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Vita in campagna

By 10 Dicembre 2015Febbraio 9th, 2020No Comments

Emilio ha 22 anni e non sa quasi nulla della vita. Concepito tardi ha decenni di differenza con i suoi genitori. Terzo e ultimo figlio, due sorelle, a diciotto anni &egrave entrato in seminario. La sua fede era forte, d’altronde viene da una famiglia molto osservante di un paesino del sud, e la scelta di voler diventare prete &egrave stata quasi naturale.
Per quattro anni ha studiato in un seminario non troppo distante dal proprio paese, raramente riceveva visite o lasciava il comprensorio per tornare in famiglia. La sua vita era completamente, sinceramente, devotamente, totalmente rivolta a Dio.
Pochi mesi fa &egrave successo. Il padre anziano &egrave venuto a mancare e così &egrave venuto a mancare il sostentamento all’anziana madre che con solo la propria pensione più una piccola reversibilità del marito si &egrave vista ridurre enormemente le disponibilità economiche. I terreni erano destinati a divenire incolti o a essere venduti, le sorelle erano sposate e lontane e la madre mai avrebbe potuto coltivare tutta quella terra.
Così Emilio ha lasciato il seminario, con il rimpianto dei suoi docenti e dei suoi compagni. Tutti pronosticavano un luminoso avvenire per lui così preso dalla sua vocazione.
I primi tempi sono stati duri. La madre si era come ritirata su se stessa, rattrappita. Passava le giornate a piangere il marito e a pregare. Uniche distrazioni il preparare i pasti per il figlio che lavorava nei campi e il sonno.
Emilio ora suda sotto il sole. E’ duro lavorare la terra. Sa come si fa, l’aveva fatto fino a poco prima di entrare in seminario, ma non si trova con la parte burocratica dell’azienda agricola. Per fortuna che una vicina di casa, vedova quarantenne con due figli maschi di diciannove e ventuno anni, &egrave venuta in loro aiuto. Assunti tutti e tre come braccianti, i due figli lavorano con lui i grandi appezzamenti di terreno tenuti a grano, mais, vino e frutta, lei parte del tempo si occupa dei rapporti col consorzio, con il ragioniere, con clienti e fornitori. Aveva sempre aiutato il marito in queste cose e lo preferisce allo spaccarsi la schiena sotto il sole.
Emilio invece &egrave sempre lì, a volte lavora con i mezzi agricoli, a volte a mano, e più lavora più si discosta dalla sua vocazione. All’inizio aveva rimpianto la serenità del seminario, gli studi fatti, la pace interiore, ma aveva preso la vicenda come un dovere verso la madre e come una prova mandatagli da Dio.
Però più il tempo passa e più sente la sua fede venir meno. Ora si domanda perché la sua famiglia, tanto devota, &egrave stata colpita così duramente; perché la famiglia di Maria, la vicina, ha dovuto perdere il padre/marito così giovane. Tanti pensieri gli passano per la testa mentre il sudore gli cola per la schiena nuda e sulla fronte.
Dopo diverse ore di lavoro &egrave il momento di una pausa, di darsi una rinfrescata. Emilio va alla fontana sull’aia e tira su dal pozzo un secchio d’acqua. Se la versa sopra la testa godendo del fresco che gli dona. Non sa che sta dando spettacolo.
Dal magazzino, dove &egrave andata a fare una specie d’inventario per vedere cosa manca, Maria lo osserva. Dallo spiraglio della porta, invisibile a lui, lo vede a torso nudo, alto, fisico robusto per il lavoro duro, braccia possenti. Una specie di dio pagano.
E’ turbata Maria. Da quando &egrave morto il marito non ha più avuto un uomo, si &egrave dedicata ai figli che aspettano senza speranze di trovare un lavoro col diploma scarso preso di malavoglia a scuola. Si impiegano a giornata per i vicini, quello sì che lo sanno fare, ma la loro presenza le impedisce di guardarsi intorno, di cercare un uomo che le dia sollievo dai turbamenti, specie quelli notturni. Sì, perché Maria a quaranta anni ancora pensa al sesso e rimpiange le lunghe cavalcate fatte con suo marito. E’ ancora piacente, lo vede negli occhi dei vecchi del paese quando va a messa, anche di qualche giovane, ma non &egrave sola, non può muoversi liberamente, non può sollevare chiacchiere. E ora ha davanti a se un ragazzo nel fiore della sua gioventù, bello come suo marito da giovane, forte. L’acqua che scende su quei muscoli pare bagnare anche lei, nella sua intimità.
Rassegnata si concede ciò che sa la farà sentire meglio. Si siede su una panca nel capanno e si alza l’ampia gonna, con la mano corre sotto le mutande e si tocca con voglia. E’ l’unico modo che conosce per darsi sollievo, anche se si sente in colpa, anche se sa che Don Basilio, l’anziano parroco, la sgriderà durante la confessione domenicale. Le dirà di resistere alle tentazioni, di cercarsi un marito, e contemporaneamente le chiederà i particolari che lei racconterà sentendosi coinvolta, con la voglia già da subito di correre a casa per peccare ancora.
Chiude gli occhi affondando le dita nella sua vagina. Si conosce, sa che la penetrazione unita alle carezze sul suo bottoncino la porteranno presto a bagnarsi copiosamente, a fremere sempre più in un crescendo che la lascerà spossata e illanguidita. Singhiozza di desiderio mentre lo fa.
E’ così che la trova Emilio, entrato nel deposito per prendere un attrezzo.
Rimane paralizzato. Sa a malapena cosa sta facendo la donna, lo sa perché sa che &egrave peccato, così gli hanno detto. Perché Emilio &egrave totalmente ignorante riguardo il sesso. Prima di entrare in seminario non ha mai frequentato ragazze, mai &egrave stato tentato dalla masturbazione, dopo ne ha solo sentito parlare da qualche studente come lui, più desiderio che conoscenza. Ha evitato con cura i piaceri della carne, mai sentendo la mancanza di ciò che non conosceva, anche quando vedeva comportamenti non proprio leciti dei suoi compagni di studi. Le erezioni mattutine sono state accolte prima come tentazioni del diavolo, da combattere con docce e preghiere, poi come manifestazioni normali corporali, da combattere con lo stesso sistema.
Ora ha davanti a se Eva e la sua vagina aperta davanti ai suoi occhi pare la mela dell’Eden.
Maria ha gli occhi chiusi, non s’&egrave accorta di niente, continua a carezzarsi e gemere e proprio quando &egrave vicina all’orgasmo che anela li apre. Sulla porta, in controluce, vede solo la sagoma e gli pare quella di un Ercole. Torace possente, fianchi stretti. Si gela e solo quando lui la chiama per nome lo riconosce e si scuote.
‘Maria’
‘Emilio”. Aspetta, non andartene, fammi spiegare. Ti prego, fammi spiegare’
Emilio sta per girarsi, per andarsene per non vedere più quello spettacolo che lo turba. Sente forte l’erezione gonfiargli i calzoni. Istintivamente prega dentro di se come faceva sempre per allontanare la tentazione ma questa volta &egrave inutile. Si gira ancora, gli occhi incollati a quelle dita che ancora sono dentro di lei. Fa un passo avanti.
‘Emilio, fammi spiegare’
Maria si ricompone, toglie le dita, si abbassa la gonna. Gli occhi ora abituati alla luce vedono il gonfiore nei calzoni stretti di lui. E’ un colpo all’inguine. Cerca di indovinarne la forma, la grossezza, lo sente quasi dentro di se, lo desidera. Si passa inavvertitamente la lingua sulle labbra riarse, si suoi occhi sono fissi lì e Emilio, ora che lei si &egrave coperta, se ne avvede.
Fa un altro passo avanti. E’ davanti a lei, un braccio di distanza. Non sa cosa dire, cosa pensare, sente solo caldo, il sangue scorrere veloce nelle vene, e quell’erezione prorompente che non sa controllare. Trema.
‘Emilio, &egrave da tanto che sono sola, io ho bisogno di un uomo’
‘Io sono un uomo’
La frase gli &egrave uscita istintivamente, inconsapevolmente si &egrave proposto e il rilassarsi delle spalle di lei gli dice che la proposta &egrave stata accettata.
Maria allunga le mani in avanti, le poggia sul suo addome, sente i muscoli duri muoversi sotto le dita. Ancora seduta gli slaccia i pantaloni, li fa cadere a terra, abbassa gli slip e finalmente lo vede. Scatta in su come una molla, parallelo al terreno, duro, massiccio, imponente. Lei lo guarda deliziata, si lecca ancora le labbra.
Emilio ha un gesto di ripensamento.
‘No, &egrave peccato, non siamo sposati’
Però non fa nulla per sottrarsi alle mani di lei che lo prendono, lo accarezzano, scivolano su tutta la sua lunghezza, si soffermano sulla sacca dei testicoli stringendola piano, sentendo le grosse rotondità scivolare sotto la pelle. Lo impugna bene, fa scorrere la pelle per scoprire la testa lucida. E’ un attimo, un orgasmo che attende da anni esplode nei lombi di Emilio cogliendo lui e lei di sorpresa. Gli schizzi densi e copiosi escono come proiettili colpendo lei sul volto, sulla testa, scivolando sul petto.
Emilio si contorce nel suo primo orgasmo, non comprende appieno cosa gli sta succedendo, sa solo che gli piace, che mai vorrebbe smettesse.
Maria apre la bocca stupita, ricevendo anche lì qualche goccia di quel fiume in piena. Mai gli era capitato di vedere un uomo venire così velocemente, non che abbia poi tanta esperienza, il marito &egrave stato il suo primo e unico. Continua a tenerlo in mano anche ora che gli schizzi sono rallentati, più corti, sporcandole la mano. Sente sulle labbra quel sapore dopo tanto tempo, ricorda come le piacesse e come piacesse a suo marito. Una punta di rimpianto l’assale ma subito sparisce davanti alla realtà, all’evidenza di quel pene che sente in mano aver perso poco della sua durezza. E’ contenta.
‘Quanta ne hai Emilio caro, mi hai coperta tutta, quanto tempo era che’.’
‘Mai, io non ho mai”’.’
‘Oh caro, vuoi dire che non hai mai avuto una donna? Certo, stavi diventando prete, ma prima? Mai nemmeno da solo?’
‘No, io”. &egrave la prima volta che mi succede’
Maria &egrave felice, ha tra le mani materiale intatto, un vaso da riempire, da istruire, per poterne godere come un tempo.
‘Caro, caro Emilio, t’insegna tutto la tua Maria. Vero che lo vuoi? Vero che vuoi che t’insegni tutto?’
Emilio &egrave paonazzo, ancora deve riprendere fiato da quell’orgasmo devastante. Una parte del suo cervello gli dice che &egrave peccato, che dovrebbe scappare e correre a confessarsi, ma un’altra parte gli dice di no, che quel che &egrave successo &egrave bello, che ne vuole ancora. Sente la mano di Maria che ancora si muove piano e decide, decide che &egrave il momento di godersi quel piacere che si &egrave sempre negato. Annuisce con la testa, poi lo ripete a voce.
‘Sì Maria, ti prego, insegnami, io non so cosa fare’
Maria non perde tempo, quell’uccello gocciolante e ancora duro la ingolosisce. Lo tira a se facendo fare a Emilio un passettino, appoggia la lingua sulla testa lucente di seme, assaggia ancora il suo sapore, poi apre la bocca e cerca di farlo entrare più che può. E’ lungo, &egrave grosso, più di quello di suo marito, non ci riesce. Si accontenta di arrivare dove può e poi torna indietro leccando ogni centimetro che esce dalla sua bocca. Porta le labbra sulla punta, un bacio, poi ancora dentro, le labbra chiuse appena dietro la corona. Succhia forte, e basta questo. Ancora senza preavviso Emilio viene. Troppo forte la sensazione, troppo forte la novità. Singhiozza tremando tutto mentre riempie la bocca di Maria con altri schizzi del suo seme. Meno di prima ma sempre densi, corposi. Maria &egrave sorpresa ancora una volta ma sa cosa fare. Stringe le labbra, con le mani accarezza la parte di asta rimasta fuori, i testicoli pendenti, e cerca di deglutire come può tutto quello che sente fluirle in bocca. Ci riesce a fatica. E’ contenta e eccitata. Ora vuole la sua parte, cio&egrave sentirlo dentro, fino in fondo, ma sa controllarsi, sa che il piacere rimandato &egrave più forte, più voluttuoso. Vuole sentire di nuovo le sensazioni che le dava il marito, e ora ha con se chi potrà farlo, creta nelle sue mani, allievo volenteroso e possente.
Lascia che l’orgasmo scemi, che Emilio smetta di tremare, poi si stacca da lui, con un ultimo colpo di lingua sul glande. Da sotto in su lo guarda e vede gli occhi adoranti, sa che Emilio farà tutto quel che lei vuole. Si alza e prende un telo, lo stende per terra, si distende, alza la gonna e lo chiama.
‘Vieni Emilio, ora t’insegno una cosa, &egrave quello che io ho fatto a te ma &egrave diverso. Vieni, inginocchiati’.
Emilio ubbidisce, si pone tra le gambe di lei, in ginocchio, si sente tirare verso il suo ventre, le mani dietro la testa lo attraggono. Capisce cosa vuole Maria, pensa che &egrave da lì che esce l’urina, prova un po’ di schifo ma vuole imparare, d’altronde lei non ha fatto lo stesso facendolo impazzire?
Si distende a terra, afferra le cosce con le mani, china la testa, appoggia le labbra. Sente che quelle che gli paiono due labbra sono bagnate, prova a leccarle e sente un sapore un po’ salato. Non gli fa poi tanto schifo. Lecca ancora e quando tocca con la lingua lì dove le labbra si uniscono sente un punto più duro, una sporgenza, come un bottoncino. Lo stuzzica e le mani di Maria sulla sua testa che stringono gli dicono che sta facendo bene, che &egrave quello che lei vuole, e allora ci dà dentro, lo prende tra le labbra succhiandolo un poco, poi usa ancora la lingua, la agita su e giù in lente e profonde lappate, come farebbe un cane. Avverte che lei &egrave più bagnata di prima, insiste ancora, irrigidisce la lingua e cerca di entrare in lei. Il naso preme sul bottoncino e Maria gode, stringendo le cosce quasi a soffocarlo, tirandolo per i capelli. Emilio riceve sulle labbra un fiotto di liquidi, cerca di staccarsi temendo di soffocare ma non riesce, &egrave imprigionato e scosso dalle anche agitate di Maria.
Piano lei si acquieta, il solito languore la fa stendere sul telo, rilassare i muscoli liberando così Emilio che rimane dov’&egrave, guardandola, cercando di capire cosa &egrave successo, cosa ha fatto. Ha la risposta quando lei rialza il busto, lo tira a se sorridendo felice e lo bacia. Prima sul volto, sulle labbra chiuse, poi la lingua che preme, forza le labbra e entra muovendosi come impazzita dentro la bocca di lui. Prova a contrastarla con la propria lingua e subito capisce che non &egrave una lotta, &egrave un gioco, e accetta l’aggrovigliarsi delle due lingua, spinge per entrare nella bocca di lei. Restano attaccati forse due minuti prima di staccarsi senza fiato, entrambi.
‘Oh Emilio, quanto tempo che non godevo così’
‘Ti &egrave piaciuto? Ho fatto bene?
‘Sì caro, hai fatto benissimo, e t’insegnerò ancora meglio ma ora ti voglio dentro di me’.
Guarda golosa il membro di lui ancora turgido, pensava di doverlo aiutare lei ma vede che &egrave già pronto. Emilio non sa che averlo duro dopo essere venuto due volte in poco tempo non &egrave poi tanto normale, non sa che dipende dalla giovane età, dall’astinenza vissuta, dal desiderio che sente bruciargli dentro. Sa solo che lei lo vuole e lui &egrave pronto. Non sa come fare, l’istinto gli dice di mettersi tra le gambe di lei ma poi si perde, colpisce sulle cosce, sulla pancia.
E’ Maria che allunga la mano e lo guida, facendolo entrare in lei centimetro dopo centimetro, sentendolo aprirla piano a piano. Soffoca un urlo, quanti anni sono che non provava questa sensazione? Non ricorda, non importa, ora c’&egrave lui. Allarga le gambe per prenderlo al meglio, teme per un attimo che sia troppo lungo ma non smette di farlo entrare fino a quando i peli pubici non sono a contatto.
Emilio sente la guaina rovente accoglierlo lentamente, sino in fondo. Giace su di lei ma non sa cosa fare. Sente lei che muove i fianchi, li rotea, e gli piace la sensazione trasmessa al suo pene. Sente i muscoli di lei stringerlo, ricorda i discorsi con gli altri studenti e prova a uscire. Di poco, che il gemito di delusione di lei lo blocca, poi spinge ancora in avanti e lei sospira soddisfatta. Deve essere così che si fa, e lui lo fa muovendosi avanti e indietro, avanti e indietro, senza mai uscire tutto ma spingendo sino in fondo quando rientra.
S’accorge di avere il fiato corto, Maria si muove sotto di lui venendogli incontro quando spinge, gli ha incrociato le gambe sulla schiena, lo tira a se e Emilio accelera i movimenti provando quel che mai aveva provato prima. Sente ancora la testa girargli, sa che come le volte prima presto schizzerà in lei, non si preoccupa del fatto ma &egrave lei in un barlume di lucidità a fermarlo. Gli dice di non venire dentro, gli spiega che deve uscire prima e intanto geme e gode, si dimena sotto di lui in un altro orgasmo. Emilio non &egrave sicuro di saper riconoscere il momento, gli viene in aiuto una sgroppata di lei che lo fa uscire involontariamente. Non ha il tempo di rimetterlo dentro, sente un fuoco venirgli dalle reni e spasima strofinando l’uccello su e giù sul suo ventre, imprigionato tra i due addomi, sporcando entrambi.
Ci vogliono alcuni minuti prima di slacciarsi dall’abbraccio. Giacciono tutti e due illanguiditi, senza forze, assaporando le ultime stille di piacere, godendo ancora del contatto dei corpi. Poi sii rassettano entrambi silenziosamente. Lui pensa che non comprende come si possa rinunciare a questo piacere, peccato o non peccato. Lei pensa che dovrà recarsi dal ginecologo, nella città vicina per non far chiacchierare la gente, a farsi prescrivere la pillola. Entrambi sanno che ci saranno altre volte. Emilio va a casa a farsi una doccia prima di cena, incrociando i figli di lei che tornano da un appezzamento distante, e Maria torna a casa per preparare il pasto ai figli.
Da quel momento ogni occasione &egrave buona per trovarsi insieme. Ogni luogo, dal fienile al capanno che li ha visti per la prima volta, dal podere distante al filare di viti che corre sulla collina, dall’androne della casa colonica alla camera di lui. Basta che i due siano vicini e scatta la scintilla che li fa cercare e accoppiare.
Rischiano anche, perché la madre di Emilio non può non notare certi movimenti.
La sera ogni tanto parla al figlio:
‘E’ peccato figlio mio, &egrave peccato’ e scuote la testa per questo figlio che pare aver perso la bussola. Non che tratti male Maria, capisce che in fondo &egrave meglio lei che un’altra, ma scuote lo stesso la testa e parla ogni tanto, tra una preghiera e l’altra.
Emilio non risponde alla madre. Non vuole interrompere questa storia, non vuole parlarne con lei perché inutile. Ha smesso anche di andare la domenica a messa per non dover confessare quello che continua a considerare peccato ma a cui non sa resistere.
La storia continua, poi la madre si ammala e una delle sorelle, Pia di 43 anni, torna per assisterla.
Pia ha sposato giovane un operaio e &egrave andata a vivere in città impiegandosi come cameriera.
Ha avuto due figli, un maschio e una femmina ora di ventuno e ventitre anni, che studiano all’università del capoluogo di regione.
Anche lei timorata di Dio ha conosciuto solo il marito, che ha sposato per scappare dai lavori di campagna che mal sopportava. E’ una signora piacente, senza grilli per la testa. Il sesso lo vive una volta ogni 15 giorni come dovere coniugale. Le piace sì ma non poi tanto.
Il giorno del suo arrivo Maria e Emilio ne discutono prima di abbandonarsi alla solita sessione torrida di sesso.
Sono nel capanno degli attrezzi, i figli di lei mandati all’altro capo della fattoria.
Abbracciandosi e toccandosi febbrilmente mentre si spogliano a vicenda decidono di essere più discreti, la presenza della sorella fungerà da inibitore ma sanno che ci sono altri posti, altri momenti per vedersi senza essere scoperti.
Nudi, distesi sullo stesso telo della prima volta, rilassandosi dopo l’orgasmo, si preparano al secondo round. Hanno tempo oggi. Maria si alza e s’inginocchia sopra una sedia. Gli occhi le brillano. Il suo amante se l’&egrave coltivato per bene insegnandogli tutto quel che sapeva, e Emilio &egrave stato un allievo diligente e volenteroso e ora ogni volta la porta a orgasmi memorabili. Pregusta quel che sa sta per accadere, oggi vuole insegnargli una cosa nuova.
Emilio le si avvicina, di nuovo duro e teso, le cerca la vagina affondando di colpo come sa che le piace e strappandole un gemito. L’afferra per i fianchi e comincia a muoversi, lo fa per pochi minuti, fino a quando lei, che sente montarle dentro un nuovo orgasmo, gli dice di fermarsi, di uscire.
‘Aspetta Emilio, lasciami’
‘Cosa c’&egrave, non vuoi”?’
‘Sì, ma voglio insegnarti una cosa nuova’
‘Cosa’
‘Hai mai pensato che puoi entrare in me in un altro modo?’
Si gira Maria guardandolo in attesa, scuote il sedere davanti a lui e alla fine lui capisce.
La conosce per sentito dire, la sodomia, sa che una città &egrave stata distrutta per questo, &egrave un peccato ancora più grave degli altri. Però ormai non bada più alla morale, solo alle sensazioni del proprio corpo, e il suo corpo lo vuole, sente il pene irrigidirsi ancora di più, una sferzata di libidine lo colpisce. Allunga le mani su quel culo, lo accarezza, separa le natiche per vedere bene il forellino che lo invita. Lo vede un po’ dilatato. Non sa che Maria, che da anni non la pratica più, si &egrave preparata al meglio per lui. Col marito lo faceva spesso, le piaceva, ma teme le dimensioni di Emilio, nettamente superiori, per cui si &egrave ‘allenata’ con degli oggetti via via più grandi e ora sente di essere pronta anche se un po’ nervosa.
Gli suggerisce di bagnarlo un po’ e Emilio si sputa sulla mano, si bagna la punta dell’uccello, poi sputa ancora e bagna la rosetta. Indugia con un dito che premendo un po’ vede scomparire dentro con facilità. Prova con due dita e entrambe entrano bene, senza sforzo. Maria geme piano. Chiude gli occhi mentre lui l’afferra ancora per i fianchi, se lo sente puntare sul forellino. Fa in tempo a dirgli di essere delicato, di fare lentamente e già la cappella &egrave dentro. Stringe i muscoli per impedirgli di entrare tutto di colpo. E’ inutile, Emilio ha capito come fare ma quella stretta ha rischiato di farlo venire anzitempo.
Spinge piano, Maria rilassa i muscoli e la verga lentamente sparisce nel forellino, senza esitazioni, senza ripensamenti, sino in fondo.
Maria emette dei gridolini:
‘Oddio, me lo sento in gola. Mmmmhhhhhhh, Emilio muoviti ora, piano, fammi piano’
Emilio obbedisce. La sensazione &egrave nuova per lui, sente che &egrave più stretto della vagina ma che piano piano si sta abituando alla sua presenza. Si muove indietro fino quasi a uscire e poi la penetra ancora, e ancora, e ancora, e ancora. La velocità aumenta, Maria corre con la mano alla micina, si accarezza; Emilio si sente preda di una furia sconosciuta, colpisce con forza ora, sente poca resistenza, ode il rumore dei corpi che sbattono insieme, i mugolii di piacere di lei. Non sa quanto resisterà ancora ma continua a spingere, dentro e fuori quel buchino delizioso. Maria quasi ulula quando viene, &egrave un orgasmo particolare che non ricordava così forte. Nel venire stringe i muscoli dell’ano e Emilio si sente come strozzato. E’ il colpo di grazia e anche lui viene, continuando a entrare e uscire, forzando l’anello di muscoli e la simbolica resistenza. Sente la testa girargli, non aveva mai provato una tale intensità di sensazioni.
Esce da lei e fa un passo indietro, quasi cade sedendo sul telo. Guarda Maria inginocchiata che si muove ancora negli ultimi sussulti del piacere, vede il forellino ora non più tanto piccolo che si contrae, che fa uscire della sostanza biancastra. Vorrebbe quasi tornare dentro di lei, provare ancora quel piacere sublime, ma sente in lontananza il motore di un’auto. In fretta si riveste, incita lei a imitarlo e esce sull’aia proprio mentre sua sorella si ferma davanti alla casa.
Corre a abbracciarla, sporco e sudato ma non importa, non la vede da tempo.
Pia scende dall’auto e vede venire verso di lei quel ragazzone che ricorda bambino, ammira il passo atletico, il corpo ben delineato, i muscoli evidenti. Lo abbraccia con affetto e insieme entrano in casa per vedere la madre.
Maria esce di soppiatto dal fienile e va verso il retro della casa, entra in cucina. Ha bisogno di andare al bagno, sa che ha diversi minuti prima che scendano. Fa le cose con calma.
Sopra, nella camera dell’anziana madre, la scena &egrave commovente. Pia si sente in colpa per averla trascurata in questi anni, rabbrividisce a vederla lì, così vulnerabile, la abbraccia, la bacia con trasporto. La madre &egrave contenta di rivederla, a fatica alza il busto dal letto per ricadere senza forze. Vede dietro il figlio e pensa che ha una bella famiglia.
Pia riprende la sua vecchia camera, si fermerà per qualche tempo. Nostalgicamente guarda le pareti, i mobili che l’hanno vista giovane. Si cambia e scende di sotto per i figli di Maria e rivedere lei dopo tanti anni. Emilio le ha parlato di loro, vuole ringraziarli per il loro lavoro.
Li trova tutti nella cucina, i figli di Maria sono rientrati da poco, ancora sporchi del lavoro. Li guarda e vede due bei maschi, giovani, prestanti, abbronzati dal lavoro sotto il sole. Emilio fa le presentazioni, prima Maria che lei si ricorda bene essendo quasi coetanee. La trova bella, prosperosa, con quell’aria sana che solo chi vive in campagna ha. Nota una specie di legame invisibile tra lei e Emilio, quasi complicità, poi le presentano i figli e si distrae, prima il più giovane, Mario, che educatamente le stringe la mano, le pare che sia arrossito un po’, poi il maggiore, Alfredo, che le stringe la mano un istante più del necessario, la guarda in modo sfacciato e &egrave lei a arrossire sotto quello sguardo.
