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Una Rossa Fantastica – Collana l’Inferno e l’Abisso Vol. 3

By 23 Gennaio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 1 – Miss Eva ed il suo giocattolo

Non sapeva neanche lei cosa cercava, ma ogni tanto guardava su quel sito di inserzioni. Quella che aveva sotto gli occhi era particolarmente intrigante.
“Mi chiamo Eva, sono una Miss bellissima di venticinque anni e tra qualche giorno il mio giocattolino, una donna stupenda di trentacinque anni, raggiungerà i tre anni di sottomissione passati al mio servizio. Fino ad ora è stata sola al mio esclusivo servizio, ma ora vorrei condividerla con una Padrona che possieda una schiava di pari bellezza ;-). Discuteremo i dettagli in privato. Penso che sarà divertente anche per loro, per noi lo sarà sicuramente. Ovviamente la schiava non sa ancora niente, ma il suo parere non conta, è una mia proprietà ed ubbidirà in tutto e per tutto.”

Francesca scrisse di getto. “Ciao, sono anch’io una bella e giovane Miss ed ho una schiava di ventitré anni di rara bellezza, ti allego una sua foto. Quello che vuoi è chiaro, ma mi interessa capire come organizzeremmo la cosa. Non mi piace perdere tempo, ti lascio il numero del mio cellulare 33xxxxxx, così ne parliamo a voce.” La foto di Ely la riprendeva di fronte con il capo chino ed i capelli che le scendevano sul viso rendendola irriconoscibile, ma mostravano il corpo di una ragazza irresistibile, con un seno fantastico e due cosce stupende. La telefonata arrivò solo cinque minuti dopo. Una voce squillante ed allegra. – Ciao, sono Eva, la tua schiava è bellissima, dobbiamo vederci presto.

– Fissarono l’appuntamento per l’indomani in un locale in Brera.

E’ passato del tempo. Francesca ed Ely si sono laureate ed hanno aperto uno studio insieme. Master Daniele non ha voluto Francesca come socia, era abituato a lavorare da solo e non voleva nessuno con cui condividere successi e grane, ma le aveva promesso che l’avrebbe aiutata e così fece. Acquistò un appartamentino vicino alla sua villa e lo trasformò nello studio di Francesca ed Ely. Passò loro del lavoro, collaboravano, ma niente soci e le aiutò in molti altri modi, anche procurando loro clienti. Il Master si preoccupò anche di Ely, era la sua schiava, oltre che di Francesca, e non voleva che la sottomissione avesse anche ripercussioni finanziarie. Fece in modo che le due ragazze fossero socie alla pari, sul lavoro dovevano essere uguali. Inutile dire che le due ragazze continuavano a vivere sotto lo stesso tetto del Master.
Francesca, dopo la feroce punizione del laghetto, per diverso tempo ha fatto la brava, ma come abbiamo appena visto è sempre irrequieta. Sta meditando su come oltrepassare i limiti inizialmente non detti, ma impliciti, in seguito esplicitati ed ora risaputi. Il suo Padrone le ha imposto diverse regole. Sa benissimo che lei non può cercarsi avventure sessuali altrove, né per lei e neanche per Ely, soprattutto per Ely, se non su esplicito ordine del suo Padrone o almeno con il suo consenso, ma lei è testarda e ci prova.

Ely invece non ha nessun grillo per la testa, è soddisfatta di come vanno le cose e vorrebbe che il tempo si fermasse. La sua Padrona l’ha fatta toccare da qualche uomo, esibita e usata da qualche donna, però nessuna l’ha mai veramente posseduta. Ha dovuto leccare al massimo qualche passera, terribile lo squirt ricevuto in viso dall’amichetta del tamarro, ma niente di più. Lei sta bene così, una Padrona, un Padrone, una schiava per amica, Kristine, ed una che non interferisce granché nella sua vita, ma che le è utile, Anna. Fosse per lei non cambierebbe niente.

Anna continuava a prendersi cura della casa del Master, il marito, anche se non era un giovincello, passava sempre più tempo all’estero, probabilmente aveva anche un’amante, quindi lei era molto libera, ormai tornava a casa non più di una volta alla settimana. Era soddisfatta, ormai era la nave scuola di due Master in erba. Il giovane Carlo e Marco, il giovane tamarro. Il padrone la scopava raramente, ma era sempre presente e controllava la sua vita giorno per giorno. Anche lei era abbastanza soddisfatta, ormai pensava non ho più l’età per chi sa cosa. Ma qualcosa di nuovo le capitava sempre e tutto sommato se la cavava.

I padroni di Kristine si erano trasferiti a Londra, tornavano a Milano solo per le feste, quindi Kristine era tornata a servire Master Daniele, che ne era ben felice, aveva sbagliato a suo tempo a cederla, ma a quel tempo aveva molte grane da sbrigare per poter badare ad una schiava come Kristine. La sua presenza lo calmava e lo rilassava, gli era d’aiuto anche nel lavoro, la migliore segretaria che potesse desiderare. Lavorava per lui solo quando lui ne aveva bisogno, ma quando la chiamava era sempre pronta. Era bravissima, non solo perché era ordinata e precisa, colta e preparata, e non solo perché poteva scrivere un documento indifferentemente in italiano, fiammingo, francese, inglese e tedesco, ma anche perché se il Master doveva andare a cena con un cliente e portava Kristine faceva sempre una gran bella figura. La poteva presentare come amica, segretaria, amante. Certo poteva portare anche Francesca senza sfigurare, ma la ragazza ogni tanto aveva smanie da protagonista anche in quelle occasioni e forse era troppo giovane per alcune di quegli eventi, mentre Kristine era perfetta. Kristine era ricca di suo, o meglio il marito era ricco, ma il Master quando lavorava per lei la pagava ed anche bene, soldi ben spesi si diceva.

Però quattro schiave erano impegnative anche per Master Daniele. Era geloso di Ely, che non concedeva a nessuno, era l’unico maschio che se l’era fottuta ed intendeva rimanere tale ancora a lungo. D’altra parte Ely non desiderava nessun altro e non sempre gradiva le poche donne che la Padrona le aveva fatto subire. Aveva visto scopare ormai diversi maschi e non li desiderava. Temeva il cazzo del tamarro, gli erano stati indifferenti i due Master amici del Padrone. Beh, per Carlo aveva sentimenti contrastanti, gli piaceva, stava diventando sicuro, ma non arrogante e spaccone come il tamarro, però lei si sentiva più grande, e se un maschio doveva essere, voleva essere dominata da un uomo e non da un ragazzino, per quanto bello ed affascinante come Carlo.
Per nostalgico romanticismo, cosa che non avrebbe mai ammesso, il Master era geloso anche di Kristine, che teneva per sé. Non aveva scrupoli nel cedere Anna, praticamente il tamarro ed il suo amico Carlo la usavano quando volevano. Chiedevano al Padrone e lui la metteva a disposizione. Con Francesca invece le cose erano più complicate. La voleva per sé, ma l’aveva ceduta ad i suoi amici Master ed alle sue amiche Mistress. Da quando era ritornata aveva cercato di non darla più a nessuno, ma lei ne aveva combinato sempre qualcuna ed era stato necessario punirla. La punizione che più soffriva e che più l’umiliava era quella di essere data in pasto ad altri. L’ultima volta, ma era passato quasi un anno, al tamarro ed al suo amico Carlo. Venire ceduta a due ragazzini più giovani di lei era il massimo del degrado. I due ragazzi non vedevano l’ora di mettere ancora le mani su di lei ed ancor di più su Ely.

