma quel tanto che basta per farmi cominciare ad essere meno interessata al film’

Mi sposto leggermente, avvicinandomi a lui e la sua mano sale lungo il collant sfiorandomi il vestito. Poi a un certo punto, R. decide che ne ha abbastanza del film. Mi sfiora la guancia dolcemente, facendomi voltare verso di lui. Si avvicina, sfiora la punta del naso con il mio e, lentamente, quasi a chiedermi il permesso, mi da un bacio dolcissimo sulle labbra. Ricambio il bacio, ma dopo qualche istante vinco la sua timidezza e lo trasformo in qualcosa di più passionale. R. capisce al volo e inizia a baciarmi con passione, poi mi rovescia sul letto e infila con più decisione la mano sotto la mia gonna.

Nessuno dei due fa più caso al film ormai, mentre R. comincia a spogliarmi. Mi sfila il reggiseno, liberando le mie tette con i capezzoli già duri, che subito comincia a leccare e succhiare, strappandomi piccoli gemiti. Poi mi alza la gonna e mi sfila le calze e scende tra le mie gambe, dove comincia a leccarmi e stimolarmi il clitoride con un dito. Infila l’indice dentro di me e comincia a muoverlo, scopandomi, mentre io mi bagno sempre di più e gemo più forte. Mi porta fino all’orgasmo in questo modo e io vengo gemendo forte.

La stanza sembra più piccola illuminata dalla luce calda della candela, sembra stringersi attorno ai nostri due corpi nudi e avvinghiati. R. si rialza, mi sorride e mi bacia di nuovo. &egrave il mio turno ora e lo ripago con un pompino come piace a me, che peraltro mi riesce facile perché ha un gran bel cazzone. Succhio e lecco con passione e R. non mi fa mancare i complimenti, che come al solito mi eccitano moltissimo.

Dopo un po’, mi fa smettere e mi fa rialzare. Mi gira di nuovo sulla schiena, mette il preservativo ed entra in me, scopandomi prima dolcemente e poi sempre più forte.

‘Ti piace vero, troietta?’ chiede, guardandomi negli occhi.

‘Oh.. sì.. sìì’ gemo, quasi fuori controllo in preda al piacere

‘Cosa vuoi che faccia?’ chiede di nuovo. Mi costringe a guardarlo, ad aprire gli occhi: vuole una risposta.

‘F..fottimi!’ gemo, sapendo che &egrave ciò che vuole.

‘Cosa?’ chiede, a voce più alta.

‘Fottimi, ti prego, ti prego!’

R. aumenta il ritmo, ma pochi secondi dopo chiede ancora, provocandomi ‘Cosa vuoi che faccia, troietta?’

‘Voglio.. che mi fotti.. con il tuo cazzone’ voglio essere scopata” rispondo, senza più controllarmi. &egrave la prima volta che parlo così a un ragazzo durante il sesso, ma questo mi sta eccitando moltissimo. Sento la mia fighetta sempre più bagnata, tanto che gli umori colano sulla coperta. Sento come mi sbatte ad ogni colpo ed ogni colpo &egrave una fitta di piacere.

‘Aahh.. ahh.. sìì”

‘Vuoi che ti fotta, troia?’

‘Sì.. voglio che mi scopi.. più forte!’ grido quasi, vicina all’orgasmo.

R. aumenta ancora il ritmo e in pochi istanti mi fa venire. Lo fermo, gli occhi chiusi, il petto che si alza e si abbassa per il fiatone. Ma mi accorgo che lui non &egrave venuto invece e mi guarda con un espressione divertita e soddisfatta, contento del suo operato.

La stanza &egrave troppo calda e siamo entrambi sudati e senza fiato.

‘Che ne diresti di continuare’ sotto la doccia?’ chiedo, ansante.

R. acconsente e pochi istanti dopo siamo sotto il getto caldo della doccia. Strusciamo i nostri corpi nudi sotto l’acqua calda, aumentando l’eccitazione di entrambi. R. prende tra le dita i miei capezzoli e li pizzica finché non sono durissimi, fino quasi a farmi male. Mi infila un dito tra le gambe e sfiora il clitoride ancora gonfio, mentre io gli massaggio il cazzo con le mani per farlo tornare completamente in tiro.

Senza preavviso, mi fa girare bruscamente e comincia a palparmi il seno da dietro. Aspetta un secondo per vedere la mia reazione, poi, siccome io sembro gradire, mi fa chinare davanti a lui mettendomi a 90 e me lo infila da dietro. Comincia a scoparmi, sempre più forte, strappandomi gemiti e sospiri.

‘Vuoi che venga troietta? Vuoi che venga per te, che ti sfondi?’ mi chiede, spingendo sempre più forte. Io ormai sono fuori controllo, grido e gemo e non capisco più niente, quindi lui lo interpreta come un assenso e in pochi minuti viene abbondantemente.

Mi rialzo e ci abbracciamo, ancora sotto il getto d’acqua, completamente senza fiato.

‘Mica male questo Tinder’ penso, ad occhi chiusi tra le sue braccia, ascoltando i nostri respiri affannosi che si calmano.’

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