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Orgia

022 Valeria e i guardoni XXII°

By 4 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti avranno la pazienza di leggere questi racconti per la prima volta suggerisco di leggere i capitoli in ordine progressivo, sia per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima esperienza agli sviluppi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili, sia perché ogni capitolo ha rimandi a quelli che lo precedono. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera.

Capitolo XXII ‘

Identità segreta

Valeria e Cleo pedalavano sulle cyclette nella sala grande della palestra del circolo sportivo. Vale era vestita con un corto gonnellino ed una maglietta lacoste e Cleo con una corta canottiera di felpa grigia e pantaloncini rosa con una banda nera che fasciavano il suo splendido fondoschiena. Le due ragazze erano rivolte verso la grande vetrata che guardava sulle stalle dei cavalli ed il bosco. Erano sotto sforzo, sudavano ma parlavano fitto tra loro.

‘ma andavate d’accordo tu e Luca, cosa &egrave successo?’ chiese Valeria
‘non &egrave successo niente’ disse Cleo seria
‘perch&egrave vi siete lasciati allora?’
‘proprio perché non succedeva niente, negli ultimi tempi ci ha tediato la noia’
‘insomma spiegati meglio’ la pressò Valeria
‘forse eravamo innamorati, di certo avevamo una forte attrazione fisica. Ma poi ci siamo ritrovati come una vecchia coppia sposata, stanchi e annoiati dopo lunghi anni di matrimonio’
‘come &egrave possibile questo’
‘tutto &egrave cominciato quando mia madre e mio padre una sera mi hanno detto che era meglio se rimanevo a casa con Luca. La presero alla lontana ma in sintesi mi dissero: che loro capivano le nostre esigenze; che anche loro erano stati giovani; che era meglio non rischiare di andare a fare l’amore in automobile. Mio padre disse che non li dovevo considerare come genitori, ma come degli amici più grandi ed esperti che ti danno buoni consigli. Sentenziò che gli dovevo credere se affermava che in giro di notte c’&egrave tanta gente cattiva. Mia madre disse che loro sarebbero stati molto più tranquilli se avessi usato l’appartamentino nella mansarda per stare insieme a Luca’
‘in fondo mi sembra una cosa positiva’ disse Valeria
‘si, anche io ho pensato che fosse così, ma in realtà io e Luca ci sentimmo subito a disagio, come in gabbia. Quella ‘normalità’ ha ucciso il desiderio che c’era tra noi. Potevamo stare insieme tutta la notte ed avevamo una camera e un bagno tutto per noi, però io mi sentivo come una cavia e non sopportavo quei giocattoli che mi ricordavano l’infanzia e la quotidianità’
‘lo so’ disse Valeria ‘abbiamo giocato interi pomeriggi con le bambole nella tua mansarda’
‘Luca arrivava a cena e salutava i miei genitori che facevano dei sorrisi fessi ed ammiccanti, dandosi arie da persone moderne e emancipate. Eravamo tutti innaturali. Papà ci salutava ed andava con mamma a vedere la televisione in sala. Noi due impacciati salivamo al piano della mansarda. Luca si metteva il pigiama e io la vestaglia, lui si lavava i denti poi io andavo in bagno a preparami. Alla fine ci sembrò un dovere fare all’amore’
‘santo cielo’ disse Valeria ‘non avevo pensato a questo’
‘Alla fine, due sere fa, abbiamo pensato di non fare sesso ma di guardarci un film in DVD. La mattina dopo ci siamo telefonati ed abbiamo deciso di lasciarci’
‘ma allora perché non siete tornati liberi a fare sesso in automobile?’
‘con una casa a disposizione? Per quale motivo e come avrei potuto chiederlo? O peggio come potevo giustificarmi con mio padre?’
‘certo ti capisco, alla gente sembrerà strano, ma io ti capisco’
‘lo so, può sembrare strano, ma le semplici comodità portano alla morte del potente dio Eros’
‘tu e la tua mania della storia e delle mitologia’ sbuffo Valeria ‘si concreta ora che vuoi fare?’
‘Non lo so. Mi annoio. Ecco posso dire: che palle!’ esclamo Cleo ‘qua nessuno fa più quello che deve. I padri e le madri fanno gli amici, invece noi abbiamo bisogno di genitori. Che palle!’

