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Racconti Erotici EteroTravel

VIAGGIO D’AFFARI A PARIGI 3^ – ULTIMA NOTTE A PARIGI ED EPILOGO

By 11 Giugno 2025No Comments

Entriamo nella sua camera e quando chiudo la porta lei si gira verso di me con gli occhi scintillanti.
Le metto le mani ai fianchi e attirandola a me la bacio.
-“Sei ancora bagnata?” – le chiedo.
-“Mah non so. Senti un po’ tu” – risponde.
Lentamente m’inginocchio davanti a lei.
Sollevo l’orlo del vestito scoprendo il pube appena velato da una striscia di pizzo blu.
L’afferro con i denti e lo tiro verso il basso; il naso passa a due centimetri dalla sua fessura ed aspiro un profumo afrodisiaco di donna in calore.
Sempre tenendo il perizoma tra i denti, lo faccio scendere fino alle caviglie.
Lei solleva prima un piede e poi l’altro e lo sfila lasciandomi quel batuffolo di tessuto odoroso tra le labbra.
-“Ora leccami” – mi ordina con un tono imperioso e aprendo le gambe.
Risalgo verso l’alto lasciando una striscia di saliva sulla gamba.
Quando arrivo alla figa la penetro con la lingua gustando i suoi umori.
La sento armeggiare col vestito, lo sfila dalla testa rimanendo completamente nuda a parte i sandali ai piedi.
Faccio per alzarmi, ma lei mi pianta un piede calzato sulla schiena.
-“No, resta così,” – mi ordina – “continua a leccarmi in ginocchio, schiavo”.
Obbedisco e continuo il mio lavoro di lingua sulla figa sempre più bagnata.
Mi prende la testa tra le mani e se la spinge sul pube incastrandola tra le cosce; mi sento quasi soffocare dalla sua carne morbida.
Non ci vuole molto perché le sue gambe comincino a tremare.
-“Sììì… Cosììì è bello… Ancora dai… sto per godere…”
Pur mezzo soffocato, intensifico il mio leccare dentro le labbra ed il succhiare del clitoride finché la sento urlare.
-“Oddiooo… Siii… Godooo…”
Uno schizzetto di umori mi bagna il viso mentre lei, sommersa dal piacere, si lascia andare in ginocchio e poi di schiena sul pavimento, seguita da me che non smetto di leccarla.
-“Ooohhh… Mi fai morireee… Smettilaaa ti pregooo…”
Non le do ascolto e continuo a farla soffrire e godere sotto le mie carezze linguali.
Quando, finalmente, decido che ne ha abbastanza, la lascio e mi giro sdraiandomi anch’io sul pavimento dove restiamo entrambi esausti.
-“Mi hai distrutto.” – dice con un filo di voce – “Era da tanto che non godevo così”.
Le sue parole mi riempiono di orgoglio e mi sollevo per baciarla, come a ringraziarla di ciò che ha detto.
-“Andiamo sul letto. Vieni” – fa alzandosi.
La seguo e mentre lei si sdraia sul letto, mi spoglio.
-“Ti disturbano?” – mi chiede indicando i sandali che ha ancora ai piedi.
-“No, al contrario, ti rendono ancora più sexy”.
-“Vieni qui” – mi dice quando sono nudo.
Faccio per salire sul letto, ma lei mi blocca.
-“No, resta in piedi, ora tocca a me ricambiarti”.
Si mette in ginocchio sul letto ed avvicina il volto al mio membro turgido.
Senza usare le mani inizia a leccare la cappella per poi scendere in basso insalivando tutta l’asta.
Arrivata in fondo, scende ai coglioni aspirandone prima uno poi l’altro tra le labbra.
Non contenta, mentre continua a leccarmi le palle, con una mano inizia a segarmi l’asta.
Il piacere che ne ricevo è molto intenso e sento il calore salirmi alla testa e lo sperma pronto ad esplodere.
