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Viaggio all’inferno – 06

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

L’orologio della torre scandì la fine delle lezioni pomeridiane e Chris Donovan si avviò verso il suo appartamento nel campus affollato di studenti. Si passò una mano tra i capelli umidi. Aveva sudato tutto il giorno e si sentiva appiccicoso ed accaldato, non vedeva l’ora di rientrare.
‘Hey Chris!’ una ragazza molto carina con i capelli corti lo chiamò tra la folla. Il ragazzo si voltò riconoscendo la voce.
‘Ciao Kate!’ le sorrise.
‘Hai visto quel bastardo di Gibson?! Lo odio quando fa così in classe!’ Chris sorrise ancora. Il loro professore di economia politica l’aveva appena ridicolizzata per la presentazione che aveva fatto dicendole che i suoi argomenti erano infantili e senza fondamento.
‘Che cavolo ridi! Te l’avevo detto che dovevo studiare ieri sera! Adesso devo preparare tutto da capo per domattina!!’ Il ragazzo le si avvicinò sfiorandole una guancia con una mano.
‘Beh, avevo voglia di divertirmi ieri sera…’ le disse con voce dolcemente sexy carezzandole prima la guancia, poi le labbra con estrema delicatezza ‘…ero tutto solo…’ le si avvicinò e le baciò il collo ‘…e tu hai un corpo da favola, lo sai, no?’ La ragazza aveva smesso di parlare e la severità nello sguardo che gli aveva rivolto poco prima si era completamente dissolta ‘…non ti è piaciuto ieri?’ continuò trascinandola sempre più nelle trame della sua tela.
‘…beh, io…’ tentò di resistergli ma poi cedette ‘…si che mi è piaciuto… sei un mostro a letto Chris… però…’ il ragazzo sorrise di nuovo alle esigue resistenze della sua preda ‘…però cosa?’ la pressò dolcemente continuando a baciarle il collo.
‘…non posso continuare così…’ non c’era convinzione nelle sue parole e il ragazzo se ne accorse. Ormai era persino troppo facile per lui manipolare le menti delle giovani che si scopava, con tutta l’esperienza che aveva sapeva esattamente cosa dire e cosa fare per ottenere ciò che voleva. Proseguì con maestria quel gioco di cui era campione indiscusso.
‘Così come?’ le sussurrò in un orecchio mentre gli studenti intorno a loro passavano senza notarli. La ragazza si sentì mancare le forze alle ginocchia, ma proseguì cercando di fargli capire il suo punto di vista.
‘Così!’ gli disse semplicemente ‘…ho da fare, poi tu mi mandi un messaggio, io mollo tutto e tutti, corro da te e spalanco le gambe…’ lui smise di baciarla e la guardò divertito.
‘Non vedo quale sia il problema, hehehe!’ le disse tra il serio e il faceto. A lei scappò da ridere, poi lo guardò e aggiunse:
‘…è che mi sento un po’ come… una puttanella a chiamata!’ il ragazzo ridacchiò e lei lo guardò storto.
‘Beh, l’hai detto tu, non io! Hehehe!!!’ le disse furbamente.
‘Chris!’ lo rimproverò lei dandogli una leggera spinta, per gioco.
‘Senti, che male c’è?’ le mise le mani sulle spalle ‘siamo al college, dopotutto…’ le mani salirono alla nuca mentre i loro visi si avvicinavano ‘se non ci divertiamo ora…’ la baciò sulle labbra appassionatamente ma solo per un istante, lasciandola desiderosa ‘quando?’ finì la frase. Lei lo guardò persa nei suoi occhi marroni e lui dette l’affondo finale.
‘Vieni da me stasera’ non era una richiesta e lei sembrò ridestarsi per un momento.
‘Nn… non posso, devo… devo studiare…te l’ho detto, devo rifare…’ ma lui le sorrise di nuovo e ricominciò a baciarle il collo.
‘L’hai detto anche ieri sera…’ ancora baci ‘… e la volta prima… e quella prima ancora…’ le stava sussurrando quelle parole melliflue come aveva fatto centinaia di altre volte con infinite ragazze.
‘Si, però stavolta devo…’ ormai era vinta.
