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Una sera ad Edimburgo

By 8 Febbraio 2004Maggio 15th, 2020No Comments

Nell’agosto 99 ero andato a fare le ferie in Scozia. Si trattava di un giro itinerante, attraverso tutta la Scozia. Un pomeriggio arrivai ad Edimburgo, dove avevo programmato una sosta di un giorno per visitare la città. Avevo girato un po’ per il centro, non trovando alberghi, o meglio, quelli del centro sembravano più delle bettole che degli alberghi (esclusi quelli di gran lusso). Arrivai, poco distante dal centro, in Costorphine Road in un albergo chiamato appunto Corstorphine hotel. Presi una camera. L’interno dell’albergo era abbastanza elegante, con delle vecchie scale che salivano in un percorso abbastanza contorto alle camere (lo consiglio a chi si trovasse ad andare a Edimburgo in quanto nemmeno molto costoso, ma pulito e sobrio, a differenza del normale standard anglosassone). Ero arrivato nel pomeriggio verso le 17, quindi mi feci tranquillamente una doccia e mi cambiai (ero lì in motocicletta e provenivo da Carlisle dove nei pressi avevo visitato i resti del Adrian’s wall). Verso le 19 scesi per mangiare, in quanto sotto vi era una specie di pub con servizio di ristorazione. Il locale era pieno di gente e quindi mi avvicinai ad un tavolo lungo dove vi era seduta una donna da sola. Era decisamente elegante e d’aspetto molto signorile.Dato che era l’unico posto libero mi accostai e chiesi se potevo sedermi all’altra estremità del tavolo. Con mia sorpresa mi rispose ‘ Prego ” e qui ebbi la sorpresa di scoprire che era italiana. Mi sedetti ringraziando e quindi spiegai che era l’unico posto libero e per questo mi ero permesso di chiederle di sedermi. Iniziò una conversazione improntata alla massima gentilezza e capii che lei tutto sommato gradiva la compagnia. Mi raccontò che era lì per turismo e per lavoro. Il marito era dovuto andare a Londra per alcuni giorni per chiudere dei contratti e lei lo stava aspettando di lì a pochi giorni. Iniziò una simpatica conversazione e io capii che lei non aveva impegni quella sera e quindi, dopo aver mangiato entrambi le chiesi se desiderava fare due passi in centro città. Lei accolse con piacere la mia richiesta e quindi prendemmo un bus verso il centro. Avrei potuto anche chiamare un taxi, ma sul momento non ci pensai. Anche lei era nuova di Edimburgo, anche se nel pomeriggio aveva girato un po’. Arrivammo all’inizio di Princess Street e li iniziammo la passeggiata.

Erano orami circa le 9 di sera (le 8 in Italia) e da lì si vedeva il bellissimo castello di Edimburgo illuminato mentre calava la sera. Di sera, vedere i tipici taxi inglesi e percorrere a piedi quella meravigliosa via piena di monumenti era veramente rilassante. In quei giorni si svolgeva il Tatoo Festival, che non &egrave un ritrovo di feticisti del tatuaggio, ma una festa delle bande militari scozzesi: in quei giorni ad Edimburgo ovunque &egrave festa e suoni di cornamuse. Passammo una splendida serata e quando tornammo all’albergo lei mi diede la disponibilità di passare assieme il giorno successivo come turisti, mi avrebbe fatto da guida per quello che aveva già potuto vedere. L’indomani ci trovammo verso le 9 di mattina a far colazione assieme. Era una donna di circa 35/40 anni, molto fine di lineamenti, fisicamente molto attraente, con dei capelli castano scuri a caschetto e degli occhi vivissimi, neri. Nel suo abbigliamento di jeans lasciava trasparire comunque una certa eleganza del portamento, insomma una donna affascinante. Salimmo in Princess Street su uno di quegli autobus turistici scoperti e ci dirigemmo al castello di Edimburgo che visitammo.Ne uscimmo alle 13 per mangiare un boccone e dopo continuammo il giro della visita alla città. Va detto che l’estate di quell’anno &egrave stata un estate caldissima per la Scozia (anche per l’Italia) e quindi girare su quegli autobus scoperti era un vero piacere. Passammo un pomeriggio girando spensierati e divertendoci ad ogni cosa strana vedessimo e in quei giorni del Festival vi era veramente tanta gente strana in giro. Passammo un pomeriggio stupendo e verso le 18 ci avviammo verso l’albergo; eravamo anche stanchi di tutto quel girare. Volevamo prendere l’autobus, non avevamo fretta e quindi ci incamminammo verso la fermata dell’autobus che portava verso il nostro albergo. Dopo esserci tanto divertiti l’avviarsi verso l’hotel ci rendeva un po’ silenziosi. Sulla via vi erano dei ragazzi, che a me sembrarono ubriachi, che parlavano con tono alterato e quindi istintivamente, dovendo incrociarli, le presi la mano. Vidi i suoi occhi che per un istante cercarono i miei, con uno sguardo che non era più quello di una donna che si stava divertendo in compagnia, ma era uno sguardo che mi mise i brividi. Le strinsi forte la mano e anche lei mi strinse. Arrivati in albergo, salimmo alle camere e ci fissammo appuntamento per mezz’ora dopo di sotto, per mangiare un boccone. Mi feci una doccia e mi cambiai e mentre mi rinfrescavo pensavo a quella donna, a quella stretta di mano; sentivo nella mano il calore della sua, la malinconia di un sogno che non era ancora compiuto, il dubbio di un dopo che non si sapeva se sarebbe stato bello, di un abbandono a cui le nostre strade erano destinate, insomma tutti quei pensieri che si hanno quando si vorrebbe un nuovo amore, ma poi si deve pensare ai rispettivi impegni, lei alla sua famiglia, suo marito e le due figlie piccole ed io a mia moglie.
Passammo la serata al pub di sotto, poi, verso le 8 di sera arrivò un sacco di gente, reduce dai divertimenti della città. Di colpo l’atmosfera si fece chiassosa e quindi lei disse ‘ Andiamo?’. Pagammo e ci avviammo verso la hall. Lei andò alla reception e prese la chiave. Io feci altrettanto e ci avviammo per le scale. Salimmo commentando la splendida giornata passata e il fatto che io l’indomani sarei partito ma avevamo l’occasione di fare colazione assieme per un ultima volta.

