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Un’estate imprevedibile… o quasi

By 21 Agosto 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

L’estate sarebbe stata tremenda.
Ce n’eravamo accorti già a metà aprile e la conferma era arrivata durante il mese di maggio; ora, nei primi giorni di giugno, l’unica arma contro il caldo era la rassegnazione.
Da neo-laureato di pochi mesi in Medicina prestavo servizio alla Guardia Medica Turistica del paese della mia ragazza: tutti i pomeriggi e sere, dalle 14 alle 22 ero in ambulatorio e, grazie al cielo, il condizionatore perfettamente funzionante mi dava la spinta morale per resistere al tormento dei soliti vecchietti, preoccupati per delle strane croste (che poi si rivelavano immancabilmente piccole punture di un qualche innocuo insetto) oppure in cerca di consigli per combattere il colesterolo alto (per poi immancabilmente non tenerne minimamente in considerazione preferendo trattamenti ‘agricoli’). Insomma, come avrete capito i pomeriggi passavano in maniera piuttosto monotona e ogni santo giorno non vedevo l’ora arrivassero le 22 per poter cedere il turno e rientrare a casa, dove sapevo mi avrebbe aspettato la mia bella ragazza Simona.
Sono molto fiero di lei. Prima di tutto &egrave una ragazza intelligente (studia Lingue, più precisamente inglese e tedesco, con una media che rasenta il 30) e inoltre esteticamente &egrave proprio quello che cercavo: occhi intensi color nocciola, capelli appena più scuri, lunghi fino a metà schiena e leggermente mossi, carnagione scura tipica mediterranea. Il fisico atletico forgiato dal nuoto che ha sempre praticato sin da bambina (con scarsi risultati, vero, ma una volta capito che non sarebbe diventata una campionessa s’era subito applicata come istruttrice ottenendo grandi soddisfazioni coi suoi ‘bimbi’) mi permette di riempirmi gli occhi (e le mani… e altro) di un bell’addominale scolpito, un seno sodo (una terza coppa C) e un culetto che come dicevo sempre, da buon classicista, avrebbe fatto invidia alle sculture di marmo greche. Le gambe poi, toniche e slanciate, terminano con dei piedi da urlo, sempre perfettamente curati per appagare il mio lato feticista.
Insomma, Simona &egrave una gran gnocca e da quando ci eravamo messi insieme, nel febbraio di 3 anni prima, mai avevo sentito il bisogno di un’altra rappresentante del gentilsesso al mio fianco.
Il sesso va alla grande, ogni volta come se fosse la prima, il desiderio non si spegne mai. Entrambi abbiamo un po’ di istinto dominante e un po’ sottomesso e così ci caliamo spesso in giochi di ruolo che prevedono maestre, dottori, infermiere, poliziotti ecc…
Simona poi non si tira mai indietro ed esige il mio seme fino all’ultima goccia, che sia dentro al suo ventre, al suo ano, alla sua bocca.
Quando dunque a fine maggio ebbi l’occasione di trasferirmi nella sua casa di campagna per essere più vicino al lavoro non mi tirai indietro, ben conscio dell’opportunità di poter avere la mia ragazza tra le mani in qualsiasi momento.
La cosa più buffa &egrave che la proposta di andare a vivere lì era arrivata direttamente dai suoi genitori, sui quali ho sempre avuto un ottimo ascendente.
‘Uhm… perché Andrea non ti trasferisci al nostro appartamento in campagna?’ mi disse mio ‘suocero’ Danilo una domenica di inizio maggio a pranzo.
Subito sua moglie nonch&egrave mia ‘suocera’ Nerina era sembrata entusiasta ‘Ma sì certo! Tanto noi siamo obbligati a stare qui fino ai primi di agosto almeno.. il negozio sai… ci farebbe tanto piacere se tu occupassi casa, almeno ci sarebbe un po’ di vita!’.
Non avevo dovuto nemmeno far finta di starci a pensare.
Essendo poi i due piuttosto open-minded, avevano anche concesso a Simona di venire a vivere lì con me, a patto di studiare per i due importanti esami della sessione di Giugno.
Ovviamente non si immaginavano (o non volevano darlo a vedere) che mi sarei bombato la figlia ogni santa occasione che mi fosse capitata a tiro.
D’altronde si sa, le ragazze, anche a 23 anni, restano sempre dei piccoli angioletti per i propri genitori.