‘E dai, non farti pregare…’ continuavano i dolci baci e la ragazza, gli occhi socchiusi, crollò sospirando un prevedibile ‘a che ora?’ Lui rise piano:
‘Brava ragazza…’ un ultimo bacio sul collo ‘…alle nove va bene…’ si allontanò da lei lasciandola sognante ‘…e non farmi aspettare, hehehe!’ le fece l’occhiolino. ‘A dopo!’ le disse e si voltò, incamminandosi di nuovo verso il suo appartamento.
Kate era una delle ragazza con cui si sollazzava a turno e il modus operandi che lei aveva descritto era assolutamente accurato. Era come se le drogasse di sesso. Dopotutto era ‘un mostro’ a letto. Una volta provato dovevano averne ancora ed erano praticamente a sua completa disposizione, a qualunque ora, era sicuro di poter contare su almeno una di loro. E la cosa bella era che non doveva neanche nasconderlo. Non stava con nessuna delle ragazze che si scopava, quindi non doveva spiegare loro niente. Aveva persino assegnato loro dei numeri per praticità (non era mai stato bravo con i nomi) ed era così che le chiamava quando ne parlava agli altri. Sorrise pregustando già la serata di sesso selvaggio che lo attendeva.

Tagliò per il bosco per far prima. Aveva piovuto la sera precedente e, oltre ad aver fatto ribollire la terra creando una cappa di umido insopportabile, il sentiero era tutto fangoso. Lui, però, non si curava di saltare le pozzanghere, anzi, sembrava facesse di tutto per insozzarsi le scarpe quanto più poteva. Non sarebbe stato lui a ripulirle. Vide la sua destinazione davanti a sé dopo qualche minuto. Il suo era uno degli alloggi più belli del campus. Erano quelli riservati ai ragazzi del quarto anno o ai post graduate, ed era davvero strano che un freshman, uno del primo anno, ci vivesse. Non accadeva mai a meno che qualcuno più grande non rinunciasse all’appartamento. Ma chi l’avrebbe mai fatto?
Aprì la porta di casa e, come sempre, lo accolse un buon odore di pulito. Tutto luccicava, sia nella piccola sala comune che in camera sua. Il ragazzo sorrise ed avanzò verso il ripostiglio lasciando impronte fangose ovunque. Aprì la porta. Dentro c’era un ragazzo di un paio d’anni più grande di lui che gli sorrideva innamorato, completamente nudo ed accucciato come un cane. Aveva un collare con una targhetta con scritto Francis.
‘Ciao schiavo! Com’è andata la giornata? Hahahaha!!!’ Francis non rispose ovviamente, non poteva usare il linguaggio umano senza permesso.
‘Wouf wouf!’ era tutto ciò che gli era concesso. Si chinò devotamente a baciare le scarpe fangose del suo padrone diciannovenne.
‘Hahaha! Sbavi sulla cena, eh? Hahaha!! Dammi almeno il tempo di mettermi comodo!!’ Chris si voltò e andò in camera sua mentre il suo schiavo si affrettava a seguirlo gattonando. Continuava a sporcare tutto il pavimento ma non era un suo problema. Si buttò sul letto lasciando uscire un sospiro di sollievo, come a sottolineare la pesante giornata che aveva avuto. Incrociò i piedi alle caviglie, come faceva sempre.
‘Toglimi le scarpe, le leccherai dopo nel tuo stanzino, ho i piedi in fiamme cazzo!’ il ragazzo osservò divertito il suo schiavo mentre si sbrigava a slacciargli le scarpe da tennis tirando le stringhe con i denti, poi chinava la testa per fargli appoggiare il tallone sulla nuca così che lui potesse esercitare la pressione necessaria a togliersi le scarpe: prima una, poi l’altra. Caddero a terra con due tonfi sordi. Poi Francis addentò il bordo di un calzino e tirò liberando il piede del suo padrone da quell’umida e fetida prigionia. Ripeté l’operazione con l’altro piede con la maestria di chi ha dedicato la sua vita a questo. Chris sospirò soddisfatto e Francis fu schiacciato dalla sua potente mascolinità: i suoi piedi mandavano un odore terribilmente forte. Erano sporchi e sudati, come sempre e pieni di quella fastidiosa laniccia che i calzini di spugna lasciano.
Lo schiavo guardò il bel viso del perfido giovane che gli sorrise infido:
‘Buon appetito! Hahahaha!!!’ Era il segnale che Francis aspettava per buttarsi avidamente famelico a leccare probabilmente l’unica cosa che il suo padrone gli avrebbe permesso di mangiare quella sera. Chris rise di nuovo e lo osservò per qualche secondo poi prese il telecomando e accese la TV per rilassarsi.