Le due Mistress s’incontrarono nel bar che avevano stabilito. Eva era una brunetta, non molto alta, con capelli corvini, corpo atletico ed un bel seno. Viso squadrato addolcito da una bella bocca carnosa, Francesca era molto più bella ed Eva, da lesbica incallita, ne fu attratta irresistibilmente. Eva aveva portamento elegante, vestiva bene ed era perfettamente curata, niente in lei era fuori posto. Emanava forza e potere. Si vedeva da lontano che era dominante. L’attrazione fu reciproca, ma le due Mistress, quasi coetanee, nonostante l’attrazione, si studiarono. – Come mai hai una schiava più vecchia di te? – chiese Francesca.
– Quando cercavo, mi hanno risposto diverse, anche molto giovani, diciottenni ad esempio, ma nessuna di loro mi è parsa affidabile. Per sfizio le ho provate quasi tutte, almeno le più belle. Qualcuna era anche ben predisposta, ma ne volevo una davvero promettente, da far diventare davvero schiava, disponibile e affidabile ed ovviamente bellissima. Ho scelto Stefania non solo perché mi è parsa la schiava più promettente, anche se novizia, non solo perché era più grande di me, anche se ancora molto giovane e questa cosa di dominare una donna e non una ragazza o una ragazzina, mi ha sempre sballare, ma anche perché era la più bella. –
– Come è? Hai sue foto? – l’incalzò Francesca ormai più che curiosa.
– Hai presente Jessica Rabbit? Beh, lei è più bella. – Francesca fu sorpresa ed eccitata, ma era ancora perplessa, per credere voleva vedere.
Eva aprì la galleria del suo cellulare e decine di foto di Stefania furono mostrate a Francesca. Il viso era bellissimo, era alta, capelli rossi fuoco, un corpo strepitoso, strabordante, curve lunghe, sinuose, cremose, tante lenticchie da assaggiare. Francesca la vide in tutte le posizioni, in pose amatoriali, sembrava una modella, sia nelle pose erotiche che in quelle sconce, da sola o mentre si affaccendava intorno alla sua Mistress con dedizione. Francesca pensò che una come quella anche se la vestivi da monaca e la mandavi per strada avrebbe sempre attirato lo sguardo dei maschi… ed anche delle donne.
Una strisciante eccitazione si impadronì di entrambe le Mistress mentre sfogliavano quelle foto, le fiche si inumidirono e le due Mistress si fecero più vicine, molto più vicine, intime, si scambiarono qualche lieve tocco. Poi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
– Non possiamo stare qui – disse Eva, – altrimenti finiremo per farci arrestare per atti osceni in luogo pubblico. – Si misero in piedi, Eva andò a pagare, poi uscirono.
– Dov’è la schiava ora? – chiese Francesca. Eva guardò l’orologio. – Al lavoro è molto impegnata, una dirigente, ma tra due ore sarà a casa mia. Anche lì ha molto lavoro da fare – disse sorridendo Eva.
– Vive con te? –
– No, ha una casa ed un marito che la adora, sa tutto e comprende, la scopa raramente e non interferisce. Le lascia tutto il tempo che desidera. Quindi è da me quando la voglio, giorno o notte. Unico suo limite, giustamente, il suo lavoro che purtroppo l’impegna molto. Poi ci sono i limiti posti dal marito, riservatezza e presenza tutte le volte che lo richiede per eventi mondani o sociali, questi sono una vera seccatura, ma per quelli che ha lei. Ne ha diversi per il suo lavoro, a volte ci vado anch’io, mi intrufolo e quando è possibile la uso anche in quelle circostanze. Niente è perfetto, ma direi che tutto sommato va molto bene, il suo tempo libero è tutto mio, in fondo non è poco. –
– La mia vive con me, è una situazione però complicata. – Francesca le spiegò la sua situazione mentre passeggiavano, dirette a casa di Eva che non stava lontano. Nella spiegazione c’era anche il suo Master ed i limiti che le aveva imposto e che lei stava spudoratamente trasgredendo, ovviamente tralasciò molti dettagli imbarazzanti, ma le disse degli anellini, d’altra parte quelli si sarebbero visti da lì a poco, anche se sorvolò sul modo con cui li aveva ottenuti. Eva era sempre più intricata dalla personalità di Francesca e dalle sue storie di schiava e di Mistress. Eva, come Francesca, era una libera professionista e quindi gestiva il suo tempo come meglio credeva, entrambe avevano deciso che in quel tardo pomeriggio e quella sera erano libere.

I due corpi erano fusi l’uno nell’altro, le gambe nervose avvinghiate a quelle formose, le tette piene, ma piccole, immerse in quelle scultoree, e poi natiche e fianchi, cosce e spalle distinte, ma indistinguibile. Baci e carezze, sospiri e gemiti. Le due Mistress si piacevano tanto e se lo stavano dimostrando. Eva non si stancava di passare le dita tra gli anellini di Francesca che a sua volta non si stancava di farseli tirare. Fu Eva a sentire un clic e poi tutte e due sentirono il ticchettio misurato, ma sicuro, di due tacchi a spillo che avanzavano lungo il corridoio. Una voce dolce e calma. – Sono io Padrona, è in camera? –
– Sì Stefy, raggiungimi. –
– Subito Padrona. – Era una voce dolcissima, sottomessa, ma sicura ed orgogliosa.
Stefy era di una bellezza sconvolgente e di una eleganza severa nel suo tailleur manageriale. Un contrasto esaltante tra un corpo esuberante e la costrizione di quel vestito castigato. Poi c’era quella chioma rossa, un incendio che poteva divampare da un istante all’altro. L’insieme era fantasmagorico. Era alta, ma non molto. sul tacco dodici che portava con disinvoltura, arrivava a centoottantacinque centimetri. Francesca vedendola rimase scioccata, le fotografie, belle, non le rendevano giustizia. Anche il viso era stupendo, quella fossetta sulla guancia che veniva fuori meravigliosamente quando sorrideva l’inteneriva e le fece venire istantaneamente tanta voglia. Per reazione strusciò la fica su quella di Eva gemendo. Fino a quel momento aveva pensato che Ely fosse la schiava più bella al mondo e Kristine la più elegante, ma si dovette ricredere, Stefy era più elegante e più bella di entrambe. Colpevolmente pensò che sarebbe piaciuta moltissimo anche al suo Padrone, scacciò il pensiero, chi sa cosa le avrebbe fatto sapendola lì senza il suo permesso. Provò grande ammirazione per Eva, aveva fatto sua una schiava bellissima quando aveva ventidue anni e la schiava trentadue, una donna già matura e come visto molto capace. Eppure l’aveva conquistata, domata e resa sua totalmente.