Cenano tutti insieme raccontandosi storie e aneddoti dell’infanzia, aggiornandosi sul presente, prendendo confidenza l’un l’altro. E’ una serata divertente per tutti ma finisce presto, in campagna occorre dormire bene e molto per poter essere pronti il mattino dopo.
Pia s’impossessa della casa, bada lei a tutto, a cucinare, pulire, accudire la madre, fare la spesa.
Un mattino proprio mentre rientra dalla spesa, fermando l’auto, incrocia Maria che esce dalla casa con le gote arrossate, l’aria felice, le pare imbarazzata ma già &egrave dentro casa, sente il fratello scendere le scale, lui la saluta con un bacio e esce per il lavoro. Pia sale dalla madre per vedere se ha bisogno di qualcosa, la trova che ripete tra se:
‘&egrave peccato, &egrave peccato’.
Le si stringe il cuore a vederla così anche se sa che &egrave il decorso naturale della vita.
Torna sotto per preparare il pranzo, e così fa i giorni seguenti.
E’ una vita diversa per lei ora, si sente bene, utile, non avverte la mancanza della città, del lavoro, del marito. Si può dire che &egrave serena, quasi felice.
Un notte tardi &egrave in camera della madre per vedere come sta. La vede assopita e chiudendo le imposte nota il fratello che guardandosi intorno entra nella stalla. La stupisce quel fare circospetto, la incuriosisce. Resta a guardare e nel buio rotto da luci fioche non vede altro. Pochi minuti e non resiste alla curiosità. In fretta esce dalla casa e va verso la stalla, la porta anteriore &egrave accostata, entra e si defila lungo la parete. Sente il caldo, l’odore delle bestie, e tra i loro versi dei gemiti. Avanza piano e scopre la fonte dei gemiti in un box vuoto. Alla luce fioca delle lampade vede Maria inginocchiata sulla paglia, la gonna sollevata e dietro di lei il fratello che la monta con forza. Più lui spinge e più lei geme. Rimane di sasso, non pensava a una cosa del genere.
Avverte una vampata di calore salirle al volto, vorrebbe scappare via ma qualcosa la ferma, la fa guardare con attenzione i movimenti di quella strana bestia a due teste. I gemiti di entrambi le entrano nelle orecchie, le sollecitano i nervi, la illanguidiscono. Non vede più il fratello ma un uomo prestante che scopa una donna più avanti negli anni. Ha sentito di queste cose ma non ci ha mai creduto, cosa mai potranno trovare i giovani in una ‘vecchietta’? Però Maria &egrave bella, deve ammetterlo anche lei, &egrave sensuale nei suoi movimenti mentre lui la prende sempre con maggior vigore. Guarda meglio, si blocca, guarda con attenzione e’.. sì, &egrave così”’. Lui non la sta prendendo normalmente ma glielo sta mettendo dietro, nel buchino sporco”’. Nel culo.
Spalanca la bocca quasi urlando. Anni prima anche il marito aveva voluto farlo così ma era durato poco, lei non apprezzava e alla fine lui aveva ceduto e smesso di chiederglielo. Ora invece vede suo fratello, il suo uccello che le pare enorme, scorrere liberamente tra le natiche di lei che geme di piacere, gli si fa incontro per prenderlo tutto dentro.
E’ sconvolta Pia, dallo spettacolo e ancora di più dalla scarica elettrica da cui si sente percorrere e che termina proprio lì, nella sua micina. Si volta e fugge, esce dalla stalla, gira intorno per andare verso l’auto e va a sbattere con qualcuno. Si ferma spaventata. L’uomo, perché &egrave un uomo, le blocca le braccia, le mette una mano sulla bocca fermando l’urlo che stava per uscire. Vede a due metri un altro uomo, lo riconosce, &egrave Mario, il figlio più giovane di Maria. Chi la tiene stretta &egrave Alfredo che le parla piano:
‘Sssshhhhh, stia zitta signora Pia o ci scoprono’
Pia si accorge che Mario &egrave davanti al muro posteriore della stalla e”’ ha in mano l’uccello. Lo guarda, avverte contro la mano rilasciata lungo il fianco una presenza calda, istintivamente l’afferra per lasciarla subito appena si accorge che &egrave l’uccello di Alfredo anch’esso esposto. Capisce in fretta che i due stavano guardando da dei buchi nel muro l’accoppiamento della madre con Emilio, e si stavano masturbando. Si divincola da Alfredo e corre verso casa, nella sua stanza. Si rimette a letto, stenta a addormentarsi, davanti agli occhi vede ancora la scena di suo fratello e Maria. Si assopisce senza accorgersene pensando a loro”.. e avvertendo nella mano ancora la calda presenza del pene di Alfredo.
Al mattino dopo, mentre serve la robusta colazione agli uomini che stanno andando nei campi, non riesce a guardarli in faccia. Il fratello al solito &egrave distratto e non se ne accorge, ma gli altri due la fissano, Alfredo sogghigna, le sfiora volontariamente la mano che gli porge il piatto, lei arrossisce per l’ennesima volta, va a finire di preparare il pranzo che si porteranno sul campo dove lavorano: pane, formaggio, frittata, una bottiglia di buon vino. Li saluta con un cenno e poi corre dalla madre a vedere come sta.
Passano le ore, prepara il pranzo e fa mangiare la madre, si siede in cucina sbocconcellando senza appetito il proprio, la mente lontana. Immagina che Emilio e Maria siano di nuovo appartati a fare le porcherie. Decide di voler parlare al fratello, chiedergli le sue intenzioni: come fa lui così giovane a andare con una che potrebbe essergli quasi madre? Non pensa ‘una vecchia’ perché anche lei ha la stessa età. Poi il pensiero le va ai figli di Maria, ai sogghigni di Alfredo, si chiede se piace loro, ha la stessa età della madre ma visto che Emilio non si fa problemi”. Ripensa ai loro affari, grossi, duri, a come ha avuto per un attimo in mano quello di Alfredo. La fantasia l’afferra e immagina di stringerlo ancora, di non essere scappata di corsa la notte prima. Si scuote e inizia a pulire la cucina però resta illanguidita.
Sente aprire la porta, si volta sorpresa e davanti ha proprio lui, Alfredo, a torso nudo, un velo di sudore sul corpo, quel sogghigno sul viso.
‘Scusa Pia, ci si &egrave rotto un attrezzo e siamo tornati a prenderlo’
E’ Mario a parlare, entrato subito dietro Alfredo. Lui ha ancora addosso la camicia. E’ nervoso, il fratello gli ha detto di seguirlo senza spiegargli bene perché, sa che c’entra Pia ma ancora non capisce bene.
Alfredo invece si avvicina a lei, la vede confusa, &egrave conscio dell’effetto che le fa e ha tutte le intenzioni di approfittarne. Le accarezza un braccio, scende a prenderle la mano, se l’avvicina al viso e lei lo lascia fare imbambolata.
‘E’ delicata proprio come la ricordo, come la ricorda”..lui’
Si indica il bassoventre. Pia ha un moto di reazione, vorrebbe allontanarlo ma lui già l’ha lasciata, si &egrave slacciato i pantaloni e lo sta tirando fuori, ancora non completamente eretto.
Lei abbassa lo sguardo, lo vede, resta paralizzata anche quando lui le riprende la mano e la porta su di se, glielo fa stringere.
‘Avvicinati Mario, faglielo vedere anche tu bene che ieri era buio’
Mario pare timido ma obbedisce, si avvicina e si slaccia anche lui i calzoni.
Pia sente il contatto caldo e morbido nella mano. Non la muove ma nemmeno l’ha tolta. Non sa nemmeno lei cosa vuol fare, &egrave irretita da tanta sfacciataggine, ma anche dai brividi che sente dentro di se. Ha voglia di vederli, di toccarli, come mai le era capitato col marito se non nei primi tempi. Lascia che Alfredo indirizzi l’altra mano sul pene di Mario, lo afferra e resta lì, le mani occupate, tra i due maschi di cui sente l’odore forte.
‘Toccali Pia, accarezzali, falli diventare duri. Sono tutti e due tuoi, puoi farne quello che vuoi’.
Alfredo le parla e intanto le tocca il seno, attraverso i vestiti, le stringe un capezzolo sporgente e Pia, che li ha molto sensibili, trattiene a stento un gemito. Prende a accarezzarli, le riesce male con le mani contemporaneamente ma le piace sentirli così, lisci, sempre più duri grazie a lei. Una mano di Mario ha raggiunto l’altro seno, imita i movimenti di Alfredo e Pia chiude gli occhi. Li riapre quando si sente sbottonare il vestito. E’ sempre Alfredo a agire. Le apre la parte anteriore, le tira fuori i seni e riprende a accarezzarli, poi china la testa in avanti e succhia un capezzolo. Questa volta Pia non ce la fa, il gemito le esce incontrollabile. Continua a muovere le mani preda di sensazioni quasi dimenticate.
Alfredo sa che ora l’ha in pugno. Può andare oltre, e lo fa. Piano spinge sulle spalle per farla inginocchiare e lei esegue. Ha i due uccelli ancora in mano, continua a accarezzarli anche ora che sono a pochi centimetri dal suo viso. Intuisce cosa vuole Alfredo, nemmeno aspetta che lui glielo dica perché ne ha voglia anche lei. Allunga il collo, apre la bocca e accoglie l’uccello turgido tra le labbra, lo lecca piano, poi cerca di farlo entrare più che può Ne sente l’ingombrante presenza nella gola, non ce la fa, lo tira fuori per non soffocare lasciando pendere un filo di saliva.
‘Anche a lui, il mio fratellino non ha mai provato, fallo Pia, anche a lui’.
Alfredo parla dolcemente, piano, spingendole la testa verso il ventre di Mario.
Questi &egrave emozionato, il fratello gli ha parlato di certe cose ma mai avrebbe pensato che una bella donna, col doppio dei suoi anni, potesse farlo a lui. Finora la sua esperienza si &egrave limitata a qualche ragazza del paese ma mai oltre una sega maldestra. Quasi viene al primo contatto delle labbra di Pia. Si sforza di resistere, vuole assaporare ogni sensazione mentre si sente inghiottito in un forno rovente. Il tocco umido della lingua gli dona stilettate di piacere e cede, cede all’orgasmo che sente montargli dentro come un fiume in piena. Sborra in quella bocca che lo contiene a metà e lei non si tira indietro, anzi serra le labbra muovendole piano.
Pia avverte gli schizzi del ragazzo colpire con forza il palato, in fondo, quasi all’ugola, e non si stacca. Sono anni che non lo fa ma ora vuole sentire ancora quel sapore, sentire un maschio che le gode in bocca donandole tutto il suo seme. Sa che le basterebbe sfiorarsi per venire a sua volta ma ha entrambe le mani impegnate, una a agevolare l’orgasmo di Mario carezzando la sacca contenente i testicoli, l’altra che si muove veloce sull’uccello di Alfredo.
Il fratello maggiore ride dentro di se. Ha visto bene in quella donna, ha capito subito che sarebbe bastato poco per farla scatenare. Ha fatto esperienza prima con puttane non più giovani, nelle scorribande con gli amici del paese. Quando studiava in città aveva appreso, scoperto, di essere bello, di piacere alle donne mature, dell’età di sua madre. Ha imparato a riconoscere certi segnali istintivi e come approfittarne.
Vede il fratello quasi crollare indietro per il piacere, vede la testa di Pia che si muove avanti e indietro per strappare ogni stilla di piacere da Mario. E’ eccitato ma sa che presto sarà il suo turno.
Pia si rialza, la testa le gira, Mario ha fatto un passo indietro, sembra quasi stare per svenire, ma già Alfredo &egrave al suo fianco, la guida verso il tavolo della cucina, la fa sedere sopra e le alza la gonna. Le scopre le cosce e su, su fino all’inguine, le scosta le mutande e lo appoggia all’ingresso della vagina. Esita un attimo non per indecisione ma per far sentire a lei la propria potenza. Indi spinge, lentamente ma inesorabilmente. Entra in lei trovandola già bagnata. Sente le mucose avvolgerlo, stringerlo e Pia gode così, appena entrato, prima ancora che possa iniziare a muoversi, a scoparla.
Si aggrappa alle spalle di lui e lascia sfogare i singulti dell’orgasmo, mordendosi un labbro per non gridare tanto &egrave stata intensa e improvvisa la sensazione. Poi si rilassa lasciandolo entrare e uscire dandole altri stimoli deliziosi. Non dura molto Alfredo, si lascia andare sapendo che non finisce lì. Ha il buonsenso di chiederle se può venirle dentro e, al diniego, esce strofinandoselo sulle cosce di lui fino a quando non le imbratta di seme bianco.
Stanno tirando il fiato tutti e tre e già Mario &egrave di nuovo in erezione, guardando con occhi lucidi il fratello che si stacca da quella donna dandole un’ultima carezza ai seni. Non da cosa fare, vorrebbe fiondarsi su di lei ma &egrave abituato a fare ciò che vuole il fratello e attende.
Alfredo decide di cambiare. Fa scendere Pia dal tavolo, la spinge a mettersi a quattro zampe, le &egrave dietro alzandole la gonna sulla schiena, tirandole via le mutande intrise di sperma e umori.
Fa cenno al fratello di avvicinarsi, d’inginocchiarsi dietro di lei.
‘Pia, mio fratello vorrebbe scoparti. E’ la prima volta per lui, vuoi essere tu la sua prima donna?’
Sa cogliere i particolari Alfredo, sa che Pia non saprà resistere alla tentazione della primizia, e lei annuisce senza parlare, aspettando a quattro zampe che si concretizzi quanto promesso.
Mario avanza sulle ginocchia, si mette in posizione, appoggia l’uccello all’ingresso e spinge in un unico movimento entrando in lei per metà, con forza. Lei grida. Un po’ per la sorpresa un po’ per il piacere. L’uccello di Mario &egrave un po’ più piccolo di quello di Alfredo ma non di molto, lo sente bene dentro di se, che già ha cominciato a muoversi. Ondeggia le anche per sentirlo meglio, afferra le gambe di Alfredo che s’&egrave steso davanti a lei e non eista a imboccare il suo uccello porto alle sue labbra.
E’ penetrata da due parti Pia, &egrave la prima volta per lei, e il piacere che ne ricava &egrave di un’intensità mai provata prima. Sente la verga di Mario scavarle dentro verso l’utero, l’uccello di Alfredo &egrave ancora sporco del seme del primo orgasmo ma lei non se ne dà cura, lo prende più che può, lo succhia, lo lecca, lo accarezza nella parte che rimane fuori.
Stanno gemendo tutti e tre insieme ora. Pia pensa che sarebbero un ben strano spettacolo per chiunque entrasse, ma sa che Emilio e Maria probabilmente in quel momento stanno facendo la stessa cosa, sotto qualche albero o in mezzo all’erba alta.
Gode Pia, gode di nuovo all’improvviso, con grida smorzate dal bavaglio di carne che non smette di succhiare. Si agita mentre viene e Mario si sente morire. Appena in tempo sente l’avvertimento del fratello di non venirle dentro, che Alfredo poi non &egrave così bastardo e ci ha fatto caso, e gode tirandolo fuori, strusciandolo tra le sue cosce, con la testa che gli urla ‘sei diventato uomo. Sei diventato uomo’.
Alfredo ha fatto da regista della situazione, ha badato bene a non far venire dentro il fratello magari causando qualche guaio che potrebbe negargli futuri piaceri con Pia che, immagina, sarà ancora più disponibile dopo. Finalmente si lascia andare, si rilassa e si gode quella bocca che continua a infierire su di lui. Gemiti strozzati gli escono dalle labbra quando viene, quasi per intero nella bocca di lei, spruzzandole praticamente in gola diversi schizzi di seme. Lei, come prima, non si stacca, ingoia quel che le viene donato. La testa le gira sempre più. Sente l’uccello, i getti di seme in bocca, sente il pene di Mario che ancora le si strofina tra le cosce, sul clitoride, entrambi le scatenano un terzo fulminante orgasmo per il quale quasi soffoca perdendo la coordinazione nell’ingoiare il seme di Alfredo.
Dopo alcuni minuti si alzano tutti e tre. Pia quasi si commuove al ‘grazie’ sincero di Mario prima che questi esca col fratello per tornare al lavoro. ‘ Strano ‘ pensa ‘ non si sono scambiati nemmeno un bacio, solo sesso allo stato puro -.
Riflette Pia, pensa che si &egrave comportata da troia ma non si sente in colpa. Anzi, pregusta il prosieguo di questa situazione che nemmeno immaginava. Sorride mentre rivolge un ultimo pensiero ai due stalloni e torna ai lavori di casa.
Sale in camera della madre. La trova ancora intenta a ripetere: ‘&egrave peccato, &egrave peccato’. Ora capisce, sa cosa intende, anche se erano in cucina i rumori devono essere arrivati fin lì in camera così come precedentemente la madre deve aver sentito Emilio e Maria.
Fa una carezza alla madre, le vuole molto bene, e la madre vedendola sorridere felice tace, si rilassa. Continua a pensare che &egrave peccato ma la felicità evidente della figlia le pare una buona ricompensa.
Ha così inizio un ménage da cui Pia si fa prendere. Non passa momento che non pensi ai loro corpi, ai loro uccelli. Anela il momento in cui riuscirà a essere sola anche con uno solo di loro mentre l’altro porta avanti il lavoro di entrambi. Mario si fa sempre più esperto, ‘cresce’ in tutti i sensi tra le sue mani. Emilio e Maria nemmeno se ne accorgono, anche loro presi l’uno dall’altra.
La povera madre cede alla malattia e all’età e muore.
Per due giorni la casa &egrave invasa da parenti e amici, il dolore pervade Pia e Emilio e non possono nemmeno consolarsi coi rispettivi partners data la presenza costante di estranei.
Torna la calma finalmente. I cinque sono di nuovo soli e subito ne approfittano.
Pia avverte il marito che si fermerà ancora per sistemare alcune faccende familiari, ma la realtà &egrave che vuole di nuovo incontrare i due giovani fratelli. La notte stessa Maria raggiunge Emilio nella propria stanza. Cercano di non far rumore ma Pia li sente lo stesso. Non ci bada, sta uscendo per andare nel fienile dai due ragazzi.
Trepida attraversando l’aia, sente la mancanza di quelle mani forti, rudi, che l’accarezzano dappertutto. Le pare quasi di sentire la presenza setosa di un cazzo tra le labbra. Succhia a vuoto, istintivamente, si sente bagnare.
Entra nel fienile e i due sono lì. Anche loro sono impazienti, l’esuberanza giovanile &egrave più difficile da tenere a freno.
Sono a torso nudo e Pia freme nel vedere i muscoli ben delineati, i toraci possenti. Si lecca le labbra.
E’ Mario che si fa avanti, ha perso la sua iniziale timidezza, sa cosa vuole e sa che anche lei lo vuole. La tira a se aderendo al suo corpo, facendole sentire l’erezione già presente. Pia ha una leggera camiciola da notte, sente quella durezza contro di lei e geme al solo pensiero di quando le sarà dentro. Senza essere invitata s’inginocchia, tira giù i calzoni e lo prende in bocca facendolo gemere. Alfredo si accosta, si spoglia completamente, le porge il suo membro da leccare e Pia si alterna tra i due uccelli davanti al suo viso.
La fanno rialzare, la spogliano e Mario obbedendo a un cenno del fratello si stende su una balla di paglia. Sente pungersi la schiena, i glutei ma sopporta in attesa che lei si avvicini, gli salga sopra guidata da Alfredo, si faccia penetrare.
Pia accoglie con un sospiro quel membro dentro di se. Sono stati pochi giorni di astinenza ma le mancava quella sensazione, quel piacere. Si afferra i seni accarezzandoseli mentre prende a muoversi sopra di lui dondolando avanti e indietro.
Avverte Alfredo alle sue spalle, sente un dito umido avvicinarsi al suo buchino, premere, entrare. Le piace quella sensazione aggiuntiva, si gode il grosso uccello di Mario davanti e il piccolo intruso dietro.
Geme cavalcando verso il piacere.
Non sa che Alfredo ha altre intenzioni, ha voglia di cambiare. E’ ingolosito dal sedere di Pia.
Solo un paio di altre volte ha provato il sesso anale trovandolo particolare, diverso E ugualmente appagante. Mai ha provato il sesso a tre come nelle ultime settimane e ora vuole spingersi oltre, fare cose di cui ha solo sentito parlare.
Il dito che la fruga &egrave sostituito da una presenza più massiccia, più ingombrante. Pia la sente spingere e protesta:
‘No, no, fermo che fai’
Ma &egrave già tardi
‘Nnnoooorrrrrrggggggghhhhh’
Stringe i denti Pia, le fa male, si sente lacerata mentre Alfredo ha già spinto in lei metà della sua verga.
Mario da sotto l’ha afferrata per le braccia, l’ha tirata a se facendola chinare. Lei non può reagire, solo subire questa penetrazione rude e inaspettata.
Ricaccia indietro le lacrime Pia, il dolore iniziale sta passando e grazie anche a Mario che si sta muovendo dentro di lei ha una sensazione piacevole che cresce man mano che si abitua alla presenza dura nel suo ano.
Alfredo vede le sue spalle avere un principio di rilassamento, spinge ancora piano e entra per un altro centimetro. Pia non protesta, &egrave muta. Ancora altri due centimetri, nessuna reazione. Prova a farsi indietro, fin quasi a uscire e poi affonda ancora con lentezza.
Pia sente il cazzo di Alfredo muoversi nel suo culo, si sente piena come mai si &egrave sentita e comincia a piacerle. Si tende per andare incontro all’invasore, cerca di rilassare più che può l’anello di muscoli e una fitta di godimento le colpisce il cervello. Si muove con più forza stretta tra quei due uomini, mugola di nuovo. Sì, le piace, le piace da impazzire. E’ un piacere nuovo e già sa che lo cercherà ancora. Urla, inveisce, incita Alfredo a fare più forte, a romperla, a spezzarla in due. E’ completamente partita, due scariche di piacere le partono dai suoi due buchi occupati e le raggiungono la testa sconvolgendola in un orgasmo strepitoso che quasi la fa svenire.
Alfredo ora corre dentro di lei a briglia sciolta, la resistenza &egrave diminuita, sente attraverso il lieve velo di carne l’uccello di Mario strusciarsi sul suo, sente le urla di piacere di Pia. Non ce la fa più a trattenersi, dà due-tre colpi più forti e erutta nel suo intestino, piantato dentro sino in fondo, sentendosi quasi svuotare le reni.
Mario assiste alla metamorfosi di Pia, Proprio nelle sue orecchie lei urla il proprio piacere muovendosi scomposta sul suo petto, strusciandogli contro il seno, e anche lui viene, schiacciato dai due corpi sopra il suo le inonda la vagina col proprio giovane seme.
Pia &egrave esausta, sente il seme dei due ragazzi riempirla quasi contemporaneamente. Non ha la forza per dire a Mario di uscire, di venirle fuori, riesce solo a abbracciarlo. Ci penserà domani, in fondo non dovrebbe essere il suo periodo fertile.
I tre giacciono ancora aggrovigliati sopra la balla di fieno, non si accorgono di due ombre che si dileguano.
Emilio e Maria avevano fatto l’amore, si stavano riposando prima di riprendere quando hanno sentito le urla di Pia. Spaventati sono corsi velocemente al fienile, mezzi nudi sono entrati dentro bloccandosi alla vista dei tre corpi uniti. Emilio ha tirato indietro Maria e entrambi hanno guardato la conclusione di quell’amplesso sfrenato senza essere notati.
Tornano in silenzio in camera, meditabondi.
Emilio pensa alla sorella che ha visto comportarsi da troia. Prenderne due insieme; pensava fossero favole e invece &egrave vero, si può fare. L’istinto gli dice di intervenire ma pensa che in fondo lui stesso non &egrave esente da critiche da quel punto di vista, non può scoparsi la madre e rimproverarne i figli per avergli scopato la sorella.
Maria &egrave sulla stessa linea di pensiero. Istintivamente vorrebbe prendersela con lei per aver ‘approfittato’ dei suoi figli, ma lei stessa ha fatto la medesima cosa con Emilio.
Tornano a letto senza parlare e riprendono a fare l’amore, e quando lei sale sopra di lui e s’impala e lui le ficca prima uno e poi due dita nell’ano, pallida imitazione di ciò che hanno appena visto, vengono insieme ancora più eccitati.
Passano altri tre giorni, si avvicina il tempo della vendemmia.
Pia dovrà presto tornare alla casa da cui manca oramai da un mese e più, però non sa decidersi, non sa staccarsi da quella vita che tanto le piace, nessuna preoccupazione se non quella di godere dei due stalloni.
Con un preavviso di appena 24 ore giunge alla fattoria la figlia maggiore di lei, Silvia, insieme al suo fidanzato.
E’ stato il padre a mandarla, a verificare perché la madre tarda tanto a rientrare, a aiutarla se avesse bisogno.
Abbraccia lo zio, conosce Maria e i suoi figli, presenta il suo fidanzato.
Rimane stupita quando lo zio assegna loro una camera unica, con due letti, e la madre non dice nulla. Pensava li facessero dormire separati, tanto per salvare le apparenze, non si aspettava tanto disinteresse.
Pia infatti nemmeno ci bada, oramai le precedenti regole che si era e aveva imposto, le paiono obsolete, inutili. E’ profondamente cambiata dentro di se. Quasi egoisticamente ha solo il timore che la presenza della figlia impedisca le sue quotidiane attività sessuali.
Silvia &egrave contenta di rivedere la madre, la trova splendida, dimagrita, con un’espressione radiosa in volto che non vedeva da tempo. E’ più bella. In effetti tutti e cinque gli occupanti della fattoria le paiono belli. Lo zio lo ricordava quando doveva diventare prete, ora la vita e il lavoro in campagna l’hanno irrobustito, gli hanno fatto mettere su muscoli quasi quanto i figli di Maria che lei guarda con ammirazione. La stessa Maria le pare bella come la madre, di quella bellezza sana, paciosa, di donna vera, realizzata. Tutti le paiono stanchi, pensa a causa dei pesanti lavori agricoli, ma tutti hanno l’aria felice.
Il meno felice &egrave il fidanzato di lei, Fausto, 25 anni, che teme la concorrenza di quei tre bei giovanotti. Non dello zio magari, ma gli altri due li sente istintivamente rivali, ha notato lo sguardo di ammirazione di Silvia. Di fatto fisicamente sono messi meglio di lui che studia. Abbronzati e sorridenti vorrebbe non fossero lì ma deve farsene una ragione.
La notte fanno l’amore Silvia e fausto. Approfittano dell’occasione nemmeno sperata e lo fanno con attenzione, in silenzio. Silvia scoppia a ridere sentendo invece poco distante i gemiti e urletti tipici del sesso. Dovrebbe essere la camera dello zio e se l’immagina, il prete mancato, che cavalca con gioia ‘.. chi? Sicuramente Maria, o forse una donna arrivata senza che lei la vedesse?
E’ curiosa ma già Fausto le &egrave di nuovo sopra, la monta con forza fino al comune orgasmo.
