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Racconti Erotici Etero

Un angolo d’Oriente nell’Oltrepò Pavese – parte 3

By 10 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio bacio con Suki rimase… casto.
Lo so… con una meraviglia così, perlopiù a disposizione, il non approfittarne era veramente stonato, anche se era pur sempre un bel premio per chiunque, ma avevo un impegno da portare a termine e non potevo perdere altro tempo, ma con che difficoltà.
Al termine del lungo bacio voglioso dove le ebbi esplorato la bocca, le accarezzai il viso e vidi lei che mi guardava con occhioni interrogativi, le sorrisi e feci capire che dovevo lavorare perché per me voleva dire guadagnare qualche soldino. Lei annuii comprensiva e con un sfioramento di labbra mi disse : “tu piace tanto”, gli risposi:” anche Suki a me”
Se a questo punto tirate un profondo sospiro capirete il mio stato d’emozione.
Ero oramai arrivato al termine del recupero di tutti i dati utente sul computer quando giunse nello studio Evaristo che mi apostrofò prima con un :”come va?” e subito dopo :”ti va un break?”
Solo allora mi accorsi di quanto tempo fosse trascorso, e dunque accettai ben volentieri. Scesi a pianterreno con il mio ospite, vidi che le ragazze non c’erano, passi per Aiko che immaginai stanca dalla recente sessione d’amore, ma non vidi nemmeno Suki. Sorseggiammo una bevanda fresca seduti all’esterno sui divani, parlando del più e del meno quando Evaristo mi informò di una specie di festa che si sarebbe svolta a breve a casa sua. Ed inaspettatamente mi chiese se fossi stato disponibile ad organizzare la parte suoni e luci della festa vista la repentina dipartita degli addetti che avevano dato forfait. Mi informai maggiormente su cosa avrebbe voluto ma rimase vago, dicendo che avrebbe lasciato carta bianca, specificando solo che buona parte dei partecipanti sarebbero stati giapponesi e quindi dovevano essere messi a propro agio come sentirsi “a casa loro”.

Non avevo mai organizzato praticamente uno spettacolo, avevo si dato l’appoggio tecnico Gli risposi che le uniche mie conoscenze erano lui e le ragazze. Mi disse di non preoccuparmi ve ne sarebbero stati altri nella mia stessa condizione. La data era ancora da stabilire, ma appena saputo il giorno d’arrivo di alcuni suoi clienti giapponesi che avrebbero portato : ”carne fresca”, sue precise parole, il tutto sarebbe stato organizzato sin nei più minimi dettagli, “alla giapponese” come mi spiegò poi. Vedendo ancora il mio tentennamento mi chiese se sapevo cosa fosse un body sushi anche se intuitivamente già conosceva la risposta, che gli confermai con un :” cosa sarebbe?”. Una vaga idea ce l’avevo, ma dopo le spiegazioni da parte di E. risposi che avevo visto si alcuni articoli sul web su questo tipo di pranzo, che si svolge sul corpo nudo di una ragazza possibilmente giovane, distesa nuda, che funge da vassoio per tutte le pietanze, e rimane immobile sino al termine del pasto. Ma, aggiunse, a differenza dei body-sushi tradizionali che si svolgono nel privato in giappone con l’impossibilità per gli estranei di parteciparvi, assieme ad alcuni suoi più fedeli clienti avevano elaborato una variante molto più estrosa ed appetitosa che mi sarebbe senz’altro piaciuto.

Inoltre per il dopo pranzo aveva in mente uno spettacolo introvabile in occidente, ma che voleva preparare per i suoi ospiti. Incuriosito da tutte queste usanze orientali accettai favorevolmente con grande gioia del mio ospite. Gli ricordai che ero lì per un preciso incarico e volevo portarlo a termine nel miglior dei modi. Evaristo, fattosi improvvisamente serio si complimentò con il mio metodo di lavoro apprezzando il mio impegno, non riuscii a trattenermi dal rispondergli che era il mio lavoro e dunque il mio guadagno. Mi rispose solamente guardandomi in silenzio.
Tornai nello studio a completare il controllo generale sulla prima parte del lavoro ed iniziai a prepararmi il tutto in vista della reinstallazione del giorno successivo. Soddisfatto del procedere pensai inoltre di fare una copia di backup su DVD di tutti i dati recuperati, non si sa mai.
La masterizzazione per essere precisa si sa è alquanto lunga soprattutto quando vi sono vari giga da mettere al sicuro, così attendevo il lontano termine con la pazienza di giobbe quando giunse Suki. Si sedette sul divano, la osservai sorridendole, aveva un’aria strana quasi stanca, glielo chiesi e mentre lei mi rispondeva vagamente di sì, capii che aveva appena fatto l’amore, i capelli un po’ in disordine l’espressione ancora trasognata di lei, il poco parlare di Suki, cosa anomala. Mentre la osservavo pensando tra me e me che era proprio un bel bocconcino, Suki alzò lo sguardo e mi chiese se mi piacessero le ragazze giapponesi. Non le dissi esattamente il mio pensiero ma con un giro di parole le feci capire che mi hanno sempre messo il fuoco nelle vene e quando ne vedo una gli farei, gli farei…. cosa non gli farei.

