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Racconti Erotici Etero

Una rossa presenza

By 7 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

L’alta mattina alle 8.00, come sempre, ho preso l’ultima carrozza della metropolitana. Salire al capolinea mi consente di trovare il posto a sedere. Dopo anni di traffico, di interminabili code, sei mesi fa, ho deciso di tornare a prendere i mezzi pubblici. Non sopportavo più il fatto di passare gran parte del mio tempo bloccato dal traffico. Poi ci si &egrave messo pure il caro carburante e la scelta, da provvisoria, &egrave diventata continuativa. Non so se diventerà definitiva, sicuramente si sta rivelando azzeccata e piacevole. Azzeccata perché, salvo rare eccezioni, dovute a scioperi o guasti tecnici, i tempi di percorrenza sono certi e accettabili. Il posto di lavoro dista 20 Km da casa, impiego circa 45 minuti per tratta. Ultimamente con la macchina mi capitava di impiegare quasi il doppio. Piacevole perché ho la certezza di fare il viaggio comodamente seduto. Ho ripreso a leggere, tornando ad essere quell’assiduo lettore che prima riuscivo ad essere solo durante le vacanze estive e natalizie. Leggo un libro a settimana, tutto sommato un buon ritmo. Leggo un po’ di tutto: romanzi, polizieschi, thriller, saggi’ in questo momento sto leggendo l’ultimo di J. Grisham ‘ultima sentenza’, molto interessante. Ma non &egrave del libro che voglio parlare, bensì di un’esperienza unica, una di quelle che pensavo succedessero solo nei film e, appunto, nei romanzi. Per abitudine mi siedo in uno dei posti doppi che si trovano in testa ed in coda alla carrozza. Prediligo occupare quello vicino al finestrino. Non sempre la carrozza alla partenza dal capolinea si riempie, l’altra mattina, il posto al mio fianco era libero. Appena seduto ho iniziato a leggere con bramosia. Giunto ormai verso la fine, ero impaziente di conoscere l’epilogo. Alla prima fermata la carrozza si &egrave riempita, i posti a sedere si sono esauriti in un attimo e quelli che, per loro sfortuna dovevano viaggiare in piedi, erano ‘costretti’: letteralmente’ condannati a una pena. Il posto al mio fianco era stato occupato. Il profumo inebriante che piacevolmente mi avvolse, mi diede la conferma che si trattava di una donna. Per non essere sfacciato ho cercato di capire che tipo fosse, scrutandola di soppiatto, senza girare la testa dalla sua parte. Immerso nella lettura mi limitavo a buttare la coda dell’occhio nella sua direzione cercando di non darlo a vedere. Indossava un abito color rosso fiammante, molto elegante. Probabilmente era stato confezionato su misura per lei da qualche atelier di alta moda. Un abito estivo che emanava un senso di freschezza, leggero, molto leggero, penso fosse di lino. Non era molto lungo, arrivava a coprire circa metà coscia, così che la bellezza delle gambe ne veniva esaltata. Due gambe stupende, abbronzate, perfettamente depilate, snelle ma non eccessivamente sottili, sorrette da una tonica muscolatura, sicuramente frutto di un costante e corretto esercizio fisico. Ai piedi calzava un paio di sandali rossi, anch’essi molto eleganti con un tacco di media altezza. Non indossava calze, i piedi erano molto curati con le unghie leggermente smaltate di rosso. Sulla caviglia destra portava un’elegante catenina d’oro. Mi sono stupito di me; in genere presto minor attenzione a questi particolari, sono molto più attratto da seno, labbra, occhi e culo, ma quelle gambe avevano un fascino particolare e mi provocavano un’attrazione quasi morbosa, molto nota, credo, ai feticisti del genere. Insomma, questa ‘rossa presenza’ mi stava turbando. Apparentemente sembravo concentrato e assorto nella mia lettura, in realtà non riuscivo più a leggere. Riprendevo spesso lo stesso periodo, perché mi capitava continuamente di ‘ perdere il filo. Ma il segnale più inequivocabile mi era dato dall’ erezione che sentivo crescere nel pube. Imbarazzato e confuso, avevo l’impellente necessità di sistemare il cazzo, perché, impedito nell’erigersi dalla posizione che avevo assunto, cominciava a farmi male. La situazione si complicava col passare del tempo, la