Silvia si alza e lascia lui a addormentarsi per andare nel bagno in comune in fondo al corridoio. Passando davanti la camera dello zio &egrave quasi tentata di sbirciare, vedere chi sia la donna. Non fa in tempo a decidere, la porta si apre e esce lo zio. Lei vede sul letto Maria, ma soprattutto vede lui, nudo, l’affare che gli penzola tra le cosce.
Silvia si porta la mano alla bocca, per la paura, per la vergogna e per la sorpresa. Sì perché lo zio &egrave ben dotato, sicuramente meglio di Fausto.
Emilio &egrave pure sorpreso, stava andando anche lui in bagno. Si copre con una mano e le indica di andare prima lei un pochino imbarazzato, poi torna in camera a prendere dei pantaloncini.
Silvia si chiude in bagno, il respiro grosso. Ha avuto la risposta che cercava e anche altro, inaspettato. Espleta le sue funzioni e torna in camera incrociando ancora Emilio che aspetta in corridoio. I suoi occhi vanno subito all’inguine, ora coperto, a cercare qualcosa che forse ha solo sognato. Vede che lo zio ha notato la direzione dello sguardo, arrossisce e fila in camera il cuore ancora a mille. Fausto sta dormendo. Peccato, perché Silvia avrebbe fatto volentieri ancora l’amore con lui. Si sdraia al suo fianco e si addormenta pensando a quella visione improvvisa.
Al mattino seguente Silvia e Fausto, guidate dallo zio, fanno il giro della fattoria. Emilio illustra le colture, i suoi progetti, i lavori che stanno facendo. E’ orgoglioso della sua opera, aspetta con ansia la vendemmia per un vino che ritiene sarà eccezionale.
Tornano a casa affamati come lupi e Maria &egrave ben contenta di vederli far onore alla sua cucina.
E’ il terzo giorno che Silvia &egrave alla fattoria, nel pomeriggio partirà con Fausto per tornare a casa, per raccontare al papà la situazione. Pia vuole rimanere ancora, le ha spiegato che ci sono alcune questioni riguardanti l’eredità, cose tecniche, da risolvere. Falso, lei e Emilio si sono accordati in fretta, da veri fratello e sorella, senza avidità, tenendo conto anche dell’altra sorella che si fida di loro, ma Pia vuole approfittare degli ultimi scampoli di quella che ritiene un’ultima vacanza dalla vita reale. Emilio mente per coprirla. Lui e Pia non si sono parlati, non ne hanno avuto bisogno, entrambi sanno e sanno che l’altro sa. E’ bastato un cenno del capo. Nessuna spiegazione, nessun commento, nessuna ipocrisia. Complicità.
Silvia girovaga per la fattoria, ha lasciato Fausto a navigare col suo tablet, lei preferisce l’aria aperta, curiosa di un mondo, quello agricolo, che conosce appena.
Sente il verso degli animali dalla stalla, vi si dirige, vuole veder meglio da vicino le mucche, i maiali. Entra dalla porta anteriore e vede Alfredo di spalle, appoggiato alla parete di un box. Sta per salutarlo quando vede qualcosa di strano. L’estremità di due gambe femminili sporgere dal cancelletto. Si sposta di lato, si avvicina per vedere. E’ chiaramente una donna in ginocchio. Arrossisce intuendo cosa stia facendo. Si avvicina ancora. Sbianca in volto a bocca aperta. Quella in ginocchio &egrave Pia, sua madre. Sta succhiando il cazzo di Alfredo a occhi chiusi, non si accorge della figlia, e nemmeno lui che sempre a occhi chiusi, la testa tirata indietro, si gode la carezza di quelle labbra.
Silvia indietreggia, si appoggia a un muretto vicino la porta. Vede le spalle di lui sussultare, lei deglutire vistosamente. Anche lei l’ha fatto a Fausto e ai suoi precedenti ragazzi, ma mai con la passione, la dedizione che le pare ci stia mettendo sua madre.
Esce dalla stalla e va verso la casa, si chiude in bagno e pensa, quasi piange. Non sa che fare. Razionalizza e decide di tacere col padre questo fatto, presto Pia tornerà a casa e la fattoria sarà solo un ricordo.
A pranzo mangia a testa bassa, non riesce a guardare gli altri. Accusa un leggero mal di testa per giustificarsi e poi vola in camera a terminare le valige.
Quando scende, pronta per la partenza, lo zio invita lei e Fausto a tornare per la vendemmia che sarà tra breve. Solitamente si chiamano braccianti giornalieri, studenti, giovani, tutta gente anche senza esperienza, il lavoro non &egrave poi difficile, desiderosa di guadagnare qualcosa. Perché non farlo anche lei? E lui sarebbe contento di rivederla.
Pia ne approfitta per dirle che resta ancora, che magari tornerà con lei dopo la vendemmia. Che la aspetta.
Silvia e Fausto partono tra i saluti allegri di tutti.
Due settimane volano in fretta. Silvia ha raccontato al padre quel che ha potuto, omettendo l’ultima parte su Pia e Alfredo. Istintivamente ha preso le parti della madre confermando che ci sono problemi da risolvere e che comunque dopo la vendemmia Pia tornerà.
Il padre fa buon viso a cattivo gioco, esorta anzi la figlia a andare per la vendemmia e riportare a casa la madre.
Silvia ha deciso. Lo farà, anche se Fausto non potrà accompagnarla per problemi in facoltà.
Saranno pochi giorni in fondo. Così un mattino, alla guida della sua vecchia panda, torna alla fattoria accolta festosamente.
Il lavoro &egrave duro ma anche divertente. Sono tanti quelli che lavorano insieme, ragazzi e ragazze, tutti giovani. Si spargono per le vigne e c’&egrave sempre il tempo per una battuta, magari piccante, su una delle ragazze che poi risponde a tono. C’&egrave un’atmosfera di festa sotto il sole ancora caldo. Poi il pranzo comune, su una tavolata improvvisata sull’aia, tutti insieme tra risa e scherzi prima di tornare tra le vigne.
A Silvia piace, si trova bene all’aria aperta, in compagnia, non le importa di sudare. La sera &egrave stanca ma serena.
A cena chiacchiera allegramente con lo zio, con la madre, con Maria e i suoi figli. Forse &egrave un po’ imbarazzata guardandoli, pensando alla scena di due settimane prima, ma ora che &egrave lontana nel tempo non la turba più di tanto, anche se vorrebbe non averla mai vista.
L’atmosfera le pare libera e libertina, quasi una zona franca dove tutto &egrave permesso, e così nemmeno si scompone quando tornando in camera per la doccia, in accappatoio, questo le si apre davanti allo zio che sta salendo le scale. Si scambiano le classiche scuse banali e proseguono per la propria strada. Sa di avergli mostrato ciò che non doveva, sicuramente il pube nudo, forse un seno, ma non vi dà più il peso che avrebbe dato prima.
E’ calda quella notte, Silvia &egrave alla finestra, seduta sul davanzale alla ricerca di un po’ d’aria, a guardare un cielo stellato come non si può più vedere dalla città. Alla luce della luna e di due lampadine alte su due pali vede una figura maschile entrare nel fienile. Sorride dentro di se, scommette che ora una figura femminile, sua madre, uscirà dalla casa per raggiungerla. Vince ovviamente.
Torna con la mente a quella scena, alla faccia concentrata di Pia mentre beveva il seme di Alfredo, le labbra chiuse intorno alla sua asta. Ha caldo Silvia, e non &egrave la temperatura. In fretta infila un paio di pantaloncini, una maglietta e scende le scale piano per non far rumore. Si dà della perversa ma ha voglia di rivederli ancora, soprattutto lui, il suo uccello.
Al fienile si accosta alla parete cercando lo spazio tra due assi di legno che le permetta di guardare dentro. Improvvisamente si sente afferrare alle spalle, una mano chiuderle la bocca, una voce le sussurra all’orecchio:
‘ssssshhhhhhh, sono io, non gridare o ci sentono’.
E’ la voce di Alfredo. Ma allora chi c’&egrave con sua madre?
Non sa che Alfredo andando a raggiungere la coppia l’ha vista e le si &egrave avvicinato di soppiatto. Non sa nemmeno di star rivivendo la stessa scena di sua madre di poche settimane prima.
Sempre tenendole la mano sulla bocca Alfredo la spinge verso la parete, le fa mettere gli occhi su una fessura e guardare dentro. L’interno &egrave illuminato da una delle lampadine, non bene ma dalla porta entra abbastanza luce per vedere che con Pia c’&egrave Mario.
La sta scopando, lei distesa sul fieno, lui sopra di lei. ‘anche lui, anche l’altro fratello’ pensa Silvia, e si sente rimescolare lo stomaco, la micina. Dietro di se sente l’uccello di Fausto appoggiato tra le natiche. Non sa reagire, neanche quando lui le toglie la mano dalla bocca, nemmeno quando le fa scendere i pantaloncini alla caviglia insieme agli slip. Resta ferma sentendo l’uccello di Alfredo farsi di nuovo avanti, bussare alla porta della vagina, separare le labbra e entrare prepotentemente.
Si sente piena, più che con Fausto. Le pareti della vagina aderiscono come un guanto al pene di Alfredo. Silvia si bagna sempre più. Una parte della mente vorrebbe staccarsi, andarsene, l’altra le fa cercare il contatto con quel pene, spingere indietro le natiche per sentirlo meglio.
Alfredo la scopa così, contro la parete del fienile, aggrappato ai suoi seni da sopra la maglietta. Sente che lei non porta il reggiseno e ha gioco libero con i capezzoli che stringe e tormenta.
Nulla &egrave segreto in quella fattoria, specie se c’&egrave poca discrezione. Emilio e Maria sono affacciati alla finestra a prendere aria, hanno visto prima Pia e Mario entrare nel fienile, poi Silvia e Alfredo fuori. E’ buio ma &egrave facile intuire cosa stanno facendo.
Si guardano coinvolti. Sono ben lontane le remore iniziali di Emilio, gli scrupoli sono spariti in Maria. Poco importa cosa fanno gli altri purché loro siano liberi di fare ciò che vogliono.
Tornano a letto per un secondo round. Emilio mentre scopa Maria pensa alla nipote, al cespuglio nero intravisto nel corridoio. Invidia forse un po’ Alfredo e poi penetra ancora Maria con maggior fervore.
Nell’aia intanto Alfredo e Silvia hanno goduto. Lui si stacca da lei che ansimante nemmeno si volta sentendolo staccarsi. Lui le parla piano:
‘Torna a casa ora, oppure resta a guardare, io vado dentro’
Silvia si preoccupa, cosa vuole fare? Forse prendersela col fratello che gli ha rubato l’amante? Resta incollata alla fessura e guarda Alfredo entrare tranquillamente, avvicinarsi alla coppia sul fieno senza che i due abbiano reazioni.
Alfredo li spinge fino a farli girare, lei sopra e Mario sotto. Si masturba un po’ accarezzando le belle natiche di Pia e poi si accosta e la penetra dietro.
Silvia non sa se urlare o svenire. Vede Alfredo inculare sua madre con forza e lei gemere di piacere. La mancata reazione le fa capire che non &egrave la prima volta che quei tre fanno sesso insieme”..ma in quel modo? Silvia non ha mai provato la sodomia, nemmeno fantasticato di doppie penetrazioni. Sente la sua micina prudere di voglia insoddisfatta. Lentamente torna in camera e si concede un ditalino calmante pensando all’uccello di Alfredo che la scopa da dietro.
Il mattino successivo Silvia si sforza di essere normale durante la colazione, vede gli altri interagire tranquillamente come nulla fosse successo. La situazione le pare assurda eppure così” piacevole. Nessuno pare avere sensi di colpa quasi fosse tutto naturale.
Vanno al lavoro e trovano tutti gli altri ragazzi e ragazze. Silvia si accorge di essere ipersensibile a tutto ciò che può avere un risvolto sessuale. Le battute dei ragazzi, un bacio scambiato tra le foglie da due giovani, la manata sul sedere di una ragazza lì vicino che risponde ridendo. Ogni cosa le pare arrivare direttamente alla micina facendola inumidire.
Accoglie con gioia l’interruzione per il pranzo ma anche lì, seduti intorno a tavoli improvvisati, le battute si sprecano, le mani sotto il tavolo vagano dappertutto. C’&egrave un’allegria generale che alla fine la coinvolge e anche lei partecipa a giochi e scherzi considerando normale tutto quanto.
La sera a cena accetta senza protestare che Alfredo le poggi la mano sulla coscia sotto la tovaglia, che la carezzi. Vede Emilio fare lo stesso con Maria e non fa una piega. Solo Pia e Mario paiono ‘seri’ .
Aiuta Maria a sparecchiare, a pulire le stoviglie, e va in camera, direttamente alla finestra, fissando l’aia. Poi si fa coraggio, scende veloce per le scale, esce dal retro e raggiunge il fienile vuoto.
Non deve attendere molto, entra Mario che resta sorpreso dal vedere lei che prima gli fa cenno di stare zitto e poi gli si avvicina, lo abbraccia e lo bacia.
Sta bollendo Silvia, stupidamente nemmeno ha pensato che presto dovrebbe arrivare Pia, bada solo al corpo solido di Mario contro il suo, ai muscoli forti, alla pelle abbronzata, alla bocca dolce di cui s’&egrave impadronita invadendola con la lingua. Poteva essere Alfredo e sarebbe stato lo stesso, lei voleva solo farsi trovare lì da un maschio eccitato.
Mario reagisce al bacio prendendole a piene mani le natiche, tirandola a se. Già in erezione lo preme contro il pancino di lei che si stacca, slaccia la cintura e glielo tira fuori sospirando deliziata nel trovarlo pronto, grosso anch’esso, duro come piace a lei.
E’ così che li trova Pia, entrata insieme a Alfredo per l’ennesimo partouze.
Resta senza parole vedendo sua figlia stringere e carezzare l’uccello di Mario, le sue sensazioni sono ambivalenti, l’ira di vedere sua figlia in atteggiamenti ‘sconvenienti’ e un po’ di gelosia per quell’uccello che ritiene solo suo.
Silvia la guarda con aria di sfida continuando a carezzare Mario. Passa un minuto senza che nessuno parli poi si muove Alfredo prendendo Pia per un braccio e tirandola verso il fieno.
– Tranquilla Pia, ce n’&egrave per tutte e due. Anche tua figlia vuole divertirsi, vuoi essere egoista e negarglielo? –
Pia non risponde, ha già le mani di Alfredo addosso che la carezzano, la spogliano. Continua a guardare la figlia e china la testa in un muto cenno d’assenso. Silvia lo prende per un accordo e s’inginocchia, vuole sentire con la bocca quel cazzo duro che la sta facendo bagnare.
Così madre e figlia fanno l’amore l’una di fianco all’altra, a poche decine di centimetri di distanza, con i due fratelli che addirittura a un certo punto si scambiano di posto. Alfredo va da Silvia e la penetra a pecorina, dopo poco la sente venire e prova a cambiare buco.
Silvia che ha appena goduto e &egrave ancora illanguidita non si oppone, &egrave curiosa, ma essendo la prima volta per lei non &egrave per niente facile. Vorrebbe aiutarlo ma non sa come fare e il dolore che sente non appena lui mette dentro la punta la fa scartare in avanti, sottrarsi a quella penetrazione. Silvia si volta, vede Alfredo arrabbiato, ma il dolore &egrave veramente troppo per lei, e allora gli suggerisce un’alternativa:
– Va da lei, fai come ieri sera, voglio vedervi –
Lo dice in un sussurro ma lo sente anche Pia immobilizzandosi mentre cavalca Mario.
Sua figlia l’ha vista prenderne due insieme”..e vuole vederlo ancora. Si eccita ancora di più, una vena esibizionistica che non sapeva di avere viene fuori. Ora vuole che Silvia la veda, vuole che osservi come riesce a prenderli entrambi insieme. Si china sopra Mario, porge le terga a Alfredo che senza nemmeno lubrificarsi spinge e entra quasi tutto.
Ancora si sente riempita come non mai in quel rapporto che ha imparato a apprezzare e che la manda fuori di testa. Si muove stretta tra i due, geme e urla piano il proprio piacere mentre Silvia s’&egrave accomodata su una balla di fieno, li guarda e si masturba con gli occhi brillanti.
La novità del pubblico sferza i sensi anche di Alfredo e Mario. Quest’ultimo sente di stare per venire e esce dalla vagina lasciando l’uccello prigioniero tra i due addomi resi scivolosi dai primi schizzi di sperma. Gode così, sentendo sopra il peso di tutti e tre quando Alfredo gode a sua volta, profondamente dentro l’ano di lei, e crolla sopra la sua schiena senza forze.
E’ notte fonda. Lontano si sente l’ululare triste di un cane. Nella fattoria tutti sono a letto. Alfredo e Mario dormono il sonno dei giusti a casa loro, felici. Così anche Emilio e Maria, nello stesso letto, fregandosene di nascondere il segreto di pulcinella. Pia E Silvia invece stentano a addormentarsi. La prima ha paura. Paura che la figlia racconti al marito ciò che ha visto, paura di essere giudicata da lei, ma teme soprattutto il momento inevitabile in cui sarà costretta a tornare alla vita di tutti i giorni.
Silvia invece &egrave soprattutto turbata da se stessa, dalle proprie emozioni e reazioni. Non &egrave da lei essersi concessa come ha fatto a Alfredo e Mario, subito, senza remore, eppure &egrave pronta a rifarlo anche subito. Si addormenta accettando la cosa così com’&egrave, pensando che finirà appena tornata alla quotidianità antecedente e quindi vale la pena vivere quel momento appieno.
La giornata di lavoro scorre veloce, il bel tempo li assiste nella vendemmia e parecchi carri vanno verso la cantina sociale. Emilio ha deciso che una vigna in particolare, quella che ritiene migliore, la terrà per sé, per fare lui il vino, e la lascia per ultima a prendere ancora un po’ di sole.
E’ di nuovo sera, a cena sono tutti stanchi ma contenti e mangiano con appetito.
Pia si sbriga con i lavori di casa e raggiunge Silvia nella sua stanza, deve parlarle, capire cosa pensa. La trova distesa sul letto pensierosa. Il senso di colpa la fa fraintendere, le fa credere che pensi a lei e invece Silvia sta solo decidendo se restare in camera facendo finta di niente o uscire ancora, e succeda quel che succeda.
– Silvia, io non voglio che pensi male di me. Non lo so com’&egrave successo ma io” –
Silvia la blocca subito. Vuole bene a sua madre, ha già deciso che non la giudicherà.
– Lascia stare mamma, io non penso male di te. Ti capisco. Forse &egrave l’aria di campagna, forse il cambio di abitudini, anche io non sono quella che hai visto ieri sera. In città avrei dato uno schiaffo a Alfredo, qui invece”.. ‘
– Hai intenzione di dirlo a tuo padre? ‘
– No mamma, e non solo perché ti voglio bene, ma anche perché sarebbe inutile, anzi cattivo e non risolverebbe la situazione. Ciò che &egrave stato &egrave stato. Presto finirà, torneremo a casa e saranno solo ricordi. Ti stai’ ci stiamo prendendo una vacanza dalla vita reale, almeno che siano bei ricordi. ‘
– Intendi”’ intendi andare al fienile stasera? ‘
– No, non perché non ne abbia voglia, ma &egrave meglio che quei due non ci diano per scontate. Alfredo &egrave un porco, sarebbe capace di chissà che”’ –
Le due donne si abbracciano senza parole e Pia esce contenta già pensando ai due ragazzi.
Silvia resta sola, apre un libro e solo a metà pagina si accorge di non sapere nemmeno cosa stia leggendo. E’ inquieta. Rimpiange di non essere andata al fienile ma, in fondo, &egrave meglio che Pia li abbia tutti per se.
Ha sete e scende in cucina per un bicchiere d’acqua. Percorre il corridoio e scende le scale. Dalla camera di Emilio non arrivano i soliti ‘rumori’, lei se ne accorge solo in cucina, vedendo lo zio davanti al frigorifero aperto.
Lui si volta e la vede:
– Ciao Silvia, vuoi qualcosa da bere? ‘
– Ciao zio’. E Maria? ‘
La domanda le sfugge involontaria tradendo la sua conoscenza.
Emilio non fa finta di niente, preferisce essere diretto.
– E’ tornata a casa. Le &egrave arrivato il periodo e si sentiva poco ben, sai com’&egrave ‘
Silvia &egrave in canottierina, senza reggiseno, e con un paio di mutandine a culotte rosa. Emilio la guarda e apprezza il corpo di lei che, accorgendosene, istintivamente si copre con le mani seno e pube. Anche lei guarda lui, in pantaloncini corti, senza maglietta, i pettorali ben delineati, le braccia muscolose. Guarda anche in basso prima di potersi trattenere.
Emilio scoppia in una risata.
– Beh, ti vergogni di me ora? ‘
Silvia arrossisce, non ha pensato di mettersi qualcosa addosso. Fa caldo e lui avrebbe dovuto essere in camera con ‘
– Scusami, non ci ho pensato, credevo che tu stessi” –
Emilio ride ancora di fronte all’imbarazzo di lei. Sono passati pochi mesi da quando ha cambiato vita eppure &egrave già molto sicuro di se, &egrave conscio di essere un bel ragazzo, lo vede ogni volta che va in paese da ragazze e signore che si girano, da donne che lo trattano con una cortesia esagerata cercando evidenti scuse per parlargli.
– Dillo pure se vuoi, non mi offendo. Come ti ho detto Maria ha preferito tornare a casa per riposare e farmi riposare meglio. Tu invece”’. Magari stai cercando Alfredo? ‘
Silvia arrossisce ancora di più scoprendo che lo zio sa di due sere prima. Non cerca di negare. E’ strano ma il tono che lui usa la induce a aprirsi senza problemi.
– No”’.. stasera ho preferito stare da sola ‘
– Ah, beh, sarà contenta tua madre allora ‘
La battuta che Emilio dice ridendo apertamente &egrave conclusiva. Lo sa, sa tutto.
Lui le si avvicina, le alza la testa che lei ha abbassato prendendola per il mento con due dita..
– Su, non c’&egrave nulla di cui vergognarsi, sei giovane, bella, lui &egrave un bel ragazzo ‘
Usa un tono paterno, fuori luogo visto che sono quasi coetanei, che la tranquillizza, la fa sentire sicura.
Lei alza la mano, la appoggia sui pettorali di Emilio, e &egrave come se una scarica elettrica passasse da un corpo all’altro. Tacciono entrambi, concentrati sulla sensazione di quel minimo contatto fisico. Lui sente il tocco leggero di lei e lo trova erotizzante. Sente che tra le gambe qualcosa si sta muovendo. Lei avverte il calore del corpo di lui, la durezza del muscolo. Le viene voglia di accarezzarlo dappertutto, scoprire quel corpo virile così vicino.
E’ un attimo. Lei alza il volto, lui la prende sotto le ascelle e la solleva facendo aderire i due corpi. Silvia circonda con le gambe il corpo di lui, si abbarbica come edera a un tronco d’albero. Le due bocche si toccano, si esplorano, si invadono a vicenda con le lingue guizzanti. E’ un bacio estremo, un voler entrare l’uno nell’altra, tra lingue che combattono, denti che si urtano, labbra che s’inseguono.
Dura forse un minuto poi si staccano. Si guardano negli occhi. Pensieri veloci corrono per le loro menti. Adesso &egrave il momento in cui potrebbero fermarsi se lo volessero, ma non lo vogliono. Non lo vuole lui che cammina con lei addosso fino a farla sedere sul tavolo della cucina, non vuole lei che si lascia adagiare sul ripiano e si stende allargando le cosce per liberarlo e stringendole per aiutarlo a toglierle le mutandine.
Emilio ha davanti agli occhi la micina di Silvia, diversa da quella di Maria a cui &egrave abituato. E’ la seconda micina che vede nella sua vita, ne apprezza la freschezza, la minuscola fessura appena nascosta dalle grandi labbra, i pochi peli corti appena sopra. Sa cosa fare, Maria gli ha insegnato bene e scende con la bocca a rendere omaggio a quella fighetta facendo sospirare Silvia.
La lecca a lungo senza tralasciare nulla, bagnando il perineo con saliva copiosa, entrando in lei quanto può con la lingua, suggendo il piccolo bocciolo e inducendo Silvia a un orgasmo potente che la scuote nel profondo lasciandola abbandonata sul piano duro del tavolo, appagata, a assaporare i piccoli fremiti che ancora la percorrono.
Non &egrave finita. Emilio si &egrave eccitato molto a leccarla, in lui &egrave cresciuta prepotente la voglia di penetrarla, scoparla, fotterla, possederla. Si rialza in piedi e velocemente si cala i pantaloncini. Il suo uccello &egrave teso, pronto. Lo fa scivolare un poco lungo il canale, tra le labbra, bagnandolo coi succhi di Silvia, e lei lo sente e sente rinascere la voglia. Si tira su col busto, lo prende con una mano e se lo struscia addosso, tra le grandi labbra, sull’attaccatura delle cosce, sul clitoride. Poi lo porta a sé, all’apertura palpitante che lo attende e lo tiene lì.
Emilio si &egrave gustato queste carezze e ora deve solo farsi un pochino avanti con i fianchi per sentirsi inghiottire da un cunicolo caldo e bagnato. La sente più stretta di Maria, gli avvolge l’uccello come un guanto resistendo all’ingresso. Non se ne preoccupa, spinge fino a che non le &egrave tutto dentro godendo delle sensazioni centimetro dopo centimetro. Lo stesso sta facendo lei sentendosi aprire con decisione. Quella presenza grossa e dura in lei le riaccende l’orgasmo. Muove i fianchi per sentirlo meglio, poi ancora perché le &egrave piaciuto, poi ancora e ancora, sempre più veloce, scuotendosi sul tavolo, allungando le braccia al collo di lui per reggersi mentre si muove.
Emilio sta fermo, lascia fare lei deliziato dalle sensazioni che quei movimenti gli provocano. Alla fine non ce la fa più, prende a muoversi, avanti e indietro, muove anche lui i fianchi per toccare punti inesplorati in lei. Quasi si staccano per quei movimenti convulsi, poi riescono a sincronizzarsi e vanno avanti in un crescendo che li fa prima mugolare, poi gemere e infine gridare. Lei ne suo secondo orgasmo, più intenso del primo, lui riuscendo appena in tempo a uscire da lei per spararle sul ventre densi e caldi schizzi di seme.
Riprendono fiato così, ancora attaccati, lei che lo tiene per le spalle, lui per le anche. Non hanno detto una parola. Ora si staccano, lui fa un passo indietro permettendole di alzarsi. Lei raccoglie le mutandine da terra e si avvia verso il bagno, vuole fare una doccia per togliersi di dosso il seme di lui che pure, camminando, si spalma sulla pancia. Gli passa accanto e si ferma un istante, le due bocche si muovono l’una verso l’altra in un ultimo bacio ardente, poi lei va verso le scale. Emilio va al frigo a prendersi una birra, ancora nudo. Il freddo della bibita lo ristora, lo fa tornare lucido. Riflette che ha appena scopato la nipote ma non si sente in colpa, &egrave stato naturale, spontaneo da parte di entrambi. Ha provato la seconda donna della sua vita, sta già facendo i confronti tra le due. Sorride alla notte che entra dalla finestra aperta. E’ felice.
Al mattino Pia prepara la colazione per tutti. Abbraccia la figlia che scende le scale sussurrandole un ‘grazie’. Non c’&egrave bisogno di aggiungere altro, sanno entrambe a cosa si riferisce.