In quel momento una quindicina di ragazzi vocianti con indosso le maglie da calcetto passarono davanti alle grandi vetrate delle palestra. Come al solito facevano gli scemi guardando Cleo e Valeria sulle cyclette. Il gruppo le aveva elette tra le più ‘bone’ della città ed erano più grandi dei ragazzi di due o tre anni. Questo le proiettava di prepotenza nell’Olimpo dei desideri più sconci e lascivi di tutto quel gruppo di adolescenti e le due amiche lo sapevano.

Cleo pedalando li saluto dicendo ‘guarda questi segaioli, stanno tutto il giorno a sbavarci dietro’
‘&egrave estate e la scuola e finita’ rispose Valeria ‘non li trattare male, sono ragazzi’
‘non li sottovalutare’ rispose Cleo ‘presi uno ad uno sono bravi ma sono bestie. Se li incontri tutti insieme, di notte e in un vicolo buio, ti fanno un culo così’
‘esagerata’ disse Valeria mentre anche lei salutava il gruppo di ragazzi
‘osservali bene’ disse Cleo ‘ci guardano come oggetti, per loro noi due non siamo persone. Mi sembra di sentire i loro commenti mentre si danno di gomito. Staranno dicendo ‘guarda che pezzi di fica’, mica ci chiamano ragazze per loro siamo fiche’
‘ma dai’ rise Valeria ‘e poi &egrave solo un modo di dire, per sentirsi grandi’
‘balle! Sono bestie, per loro siamo come tranci di carne, due succulente bistecche’
‘e va bene ma anche noi commentiamo i bei ragazzi senza tanti giri di parole’
‘per noi ragazze &egrave diverso’ disse Cleo annunciando un dogma che non aveva bisogno di spiegazioni ‘adesso ti dico cosa succede. Le bestie fanno il giro della palestra, entrano nella stanza delle macchine e dei pesi, poi passano nel corridoio qua dietro di noi per guardarci il culo. Danno i voti ai nostri lati B ed infine escono per andare a giocare, commentando le varie parti del corpo come un macellaio che parla di una vacca’
‘sei terribile’ disse Valeria ridendo ‘come al solito’

Di lì a poco però si aprì la porta del corridoio alle loro spalle ed i ragazzi sfilarono uno ad uno dietro di loro. Dalle immagini riflesse sulle vetrate le due ragazze videro le ‘bestie’ mangiare con gli occhi i glutei in movimento sulle cyclette. Cleo guardò Valeria alzando un sopracciglio, come per dire ‘che ti avevo detto’ e le due amiche scoppiarono a ridere.

Dopo un quarto d’ora, stanche e sudate, andarono a farsi la doccia. Cleo uscì dalla doccia e si vestì di corsa urlando trafelata che era tardi e scappò via. Valeria amava fare la doccia e rimase a lungo sotto il getto di acqua bollente. Il ricordo dello strano sogno che aveva fatto la tormentava, si rivedeva sequestrata e violentata nella sporca baracca di un cantiere edile che somigliava più ad un circo che ad un edificio in costruzione. Perché mai aveva avuto un sogno tanto strano. La cosa più anormale fu che si era svegliata angosciata solo per le sue scarpe rovinate, la macchina sporca, i vestiti sciupati. Le violenze sessuali subite in sogno le regalavano oscene smanie. Se immaginava di essere toccata nelle parti più intime da mani sconosciute un fuoco inestinguibile le ardeva nel corpo. Quando uscì era sola nello spogliatoio. Mentre si asciugava con il fon i lunghi capelli castano scuro pensò alla sua giornata. Per come si sentiva eccitata se Giovanni le avesse chiesto di fare sesso in automobile con un paio di guardoni non avrebbe opposto molta resistenza, desiderava trasgredire e fare sesso con degli estranei. Ma Giovanni era a Roma per lavoro, purtroppo. Era sola e annoiata e la paura del ‘tedium vitae’ che ricorreva nei suoi pensieri la assalì.
‘Quando ti servono mariti e fidanzati non ci sono mai’ pensò irritata Valeria ‘e colpa sua se mi sento così, non doveva costringermi a fare certe cose’

