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Una vacanza ad Ibiza, un viaggio per se stessi verso se stessi

By 24 Settembre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Primo giorno

Eravamo appena scesi dall’aereo dopo un paio d’ore passate in volo. Era la nostra prima volta in aereo ed eravamo un po’ scombinati, ma l’eccitazione della nuova vacanza ci faceva rimanere comunque carichi. Quell’inverno era stato lungo e complesso, ma ora finalmente avevamo la possibilità di goderci una bella e lunga vacanza tutta per noi. C’eravamo spesso concessi dei periodi tutti per noi, ma erano quasi sempre nelle nostre zone, questa era la prima volta in cui ci spostavamo così tanto per una vacanza a due. Quando guardammo su Internet per farci un’idea fummo attirati da Ibiza. Al di là del nome famoso era stata la sua fama di luogo giovanile di divertimento e movida che c’aveva attirato. Sia io che Marika non eravamo mai stati tipi troppo da discoteche e luoghi confusionari, soprattutto insieme. Eravamo dei tipi da luoghi tranquilli, e per motivi geografici ed economici spesso c’eravamo accontentati di spiagge familiari. Con anziani, coppie con bambini e pochi giovani. Questo non ci aveva mai bloccato particolarmente dallo scambiarci effusioni in pubblico, qualche palpata e delle sveltine in acqua o nelle cabile prima di partire. Ma comunque dovevamo sempre preoccuparci di risultare troppo appariscenti e soprattutto di incontrare persone che conoscevamo, questo ci frenava più di quanto ci rendessimo conto. Questa nuova metà, così diversa dalle solite, poteva permetterci di vivere un’esperienza diversa per noi. Godendoci quell’atmosfera di libertà e deresponsabilizzazione morale di cui avevamo bisogno. Erano questi i motivi per cui nonostante la stanchezza, ci sentivamo carichi nell’iniziare questa nuova avventura.

Appena arrivati prendemmo un pullman per spostarci verso la zona dove avevano preso in affitto per 14 giorni un piccolo appartamento per coppie. Una volta dentro Marika si buttò sopra il letto, era stanca per aver camminato e per il soffocante caldo estivo. Mi soffermai a guardarla mentre aveva lo sguardo perso verso il soffitto, come se lì ci fosse l’energia che le serviva per affrontare quella prima giornata. Marika &egrave una ragazza piccoletta, di 23 anni. Per la sua statura mi sono divertito a definirla nei primi periodi della nostra storia come una “Venere tascabile”. Pochi cm in meno dell’uno e sessantacinque spalmati in corpo proporzionato e slanciato. Occhi e capelli scuri, pelle che in estate si abbronza così tanto da farla sembrare una straniera, un seno di seconda misura che anche se non abbondante resta alto e sodo, bella schiena definita ed aristocratica che si curva all’interno nella zona lombare per poi fare una curva ancora più dolce scendendo nelle forme del suo didietro morbido ed appariscente che spunta come se volesse invitare chi lo guarda. Quel giorno era vestita in modo casual ma molto estivo, con un vestitino bianco con la gonna che non le arrivava alle ginocchia, aderente nel corpetto metteva in evidenza i colori scuri della sua pelle sul seno compresso e sulle spalle.