Silvia vorrebbe ringraziarla a sua volta però non sa se &egrave bene farle sapere del suo incontro con lo zio. L’arrivo degli uomini affamati e rumorosi le distoglie, le rimanda ognuna al proprio ruolo.

E’ una colazione veloce, allegra, piena di battute a doppio senso e di risate. Ai cinque si uniscono alcuni braccianti appena arrivati e poi sono tutti fuori per il lavoro.

Silvia fa squadra con un ragazzo e una ragazza del paese e lavorano spensierati per tutto il mattino. E’ faticoso, fa caldo, ma la giovane età e lo spirito allegro non fanno pesare le ore sotto il sole, sempre in movimento a tagliare e riporre i bei grappoli odorosi.

Dopo pranzo sono ancora in tre a terminare quell’angolo della vigna. A un certo punto Silvia si accorge di essere sola, non ha più vicino i due ragazzi, non sente più le loro voci. Si preoccupa e si guarda intorno, torna indietro a cercarli e li vede, a una ventina di metri di distanza, parzialmente nascosti dall’altra parte del filare. Sussulta, sotto le foglie più basse vede bene lui disteso, lei accovacciata sopra, la bocca sul sesso di lui. Assiste in silenzio a quel pompino inaspettato, vede il corpo di lui tendersi, la mano sui capelli di lei, il muoversi veloce della testa e della mano.

Quando la ragazza si stacca Silvia si volta e torna al punto in cui stava lavorando, aspetta che la raggiungano e non dice nulla: La ragazza la guarda, si passa la lingua sulle labbra, le fa l’occhiolino, scoppia a ridere e riprende in mano le forbici. Silvia scoppia a ridere insieme a lei, ricambia l’occhiolino, le pare tutto strano e tutto normale insieme, e sente caldo dentro Silvia, tra le gambe. Si accorge di volere che il tempo passi in fretta, che la sera arrivi presto.

A cena sono tutti stanchi e sudati. Maria insiste perché si facciano una doccia prima di mangiare e li aspetta finché non sono tutti seduti, con abiti puliti. La televisione accesa sul telegiornale &egrave presto dimenticata, parlano di lavoro, di cantine sociali, di trasporti, e anche di ciò che hanno visto succedere. Alfredo racconta malizioso di due ragazzi del paese che si sono appartati dietro dei cespugli a fianco della vigna, Emilio ride e racconta della ragazza del paese mano nella mano con uno studente impegnato come bracciante temporaneo. Silvia vede che &egrave dato per scontato e quasi racconta quel che ha visto per potersi unire al pettegolezzo, non ci riesce per le battute a ripetizione di Alfredo che sotto la tovaglia ha appoggiato ancora la mano sulla sua coscia.

La cena finisce, Mario e Alfredo salutano e vanno a casa lanciando sguardi d’intesa con Pia, Maria ha ancora dei disturbi e preferisce tornare a casa con i figli.
Emilio e Silvia salgono le scale verso le proprie camere. Passando davanti a quella di Emilio lui apre la porta e la lascia spalancata senza entrare. Lo fa Silvia come fosse la cosa più naturale del mondo, precedendolo, attendendolo davanti al letto senza voltarsi fino a quando lui non l’abbraccia da dietro, le mani sui seni, la bocca sul collo. Si spogliano con lentezza guardandosi reciprocamente, si toccano i corpi nudi come per esplorarli, lui la spinge verso il letto.

Mario e Alfredo hanno fatto finta di tornare a casa, separandosi dalla madre con una battuta di lei che sa bene dove stanno andando.
Entrano nel fienile e attendono che arrivi Pia. La spogliano in due, la carezzano, la fanno inginocchiare per un doppio pompino, &egrave il copione dei loro incontri ma questa volta Alfredo dopo poco si sottrae. Aspettava Silvia e non vedendola arrivare vuole andare a cercarla.
Lascia il fratello con Pia e va verso la casa. Entra senza far rumore, sale le scale e si dirige verso la camera di Silvia. Sente rumori e gemiti inequivocabili dalla camera di Emilio e si sorprende, pensava che la madre fosse tornata a casa. Incuriosito si affaccia allo spiraglio della porta lasciata aperta e vede Emilio non con Maria ma con Silvia. Lei &egrave sopra di lui, rovesciati in un 69. Vede di lato la bocca di lei sul cazzo di lui, la testa di lui persa tra le cosce di lei, la curva meravigliosa delle natiche sporgenti.
Alfredo si ritrae, questa &egrave una cosa che proprio non si aspettava. Vorrebbe quasi farsi avanti ma non &egrave sicuro di come potrebbe prenderla Emilio a vedersi scoperto insieme alla nipote. Torna indietro in fretta, eccitato, con grande gioia di Pia che lo sente solo quando lui la penetra con forza da dietro mentre lei cavalca Mario. Ancora una volta tutti e due, ancora una volta insieme, ancora una volta il Paradiso.

In casa Emilio sta scopando Silvia con ardore, si prende il suo tempo per esplorarne tutto il corpo, le tette morbide e piccole senza essere minuscole, la micina che &egrave poco più di un taglio, con le labbra che appena sporgono, completamente diversa da quella di Maria, affascinante ugualmente; il culetto sodo, prominente, a cui dedica carezze e saliva desideroso di prenderla anche lì.
Silvia accoglie le carezze di mani e lingua, le gradisce, anche quando un dito curioso saggia la rosetta dell’ano, girandoci intorno, entrando per una falange o poco più. Si nega solo quando Emilio vuole andare oltre.

– No, non mi piace ‘

Emilio con rammarico accetta la sua decisione, già pregustava di ripetere con lei ciò che Maria gli ha insegnato, rinuncia a penetrarla con le dita e, messosi dietro di lei, la penetra nella micina trovandola calda, stretta, bagnata
La scopa così, con forza, riempiendo la stanza del rumore delle carni che si scontrano, dei gemiti di lei fino all’urlo liberatorio con cui s’inarca e poi si lascia andare trattenuta da lui che ancora spinge cercando il proprio piacere.

In un estremo lampo di lucidità le chiede e &egrave felice di sentirsi rispondere di andare tranquillo, che &egrave protetta, e così Emilio le gode dentro finalmente, gustando fino in fondo l’orgasmo, riempiendole la pancia del proprio seme.

Cadono abbracciati sul letto, lui ancora dentro di lei, scambiandosi carezze e piccoli baci.

La vendemmia prosegue il mattino seguente e a Silvia sembra di star vivendo un sogno. Sono giorni che sente sempre ‘calda’ ma questa mattina non riesce a pensare a altro che il sesso. La sua mente vaga, gira e rigira e va sempre a parare lì. Rivede davanti agli occhi sua madre con i ragazzi, lei con suo Emilio, e tra le gambe sente aumentare l’umidità nella sua micina.

Non sa cosa le stia capitando, non sa come controllarlo, e così, quando il ragazzo con cui fa squadra le si appoggia da dietro con la scusa di farle vedere come tagliare un grappolo in alto, spinge indietro le reni per sentire bene l’evidente erezione racchiusa nei pantaloni di lui.
Si strofina contro il ragazzo senza vergogna, chiudendo gli occhi e mordendosi le labbra quando sente e mani di lui abbracciarla da dietro, stringerle i seni e giocare con i capezzoli induriti.
Ha un attimo di lucidità pensando alla ragazza, la stessa che ha visto ieri succhiargli l’affare. Non vuole scenate ma quando apre gli occhi guardandosi intorno allarmata la vede lì vicino che li osserva ridendo e ancora una volta le fa l’occhiolino passandosi lubricamente la lingua sulle labbra tumide.

Lui si fa più audace, scende con le dita dentro i pantaloncini leggeri, la accarezza, le entra dentro con uno e poi due dita, la masturba lentamente. Abbondanti succhi bagnano la mano bollente.

Appoggiata contro il corpo muscoloso del ragazzo Silvia sospira felice mentre gode, stringe le gambe intorno alla mano, geme chiudendo di nuovo gli occhi e assaporando il piacere che le cresce dentro fino a un’esplosione di lampi colorati sullo sfondo chiaro delle palpebre esposte al sole. Si lascia andare indietro sentendo nitidamente il pene che il ragazzo ora striscia con forza sul suo sedere.

Ora tocca a lui; febbrilmente la fa girare, sedere per terra sdraiandosi di fianco. Si cala i pantaloncini insieme agli slip e espone il pene teso verso il cielo. Porta la mano di lei a contatto e la lascia lì, in attesa.

Silvia sente il cazzo durissimo nel palmo della mano. Lo stringe, muove la pelle per scoprire la punta, passa il pollice sul buchino asciugando una piccola goccia pre-orgasmica, lo passa anche tutto intorno alla cappella strappando un sospiro al ragazzo. Poi la sua azione si fa più decisa: muove la mano prima lentamente, poi più velocemente, coprendo e scoprendo la punta.
La affascina il piccolo buco alla sommità. Le pare che si contragga, che sia una piccola bocca che le parla, che la chiama.
Non sa resistere: si china in avanti.

Alzando gli occhi vede poco distante ancora la ragazza. Ora non ride, li guarda assorta, con una mano si carezza l’inguine, la bocca aperta a cerchio in cui vede muoversi la lingua come se stesse lei stessa facendo un pompino.
Silvia abbassa di più la testa, con la lingua toglie un’altra gocciolina apparsa sul glande, lecca tutto intorno la corona prima di chiudere le labbra sulla testa, serrandole appena sotto e succhiando con forza.
Il ragazzo sospira ancora, la mano leggera sulla testa &egrave un muto invito a andare oltre e lei lo raccoglie. Inspira profondamente e poi va giù, sempre più giù, scivolando con le labbra intorno all’asta dura, fino a sentirsi in gola la cappella rovente, resistendo ai conati spontanei, fino a affondare il naso nella peluria del pube. Resta lì un secondo, muovendo appena la lingua, poi torna indietro lasciando una scia di saliva sul percorso. Lascia libera l’asta, osserva la sua opera quasi con orgoglio, stringe entrambe le mani sul cazzo ruotandole in senso inverso, stringendo e lasciando, stupendosi ancora della granitica fermezza del pene, e ancora scende con le labbra nascondendolo alla vista, succhiando e leccando per poi muovere su e giù la testa nel ritmo canonico del pompino.

Il ragazzo non riesce a resistere a lungo, sente l’orgasmo salirgli dentro, le reni muoversi da sole sollevandosi verso l’alto. Non ha il tempo nemmeno di dirle che viene, o forse nemmeno ci pensa, che già parte il primo schizzo di sperma.

Silvia ha avvertito i sintomi dell’orgasmo e stringe le labbra sull’asta poco sotto la corona del glande, nemmeno per un attimo pensa di lasciarlo sfogare fuori. Muove ancora le mani sull’asta, incava le guance nella suzione e finalmente sente schizzargli in gola il seme bollente. La bocca le si riempie presto di sperma e ancora non vuole staccarsi, ingoia finché può e solo alla fine cede al bisogno di respirare e smette di serrare le labbra, lasciando che parte della sborra coli lungo l’asta, sulle sue dita, avviluppando e muovendo la lingua sul glande fino a quando sente l’asta iniziare a perdere il suo vigore.
Solo allora rialza la testa, si tira in piedi, si lecca le labbra deglutendo il poco seme rimastole in bocca. La ragazza la guarda con occhi eccitati, la sua mano &egrave ancora sull’inguine ove appare una piccola macchia di umido sui pantaloncini, e Silvia fa ciò che fece lei: le strizza l’occhio passandosi la lingua sulle labbra, ricevendo in risposta un sorriso complice e gioioso.
Poi Silvia riprende le forbici e come se nulla fosse torna al lavoro, lavoro che svolge meccanicamente perché la sua attenzione &egrave tutta sulle proprie sensazioni, sulla propria lingua ove ancora sente il sapore di lui, sulla gola che ha fatto fatica a contenerlo,

– Sei bravissima, come fai? ‘

La domanda della ragazza le arriva inattesa da dietro. Si gira e la guarda:

– A fare cosa? ‘

– Dai, lo sai. A prenderlo tutto dentro. Io non ci sono mai riuscita, a un certo punto mi viene da vomitare e devo smettere. ‘

– Non lo so, l’ho fatto e basta. ‘

– No dai, devi insegnarmi. ‘

– Ti dico che non lo so, non ho un trucco particolare, l’ho fatto. Stop. ‘

Un po’ la infastidisce la curiosità della ragazza, però si sente inorgoglita dall’evidente ammirazione di lei. Non le va di raccontarle che fino a pochi giorni prima non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere. Sì, l’aveva preso in bocca ai suoi partners, si era fatta sborrare in bocca senza problemi, ma in effetti era la prima volta che riusciva a prenderne uno interamente dentro, e non &egrave che fosse piccolo. Interroga se stessa e poi fa una piccola concessione:

– Posso spiegarti come ho fatto, non so se sia insegnartelo, non so nemmeno se sono capace di ripeterlo ‘

– Sì, dai. Oggi pomeriggio me lo dici, ora ci stanno chiamando per il pranzo. Dai, andiamo. ‘

Le due ragazze si avviano verso la casa, passando lei prende sottobraccio il ragazzo e Silvia la imita allegramente dall’altra parte e tutti e tre, ridendo, si affrettano lungo la vigna.
Nel pomeriggio il lavoro &egrave tanto, devono sbrigarsi per paura che il tempo cambi e la vigna &egrave vastissima, così non riescono a riprendere il discorso e Marisa, la ragazza, invita Silvia a uscire la sera per recarsi al bar del paese che funge da punto di ritrovo per ragazzi e non.
Silvia non &egrave sicura di voler andare, preferirebbe restare a casa, scopare ancora con Emilio, e invece &egrave proprio lui che la esorta a uscire, spalleggiato da Pia che egoisticamente vuole la certezza di avere solo per sé Mario e Alfredo. Alla fine accetta e così, dopo cena, si ritrova circondata da ragazzi e ragazze della sua età o poco meno.
E’ una compagnia divertente, ascoltano musica da un’auto col volume alto e finestrini aperti, bevono e chiacchierano di tutto, nota numerosi sguardi sulle sue gambe abbronzate lasciate scoperte da una corta gonnellina estiva. Marisa le fa conoscere diversi giovani e si intrattengono fino a tardi, quegli avanti con gli anni sono già andati a casa, tutti insieme.
A coppie o singolarmente anche i giovani cominciano a andare via e Silvia si prepara per tornare a casa contenta di aver accettato l’invito. Si &egrave divertita, svagata, non rimpiange il sonno perso. Marisa la trattiene, le ricorda la promessa e la guida verso un posto appartato per poter parlare con tranquillità.
Silvia guida e Marisa di fianco le dà indicazioni fino a uscire dal paese e imboccare un viottolo sterrato che termina in una radura.
Lì c’&egrave un’auto scura parcheggiata. Silvia frena, indecisa, un po’ impaurita, anche scocciata di avere magari disturbato una coppietta.
Invece Marisa apre la portiera con sicurezza, la invita a fare altrettanto.

– Dai, tranquilla, &egrave Francesco (il ragazzo con cui lavorano alla vigna). Gli ho detto io di venire qui ‘

Silvia &egrave titubante, d’accordo spiegare a Marisa come &egrave riuscita a fare un ‘gola profonda’, ma parlare davanti al ragazzo?
Con esitazione la segue e Francesco scende dall’auto salutandole con calore e il classico triplo bacio sulle guance a entrambe.

– Dai Silvia, ho pensato che potresti spiegarmi a parole tutto quanto ma nulla vale quanto una lezione pratica e lui si &egrave ‘gentilmente’ prestato come cavia ‘

– Vuoi dire che devo””tu vuoi che io faccia”’-

– Un pompino a Francesco. Sì, dai, sei stata fantastica, fammi guardare per bene, da vicino, così io posso provare e vedere dove non riesco ‘

La proposta &egrave fatta con una voce così tranquilla, come se fosse la cosa più naturale del mondo, che Silvia non reagisce male. Si permette di riflettere sull’idea e nel farlo ricorda il mattino, quando si &egrave sentita il grosso affare duro di Francesco fino in gola. Le pare di sentirlo anche ora e l’idea la eccita insieme all’orgoglio di saper fare una cosa che l’altra non sa.

– Dai Silvia, guarda lui che pende letteralmente dalle nostre”’. labbra ‘

Marisa ride per la sua stessa battuta e anche Silvia ha un moto d’ilarità. Osserva Francesco fermo a due passi in trepida attesa e fa cenno di sì con la testa. Il ragazzo si affretta a prendere un plaid e stenderlo davanti all’auto. Nella luce dei fari tutti e tre si mettono a sedere. E’ Marisa a fare la prima mossa:

– Dai Francesco, tiralo fuori così faccio vedere a Silvia come faccio io ‘

Francesco non attendeva altro, con fare impacciato si tira giù i jeans, i boxer, espone alla loro vista il cazzo già rigido.
Marisa si china in avanti, le labbra protese, prende subito in bocca il pene cercando di scendere giù più che può. Si rialza subito tossendo.

– Ecco, vedi? Più di questo non riesco ‘

E indica una misura corrispondente più o meno alla metà.

– Dai Silvia, fammi vedere tu. Dai. ‘

Silvia sale in cattedra, assume un’aria dottorale e prova a spiegare.

– Vai troppo veloce, devi scendere lentamente, così ‘

E dalle parole passa ai fatti chinandosi a sua volta, stringendo le labbra intorno all’asta, scendendo piano fino a sentire i primi conati. Lì si ferma, respira col naso, attende che passino e poi va ancora giù, piano, resistendo. Ancora una volta, come al mattino, posa il naso sui peli pubici di Francesco.
Questi sospira deliziato. Quando Marisa gli ha detto di farsi trovare nella radura, luogo abituale di ritrovo per le coppiette del paese, sperava in una scopata con lei, come altre volte era accaduto. Quando poi gli ha spiegato il motivo ha sentito subito il suo cazzo ergersi, e &egrave dal pomeriggio che &egrave eccitato, resistendo alla voglia di masturbarsi in vista dell’incontro serale non con una ma con ben due ragazze, e tra queste Silvia, la nipote di Emilio, che proprio quella mattina gli ha fatto un pompino con ingoio come mai aveva avuto nella sua pur breve esistenza.
Silvia rialza la testa con lentezza, sempre lasciando copiosa saliva sull’asta, e torna a dare spiegazioni.

– Ecco, devi fare piano, spingere fino a quando senti i conati e lì fermarti per abituarti, e poi riprendere cercando di resistere.
Se lo fai lentamente ci riesci. Soprattutto devi renderlo scivoloso più che puoi. Prova ‘

Marisa si rifà avanti. Seguendo le istruzioni appena ricevute scivola con le labbra sull’asta fin dove può. Si ferma, aspetta che il riflesso spontaneo si attenui prima di scendere ancora un poco. Ripete altre due volte la cosa cercando di rilassare la gola, di renderla un canale accogliente e scivoloso per il cazzo di lui, e finalmente arriva con le labbra all’attaccatura del pene. Si sente piena, non l’aveva mai fatto così. Un moto di esultanza spontaneo la costringe a una precipitosa marcia indietro.

Tossisce ancora e guarda i due ragazzi con un sorriso luminoso:

– Daaaaaiiiiiiii! Ce l’ho fatta, non c’ero mai riuscita. Grazie Silvia, grazie. ‘

L’istante dopo &egrave di nuovo china su Francesco, a provare ancora la tecnica appena appresa riuscendoci più facilmente. Poi il pompino prende ritmi canonici, solo a tratti intervallato da affondi, quasi a sincerarsi di essere sempre capace di farlo.
Francesco &egrave quasi al limite, la bocca di Marisa lo stimola enormemente. Annuncia il suo prossimo orgasmo e ci rimane male quando Marisa si stacca da lui.
La ragazza ha un sorriso di comprensione per colui che &egrave quasi un moroso per lei.

– Dai, cerca di resistere, devo ringraziare Silvia ‘

Questa guardandola si era eccitata e aveva portato una mano sotto la corta gonna a massaggiarsi la micina, così come le aveva visto fare al mattino, comprendendo come non avesse potuto resistere alla tentazione. Sentendo le sue parole aggrotta le sopracciglia, non capisce, fino a che Marisa le tende la mano, la tira a sé facendola salire sopra Francesco.

E’ lei che solleva la gonna, scosta gli slip e indirizza il cazzo durissimo all’ingresso della vagina.
A Silvia basta scendere un pochino per sentirsi penetrare. Geme sommessamente e si lascia andare impalandosi.
E’ talmente eccitata che le occorre veramente poco per godere. Cavalca Francesco con forza, spingendo avanti il bacino con forza, sentendolo entrare e uscire dal suo corpo. Di fianco Marisa si &egrave alzata la gonna, si &egrave tolta lo slippino e si carezza mugolando.
Il suo viso &egrave stravolto dal piacere, la micina, così simile alla sua, &egrave aperta, bagnata. E’ con questa visione negli occhi che Silvia gode non riuscendo a trattenere degli urletti, fregandosene che qualcuno possa udirli, agitandosi scompostamente sopra il ragazzo che non resiste a sua volta:

– Non ce la faccio piùùùùùùùùù ‘

Urla Francesco, e Marisa si scuote, si butta addosso ai due avvinghiati, toglie il cazzo dalla micina di Silvia e se ne appropria con la bocca appena in tempo per ricevere il primo schizzo. Stringe le labbra sull’asta per non perdere nemmeno una goccia, muove la lingua intorno alla cappella e sente la bocca riempirsi di seme caldo che inghiotte come può, gli occhi fissi sulla micina di Silvia che si contrae ancora a pochi centimetri.

Non smette di succhiare Marisa, vuole che il cazzo rimanga duro morendo dalla voglia di prenderlo dentro di se. Con fervore succhia e lecca riuscendo nel suo intento.

– Lo voglio io adesso, dammelo dai, dammelo. ‘

Scosta Silvia che si lascia cadere di lato e sale sopra Francesco puntandoselo alla micina e lasciandosi cadere di schianto, prendendolo tutto dentro di sé in un solo movimento. Poi tende la testa indietro e geme muovendosi con forza come una provetta cavallerizza, stringendo le labbra per non urlare, inseguendo l’orgasmo che raggiunge dopo diversi minuti in cui Francesco &egrave passato dal torpore post-eiaculazione a una nuova eccitazione che lo fa tendere per spingersi incontro a Marisa.

– Oh cazzo! Sto venendo, dai, dai, dai, DAAAAIIIIIIIIII –

Gode prima lei urlando e non paga si toglie da sopra il ragazzo impugnandogli l’uccello e segandolo con forza fino a farlo schizzare ancora come una fontana, col seme che cade tutto intorno a loro, sulla pancia di lui, sulle gambe di lei, sul plaid strapazzato.
E’ molto tardi quando Silvia torna a casa, cercando di fare poco rumore per non svegliare gli altri.
Passando davanti alla camera di Emilio vede la porta aperta e da dentro la sua voce che la chiama:

– Silvia ‘

E’ poco più di un sussurro ma lo sente e entra nella stanza.

Emilio &egrave sul letto, coperto dal lenzuolo. Non le dice nulla ma l’erezione &egrave evidente sotto la stoffa e Silvia si avvicina senza una parola, tirando via il lenzuolo dai piedi del letto, salendovi sopra in ginocchio e calando la bocca sull’uccello prepotentemente teso verso l’alto.
Nessuno dei due parla, nemmeno quando Silvia sale sopra di lui e sposta gli slip facendosi penetrare e muovendosi avanti e indietro come non molto tempo prima con Francesco. Le pare di non avere mai smesso, di continuare la scopata sull’erba appena fatta, unica assente Marisa.

Emilio la sente partecipe, disponibile, forse la trova un po’ più aperta, bagnata, di come se l’aspettava ma non parla, si limita a afferrarle i fianchi assecondandone il movimento fino a quando avverte il piacere farsi imminente e l’avverte.

Silvia si scosta da lui, si china e ripete quanto fatto da Marisa ricevendo contenta gli schizzi, ingoiando il dono di lui.

Non ha goduto ma non le importa, le &egrave bastato sentirsi riempire, sentire il corpo caldo di Emilio contro il suo. Un egoistico altruismo il suo, perché &egrave solo di quello che aveva bisogno per dimenticare, o forse sublimare, l’incontro con Francesco e Marisa.
Il mattino successivo ha gli occhi pesti. Tanta attività, poco sonno: un cocktail micidiale che solo la giovane età le permette di sopportare.
Anche Marisa che arriva poco dopo la colazione appare un po’ sbattuta in volto anche se meno di lei.
Insieme vanno verso la vigna, del ragazzo non c’&egrave traccia.

– Francesco? Non viene oggi? ‘

– E’ venuto troppo questa notte” ah ah ah ah ‘

Marisa ride e spiega a Silvia che al rientro a casa hanno incontrato la fidanzata di lui, una ragazza di un paese vicino.

