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Una nuova me

By 31 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Lei anche se non se ne era resa conto subito adesso finalmente capiva cosa voleva! E credete a me non &egrave facile trovare quella “chiave” che ti apre la mente e te lo fa comprendere. Aveva già avuto qualche esperienza di quel genere ma l’aveva vissuta in maniera più leggera e sbarazzina, non solo per il tipo di sessioni che affrontava, che erano soft, ma anche a livello mentale, per lei era solo un gioco da farsi per essere trasgressiva e sentirsi già “grande” agli occhi delle amiche e dei ragazzi suoi coetanei, era più la parola ad essere paurosa che il vivere quell’universo chiamato BDSM.
Ora però aveva 30 anni e la cosa stava prendendo una piega diversa, le sue esperienze di vita più “importanti” le aveva fatte, caratterialmente aveva compiuto il suo percorso di crescita, in poche parole era ormai donna a tutti gli effetti, però…Eh sì perch&egrave nella vita di ognuno il fulmine a ciel sereno può arrivare quando meno te lo aspetti; leggere quel racconto su quel sito erotico era stato il suo “fulmine”, le aveva aperto la mente, si era resa conto che le mancava ancora qualcosa, l’appartenenza, lei che degli uomini ormai aveva capito che se ne può fare anche a meno, sprezzante nei confronti di questa società maschilista, un po’ ribelle lo era sempre rimasta, ma leggendo quel racconto….
Scrisse all’autore dicendogli che era rimasta stupita di come la sua parte irrazionale e più fisica avesse avuto una reazione “incontrollata” rispetto alla riflessione mentale e critica successiva che si basava sul contenuto dello scritto…praticamente era un modo educato per dire che si era bagnata in mezzo alle gambe leggendolo, anche se non capiva il perch&egrave…l’autore le rispose, però solo dopo un po’ di giorni e lei all’inizio fu alquanto seccata da questo ritardo, l’attesa la elettrizzava ma anche stressava, poi la risposta fu per lei meravigliosa e sorprendente, l’autore voleva vederla.
Lui tra l’altro viveva lì vicino, 45 anni, però era sposato ma con una vita parallela di master in cerca di una slave, lei all’inizio fu presa dall’entusiasmo ma dopo ragionandoci sopra i rischi erano molti, con quelli sposati ci sono sempre più casini e poi lei adesso cerca qualcosa di più profondo e una master già impegnato non &egrave proprio l’ideale, i coinvolgimenti per una slave sono un’arma a doppio taglio, così le diceva la testa, ma dall’altro lato in quel momento della sua vita era particolarmente vulnerabile e l’istinto premeva perché le pulsioni venissero soddisfatte, il suo intuito femminile le diceva che sarebbe andato tutto bene.
Si scambiarono qualche mail, dopo un po’ anche delle foto, ed infine i numeri di telefono, di notte chattavano per scambiarsi esperienze e frasi oscene, ogni volta che vedeva quella scritta sulla sua casella mail -C’&egrave 1 messaggio per te- le batteva forte il cuore, sperava fosse lui che le scriveva che lei era la sua prediletta e che la sua vita si sarebbe riempita, lui aveva in fondo capito che lei desiderava colmare un vuoto, voleva sentirsi vitale e necessaria per qualcuno….ma lei era anche curiosa di capire cosa lui potesse darle di nuovo ed eccitante anche “fisicamente” cio&egrave durante le sessioni, qualcosa che ancora non aveva vissuto? Lo sperava sicuramente, ma lui su questo non si era mai sbilanciato e alla fine le disse che l’avrebbe scoperto solo vedendolo di persona, lei che era curiosa allora accettò di vederlo.