“Amore sei stanca? Considera che siamo appena arrivati”
“Si Ale.” Mi rispose. “Avrei quasi voglia di mettermi subito a dormire con l’aria condizionata accesa.” Mi avvicinai al letto e mi stesi direttamente sopra di lei. In questa posizione fissai i miei occhi sui suoi. Erano di un marrone scuro che con l’ombra della camera sembravano di un nero liquido. E languido. Quando vidi l’accenno di un sorriso sul suo volto il mio corpo si mosse in automatico. Feci leva sulle mani per sollevare torso e bacino, le sollevai la gonna e con naturalezza le sfilai le mutandine bianche con un leggero pizzo, un mio vecchio regalo, fino alle ginocchia, lei fece il resto scalciandole senza eccessiva energia. Mi abbassai i pantaloncini sostenuti in vita soltanto da un leggero elastico. Liberando il mio grosso membro che si era indurito appena sentito il contatto del corpo della mia fidanzata. Affondai tre dita nella sua bocca, lei sapeva cosa volevo e mimò un pompino come piaceva a me, con molta saliva. Quando le tolsi le dita dalla bocca quel sorriso era ormai evidente nelle sue belle labbra. Usai le dita bagnate per appoggiarle al suo sesso, non la penetrai con cattiveria come ero solito fare, c’era nell’aria un tacito accordo di farci una scopata tranquilla e senza eccessiva foga. Dovevamo toglierci la voglia senza usare troppe energie, riuscivamo a farlo soltanto perché dopo anni di storia di coppia la nostra intimità era ormai sicura, il bisogno sessuale poteva essere trattato e soddisfatto con la stessa tranquillità e leggerezza con cui si soddisfacevano tutti gli altri bisogni del corpo. Mossi le dita bagnate sopra le due labbra, bagnandola e sentendo che si bagnava di suo, si apriva. Appena mi sembrò pronta mi misi con tutto il peso sopra di lei e la penetrai lentamente. Avrei potuto entrare completamente dopo qualche colpo ma decidi di spingere tutto senza entrare ed uscire più volte. Scavai lentamente ma inesorabilmente finché non sentii che lo aveva tutto dentro. Marika alzò gli occhi e li socchiuse, provai a baciarla in bocca ma dopo un breve bacio scanso il mio viso con il suo &egrave chiuse gli occhi. Mi mossi lentamente aumentando leggermente soltanto nel momento della penetrazione. Le leccavo l’orecchio e le misi una mano a stringerle il culo morbido e caldo per sentirla spingere contro di me e controllare la penetrazione. Il suo ansimare era sempre più invitante ed anche il ritmo aumentò. Non cambiammo posizione, eravamo scomodi e non c’eravamo neanche spogliati. Quando sentii che stavo per venire mi bloccai un attimo per farle sollevare fin oltre la pancia il vestito, poi dai miei grugniti capì che stavo per concludere e mi strinse forte a sé per aiutarmi, disse qualcosa di sconcio, mi disse di riempirla, e così feci venendole dentro e schizzandole gli ultimi colpi di sperma direttamente sopra le labbra della patata. Mentre riprendevo fiato mi guardò negli occhi soddisfatta e mi diede un bacio con la lingua che trasmetteva passione e desiderio. Ricomponendoci ci accorgemmo che già il letto era leggermente macchiato ma ci scherzammo su senza preoccupazione. Sapevamo che avremmo scopato in tutti i modi quella settimana e la camera sarebbe stata cosparsa di sperma in breve tempo. Anche questo era il bello del non essere della zona, non ci vergognavamo di lasciare tracce del nostro amore. Marika si rimise le mutandine per non far colare lo sperma lungo le cosce e ci occupammo delle varie faccende rimaste indietro. Dopo aver sistemato le valigie cucinammo qualcosa di leggerò e fresco, poi dopo aver visto un po’ di tv mi convinse ad andare in spiaggia. La spiaggia su cui c’eravamo informati non era distante, era bella e molto affollata, ma come speravamo, da ragazzi giovani e confusionari che creavano un’atmosfera festosa. Quel primo giorno ci rilassammo prendendo il sole e dopo un primo bagno in quel mare pulito e fresco rimanemmo stesi in spiaggia fino ad addormentarci. Quando iniziò a farsi sera tornammo per cenare al nostro appartamento. Un ragazzo si avvicinò a Marika per darle un volantino di un locale, non era il primo che provava a parlarci ma questo quando capì che eravamo italiani ci parlo nella nostra lingua consigliandoci di andare in un locale vicino la spiaggia quella sera. Mentre tornavamo decidemmo che poteva essere una buona idea andare quella sera, avevamo dormito e dopo una cena ed una doccia ci saremmo sentiti con le giuste energie per andare a divertirci.