Si guardò i capelli allo specchio, erano un disastro. Non riuscendo a domare i suoi ricci con il fon li raccolse con la solita bandana, poi provò un capellino da baseball di jeans. Si specchiò e ridendo pensò ‘una soluzione ci sarebbe. Ho una identità segreta, come Clark Kent. Lui toglie gli occhiali, mette il mantello e diventa Superman. Io tolgo la bandana, metto il cappello e divento Martina’

‘Cleo &egrave arrabbiata e se la prende con i ragazzi del calcetto’ pensò divertita ‘Vediamo che cosa succede se le ‘bestie’ incontrano la ‘bella’.’

L’ispirazione improvvisa la rallegrò. Aveva tre ore prima di cena e poteva giocare ad interpretare Martina. Prima di tutto pensò a come vestire la sua alter ego con quello che aveva al momento. Indossò la maglietta lacoste, il cortissimo gonnellino di felpa a quadri rossi e le scarpe da tennis. Si specchiò, niente male, ma il look era troppo ‘ragazzina innocente’. Andava bene per i Giapponesi, ma per i maschi latini ci voleva di meglio. Tolse i calzettoni di cotone bianchi e mise i fantasmini, poi gli stivali di camoscio con il tacco alto che portava sui jeans prima di cambiarsi per fare ginnastica e si specchiò. Andava molto meglio.
‘Io non indosserei mai stivali col tacco così alto e una gonna più che corta ridicola’ pensò sorridendo davanti allo specchio ‘ma Martina sicuramente si’.
Non del tutto contenta sfilò la maglietta lacoste e prese la camicia bianca che portava con i pantaloni. La indossò facendo un nodo all’altezza delle vita e lasciandola generosamente aperta sul davanti. Mise di nuovo il cappellino e si specchiò soddisfatta, poi mise tutto quello che non indossava ordinatamente nel borsone. Aveva in mente un piano preciso.