Stefania rimase senza parole, per lei era un non senso, tutto il giorno usava le parole, per dirigere, farsi sentire, riprendere ed incoraggiare. E rimase anche senza fiato. La sua Padrona era a letto con un’altra donna, bella e schiava, molto bella e molto schiava. Quegli anellini ai capezzoli ed in basso dicevano quanto fosse sottomessa. Era gelosa, poteva pensare che lei per la sua Padrona non fosse l’unica, era una Padrona e quindi non c’era da aspettarsi che si servisse solo di lei, ma pensava di essere la sua schiava, la preferita. Stefania aveva dato tanto alla sua Padrona. Ora non era più sicura, quella nel letto della sua Padrona non solo era bella e sottomessa, ma anche molto più giovane di lei.
Poi le tremò il labbro, un tic di cui era inconsapevole, che solo la sua Padrona conosceva. Un tic che si manifestava quando era molto stressata, raramente sul lavoro, più spesso quando doveva eseguire un ordine di Eva che non le piaceva o che l’umiliava particolarmente. Ed in quel momento lo era, la sua Padrona si era portata a letto un’altra schiava e la esibiva per umiliarla atrocemente, farla sentire un verme.
Francesca non diceva niente, ma era cosciente del dramma della schiava, anche se aveva capito tutt’altro. Ovvero che la schiava non aveva nessuna voglia di sottomettersi ad altre e di condividere la sua Padrona con altre.
Eva aveva immaginato un conflitto, simile a quello ipotizzato da Francesca, ma in quel momento non ritenne né di chiarire, né di spiegare. L’imbarazzo della sua bellissima schiava l’eccitava e ne approfittò immediatamente agendo. – Spogliati Stefy. – La Padrona non alzava la voce per farsi ubbidire, anzi quando era molto arrabbiata l’abbassava fin quasi a sussurrare. Stefania lo sapeva e percepì che in quel momento lei era molto esigente. La Padrona continuò – fai vedere a Francesca quanto sei bella. Fallo lentamente, voglio un’esibizione eccellente. –
Ancora una volta il labbro tremolò, la schiava provò a dire – Signora… – ma si interruppe insicura nella voce e nei pensieri, abbassò gli occhi impacciata, lei, schiava, ma sempre padrona di sé.
– Sì Stefy, dimmi. –
– Niente Signora, mi scusi. – La schiava iniziò a spogliarsi.
Le due Mistress osservarono in religioso silenzio.
Non era una professionista, almeno non dello spogliarello, era anche impacciata e nervosa, ma proprio per tutti questi motivi era sublime.
Si levò la giacca e la fece scivolare a terra, sfilò lentamente la gonna, la camicia le arrivava all’inguine, ma da lì in giù le cosce erano scoperte, bianche e cremose, portava la giarrettiera, alla sua Padrona piaceva old style e lei era una signora non una ragazzina. Francesca si strusciò ancora su Eva gemendo. Si sbottonò la camicetta abbottonata fino all’ultimo bottone, iniziando dal collo e svelando bottone dopo bottone il bianco latte di un corpo perfetto, tutto curve e panna, poi l’aprì e le due tette svettarono sotto un reggiseno trasparente da cui due capezzoli già ritti e rosa pallido, ma puntuti facevano capolino. Nonostante tutto Stefy si era eccitata. Rimase in intimo e con le scarpe.
– Fermati – le ordinò la Padrona, – mani dietro la nuca. – La schiava ubbidì prontamente, si stava riprendendo.
– Ti presento Mistress Francesca, una mia cara amica. – La schiava apparve sconcertata, stava per parlare, ma rimase zitta. – Cosa immaginavi schiava? – chiese allora la sua Mistress.
– Signora, pensavo che la sua amica fosse una schiava. – Stefania sapeva dominare i suoi nervi era una donna in carriera, ma era una schiava ed in quel momento aveva pensato di non essere più la preferita della sua Padrona, ciò l’aveva sconvolta, e lo disse sollevata. – Mi perdoni Mistress, ma era a letto con la mia Padrona, con tutti quegli stupendi anellini, esibita di fronte a me… – poi si rivolese alla sua Padrona – Mi perdoni Signora, pensavo mi volesse sostituire con questa bellissima ragazza. –
– Ahahah, – rise di gusto Francesca, – sono una Mistress, anche se ho una storia un po’ particolare alle spalle, un giorno forse ti racconterò qualcosa, per ora ti basti sapere che ho una schiava molto bella… ed un Padrone molto esigente, l’unico, perché con tutti gli altri e soprattutto altre sono una Padrona. – Stefania capì, elaborava rapidamente e si spiegò diverse cose in una frazione di secondo.
– Come ti viene in mente che voglio sostituirti sciocca – la rimproverò la sua Padrona. Stefania adorava quando la trattava con condiscendenza, proprio perché entrambi sapevano che non era sciocca. La sua Padrona continuò, – sei la mia schiava preferita e lo sarai ancora a lungo. – Una pausa, poi, – però una novità c’è Stefy. Ti voglio condividere con la mia amica. Quindi vieni qui a letto con noi. –
Su quello la schiava avrebbe voluto riflettere, ma non ne aveva il tempo. Decise immediatamente, ma rinviando la decisione definitiva. Tutto sommato sognava qualche avventura, anche se stava bene con la sua Padrona, e poi quella nuova e giovane Mistress era molto bella e tanto misteriosa. Due prerogative che la facevano diventare irresistibilmente desiderabile. Ogni tanto non aver tempo per riflettere aveva i suoi vantaggi.
– Sì Signora, subito Signora – rispose quindi prontamente.
Stefania si levò le scarpe e finì tra Eva e Francesca verso cui rivolse il viso ed un timido sorriso. Eva, da dietro, le slacciò il reggiseno che buttò via, poi le diede un sonoro ceffone sulle natiche che tremolarono tutte e chiese a Francesca – ti piace la mia schiava? –
– E’ meravigliosa – rispose la Mistress strizzandole un capezzolo e mordendola sul collo. Stefania sospirò di piacere. Francesca capì subito che Stefania era non solo bellissima, ma che era anche sessualmente parlando una bomba, calda ed esplosiva. Giarrettiera, calze e mutandine finirono rapidamente lontani. Francesca voleva toccarla dappertutto e sentire solo pelle, niente si doveva frapporre tra lei e il corpo della schiava.
– Rilassati schiava – l’incoraggiò Francesca immergendosi in quel seno generoso e cremoso e mordicchiando tette e capezzoli. – Grazie Signora, sono sua – rispose la schiava, mentre la sua Padrona la leccava sul collo spingendo la vulva sulle natiche della sua schiava. In quel momento Stefania avrebbe desiderato fermare il tempo. Era sicura della sua Padrona e stava in mezzo a due Mistress giovani oltre che belle e dominanti. Una schiava bisex, ma prevalentemente lesbica non poteva desiderare altro.