A dir la verità, probabilmente, confidavano nel fatto che la condivisione dello stesso stabile con gli zii di Simona (il fratello di mio suocero, la moglie e i 2 figli) mi avrebbe fatto da freno inibitore.
Nonostante il giardino comune però, le case rimanevano a tutti gli effetti separate e le solide pareti di una volta garantivano un’ottimo isolamento.
Dal 28 maggio però, giorno in cui avevo preso servizio alla Guardia Medica, non era passata serata in cui non avevo sfondato la mia Simona. Era il mio membro a riportarmi a casa la sera ed erano i miei testicoli gonfi ad esigere il suo corpo quotidianamente, subito dopo (o talvolta anche durante) una bella doccia rigeneratrice.
Negli ultimi giorni avevamo anche provato corde e bavagli, una novità per entrambi, visto che prima ci limitavamo a recitare, senza ‘strumenti’ a disposizione.
Avevo così scoperto la passione folle di Simona nel tenermi saldamente i testicoli rigonfi in mano mentre ero legato e imbavagliato, totalmente inerme, strusciandoli poi sul clitoride fino all’orgasmo, accolto tra mormorii di piacere con una forte strizzata dei miei attributi.
Li sentivo pulsare tra le sue forti dita mentre le unghie smaltate di verde raschiavano la sottile pelle.
Non essendo abituato al dolore in quella zona tanto delicata per noi maschietti ovviamente avevo contratto tutti i muscoli e cercato di liberarmi ma le corde avevano fatto fin troppo bene il loro dovere, impedendomelo. Simona, obnubilata dal piacere e totalmente disinteressata alla mia sofferenza, aveva serrato ancor più la morsa e il dolore si era fatto lancinante. Fortunatamente però la stanchezza successiva all’orgasmo era venuta in mio soccorso. Lasciò la presa e si accasciò di fianco a me, quasi incosciente.
Con mia grande sorpresa il dolore ai miei teneri genitali scomparve quasi subito, lasciando il posto ad una delle erezioni più imponenti che avessi mai avuto. Quando dunque dopo un paio di minuti lei si riprese, mi ritrovò in quelle condizioni e, rinsavita, mi deliziò con uno dei suoi migliori pompini, unito ad un dolce massaggio dei miei attributi sofferenti. Non mi ci volle molto per venire in un orgasmo esplosivo. Evidentemente gli schizzi furono così forti che uno quasi la strozzò, ma da brava ragazza riuscì comunque ad inghiottire tutto senza opporsi.
Una volta sciolti i legacci ci abbracciamo per le solite coccoline e ci confessammo reciprocamente quanto fosse stato epica quell’esperienza desiderosi di replicarla l’indomani.
Quando mi risvegliai quella mattina alle 9 però non sapevo ancora che l’esperienza di quella notte non sarebbe stata la cosa più ‘bizzarra’ a cui sarei andato incontro in quelle 24 ore e che mi avrebbe accompagnato per giorni e giorni in quella calura estiva. Uno dei miei difetti &egrave quello di non essere mai troppo lucido la mattina appena sveglio.
Per questo non posso che ringraziare Simona che invece, immancabilmente, al massimo alle 7.30 (a qualsiasi ora sia andata a dormire) &egrave in piedi e mi fa trovare la colazione pronta.
‘Ehi pisellone ben svegliato’ mi saluta sorridente guardandomi attraverso lo specchio mentre si infila gli orecchini.
‘Buongiorno strizzapalle’ faccio io trattenendo una risata.
‘Ti &egrave proprio piaciuto eh? Anzi, a quanto vedo ti piace anche solo pensarci’ mi dice lei ammiccando soddisfatta al mio pacco: il profilo del mio pene barzotto e dei due testicoli si staglia nitido nei boxer grigi che indosso.
‘Eh sì, mi hai fatto impazzire’ dico io nuovamente eccitato.
‘Purtroppo dovrai aspettare stasera per il bis amore… io parto adesso.. resto là fino alle 15 poi rientro che devo finire assolutamente un paio di capitoli’
‘Ok bellezza’ dico con un filo di delusione ma ben conscio del suo dovere in piscina.
Ci scambiamo un bacio e mentre mi direziono in cucina la sento chiudere la porta e incamminarsi sul vialetto di ghiaia fino al garage.