Uscì dagli spogliatoi e si incamminò a passo deciso verso il suo maggiolino volkswagen cabriolet che era parcheggiato proprio di lato ai due campi di calcetto. Interpretava Martina ed anche il suo modo di camminare mutò. Valeria aveva sempre un po’ patito quel seno tanto prosperoso e tendeva a curvare un po’ le spalle, quasi a mascherarlo. Martina invece avanzò con la schiena diritta e il petto in fuori. Il passo deciso e cadenzato come quello di una SS nazista fece ondeggiare i suoi fianchi e danzare il gonnellino sulle lunghe gambe tornite. Due cinquantenni che facevano jogging correndo sui prati intorno agli edifici del club inciamparono tra loro e si fermarono a guardarla con la bocca aperta ed il fiato corto. I ragazzi del calcetto già a cinquanta metri la notarono. Martina aveva una camminata ipnotica che bloccò all’istante la partitella. I ragazzi seduti nelle panchine si alzarono seguendo con curiosità lo sguardo trasognato dei loro compagni. Quando Martina camminò di fianco al campetto i ragazzi si portarono verso di lei afferrando con le mani l’alta rete di protezione. Sembravano ergastolani che, nell’ora d’aria, vedono una bella ragazza dopo anni di forzata astinenza sessuale. Iniziarono ad urlare, fare versi e saluti con le mani, poi cominciarono a spintonarsi tra loro sbeffeggiandosi a vicenda. Martina rispose al salutò. Rimase volutamente indifferente ai commenti pesanti ed ai fischi d’ammirazione che si alzarono dalle ‘bestie’ interpretando a meraviglia il ruolo della ‘bella’ svampita. Si portò di fianco alla volkswagen cabriolet che aveva la cappotte abbassata e girando le spalle ai ragazzi poggiò il borsone e la racchetta da tennis sul sedile posteriore. Si chinò in avanti per farlo e l’indistinto vociare dei ragazzi alle sue spalle si attenuò mentre la gonna corta si alzava un poco scoprendo le lunghe cosce. Martina sembrava distratta ma sapeva di avere tutti gli occhi puntati addosso. Quello era il momento di agire. Con la scusa di dovere prendere qualcosa nel borsone, tenendo le gambe unite, si sporse in avanti e si chinò del tutto nell’auto decappottata. Sapeva bene che la corta gonna a pieghe sarebbe salita fino a scoprire le mutandine e le natiche. Sorrise soddisfatta nel sentire che i ragazzi si erano di colpo ammutoliti davanti a quella inaspettata visione delle sue gambe nude fino al sedere. Come se non trovasse quello che cercava si sporse ancora di più piegando sbarazzina una gamba. Indugiò per qualche secondo in quella posizione poi si alzò e con indifferenza salì in auto. Passò con l’automobile di fianco al campo di calcetto e fece ‘ciao’ con la mano. Le ‘bestie’, come svegliate di colpo dal colpo di frusta della domatrice, esplosero in entusiastici saluti. Guardò nello specchietto retrovisore la vociante comitiva mentre lei si allontanava in auto. E si eccitò ancora di più immaginando quegli adolescenti andare in bagno a masturbarsi, avendo negli occhi il ricordo delle sue lunghe cosce abbronzate. Si sentì soddisfatta nel pensare che, per tutta la vita, quegli adolescenti avrebbero portato impressa nella memoria l’immagine felice delle sue candide mutandine e delle sue natiche tonde.

Si fermò all’incrocio al semaforo rosso. Era eccitata ed euforica per quello che aveva fatto e si sentì bagnata tra le gambe. Se Giovanni fosse stato con lei avrebbe ‘ceduto’ alle sue richieste visto che erano passate giusto due settimane da quando aveva interpretato Martina con due guardoni sconosciuti. Ma era sola e doveva scegliere. Era nuovamente di fronte ad una tentazione. Se proseguiva diritta sarebbe andata verso casa e sarebbe stata Valeria, la ragazza brava, virtuosa ed equilibrata che legge libri in camera sua e si annoia. Se girava a sinistra avrebbe imboccato la strada che saliva alla pineta di San Andrea, giocando ad essere Martina, una giovane svampita, depravata e imprevedibile che agisce e si diverte. Una scelta che poteva cambiare la vita e le poneva un dilemma. Lei chi voleva essere veramente? Valeria o Martina? Pensò a Cleo, a come la normalità le avesse rovinato la vita ‘al diavolo’ pensò ‘io non voglio morire di noia’.

Svolto con l’auto e cominciò a salire con l’automobile lungo i tornanti della strada che saliva alla pineta. Arrivò al piccolo piano tra gli alberi dove, insieme a Giovanni, aveva iniziato quel gioco ed incontrato i due guardoni sulla Fiat punto. Fermò la volkswagen e si guardò intorno, non c’era nessuno e rimase profondamente delusa. Si sentì di colpo poco intelligente. Che cosa pretendeva, non aveva dato ai due uomini ne un ora, ne un giorno per incontrarsi. Più per sganciarsi da loro che per altro aveva accennato ad un vago appuntamento, chissà quelli dove erano in quel momento. Rimase ferma e triste a guardare il bosco per qualche minuto poi realizzò che era sola. Il sole cominciava a scendere sull’orizzonte e all’improvviso si sentì in imbarazzo. Il disagio divenne paura atavica della foresta e delle sue ombre e sentì forte il desiderio di scappare via.
‘che mi &egrave venuto in testa’ pensò ‘venire qua da sola &egrave stata una fesseria’

Mise in moto e fece manovra per andarsene quando il cuore fece un salto e le si fermò. La fiat punto con i due guardoni entrò in quel momento nel piano. L’auto si avvicinò piano e si fermò di fianco alla sua volkswagen. Al volante c’era il guardone basso che aprì il finestrino.