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Capitolo 2 – La manager

La mandarono in cucina a preparare la cena. Poi si alzarono dal letto, si misero addosso delle vestaglie e si trasferirono in salotto a ciarlare. Francesca le raccontò bene la sua storia, sempre saltando alcuni dettagli troppo scabrosi ed Eva dettagliò di lei e di Stefy. La chiamarono per farsi portare un aperitivo. La schiava non si era vestita, aveva messo solo le scarpe ed un grembiule, ondeggiando divinamente sui tacchi era più erotica che mai. Francesca non riuscì a tenere le mani a posto, mentre si chinava per posare il vassoio le mise una mano tra le gambe e tirò delicatamente il pelo rosso che incorniciava quel capolavoro di fica, Stefy allargò di un dito le cosce per permetterle di raggiungere quello che desiderava, era allo stesso tempo composta ed offerta. – Ti piace la mia schiava? – disse Elena prendendo uno stuzzichino. – E’ adorabile – rispose Francesca e Stefy non poté fare a meno di arrossire. – tra dieci minuti è pronto Signore – disse allontanandosi.
Stefy era anche un’ottima cuoca, servì una tagliata e delle patatine al forno che si scioglievano in bocca. – Forse la mia amica amerebbe essere intrattenuta mentre gusta questa ottima tagliata – disse Eva a Stefy che stava versando il vino alle due Mistress. Stefy volse lo sguardo verso Francesca arrossendo, essere comandata a bacchetta da due ragazze su di lei aveva quell’effetto. Francesca non disse niente, si limitò ad aprire la vestaglia sul davanti ed allargare le gambe, sotto non indossava niente, gli anellini luccicarono sotto la luce delle lampade e Stefy si inginocchiò tra le cosce della Mistress.

La leccò sulla vulva, poi prese un anellino in bocca e tirò con le labbra, Francesca accolse quelle attenzioni con fervore. La Mistress con una mano prendeva una patatina portandosela alla bocca e con l’altra spingeva sulla nuca della schiava ed allo stesso tempo allargava le cosce. – Sì, brava Stefy, così, così. Sei una schiava fantastica. – La lingua della schiava si insinuò dentro Francesca come un piccolo e delicato pene. Francesca avvolse le sue lunghe gambe sulla schiena di Stefy continuando a gustare quello che la schiava aveva cucinato. Stefy cercò di ristorarla, non solo con la lingua, ma anche con le labbra e la bocca, leccando e lappando, mordicchiando e fottendo con la lingua. Francesca venne, la schiava meritava un premio, si chinò su di lei e poggiò un delicato bacio sulle sue labbra. La schiava si sciolse come un gelato al sole. Quella Padrona le piaceva.

Il marito di Stefania era ricco, ma lei non era una mantenuta, guadagnava molto bene e quindi si levava molti sfizi. Il più dispendioso era un’auto sportiva che nel tempo libero o quando non prevedeva di avere ospiti si divertiva a guidare, una Jaguar nera che guidava con grande padronanza. Su quella macchina, guidando scalza, accompagnò Francesca a casa. – Signora, se me lo permette, l’accompagno a casa, è sulla mia strada. – Francesca accettò volentieri l’offerta della schiava. Ci mise sette minuti perché si dovette fermare a diversi semafori. Francesca, cercando di farsi sentire, le disse che prima o dopo dovevano fare un giro più appropriato, su una strada veloce. E Stefania le rispose che ne sarebbe stata contenta. Era mezzanotte ormai, quando l’auto si fermò di fronte alla villa del Padrone e mentre Francesca e Stefania stavano per scenderne e salutarsi il suo Master comparve all’angolo dell’abitazione. Era diretto al cancelletto d’ingresso seguito da Kristine e si accorse delle due donne già con una gamba di fuori dall’abitacolo. Dovevano essere andati alla vicina trattoria per cenare pensò Francesca, che sibilò a Stefania – lui è il mio Padrone ed amante, anche lei è una sua schiava, tu, ovviamente, non sai niente ed ufficialmente lui è un amico che mi ospita e tu sei una mia amica appena conosciuta. – Stefania era rapida e le fece cenno di sì mentre scendeva e si dava mentalmente una regolata per trasformarsi da schiava a manager. Ora era lei, Stefania Rossini, manager e donna di successo e se tanto le dava tanto, anche il signore che aveva di fronte era un uomo formidabile, intanto aveva due schiave molto belle ed una splendida casa. Per niente male riconobbe, cinquantenne, alto, capelli sale e pepe, elegante e sicuro. L’uomo si avvicinò a Francesca e non sapendo come stavano le cose si limitò a baciarla sulle guance, poi si rivolse a quella bella donna, altissima sui tacchi a spillo,
– Buonasera, sono Daniele, un amico di Francesca. E lei – disse indicando Kristine – è la mia amica Kristine. –
– Buonasera – rispose Stefania, – sono Stefania Rossini, amica di Francesca anche se l’ho appena conosciuta da un’amica comune. –
– Venga dentro – l’invitò Daniele, – beva con noi qualcosa e poi andremo a dormire, non sta lontano vero? –
– Grazie – rispose Stefania, poi aggiunse, – no, meno di un chilometro. – Poteva rifiutare, era tardi e quella era una scusa sempre buona, ma Stefania era una donna curiosa, oltre che educata, e quindi accettò l’invito.
Kristine andò al mobile bar e prese due bottiglie e qualche bicchiere mentre loro si accomodavano nel salotto. Il Master sul divano e le due donne sulle poltrone. Kristine chiese a Stefania cosa voleva mentre versava una grappa al Padrone e whisky per lei e Francesca. – Prendo un whisky anch’io – rispose Stefania, – ma – vedendo che Kristine metteva un cubetto di ghiaccio nel bicchiere di Francesca, aggiunse – liscio. –
– Come me – sorrise Kristine.
La conversazione fu piacevole, anche se inizialmente balbettante.
– Stefania è una manager – la presentò Francesca.
– E di cosa si occupa – volle sapere il Master.
– Sono la responsabile vendite di un’azienda di intimo. –
Il Master sorrise, – non potevano scegliere rappresentante migliore – affermò, – lei è bellissima, avrebbe potuto fare la modella per la sua azienda. –
Sorrise anche Stefania compiaciuta, anche se ai complimenti era abituata le facevano sempre piacere. – L’ho fatto, fino ad otto anni fa, anche se già allora non avevo la taglia giusta, ma qualche modella curvy come me ha sempre qualche chance – poi sempre sorridendo, – purtroppo s’invecchia. E lei che fa di bello? In verità so poco anche di Francesca e di Kristine niente. – Sorrise ad entrambe, ma con una certa complicità rivolta all’olandese a cui quella bella donna iniziava a stare simpatica. Kristine trovava, per molti versi, Francesca insopportabile, anche se ne riconosceva tutte le qualità, e doveva ammettere che aveva frequentazioni decisamente interessanti, quella rossa era davvero simpatica oltre che bella.
– La sua taglia è perfetta e se sta invecchiando, devo dire che è come il vino buono… migliora – sorrise il Master, poi rispose alla domanda. – Faccio affari in tutti i campi, mi si potrebbe definire un intermediario. Ad esempio se lei volesse entrare nel mercato russo, ammesso che non ci sia già e che le possa interessare, io potrei aiutarla. –
– Ci penserò – rispose Stefania sempre sorridendo e sempre più a suo agio.
– Kristine, è sposata, non lavora, ma spesso mi aiuta nei miei affari, ha tanti talenti. Vero Kristine? –
– Lasciamo perdere i talenti – sorrise Kristine rannicchiandosi accanto al suo Master, – ma tutto il resto è vero. – Poi con grande naturalezza si levò le scarpe e portò le gambe sul divano.
– La modestia… mi creda, se ha bisogno di un interprete lei ci sa fare e… nella sua vita ha fatto molte cose, l’infermiera e la modella, ma potrebbe fare quello che vuole se solo lo volesse. In genere non vuole, sono forse l’unico che riesce a farla lavorare. – Il master passò un braccio affettuoso attorno alle spalle della sua schiava e l’attrasse a sé.
– Se Kristine volesse proverei anche io a sfruttare i suoi talenti. –
Kristine ne fu sorpresa. – Non saprei…, ma se le lascio il mio numero di telefono. – Stefania annuì e Kristine glielo diede.
– Di me qualcosa sai, mi sono laureata da poco – s’intromise Francesca che si stava sentendo esclusa sia dal suo Padrone, sia da quella spudorata di Kristine che si strusciava su di lui come una cagna in calore, sia dalla nuova schiava che flirtava con tutti tranne che con lei che fino a dieci minuti la stava dominando. – Ho aperto uno studio con un’amica americana. Vive anche lei qui. A proposito dov’è? – chiese.
– Sarà a letto – rispose il Padrone, poi aggiunse un velato rimprovero – lei è molto meno mondana di te. – Francesca riprese come se non l’avesse sentito. – Ci occupiamo di marketing, per ora essenzialmente supportiamo attività di Daniele, ma stiamo cercando la nostra via. –
– Bene, bene – concluse Stefania mettendosi in piedi per il commiato, – siete tutte persone molto interessanti, spero che avremo modo di approfondire la nostra conoscenza, sicuramente come amiche ed amici, per gli affari vedremo, ma ora devo proprio andare. Vi ringrazio per la vostra gentilezza, ci vediamo. –
Le donne si scambiarono le solite effusioni, mentre il Master strinse la mano alla manager guardandola negli occhi e con un promettente – arrivederci. –
Francesca non sapeva se era nei guai o se quell’incontro le avrebbe fornito in futuro un alibi nel caso le avessero riviste insieme.
– Notevole quella Stefania – commentò il Padrone dopo che la donna era uscita, – dove l’hai conosciuta? –
– Da un’amica comune, una compagna di liceo – rispose Francesca con aria pensierosa, e non hai la minima idea di quanto sia notevole, pensò tra sé e sé.
Kristine aveva analoghi pensieri ed aveva i suoi motivi, anche se non poteva dirsene sicura. Ma quella notte, nell’alcova, confessò i suoi pensieri al Maser che rispose, – ma no! Ma sei sicura! – Ridacchiò mentre la baciava sul seno e le sussurrava – Però, se hai ragione sei un genio mia dolcissima schiava. – Kristine non si prese neanche la briga di rispondere, ma spinse il seno verso di lui e poi ne cercò le labbra. Voleva essere baciata, aveva visto come il Padrone aveva guardato Stefania, maledetta gelosia si disse. Da un po’ dormiva quasi sempre con il suo Padrone, qualche volta insieme anche a Francesca o Ely. Ma il più delle volte le due ragazze dormivano nella loro stanza. Era soddisfatta ed abbastanza sicura del suo posto nella vita del suo Master, ma… Dopo che il Padrone si era addormentato Kristine si strinse a lui enumerando i segni che aveva letto in Stefania: non accavalla le gambe, tiene sempre le cosce leggermente discostate, tiene le labbra socchiuse. Niente di plateale, gestisce bene la sua doppia vita, ma sono segni inequivocabili si disse. E Francesca, si disse, ne ha approfittato. Kristine ne aveva sentito l’odore di una sull’altra e viceversa, quello, alla fine, era il segno inequivocabile e c’era l’odore di un’altra… quell’amica di Francesca si disse Kristine.