speranza di porre fine a quel supplizio mi aspettava alla stazione di Lambrate. Li sarei sceso, mi sarei dato una sistemata e soprattutto avrei abbandonato la vicinanza della ‘rossa presenza’, riacquisendo così la consueta tranquillità. Ma, alla meta, mancavano ben 7 fermate, troppe. Cercai di aiutarmi facendo ricorso a alcune tecniche di rilassamento che avevo imparato frequentando un corso specifico, niente. Il mio imbarazzo ormai era del tutto evidente, ma per fortuna, come spesso accade quando meno te l’aspetti, venne in mio aiuto lo squillo di un cellulare, era quello della signora in rosso. Mentre lei si accingeva a cercare il telefonino nella borsetta, anch’essa rigorosamente rossa, io, con un’abile mossa riuscii nel mio intento. Emisi, quasi senza accorgermi, un sospiro di malcelata soddisfazione. ‘Tesoro alzati dal letto, datti una mossa pigrone’. Con chi stava parlando? Aveva la fede al dito, quindi probabilmente col marito. Cominciai a fantasticare su cosa poteva essere successo la scorsa notte tra le lenzuola col suo tesoro, visto che il pigrone non si era ancora degnato di mettere il piede a terra. Chissà quali e quante battaglie di sesso sfrenato erano avvenute. Lei, ne ero sicuro, aveva vinto la guerra. Questi pensieri non aiutavano a riportare l’asta in posizione di riposo. Quando chiuse la telefonata col suo tesoro, per coincidenza casuale ci trovammo ognuno con la testa girata dalla parte dell’altro e per un’ attimo, che a me parve interminabile, ebbi l’occasione di guardarla negli occhi. Lei accennò un cortese sorriso, io cercai di ricambiare. Non so come fosse l’espressione del mio viso in quel momento, ma credo che assomigliasse molto a quella di coloro cui capita, per ventura, di vedere la ‘. madonna. Mi ritrovai improvvisamente intento a compilare con la fantasia uno di qui questionari in cui ci viene chiesto se crediamo all’amore a prima vista, se pensiamo sia possibile fare sesso con una persona appena incontrata, se pensiamo sia giusto approfittare dell’occasione e tradire il nostro partner, se pensiamo che l’uomo sia bigamo o monogamo e via di questo passo. Ovviamente per me in quel momento esisteva un’unica risposta a tutte le domande, e questa risposta era rigorosamente SI, fatta eccezione, ovviamente, per quella sulla monogamia o bigamia, alla quale risposi senza esitazione che la bigamia era nella natura dell’uomo. Preso da questa fantastica attività quasi non mi rendevo conto che il treno stava rallentando in prossimità della fermata di Lambrate. Con prontezza mi girai verso la signora in rosso e cercando di essere il più gentile possibile dissi ‘scusi devo scendere’ ‘non si preoccupi scendo anch’io’, il mio battito cardiaco ebbe una brusca accelerazione, mi sembrava rimbombasse in tutta la carrozza, quasi fossimo in una moderna discoteca. Scendemmo le scale, ero dietro di lei, i miei occhi si stamparono sui suoi danzanti glutei, uno spettacolo inebriante. Alla fine della scalinata, presi il coraggio a due mani, la accostai e le dissi ‘Ciao, posso offrirti un caff&egrave?’ Lei mi guardò un po’ sorpresa, poi mi sorrise e disse ‘Non bevo caff&egrave’, stavo avvertendo l’imminente arrivo di una paralisi, quando’ ‘vada per una spremuta’, scongiurata paralisi, mi ritrovavo a lottare con un attacco di balbuzie, riuscii a dire ‘ottimo’ e ci avviammo verso il bar della stazione. Parlammo del tempo, del traffico della voglia di vacanze, della routine del lavoro, del caro vita, e altre banalità di questo tipo, questo era quanto esprimevamo col sonoro. Ben altra musica esprimevamo con la gestualità e col corpo.Si parlava del caldo che improvvisamente era esploso, lei sembrava una di quelle ‘veline’ che al termine del TG annunciano le previsioni del tempo ammiccando maliziosamente, ovviamente io non ero insensibile a questo modo di fare e lo comunicavo,toccandomi i genitali, sistemandomi lentamente l’attrezzo che, per effetto di quella prosa, iniziava ad erigersi. La traduzione recitava più o meno così ‘Mi fai tirare il cazzo, ho voglia di scoparti’ lei sorrideva e ammiccava, traduzione ‘cosa aspetti, bastardo ..scopami’. Uscimmo dalla stazione MM e sostando sul marciapiede antistante, mi disse ‘ti da fastidio se fumo?’, io ex-fumatore, che da quando aveva smesso di fumare era diventato intollerante e bacchettone, dissi ipocritamente ‘figurati, non c’&egrave problema’. Si accese la sigaretta e ad ogni boccata era come se mi stesse facendo un pompino, c’&egrave qualcosa di molto erotico nel modo di fumare che hanno certe donne. Credo che la mia erezione abbia toccato in quel momento il massimo. Lei se ne rese conto, avvicinò la sua sensuale bocca al mio orecchio e mi disse ‘Hai un coniglio in tasca o sei contento di vedermi?’ scoppiammo in una fragorosa, liberatoria risata. Nel mentre, posò la sua mano sul mio pube, e, nonostante l’impedimento degli indumenti, avvolse il mio cazzo al massimo dell’erezione, riavvicinò la bocca al mio orecchio, con un piccolo morso mi provocò un brivido, poi mi infilò l’umida lingua fino a toccarmi il timpano e mi sussurrò ‘seguimi’. Voltammo l’angolo e camminammo per circa 150 metri, a quel punto lei si infilò nel portone di un vecchio stabile io la seguii. Entrai, lei si era fermata davanti a me per accertarsi che l’avevo seguita fin li, poi con un cenno del capo mi fece capire di continuare a seguirla. C’era sulla sinistra una porta situata ai piedi di un sottoscala, lei estrasse dalla borsetta un mazzo di chiavi ed aprì la porta, io la seguii. Era un bilocale, entrata si fermò dandomi di spalle. Mi avvicinai, accostai il mio corpo al suo facendole sentire tutto il vigore del mio cazzo duro come il marmo, lei spinse verso di me le sue sode chiappe ed emise un gemito che mi fece arrapare ancora di più. L’abbracciai, feci passare le mie braccia tra le sue braccia ed i fianchi in modo da portare le mani a cupola sul seno. Cominciai a palpeggiarla alternando tocchi morbidi e vigorose strizzate, intanto la baciavo sul collo e dietro le orecchie, ogni tanto la mordicchiavo e le sussurravo le cose più sconce che mi passavano per la testa. Ormai avevo perso ogni freno inibitorio non capivo più nulla, ‘Sei proprio una gran figa, mi fai impazzire’ ‘Scopami ti prego’ ‘Sii, ti voglio scopare, ti voglio tutta per me’ ‘Sii, sono tua’ ‘Dimmelo ancora troia’ ‘Sii sono la tua troia’ ‘Lo senti il mio cazzo?’ ‘Sii, lo sento’ ‘Lo vuoi il mio cazzo?’ ‘Siiiii’ dammelo!!’ ‘Eccolo, troia, succhiamelo’ ‘Sii voglio succhiarti, scopami in bocca’ ‘brava, così.. sei un gran pompinara’ ‘Mmmm, mi piace’ ‘Sei un gran troia’ ‘Sii sono la tua troia’ ‘Adesso girati voglio prenderti dal di dietro’ ‘Scopami, bastardo’ ‘Guarda come sei bagnata, sei una maiala’ ‘Scopami, non ce la faccio più, cosa aspetti?’ ‘Voglio sentirti implorare, troia, devi desiderarlo’ ‘Mi fai impazzire, brutto figlio di puttana, scopami’ ‘Eccolo sono dentro di te, e ti sto scopando’ ‘Oh, siiii’ mi fai morire.. continua non ti fermare’ ‘Che puttana che sei!!’ ‘Sii, continua che sto per godere’ ‘Godi puttana!!’ Ah.. si .. eccomi eccomi, godoo’ gooodooo’ ‘godi troia.. che adesso ti faccio anche il culo’ ‘Siii mettimelo nel culo” ‘Questo bel culo, adesso te lo sfondo’ ‘ Piano ti prego, non farmi male’ ‘Eccomi sto entrando’ ‘Si ti sento’ mi piace’ ‘Certo che ti piace, sei una maiala..’ ‘ Sii sono una maiala..’ ‘Dimmelo ancora!!’ ‘Sono la tua maiala’ ‘sei una gran troia, mi stai facendo godere’ ‘Sii godi, amore..’ ‘Ti sborro nel culo, troia’ ‘Tesoro sborrami in bocca, ti prego’ ‘Vuoi bere la mia sborra?’ ‘Sii, fammi bere la tua sborra, ti prego’ ‘Girati che sto per venire’ ‘Eccomi, schizzami tutto in gola..’ ‘Siii, troia eccomi’ goodoo, ecco’ bevila tutta, ah.. che sborrata. A quel ci baciammo con passione passandoci il nettare da bocca a bocca. Rimanemmo abbracciati e continuammo a baciarci per circa 10 minuti. Poi ci siamo ricomposti e lei mi ha detto ‘Esci prima tu io aspetto qualche minuto per non dare nell’occhio.’ ‘Va bene, ciao’ ‘Ciao’. Uscii, mi diressi verso l’ufficio dove mi aspettavano per una riunione. Appena entrato il mio capo mi guardò con aria da rimprovero e mi disse ‘Problemi?’. ‘Scusi mi &egrave capitato un’ imprevisto’ ‘Nulla di grave, spero’ ‘No, nulla di grave, per fortuna’.

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