Lei se ne accorge e mi molla sdraiandosi sul letto.
-“Non venire, non ancora.” – mi dice aprendo le gambe – “Vienimi dentro”.
Quasi mi tuffo sul letto e sistematomi tra le sue cosce la penetro in un solo affondo fino alla radice.
Inizio a scoparla ad un ritmo veloce, mentre lei allaccia le caviglie intorno alla mia vita per ricevermi più a fondo.
-“Vai più piano.” – mi sussurra all’orecchio – “Voglio venire ancora anch’io”.
Mi fermo qualche istante per calmarmi, poi riprendo, ma con un ritmo più calmo e cadenzato.
Non ci vuole molto affinché entrambi raggiungiamo il culmine.
-“Ora.. Ora… Vai avanti così… Ci sono quasi…”
Continuo a scoparla stringendo i denti, perché non so quanto ancora potrò resistere.
-“Sììì… Oraaa… Vaiii… Riempimiii… Sto godendooo…” – urla mentre ricomincia a tremare.
-“Aagghh… Anch’iooo… Godooo…” – grido all’unisono con lei – “Ti godo dentrooo…” – e le scarico nell’utero un fiume di sborra a lungo trattenuto.
i accascio sfinito sul suo corpo morbido e caldo ancora profondamente piantato nella sua figa.
-“Mi hai proprio riempita” – mi dice baciandomi – “Sento che sta colando lungo le cosce fino alle natiche”. Aspetta” – fa alzandosi e dirigendosi verso il bagno.
Sento lo scorrere dell’acqua e dopo poco ritorna a sdraiarsi accanto a me.
-“Hai paura di rimanere incinta? – le chiedo sorridendo.
-“No, stupido,” – risponde – “è che non voglio bagnare il letto. Odio dormire sul bagnato”.
Appoggia la testa sulla mia spalla ed io passo il braccio attorno alle sue.
-“Ho sete” – dice baciandomi il petto.
-“Anch’io” – e mi alzo per andare al frigobar.
Prendo una bottiglietta di champagne e riempio due bicchieri.
Torno a letto e ne porgo uno a lei.
-“A noi due ed al nostro accordo” – brindo alzando il bicchiere.
-“A noi due” – risponde.
Mi viene un’idea balzana.
-“Hai mai fatto l’amore con lo champagne?” – le chiedo.
-“No, come si fa?”
-“Ora te lo faccio vedere”.
Torno al frigobar e prendo un’altra bottiglia, la stappo e torno verso il letto.
-“Apri le gambe” – le dico.
Anche se un po’ dubbiosa obbedisce.
Mi sistemo tra le sue cosce, prendo un sorso di champagne in bocca e mi avvicino alla sua figa.
Attacco le labbra alle labbra della sua figa e soffio lo champagne all’interno.
-“Oh mio dio è freddo!!! E frizza dentro!!!” – squittisce.
Le metto una mano sul ventre e spingo leggermente e lei mi restituisce il liquido che bevo avidamente.
Prendo un altro sorso e ripeto l’operazione.
-“Oddio che sensazione!!!” Di freddo e caldo assieme. Non ho mai provato qualcosa di simile”.
Al terzo sorso non parla più, ma il suo ventre si solleva a ricevere il liquido ed il bacio delle mie labbra.
Quando mi accorgo che è rilassata e disponibile, avvicino il collo della bottiglia alla figa e lo faccio scivolare tra le labbra.
-“Ma cosa fai? – chiede un po’ spaventata.
-“Sssttt, buona rilassati e lasciati fare”.
Immergo qualche altro centimetro di bottiglia nella figa, poi la inclino e lascio andare il liquido all’interno.
-“Ooohhh…” – mugola.
-“Ti piace bere lo champagne così?” – chiedo.
-“Ooohhh sììì… Continuaaa…”
Quando la bottiglia è vuota la spingo leggermente più a fondo e comincio a farla andare dentro e fuori, mentre le lecco la clitoride.
In breve è pronta per un altro orgasmo, allora tolgo la bottiglia e bevo il vino che fuoriesce.