Erano passati circa nove mesi dal viaggio a Tijuana che aveva dato una svolta decisiva alla sua vita. Il frocetto che con tanto amore gli leccava i piedi, il fratello della sua ex-ragazza, aveva ormai perso qualunque tipo di volontà che lo legasse al genere umano. Chris e l’amico Jesse avevano preso possesso del suo appartamento (pagato dai suoi genitori ovviamente) e l’avevano relegato allo sgabuzzino. Non potendo ovviamente raccontare niente di tutto questo ai loro genitori, si facevano mandare i soldi per pagare l’affitto di una fantomatica residenza universitaria, soldi che convenientemente mettevano da parte sui loro conti, quando non li spendevano. Naturalmente incassavano anche l’intero, seppur modesto, stipendio di Francis, metà per uno, tutto andava a sommarsi alla piccola fortuna che il loro schiavo gli aveva regalato mesi prima. La madre e il padre di Francis non erano rimasti contenti che il loro ragazzo d’oro avesse perso in un batter d’occhio tutto quello che loro avevano messo da parte per lui in una vita di sacrifici. Ovviamente la checca aveva raccontato loro una balla, gli aveva detto che aveva provato a raddoppiarli giocando a Las Vegas e che aveva invece finito per perdere tutto. Ne avevano fatto una tragedia tale che Chris e i suoi amici avevano temuto che lui vuotasse il sacco in un momento di debolezza. Ma non era successo, mai una volta il frocetto li aveva traditi, mai una volta. Ed ora, dopo mesi di torture, umiliazioni e punizioni era diventato lo schiavo perfetto. Era felice di servire, forse anche più felice di quanto i due ragazzi lo fossero di essere serviti. Era stato loro molto utile, non c’è che dire e aveva reso la loro esperienza universitaria MOLTO facile. Però per loro era solo un gioco. Si divertivano ad umiliarlo, a farsi servire e di certo non disdegnavano tutta la grana che confluiva nei loro conti ogni mese senza che loro muovessero un dito. Ma per Francis servirli era diventata una questione di vita o di morte, non poteva più vivere senza di loro, cosa che si era sentito in dovere di spiegare loro più volte e che i suoi padroni avevano di buon grado usato contro di lui, minacciandolo di cacciarlo se mai avesse anche solo accennato a disubbidire minimamente. Avevano la sua vita nelle loro mani e Francis ne era più che contento.
‘Com’è la cena? Hehehehe!!’ il ragazzo abbaiò il suo assenso.
‘Beh?! Tutto qui il tuo apprezzamento, cazzo? E’ tutto il giorno che sudo come un maiale per permetterti di mangiare! Non sai la fatica che ho fatto!! E la tua gratitudine?’ continuò ad umiliarlo il bel Chris col suo ghigno perfetto stampato sulla faccia ‘Hehehehe!!! Dai dimostrami quanto sei felice di leccarti quella merda, cagna schifosa!!’ lo schiavo cominciò a sculettare e il ragazzo scoppiò a ridere. Gli avevano comprato una coda da cane di gomma che gli avevano infilato nel sedere per metà e vederlo scodinzolare era uno dei loro divertimenti maggiori.
‘Hahaha!!! Bravo! Continua a scodinzolare per tutta la cena!!! Devi essere grato per ogni briciola di schifo che lecchi!!’ lo schiavo abbaiò di nuovo scodinzolando con più fervore ‘Hahahahaha!!! Ah! Mi raccomando in mezzo alle dita! Altrimenti ti perdi la parte più buona! Hahaha!!!’
L’umiliazione era, ovviamente, la parte più divertente e, per un momento si dispiacque che Jesse fosse via per l’intera settimana a trovare suo fratello maggiore.
‘Devi sbrigarti a mangiare, stasera viene una delle mie svuotapalle!’ gli disse in tono da conversazione dopo una decina di minuti e Francis capì che era opportuno rispondere.
‘Posso chiedere quale, padrone?’ Chris sorrise.
‘La numero 3…’ lo schiavo commentò tra una leccata e l’altra:
‘Ah, Kate, quella che strilla sempre ‘Oh Dio! Oh Dio!!” il ragazzo rise.
