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Treno Regionale 1256

By 6 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Treno Regionale 1256
Alla fine di una stressante mattinata di lavoro mi precipitavo sotto il caldo sole settembrino verso la stazione per prendere, come sempre al volo ed in ritardo, il tremendo regionale 1256 che mi portava a destinazione.
Ripresomi dallo scatto e dallo sforzo atletico mi accomodavo in un accogliente – si fa per dire – scompartimento  in una carrozza deserta e tranquilla, giusto per potermi rilassare e riposare un pochino.
Dopo alcuni minuti, lasciata la stazione di partenza, scorsi in fondo al corridoio una splendida creatura femminile che camminava sicura e altezzosa proprio nella mia direzione.
Cominciai allora insistentemente a rivolgere le mie suppliche a Dio, Buddha e Visnu’ed a tutte le divinità conosciute  affinchè la ragazza entrasse giusto nel mio scompartimento deserto a farmi un po’ di compagnia.
Ebbene qualcuno lassù ( o laggiu’) diede ascolto alle mie preci tanto che la giovane si avvicinò alla porta e si accomodò proprio di fronte a me.
Era una bella ragazza, non c’è che dire, di circa 1 metro e 70 di altezza, con una testa riccia, castana chiara e sbarazzina e due occhioni verdi da gatta.
I miei sguardi si concentrarono subito sulla sua figura attendendo trepidante il momento della “seduta” e del conseguente accavallamento delle gambe.
La scrutavo insistentemente, fissando al rallenty quei momenti con il porco intento  – cosi’ come successo per la verità altre volte – di stivare nella memoria quei ricordi da utilizzare nei momenti di solitudine.
La ricciolina si sedette accavallando un paio di lunghe gambe da cerbiatto, ben tornite ed abbronzate, proprio di fronte a me.
Il suo abbigliamento era essenziale, non vistoso ma molto provocante nella sua semplicità.
Vestiva infatti un vestito di cotone leggero verde militare, un palmo sopra il ginocchio, leggermente scollato davanti, dal quale facevano capolino un bel paio di seni  intrappolati parzialmente in una canottierina color beige.
Ai piedi la ragazza calzava un paio di stivaletti color sabbia leggermente ampi dai quali si riusciva ad intravedere le caviglie sottili.
I miei sguardi si facevano vieppiu’ sempre insistenti soprattutto quando la mia dirimpettaia, immersa nella lettura di  un libro di Kahil Gibran,  spostava le belle gambe ora a destra ora a sinistra facendo inavvertitamente sollevare la veste sino a metà coscia.
Inutile dire che ero assai eccitato dalla situazione, allorquando la ragazza per raccogliere il cellulare caduto in terra divaricò le gambe facendomi intravedere l’inguine abbronzato velato da un mini slip – probabilmente di microfibra –  nero .
Rimasi fermo imbambolato a fissare per un lungo secondo le belle cosce della mia compagna di viaggio, immaginando scene di sesso selvaggio, allorquando venni fulminato dallo sguardo di lei che mi fece istintivamente girare il volto  imbarazzato dall’altra parte.
Per distogliermi dai cattivi pensieri e per non urtare la sensibilità della donna mi misi stancamente e svogliatamente a leggere le carte di lavoro che avevo con me.
Dopo alcuni minuti squillò il telefono della giovane, dal tenore della conversazione era inequivocabilmente il fidanzato di Lei: in quel momento l’angelica creatura si trasformo’ in un diavolo tentatore.
Nel corso della telefonata infatti Carola – almeno questo era il nome scritto a penna sul suo libro – comincio’ a lanciarmi languidi sguardi ammiccanti.
Non paga del mio evidente imbarazzo, si mordicchiava il labbro superiore fissandomi, facendo scivolare lentamente la sua mano sinistra dal collo sino al seno; il tutto continuando imperterrita la telefonata.
Quando aggancio’, come niente fosse, si immerse nuovamente nella lettura.
La mia eccitazione era sempre piu’ visibile, il cavallo dei pantaloni cominciava pure a gonfiarsi quando presi – per cercare di ingannare  tale situazione – il telefonino in  mano proprio per cercare di alleviare il peso dell’erezione.