-“Ora, però, vieni dentro ho bisogno del caldo del tuo uccello” – mi dice.
-“Sì, ma stavolta voglio scoparti da dietro”.
Non dice niente, ma si volta e si mette a pecora sul letto; mi chino dietro di lei ed appoggio le labbra alla sua figa.
Le labbra della figa sono fredde ma ugualmente invitanti, le do una lunga slinguata fino al buchetto posteriore e lì mi soffermo a titillarlo con la punta della lingua.
-“Vieni, ti prego, non ne posso più”.
Mi sollevo e punto l’uccello contro la figa, una spinta e sprofondo dentro.
-“Aaahhh finalmente.” – esclama – “Così è bello… È così durooo…”
Le pareti della vulva mi trasmettono una sensazione di fresco, ma dopo qualche pompata le sento riscaldarsi.
La scopo tenendola per i fianchi e non riesco a staccare gli occhi dalle sue splendide natiche, in mezzo alle quali fa bella mostra il forellino roseo che si contrae al ritmo dei miei affondi.
M’insalivo per bene il pollice e faccio colare un po’ di saliva nel solco, la spalmo sul buchetto e poi provo a forzarlo col dito.
-“Aaahhh sììì… Anche lììì… Mettilo dentro”.
Spingo delicatamente ed il pollice è risucchiato all’interno fino alla prima falange.
-“Sììì… Cosììì… Spingilo dentrooo…” – mi incita.
L’accontento e faccio entrare tutto il dito mentre continuo a scoparla.
-“Mettici il cazzo”. – mi dice dopo un po’ che le lavoro il culo.
-“Come?” – chiedo incerto.
-“Mettimi il cazzo dietro… Nel culo”.
Non mi sembra vero, mi sta chiedendo d’incularla!!!
Estraggo il cazzo dalla figa e lo punto contro lo sfintere.
Provo a spingere ma sento resistenza.
-“Aspetta” – mi fa.
Passa una mano dietro, prende l’asta e se la punta sul buchetto, poi tenendola ferma con leggere spinte fa scomparire la cappella dentro.
-“Vai, ora tocca a te” – mi dice guardandomi da sopra la spalla e tenendosi le natiche allagate con le mani.
Comincio a dare leggere spinte; mano a mano vedo l’asta scomparire all’interno e sento il muscolo allentarsi.
Quando il mio inguine si poggia sulle sue natiche mi fermo a riprendere fiato; il suo culo è caldo e mi avvolge morbidamente come una bocca.
-“Dai inculami, ora sono pronta” – mi dice in un soffio.
Arretro e faccio uscire il cazzo lasciando dentro la cappella poi lo rispingo fino in fondo.
Dopo pochi affondi lei inizia ad ansimare; per accrescere il suo piacere metto una mano davanti e le carezzo la clitoride, che sento turgida.
.”Dai continua così… Ora sento piacere… Un grande piacereee…”
Continuo ad incularla, ma le sue parole ed il calore del suo culo mi stanno portando velocemente all’apice del piacere.
-“Sììì… Daiìì… Oraaa… Sto per godere… Sto godendo col culooo…” – geme – “Godooo…”
Lo sfintere si contrae negli spasmi dell’orgasmo, trasmettendomi sensazioni a cui non posso resistere e stringendo i denti sborro; una sborrata lunga e quasi sofferta; nello stesso momento sento un getto di liquido bagnarmi la mano che ho sulla figa.
Tremando e sussultando Lara si lascia andare in avanti sul letto, quasi sfuggendo alla penetrazione, ma io, tenendola per i fianchi, la seguo nel movimento sdraiandomi sulla sua schiena ancora piantato in lei.
Lentamente gli spasmi si calmano e restiamo così, uno sopra l’altra incollati dal sudore.
-“Mi hai distrutta” – dice con voce soffocata dal viso affondato sul lenzuolo.