Mangiammo scherzando e cazzeggiando con il cell. L’atmosfera era rilassata e serena. Con la naturalezza di una coppia matura ci spogliammo dei costumi rimanendo nudi e ci buttammo sotto la doccia, aiutai il mio amore a lavarsi i capelli, mi piace molto occuparmi di lei mostrandole attenzioni anche su certe piccolezze, mi ricordo che apprezzai i suoi capelli scuri e forti che si incollavano alla schiena arrivando a ricoprirne almeno la metà. Una volta pronti ci vestimmo, io misi delle scarpe basse, un paio di bermuda color cachi ed una maglietta bianca e stretta che facesse risaltare la mia abbronzatura ed il mio fisico. Marika si mise un vestitino nero, con sopra sul petto una allacciatura a cuore che lasciava libera la schiena ed il bordo laterale del seno, per poi ricadere morbido sul corpo arrivando a metà coscia. Per ultimo le chiesi di rimettersi le mutandine bianche che aveva messo durante il viaggio e la scopata di quella mattina, lei disse che si erano un po’ sporcate dello sperma che era uscito dopo l’amplesso, ma io aggiunsi che era proprio per quello che volevo le mettesse, mi piaceva vederla bella ed attraente ma allo stesso tempo sapere che portava indosso tracce di me che le sporcavano l’intimità. Lei sapeva che io sto molto possessivo, e le piaceva, per questo accetto. Ai piedi mise dei sandali, pettino i capelli lisciandoli con la piastra ma lasciando in fondo delle onde più morbide e vaporose. A completamento del tutto colorò le labbra con un rossetto acceso ma elegante. I preparativi, come al solito, durarono più del previsto, ma alle 11 eravamo usciti e trovammo subito quel locale. La musica era alta, e nonostante le aspettative i primi gruppi di ragazzi che giravano lì dentro non parlavano la nostra lingua. Ci rendemmo conto appena entrammo nel centro del locale che si trattava di una specie di discoteca aperta, da una parte si entrava, c’era un centro con Dj e musica e continuando si poteva finire sulla spiaggia. Con un po’ di imbarazzo cercammo di amalgamarci ballando anche noi. Era strano, ma non eravamo mai stati in discoteca insieme, entrambi avevamo smesso con certe cose da qualche anno prima di conoscerci. Per questo inizialmente ci sentivamo impacciati, ma dopo un quarto d’ora e qualche canzone che conoscevamo ci eravamo sciolti. Mi divertivo a ballarle vicino palpandole il sedere ad ogni mossa, addirittura un paio di volte quando eravamo stretti lo strinsi in modo fugace da sotto la gonna. Lei mi respingeva ma rideva, ci stavamo divertendo. Le dissi di aspettarmi lì, avrei fatto il Cavaliere e sarei andato a prendere da bere per entrambi. Lei ne fu felice ma non accetto che le prendessi qualcosa di alcolico, non le piaceva il sapore dell’alcol e non beveva mai. Non la convinsi così mi allontanai verso il bar. Purtroppo in queste serate per prendere da bere bisogna fare una fila pazzesca, così ci misi almeno venti minuti per andare e tornare. Affacciandomi verso angolo dove l’avevo lasciata vidi una cosa che mi sorprese. In realtà non era strano che fosse successo, eravamo ad Ibiza in una discoteca. Eppure vedere quei due o tre ragazzi che le ballavano vicino mi fece perdere un battito del cuore. Mi avvicinai senza mettermi tra loro e quando lei vide il mio sguardo mi sorrise imbarazzata, come a dire “salvami”. Era la classica tipa che non balla volentieri con gli sconosciuti che si appiccinano mentre ballano. Io però nonostante sia un tipo possessivo, apprezzo quando altri maschi la apprezzano, e non sono così geloso. Così la rassicurai con lo sguardo, come a dire “dai su, stiamo solo ballando, divertiti” e mi misi a ballare o a bere il mio drink, mentre con la coda dell’occhio li tenevo sotto controllo. Lei alzò gli occhi al cielo. “Sei sempre il solito” gli così uscire dalle labbra, e si concentrò nel ballare facendo ondulare i suoi bei capelli lunghi.