A tavola trovo già tutto apparecchiato. Mi mangio i miei classici 7 biscotti con gocce di cioccolato e mi bevo la mia bella tazza di latte freddo macchiata di caff&egrave caldo.
Le mattine le passo in maniera oziosa: non ho ancora voglia di ricominciare a studiare per la specializzazione e così mi dedico o alla cura del giardino o a piccoli lavoretti domestici (dalla botola della mansarda da verniciare al semplice pulire casa), non rinunciando ad un po’ di sano cazzeggio davanti alla TV o al PC.
Quella mattina il programma era passare il veleno per tarli (vera piaga della casa in campagna) nei mobili del salotto. Preso tutto l’occorrente dal ripostiglio inizio il mio lavoro certosino. Con le sedie &egrave piuttosto semplice e infatti nel giro di una mezz’oretta le finisco tutte. Il ‘bello’ arriva però ora… le due credenze e la libreria. Per studiare meglio la situazione mi sdraio per terra accanto al mobile in cui trovano posto le grosse stoviglie da portata: uno, due, tre… quattro, cinque… sei buchi! Anzi no, sette! Sorprendente che non sia ancora crollata, mi dico.
Mi sposto dall’altro mobile, faccio per sdraiarmi quando…
Driiiiiiiiiin.
Guardo l’orologio del termostato. 10.16. E chi cavolo &egrave a quest’ora? Simona no, ha le chiavi di casa… Il postino neppure, arriva sempre verso mezzogiorno e poi quello &egrave il campanello della porta, non quello del cancello.
‘Questa &egrave sicuramente zia Marinella che mi chiede di far qualcosa in giardino’ penso.
Mi avvio alla porta mentre cercavo di immaginare di quale lavoretto avrebbe avuto bisogno quel giorno: molto probabilmente strappare le erbacce dalle aiuole delle roselline, che palle!
Sorprendentemente invece mi ritrovo di fronte Benedetta.
La cuginetta di Simona &egrave proprio una bella ragazzina. I capelli ricordano quelli della mia ragazza ma la differenza la fanno gli occhi: verdi come smeraldi, lasciano senza fiato seppur parzialmente nascosti dalle lenti dei suoi occhiali di tartaruga. Più bassa di Simo almeno cinque centimetri (quindi 1.65 circa) in realtà dà l’impressione di essere più alta grazie a due bellissime gambe forgiate dagli allenamenti di nuoto sincronizzato.
Cerco di non farmi troppo distrarre dal giovane seno, di cui si intravede perfettamente il profilo attraverso la magliettina rosa che indossa lasciando ben scoperto l’ombelico, e dico cortesemente:
‘Ehi Bene, buongiorno… hai bisogno di qualcosa?’
‘Ehm… sì, Andrea… posso… ti fa niente… posso entrare?’ risponde con voce sottile e diventando rossa.
Perplesso mi metto di lato per lasciarla passare e richiudo a chiave la porta alle spalle.
‘Posso offrirti qualcosa?’ domando mentre cerco di ipotizzare il motivo della sua visita.
‘No no Andrea figurati volevo solo chiederti un… parere medico’ mi fa, diventando ancora più rossa.
‘Ma certo Bene, non ti preoccupare, stai tranquilla… vieni pure, andiamo in salotto’ propongo indicando cortesemente la via.
Benedetta si incammina verso il divano e mentre rimugino sul perché sia così agitata ho l’occasione di ammirare un culetto da paura ‘coperto’ (si fa per dire) da uno short bianco di cotone.
Pur constatando la sua bellezza, non mi ero soffermato mai molto sul suo corpo, sia perché fino a pochi mesi prima era minorenne (aveva compiuto i 18 ai primi di febbraio) sia perché come già detto la mia ragazza era già abbastanza.
Eppure non so cosa mi succede in quel momento, ma il mio pensiero fisso diventano quelle chiappe diciottenni all’insù. Sono solo pochi passi per arrivare in salotto e mantenendo un filo di lucidità noto che zoppica con la gamba destra.
‘Ti sei fatta male alla gamba?’ domando per capire cosa sia successo.
‘No Andrea, non proprio…’ mi dice diventando realmente della sfumatura di un peperone crusco.
‘Accomodati pure e scusa il disordine, stavo dando il veleno per i tarli’
Le indico il divano ma lei rifiuta.