-“E tu mi hai prosciugato” – le sussurro all’orecchio.
-“Ti prego. ora levati devo andare in bagno”.
Mi sfilo dal suo culo e mi sdraio di fianco, mentre lei si alza e con una mano tra le natiche corre in bagno.
Nella fretta non chiude la porta ed io posso sentire i rumori che fa liberandosi; rumori che trovo anche eccitanti!!!
Mi guardo l’uccello: la cappella è un po’ arrossata e con qualche traccia di sporco.
Quando lei torna è il mio turno di andare a lavarmi.
Poi ci mettiamo a letto abbracciati, lei si gira assumendo la posizione a cucchiaio e così ci addormentiamo.
L’indomani mattina ci svegliamo piuttosto tardi, ma non mi preoccupo, abbiamo l’aereo per il ritorno nel pomeriggio.
Ordiniamo la colazione in camera e la consumiamo sul balcone godendoci la splendida mattinata parigina.
-“Sai,” – comincia a parlare mentre mangia – “credo di non aver mai passato dei giorni così belli ed intensi”.
-“Sono contento che tu sia felice”.
-“E come potrei non esserlo. Mi tratti come una principessa, accontenti tutti i miei desideri ed in più sei un amante perfetto”.
-“Grazie cara, ma non dimenticare che oltre a questo, tra noi c’è un accordo dal quale non puoi esimerti”.
-“Non lo dimentico,” – dice alzando il viso e guardandomi negli occhi – “ma ciò non m’impedisce di godermi appieno questa breve ma intensa vacanza”.
Riprende a mangiare pensierosa.
-“Posso farti una domanda un po’ particolare?” – mi domanda dopo un po’.
-“Spara, poi deciderò se rispondere”.
-“Durante questi tre giorni hai speso una montagna di denaro per me, vestiti,scarpe, biglietto d’aereo, non pensi che i tuoi soci te ne chiederanno conto?”
-“Non ti preoccupare con i miei soci abbiamo un codice, quando uno di noi è fuori per lavoro può spendere quanto vuole e come vuole, senza dover rendere conto di ciò che ha fatto e questo vale per tutti.” – le rispondo – “D’altronde i nostri affari vanno così bene che non abbiamo problemi”.
-“Se lo sapevo ti avrei chiesto di più per il nostro accordo” – mi dice sorridendo.
-“E io non te li avrei dati, gli affari sono una cosa, il piacere un’altra” – e lì chiudiamo la discussione.
-“A proposito,” – le chiedo – “come fai a portare tutti i vestiti e scarpe che hai comprato?”
-“Ma non so. Avrei bisogno di una borsa. Posso comprarla?”
-“Ho un’idea migliore” – mi alzo ed entro in camera a prendere il telefono e chiamo la reception.
-“Bonjour monsieur M. cosa posso fare per lei” – mi saluta Pierre.
-“Buongiorno Pierre, avremmo bisogno di un trolley per i vestiti di madame. Potrebbe procurarcelo”.
-“Certamente monsieur, lo farò subito portare in camera a madame”.
-“Merci beaucoup Pierre”.
-“Tutto sistemato.” – le dico tornando sul balcone – “Tra poco ti porteranno una valigia in camera”.
-“Mio dio, ma chi sei tu, Richard Gere di Pretty Woman?” – e scoppia a ridere.
-“Non esagerare, non sono un milionario, ma mi piace vivere bene”.
Nel pomeriggio ci facciamo chiamare un taxi per andare in aeroporto.
Salutando Pierre gli allungo un altro biglietto da 50 euro.
-“Buon viaggio monsieur M. e la prossima volta che torna a Parigi e deve prenotare, chieda di me, sarò lieto di esaudire ogni sua richiesta. La cosa è valida anche per lei madame, sarei felicissimo di rivederla”.
-“Merci Pierre” – diciamo all’unisono.