‘Hahaha!! Già proprio lei! In realtà avrei potuto chiamare una qualsiasi delle altre ma mi ha fermato dicendomi che domattina ha una presentazione importantissima e che stasera doveva assolutamente studiare… quindi le ho detto di presentarsi qui alle nove per farmi divertire!’ Concluse ridacchiando, come se il manipolare la mente di quella ragazza fosse la cosa più logica di questo mondo.
‘Dovrebbe essere onorata anche solo di baciare la terra dove cammini, padrone!’ gli disse Francis in un accorato slancio d’amore.
‘Hehehe! Nah! Altrimenti tu a che mi servi, poi?! Hahaha!!!’

Francis si gustò la sua cena nauseabonda per circa mezz’ora, mentre il suo padrone si rilassava facendo zapping tra i canali, non perdendo nessuna occasione per insultarlo, umiliarlo o per farsi adorare, poi Chris guardò l’orologio, si alzò dal letto e si tolse la maglietta sudata gettandola a terra. Rivolse un sorriso arrogante all’altro che si era inevitabilmente perso nelle armoniose muscolosità scolpite sul suo torace glabro.
‘Secondo te ho bisogno di farmi una doccia, schiavo?’ Francis sapeva che qualunque risposta avesse dato non avrebbe fatto differenza, sarebbe comunque stato punito. Quindi azzardò un timido:
‘Non saprei, padrone…’
‘Hahaha!! Non lo sai?’ gli rispose Chris divertito ‘Vieni qui!’ proseguì alzando un braccio ‘Annusami le ascelle!’ lo schiavo non se lo fece ripetere due volte, si alzò in piedi (l’ordine che gli era stato impartito glielo imponeva) e respirò a pieni polmoni il fetore del suo padrone.
‘Allora? Puzzano?’ gli chiese sorridendo.
‘Si padrone, moltissimo…’ gli rispose Francis.
‘hahaha!!! E allora leccale, che aspetti? Hahaha!!!!’ il ragazzo obbedì docile come al solito, mentre il bel moro se la rideva. ‘…adesso l’altra…’ gli disse dopo un paio di minuti ‘…allora, preferisci leccarmi i piedi o le ascelle?’ Francis si fermò giusto il tempo per dirgli:
‘Ogni cosa che mi regali è un nettare sublime per me, padrone!’
‘Hahahahahahaha!!!!! Ben detto!!!’ cominciò a ridacchiare incontrollatamente. Poi lo allontanò con una spinta, si tolse i jeans e i boxer e li gettò sul letto. Francis si assentò per un attimo con la testa, tanta era la meraviglia che gli si poneva davanti. Non era la prima volta che lo vedeva nudo ma ogni volta era come un sogno divenuto realtà. Chris si voltò porgendogli il fondoschiena, si allargò le chiappe con le mani e continuando a ridacchiare gli disse:
‘Dai! Adesso c’è il tuo preferito. Hehehe!!’ e il frocetto cominciò a lavare, zelante, anche il culo del suo padrone.
‘Peccato non averti sempre con me durante il giorno, pulirsi il culo è una tale palla! E poi perché devo usare la carta igienica quando ho la tua lingua multiuso?! Hahaha!!’
‘Grazie… lick… padrone… lick, lick’
‘Beh, pazienza, l’importante è fartelo leccare a fine giornata, prima della doccia, bello sudato, appiccicoso, sporco…’ la lentezza e l’enfasi che metteva in quell’elenco faceva ancora più male del solito mentre sospirava soddisfatto del bel servizietto ‘chissà che buon sapore ha, eh?!’
‘E’ buonissimo… lick… padrone… lick… grazie…’ il giovane rise di nuovo, a quelle parole succubi e senza speranza, parole che, in quella stanza, lo rendevano pari a un dio. Dopo qualche minuto, poi, allontanò lo schiavo con un calcio all’indietro:
‘Basta così, adesso vado a farmi una doccia vera, tu hai tutto questo bel fango da leccare dal pavimento. Quando hai finito chiuditi nello stanzino e lavami le scarpe, più tardi potrei averne bisogno.’
‘Si padrone’ fu la prevedibile risposta. Chris gli sorrise crudele, poi prese i suoi boxer sporchi e umidicci dal letto.
‘Voglio farti un regalo, questi sono per te!’ glieli lanciò sulla faccia e quell’odore mefitico mandò quasi in tilt la mente sottomessa di Francis.