Stefania era rannicchiata accanto al marito, le spalle contro il petto di lui che l’abbracciava e dormiva serenamente. Di solito quell’abbraccio la rendeva sicura, la calmava e faceva dormire anche lei. Quella notte no, era inquieta e la sua mano scese tra le cosce mentre ripensava alla serata. Le due giovani Mistress l’avevano usata in tutti i modi, lei aveva goduto tantissimo, come mai da diverso tempo, le novità, quando sono buone, hanno quell’effetto, eppure era ancora insoddisfatta. Poi la conoscenza di quel Master l’aveva eccitata e resa irrequieta. Però quel Master ha già due, forse tre schiave, io sarei di troppo e poi io, pensò, sono e mi sento proprietà della mia Mistress, non la tradirò mai, però… pensava stringendo le cosce su quel dito birichino e mugolando, però chi sa cosa mi riserva il futuro.
La mia Mistress, pensava Stefania, giovane, ma così intensamente dominante. Era inesperta quanto me quando abbiamo iniziato, ma era già perversa e affidabile, non potevo scegliere di meglio.
E poi sentiva di volersi confidare con una come lei ed anche della sua età, più o meno, quella Kristine… era molto bella ed anche molto in gamba. Le aveva detto che parlava tedesco, un catalogo in tedesco era una buona scusa. In passato aveva fatto la modella, sì, aveva i requisiti per quel lavoro.

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Capitolo 3 – Stefania ed Ely nel club delle Padrone

Il tamarro, a modo suo, studiava, cercando di non rimanere eccessivamente indietro. Carlo era molto più bravo di lui, ma lui aveva tante distrazioni, scopava con un sacco di amichette e quando voleva qualcosa di particolare chiamava Anna. Nonostante i molteplici impegni era sempre disponibile per ogni piacere da fare al suo amico Master, beh, per il Master o Mister come lo chiamavano loro anche Carlo avrebbe fatto qualsiasi cosa. Per entrambi era il mitico Master. Quella mattina il Master l’aveva chiamato e gli aveva chiesto appunto un piacere, Marco gli rispose che doveva considerarlo cosa fatta e che entro qualche giorno l’avrebbe richiamato.