Mi rilassai qualche momento guardando la mia fidanzata che ballava, la situazione non era nulla di che, quei tipi le ballavano vicino ma fino a quel momento non avevano tentato colpi, o forse l’avevano fatto mentre io ero via e già sapevo che Marika li avrebbe respinti. Ad un certo punto però uno di loro si avvicinò e la prese per i fianchi, appoggiando il suo corpo a quello della mia fidanzata. Nello stesso momento in cui Marika lo scansò spostandosi in avanti io mi lanciai verso di lei. Non degnai di uno sguardo quei ragazzi ma baciai in bocca la mia ragazza con passione, lei sembrava spaesata e anche se ricambio il bacio non fece aderire il suo corpo al mio, allora con una mano le presi i capelli per costringerla a continuare a baciarmi, mentre con la mano libera risalendo dalla coscia infilavo la mano sotto il vestito e le stringevo il culo in modo rude e vistoso. Lei era solo mia.
Mi piacque che non si tirò indietro, nonostante in mezzo ad una pista le stavo toccando il culo e la stavo baciando in modo così rude lei mi accettò. Quei ragazzi sicuramente c’erano rimasti male scoprendola impegnata, e mi eccitò sapere che ci guardavano mentre dimostravo che era mia. Avevo bisogno di uscire da lì.
La presi per mano portandola, quasi trascinandola, verso l’uscita che dava sulla spiaggia. Anche in spiaggia c’erano molte persone, dovemmo camminare per cinque minuti prima di avere uno spazio meno illuminato senza troppa gente intorno. Ci sedemmo in uno sdraio rivolti verso il mare, la feci sedere sopra una mia coscia e ricominciammo e pomiciare con passione. Appena sentì che le due difese si abbassarono le feci aprire le gambe e le misi una mano tra le cosce, spinsi nel modo rude che tanto adora e mi accorsi con mia somma soddisfazione appena le spostai le mutandine che lei era già bagnata. La penetrai con due dita ed iniziai un ditalino veloce, la stavo praticamente scopando con le dita. Marika era ancora lucida e si guardava intorno preoccupata che qualcuno potesse vederli.
“Amore &egrave bello ma torniamo a casa, qui &egrave pericoloso, possono vederci”. Le ultime parole erano state sospirate perché avevo aumentato la foga. Lontano da noi si vedevano delle persone in lontananza, gruppi di ragazzi che fumavano, potevano vederci ma eravamo delle ombre per loro, e se avessero pensato male non mi sarebbe dispiaciuto. Stavo prendendo ciò che era mio. In un impeto di passione la tenni ferma mentre le spostavo vestito e reggiseno per farle uscire una tetta, mi abbassai mentre protestava debolmente e le diedi un morso deciso facendole fare un piccolo urletto. Ci tirammo su e lei si ricompone.
“Corriamo a casa amore”
Arrivati all’appartamento ci spogliammo nudi e mettendole una mano sulla schiena la costrinsi a piegarsi in ginocchio a pecora sopra il letto. La montai con foga opposta rispetto quella della mattina. Una parte di me voleva punirla per quella mano che si era posata sul suo fianco, sul fianco della mia Venere.
“Amore voglio venirti in faccia stasera”
“Mmmm si Ale mi piace… sono tutta tua, puoi farlo”
Continuai a montarla con cattiveria, sentivo il mio pube che sbatteva rumorosamente sul suo culo, il letto cigolava pericolosamente.
“Sfondami amore… ho bisogno del tuo cazzo…”
Non resistetti, le chiesi di aspettare all’ultimo momento, ma lei si stava muovendo con il mio stesso ritmo e con la mia stessa foga quindi non si fermò. Sentirla ancora spingere mi fece venire. Inizialmente le venni dentro, poi uscì iniziando a toccarmi e le sporcai il culo aperto ed invitante. La vidi girarsi verso di me e sorridermi sbarazzina da sopra la spalla, muovendo leggermente il sedere mentre si godeva la sensazione dei miei schizzi caldi. Mi stesi esausto sopra il letto, lei resto a pancia in giù e mi baciò in bocca, un bacio a stampo affettuoso.
“Ma non avevi detto che volevi venirmi in faccia stasera?”.
Visto che non rispondevo per il fiatone si avviò in bagno per farsi un bidet, struccarsi e togliere le lenti. Appena ebbi di nuovo fiato, mentre con la mente ripercorrevo le tappe di quella prima giornata alzai la voce per farmi sentire fino al bagno.

“Avremo molte altre serate in questa vacanza”

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