Andarono in un albergo carino in periferia, si presentarono, lei in tiro vestita secondo istruzioni, tacco alto e trucco pesante, le sue tette erano prorompenti, lui non era bellissimo, non tanto alto, un po’ robusto, moro occhi verde scuro molto profondi, il suo sguardo la colpì, si presentarono dandosi due baci e lui le disse “Senti, io non sono un tipo tanto sadico, cerco di tirare fuori i desideri della slave ma ricordati che il principale motivo di soddisfazione per una schiava &egrave soddisfare il suo master, vedere il mio godimento &egrave motivo della tua soddisfazione, se vuoi &egrave così altrimenti addio” Beh lei aveva già compreso da brava slave che quella era la regola base a cui avrebbe dovuto sottostare: fare ciò che vuole LUI, come vuole LUI e fino a quando vorrà LUI però ovviamente per un reciproco piacere e qui doveva essere il master a toccare i tasti giusti perché la cosa si realizzasse…quello che la eccitava di più era come doveva farlo godere? Lo scoprì a breve…
Sbrigate le formalità di rito salirono in camera, lui la spogliò rimanendo sempre alle sue spalle accompagnando i gesti con frasi sussurrate all’orecchio di lei, principalmente complimenti sul suo fisico, ma anche qualche parola oscena, e poi le disse “Ricordati che se vuoi possiamo interrompere quando ti pare basta che dici la safe word ok?” lei si ricordò di questo ma in quel momento la tensione erotica era al massimo e non avrebbe interrotto per nulla al mondo, così si limito ad annuire distrattamente. Il padrone tirò fuori un paio di stivali neri lucidi a tacco alto e le disse di indossarli, per lui anche certi dettagli erano importanti durante le sessioni, il gioco cominciava…lei se li indossò in modo sensuale e poi lui la fece inginocchiare a quattro zampe e le infilò due dita in culo…lei ebbe un sussulto, e come reazione istintiva tenne la mano del padrone ferma cercando di bloccare l’avanzata delle dita dentro il suo sfintere, allora lui le parlò all’orecchio “Vuoi che tolga le dita dal tuo culo?” Lei non disse nulla, fece solo no con la testa, poi lasciò la presa e il padrone continuò a entrarle nel suo culo profondamente, faceva parte del gioco e lei lo sapeva, se avesse voluto fermarlo avrebbe detto la parolina magica; lui prese allora un plug anale con all’estremità una specie di coda di pelliccia, sputò sul cuneo e glielo infilò tutto dentro il culetto, ormai aperto a dovere, lei in posa da cagnolina accolse tutto l’oggetto dentro di sé mugolando, e disse “Sì padrone grazie speravo lo facessi, adesso sembro proprio una cagna” lui di rimando rispose “Non devi godere, potrai godere solo quando lo dirò io”, così le tolse il plug in maniera brusca facendole anche un po’ male, poi le tirò uno sculaccione possente…le disse di andare in bagno rimanendo a 4 zampe, lei gattonando con il culo oscenamente aperto raggiunse il bagno…lui arrivò poco dopo con un bel clistere in mano, la mise con la faccia appoggiata al bordo della vasca e con il culetto ben esposto, le infilò tutta la cannula nel culo, intanto la fichetta grondava, lui se ne accorse e le tirò i capelli urlandole “Non devi godere troia, tu godrai solo quando te lo ordinerò io, capito?” E così facendo le mise un bavaglio alla bocca e due dita in fica…lei si contorceva, ogni tanto le arrivava uno sculaccione, le tremavano le gambe, stava cedendo, lui premette il clistere che riversò tutto il suo contenuto dentro lo sfintere, lei ormai era tutta sudata…lui tolse il clistere e ci rimise il plug per fare da tappo, aveva quasi un litro di camomilla in culo e la pancia cominciava a brontolare ma non aveva il permesso di fare nulla, il padrone uscì dal bagno dicendo “Adesso stai così! Io vado a mangiare” lei subito trasalì ma non si oppose.
Dopo mezz’ora circa lui tornò, la vide esausta con la bava alla bocca e la pancia che le doleva…lui le sussurrò all’orecchio “Vuoi essere la mia schiavetta?” Lei annuì mostrandogli gli occhi lucidi, e allora lui la mise con il culetto alzato in bella mostra e tolse il plug, si scostò e ammirò il getto di camomilla ormai marroncino che uscì prepotente dal suo culetto dilatato, i rumori erano osceni, quel culetto tondo e depilato emanava scoregge bagnate, una costrizione molto umiliante per lei e poi piano piano un grosso pezzo di cacca fece capolino dal buchetto, lei non resistette e si toccò la fichetta che cominciava a pisciare, lui non la interruppe, la cacca usciva piano per poi finalmente, dopo circa 30 interminabili secondi, cadere sul pavimento del bagno con un tonfo sordo, lui disse “Che bel culo che hai, sei proprio una lurida cagnolina” lei era contenta, il suo padrone la vedeva bellissima, infatti notò che aveva il cazzo in tiro, lui si avvicinò, le tolse il bavaglio dalla bocca e le ficcò il cazzo in bocca “Succhia troia, da brava, lo so che ti piace fare pompini” lei si sentiva una sporca troia e le piaceva, lui la desiderava e questo la eccitava, si toccava la fichetta con una mano mentre con l’altra maneggiava il cazzo del suo padrone, succhiava mentre il culo ancora scoreggiava fuori un misto di camomilla e pezzi di cacchina, scena degradante per una lurida cagna…lui le sborrò in bocca, poi si scostò e le pisciò addosso, in faccia, sulle tette, poi si mise dietro a lei e le pisciò in culo, sì proprio nel culo non sul culo ma dentro, il fiotto dorato entrava in quel orifizio ormai dilatato ed irriconoscibile, lei poi si rilassò e fece uscire fuori dall’ano il piscio del padrone che le colò tra le gambe….lui si ricompose e disse “Dovresti sentirti onorata che ho usato il mio nettare dorato per pulirti il culo!!” Rise e le ordinò di pulire il bagno e di farsi una doccia e uscì dal bagno che ormai era diventato un vero e proprio cesso.