‘buona sera signorina Martina ‘ disse ‘si ricorda di noi, siamo quelli di due settimane fa nella piccola cava qua vicino’
‘si mi ricordo di voi’ disse Valeria dandosi un tono. Aveva il cuore che le batteva forte ma nello stesso tempo non si sentì più sola e la presenza di due persone conosciute la tranquillizzò. Sentirsi chiamare ‘Martina’ poi la proiettò all’istante nella sua falsa identità e la eccitò.
‘sono tre giorni di seguito che veniamo qua a cercarla’ disse l’uomo alto seduto sul sedile del passeggero ‘avevamo perso la fiducia di vederla’
‘si ricorda? Ecco ci aveva promesso . . . diciamo . . di stare un po’ insieme a noi’ aggiunse il guidatore deglutendo con libidine
‘si, mi ricordo cosa vi ho promesso’ disse Valeria ‘ma questa sera &egrave un po’ tardi ed ho molti altri impegni di lavoro’
‘per favore’ disse il tipo alto ‘lei &egrave così bella e sono due settimane che sogno tutte le motti di incontrarla, se non vuole fare quella cosa magari si lascia guardare e basta’
Nella testa di Valeria il ricordo del primo incontro e la voglia che la tormentava dalla mattina fecero divampare il desiderio. Tirarsi indietro, certo, era la cosa più saggia. Perché vestirsi in quel modo e interpretare Martina se poi scappava?

‘ho fatto una promessa &egrave intendo mantenerla’ disse entrando nella parte ‘ma solo di quello si tratta, toglietevi dalla testa altre cose . . . sono stata chiara?’
‘si, si chiarissima, niente altro, può stare tranquilla signorina, siamo due galantuomini’ disse il piccoletto portandosi la mano sul cuore ‘vogliamo andare alla piccola cava come l’altra volta?’
‘di sicuro non mi metto a fare seghe di gruppo qua in mezzo al prato’ disse Valeria ritrovando il suo piglio.
‘certo, certo, &egrave giusto. Salga con noi &egrave lasci qua la sua automobile, tanto la nostra &egrave vecchia e se si riga non fa niente’

Valeria alzò la cappotte e prese la borsetta, scese e chiuse a chiave il maggiolino che docile lampeggiò. Il guardone alto scese e passò nel sedile posteriore lasciando lo sportello aperto. Valeria non era sicura di quello che stava facendo ed esitò davanti a quello sportello aperto come un tuffatore che si trova a lanciarsi in mare da una scogliera.
‘qualcosa non va?’ chiese il guidatore
Valeria non rispose, sbuffò ed entrò nell’utilitaria. Chiuse lo sportello emozionata, cercando di nascondere il tremore che le percorreva tutto il corpo. La fiat punto si mosse per percorse le poche centinaia di metri che li separavano dalla piccola cava chiamata ‘il buco’.