– Quella stronzetta &egrave venuta a cercarlo al bar e qualcuno deve averle detto qualcosa di noi. Così si &egrave appostata vicino casa mia e ci ha beccati quando mi ha riaccompagnato. Avresti dovuto vedere la scenata che ha fatto. Le urla hanno svegliato i miei e i vicini.
Francesco si &egrave preso due sberle fortissime e &egrave scappato via con la coda tra le gambe. A quel punto lei si &egrave rivolta a me e insultandomi ha provato a prendermi per i capelli. ‘

– E tu che hai fatto? ‘

– Nulla”’.. le ho dato uno schiaffo a mano aperta e ha capito che non c’era storia. E’ andata via continuando a insultarmi con me che le ridevo in faccia. ‘

– Non ci posso credere ‘

– Credici dai, non mi lascio sbatacchiare da una stronzetta qualunque. Non l’ho mai potuta sopportare, miss ‘ce l’ho solo io’, mi sono fatta un po’ male alla mano ma ne valeva la pena. I miei poi mi hanno fatto la solita ramanzina sul rientrare tardi, sui vicini che hanno visto la scena e parlano, ma ormai ci sono abituata. ‘

– E ora? ‘

– Ora niente, dai. Tra pochi giorni sarò all’università, me ne frego di quello che la gente dice. ‘

– E Francesco? Pensavo fosse il tuo ragazzo. ‘

– Ma daaaaiiiiiiii. Veramente? No, &egrave solo uno con cui scopo ogni tanto. E’ bello eh? Peccato sia un coglione. Non mi mancherà, e poi ci penserai tu a farmi conoscere tanti bei ragazzi dai. ‘

– Come? Scusa non capisco ‘

– Mi sono iscritta nella tua città, Così ci vedremo spesso. Dai, sarà fighissimo. Avrò un appartamentino tutto per me. ‘

Parlando scoprono che Marisa si &egrave iscritta al primo anno del suo stesso corso e che abiteranno anche vicino.
L’energia di Marisa contagia Silvia che comincia a pensare a cosa faranno nell’anno accademico che sta per iniziare, al frequentarsi anche in città. Già pensa a quale dei suoi amici farle conoscere. Ha qualche remora, in fondo la conosce appena pur avendo già tanto condiviso con lei.
Arrivano al posto di lavoro e non &egrave più tempo per pensieri o parole. Sotto il sole crescente che riscalda l’aria fresca del primo mattino lavorano vicine scambiando poche parole.
A metà mattina fanno una breve pausa, si asciugano il sudore e mangiando qualcosa e bevendo un po’ d’acqua riprendono a chiacchierare.

– Quindi tu e Francesco scopavate soltanto, e a te va bene che sia fidanzato? ‘

– Dai, chi se ne frega. E’ bello, ha un uccello di buone dimensioni e sempre duro, accorre appena faccio un fischio. Che mi importa se si scopa anche un’altra? Dai, anche tu ti sei divertita con lui, no? ‘

– Sì, però”.. intendevo un’altra cosa, lo stare insieme ‘

– Dai, che significa stare insieme? Era uno scopamico. Dico era perché dopo che ieri &egrave scappato come un coniglio se lo rivedo scoppio a ridere e basta. Dai, morto un papa se ne fa un altro. Ci sono tanti bei ragazzi in giro. Per esempio tuo zio. ‘

L’ultima frase Marisa la dice guardando attentamente Silvia per captare ogni sua reazione involontaria, e lei non riesce a evitare un certo rossore sulle guance.

– Che intendi dire? ‘

– Che &egrave un bel figo, e mi pare lì sotto sia messo bene. Dai, non dirmi che non te ne sei accorta, specialmente ora che gira sempre con i pantaloncini per il caldo. ‘

– Ahem, no, non mi pare di averci fatto caso. ‘

Marisa ride vedendo il rossore accentuarsi sulle guance di Silvia.

– Bugiarda. Dai, sei diventata un peperone. L’hai notato. Se fossi al posto tuo gli sarei già saltata addosso. Ma &egrave vero che &egrave un prete spretato? ‘

– No, che dici, non ha mai preso i voti, &egrave stato solo in seminario ‘

– Peccato, dai, sarebbe stato più interessante. Rimane sempre un bel maschione, peccato che gli piacciano le vecchie, eppure ha pochi anni più di te e me ‘

– Ma che dici, quali vecchie? ‘

– Dai, lo sa tutto il paese che si scopa Maria. Chissà che arretrato aveva ah ah ah ah. ‘

Silvia rimane sconcertata, credeva che tutto quel che era successo alla fattoria fosse noto solo ai partecipanti. Si preoccupa un po’ pensando a sua madre, a se stessa, se in giro si sa anche questo”’.

– Chi te l’ha detto? Non &egrave vero ‘

– Sì che &egrave vero. Dai, li ho visti queste mattine come si guardavano””. A dire la verità ho visto anche come lui guarda te. ‘

Se possibile Silvia diventa ancora più rossa al tono insinuante dell’amica. Reagisce nell’unico modo che può, inalberandosi come se fosse stata calunniata.

– Ma che cazzo ti inventi? Credi che io vada a letto con mio zio? Tu sei pazza, e non provare a mettere certe voci in giro o giuro che’.. ‘

– Ehy, ehy, ehy, Calmati dai. Non intendevo niente. Solo che lui ti guarda non proprio come si guarda una parente, e lo capisco, sei una fighetta che se fossi maschio ci proverei anche io. Dai su, non avercela con me, o ti giuro che non te la lecco più. ‘

L’assurdità della frase di Marisa unita alla sua risata squillante e al suo sguardo sardonico stemperano il momento di tensione. Ride anche Silvia, contenta che l’argomento sia stato abbandonato, e si rimettono al lavoro scambiandosi battutacce l’un l’altra fino all’ora di pranzo.
Il pomeriggio lavorano ancora assieme e Marisa torna sul discorso mentre lavorano fianco a fianco.

– Dicevo sul serio che in paese sanno tutti che tuo zio si scopa Maria. ‘

– Ma come fai a dirlo. Li hanno visti? ‘

– No, dai, non si sono mai visti insieme, però lui quelle rare volte che viene in paese pare più sicuro di sé, e lei”.. lei ha il sorriso di quella che ha raggiunto ‘la pace dell’uccello’ . ah ah ah ah ‘

– Sei una stronza sai? E non poco. ‘

Silvia si sforza di ridere anche se un pochino impaurita che le storie della fattoria diventino pubbliche. Lo fa senza troppa fatica: Marisa &egrave coinvolgente e nelle sue parole non trova tracce di cattiveria.

– Dai, sai che me ne frega a me? Anzi, beata lei. Mmmmhhhhh so io cosa farei a Emilio se lo avessi tra le mani ‘

– Sempre a quello stai a pensare. ‘

– Perché dai, c’&egrave qualcosa di meglio? E non dirmi che tu non ci hai pensato mai, non saresti arrossita così tanto prima, dai ‘

Scegliendo il male minore, un’ammissione che nasconda la verità,
– Beh, in effetti &egrave veramente un bel ragazzo ‘

– ECCOLA QUI! Dai, finalmente l’hai detto, ora ammetti anche che l’hai guardato ‘lì’ dai. ‘

Più che le parole che Silvia tarda a dire &egrave il nuovo rossore che le colora le guance a far esultare Marisa.

– Lo sapevo! Come si fa a non guardarlo quel gran figo dai? Ti voglio svelare un segreto. Quando &egrave tornato in paese se lo ricordavano in pochi perché non ha mai frequentato gli altri ragazzi tranne che a scuola. Poi’ dai, si diceva che era un prete che aveva buttato la veste alle ortiche e così eravamo curiosi. Un pomeriggio con Vittoria, non la conosci, siamo salite sulla collina, quella lì, dove c’&egrave la macchia di alberi, e di nascosto, con un binocolo, lo abbiamo guardato mentre lavorava.
Dio com’era bello. A torso nudo sul trattore, i muscoli lucidi per il sudore, il gonfiore che aveva sul davanti dei calzoni corti. Mi ha fatto bagnare e così’.-

– Così cosa? ‘

– Dai, lo sai”.. mi sono toccata. ‘

– Davanti alla tua amica? Non ci credo. ‘

– Perché non la conosci, dai. Quando mi sono girata aveva già una mano sotto la gonna e una sulle tette. ‘

– E che avete fatto? ‘

– Dai, devo farti il disegnino? Ci siamo toccate una di fianco all’altra, dividendoci il binocolo fino a godere entrambe ‘

– tu non sei normale ‘

– E cosa vuol dire normale? Vuoi farmi credere che non ti sei mai toccata? Che non senti mai il bisogno di soddisfarti? Dai, io già mi comincio a bagnare già solo a parlarne. Guarda. ‘

Marisa spinge in avanti il bacino, sul cavallo dei pantaloncini, appena visibile, una chiazza umida.

– Mi correggo: tu sei depravata ‘

– Parla quella che mi ha insegnato a fare i golini, dai, dammi la mano. ‘

– No, che vuoi fare? ‘

– Dammi la mano dai, –

Marisa prende la mano di Silvia e se la porta tra le cosce, a contatto della stoffa.
Umido, &egrave questo quello che sente Silvia, la mano poggiata sui pantaloncini, e calore, il calore della micina di Marisa che pare scottare.
Alla fine le lascia andare la mano.

– Dai, hai visto che effetto mi fa? E pensare che non gli ho nemmeno visto il cazzo. Senti, tu devi fare in modo di vederlo nudo e raccontarmi, magari fargli una foto dai. ‘

– Ma che cazzo stai dicendo, tu sei di fuori. Dovrei mettermi a spiare mio zio per farti masturbare con la foto del suo cazzo? ‘

– Perché tu non hai voglia di vederglielo, di sapere come ce l’ha? Dai. ‘

Silvia non può confessare di conoscere bene il cazzo di Emilio, la sua consistenza, il suo odore, il suo sapore; di averlo preso con gusto già due volte godendo come una pazza. Marisa insiste:

– Senti, perché non mi inviti a venirti a trovare questa sera dopo cena? Dai, mi basta restare sola con lui per un poco. ‘

– Non so. Non &egrave casa mia. Perché non ci provi quando siamo tutti insieme a colazione o a cena? ‘

– Dai, con tutta la gente intorno, soprattutto la Maria. Dai, fammi contenta, vengo per una chiacchierata con te e poi appena posso, se posso, basta che mi lasci cinque minuti. Dai. –

Marisa &egrave incontenibile e alla fine riesce a strappare a Silvia l’invito.
Tornano al lavoro in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri: Silvia incerta di aver fatto una cazzata, Marisa che già si fa un film mentale del suo incontro con Emilio.
La giornata volge al termine. I braccianti vanno via dandosi appuntamento per l’indomani, il penultimo giorno di vendemmia, i familiari si radunano per la cena. Seduti a tavola Silvia informa lo zio:

– Zio, mamma, questa sera dopo cena Marisa viene a trovarmi per farci due chiacchiere al fresco. ‘

La notizia suscita reazioni diverse nei presenti. Se Emilio non vi dà peso poiché sa già che non potrà vedere Silvia in quanto Maria tonerà nella sua camera, questa si allarma un pochino per la presenza estranea, e poi decide di fregarsene. E’ cosciente che in paese si mormora di lei e Emilio ma dopo alcuni giorni di astinenza la voglia di vederlo &egrave troppa.
I più colpiti sono Mario e Pia, entrambi timorosi di non potersi vedere come sempre nel fienile. Alfredo &egrave invece stuzzicato dalla cosa. Meditava di incontrare Silvia e quindi la presenza di Marisa &egrave un impiccio, però la ragazza gli &egrave sempre piaciuta e anche se gli ha sempre rifilato un due di picche”. Chissà, vedendola in un posto diverso”’
Come previsto Marisa arriva dopo cena con la sua utilitaria, prende il caff&egrave col gruppo, scambia due parole con tutti e poi va sulla veranda con Silvia, sedendo entrambe sul dondolo e parlando del più e del meno. Gli altri a uno a uno vanno ognuno per i fatti suoi in attesa che Marisa decida di togliere il disturbo e così potersi vedere come soliti fare.
Passa il tempo e Marisa sembra finalmente volersene andare ma, disastro, l’auto non ne vuol sapere di mettersi in moto.
Emilio prova a alzare il cofano senza venirne a capo e Marisa chiede di potersi fermare a dormire con Silvia.

– Dai, non voglio dare troppo disturbo, poi Silvia sarebbe costretta a tornare da sola e non &egrave bene che una ragazza giri sola di notte ‘

L’ha studiata bene Marisa, va da sé che le sue parole hanno un senso e sarebbe logico che Emilio si offrisse di accompagnarla lui.
Non ha fatto i conti con Maria che forse subdorando qualcosa lancia un’occhiata in tralice a Emilio. Questi capisce e acconsente a far restare la ragazza a dormire.
Le due ragazze sono nella camera di Silvia, adagiate sul letto con il solo intimo a causa del caldo persistente.

– Cazzo! A quest’ora ce l’avevo già in mano o da qualche altra parte. ‘

– Ti &egrave andata male. Ti ho capito sai, se lo zio ti accompagnava”.. ‘

– Sì dai, avrei avuto tutto il tempo. Maledizione a Maria, mi sa che ha capito. ‘

– Anche se non l’avessi saputo l’avrei capito anche io. Non sei stata proprio discreta nei tuoi approcci con lui ‘

– Davvero? Dai, non me ne sono accorta. Vero &egrave che quando ce l’ho vicino la mia micina piange. Hai visto che mani forti che ha? Me le sentivo già addosso, dai. ‘

– E adesso? ‘

– E adesso o mi scopi tu o chiacchieriamo finché non ci viene sonno ‘

E’ una battuta quella di Marisa ma Silvia non &egrave poi tanto sicura di lei, ricorda come impudicamente si &egrave tirata la sua mano sul pube.
Si affretta a parlare di un qualsiasi argomento e le due restano a bisbigliare al buio, rischiarato solo dalla luce di uno spicchio di luna che entra dalla finestra. Dopo poco sentono dei rumori dalla stanza vicina.

– Lo sapevo io. Si sta scopando Maria, dai. Qui si sente bene tutto, e tu che facevi finta di niente ihihihihihih ‘

– E come fai a dirlo? ‘

– Sì, va b&egrave, stanno giocando a moscacieca, ma dai”’ Come fai a negare che questi siano i versi di due che scopano? ‘

– Va bene, i versi sono quelli ma come fai a dire che &egrave Maria? ‘

– E’ vero, magari &egrave la fata della luna. Dai chicca, in questa casa ci sono solo tre donne, una sei tu ”” VUOI DIRE CHE EMILIO SI SCOPA TUA MADRE? ‘

– Ma che ti viene in mente”. no, non &egrave mamma sono certa. Il mio era un discorso”. ipotetico. Probabilmente &egrave Maria ma non puoi esserne sicura. ‘

– D’accordo, c’&egrave una probabilità minima che Angelina Jolie sia arrivata di nascosto e ora stia saltando allegramente sul cazzo di tuo zio. Va bene? ‘

Dopo questo scambio di parole le due ragazze restano in silenzio, gli occhi al soffitto, ma dura poco.

– Senti Silvia”.. ma a te non fa effetto sentirli? A me fa venire voglia. Vorrei essere al posto di lei mmmhhhhhh. ‘

– Che fai? ‘

– Come che faccio? Mi tocco, senti come sono bagnata. ‘

Marisa ancora una volta prende la mano di Silvia e se la porta tra le gambe, sotto le mutandine.
Silvia oppone solo una lieve resistenza sorpresa dal gesto. Ha modo di sentire l’umidiccio della vagina di lei prima di sottrarsi al contatto. In realtà anche lei si &egrave eccitata, più per il pensiero che al posto di Maria poteva esserci lei che per i gemiti che nel silenzio della notte si odono chiaramente.

– Sono sicura che sei bagnata anche tu”. Lo sapevo, ti piace ascoltarli. ‘

Marisa ha allungato la propria mano negli slip di Silvia che riesce a scostarle il braccio solo dopo che ha fatto in tempo a sentire l’umidiccio della sua micina.

– Marisa, scusa ma tu sei” ? ‘

– Lesbica? No dai, a me piace il cazzo, e tanto, però non c’&egrave nulla di male a giocare con un’amica quando sei eccitata”’.. Vuoi provare? ‘

– Io”. no”. Non mi va” non me la sento ‘

– Tranquilla dai, non attenterò alla tua virtù ihihihih. Però lascia che mi tocchi da sola, quei due ci stanno dando dentro. ‘

Alle parole fa seguire il gesto infilandosi la mano negli slip, carezzandosi apertamente, allargando le gambe a contatto con quelle di Silvia.
Quest’ultima sente il contatto del corpo dell’altra, il movimento del braccio contro il suo, i primi gemiti che escono dalle labbra di Marisa mentre affonda dentro di sé le dita. Come se avesse vita autonoma la sua mano scivola lungo l’addome, si insinua sotto le mutandine, raggiunge il clitoride carezzandolo con movimenti circolari.
Si masturbano l’una di fianco all’altra, i corpi caldi a contatto, e presto i gemiti di Silvia si aggiungono e si sovrappongono a quelli di Marisa.
Le pare di vivere un sogno, l’eccitazione che si regala da sola &egrave amplificata da quella che sente nell’amica, dai gemiti che le paiono rimbombare nella stanza, così forti che le pare strano che il paese non arrivi a vedere cosa succede.
Un urlo roco subito strozzato, dall’altra parte della parete, la blocca per un istante.

– Senti?……… Glielo sta mettendo nel culo, mmmmhhhhhhhh ‘

La voce di Marisa &egrave una scossa per i suoi nervi tesi. Silvia si sente sciogliere, affonda due dita nella micina continuando a sfregarsi il clitoride con il pollice, i movimenti si fanno sempre più veloci, frenetici. Quasi urla lei stessa quando gode, sentendo la mano di Marisa sul suo seno, sul capezzolo, che aggiunge altro piacere a quello che la sta scuotendo come una foglia.
Per un attimo &egrave buio dentro di lei, poi si ritrova col fiato corto, di fianco Marisa che sta godendo a sua volta inarcando il bacino verso l’alto, entrambe le mani a carezzarsi, mugolando forte tra le labbra serrate.
Il respiro si fa normale mentre giacciono affiancate, le cosce ancora aperte, gli umori che stillano come rugiada.
Dall’altra parte della parete &egrave silenzio. Silvia non sa se abbiano finito o si siano fermati udendo lei e Marisa. Non le importa, sente le palpebre farsi pesanti, il corpo che si abbandona e mentre Marisa le dà un bacio leggero sulla guancia si lascia andare.

– E’ stato bellissimo ‘

La sente dire un istante prima di sprofondare nel sonno ristoratore.
Durante la notte si sveglia accorgendosi nel torpore di essere sola a letto. Si riaddormenta girandosi di lato senza pensare.
Si sveglia ancora al rumore lieve della porta. Apre gli occhi e vede Marisa che entra e subito &egrave completamente desta vedendola nuda.

– Dove sei stata? Al bagno? ‘

– Sì”. Anche ihihihihih ‘

– Che significa? ‘

– Ci sono riuscita. Ihihihihihih ‘

Il risolino di Marisa irrita Silvia che si alza a sedere.
– Non parlare per enigmi, riuscita in cosa? ‘

– Te l’avevo detto che mi bastavano cinque minuti ihihihihih”’.. no, non incazzarti dai, ti spiego ‘

Marisa vede l’espressione truce dell’amica e si affretta a chetarla. Sale sul letto, si stende e comincia il suo racconto.

– Dopo che ti sei addormentata io sono rimasta sveglia, non mi veniva sonno, e poi quelli dopo un po’ hanno ricominciato e così’.. l’ho rifatto dai. Però non mi bastava, mi sentivo tutta un bollore, ti giuro che sono stata tentata di entrare e tuffarmi in mezzo, non so cosa mi abbia trattenuta dai.
Alla fine hanno goduto nuovamente e io mi sono messa a ascoltare. Dai, prima o poi lui doveva andare in bagno. Ho aperto la porta, un piccolo spiraglio appena sufficiente. Dai, ho aspettato e &egrave passata lei. Ora posso confermarti con certezza che &egrave Maria ihihihihihih. Ho aspettato ancora e lei &egrave rientrata in camera. Dai, quando &egrave passato lui ho aspettato un minuto e gli sono andata dietro.
Per fortuna non aveva chiuso la porta. Ho aspettato che finisse di pisciare e poi, quando s’&egrave messo sul lavandino a lavarsi, gli sono andata dietro e gli ho detto: ‘Serve una mano?’ Dai, dovevi vedere il salto che ha fatto nel sentirmi ihihihihih. Non gli ho dato tempo di pensare, gli sono andata vicino e gliel’ho preso in mano. ‘Ti aiuto io dai’ gli ho detto e già con la mano andavo su e giù sul suo cazzo reso scivoloso dal sapone. Ha tentato di farmi scostare ma mi &egrave bastato stringere un po’ più forte per fargli capire.
Che cazzo, ce l’ha veramente grosso dai, e lo sentivo crescere ancora nella mia mano. Mmmmhhhhh, ho pensato di farlo venire così, dai, per vedere come godeva, poi ho lasciato perdere, dai, rischiavo di non averne per me. Gliel’ho fatto venire duro duro prima di sciacquarglielo e lui niente, non si muoveva, fermo come una statua anche se respirava in fretta.
Mi parlava, mi diceva di smettere, che non dovevo e cazzate del genere, e intanto lo sentivo vibrare nella mia mano. Che porco, dai. Ancora gocciolante d’acqua l’ho fatto voltare e mi sono inginocchiata. Ce l’avevo lì davanti ai miei occhi, duro come il ferro, grosso come il mio polso. Dai, come facevo a fermarmi? Ho cominciato a leccarlo sulla punta, poi tutto intorno, facendogli sentire solo la lingua per tutta l’asta, fino alle palle. Quel maiale restava fermo e aveva smesso di parlarmi. L’ho guardato e mi fissava con la bocca aperta. Era ovvio che aspettava solo che io”’.. mhhhhhhhh, me lo sono messo in bocca dai, e l’ho succhiato forte sulla punta sentendolo guaire come un cagnolino. Poi mi ci sono messa d’impegno, come so fare bene dai, e lui ha continuato a gemere. Finalmente ce l’avevo dai, e ho rischiato di rovinare tutto perché avevo iniziato a carezzarmi, mi piaceva troppo dai, lo sentivo forte e duro nella mia bocca e la mia micina ha reclamato attenzioni. A momenti non mi accorgo, solo quando lui ha cominciato a spingere col ventre, a scoparmi la bocca dai, mi sono resa conto che stava per venire e mi sono bloccata subito.
C’&egrave rimasto male ihihihihihih, dovevi vederlo dai, quando mi sono rialzata ho creduto che mi sarebbe saltato addosso tanta era la voglia che aveva negli occhi. Però s’&egrave calmato subito quando mi sono appoggiata al lavabo sporgendo il culetto e ho girato la testa per guardalo invitante. Dai, mi ha afferrata per i fianchi e l’ho sentito subito all’ingresso della micina. Mmmmhhhhhh come lo sentivo. E quando &egrave entrato mi &egrave sembrato mi togliesse il respiro e poi”..” mmmmhhhhhh a ripensarci mi viene ancora voglia” Mi ha scopata come un matto per alcuni minuti. Dai, mi ha fatto venire almeno due volte prima di godere lui e quando mi sono sentita invadere dal suo seme caldo sono venuta ancora una volta. Tuo zio &egrave proprio uno stallone dai, per fortuna che non s’&egrave fatto prete ihihihihihih . ‘

Silvia ascolta Marisa attentamente, e duplici sono le sensazioni che prova. Da una parte pensa a quando c’era lei al posto dell’amica, a provare le stesse emozioni, dall’altra sente una punta di gelosia farsi viva. Persa nei suoi pensieri non si oppone quando Marisa le prende la mano e se la porta al ventre:

– Quando mi sono lavata mi sono accorta di quanto mi aveva aperta. Senti? Sono ancora un po’ dilatata ‘

Come se osservasse una scena che non la riguarda Silvia vede se stessa con due dita dentro la micina di Marisa: &egrave veramente larga, più di quanto l’aveva sentita di sfuggita poche ore prima. Senza pensarci contrae le dita stimolando punti sensibili all’interno della vagina, le muove avanti e indietro.
Marisa voleva solo stuzzicare l’amica, sorpresa si sente penetrare da lei e sensazioni piacevoli le si diffondono nel ventre.

– Mmmmmmhhhhhh, Silvia, sei sicura di non voler provare? Mi piace tanto come mi stai facendo mmmmhhhhhh ‘

Alle parole dell’amica Silvia ritrae di scatto la mano come da un ferro rovente. La poca luce della luna non riesce a illuminare il suo viso diventato porpora, ma lei si sente avvampare di vergogna.

– No’. Scusa” io non pensavo”. Non volevo ”’. ‘

La confusione &egrave evidente nella ragazza e Marisa avverte l’impulso di alleviarne la tensione. La tira a se facendola stendere sul fianco sinistro, di fronte a lei che &egrave sul destro. Sa che potrebbe osare, che forse Silvia si lascerebbe andare, ma non &egrave questo quello che vuole.

– Silvia dai’. Stavo scherzando dai. ””’Non preoccuparti, &egrave che io sono un po’ strana, mi piace scherzare su tutto. Se tu non vuoi non faremo nulla. Silvia, ti conosco da poco ma già ti voglio bene, non farei nulla che potesse dispiacerti, sicuramente non costringerti, dai. ‘

La ragazza si sente tranquillizzata dal tono amichevole dell’amica, si rannicchia tra le sue braccia, le fronti appoggiate l’una all’altra.

– Dai, fatti abbracciare, solo perché ti voglio bene, perché sei mia amica, nient’altro. Dormiamo che manca poco all’alba. ‘
Il canto del gallo le sveglia di soprassalto, ancora abbracciate, ancora nella stessa posizione.

– Buongiorno ‘

Le dice Marisa stampandole un bacio in fronte prima di alzarsi e cercare i vestiti.
Durante la colazione Silvia &egrave ancora frastornata. Troppe emozioni tutte insieme, troppe sorprese, troppi pensieri che si accavallano nella sua testolina. Si accorge di star fissando Emilio e questi intuisce che lei sa ciò che &egrave accaduto la notte precedente.
Marisa &egrave vulcanica, ha una battuta per tutti, la sua risata squillante riempie la casa. Ribatte tranquillamente a Alfredo che con voce in cui si intuisce un pizzico di stizza chiede come abbiano passato la notte le ragazze ‘tra di loro’:

– Benissimo, ce la siamo leccata per ore. E tu? Come sta la tua mano? ‘

Il gelo scende improvviso nella stanza perché Marisa non lo sa, ma Maria, Mario, Pia, Silvia e Emilio sì, e tutti e cinque temono che Alfredo parli troppo rivelando degli incontri con la madre di Silvia.
Alfredo inizialmente si infuria, non gli piace essere preso per i fondelli, però arriva a capire che se l’&egrave cercata e si adegua, in fondo non &egrave un imbecille, rispondendo con un’altra battuta:

– Mi stanno venendo i calli, magari puoi aiutarmi tu? ‘

– Vedremo dai, se farai il buono ti darò ”’. una consulenza ‘

Scoppiando a ridere Marisa scioglie la tensione. Alfredo ride con lei, di gusto, gli piace quella ragazza, e poi lo sguardo di Marisa pare promettere qualcosa. Gli altri ridono lieti del rasserenarsi degli animi.
Dopo non c’&egrave tempo per altre chiacchiere, bisogna lavorare e stanno già arrivando gli altri braccianti.