Francesca era nervosa, era in bagno con sua madre che le stava pettinando i capelli, di solito quel lavoro lo faceva Ely che aveva anche il potere di calmarla, mentre sua madre riusciva ad esasperarla. Ma Ely si stava preparando anche lei, dovevano incontrare Eva e la sua schiava. Per Ely era la prima volta, forse per questo Francesca era nervosa, non lo sapeva neanche lei. Cercò di ferire su madre. – Quindi due anni fa lui ti ha rapito e ti ha stuprato e tu subito ti sei arresa ed hai allargato le cosce concedendoti a lui ed ai suoi amici come una vacca. – Anna conosceva sua figlia, era una vipera e volle darle una lezione, ma doveva stare attenta la figlia aveva tutto il potere che voleva su di lei, quindi scelse le parole con cura.
– Mi ha rapito, mi ha stuprato e mi ha reso schiava, mentre tu lo sei diventata spontaneamente. –
– Io l’ho voluto, sì, mi piace, mentre tu sei una troia che non si &egrave neanche opposta. –
– Sbagliato Signora. Anche a me piace e tanto, ma non trovavo il coraggio di farlo ed allora mi sono inventata un gioco. –
– Quale gioco baldracca? –
– Quello che il Master che mi avesse trovato mi avrebbe potuto fare quello che voleva e poi mi avrebbe potuto ricattare. Ce ne erano una decina che mi davano la caccia, io seminavo qualche indizio, più che altro bugie, ma lui fu l’unico in grado di trovarmi. –
Francesca la guardò in tralice. – Sei una zoccola bugiarda. –
– No, &egrave tutto vero – ribatté Anna con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.
Francesca stavolta la guardò stranita e perplessa, vuoi vedere che la troia dice il vero pensò.
– E quindi per questi anni hai raccontato bugie con quella storia delle foto e del ricatto. –
– Io non ho raccontato niente, semplicemente quella era la voce che girava ed io non l’ho mai voluta smentire, anche perché un fondo di verità c’&egrave e quella storia mi veniva anche comoda… mi giustificava. Per il resto… quello che il Padrone mi fa, mi piace. –
– Brava troia – disse Francesca alzandosi, – chi sa perché neanche il Padrone l’ha mai smentita? – Sulla porta del bagno comparve Ely, bella ed elegante anche se truccata solo leggermente. Aveva messo gli occhiali, la bionda era leggermente miope. Francesca approvò, semplice, quasi naturale come era nel suo stile. Ad Eva sarebbe piaciuta, ne era sicura. E gli occhiali più tardi glieli avrebbe fatto levare. Le piaceva quando li aveva, le davano un’aria intellettuale ed intelligente che la rendeva molto interessante. Ma le piaceva anche quando glieli faceva levare, a quel punto Ely appariva con lo sguardo sperso e vulnerabile, ancora più sottomessa.