In aereo consegnai a Lara la copia modificata del contratto e giunti a Milano, all’uscita dell’aeroporto ci salutammo ed ognuno tornò alla propria vita.
Una settimana dopo, ci chiamò la ditta francese annunciando che accettavano le nostre proposte e che l’appalto era nostro. Ci attendevano per la firma del contratto definitivo.
Quella volta fu Carlo, il socio più anziano, a volare a Parigi per la firma.
Quando tornò eravamo tutti felici per la riuscita del contratto; le false informazioni fornite ai concorrenti li avevano completamente fuorviati ed avevano presentato delle proposte inaccettabili.
Roberto, il più giovane dei tre, 38 anni e single, decise di organizzare un piccolo rinfresco per festeggiare.
Telefonai a Lara sul suo numero privato, che mi aveva dato in aereo, per invitarla al rinfresco.
Quando entrò nella sala del rinfresco, tutti gli occhi maschili si girarono verso di lei ed anche diversi occhi femminili.

Indossa un’elegante tubino rosso allacciato su una sola spalla, che la fascia come una seconda pelle, ai piedi sandali a zeppa bianchi molto alti, che slanciano la sua figura.
e vado incontro e la prendo per mano conducendola verso il gruppetto dirigenziale.
La presento a Carlo e sua moglie e a Roberto, notando lo sguardo ammirato di quest’ultimo.
Quando la festa volge al termine mi avvicino a Lara che è in compagnia di Roberto, il quale da quando l’ha conosciuta non l’ha lasciata un attimo.
-“Vorresti venire in ufficio con noi?” – le dico porgendole il braccio e beccandomi un’occhiataccia da Roberto.
-“Bene cara,” – comincio quando siamo in ufficio – “Siamo molto soddisfatti di come ti sei comportata, qui c’è il tuo compenso” – e le porgo una busta.
-“Visto l’ottimo lavoro abbiamo pensato di aggiungere una piccola gratifica”.
-“Grazie” – dice prendendo la busta e con molta signorilità la mette nella borsa senza controllare il contenuto.
-“Abbiamo anche una proposta da farti.” – continuo – “Vista la tua professionalità e le conoscenze che hai nell’ambiente, vorremmo assumerti nella nostra ditta come addetta alla sicurezza, soprattutto quella contro lo spionaggio industriale”.
-“Dovrai occuparti di respingere le minacce verso la nostra azienda e all’occasione fornisci informazioni utili ai nostri affari (letto tra le righe: lo spionaggio industriale lo farai per noi)”.
“Lo stipendio sarebbe di …… euro l’anno, più il rimborso spese, più un premio di produzione a fine anno. Che ne dici?”
Lei riflette qualche attimo.
-“Il lavoro mi attrae, ma credo, che lo stipendio sia un po’ basso, visti i rischi e le tasse”.
-“Come ti ho già detto una volta gli affari sono affari, questa è la nostra offerta, a te accettare o no” – ribatto.
Riflette per un lungo momento, arricciando le labbra pensierosa.
-“È ora che mi trovi un posto fisso.” – dice sorridendo – “Accetto” – e tende la mano a Carlo, poi a me.
-“Benvenuta nell’azienda” – fa Roberto abbracciandola.

Il lavoro che Lara svolse nei due anni successivi fu eccellente, procurandoci informazioni che ci permisero di concludere ottimi affari e respingendo diversi attacchi contro di noi.
Lei e Roberto si fidanzarono e dopo due anni si sposarono; Lara rimase incinta e dovette abbandonare il lavoro.
ando nacque il loro primogenito mi proposero di fare da padrino al battesimo; accettai con entusiasmo!!!
L’anno successivo mi feci liquidare la mia parte di possesso della fabbrica e me ne tornai a Firenze, dove ripresi la mia attività di architetto.
Tutto e bene ciò che finisce bene.

Fine

Commenti e suggerimenti sono sempre ben accetti, scrivetemi a miziomoro@gmail.com

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