Dopo venti minuti rientrò in bagno, lei si stava asciugando, però sentì dei rumori di voci provenire dalla stanza da letto, “Chi c’&egrave di là?” Domando lei, lui di rimando la prese per i capelli e le bendò gli occhi, “Adesso mettiti a 4 zampe e vieni di là” e lei ubbidì, si sentiva di nuovo messa alla prova e la cosa la intimoriva ma anche eccitava…udiva molte voci, capiva solo che erano maschi, saranno stati 5 o 6, il padrone la fermò con uno sculaccione, le infilò un altro plug anale e le ordinò di mettersi in ginocchio con la bocca aperta, i maschi eccitati le si avvicinarono e tutti le misero i loro cazzi in bocca, lei succhiava tutti loro senza sosta, anche due cazzi assieme, era succube delle perversioni del suo padrone ma si sentiva così troia che non riusciva a smettere di godere, i commenti dei maschi arrapati erano volgari…”che lurida cagna da pompini, sei buona solo per pulire i cessi lurida slave, ti sei cagata addosso vero?” Sentendo quelle frasi e le risate sguaiate non riusciva a trattenersi e con una mano si toccava le tette e poi scendeva verso le fica ormai di nuovo bagnata, sperava che il padrone non la fermasse, voleva soddisfare la brama di orgasmo, pian piano ognuno di loro le sborrò in faccia, sulle labbra, sui capelli, sulle tette, era coperta di sperma caldo, lei si leccava le labbra, arrivò il padrone che disse ai maschi di andarsene, le tolse il plug dal culo e glielo mise in bocca e lei ciucciò avida come fosse un altro cazzo ma intriso del suo stesso sapore, lui le strizzava i capezzoli, poi le sgrillettò il clitoride e lei venne squirtando sul pavimento della camera. Il padrone decise che poteva bastare, andò in bagno e si fece una doccia mentre lei, ancora bendata, da brava cagna era inginocchiata ai piedi della doccia ad aspettare che finisse, una volta finito di lavarsi tolse la benda alla cagna e le ordinò di prepararsi che sarebbero andati a cena fuori al compleanno di un suo collega, “Cosa?” Disse lei sorpresa, lui le rispose, “Certo! ormai sei roba mia decido io per te, tu adesso ti prepari, ti vesti in modo volgare e vieni giù, non farmi aspettare troppo, ti attendo nella hall” lei non si oppose.
Si ritrovarono giù, lui era in compagnia di un altro uomo, capì che era il festeggiato quando glielo presentò come il “collega” e che lei avrebbe avuto un grande onore, sarebbe stata il suo “regalo” di compleanno, lei in realtà era un po’ intimorita, questo collega sembrava un vero porco, era grassottello e sudaticcio….il padrone prese un taxi da solo, non prima di essersi raccomandato con la slave di fare ciò che il suo collega le avesse ordinato, la cagna così andò in macchina con il collega che non aspettò molto per cominciare a toccarle il seno e la fichetta…lei si sentiva umiliata e costretta ad essere un oggetto nella mani di quel porco, era combattuta dallo schifo che provava per lui ma anche per se stessa, si faceva schifo da sola, ma quelle sensazioni erano troppo cariche di eccitazione, si sentiva come in fondo voleva, aveva capito di appartenere a qualcuno che la usava a suo piacimento, e la cosa la eccitava in pieno, umiliandosi faceva piacere al suo padrone? Bene allora era la slave perfetta!