Avevamo le stanze sullo stesso piano e lei quando fummo sull’uscio della sua camera mi disse ‘Vieni?’. Io entrai, lei mi disse che doveva telefonare a suo marito per sentire a che ora l’indomani sarebbe arrivato e mi disse di accomodarmi. C’ era un piccolo divano nella camera e lei chiamò suo marito. Io rimasi ad ascoltarli mentre si davano appuntamento per il giorno dopo e mentre la aspettavo mi guardavo intorno. La luce della stanza era molto tenue e dalle finestre che erano appena aperte (quelle che vanno su e giù, tipiche del posto) entrava una luce rosata, di una sera d’agosto che lentamente moriva. Finito di telefonare si sedette accanto a me. La vidi guardarmi con quegli occhi scuri, profondi ma dolcissimi. Parlammo per un po’ del fatto che io domani partivo e che suo marito la avrebbe raggiunta. Non so quali altre cose ci dicemmo, io vedevo solo i suoi occhi e le sue labbra.

Calò il silenzio tra noi, sentivo il mio respiro, non so come allungai una mano verso i suoi capelli che accarezzai. Lei mi guardò e si avvicinò. In un attimo le nostre labbra erano unite, le nostre bocche si cercavano, la abbracciai. Finalmente potevo sentire il suo corpo, la sensazione della sua pelle, la sua bocca, i suoi capelli. Dopo questo primo contatto ci staccammo, ‘ tesoro ” le sussurrai. Avevo una polo e dei jeans e lei aveva un vestito completo con la cerniera dietro, nero. Per un secondo mentalmente studiai come toglierlo e capii che dovevo aprire la cerniera. Con le mani mi avvicinai alle spalle, le accarezzai e poi andai dietro e le slacciai la cerniera. Rimase in mutandine e reggiseno, non portava le calze e si sfilò le scarpe coi tacchi. Aveva delle gambe bellissime e dei piedini candidi, con lo smalto rosso. Mi sfilò la polo e mi aiutò a slacciare la cintura e togliermi i jeans dopo avermi sfilato le scarpe. Ci spogliammo a vicenda come per goderci anche quegli attimi prima dell’amore. Lei si sfilò il reggiseno scoprendo dei seni bellissimi con i capezzoli piccoli ed eretti, stupendi. Si tolse le mutandine di pizzo nero e io rimasi ad ammirare la strisciolina di peli che accuratamente lei non depilava. Mi tolsi gli slip, avevo il pene già eretto, ci alzammo e ci sdraiammo sul letto. Avevamo fatto tutto in silenzio, ricordo che da fuori arrivava un suono lontano di cornamuse, il tramonto tingeva tutto di rosa. Ci baciammo e con le mani iniziai ad esplorare il suo corpo. Le misi la mano sulla vagina e lentamente iniziai ad accarezzarla. Si inumidì, sentivo che si apriva e dilatava e lentamente con le dita la accarezzavo e penetravo, mentre non smettevamo di baciarci. Il suo fiato si era fatto corto, sentii la sua mano prendermi la verga ed accarezzarmela per aumentarne il turgore. Ero eccitatissimo, ero immerso in un sogno bellissimo. La baciai sul collo e scesi sui seni, con la lingua gli accarezzavo i capezzoli. La sentivo ansimare di piacere e andai più giù. Arrivai sul suo fiore e con la lingua succhiai tutti i suoi umori, gustavo quel profumo intenso, la penetrai con la lingua. Lei dopo un po’ si mise sopra di me e scese verso il mio pene eretto e lo prese tra le labbra. Ricordo la sensazione di calore che lo avvolgeva e lo sforzo che feci per non venire subito, per continuare quel gioco d’amore all’infinito. Dopo un po’ di questo bellissimo preliminari lei si mise sopra di me e si infilò la mia verga dentro di sé mi tirai su verso di lei e la strinsi mentre lei andava su e giù e io le leccavo i seni. Dopo un po’ credo lei ebbe un orgasmo, ansimava di piacere e quando lo ebbe si fermò per godersi immobile quel suo piacere. Allora la girai e la misi sotto di me, lei aprì le gambe e la penetrai. Le misi le braccia dietro la schiena e iniziai a cavalcarla. Ricordo che avevo il pene durissimo e quando lei ebbe un altro orgasmo anch’io mi abbandonai e venni dentro di lei. Restai dentro di lei per un po’ a godermi quella sensazione di contatto, per sentire la sua pelle appoggiata alla mia, il suo profumo. Andai in bagno a sciacquarmi e senza dirci nulla restammo nel letto a riposarci. Non parlammo, ci tenevamo abbracciati. Era calata la sera e nella stanza era ormai buio. La cercai nuovamente e lei mi accolse e passammo una notte d’amore intenso, bellissimo, dolcissimo. Dormimmo assieme e l’indomani ci alzammo e prendemmo colazione assieme. Restammo assieme tutta la mattina poi io dovetti partire. Quella notte la ho amata come fosse l’unica cosa bella al mondo. E’ curioso come l’amore riesce a far dimenticare qualunque malinconia e riempie le cose di colori e ferma il tempo ‘.

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