L’allegria di Marisa dopo poco, lavorando ancora in coppia, scioglie Silvia che si abbandona alle chiacchiere futili dell’altra per le successive tre ore, fino alla pausa di metà mattina. Sedute all’ombra, sudate, mangiucchiano qualcosa conversando.

– Sei stata brava a rispondere a Alfredo in quel modo ‘

– Ihihihihih, lo conosco da tanto, so come prenderlo”’.. E non intendo in quel senso porcellina ihihihihihih. No dai, qui ci conosciamo tutti o quasi, Alfredo non &egrave male, anzi &egrave un bel ragazzo, però non mi &egrave mai piaciuto come si comporta, come ‘l’uomo che non deve chiedere mai’, così l’ho mandato in bianco un paio di volte che ci ha provato con me. Dai, crede che le donne stiano aspettando solo lui, ci ha provato anche con te? Sicuro che sì dai, prova con tutte”.. ehy, perché quella faccia? Dai, non dirmi che ti piace. ‘

Silvia ha cambiato espressione sentendo descrivere Alfredo, si pente di avergli ceduto visto che pare un farfallone, e Marisa ha colto subito il cambiamento. Silvia non vorrebbe essere un libro aperto, semplicemente non riesce a controllarsi, a avere la ‘faccia da poker’.
Prima che Marisa intuisca altro si decide a parlarle apertamente, a confidarsi con lei. Sente di potersi fidare, le parole della sera prima, quel ‘ti voglio bene’ che lei le ha detto, la spingono a aprirsi.

Così le parla di Fausto, dei problemi che ha con lui, delle telefonate che ha ricevuto da lui incazzato per la sua assenza, della sua gelosia, delle insinuazioni esplicite riguardo Alfredo e Mario. Gli parla anche di Alfredo, di quella sera, anche di Mario, omettendo il ruolo di Pia e facendo credere che con i due ragazzi siano stati momenti diversi.
Marisa ascolta attenta, senza interrompere, un po’ stupita dall’amica che considerava in fondo un po’ imbranata con l’altro sesso, al contrario di lei che ha sempre controllato le situazioni. Sapere che ha scopato con Alfredo, e anche con Mario, il fratello minore che un po’ piace anche a lei, la incuriosisce.

– E’ tutto, non lo so cosa mi succede qui, prima non avrei nemmeno pensato di masturbarmi insieme a un’amica come abbiamo fatto l’altra sera, eppure &egrave successo. ‘

– Dai, non &egrave che eri normale prima e anormale adesso, casomai il contrario ihihihihih. Dai bimba, hai incontrato due bei ragazzi che ti piacevano e ci sei stata. Se il tuo ragazzo fosse stato diverso nemmeno li avresti guardati. Aggiungici che in città hai un mare di impegni mentre qui hai solo lavoro e sesso’.. e poi hai conosciuto un’amica porcella che ti ha traviato ihihihihihihih” Farò di te una grande scopatrice ihihihihih. No dai, sto scherzando. Non &egrave che voglio farti diventare una che va con tutti, nemmeno io lo sono, solo che non mi faccio problemi: se uno mi piace ci provo” e di solito ci riesco ihihihih. Però quando sono innamorata, e &egrave capitato dai, non mi accorgo nemmeno dell’esistenza degli altri ragazzi. Ora sono libera e quindi mi sono scopata tuo zio ihihihihih’.. chissà che non mi scopi anche Mario. Quel ragazzo mi piace dai, &egrave più giovane di me e pare così timido, solo che &egrave impossibile trovarlo da solo, quasi sempre col fratello. Dimmi: scopa bene? ‘

Silvia &egrave presa dalla solarità di Marisa e descrive nei particolari il suo incontro con Mario, sempre omettendo la presenza di Pia e Alfredo.
Non si sente turbata dall’essere così esplicita come mai le &egrave capitato, &egrave come se parlasse a sé stessa. Non fa i conti con Marisa che invece vede l’occasione per agganciare Mario. Il racconto di Silvia l’ha incuriosita, ingolosita. Le suggerisce di andare in paese con lui quella sera trovando un modo di staccarlo dal fratello. Silvia sorride con aria furbetta stupendo Marisa. Sa bene come fare, ha solo bisogno dell’aiuto di”’.. Pia.
Riprendono il lavoro con l’accordo di trovarsi al bar dopo cena, con Mario, ci penserà Silvia a portarlo.

Pia non &egrave proprio entusiasta di aiutare la figlia, si &egrave abituata troppo bene: due giovani maschi a sua completa disposizione, l’uno dolce e premuroso, l’altro irruento e spesso volgare. Insieme si completano e la fanno impazzire di piacere.
Però la complicità recente con Silvia la porta a accontentarla e così quando la figlia chiede a Mario di accompagnarla in paese si affretta a prevenire le obiezioni di Alfredo persuadendolo a non interferire. Emilio non si interessa, la presenza di Maria inibisce quella di Silvia nel suo letto e poi, in fondo, &egrave meglio che a Silvia piaccia Mario piuttosto che Alfredo che ha sempre giudicato inaffidabile.

Dopo cena, allegramente, Silvia e Mario, sulla vecchia auto di lei, vanno in paese per incontrare gli altri giovani. Mario &egrave diviso tra la scontentezza per non poter vedere Pia e la speranza di combinare qualcosa con Silvia. Da quella volta tutti insieme non l’ha più toccata e che altro motivo c’&egrave per farsi accompagnare?
Al bar vengono subito intercettati da Marisa che già attendeva da un po’ e condotti a un tavolo a parte nello spazio all’aperto adiacente l’edificio. Conversano e scherzano con gli altri giovani, bevono birra, ridono di Francesco e della sua ragazza vedendoli passare in auto, lei con l’espressione truce che li guata a distanza. Stanno bene, &egrave fresco, un’auto parcheggiata appositamente vicino diffonde della musica piacevole.

Marisa parla soprattutto con Mario cercando di monopolizzarne l’attenzione, occasionalmente coinvolgendo Silvia che, a un certo punto, inizia a sentirsi di troppo. Non le piace per niente sentirsi usata, anche se era a conoscenza dell’obiettivo di Marisa non si aspettava una cosa così sfacciata. Fa buon viso a cattivo gioco interloquendo con altri giovani che ha conosciuto. Mario si smolla pian piano, grazie a diverse pinte deliziosamente fredde. Alla fine Marisa si alza e chiede a alta voce di essere accompagnata a casa, che &egrave tardi e il giorno dopo lavora. Tutti e tre salgono sull’auto di Silvia, Mario davanti e Marisa dietro, e Silvia guida verso casa dell’amica.

– Prosegui, non ti fermare ‘

La voce secca a pochi centimetri dalle sue orecchie fa sobbalzare Silvia distogliendola dai cupi pensieri che l’invadevano. Ubbidisce senza pensare e passa davanti alla casa di Marisa proseguendo sulla provinciale.

– Gira a destra alla prossima ‘

Altro ordine secco e Silvia si trova a guidare su un viottolo sterrato tra i campi. Non conosce quella strada, guida con attenzione per evitare le buche e giunge a un ampio slargo illuminato da un solitario lampione che non si sa cosa stia a fare lì.

– Fermati ‘

La frenata &egrave un po’ brusca.

Appena il tempo di fermarsi sotto la luce e Marisa spinge il sedile del passeggero per far scendere Mario e scendere anche lei.
Sono tutti e tre fuori. Marisa si avvicina a Silvia e le dà un bacio leggero a labbra chiuse.

– Grazie. Non temere ce ne sarà anche per te dai ‘

Il gesto e le parole scuotono Silvia ma già Marisa si &egrave voltata verso il ragazzo.
Mario &egrave confuso, all’inizio pensava, sperava, di combinare qualcosa con Silvia, poi &egrave stato evidente l’interesse di Marisa nei suoi confronti, ma ora, con entrambe presenti? Pone la domanda:

– Che siamo venuti a fare qui? ‘

– Voglio conoscerti ‘

&egrave la risposta di Marisa, espressa con un tono di voce sensuale che risveglia i sensi del ragazzo ancora incerto.

– Ci conosciamo da sempre ‘

– Voglio conoscerti meglio ‘

– L’abbiamo appena fatto al bar ‘

– Ihihihih dai, non in quel senso ‘

Il ragazzo vorrebbe dire altro, capire cosa vuole Marisa. Gli viene impedito dandogli la risposta con un solo gesto.
Marisa lo abbraccia e lo bacia. Mario sente il corpo caldo di lei attaccato al proprio, la morbidezza dei seni sul suo petto, le labbra voraci di lei sulle sue, la lingua guizzante che gli invade la bocca. Esita un solo istante prima di ricambiare, portando le mani sui fianchi della ragazza, scendendo a stringere a piene mani le chiappe sode. Sente il ventre infiammarsi e prepotente l’erezione ergersi premendo contro il ventre di lei.

– Mmmmmhhhhhh, sei proprio sensibile eh? ‘

Marisa muove il bacino strusciandoglisi addosso, si alza sulla punta dei piedi per far aderire la patta di lui proprio lì, sulla micina coperta dai leggins che già stilla rugiada.
Il bacio dura a lungo sotto gli occhi di Silvia che da un canto vorrebbe restare a vedere la sfrontatezza dell’amica, dall’altro togliere il disturbo, lasciarli nella loro intimità.

– Fammelo vedere dai, Silvia mi ha detto che sei messo bene ‘

Arrossisce Mario sentendo di essere stato oggetto dei discorsi delle due ragazze, arrossisce di piacere per il complimento. Veloce aiuta la ragazza a slacciargli la cintura, calargli pantaloni e boxer, esporre la verga tesa che spunta obliqua dal ventre.

– Mmmmmhhhhhhh, mi fa venire l’acquolina in bocca ‘

Dice Marisa leccandosi le labbra prima di poggiarle sulla cappella.

– Sai di buono ‘

Poi non può più parlare, la bocca &egrave riempita dal cazzo duro di Mario il quale sospira sotto la carezza delle labbra e della lingua.
Il pompino va avanti per qualche minuto e Silvia osserva ancora l’abilità dell’amica, la vede provare e riuscire nella pratica che le ha insegnato da poco, sente i gemiti di apprezzamento del ragazzo. Non sa cosa fare. Ancora &egrave combattuta, questa volta tra l’unirsi alla festa e il toccarsi la micina che sente inumidita. Decide Marisa per lei scostandosi e facendole un evidente segno di invito.

Silvia si avvicina, si inginocchia di fianco all’amica che le porge la verga come un frutto gustoso, reggendolo con la mano finché non lo vede sparire tra le labbra di lei.
E’ un pompino a due bocche perfetto o quasi, le due amiche si alternano a succhiare e leccare facendo impazzire il ragazzo e infine, prima che ceda al piacere, Marisa si toglie in fretta i leggins e gli sale sopra impalandosi sulla verga.

– Oooohhhhhhhh, mi riempie tutta”. Mmmmmhhhhhhhh, muoviti Mario, muoviti che mi piace”’.. ‘

Il ragazzo esaudisce la richiesta ma presto &egrave costretto a limitarsi a restare teso verso l’alto, &egrave Marisa che sgroppa su di lui come una cavallerizza al galoppo, muovendo le anche in tutte le direzioni per sentirlo meglio, per farsi toccare nei punti più sensibili. Gode sopra di lui nel momento in cui, a sorpresa, si sente invasa dal seme caldo dell’orgasmo che Mario non ha saputo trattenere.

Riprende fiato per un minuto, sentendo ancora il membro pulsare dentro di lei, poi si toglie e si siede a terra. Dalla micina escono gli umori del piacere comune. Marisa prende un fazzolettino e si asciuga tra le cosce. Vicino Silvia ha la mano nei jeans, si sta toccando con forza presa dalla scena erotica a cui ha assistito.

– Aspetta, ci penso io a rimetterlo in forma, tu togliti i jeans ‘

Marisa ha capito il bisogno dell’amica, però Mario non &egrave ancora la massimo. Ci pensa lei chinandosi ancora sul suo ventre, accogliendo in bocca il pene sporco degli umori di entrambi, succhiandolo per dargli nuova vita e facendolo tornare di nuovo pienamente turgido e pronto all’uso.

Silvia si spoglia e sale a cavalcioni di Mario, con cautela si abbassa e si allarga le labbra della micina facendosi penetrare. E’ talmente bagnata che il pene le scivola dentro sino in fondo da subito, riempiendola e rubandole il respiro. Fa forza sulle gambe e si alza e si abbassa assaporando le sensazioni che le salgono lungo la spina dorsale esplodendole nel cervello. Basta questo primo contatto per farla godere ma lei non si ferma, ripreso fiato continua a fare su e giù inondando il ventre di Mario dei succhi che le colano fuori.
Ansima e geme, sente vicino un nuovo orgasmo e appoggia le ginocchia a terra, le gambe non la reggono più. Ora il movimento &egrave meno ampio ma non meno soddisfacente, si sente colma sino allo stomaco e si muove più in fretta. All’improvviso avverte una presenza dietro, nel buchino, che preme e le entra dentro facendola singhiozzare. E’ un leggero dolore che presto si perde nel piacere che riceve dall’uccello nella vagina.

Marisa si &egrave avvicinata ai due e &egrave intervenuta. E’ suo il dito che fruga nelle viscere di Silvia. Vorrebbe farle diventare due ma ha fretta, vuole vedere il cazzo di Mario che rompe il culetto dell’amica. Fa forza con le mani facendo bloccare i due, fa uscire il pene dalla vagina e lo punta pochi centimetri più in alto sul buchino. Lo regge e tira indietro Silvia la quale sente il suo piccolo ano iniziare a dilatarsi e si rende conto di quel che sta facendo l’amica.

– No, lì non mi piace. Nella fica, ti prego lo voglio nella fica, sto per venire ‘

Marisa recede dai suoi propositi, ha notato la tensione di Silvia e non vuole insistere. Ancora guida il cazzo nella micina e Silvia lo accoglie dimenandosi e raggiungendo, dopo poco, un nuovo orgasmo che la fa gridare.
Poi si getta di lato, senza forze. Due orgasmi in poco tempo l’hanno stremata. Vede Marisa che ha impugnato l’uccello e lo muove lentamente.

– Perché non hai voluto? Ti sarebbe piaciuto ‘

– Non l’ho mai fatto, mi fa male ‘

– All’inizio, se non sei abituata, ma dopo &egrave solo piacere, un piacere che ti scombussola la testa ‘

– Tu l’hai già fatto? ‘

Marisa ride alla domanda e preferisce rispondere con i fatti. Tenendo impugnato il cazzo sale sopra Mario e scende piano puntandoselo sull’ano. Il buchino si dilata lentamente e Silvia vede il pene sprofondare piano sin quasi a scomparire completamente.
Marisa mugola, ancora una volta prova quella sensazione di sentirsi piena che non riesce a provare con la vagina. Si sente padrona e schiava insieme, oggetto e arbitra del piacere del ragazzo che sotto di lei inizia a spingere verso l’alto, eccitatissimo dalla variazione.
Si accomoda meglio sulle ginocchia e si muove avanti e indietro, gemendo ogni volta che il cazzo affonda fin quasi alla radice. Chiude gli occhi concentrandosi sulle sensazioni che le dà il piccolo anello di muscoli ora enormemente dilatato.
La cavalcata dura pochi minuti, Mario sgroppa gridando di stare per godere e Marisa si aggrappa al braccio dell’amica incapace di qualsivoglia mossa.

– Muoviti, muoviti, sto per venire’ MUOVITI!. Silvia toccami, ti prego toccami sto per godere, sto per’ ooOOOHHHHHHHHH”. Mmmmhhhhhhhhhh SIIIIIIIII, riempimi, riempimi di sborra”’. Mmmmmhhhhhhh ‘

Gode mentre Silvia le strofina forte il clitoride, serrando le dita sul braccio dove lascia i segni della stretta. Ha un sussulto e uno scatto indietro inarcando la schiena, uno spasmo muscolare incontrollabile, prima di crollare addosso a Mario che mugola irrorandole l’intestino.

Poi &egrave silenzio nella notte, i corpi abbandonati privi di energia.

Silvia va a dormire a casa di Marisa, troppa strada da fare e si sente stanca. Cede l’auto a Mario per tornare alla fattoria e invia un sms alla madre prima di addormentarsi abbracciata all’amica.
Al mattino dopo arrivano alla fattoria trovando gli altri già a tavola per colazione. Affamate si siedono e mangiano con appetito.
E’ l’ultimo giorno della vendemmia e sono tutti un po’ tristi, ognuno per i suoi motivi, sapendo che presto dovranno dividersi.
L’allegria delle ragazze però contagia presto tutti e quando si alzano per andare al lavoro lo fanno tra le risate.
Il tempo vola e finisce la giornata, &egrave sera, e poi notte e poi ancora mattina.

E’ il momento dei saluti e delle promesse: Pia sente ancora su di sé le mani dei due ragazzi che la sera precedente, per salutarla, l’hanno tenuta impegnata a lungo. Quando promette di tornare a trovare il fratello riscoperto lo fa pensando anche a Mario e Alfredo, i quali sono tristi per la separazione essendo costretti a perdere la loro ‘scopata quotidiana’.

Le uniche meno tristi sono Silvia e Marisa. Presto si rivedranno quando quest’ultima andrà in città a prendere possesso dell’appartamento, ambientarsi e iniziare la vita universitaria.
Sulla panda di Silvia, mentre tornano a casa, Pia le fa promettere ancora di non dire nulla al padre che sicuramente sarà già arrabbiato per la lunga assenza. Porta come compenso una cospicua fetta di eredità, che scambierebbe volentieri per trovarsi ancora, in quel preciso momento, stretta tra i due giovani stalloni.

La vita riprende il suo tran tran. Marisa arriva e Silvia le fa da Cicerone per la facoltà e per la città. Ha un appartamentino spazioso che non divide con nessuno che le concede ampia libertà in tutti i sensi.
L’amicizia tra le due si consolida: le esperienze condivise le hanno unite ma &egrave ora, parlandosi, che approfondiscono la conoscenza reciproca piacendosi e trovandosi bene insieme.
Marisa si dimostra essere una ragazza studiosa. Non rinuncia alla sua voglia di divertirsi ma antepone come può il dovere dello studio. Così i primi tempi sono più le volte che restano in casa a studiare che quelle che escono insieme. Poi diventa prassi comune che Silvia si fermi a dormire da Marisa con la scusa dello studio e della vicinanza alla facoltà. Pia si ritrova spesso da sola la sera.

Stanno sempre insieme e Marisa si fa benvolere anche dagli amici e dalle amiche di Silvia che lei le fa conoscere portandola nei posti che frequenta.
L’unico a esserle ostile &egrave Fausto, il ragazzo di Silvia, e ne fa le spese. Già il rapporto sentimentale si era incrinato poiché al ritorno di lei Fausto ha avuto scenate di gelosia immaginando, e a ragione, di avere corna a palchi. Silvia ha negato tutto e tenuto in vita il rapporto pur non provando più i sentimenti di prima; ora che lui si accanisce contro l’amica smette di sopportare le continue scenate e gli dà il benservito. Si accorge presto che la maggior parte degli amici comuni parteggia per lei giudicandolo lui troppo ossessivo e così Silvia, al momento non interessata a un rapporto di coppia, si ritrova con una libertà totale che sfrutta al meglio insieme alla sua nuova amica del cuore.

– Mari, spiegami una cosa: che fine ha fatto miss ‘ma dai’? ‘

– Cosa? ‘

– Quando ti ho conosciuta mettevi il ‘dai’ dappertutto, anche quando non serviva. Da quando sei arrivata l’hai usato sempre meno e ora sono diversi giorni che non te lo sento usare. ‘

– Ma daiiiii, davverooooo? ‘

Le due ragazze sono distese sul letto, in intimo per il caldo persistente, davanti a un programma TV che non interessa a nessuno.
Marisa ride della faccia dell’amica e poi le spiega.

– Ho smesso perché se prima a casa me ne fregavo qui devo darmi una regolata. Mi ci vedi parlare coi docenti mettendo un ‘dai’ ogni tre parole? Pensa agli esami che figura. ‘

– E come hai fatto? Non &egrave facile perdere l’abitudine a un intercalare ‘

– Concentrazione innanzitutto, e poi mi punisco ogni volta che lo uso ‘

– Come? ‘

– Sì, ogni volta che mi accorgo di averlo usato mi do un pizzicotto su un capezzolo. Se sono davanti a altri mi pizzico la pancia o una coscia di nascosto. E’ un buon incentivo per smettere no? ‘

– Beh, &egrave un modo strambo come sei stramba tu ma ha funzionato ‘

– Stramba io? Adesso ti faccio vedere signorina Strambetti ‘

Marisa assale Silvia facendole solletico sotto le ascelle, sui fianchi, ovunque riesca a arrivare con le mani. Per un paio di minuti le due ragazze sono coinvolte in una lotta giocosa sottolineata dalle loro risate in cui ognuna cerca di immobilizzare l’altra.
Marisa vince bloccando l’amica sul letto. Le braccia allargate, impossibilitata a muoverle dal peso di lei, Silvia si trova il seno schiacciato contro quello dell’amica, la bocca a pochi centimetri dalla sua. Si immobilizzano entrambe guardandosi negli occhi. un solo istante prima che Marisa cali piano con le sue labbra a contatto con quelle dell’amica. E’ un bacio leggero, delicato, a cui Silvia non si sottrare muovendo le labbra, aprendole. Il contatto con la lingua la risveglia dall’improvvisa arrendevolezza.

– Mari, scusa” io”. ‘

Marisa comprende l’amica e si rialza, la lascia libera stendendosi di nuovo al suo fianco.

– Scusami tu Silvia, &egrave che”’. mi manca un uomo, &egrave passato troppo tempo dall’ultima volta che l’ho fatto e mi sento tutta un bollore. ‘

– Io non sono un uomo””. ‘

– E’ vero, ma”’ non sono lesbica Silvia, te l’ho già detto l’altra volta, solo che non mi dispiace ogni tanto ‘giocare’ con una bella fighetta come te. Non lo faccio con tutte, sia chiaro, solo con chi mi piace”.. e tu mi piaci .-

– Lo so, e questo mi turba”.. E’ da molto che”’..? ‘

– Sai tenere un segreto? Sì, lo so che sai tenerlo. Vedi, fino a non molto tempo fa nemmeno ci pensavo, proprio come te.
E’ stata una signora del paese: Gianna, la moglie del fornaio, l’hai conosciuta, &egrave quella bella donna sui 35-40 che ogni tanto viene al bar, a farmi scoprire certe cose. Ora so che ha fatto tutto lei: le piacevo e lei era simpatica. Così non ci ho visto nulla di male a salire da lei per un caff&egrave o per un th&egrave. Piano piano i nostri discorsi sono diventati più intimi, ha voluto che le raccontassi le mie esperienze con i ragazzi e lei mi raccontava le sue col marito e prima del matrimonio”..e anche dopo ihihihih. Le sue storie mi affascinavano, io già scopavo da un po’ ma sentire le sue storie di cazzi di tutte le dimensioni, di come le piaceva fare sesso, mi faceva sentire’strana, eccitata, e era quello che lei voleva. Quando mi ha detto che anche lei lo era e se volevamo toccarci insieme ho accettato, poi ho accettato che mi toccasse lei e di toccarla a mia volta. Ero curiosa e mi &egrave piaciuto. Alla fine, lo puoi immaginare, siamo diventate amanti. Non ci vediamo molto spesso ma ogni volta”’.. ‘

– Quindi quando l’altra volta hai voluto che ci toccassimo insieme”’ stavi facendo lo stesso con me”..? ‘

– Sì”.. ma stai tranquilla, non ti prometto che non ci proverò ancora ma se faremo qualcosa sarà perché anche tu lo vuoi”’.
Sarai mia bambola, vincerò le tue resistenze ‘

Marisa s’&egrave alzata sul gomito guardando ironica l’amica, cambiando il tono di voce nel tentativo di imitare un noto attore. Strappa una risatina a Silvia che sta al gioco.

– Sia delicato signore, io sono giovane e ingenua ‘

– Te lo prometto dolce e innocente fanciulla, la tua prima volta sarà indimenticabile ‘

Nel dirlo poggia ancora le labbra su quelle di lei, senza aprirle, un bacio a stampo leggero come le ali di una farfalla.

– Silvia’.. se non vuoi perché l’altra volta, mentre eravamo con Mario, mi hai toccata quando te l’ho chiesto? ‘

– Non lo so’…non volevo rovinarti il momento. Quando me l’hai chiesto l’ho fatto senza pensare, così. Ho fatto male? ‘

– No, anzi, era di quello che avevo bisogno, io non riuscivo più a muovermi o avrei fatto da sola. Sei stata fantastica” tu e Mario ihihihih. ””A te come &egrave sembrato toccarmi? Ti &egrave piaciuto almeno un po’ ‘

– Mi &egrave parso”’ strano toccare una micina che non fosse la mia. Non lo so se mi &egrave piaciuto’sì, vederti godere e sapere che era anche per me mi &egrave piaciuto ma”’.. non so che risponderti. –

– Vuoi provare ancora””. ? ‘

La domanda di Marisa aleggia nella stanza per forse un minuto. Silvia ha mille pensieri contrastanti: da un lato non vuole deludere l’amica, dall’altro” non lo sa, non le pare normale farlo tra ragazze”.. eppure che c’&egrave di male? Sono amiche, si vogliono bene, &egrave diverso dall’amore per un ragazzo ma” in fondo”’.. ‘

– Io ho bisogno di toccarmi Silvia. Dai, facciamolo come l’altra volta da tuo zio ‘

Marisa rompe gli indugi stendendosi e infilandosi la mano negli slip. Si torce anche un capezzolo accorgendosi di aver usato il ‘dai’. Il piccolo dolore non le blocca l’eccitazione, anzi si aggiunge ad essa e la sua mano rimane sul seno, sul capezzolo, carezzevole, mentre l’altra &egrave già tra le labbra intime a massaggiarle con forza crescente.
Silvia resta immobile, non ha ancora lo stimolo a toccarsi come l’amica, lo trova sentendola gemere, vedendola mordersi le labbra.
Piano la sua mano scivola sotto la stoffa degli slip, stringe e preme il bottoncino prima di scendere ancora a strofinare la micina già umida.
Distese fianco a fianco le due ragazze si carezzano eccitandosi via via di più, la pelle bollente delle cosce e delle spalle a contatto, sospiri e gemiti che si uniscono e si confondono. Marisa con un gesto brusco alza le gambe e si toglie lo slip per toccarsi meglio, a due mani, Silvia la imita e ancora gemono scuotendo la testa sui cuscini.