‘Grazie padrone, grazie infinite!!’ Si affrettò a dirgli lo schiavo con sincera gratitudine.
‘Hahaha!! Quando avrai finito tutti i tuoi doveri, ficcateli in bocca e ciucciateli fino a domattina! Considerali un premio.’ continuò l’adolescente, sempre più divertito.
‘Si padrone, grazie padrone, grazie, sei troppo generoso con me!!’ continuò lo schiavo, sorpreso da tanta magnanimità mentre Chris si dirigeva ridacchiando verso il bagno.

‘Oh Dio! Oh Dio! Oh Dioooo!!!!’ poco più di due ore dopo, le grida di Kate inondavano l’appartamento. Francis era chiuso nella sua cuccia al buio e succhiava avidamente lo sporco e il sudore dai boxer del suo padrone. Aveva ripulito tutto il pavimento dal fango, gli aveva leccato le scarpe fino a farle splendere ed ora si godeva il suo meritatissimo premio. Che bella serata che era stata finora.
‘Oh Dio! Chriiiissss!!! Oh Dio! Oh Dioooo!!!!’ quelle urla gli riempivano la testa. Provava un’invidia tremenda nei confronti di quella troietta. Di tutte loro, in effetti. Lui che si sarebbe venduto l’anima purché le sue labbra potessero toccare l’uccello del ragazzo di cui era perdutamente innamorato da così tanto tempo, anche solo per un istante. E invece non gli era concesso. Lo usavano come cesso naturalmente (era stata la sua prima mansione, dopotutto) e gli pisciavano in bocca regolarmente ma, in genere, si fermavano ad un paio di centimetri dalla sua bocca. Mentre le svuotapalle, come il suo padrone amava definirle, avevano il permesso di succhiarglielo, di affondare il naso nei suoi peli scuri e di godere del nettare più dolce di tutti: lo sperma. Perché a lui non era concesso,?!?! Perché?!? Non lo meriti, disse una vocina dentro la sua testa, non ne sei degno!

Passò un’altra mezz’ora prima che Francis capisse che Chris ne aveva avuto abbastanza. Pochi secondi dopo la fine dell’ultimo amplesso sentì la voce di Kate attutita dalla porta dello sgabuzzino:
‘E’ stato meraviglioso, ogni volta che lo facciamo volo in paradiso!’
‘Hehe!! E tu che volevi studiare stasera!’ le disse il ragazzo.
‘Lo so, ma…’ rispose titubante ma lui la interruppe.
‘Certo però che sei stata coraggiosa! Mettere completamente a rischio il voto finale dell’esame più importante dell’anno per una scopata…’ era un genio, non lo si poteva negare. Aveva finito di usarla quindi voleva che sloggiasse e questo era il miglior modo.
‘Beh ma… io… ma tu…’ la ragazza si stava facendo prendere dal panico.
‘Dico solo che io non l’avrei mai fatto, tutto qui… ma ammiro il tuo coraggio!’ continuò impietoso il ragazzo.
‘Ma sei tu che mi hai…’ le disse la ragazza leggermente indignata.
‘Io ti ho solo chiesto se ti andava di divertirti, non ti ho mica costretta, no!?’ arrivò la risposta come una lama di ghiaccio. Dopo qualche secondo:
‘No, hai ragione…’ cedette di nuovo Kate ‘…è che non so resistere a …’
‘A cosa?’ continuò Chris inesorabile.
‘…beh… a te…’ gli disse piano ‘…ma forse ce la posso ancora fare…’ Francis sentì movimento e non fu difficile immaginarsi la scena. Nel giro di tre minuti la ragazza usciva dall’appartamento trafelata salutando Chris e dandogli appuntamento per la mattina seguente. Francis sentì il suo padrone ridere piano, poi dopo qualche secondo:
‘Oh no! Cazzo!’ il devoto schiavetto si preoccupò, qualcosa aveva rovinato la serata al suo giovane padrone. Sentì i passi avvicinarsi a lui, Chris aprì la porta dello sgabuzzino e accese la luce tirando la cordicella. Era nudo. Davanti ai suoi occhi, Francis si trovò l’oggetto del suo desiderio incappucciato in un preservativo che stava vischiosamente scivolando via piano piano. Il ragazzo gli sorrise, come sempre.