‘No guarda grazie Andrea… ho un po’ di dolore, preferisco stare in piedi’
Ora, dopo una frase del genere la mia testa fa due più due…
‘Hai… pensi di avere… le emorroidi?’ domando con un filo di imbarazzo anch’io, perché &egrave pur vero che sono medico ma &egrave anche vero che di fronte ho la cugina della mia ragazza.
‘No no, non proprio però ecco… ho dolore’. Non mi guarda in faccia, troppo a disagio.
La osservo bene, così insicura e intimidita mi fa crescere un forte senso di protezione che si mescola all’eccitazione prodotta dal vedere il suo corpo poco coperto da maglietta e pantaloncini.
‘Ehi Bene, non devi assolutamente avere vergogna, anzi… prima di tutto sappi che per me &egrave un vero piacere aiutarti, poi sappi che quello che eventualmente mi dici resta qua tra queste mura e terzo, problemi in quelle zone possono capitare a tutti e sono particolarmente dolorosi, quindi non ti preoccupare’ le metto una mano sulla spalla e lei riesce finalmente a rialzare lo sguardo, rincuorata.
‘Raccontami dunque… che problema hai?’. Le sorrido per metterla a proprio agio.
Lei tentenna ancora un attimo e poi…
‘Ecco, io… io e Edo… l’abbiamo fatto’. Butta fuori queste poche parole come per liberarsene.
Ovviamente il mio imbarazzo cresce. Ok che da medico ne devo sentire di tutti i colori, però che cavolo, la prima volta di mia cugina acquisita non me l’aspettavo proprio.
Vedendo che non continua mi inserisco: ‘E ora hai bruciore intimo…’
‘No, mi fa male altro’. Noto che sta quasi mettendosi a piangere per l’imbarazzo.
Il mio stupore &egrave palpabile. ‘Cio&egrave… l’avete fatto… avete fatto sesso anale come prima volta???’ domando io shockato.
‘S… sì’
‘Pazzi’ non riesco a trattenermi.
Quell’affermazione sembra scuotere un attimo Benedetta che inizia ad aggiungere: ‘L’altro giorno siamo andati al Palio delle Contrade, erano le undici e ci siamo avviati alla macchina. Avevamo bevuto un pochetto ed entrambi avevamo così tanta voglia di farlo che non siamo riusciti a trattenerci. Edo ha guidato fino al parcheggio della Cantina e poi ci siamo messi sui sedili dietro… Lui aveva già da un po’ preso i preservativi per l’occasione e invece… se li era dimenticati a casa quella sera!!! Avevamo troppa voglia però e avevamo già capito che doveva essere la prima volta così da vera cretina ho proposto di usare… il mio ingresso sul retro’.
‘Ehm… sono piuttosto senza parole’ commento, realmente stupito di fronte a quel racconto.
‘Bene, una ragazza intelligente come te… come cazzo ti viene in mente di farlo da dietro senza lubrificante???’ i miei toni iniziano a farsi più coloriti, ma, capitemi, sono totalmente in difficoltà.
‘Eh io pensavo fosse più facile… poi Edo mi ha dato subito corda…’
‘Beh certo, un diciannovenne eccitato non &egrave che sia proprio un gran freno inibitore’
‘Sì lo so… sono stata una cretina lo so’ mi dice abbassando nuovamente lo sguardo.
Mi rendo conto di aver fatto un’uscita sciocca e allora più dolcemente dico: ‘Ma no senti Bene, scusa, &egrave che mi dispiace molto per te… tranquilla però adesso vedrai che passerà’
‘Ma mi fa malissimo… sono due giorni che il bruciore resta sempre uguale’
‘Ci hai messo qualcosa?’ domando.
‘No, nulla… mi sono vista allo specchio… sono irritatissima… ho tutti dei segni rossi’
‘Ascolta, io ora come ora non saprei, posso consigliarti due pomate, tu guarda bene se vedi dei sanguinamenti e poi me lo riferisci nel caso, ok?’
‘Senti Andrea… non &egrave che potresti… potresti guardarmi tu?’ il filo di voce le si spezza in gola.
Il mio imbarazzo ormai ha scalfito la professionalità medica ma qualcos’altro si affaccia in me.
Il sangue inizia ad affluire corposo al mio amichetto quando, con eccitazione crescente, affermo: ‘Ok, ma ovviamente resta tutto tra noi due, intesi?’

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