Silvia sente la mano dell’amica che le si poggia sul pancino e lentamente scende sovrapponendosi alla sua. Le cede il clitoride affondando due dita dentro di sé, alzando il braccio ora libero per mordersi le nocche per non urlare quando Marisa prende a schiacciarle il bottoncino con movimenti circolari. Ansima, non pensa più se sia un bene o un male, sa solo che le sensazioni che riceve sono fortissime.
Allunga la propria mano verso il ventre dell’altra, vuole ricambiare, vuole sentire ancora quel calore umidiccio, vuole ancora vedere l’amica contorcersi nel piacere. I gemiti si fanno più alti, entrambe sono vicine all’orgasmo e Marisa non resiste: si rovescia addosso a Silvia impadronendosi a piena mano della sua micina, penetrandola con le dita, il polso a schiacciare il clitoride, e Silvia ripete come in uno specchio le mosse dell’amica, aprendo la bocca per accoglierne la lingua, stringendola a se, petto contro petto, mentre si scambiano fiumi di saliva e insieme urlano il proprio piacere l’una nella bocca dell’altra.

– Non &egrave poi così male vero? ‘

Marisa si &egrave ripresa per prima e poggiata sul gomito, tracciando segni umidi con un dito sul ventre di Silvia, interroga l’amica.
Ha il timore di sentirsi dire che non le &egrave piaciuto nonostante senta la mano bagnata dai succhi di lei, che &egrave stata una pazzia da non ripetere.
Silvia, ancora gli occhi chiusi, la testa che le gira, tarda a rispondere e lo fa con un sospiro.

– No, mi &egrave piaciuto, però continuo a preferire i maschi ‘

La risata di Marisa le fa aprire gli occhi di colpo:

– Anche io sciocchina, ma in mancanza”’ e ora siamo più che amiche io e te”’.. ‘

– Sì, siamo più che amiche”’ –

risponde languidamente Silvia abbracciandola per scambiare piccoli baci e colpetti di lingua, coccole che entrambe donano all’altra senza risparmiarsi.
Le due ragazze continuano a essere inseparabili e ora, quando lo stress da studio si fa sentire, sanno come rilassarsi. Non &egrave raro che si lancino un’occhiata dai lati opposti del tavolino, chiudano insieme i libri e corrano in camera spogliandosi per strada pronte a regalarsi quel piacere che Silvia ha imparato ad apprezzare.
Marisa le ha insegnato anche a usare la lingua e a Silvia piace molto quando passano il pomeriggio in un interminabile sessantanove.
Solo in due occasioni si sono divise, quando Marisa ha portato a casa un compagno di facoltà, e non per volontà di Marisa che vorrebbe coinvolgere l’amica, ma per una remora di Silvia che preferisce andare nell’altra camera o continuare a studiare cercando di non badare ai rumori inequivocabili che le rovinano la concentrazione.

Giunge il Natale e Marisa deve tornare a casa, &egrave la prima volta da quando ha lasciato il paese e i genitori ne sentono troppo la mancanza. Silvia rimane sola e per il periodo delle feste la madre la vede più spesso, soprattutto perché dorme sempre a casa.
Pia &egrave contenta di averla in giro per casa, anche solo di vederla china sui libri o al computer. Hanno modo anche di parlare e Pia confida alla figlia la sua intenzione di tornare alla fattoria per qualche giorno appena possibile.

– Voglio vedere come sta mio fratello, tuo padre mugugnerà ma alla fine lo convincerò, ho troppa voglia di rivedere Emilio ‘

La figlia legge tra le righe del discorso della madre e la stuzzica:

– Rivedere lo zio e”..? ‘

Pia si apre, sa di poter parlare liberamente con la figlia:

– Sì, anche i ragazzi. Non giudicarmi male Silvia ma”’ mi mancano terribilmente. Con tuo padre a letto non va tanto bene, &egrave sempre stanco, loro sono giovani, vigorosi. ‘

– Ti comprendo mamma, però perché Alfredo? Posso capire Mario che &egrave gentile, ma Alfredo? E’ rozzo, volgare, prepotente. ‘

Pia le racconta l’inizio e il seguito della loro storia.

– Capisci Silvia, &egrave cominciata così, con tutti e due insieme. Non lo so cosa mi &egrave preso ma poi” non ho saputo più farne a meno. Alfredo &egrave uno stronzo, lo so bene, ma si compendiano, la dolcezza dell’uno e la rudezza dell’altro, insieme”.. non l’avevo mai fatto prima, e da quando sono tornata non ho tradito più tuo padre, però penso spesso a loro. ‘

Silvia accarezza la mano della madre, la stringe e quel contatto vale più di mille parole. Le due donne si comprendono, si sentono unite, alleate, manterranno il segreto e Silvia non le dice nulla delle sue recenti esperienze, riguardano solo lei. Si alza e torna a studiare con una battuta:

– Beh, in fondo lo zio potrebbe aver bisogno di aiuto, e a te una piccola vacanza non potrà che fare bene. ‘

Natale &egrave alle spalle e si avvicina Capodanno. Silvia non ha ancora deciso dove passarlo, aspetta che Marisa la chiami per dirle i suoi programmi e quando lo fa la incuriosisce. La telefonata &egrave breve, decisa e senza spiegazioni:

– Capodanno lo passiamo insieme, io e te, nell’appartamento. ‘

– Ma’ io vorrei andare a ballare, vedere gente. ‘

– La vedrai, non saremo sole. Ciao bimba, a presto ‘

Il 31 a mattina Marisa la chiama, le dice di essere arrivata e di andare da lei perché devono preparare la festa per la sera.
Quando arriva non ottiene spiegazioni se non ‘&egrave una sorpresa’ e poi non c’&egrave tempo per parlare, devono pulire bene, fare la spesa, cucinare.
Quando, già nel pomeriggio, apparecchiano la tavola e Silvia vede che &egrave per quattro, solo allora Marisa le dice che arriveranno due ragazzi senza specificare chi.
Silvia non &egrave convinta, immagina che i ragazzi pensino a qualcosa di diverso da un capodanno in amicizia, non le va di scopare col primo che capita. Marisa la convince facilmente:

– Non preoccuparti, dovesse succedere al limite ci penso io a entrambi, credi che non sia capace di tener testa da sola a due maschi? ‘

Lo dice con tranquillità, come parlasse di una visita dalla parrucchiera e Silvia cede, chissà non conosca qualcuno di interessante.
E’ già buio quando suonano alla porta e Marisa corre a aprire lasciando Silvia in cucina a tener d’occhio i fornelli.

– Vieni a salutare i nostri amici ‘

Marisa la chiama dal salotto e Silvia va a vedere, curiosa di scoprire chi siano. Sulla porta si blocca sgomenta: sono Mario e Alfredo.
Entrambi la salutano sorridendo, contenti di vederla, ma il sorriso di Alfredo &egrave più arrogante, quasi irridente, mentre Mario appare solare come lo ricorda.
Esauriti i convenevoli si siedono a tavola facendo onore alle libagioni preparate dalle ragazze. L’atmosfera &egrave gaia, aiutata dal vino che i ragazzi bevono e fanno bere alle ragazze. Scherzano e ridono ricordando l’estate e anche le battute di Alfredo, vistosamente più piccanti e invadenti, vengono accolte con risate sincere e risposte altrettanto piccanti.
Mancano ancora due ore alla mezzanotte, le due ragazze sono in cucina a riordinare e mettere piatti e pentole nella lavastoviglie.

– Allora? Piaciuta la sorpresa Silvia? ‘

– Sì, mi ha fatto piacere rivederli, si sta bene con loro ‘

– E pensi che”.. casomai mi prendo io Alfredo, ricordati che ‘chi scopa il primo dell’anno scopa tutto l’anno’ ‘

La risata di gusto che esce loro spontanea attira i ragazzi che entrano in cucina.

– Quanta allegria, di cosa stavate parlando? ‘

Dice Alfredo insinuante

– Stavamo parlando di cazzi ‘

E’ la risposta sfrontata di Marisa che lo guarda con aria di sfida ridendo ancora.

– Ah’. Cazzi da prendere o già presi? Conosciuti o sconosciuti? ‘

Alfredo ha prontezza di spirito, fronteggia Marisa sicuro di sé. Lei gli &egrave sempre piaciuta anche se l’ha mandato in bianco ogni volta, l’invito inatteso gli ha fatto sperare in bene. Intuisce che c’entra qualcosa la presenza di Silvia anche se non sa come né se ne preoccupa.

– forse l’una e l’altra cosa, chissà? ‘
– Beh, magari potremmo presentarvene due che non conoscete”. –

– E’ una mezza verità, Silvia già li conosce e l’unico sconosciuto per me &egrave il tuo ‘

Alfredo stupito guarda Silvia e Mario che durante la conversazione sono rimasti in disparte: normale che Silvia abbia raccontato all’amica della storia con loro due, ma Mario quando ha scopato Marisa?

– Mario? ‘

– Ehm, non te l’ho detto perché’ –

– Non te l’ha detto perché &egrave un bravo ragazzo. ‘

– E quando avreste”’.. ‘

– Quella sera che ha accompagnato Silvia in paese ‘

– Ma’. c’era anche Silvia”. ‘

– Sì, &egrave vero, c’era anche lei”. ‘

L’ultima risposta di Marisa &egrave detta con un tono allusivo che non lascia spazio a fraintendimenti.

– Tutte e due? Insieme? ‘

– Sì, &egrave stato bravo ‘

Mario sta a occhi bassi aspettandosi un rimprovero dal fratello. Fino a quel momento gli aveva detto sempre tutto, aveva sempre fatto quel che lui diceva. Silvia invece ha passato il momento della sorpresa per la confessione senza motivo dell’amica, intuisce che un motivo c’&egrave e intanto si gode l’imbarazzo di Alfredo vedendolo per una volta insicuro.
Alfredo, dal canto suo, si sta arrabbiando per la scoperta del ‘tradimento’ del fratello e per il dileggio di Marisa. Però non &egrave tipo da subire passivamente, il suo carattere lo fa reagire.

– Allora per rimediare posso presentartelo, anzi fartelo presentare da Silvia che lo conosce bene ‘

– Vedremo, intanto perché non andate di là? Vi porto il caff&egrave ‘

I due ragazzi e Silvia tornano in salotto mentre Marisa prepara la bevanda. Silvia e Mario tacciono pensierosi mentre Alfredo vuol sapere qualcosa in più dal fratello.

– Ma veramente con tutte e due, insieme? ‘

Mario annuisce, nella mente ha vivido il ricordo di quella sera.

– Questa non me l’aspettavo fratellino. Bravo però, e tu Silvia, non ti facevo così”. disinibita. ‘

– E’ capitato, che vuoi che ti dica. ‘

– Mi sarebbe piaciuto partecipare, insieme dovete essere uno spettacolo, lo fate anche tra voi? ‘

– Questa &egrave una cosa che forse scoprirai se farai il bravo ‘

Lo interrompe Marisa entrando con le tazzine fumanti. Sin da quando ha pensato al capodanno a quattro sa che molto probabilmente finiranno a letto tutti insieme. Veramente lei avrebbe voluto solo Mario ma la presenza di Alfredo &egrave uno scotto da pagare e, in fondo, fisicamente non le dispiace quel bel ragazzo.

Sorseggiando il caff&egrave i discorsi virano verso argomenti più leggeri, spensierati, in breve le facezie stemperano la tensione che si era creata e mezzanotte si avvicina. Si affrettano verso la piazza vicina dove c’&egrave una festa all’aperto e lì, tra tanti giovani e meno giovani, aspettano lo scoccare dell’anno nuovo ballando e bevendo insieme a tanti sconosciuti con la stessa voglia di divertirsi.

Alfredo &egrave brillante, corteggia entrambe le ragazze facendole ridere spesso e astenendosi da battute velenose. Un altro ragazzo rispetto a quello di due ore prima. Mario si accoda a lui e così si divertono a lungo fino a tornare a casa, a notte inoltrata, tutti e quattro, pericolosamente brilli, sottobraccio.
L’eco delle loro risate risuona per le vie fino al portone di casa.
Nell’appartamento c’&egrave un momento di silenzio, il momento in cui tutti si aspettano che l’altro dica o faccia qualcosa, il momento che decide il prosieguo della serata in un verso o in un altro.
Marisa rompe gli indugi. Ha deciso, sa bene cosa vuole e non ha intenzione di perdere tempo.

– Sbaglio o tu dovevi presentarmi qualcuno? ‘

Si rivolge ad Alfredo con aria strafottente, lo provoca sapendo già quale sarà la sua reazione e non viene delusa.

– Certo, se vieni di là te lo presento ‘

– Perché andare di là? Ti vergogni davanti a loro? Silvia già lo conosce, Mario non penso si faccia problemi, vero ragazzi? ‘

Silvia e Mario annuiscono incerti, aspettando che la situazione evolva. Anche loro pensavano alla stessa cosa per concludere la serata anche se con maggior privacy, ma l’idea di Marisa li stuzzica, sono curiosi di vedere come reagirà Alfredo.
Questi non si tira indietro, si apre i jeans e si abbassa gli slip mostrando il pene non in relax ma nemmeno pienamente turgido.
Marisa gli si avvicina scrutandolo con aria critica.

– Veramente pensavo di meglio. Dimmi Silvia, tu che già lo conosci, &egrave Sempre così? ‘

Silvia si avvicina rispondendo al gesto di Marisa e assume anche lei un tono dottorale facendole da spalla.

– No. Veramente l’ultima volta che l’ho visto era molto più arzillo, forse bisogna fare qualcosa. ‘

– Intendi dire questo? ‘

Marisa si avvicina ancora allungando la mano e afferrando l’uccello di Alfredo scuotendolo leggermente.

– Qualcosa del genere ‘

– Beh, sembra risvegliarsi, forse bisogna insistere o magari”.. ‘

Nel dirlo Marisa si inginocchia davanti al ragazzo e lo prende tra le labbra succhiandolo appena prima di parlare ancora.

– Sì, direi che &egrave la strada giusta ‘

E’ l’inizio di un pompino a cui Silvia e Mario assistono in silenzio. Il giovane si &egrave portato dietro la ragazza, le si &egrave appoggiato contro facendole sentire il pene già duro, afferrandole i seni da dietro e massaggiandoli delicatamente.

Alfredo guarda dall’alto la testa di Marisa che si muove avanti e indietro, i capelli che si muovono ondeggiando a ritmo. In breve raggiunge la piena erezione. Era questo che aspettava e non gli importa di farlo davanti agli altri due. Anzi, lo preferisce. Appoggia la mano sulla testa della ragazza dandole il ritmo, godendosi la carezza morbida delle sue labbra, la lingua che scivola veloce intorno alla punta e lungo l’asta. Sospira di piacere.
Vicino c’&egrave il fratello con Silvia. I due si stanno baciando, lui dietro che a piene mani le massaggia le tette, lei che gira la testa per incontrarne la lingua protesa.
Marisa si libera di colpo rialzandosi e lasciando Alfredo con un palmo di naso. Velocemente si toglie la maglia e i pantaloni.

– Eh no bello, credi di cavartela così? Ora tocca a te. –

Alfredo si affretta a spogliarsi a sua volta. Completamente nudi la abbraccia, gioca con i seni, le stuzzica i capezzoli prima con le dita e poi con la lingua. Tocca a Marisa emettere un lungo sospiro prima di spingerlo indietro verso il divano, farcelo cadere e mettersi sopra di lui rovesciata.
Alfredo ha a pochi centimetri dal volto la micina di lei, già sente le labbra avvolgergli ancora il pene. Allunga la lingua passandola sulle labbra intime, aiutandosi con le mani le apre, picchietta sul clitoride e poi irrigidisce la lingua e cerca di entrare in lei più che può.
I due ragazzi ancora in piedi si sbrigano a spogliarsi a loro volta mettendosi dall’altra parte del divano che per fortuna &egrave abbastanza lungo per contenerli tutti. Si baciano a lungo le mani impegnate sul sesso dell’altro. Silvia che lo sega lentamente, Mario che la tocca entrando con due dita nella vagina. La stanza si riempie di gemiti, l’atmosfera si fa più calda di minuto in minuto. Già Silvia si &egrave seduta cavalcioni sopra Mario e si &egrave fatta penetrare. Balla sopra di lui al ritmo di un lento slow, muovendo le anche in tondo per sentirlo meglio, stringendosi a lui per sentirlo tutto.

Alfredo e Marisa si sono slacciati dal 69, lei si &egrave distesa appoggiando la testa sul bracciolo del divano e lui le &egrave salito sopra, tra le cosce.
Lentamente, tenendolo per mano, le punta l’uccello tra le labbra della micina, le separa, sprofonda in lei trovandola già calda e lubrificata.
Scopano tutti e quattro per diversi minuti dimenticandosi dell’altra coppia.
A un tratto Mario lancia un grido cercando di togliersi Silvia di dosso. E’ stato troppo per lui e sta venendo. Riesce a malapena a uscire da lei lordandole il ventre con il suo seme, l’uccello che struscia tra i loro corpi stretti mentre mugola il suo piacere.
Silvia ha un gemito di disappunto, stava per godere anche lei. Mario rilassandosi arrossisce, pensava di durare più a lungo. Vuole farsi perdonare e allora la tira su, la fa salire in piedi sul divano e, da sotto, immerge la testa tra le sue cosce leccandola come un forsennato. Tanta volontà, poca tecnica. Silvia vorrebbe parlargli, dirgli come fare, indirizzarlo dove più le piace, eppure anche così, con la sua irruenza, il ragazzo riesce a farle salire ancora l’eccitazione, a farla galoppare ancora verso l’orgasmo che raggiunge di lì a poco bagnandogli la faccia con i suoi succhi.

Di fianco Alfredo non ha avuto di questi problemi, ha imparato da tempo a dosare le energie, a ricacciare indietro l’orgasmo. Non &egrave un egoista per quanto gli piaccia fare la parte dello stronzo, sa che la generosità a letto viene sempre ripagata, e allora si impegna stringendo i denti fino a quando sente Marisa mugolare sotto di lui, agitarsi per andargli incontro, godere con un urlo che i vicini avranno senz’altro sentito seguito da altri più fiochi.
Alfredo si alza senza aver goduto. Gli &egrave costato, sente che le palle quasi gli dolgono, però vuole altro. E’ da quando conosce Marisa, cio&egrave anni, che pensa al suo culo ed &egrave lì che vuole godere senza sapere se la ragazza accetterà o meno, pronto a forzarla se occorre.

Ha in mente anche un’altra cosa, vuole vederla persa, farle fare cose che non crede lei abbia mai fatto. Così la guarda sorridergli rilassata. La prende per mano, la fa alzare e mettere a quattro zampe sul divano.

– Aiuta mio fratello, faglielo tornare duro mentre ti scopo ‘

L’invita con voce suadente e Marisa si china sul ventre di Mario, lo prende con la mano ancora morbido e sporco del recente orgasmo, lo lecca come una gatta può leccare i suoi gattini e sente Alfredo che da dietro le cerca la vulva penetrandola fino in fondo e rimanendo immobile per un istante lunghissimo prima di cominciare a fare avanti e indietro.

Silvia &egrave rimasta sola, l’orgasmo avuto l’ha soddisfatta ma vedere quel trittico la riaccende il desiderio. Accarezza la schiena di Marisa, le spalle di Alfredo, accetta l’invito di questi a aiutare l’amica e si china a sua volta su Mario contendendo con labbra e lingua all’amica il pene di lui già nuovamente duro.
Alfredo scopa da dietro Marisa per diversi minuti, &egrave necessario che sia molto eccitata per fare ciò che ha in mente. Quando crede che sia al punto giusto si stacca da lei ricevendo un rimprovero subito rientrato appena si china in avanti usando la lingua lì dove aveva il pene.
Ne approfitta per ‘ispezionare’ la parte che gli interessa, leccandole anche l’ano, umettandolo di saliva, saggiandolo con un dito. Con soddisfazione nota che dietro non &egrave più vergine: il buco &egrave stretto ma chiaramente già praticato. Non ce la fa più, non vede l’ora di attuare quel che gli gira nella testa da venti minuti.

– Mario stenditi per terra ‘

Ordina al fratello e lui si sottrae a malincuore alle bocche delle due ragazze.

– Marisa Sali sopra di lui, Silvia stalle vicino ‘

Nessuno ha deciso che Alfredo comandi ma tutti obbediscono senza fiatare, specialmente Marisa che ora cavalca il ragazzo sotto di lei con ampie mosse del bacino.
Alfredo le si fa dietro, le accarezza le natiche, le cosce, si insinua nel solco e ancora tenta col dito lo stretto buchino. Si insinua dentro, lo muove avanti e indietro e circolarmente per abituare e dilatare il muscolo.
Marisa sente l’intruso farsi strada dentro di lei, immagina che Alfredo la voglia da quella parte ma ci sarà tempo per questo, intanto si gode il pene di Mario che la sta portando a un nuovo fragoroso orgasmo. Anzi, la sensazione del dito dietro le amplifica il piacere. Scuote la testa, già sente come una mano stringerle le viscere e la sensazione viaggiarle lungo la spina dorsale direzione cervello.

A un tratto la pressione si fa più pesante, avverte la dilatazione, il bruciore, intuisce che non &egrave un dito quello che ora si sta facendo prepotentemente strada dentro di lei.

– No, aspetta” aspettaaaaAAAAHHHHHHHH ‘

Alfredo non le dà retta, spinge ancora entrando in lei per una buona metà. Approfittando del suo imbambolamento si &egrave inginocchiato dietro Marisa, le ha aperto le natiche e ha spinto forzando lo stretto anello di muscoli, vincendo l’iniziale resistenza.
Si ferma. Aspetta che il pene del fratello, distante pochi millimetri, lenisca con la sua azione il dolore che lei sta provando, attende che i gemiti ora di dolore divengano di piacere. Deve attendere un po’ e cerca di pensare ad altro, qualcosa di diverso dall’emozione di sentirsi stretto dalle sue carni.

– Bastardoooohhhhh, non l’avevo mai fatto due insieme ‘

– Ma ti piace vero? Ti piace sentirci tutti e due insieme ‘

– Sì ma fai piano, mi sta cominciando a piacere, fai pianooooohhhhh, mmmmhhhhhhhhhh ‘

Silvia, di lato, ha assistito a tutta la scena. Inizialmente avrebbe voluto intervenire sentendo l’amica gridare di dolore, ma &egrave rimasta inebetita. La mente le torna alla stessa scena vissuta l’estate. Allora, in mezzo ai due ragazzi, c’era sua madre. Prova lo stesso turbamento e il desiderio l’assale. La sua mano scende tra le cosce e inginocchiata vicino ai tre si masturba con forza.
Marisa ha oramai dimenticato il dolore iniziale, si sente piena come mai prima, i due cazzi che le scivolano dentro e fuori la stanno portando in orbita. Geme, mugola, grida mentre il piacere la invade come una scossa elettrica, bambola disarticolata che subisce i colpi sempre più veloci dei due.
Mario &egrave riuscito a resistere per il peso delle due persone sopra ma ora anche lui deve arrendersi al piacere. Si muove disordinatamente riuscendo non sa come a rimanere dentro la micina di lei. La vede dal sotto che chiude le palpebre sopra gli occhi rovesciati all’indietro e si lascia andare come svenuta sopra di lui.
Alfredo galoppa nelle viscere di lei felice. Ha avuto ciò che voleva, le ha fatto fare ciò che aveva deciso. Sente i testicoli contrarsi un attimo prima di sborrare nel culetto di lei, continuando a muoversi mentre deposita schizzi di seme sulle mucose più intime.

Marisa ha forse perso coscienza per un attimo, l’orgasmo che ha avuto &egrave stato di un’intensità come poche altre volte. E’ incapace di muoversi, abbandonata sopra il petto di Mario sente i due ragazzi che le riempiono entrambi gli orifizi intimi, vicino all’orecchio sente Alfredo che godendo dice:

– Sei meglio di Pia, sei meglio di Piaaaahhhhhhh ‘

Sempre al loro fianco Silvia accentua il movimento delle dita sul clitoride, si penetra da sola con due dita dell’altra mano che ricevono il fiotto dei suoi succhi. Anche per lei, pur senza penetrazione o aiuto alcuno, &egrave stato un piacere più intenso del solito.

Riprese le forze e datisi una ripulita i ragazzi dormono tutti insieme sul letto grande. Si svegliano che il sole &egrave già alto e prima che i ragazzi ripartano, prima ancora di fare colazione, c’&egrave ancora il tempo e la voglia di stare insieme un’ulteriore volta. Senza gli eccessi della notte precedente, in modo più classico, Marisa con Mario e Alfredo con Silvia che nega ancora una volta l’accesso al suo posteriore, un nuovo orgasmo per salutare il mattino e l’anno nuovo.
Nel pomeriggio i ragazzi ripartono e le due ragazze si abbandonano alla pigrizia stendendosi sul divano davanti alla TV.