‘Mi sono dimenticato di farmelo pulire, quindi preparati a fare la cosa più bella che tu abbia mai fatto!’ Francis lo ascoltava rapito, il cuore gli batteva sempre più velocemente ‘dovrai essermi grato per il resto della tua vita, cazzo!’ mentre parlava si tolse il preservativo pieno di sborra. Lo guardò per un attimo mentre lo teneva stretto tra il pollice e l’indice della mano destra, la sua espressione profondamente disgustata da quel liquido bianchiccio. Poi scrollò le spalle dicendo:
‘Beh! Perché sprecarla? Apri!’ A Francis venne quasi da piangere quando la prima goccia di seme gli toccò la lingua. Chris spremette il preservativo per far uscire tutto quello che c’era, attento a non sporcarsi. Col suo bel sorriso lasciò cadere anche il viscido pezzetto di lattice nella sua bocca seguito da un lapidario:
‘Ingoia!’ Francis chiuse la bocca ed obbedì quasi in trans per la bellezza di quello che gli stava capitando. Il giovane padrone si mise le mani suoi fianchi ed aspettò che la lingua della nullità inginocchiata di fronte a lui si rendesse disponibile, dopodiché:
‘Dai, puliscimelo! Non ho voglia di fare un’altra doccia!’ Francis lo guardò con gli occhi che davvero gli si stavano riempiendo di lacrime. Incredulo, esitò un attimo:
‘Padrone… davvero posso?’ Il giovane ridacchiò:
‘Te l’ho detto, solo per questa volta! Hehehe!!’ lo schiavo respirava sempre più affannosamente e si avvicinava con lentezza a ciò che aveva desiderato di più al mondo dal momento in cui sua sorella gli aveva presentato questo dio che lui adorava più di ogni cosa.
‘Dai, cazzo, muoviti! Succhiati via questo schifo che voglio vedere la fine della partita!!’ Francis dischiuse le labbra e volò in paradiso. Kate aveva detto bene poco fa, era proprio quella la sensazione. Lo fece scivolare all’interno della sua bocca per tutta la sua notevole lunghezza, quasi fino alla gola e passò la lingua su ogni centimetro di pelle di quel pene a riposo, gustando bene tutta la dirompente mascolinità del sapore. Le labbra gli toccarono i soffici peli odorosi che tanto aveva sognato. Beatitudine allo stato puro, ecco cosa provava, il suo cuore era come impazzito. E proprio al culmine di questo piacere immenso, la sua bocca venne inondata dal caldo fiume di un liquido amaro che lavò via il tanto bramato nettare, per sempre. Non importava. Anche se per una manciata di secondi aveva avuto l’onore più grande di tutti e questo gli sarebbe dovuto bastare.
Francis alzò lo sguardo mentre ingoiava il prezioso piscio del suo padrone a bocconate. Chris si stava grattando il collo con gli occhi per aria, non lo stava neanche guardando. Beh, era giusto così. ‘Un cesso è un cesso’ gli era stato detto mesi prima, proprio all’inizio di quell’avventura, non lo devi notare, esiste solo per essere usato quando ti serve.
Dopo aver ingoiato forse sei o sette volte il flusso cominciò a diminuire e, una volta finito, Il giovane abbassò lo sguardo per un attimo, gli rivolse un ultimo, crudele sorrisetto di scherno e allontanò il bacino dalla faccia del suo schiavo. Questi sentì il suo pene scivolare via dall’amorevole rifugio dove lui l’avrebbe custodito per sempre. Rimase a bocca aperta, Francis e Chris ridacchiando, come suo solito, gli disse:
‘Che regalo t’ho appena fatto!!’ l’altro tentò di rispondere, di ringraziarlo ma quando la sua voce rispose finalmente alla sua volontà Chris si era già voltato, in un attimo aveva spento la luce e gli aveva chiuso la porta in faccia con il piede.
Francis respirava lentamente a bocca aperta, realizzando pian piano quello che era successo. Sentì la televisione accendersi ed i passi che andavano verso la cucina. Poi un tintinnare di vetro, la porta del frigo che si chiude e l’inconfondibile rumore di una bottiglia di birra che viene stappata. Sorrise. Il suo padrone l’avrebbe usato ancora prima di andare a letto, gli avrebbe dato la buonanotte. Alzò gli occhi al cielo e cominciò a piangere in silenzio, ma erano lacrime di gioia, perché sapeva, sentiva dentro di se di aver appena vissuto la giornata più bella della sua vita.

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