Arrivarono al ristorante per ultimi, dato che lei fu costretta a fare un lungo pompino al collega che non si decideva mai a venire…così quando arrivarono tutti la videro entrare nel ristorante nel suo vestito cortissimo che metteva in mostra senza pudore il suo corpo davanti a sconosciuti…come era troia fin nel midollo!!
Erano tutti accoppiati, 6 coppie, con lei ed il collega in tutto 7 coppie, il collega salutò calorosamente una donna seduta a fianco del padrone, era la moglie del padrone!! Il collega fece un cenno e la slave si avvicinò e senza batter ciglio l’uomo fece gli onori di casa, recitando la parte presentò così la slave al suo stesso padrone ed a sua moglie, che commentò “Ma sempre più giovani te le trovi eh?!” Io sorrisi impietrita, sentivo che dal tavolo si levavano risatine e commenti spinti sul mio abbigliamento…ero sbigottita, umiliata in pubblico, annullata nel non poter fare nulla se non subire tutto senza sapere quando sarebbe finita…spacciata per la troietta del collega grasso…poi arrivò il padrone, approfittando che la moglie si era assentata un momento, mi sussurrò all’orecchio “Sai questa sera tre degli uomini che sono seduti a questo tavolo con le loro mogli e fidanzate, sono gli stessi a cui hai leccato il cazzo poche ore fa in albergo!!” Lei trasalì, chi era che mi aveva sborrato in bocca? Quello grasso o quello anziano con la camicia a righe? Chi mi aveva schizzato sulle tette? E’ quello che mi guarda con quell’occhio famelico? Chi erano i maschi a cui avevo fatto il pompino? La guardavano un po’ tutti ridacchiando e commentando sottovoce, anche le donne la scrutavano, lei immaginava che lo facessero con un misto di invidia perch&egrave il coraggio che lei aveva dimostrato loro se lo sognavano, ma ovviamente non era così, per loro lei era solo la nuova troietta del collega…poi si concentrò nuovamente sui porci e chi potessero essere, in albergo era bendata, aveva potuto solo gustarli ed assaggiarli ma non sapeva chi fossero e adesso loro la scrutavano, la giudicavano senza farle capire con chi avesse fatto la troia, umiliata sapendo di essere lo zimbello della serata.
Finalmente la cena finì, il padrone non mi rivolse la parola, mi riaccompagnò a casa il collega e quando arrivammo a destinazione mi chiese il bacio della buonanotte io acconsentì e così lui si tirò giù in pantaloni si girò e mi mostro il culo e mi ordinò “Adesso porcellina leccami il culo!!” Io non sapevo che fare, lui insisteva così mi abbassai e lo feci, gli leccai il culo odoroso che per fortuna non era troppo sporco o almeno non c’era traccia di marrone, a lui piaceva perché mi accorsi che si menava il cazzo, ero una schiava leccaculo! Ed io? Io stranamente ero eccitata da quell’umiliazione, anche se non era il mio padrone ad infliggermela direttamente, mi toccavo la fichetta, aumentavo il ritmo della leccata, entravo sempre più dentro il suo culo peloso, alla fine lui si girò e mi mise il cazzo in bocca e un bel fiotto bianco mi inondo la gola, il suo sapore era deciso, da maschio, poi si scostò controllando che gli avessi pulito bene il cazzo, mi fece i complimenti e come saluto finale mi mise un dito in culo, poi me lo ficcò in bocca e mi costrinse a ciucciare e mi domandò “Ti piace più il gusto del mio o del tuo?” ridendo in maniera sguaiata, io uscì di corsa dalla macchina sentivo ancora le sue risate alle mie spalle, mi girai ma già non c’era più, il porco era sparito.
E’ questo che volevo? Non lo so, so solo che sentirmi una vacca mi era piaciuto, umiliata non solo fisicamente ma anche psicologicamente, avevo fatto cose che mai avrei immaginato…non riuscivo a dormire, mi dimenavo nel letto, poi sentì il cellulare, era arrivato un sms, era lui, il padrone bastardo che mi dava la buonanotte e mi faceva i complimenti…gli risposi che ormai ero sua e lo ringraziavo per questo, lui a sua volta rispose che ero stata brava e che se lo desideravo avrei potuto continuare a cercarlo, io ero indecisa, titubante come al solito, combattuta, però effettivamente superando quelle prove avevo capito che la mia natura era effettivamente quella, e LUI adesso faceva parte della mia vita.

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