Le schiave si tennero un passo indietro mentre le due Mistress si abbracciavano e si salutavano calorosamente, ma non poterono fare a meno di guardarsi di sottecchi, si piacquero. Ad Ely quella rossa, bella e dal fisico esuberante piacque immediatamente, non era solo bella, era anche molto elegante e orgogliosamente sottomessa.
Pure alla rossa piaceva Ely, anche lei era bella ed elegante, in più era giovane, fresca e modesta.
Si trovavano in Galleria, nel centro di Milano, erano le ventuno passate e la galleria era molto animata. Stefy aveva detto al marito che quella notte non sarebbe tornata a casa, così le aveva ordinato la sua Padrona.
Molta gente andava e veniva e le quattro donne non potevano passare inosservate, troppo belle per non essere notate, ma intorno a loro c’era come un cerchio immaginario e nessuno osava oltrepassarlo, la gente passava buttava uno sguardo e proseguiva senza avvicinarsi.
Eva fece un passo verso Ely. – Bella la tua schiava – disse a Francesca soppesando la bionda con sguardo critico, ma soddisfatto.
La Mistress si avvicinò ancora di più e mise due dita sotto il mento della schiava e la guardò facendole girare il viso da un lato all’altro. Ely arrossì, si sentiva imbarazzata ed umiliata ad essere esaminata così platealmente in un luogo pubblico. Però non si sottrasse, né si irrigidì, tenne le mani distese lungo il corpo, la borsetta nella mano destra. – Hai delle labbra fantastiche e degli occhi verdi stupendi – si complimentò la Mistress.
Ely non ritenne di rispondere, ma arrossì ancora di più.
– Socchiudi le labbra – ingiunse Eva.
– Signora la prego, non qui – piagnucolò, a quel punto, Ely disperatamente.
– Qui ed ora – sibilò Francesca avvicinandosi minacciosa ed Ely socchiuse le labbra inghiottendo amaro.
Eva le passò un dito sulle labbra, – leccalo schiava – ordinò.
Ely abbassò gli occhi, socchiuse le labbra e leccò. Durò pochi secondi, poi la Padrona ritirò il dito. – Hai bisogno di maggiore disciplina, ma sei stata brava – disse accarezzandola sulla guancia. Nessuno aveva notato il dramma della schiava, forse qualcuno aveva visto, ma non aveva capito. Ely riprese a respirare ed il suo colorito ritornò normale, ma notò che la sua Padrona era tesa, pensava che l’avrebbe punita. In effetti Francesca non era soddisfatta, la guardò in tralice, ma non le disse niente ed Ely si preoccupò ulteriormente.
Il cellulare di Eva squillò, la telefonata fu molto breve, poi Eva disse rivolgendosi a Francesca – andiamo. – Avanti Eva e Francesca, dietro Stefania e Ely. Girarono nelle viuzze del centro, suonarono ad un campanello ed entrarono in un portone di un palazzo antico e maestoso, invece di prendere l’ascensore scesero una rampa di scale ed entrarono per una porticina semiaperta. Ely era in apprensione, guardò Stefania che le sembrò perplessa e preoccupata quanto lei. Segno inequivocabile che anche lei non era mai stata in quel luogo.
Nell’atrio una cicciona di almeno cento chili, vestita solo di strisce di cuoio che racchiudevano un seno smisurato ed una vulva incastonata tra due cosce voluminose come grossi prosciutti, li accolse. – Buona sera Mistress, mi chiamo Greta e sono la guardiana dei sotterranei, Vi prego di accomodarvi da quella parte – e fece loro segno verso un ingresso laterale. Eva e Francesca si diressero da quella parte. Ely e Stefy fecero per seguirle. Ma il cerbero sollevò una mano e disse – voi no, voi venite con me. – Ely e Stefy prima guardarono verso le padrone vedendo solo le loro schiene scomparire dietro una porta senza curarsi di loro e poi seguirono quello scherzo della natura che indossava anche delle calze a rete e delle pantofole dal tacco basso. Stavano dietro un culo, un culo immenso che però sculettava con una certa eleganza. La grassa megera indossava anche una cintura di cuoio da cui pendeva uno scudiscio, anch’esso di cuoio. La cicciona a dispetto della sua mole si muoveva con agilità e rapidità. Guardandola bene anche il viso di quella donna non era bruttissimo, ma anche esso largo e grasso. Era una bionda dai capelli lunghi portati a coda di cavallo, raccolti da un laccetto nero, che le arrivavano fino a metà schiena. Percorsero un lungo corridoio, Stefy immaginava si trovassero in un seminterrato, ma fino a quel momento non aveva visto nessuna finestra. Quindi arrivarono in un ampio salone pieno degli attrezzi più spaventosi: cavalletti, croci di Sant’Andrea, gabbie…
– Spogliatevi – intimò Greta con voce sottile e soave in contrasto con quella massa così vasta che era il suo corpo. Le due schiave si guardarono, ma poi ubbidirono, era chiaro che quello era il volere delle loro padrone.
Finito di spogliarsi si disposero nude ai lati di Greta che chiuse con due braccialetti i polsi di entrambe dietro la schiena, poi impose loro di mettersi in ginocchio. Le schiave ubbidirono, erano ancora tranquille, tutto sommato pensavano che la guardiana le stesse preparando per le loro Padrone. Poi udirono una voce che non conoscevano, una voce che veniva da un altoparlante, una voce femminile, ma dura ed inflessibile, nonché beffarda.
– Bene Greta, ordina alle schiave di prostrarsi e baciare il pavimento, non ci possono vedere, ma ci devono ugualmente adorare. –
– Giù cagne, faccia a terra e baciate il pavimento, adorate la Presidente del club e le altre Padrone che vi stanno osservando. –
Ely e Stefania rimasero di sasso. Il club? Si chiesero. Da dove le stavano osservando e chi le osservava? Ora le schiave erano preoccupate, soprattutto Stefania. Riflettevano e si attardarono, raccolsero una scudisciata per una sulle spalle e si affrettarono a chinarsi ed a baciare il pavimento.
– Lecca troia – Ely si sentì spingere e sbattere la testa sul pavimento, labbra e naso schiacciati sul freddo marmo, si lamentò con il risultato che anche la sua fronte fu schiacciata sul marmo, poi la guardiana allentò la pressione tenendole sempre la testa china e lei finalmente capì che doveva leccare. – Lecca vacca – ingiunse la guardiana – e fallo fino a quando ti dico io basta, consuma pure la lingua su quel pavimento. –
Stefania era interdetta, ma vedendo la testa di Ely sbattere sul pavimento si diede da fare, non voleva incappare anche lei nell’ira della guardiana, ma si sentiva turbata ed umiliata. Alla mercé di sconosciute che la osservavano mentre nuda si sottometteva al volere di anonime sconosciute.
Passarono diversi minuti in cui le due schiave continuarono a leccare con passione e non si fecero sorprendere a sbagliare. Ely pensava che davvero avrebbe consumato la lingua su quel pavimento, mentre la testa le pulsava, si sentiva frustrata e infelice.
– Facci vedere come sono queste due schiave. – Ora la voce, sempre femminile, era più dolce, ma ugualmente ironica e divertita.
La guardiana le tirò per i capelli e le fece sollevare da terra, poi le fece girare. Stefania pensò, questa stronza &egrave molto forte. Lì dove prima c’era una tenda le schiave videro una parete a vetro, dall’altra parte non si vedeva niente, ma le schiave immaginarono che ci fosse qualcuno e che le stesse osservando… con interesse. Sicuramente le loro padrone, sicuramente le proprietarie di quelle voci, ma chi altri e quanti altri, anche uomini? Le schiave tenevano gli occhi bassi, si sentivano mortificate, imbarazzate, in pericolo e tremarono sugli alti tacchi, l’unica cosa che indossavano.
La stessa voce chiese alla guardiana – Greta, fai sollevare loro il viso, vogliamo vederle bene e non vogliamo che siano timide. D’ora in poi devono essere spudoratamente troie, le nostre troie. –
Ancora una volta Greta le tirò per i capelli facendo sollevare loro il viso verso la vetrina. – Avete sentito cagne, fatevi vedere, le vostre padrone vogliono che vi esibiate e se non sarete pronte, offerte e disponibili ci penso io. –
Le schiave volenti o nolenti alzarono il viso e si inarcarono, la megera non smetteva di tirarle per i capelli. Stefania sussultò e gridò per il male, ma si offrì spingendo il seno in fuori ed anche il pube. I visi erano stravolti. – Brave troie, continuate così e andremo d’accordo. – Le gratificò la guardiana.
Poi la prima voce, quella più aspra disse – falle mettere a novanta gradi, vogliamo vedere culo e fica e che allarghino le gambe. –
Ancora una volta furono fatte girare e piegare e le schiave si offrirono allargando le gambe e mandando il culo in su, come fu loro ordinato, per farsi ammirare.
Una terza voce, ma quante erano si domandò Ely, questa però non ordinava, si limitava a commentare. – Sono entrambe belle, ma la rossa &egrave fantastica, complimenti Miss Eva. – La guardiana intanto aveva appoggiato le sue mani sui due culi e le tastava come se fossero delle manze al mercato. – Ok, disse la seconda voce, tu ti prenderai la rossa, a me va bene la bionda. – Maledizione pensò Stefy, stanno trattando su chi ci prenderà come se fossimo delle bestie, ma non ebbe tempo per riflettere. La seconda voce, quella più dolce aggiunse. – falle camminare Greta, voglio che siano molto sensuali, offerte, lascive… altrimenti la loro punizione sarà terribile. –
– Avete sentito cagne, camminate, girate larghe intorno a quel cavalletto e cercate di eccitare le Signore altrimenti sarete terribilmente punite. –
Iniziarono il loro defilé, Stefania davanti ad Ely. Stefania era meno impacciata, ovviamente, di Ely, ma con le mani legate dietro la schiena e piena di vergogna si muoveva impacciata.
– Sculetta rossa, dimena le natiche, fai ondeggiare le tette, su da brava. –
Stefania avvampò però cominciò a muoversi come voleva la guardiana, tutte le sue curve tremolarono, il seno sobbalzava, le natiche si agitavano, iniziò a sculettare divinamente. Da dietro il vetro commentavano la sua prestazione, una vera bomba sentì e poi me la voglio fottere questa gran troia, ma lei non ci faceva più caso, era concentrata sulla sua esibizione.
– Brava rossa, stai diventando proprio brava, le signore sono soddisfatte, tu invece bionda sei indolente – ed una scudisciata arrivò sulle natiche di Ely. – fai come la rossa. Dimenati vacca se non ne vuoi prenderne ancora. – Ely non era brava come Stefy, ma fece del suo meglio, ogni volta che appoggiava il piede a terra agitava le natiche e faceva vibrare le tette. – Così bionda, muovi quel culo e fai ballare quel seno. Brava vacca. – Ely voleva morire, ma ubbidiva, non voleva sentire più lo scudiscio.
Camminavano intorno, ogni tanto cambiando direzione da quasi mezz’ora, sempre a ritmo sostenuto, sempre incalzate dallo scudiscio, dagli insulti e dagli apprezzamenti di Greta, mentre dall’altra parte del vetro commentavano le loro prestazioni. Erano stanche e disfatte, il trucco colava, erano sudate, più volte lo scudiscio le aveva raggiunte sulle natiche e sulle cosce, ma anche tra le gambe. Greta lo sapeva usare e si esibiva pure lei. Infatti le signore dall’altra parte del vetro si erano complimentate con la guardiana ed avevano riso delle schiave e le avevano derise. Dovevano essere molto eccitate.
Poi la prima voce ordinò – Greta porta la rossa, ovviamente, nella stanza rossa e la bionda in quella gialla. –

Nella stanza gialla Ely trovò una cinquantenne bruna, scoprì che era la seconda voce ed una quarantenne castana. Erano entrambe belle e vestite elegantemente, mentre lei era nuda, stremata, stressata e inerme. Era nelle loro mani e lo capì subito l’avrebbero trattata come un giocattolo e sicuramente l’avrebbero fatta soffrire.
Nella stanza rossa invece Stefy trovò la prima voce, la presidentessa del club e quella che aveva dichiarato che la voleva. La presidentessa era una donna matura e severa, con meches grigie, mentre l’altra era una trentenne con i capelli di un biondo platino tagliati a caschetto. Vestite entrambe con elegante severità, come di solito si vestiva lei, tailleur, camicetta e giro perla, invece lei era nuda e prostrata, indifesa, impotente ed in quel momento talmente debole che era pronta ad ubbidire a tutto.