A bruciapelo le chiesi quasi sussurrandolo se avesse fatto l’amore. Prima di rispondere Suki mi guardò a lungo rispondendomi dopo un po’ con un sussurrato :”si”. Gli dissi :” piacuto?”, ma lei non mi rispose, abbassò lo sguardo, un po’ colorita in viso e mi sorrise. “Guarda che mi fa piacere se sei stata felice” gli dissi. Andai a sedermi a fianco a lei, le passai la mano sulla spalla e la feci adagiare di schiena sulle mie gambe, Suki continuava a fissarmi con sguardo interrogativo. Mi chinai a baciarla e poco prima che le nostre labbra si toccassero vidi che aveva dischiuso la bocca e chiuso gli occhi. Lo interpretai come un segno di sottomissione, di offerta, così, lentamente e delicatamente la mia mano s’incuneò tra le sue ginocchia. Sentii un suo sussulto al momento in cui la sfiorai, non si aspettava che la toccassi? pensai tra me e me, ma proseguii comunque.

Sempre baciandola dolcemente, con il pollice e l’indice forzai le sue ginocchia ad aprirsi. Come un’intesa tra amanti lei si aprì a me, allargò le cosce con naturalezza quasi con desiderio, ed io accarezzandole l’interno di una e poi l’altra, risalivo con esasperante lentezza l’interno dalla pelle così delicata e bianca. Sentendo il solletico della sua folta peluria sulle dita, raggiunsi lateralmente la piega che separa la coscia dall’inguine ed accarezzai sia un lato che l’altro girando attorno alla perfetta protuberanza della sua vulva separata da una singola fessura. Ad ogni sfioramento sentivo Suki che sussultava spasmodicamente, e quando mi staccai dalla sua bocca lei aprì gli occhi rimanendo sempre a bocca aperta, guardandomi interrogativamente mentre ansimava per il piacere ricevuto. Le chiesi se gli piacesse, e lei per tutta risposta mosse lentamente la sua testa in segno d’affermazione assecondando i miei movimenti. Dopo alcuni giri le presi con tutta la mano quella protuberanza facendo sfregare tra loro i lembi in senso opposto

Questo parve piacere ancora di più a Suki, lo capii dall’aumento del suo respiro, così, dopo aver sentito l’appicicaticcio che fuoriusciva dalla sua fighettina, segno che si stava scaldando, improvvisamente le aprii la vulva separandola con l’indice e con il pollice, poi con il medio in un lento movimento di va e vieni, percorsi tutta la lunghezza della sua piccola vulva oramai bella umida. L’ansimare del suo respiro si fece più affannoso e fu a quel punto e sempre guardandola negli occhi che lentamente le infilai per tutta la sua lunghezza il dito medio. Questo dovette piacergli non poco perché socchiudendo gli occhi si inarcò cosi tanto quasi che non riuscivo a tenerla, mentre iniziava a gemere per il godimento. Le mossi in un lento movimento di va e vieni il dito quasi estraendolo completamente e dopo alcune passate mi soffermai sul suo clitoride. Lo trovai subito, un bottoncino turgido e prepotente che titillai più velocemente mentre Suki gemendo sempre di più sbottò fialmente dicendomi “adesso, adesso” . Capii che stava venendo, così in un ultimo assalto le affondai sino in fondo due dita di colpo, che le fece strozzarsi un gemito in gola. Strinse spasmodicamente le sue cosce sulla mia mano fino a farmi male dalla forza che ci metteva, mentre continuavo ad accarezzargli l’interno della sua figa grondante di venuta, sino a quando sentii in ultimo lunghissimo gemito che mi fece capire che oramai era esausta.

Mi fermai, lei aprì gli occhi e mio sorrise, io estrassi le dita da quel meraviglioso tepore e glieli portai alla bocca, lei sempre guardandomi, inghiottì le mie dita succhiandole avidamente e fissandomi negli occhi quasi a mò di sfida, di dimostrazione che per me avrebbe succhiato senza remore. Tolsi le mie dita dalla sua bocca e la baciai furiosamente, con lunghi respiri affannosi rispose al mio penetrarla con la lingua, mischiando la nostra saliva con il suo nettare così delizioso, e di cui non avrei più voluto e potuto farne a meno.
Quando ci staccammo, lei mi disse solo: “amole mio”… era Suki, in tutta la sua freschezza.
Rimanemmo vicini ancora qualche minuto come rientro nella realtà, dopodiché le chiesi se le andava di scendere dagli altri, lei accettò e così fu.

Vedendoci arrivare, Evaristo con un colpo d’occhio capì, e sogghignando cominciò a far finta di fischiare un brano ma esagerando e senza emettere alcun suono, non gli riusciva proprio per niente, Aiko vedendo E. che guardava nella nostra direzione fischiando tutto stonato e quindi guardandola capì anch’essa e scoppiò a ridere.
Al che dissi ad alta voce : “Aiko, che strano che ridi adesso, prima ti abbiamo sentito fare altri versi e lì non stavi affatto ridendo! Vero?”
Evaristo scoppiò in una fragorosa risata, Aiko sorpresa, si rabbuiò in volto abbassando la testa e ci guardava da sotto i capelli che quasi le coprivano gli occhi. Pochi secondi e scoppiammo tutti e quattro a ridere della situazione, ed io un po’ carogna guardando con la coda dell’occhio Aiko fingevo una risata forzata con un AH AH che poi trasformavo allungandolo eccessivamente, trasformandolo da risata a gemito imitando lei, e giù di nuovo tutti a ridere. Andammo avanti per un po’ tanto per sfruttare l’allegria che si era creata.

Fine parte tre
Segue

 

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