Sono stanche ma contente, si tengono per mano senza malizia o intenzioni lascive, per il solo piacere del contatto amichvole.
Silvia dopo venti minuti di un telefilm che non capisce, che non le interessa, trova il coraggio per porre all’amica la domanda che da tempo le frulla in testa:

– Senti Mari”. Ma tu”. Lo prendi sempre lì”’.. intendo”.. dietro”.. non ti fa male? ‘

– Curiosona’. La prima volta mi ha fatto un male cane, quel porco del mio ragazzo di allora ha fatto di tutto per averlo tormentandomi con le sue richieste e poi, quando ho deciso di provare, &egrave stato”. non so, brutale, sbrigativo, non so come dire, so solo che mi sembrava di essere spaccata in due e che dopo avrei spaccato in due lui con un’ascia se l’avessi avuta tra le mani. ‘

– E allora” come mai con Mario e ora Alfredo”. ‘

– Perché dopo aver mandato a cagare quel pirla ho fatto altre esperienze. Non l’ho dato a nessuno fino a che”’ &egrave un altro segreto Silvia, mi fido di te. Per qualche mese ho fatto sesso con”. Il fornaio’.. ‘

– Chi? Il marito di quella” come si chiama’.. Gianna che”.. ‘

– Sì, proprio lui ihihihih”. Gianna si sentiva trascurata anche perché il marito era impegnato con me. E’ durato poco e mi dividevo tra i due l’uno all’insaputa dell’altro. Ho pensato poi che sarebbe stato bello farlo in tre ma oramai” a ogni modo &egrave stato lui a rompermelo la seconda volta. Solo che &egrave stato molto diverso, &egrave stato gentile, delicato. Non &egrave che io abbia goduto da subito però non ho sentito dolore, almeno non molto. Poi, riprovando, mi sono abituata e’.. mi hai vista. Due insieme invece non l’avevo mai fatto, ieri &egrave stata la prima volta’.. e non credo sarà l’ultima ihihihihih. Ora mi piace, dipende da con chi sono e non lo do poi a tutti ma” mi piace, &egrave diverso dal solito, &egrave più’.. sporco, eccitante.’

– Sarà ma”.. io non lo farò mai. ‘

– Prima o poi incontrerai la persona giusta e rimpiangerai di non averlo dato via prima, ma non c’&egrave fretta, quando ti sentirai lo farai. Ora rispondi tu a una mia domanda ‘

– Quale? ‘

– Ieri sera ero proprio partita ma ricordo bene di aver sentito Alfredo dirmi che ero meglio di Pia. Io non sono una detective ma visto quel che stavamo facendo e che l’unica Pia di conoscenza comune &egrave’.. tua madre”.. Silvia, lo so che non sono fatti miei ma”. &egrave come sto immaginando? Loro due e tua madre”’.? ‘

Silvia resta in silenzio, non vorrebbe rivelare quel che c’&egrave stato alla fattoria ma non vuole nemmeno mentire a Marisa, e d’altronde lei le ha confidato i suoi segreti. Prende un respiro profondo e le racconta di nuovo la storia questa volta senza nascondere nulla, dettagliando i particolari, le sue sensazioni.
Marisa ascolta senza fiatare fino alla fine. Solo allora parla:

– Non me l’aspettavo dalla Pia, non credevo potesse’.. no, non la sto giudicando, anzi ha fatto bene a divertirsi, solo che non me l’aspettavo, e nemmeno che tu potessi guardarla mentre’.. ‘

– Non &egrave finita, a questo punto ti dico veramente tutto ‘

Silvia si sbottona completamente, non le &egrave mai piaciuto tenere le cose nascoste e le dice anche di lei e suo zio, dei loro incontri.

– Cazzo Silvia, lo sapevo che c’era qualcosa, avevo visto come ti guardava. Certo che sei una sorpresa, io pensavo di averti ‘traviata’ e invece sei una bella zoccoletta già di tuo ‘

Silvia si inalbera a sentirsi definire così ma l’amica l’abbraccia e le spiega che l’ha detto con affetto, senza intenzione di offendere.
L’abbraccio calma Silvia che si rasserena e, quando Marisa comincia a baciarle il collo, a accarezzarle la schiena, a strofinarsi contro di lei, risponde allo stesso modo ricambiando le effusioni.
Ben presto il fiato si fa corto in entrambe.

– Silvia, mi &egrave venuta voglia, immaginare tua madre con quei due e te con tuo zio mi ha arrapata, andiamo di là ‘

Le due si trasferiscono in camera, si spogliano si stendono l’una sopra l’altra rovesciate come sono abituate a fare. Le lingue scendono sugli inguini, sui clitoridi esposti, sulle micine che si vanno inumidendo sempre più.
Marisa stacca un istante la bocca dal ventre di Silvia per parlarle:

– Silvia, mettimi un dito dentro, ti prego fallo ‘

Non ha bisogno di dirle dove, Silvia lo capisce da sola e dopo averlo inumidito con i succhi della vagina preme l’indice sull’ano ancora contratto di Marisa. Spinge entrando delicatamente, forzando l’anello di muscoli, sentendo la stretta farsi più lieve. La penetra così mentre con la lingua &egrave ancora sulle labbra intime. Non si sorprende quando sente il dito curioso di Marisa tra le natiche, si aspettava che l’amica lo facesse e &egrave curiosa, tesa ma curiosa. Si concentra per resistere all’impulso di sottrarsi, pronta a farlo appena sentirà dolore, ma Marisa &egrave gentile, bacia e bagna con la saliva la corolla contratta, preme col polpastrello a lungo girandolo in tondo fino a far rilassare un po’ il muscolo, poi entra con una falange attenta alle reazioni di Silvia.
Questa accetta il piccolo dolore iniziale, aspetta che passi e passa presto grazie alla lingua di Marisa sul clitoride; &egrave una sensazione strana quella che prova, sente il dito muoversi dentro di lei: non &egrave spiacevole ma nemmeno le piace da impazzire. Poi il piacere prende il sopravvento: le sensazioni che le arrivano dal clitoride, dalla micina e dall’ano violato si sovrappongono come onde in risonanza e si amplificano a vicenda.
E’ solo piacere quello che la fa urlare, soffocata dalla micina di Marisa, mentre l’orgasmo la prende all’improvviso facendole girare la testa. Affonda di più la bocca, muove freneticamente la lingua e beve i succhi dell’amica come fossero acqua purissima.

– Che ti &egrave parso? Non &egrave poi così male vero? ‘

Marisa si premura di chiedere a Silvia le sue impressioni pur avendo visto direttamente, e ricevuto sul viso, quanto le sia piaciuto.

– Non lo so, &egrave stato strano, non me l’aspettavo, però &egrave stata la tua lingua a farmi venire, con solo il dito non penso ci sarei riuscita ‘

– E’ normale. Credo proprio che tu sia pronta a prenderlo lì ‘

– NO. Un dito va bene, ma un cazzo”. No, mi farebbe male ‘

– Vedrai che la tua prima volta non sarà dolorosa, almeno non troppo, e poi ti piacerà. Ti fidi di me? ‘

Silvia annuisce non del tutto convinta, non sa cosa passi per la testa dell’amica anche se rabbrividisce al pensiero.
Marisa &egrave contenta di aver strappato la promessa all’amica. Le dà una pacca su una natica tornita e si alza.

– Dai, facciamoci una doccia e usciamo, ho voglia di fare quattro passi ‘

– Capezzolo ‘

– Cosa? ‘

– Capezzolo. Hai detto ‘dai’ ‘

Silvia prende in giro l’amica ricordandole il suo trucco. Si alza ridendo nel vedere la smorfia che fa mentre si torce il capezzoli. Ha ripreso il suo umore normale e anche lei ha voglia di uscire. Si fanno la doccia insieme ridendo sotto l’acqua, in perfetta comunione di corpo e anima.
La vita prosegue, le due ragazze studiano e Marisa ha la soddisfazione di un bel voto ai primi due esami che dà. Euforica per il successo ottenuto in fondo senza nemmeno tanta fatica vuole festeggiare, e sa bene come. E’ dal capodanno che ci pensa e attende il momento buono. Si &egrave affezionata tantissimo a Silvia e vuole dividere con lei anche momenti particolari.

– Silvia, ho una sorpresa per te ‘

– Cosa? ‘

– Avremo visite. Ho invitato tuo zio a venirci a trovare adesso che non ha tanto lavoro, prima che arrivi la primavera ‘

– Trovare noi? E mamma? ‘

– Anche tua madre, &egrave ovvio, anzi la ragione principale &egrave venire a trovare lei, solo che ho fatto in modo di fargli dedicare del tempo a noi due. Sei contenta? ‘

– Marisa, che intenzioni hai? E’ uno dei tuoi soliti scherzi? ‘

– Perché mi dici così? Ti pare che io possa avere intenzioni nascoste? ‘

Marisa imita la faccia dell’innocente accusata senza motivo ma non riesce a trattenersi da una risata.

– Certo che ho delle intenzioni sciocchina: in primis ho voglia di rivedere Emilio, poi ho voglia di vedervi insieme”. ‘

– Come insieme? ‘

– Hai capito bene. Mi eccita il pensiero di voi due insieme ed io che vi guardo. ‘

– Ma che dici, non voglio, e poi lui non accetterà mai ‘

– Credimi, quando ti vedrà pronta e vogliosa accetterà tutto. Su Silvia, non dirmi che un po’ di maschio non ti manca, a me sì ‘

– Ma se facciamo cose ogni volta che vogliamo, non ti piace più? ‘

– Certo che mi piace stare con te, ma &egrave da capodanno che non andiamo con un uomo. Vuoi dire che a te non manca sentire un cazzo duro dentro? Dai Silvia, non ci credo ‘

Silvia tace e pensa. In effetti avrebbe voglia di sentire il corpo duro, muscoloso, di un uomo sopra di sé. Il rapporto con Marisa &egrave intenso, appagante, però non si sente completa, avverte la mancanza di qualcosa e quel qualcosa sa cos’&egrave.
A farla resistere ora &egrave più la voglia di non darla vinta a Marisa che ha fatto tutto senza consultarla, ancora una volta. Sa bene che nella coppia la verve dell’amica &egrave dominante, in fondo a lei non dispiace accondiscendere, almeno sulle cose che non ritiene molto importanti.
Si accorge di aver voglia anche lei di vedere Emilio, in fondo sarebbe solo una rivisitazione. Piano piano si fa convincere dall’amica.

– Brava ciccia, per premio lo farai tu ‘

– Cosa? ‘

– Torcermi il capezzolo, non ti sei accorta che ho usato ancora quella parolina? Su, sono pronta, fallo ‘

La capacità di Marisa di saltare di palo in frasca stupisce ancora una volta Silvia che ne ammira la leggerezza e l’humour. Allunga una mano sul seno dell’amica, lo tocca piano.

– mmmmmhhhhh, devi torcerlo, non carezzarlo, così mi ecci”’.AAHHIIIIIIIIII ‘

Silvia ha voluto scherzare a sua volta, ha prima carezzato il capezzolo sporgente da sotto l’abito leggero che usa Marisa in casa e poi lo ha stretto con forza e torto.
La scena si trasforma in un inseguimento con Marisa dietro Silvia che sghignazzante cerca di non farsi prendere correndo intorno al tavolo.

– Brutta stronza, adesso ti faccio vedere io ‘

Marisa riesce ad afferrarla cadendo insieme sul divano. Da sotto Silvia ride e parla cercando di bloccare le mani di Marisa che hanno il suo seno come obiettivo.

– Ma dai, mi hai detto tu di torcerlo no? Dai su, dai su’.DAIIIII Ah ah ah ah –

Si ritrovano abbracciate ridendo come matte, ogni intenzione bellicosa &egrave svanita. Quando la risata finisce restano allacciate, il viso nascosto dai capelli dell’altra.

– Ti voglio bene Silvia ‘

– Anche io Mari ‘

E’ un momento di tenerezza, di totale apertura l’una verso l’altra. Finisce quando Marisa si alza riprendendo la sua postura volitiva e ambiguamente scherzosa.

– Devo andare, ho un appuntamento in biblioteca, però non credere di passarla liscia, quando arriva Emilio mi vendicherò ‘

– Cosa vuoi dire? ‘

La mano di Marisa colpisce con forza la natica di Silvia:

– Che il tuo culetto &egrave mio ciccia. Preparati a perdere la tua seconda verginità ‘

Silvia prova un brivido di paura nel sentire il tono con cui Marisa ha parlato. Sa che non sta scherzando.

– No, te l’ho detto, non voglio ‘

– E’ mio ciccia, volente o nolente &egrave mio. ‘

La voce di Marisa si perde nell’altra stanza mentre esce lasciando Silvia a meditare sul preoccupante significato di quella frase.

Pochi giorni dopo arriva Emilio. Non ha mai preso la patente per cui le ragazze vanno a prenderlo alla stazione. Ufficialmente arriverà solo il giorno dopo per andare a trovare la sorella. Per un giorno &egrave totalmente delle ragazze che prima lo conducono all’appartamento di Marisa per farlo rinfrescare e poi in giro per la città per fargli vedere almeno le cose più importanti, Silvia che si improvvisa guida. La sera si ritrovano al pub insieme ad una marea di studenti. Silvia riceve tante domande su quel bel ragazzo mai visto e tutte le sue amiche si sorprendono scoprendone la parentela. Marisa interviene più di una volta, leggera come un bulldozer, quando vede un interesse più accentuato da parte di qualcuna. La risposta &egrave standard:

‘mettetevi in fila, prima io’.

Fatta cena, con panino e patatine e un paio di pinte robuste, tornano tutti e tre all’appartamento.

Emilio &egrave stato contento dell’invito di Marisa, foriero di una nuova avventura. Ricorda bene come lei l’abbia ‘sedotto’ quella notte d’estate e &egrave ragionevolmente sicuro che finisca allo stesso modo. Non che Maria gli abbia fatto mancare qualcosa, ma il corpo più giovane di Marisa lo attrae irresistibilmente. Attende che Silvia li saluti per tornare a casa e viene assalito dai dubbi vedendo che sale in casa insieme a loro. Forse non &egrave come si aspettava ma non può certo dire davanti alla nipote che spera che lei si tolga di torno.

– Questo liquore lo fa un mio amico. Fate attenzione, il fatto che sia freddo e dolce nasconde il grado alcolico ma va subito in testa. ‘

Marisa serve da bere per tutti. Li ha avvertiti ma sa che non ne terranno conto se non quando avrà già fatto effetto. E’ sua intenzione alzare il tasso alcolico per far calare le inibizioni, in fondo non &egrave troppo sicura che Emilio accetti questo incontro a tre e che Silvia non si tiri indietro all’ultimo momento.
Presto facezie e barzellette riempiono di risa la stanza mentre Emilio, rispondendo alle domande, le aggiorna sulle cose della fattoria:

– E’ la solita vita, la campagna riposa e non c’&egrave molto da fare. Alfredo &egrave andato in Germania, da un parente che ha un ristorante. Lavoro non ne trovava ed aveva voglia di cambiare un po’ aria. Mario sta pensando di riprendere gli studi ma non &egrave tanto sicuro. ‘

– E Maria? –

La domanda di Marisa &egrave accompagnata da uno sguardo allusivo che non sfugge ad Emilio.

– Maria &egrave dispiaciuta che il figlio vada via ma, d’altronde, sa che non ha molte alternative, almeno fino a fine estate. ‘

– No, intendevo” come va con te? ‘

Emilio &egrave tentato di eludere ancora la domanda, dar spago alla ragazza per farla parlare apertamente, però inizia a aver caldo, l’alcool a cui non &egrave abituato gli rende la testa più leggera, trova più difficile pensare ad una risposta che dica e non dica. Si lascia andare, &egrave sempre stato un tipo diretto, e poi la sua relazione non &egrave un segreto e lo sa:

– Intendi se viene ancora a letto con me? Sì, ti crea problemi? ‘

– No, &egrave solo per parlare. Ne sentirai la mancanza in questi giorni. ‘

– Chissà, magari posso trovare qualcuna”.. ‘

-”. Che ti dia una mano come l’altra volta? ‘

Marisa lo interrompe ripetendo la battuta di quella notte estiva. Emilio guarda preoccupato Silvia che li ascolta in silenzio, le guance rosse per il liquore. Marisa prosegue:

– Magari potresti trovarne due, anzi quattro”’. Non fare quella faccia, Silvia sa di noi due ”. e io so di te e lei ‘

Emilio trasecola scoprendo che le dure ragazze si sono raccontate a vicenda. Silvia annuisce sempre più rossa quando lui la guarda e Marisa gli si avvicina sorniona.

– Perché pensi che ti abbia invitato? Ho voglia di stare con te, ce l’abbiamo entrambe ‘

Non &egrave più tempo per le parole, Marisa ha allungato la mano palpando spudoratamente il pacco di lui, avvinghiandoglisi addosso e baciandolo con forza prima di staccarsi e tirare a sé Silvia la quale, arrendevole, si accosta e bacia a sua volta lo zio.
Dura forse due minuti quel bacio alternato tra il ragazzo e le due ragazze, abbastanza perché il fiato si faccia corto e la temperatura salga in tutti e tre.
Marisa spinge dolcemente Silvia verso la camera da letto e prende per mano Emilio tirandolo con sé.
Appena dentro inizia a spogliare l’amica togliendole tutto e lasciandola splendidamente nuda davanti al ragazzo sempre più eccitato a cui si dedica slacciandogli la cintura e calandogli pantaloni e boxer. Lui l’aiuta togliendosi il maglione e la t-shirt che indossa sotto e rimane anche lui nudo, il pene proteso come una freccia verso Silvia.
Marisa lo spinge verso di lei e appena cadono sul letto abbracciati e vede che lui le cerca la micina senza preliminari, penetrandola e cominciando a muoversi sopra di lei, li abbandona per spogliarsi a sua volta.
Silvia geme sentendo il cazzo duro entrarle dentro la micina già pronta, umida, ricettiva. Gli stringe le braccia attorno al collo e si muove sotto di lui per offrirglisi meglio.
Per Marisa &egrave lo spettacolo a cui voleva assistere fin da quando l’amica le ha raccontato. La eccita vederla godere sotto di lui e il fatto che siano zio e nipote le dà quel senso di proibito che da sempre l’ha stimolata in ogni situazione.
Si accarezza la micina con lentezza, non vuole godere troppo presto, vuole guardare i due, assecondarli, aiutarli. Prende il seno di Silvia e le stuzzica il capezzolo eretto, non c’&egrave spazio tra i due corpi per infilarci la testa ed usare la lingua. Lingua che lo stesso muove nell’aria come se davvero leccasse un capezzolo.
L’eccitazione &egrave tanta per i due ragazzi avvinghiati, i movimenti si fanno più veloci, inconsulti, galoppano insieme verso il piacere ma Marisa non vuole questo, non vuole che Emilio si fiacchi e dolcemente gli stringe i testicoli provocandogli un lieve dolore.
Lui si volta verso di lei guardandola dubbioso.

– Ti voglio anch’io ‘

&egrave la risposta di lei prima di offrirgli la bocca e la lingua per un bacio goloso.

Silvia &egrave in estasi, tutta l’eccitazione della serata giunge al culmine stravolgendola e facendola quasi urlare mentre viene stringendo a sé Emilio che ancora la penetra con forza anche quando lei &egrave già abbandonata sulle coperte senza la forza di muovere un muscolo.
E’ quel che Marisa voleva: strappa il ragazzo da sopra l’amica e lo tira sopra sé stessa aprendo le gambe e mugolando con gioia quando si sente aprire, invadere, dal cazzo duro di lui.
Emilio riprende la cavalcata interrotta con l’altra deciso a portarla a termine qualsiasi cosa abbia in mente Marisa, ma questa ora gode sotto i colpi di lui, non ha altre intenzioni che non siano godere del corpo giovane che la schiaccia sul letto e del cazzo che la allarga facendola bagnare sempre più. Fino al culmine, quando viene sentendosi invadere dal seme di lui che non ha più resistito.
Si agita scoordinata sotto il peso del ragazzo e poi si abbandona a sua volta sul letto guardando l’amica che, ripresasi, li osserva curiosa.

Il Volto di Silvia appare agli occhi annebbiati dal piacere di Marisa come se sbucasse da una profondità infinita. Tende una mano, tira a sé la testa dell’amica per baciarla incrociando la lingua con la sua. Riprende a muoversi sotto Emilio ancora dentro di lei, non più duro come vorrebbe eppure ancora piacevole nella sua presenza. Il ragazzo torna ad eccitarsi, di nuovo si muove sopra di lei trafiggendola con colpi secchi e profondi che lei accetta mugolando nella bocca dell’altra prima di sottrarsi con uno scatto di reni. Pochi altri secondi e non sarebbe più stata capace di togliersi di sotto il ragazzo per raggiungere un altro orgasmo che l’avrebbe sì soddisfatta ma, forse, fiaccato lui. Invece vuole concludere il suo proposito, la promessa/minaccia fatta all’amica la quale, beatamente dimentica, la osserva alzarsi per far stendere lui.
Silvia si fa guidare sopra il ragazzo e con un sospiro di beatitudine lo prende dentro di sé cavalcandolo lentamente, le mani sul seno a strizzarsi i capezzoli.
Marisa le &egrave dietro, la fa chinare in avanti senza interrompere troppo il movimento oscillante dei due. Con un dito bagnato di saliva cerca la rosellina massaggiandola piano prima di premere ed entrare con la prima falange. La sensazione &egrave già conosciuta da Silvia che geme dolcemente grata per il piccolo piacere aggiuntivo che prova. Continua a muoversi e sente la pressione aumentare, la presenza invadente farsi maggiore. Rotea le anche lieta che il piccolo fastidio scompaia sovrastato dal pene di Emilio dentro di lei e dalle dita di Marisa che le accarezzano il clitoride. Non sa che le dita affusolate sono diventate due. Marisa &egrave stata brava a non procedere troppo in fretta, ha atteso il rilassamento del muscolo e ora gira le dita in circolo per abituarlo alla dilatazione. Quando ritiene che sia pronto fa chinare più avanti Silvia, impugna l’uccello di Emilio e lo toglie dalla micina indirizzandolo poco più in alto. E’ quando sente una piccola fitta di dolore che Silvia ricorda le parole dell’amica e capisce cosa stia accadendo. Si irrigidisce e istintivamente stringe il muscolo sentendo più dolore e cacciando un urletto subito seguito dalla preghiera di toglierglielo, di toglierglielo subito.

Marisa la accontenta, nemmeno metà della cappella era entrata ma gli &egrave evidente che la posizione scelta non &egrave adatta. Non recede dalla sua intenzione, muta solo l’approccio. Abbraccia e bacia Silvia per farle dimenticare il dolore, le accarezza la micina penetrandola con forza fino a che non la sente fremere, poi si stende sul letto tirandosela sopra in senso inverso e sostituendo alle dita labbra e lingua.
Silvia mugola e ricambia l’amica affondandole la testa tra le cosce leccandola con gioia.
Emilio, rimasto da solo, ha compreso le intenzioni di Marisa e si &egrave alzato in piedi. E’ all’altezza giusta per penetrare ancora Silvia il cui culetto sporge dalla sponda. Guarda Marisa da sopra in giù e questa gli afferra il pene tirandolo verso la micina.

Silvia ora gode sotto i colpi del maschio e la lingua della ragazza, ha dimenticato tutto. Ancora sente la rosellina sfiorata e penetrata da un dito e ancora ne gode la sensazione aggiuntiva. Manca poco a un nuovo orgasmo quando sente Emilio uscire da lei e poi spingere due centimetri sopra. Ancora prova una piccola fitta di dolore e sobbalza sottraendosi su un fianco e girandosi per protestare.
Da una posizione strana le due ragazze si guardano. Ancora aggrovigliate tra loro, una mano di Marisa che le carezza il clitoride.
E uno scontro di volontà quello che intercorre tra i loro occhi: lo sguardo supplichevole di Silvia, quello deciso di Marisa che con il dito ancora le cerca l’ano poggiandolo lì, senza spingere, muta presenza e richiesta.

Sono brevi secondi muti ma pieni di significato tra le due, e Silvia si arrende, cede di fronte alla volontà più forte dell’amica rimettendosi sopra di lei, andando con la lingua a solleticarle il clitoride, a baciarle la micina.

Ottenuto il via libera Marisa ricomincia la sua opera. Si dedica per un lungo minuto alla rosellina baciandola ed umettandola di saliva. Dedica un breve succhiotto al cazzo di Emilio che le pende sopra la faccia, si accerta così che sia sufficientemente rigido e lo bagna di saliva per rendere meno traumatica la penetrazione, poi si perde ancora tra le pieghe della micina.

Emilio non ha bisogno di farsi dire cosa fare: si avvicina e punta la cappella sul bottoncino raggrinzito. Spinge piano e millimetro dopo millimetro la vede forzare l’apertura vergine.
Il corpo di Silvia si irrigidisce sopra quello di Marisa, il dolore non &egrave insopportabile ma &egrave forte, istintivamente vorrebbe sottrarsi senza badare alla voce di Emilio che le dice di rilassarsi, di spingere, ed &egrave in quel momento che Marisa le pizzica con forza i capezzoli facendola scartare indietro.
Il dolore acuto al seno la distrae dall’altro e quando le passa ha già dentro di sé un terzo dell’uccello invasore.
Si sente violata, indolenzita, le brucia eppure, eppure la lingua di Marisa le invia scintille di piacere dalla micina, il clitoride &egrave gonfio e sensibilissimo, ogni tocco della lingua la fa vibrare.
Piano il muscolo si adatta, dolore e bruciore scompaiono e Silvia sente l’uccello piantato dentro di lei che comincia a muoversi lentamente. Cerca di rilassarsi di agevolarlo, di concentrarsi sulla lingua di Marisa, sulla micina che ha davanti alla bocca che riprende a leccare con forza. Cerca una piccola vendetta ficcando l’indice profondamente nell’ano dell’amica, senza preparazione, e lo vede scomparire nel budello abituato a ben altre intrusioni, unica reazione percepibile la lingua dell’amica che affonda ancora di più nella micina.
Una sinergia istintiva guida le azioni di Marisa ed Emilio, attenti ad ogni irrigidimento di Silvia, ad ogni suo verso che possa indicare qualcosa di diverso dal piacere, e presto &egrave il piacere l’unica cosa che la pervade, piacere che le arriva sia dall’ano violato che dalla micina mangiata. Silvia esplode in un orgasmo come mai ne ha ricordati: i pensieri si fanno confusi, la testa le gira, le stelle le ballano davanti agli occhi. Grida senza sapere di gridare, si inarca alzando la testa e poi crolla quasi inanimata tra le cosce dell’amica che, le labbra strette attorno al clitoride, riceve sul viso i succhi dell’amica così abbondanti da temere stia orinando.

Non ha molto tempo per darsi una risposta, c’&egrave l’urgenza di Emilio che esce dal culetto di Silvia e cerca sfogo altrove, battendo sulla fronte di Marisa la quale gli offre la bocca accogliente succhiandolo fino a quando lunghe cole bianche non le rigano le guance e le labbra.
Lei non &egrave ancora venuta, ha vissuto il piacere degli amici felice per loro, per il concretizzarsi della sua idea, per il momento condiviso; però le basta stringersi un attimo il clitoride perché la tensione erotica esploda in lei facendola mugolare e dimenarsi sotto il peso degli altri due.

Ci vuole qualche minuto prima che si riprendano, ed &egrave un fiorire di baci e di sorrisi appagati.
La vasca li accoglie tutti e tre per lavarsi prima di sprofondare addormentati nel sonno dei giusti.

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