Nella stanza gialla le due Mistress stavano indossando guanti di lattice, Ely le guardava preoccupata. – Ispezioniamola! – disse la bruna che si avvicinò ad Ely, la guardò negli occhi e brutalmente le ordinò allarga le gambe e spingi la fica in avanti. Ely si irrigidì e la castana dietro di lei la pungolò con una grossa forchetta a due rebbi molto appuntiti. Ely fece un balzo in avanti, gridò e si ricompose spingendo immediatamente il bacino in avanti ed offrendosi.
– Ora stai ferma sulle gambe stupida – l’insultò la castana mentre la bruna la penetrava con un dito. Ely gemette e mantenne la posizione mentre quel dito s’intrufolava prepotente nella sua vagina e rovistava senza riguardo. Poi arrivò il secondo dito e poi un terzo, lacrime amare scesero sul dolcissimo viso della schiava che però continuava a spingere il bacino avanti, non voleva essere inforchettata di nuovo. La bruna l’esaminò con calma ed approfonditamente, Ely si mordeva le labbra e gemeva, fino a quando la castana non la spinse in avanti a novanta gradi, con il culo proteso per aria e un attimo dopo la schiava si sentì penetrata di dietro. – Vi prego – biascicò, ma le dita della castana racchiuse nel guanto di lattice entrarono. – Poco usata – commentò la quarantenne assestando una bella pacca sulle natiche della schiava.
Nella stanza rossa le due Mistress in piedi avevano messo nel mezzo Stefania e la stavano lascivamente accarezzando. Stefy aveva deciso di non fare la minima resistenza. La presidentessa la stava baciando e leccando sul seno mentre la bionda platino la baciava sul collo e l’accarezzava sul culo. Erano due donne esperte e fortemente dominanti che la stavano manovrando a piacere e sebbene la rossa le subisse contro la sua volontà non poté fare a meno di sentire la piacevole sottomissione che arrivava e gemette. – La troia si sta riscaldando – commentò la bionda. Le due Mistress si guardarono negli occhi da sopra la spalla di Stefania e poi si chinarono di nuovo sul corpo della schiava. La matura per succhiarle un capezzolo, la più giovane per leccarla sulle spalle. Stefania ripartì, ma un attimo dopo senti i denti aguzzi della presidentessa sul suo capezzolo e quelli più piatti della giovane Mistress su una spalla. Gridò forte, ma le due morsero e morsero fino a farla ballare, sussultare e gridare. L’impotenza la rese ancora più eccitante e le due padrone si apprestarono ad usarla.

Nella stanza gialla la mora era adagiata con le spalle alla tastiera del letto. Ely era sdraiata sulla pancia con le gambe larghe ripiegate verso le cosce e lì legate, caviglie su cosce. Era scomoda e vicina a collassare, ma la lingua dentro la fica della mora faceva il suo dovere, mentre la castana accovacciata dietro di lei la fotteva in culo senza pietà. Ely era disperata, si sentiva spaccata di dietro, la castana usava lo strap on come un trapano, mentre la mora, insensibile delle sue lamentele, la tirava per le orecchie incitandola ad essere più solerte con la lingua. Ne approfittarono a lungo. Volevano godersela per tutto il tempo ed Ely per tutto il tempo soffrì senza mai ricavare un briciolo di piacere.
Nella stanza rossa la rossa era anch’essa sdraiata sul letto ed a gambe larghe, ma sdraiata sulla schiena. Solo che aveva un bel dildo doppio in bocca e quello più grosso svettava in fuori dalle sue labbra. Fu lì che si inginocchiò la presidentessa fottendosi e riempiendo di ciprigna, umori e sughi il viso della rossa. La biondo platino invece con il suo strap on se la stava fottendo davanti. Ogni volta che Stefania, nonostante tutto, si abbandonava la presidentessa la strattonava per i capezzoli o la bionda l’artigliava con le sue lunghe unghie dove trovava morbido, aveva solo l’imbarazzo della scelta.

La stanza verde non aveva un letto, ma due seggiolini senza schienale e con due simpatici cazzi di lattice che venivano fuori dalla seduta. Senza tanti complimenti le due schiave furono fatte sedere su quei seggiolini e costrette ad inghiottire nei loro orifizi le svettanti protuberanze. Avevano sempre le mani legate dietro la schiena e ciò in aggiunta a quei cazzi che le riempivano davanti e di dietro le costringeva a spingere il seno in vanti e ad offrirsi come delle vacche. Le Mistress ne approfittarono per applicare delle clip ai capezzoli che scendevano in basso con delle campanelle che le rendevano ancora più ridicole. Ely e Stefania provavano troppa vergogna per guardarsi negli occhi, subivano a capo chino. Ma neanche quella residua privacy fu loro risparmiata. Le Mistress azionarono i vibratori e le costrinsero a guardarsi negli occhi. Velati e annebbiati, mentre i vibratori acceleravano e a dispetto di tutto le portarono ad eccitarsi. Prima si morsero le labbra cercando di resistere e comunque di non dare spettacolo, poi a iniziarono a gemere, soprattutto la rossa che era la più sensibile, ma presto seguita anche dalla bionda, infine a vibrare seguendo il ritmo gorgogliando soddisfatte. Le campanelle suonavano irridendo i loro sforzi di contenersi. Le Mistress le insultavano, le prendevano in giro, le deridevano e soprattutto non permettevano loro di estraniarsi. La presidentessa mise un dito sotto il mento della rossa dirigendo lo sguardo su Ely. – Sei una gran troia, ma guarda la tua amica come gode… la vacca. – Stefania la guardava, cercava di trattenersi, ma gemeva ed era un peperone per la vergogna. La Mistress non le diede tregua, le mise due dita sotto il mento e le disse – su – e la rossa fu costretta a sollevarsi seguendo le dita che la spingevano i su – e giù – La Mistress l’invitò a scendere. – Su e giù, su e giù. – Stefania seguiva quel lubrico movimento infilzandosi sui due dildi come la Mistress desiderava e perdendo ad ogni colpo il controllo del suo corpo sempre più eccitato mentre le campanelle suonavano allegramente. – Brava Stefania, diventerai una gran troia. – concluse la Mistress mentre la schiava scuoteva la testa, ondeggiò sui vibratori e venne vibrando e gorgogliando. Elya non fu costretta ad andare su e giù ma fu costretta a seguire le evoluzioni della rossa e quegli sforzi ebbero su di lei un grande effetto, dopo qualche secondo arrivò in porto anche lei muggendo e gonfiando il petto mentre le campanelle la ridicolizzavano. Le schiave erano sconvolte e le Mistress sorrisero soddisfatte. – Brave cagne! Tutto sommato vi siete comportate bene in questa prima sessione. Mi complimenterò con le vostre Padrone – enunciò la Presidentessa. Poi uscirono e le lasciarono lì sfatte e disfatte.

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