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una fantasia tra la folla

By 15 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Helsinki. È estate e siamo a un concerto in un parco. È una giornata bellissima e forse più ancora che nelle estati a cui sono abituato, questo rende irresistibile la bellezza di ragazze e ragazzi. Siamo in mezzo alla folla, stretti, io ti abbraccio da dietro, e insieme ondeggiamo con la musica e con tutte quelle migliaia di corpi che ci circondano e in qualche modo ci abbracciano. Sul palco c’è Feist, trovo la sua musica perfetta per il mio umore. E’ naturalmente li, tra il cielo azzurro, il fresco che altri chiamerebbero primaverile, il poco vento che ci carezza tutti e ogni cosa mi sembra bella. Mi guardo intorno, mosso da una bulimia irresistibile. Non posso non guardare la gente, così eterea, così consapevole. Sembrano tutti dei bambini e allo stesso tempo dei saggi.

Davanti a noi c’è una coppia di ragazzi gay, sono entrambi molto belli, dai tratti naturalmente androgini, si abbracciano anche loro, come noi, si baciano con una tenerezza di cui è raro essere testimoni. Mi riempie di una strana empatia vederli felici in pubblico, così come lo siamo noi, e mi pare un onore poter assistervi. Sono tra amici, a guardare meglio siamo noi ad essere fra loro. Siamo scivolati chissà come seguendo le onde della folla e subito accanto a noi c’è ora anche una coppia di ragazze sorridenti e beffarde e al nostro fianco altri due, un ragazzo e una ragazza, anche loro abbracciati, anche loro si scambiano carezze con la stessa allegria. Non riesco a togliere lo sguardo da lei. E’ alta magra, con quella leggerezza caratteristica di questi luoghi; hanno le ossa cave, come gli uccelli e una pelle bianca e liscia che non sembra umana. Gli occhi sono azzurri e lievemente maliziosi, sorridono sapendo di che potere sono capaci. Sul viso limpido una nuvola di lentiggini piccolissime la rende ancor di più una bambina saggia. Mi accorgo che la sto fissando, ma non sembra seccata. Ogni tanto sorride, come tutti i suoi amici, che si guardano e si sorridono continuamente. La musica ci culla e mi viene naturale stringerti e carezzarti. Tu sei attenta al concerto, e io voglio distrarti, voglio che anche tu sia parte di questo momento perfetto.

Come l’avessimo deciso, la folla ha un movimento su se stessa e siamo tutti più vicini. Il mio braccio stretto intorno alla tua vita ora sfiora lentamente il braccio della ragazza che ho accanto e la carezza mi infiamma. Tu hai i due ragazzi praticamente addosso, che a loro volta sfiorano la terza coppia. Sembra tutto molto necessario, nessuno parla, ma sento che tutti stiamo godendo di quel pur piccolo contatto. Ho voglia di abbracciare questi corpi che mi sfiorano, di sentirne il calore e l’odore, ho voglia di spegnere la testa che continua a suggerirmi cautele e di lasciar decidere il corpo, perché so cosa farebbe e non c’è nulla che mi sembri più giusto. Mi pare di stare per una vita immerso in queste sensazioni, mentre, senza che sia la mia testa a chiederglielo, la mia mano ti carezza la pancia concedendosi sempre più spazio verso le tue gambe. Sento la forma del tuo sedere che preme su di me, e so che sai quanto sono eccitato. Non segui più il concerto, nessuno di noi lo fa, eppure questa musica gentile e serena parla di noi, tutti, stretti in un abbraccio collettivo che vorrei non si sciogliesse più. Ti bacio l’orecchio, tu chiudi gli occhi e mentre ti sussurro che ti amo, mi sento addosso lo sguardo benevolo degli altri intorno. Ci guardiamo tutti, come carezzandoci con gli occhi, ci sorridiamo, forse sorpresi, ma felici di essere trasparenti nei nostri desideri. Gli altri, quelle migliaia che ci stringono e riparano, non si curano di noi e a noi non dispiace che siano li, forse testimoni di questa pudica orgia di sguardi e carezze. Più passa il tempo e più ci facciamo meno timidi, consapevoli che ci desideriamo allo stesso modo e vedere il braccio di uno dei due ragazzi che ti carezza timidamente una spalla è l’inizio di una lenta esplorazione reciproca. Siamo stretti, siamo tutti eccitati e grati di esserci trovati li in quel momento. Io non riesco a fare altro che cercare con una mano le labbra della ragazza che mi sta di fianco, lui le sorride e lei mi si avvicina certa di non fargli dispiacere. Odora di estate, di qualche frutto che non riconosco, non posso non baciarla delicatamente. Anche tu ci guardi con la coda dell’occhio, prima di stringere a te il corpo magro del ragazzo che ti era davanti.

Da qui smetto di pensare. Non so più quante mani mi abbiano percorso, provocandomi brividi di desiderio che poche volte ho provato così forti, non appartenevano più a nessuno in particolare, erano mani amiche, le nostre mani, intente solo a regalarci piacere e a riceverne.

Ho perso la cognizione del tempo in questo abbraccio totale; la fine del concerto ci ha svegliato, la folla che si scompone e scivola via ci strappa gli uni agli altri, restiamo due di nuovo, non prima di esserci scambiati un sorriso grato e irreale. Restiamo due, ma ci sentiamo mille e non dobbiamo nemmeno dircelo, che in un attimo siamo alla ricerca di un posto di fortuna dove io e te possiamo fare l’amore.

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