Dopo alcuni secondi Carola, rompendo il silenzio e fissandomi negli occhi mi disse, “Smettila porco lo so cosa stai facendo con quel telefonino! mi stai scattando delle foto o come minimo mi stai filmando! Dammi il telefonino sennò chiamo immediatamente la Polizia Ferroviaria e ti denuncio!! Razza di maiale che non sei altro, non mi hai staccato gli occhi di dosso”.
Dapprima inebetito e frastornato cercai di arginare la veemente reazione di Carola balbettando qualcosa di insensato.
Dopo alcuni secondi – superato l’impasse grazie alla mia diplomazia che mi aveva in passato salvato in mille occasioni – riuscii ad uscirne fuori e proclamai alla ragazza la mia innocenza.
Non stavo infatti facendo nulla di male col cellulare se non consultare la  mia posta.
A quel punto di fronte alle accuse insistenti di Carola dissi sfrontato alla ragazza :” Senti faccia d’angelo, facciamo una bella scommessina, visto che sei tanto sicura delle tua affermazioni, io ti do il mio cellulare ora, lo ispezioni per benino finchè vuoi ma se non trovi nè una tua foto nè un tuo filmato dovrai….”  e sussurai il resto della frase all’orecchio della ragazza.
Carola sbarrò gli occhi, ma talmente certa di inchiodarmi accetto’ la scommessa.
Dopo alcuni minuti di ricerca frenetica frugando fra impostazioni, cartelle, suoni, sfondi, documenti, files e quant’altro, Carola non trovo’ nulla.
A quel punto senza fiatare, tiro’ le tende dello scompartimento, si avvicino’ a me come una pantera, mi passo’lentamente le sue mani dalle dita smaltate di bordeaux sul collo e sul torace, sino quasi a graffiarlo.
Si abbassò su di me, strusciando i suoi ricci sul mio ventre sino al cavallo dei pantaloni, mi guardo’languidamente con i suoi occhioni verdi e comincio’ a sbottonarmi i pantaloni.
Era una gran femmina non c’è che dire, ed il suo viso d’angelo mi faceva letteralmente impazzire.
Divarico’ quindi le cosce di fronte a me facendomi vedere finalmente per intero il suo intimo nero che tanto avevo agognato, era proprio un bel perizoma in microfibra, si non mi ero sbagliato.
A quel punto Carola lo sfilo’ con un solo movimento, aprendomi davanti ai miei occhi una splendida fica liscia ed integralmente depilata.
Non mi persi di certo d’animo e azzannai voglioso quello stupendo frutto  bello gonfio e ricco di nettare prelibato, dedicando le mie attenzioni soprattutto al clito turgido e fradicio di piacere.
Carola stava godendo come non mai, lo sentivo dal respiro affanato, dalle pulsazioni, dai battiti, dalle contrazioni che aveva e questo mi eccittava a mille.
Ma lo spettacolo non era terminato.
La ragazza sbottono’ finalmente i miei pantaloni liberando il mio membro rigidissimo e, avvolgendolo con il suo perizoma bagnato, comincio’ a masturbarmi con sapienza.
Stavolta il respiro affannoso era il mio,  Carola si accorse di cio’ e con uno sguardo d’intesa si avvicinò al mio pene gonfio cominciandolo a leccarlo e a insalivarlo per benino partendo dalla cappella bollente.
In una situazione del genere non potevo resistere a lungo anche perchè nel frattempo ci eravamo entrambi distesi sui sedili abbandonandoci in un intenso 69.
Carola allora comincio’ a leccare e a succhiare  con maggior lena e avidità sino alla mia eplosione  che inondò la sua bocca del frutto del mio abbondante piacere .
Carola continuo’ a succhiarlo ancora qualche secondo assicurandosi poi di aver inghottito ogni goccia di me.
Rimasi stremato per un attimo sul sedile, quando Carola si ricompose come se niente fosse e se ne usci’ dallo scompartimento.
Mi sollevai e vidi sul mio pene ricurvo il perizoma nero appoggiato sull’asta.
Era quello che mi rimaneva di questa incredibile avventura.

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