‘permetta che mi presenti’ disse il guidatore ‘io mi chiamo Salvatore, ho quarantadue anni, sono un suo grande ammiratore lei &egrave bellissima e volevo dirle . . .’
‘si, si ho capito’ lo interruppe Valeria ‘mi basta sapere il nome, solo quello. Il resto non serve’
‘lo scusi signorina’ intervenne il guardone alto da dietro ‘lui parla sempre troppo. Io mi chiamo Gino’
‘ah, bene’ disse Valeria riacquistando il suo spirito ‘&egrave molto che frequentate questo posto?’
‘quando ci siamo conosciuti per noi era la prima volta’ disse Salvatore prima che Gino potesse rispondere ‘eravamo venuti a studiare l’area di giorno perché non la conoscevamo purtroppo’
‘perché purtroppo?’
‘non pensavamo che ci fosse tutto questo movimento, &egrave un posto eccezionale e guardi che noi ne abbiamo visti tanti’
‘si &egrave vero’ disse Gino ‘per venire qua dobbiamo fare quasi un ora di macchina, ma né vale proprio la pena’
‘quindi siete di fuori’ disse Valeria rallegrandosene ‘e allora come siete capitati qua?’
‘degli amici guardoni ci hanno parlato di questo posto, sono appassionati di foto come me’ rispose Gino ‘ci hanno raccontato che ci sono molte coppie esibizioniste che frequentano questa pineta. Dicono che c’&egrave una coppia eccezionale con una ragazza bellissima. Forse lei li conosce, hanno una volvo station wagon’
‘no, non li conosco’ mentì Valeria avvampando.

La fiat punto entrò nel ‘buco’ con Salvatore incurante dello stridore dei rovi sulla carrozzeria della fiat. L’auto si fermò al centro della piccola cava. Valeria era immobile, con la borsetta stretta tra le mani e poggiata sopra le gambe. I guardoni stavano fermi e zitti. Nessuno sapeva cosa fare o come iniziare ed erano tutti e tre enormemente imbarazzati. Salvatore che era il più sfrontato dei due allungò una mano sul ginocchio di Valeria e lei gli bloccò la mano
‘fermo, ancora non ti ho detto che puoi toccarmi’ disse decisa ‘scendiamo dalla macchina’
‘ma io non ho né coperte né altro’ si scusò Salvatore
‘non servono, quella cosa la facciamo in piedi, qua dentro rischio di sporcarmi i vestiti’ disse Valeria e scese seguita dai due guardoni.
Le pareti delle piccola cava irradiavano il calore accumulato durante il giorno e le erbe aromatiche spandevano nell’aria inebrianti profumi. Valeria respirò a fondo per calmarsi e guardò Gino che la mangiava con gli occhi ed era il più impacciato. Sentì Salvatore avvicinarsi, era dietro di lei e la sua mano cercò di infilarsi sotto la camicia.
‘ti ho detto di stare fermo con le mani, così mi rovini la camicia. Mi spoglio da me ma solo da qua in su’ disse Valeria e sciolse il nodo della camicetta
‘magnifico, si’ rispose Salvatore
Valeria tolse la camicia mettendola sul sedile, poi slacciò il reggiseno e lo sfilò. Salvatore da dietro le passò le mani sotto le ascelle e le palpò le tette.
‘mamma mia quanto sono grosse. Sei proprio bona, bona da non credere’

Valeria eccitata per quella volgarità emise un gemito. Quando immaginava quegli incontri era terrorizzata da come potevano andare e fu sconcerta dalla naturalezza con la quale si comportava. Si girò verso Salvatore e allungò una mano impugnando il membro che sbucava dalla patta aperta dei pantaloni. Questa volta fu Salvatore a gemere di piacere. Gino a quel punto si avvicinò aprendo la lampo dei pantaloni ed estraendo il suo pene. Valeria se li ricordava bene, il guardone basso con un pene violaceo che gocciava di continuo e veniva come un idrante e quello alto con il membro lungo ed esageratamente largo. Ora che li aveva vicini si rese conto che erano tutti e due piccoli di statura. Lei era abituata a Giovanni che era molto più alto. Quei due, oltre che bassi e grassi, avevano un fisico sgradevole e lineamenti volgari, come i loro modi. I guardoni si curvarono sulle grosse tette, palpandole e succhiando i capezzoli con foga. Valeria aveva le loro teste sotto il viso e poteva respirare l’odore acre dei loro capelli. Salvatore in particolare era brutto, con una grossa pancia e il corpo completamente coperto di un fitto pelo nero. Sembrava una scimmia. La situazione strana la eccitò e ondate di piacere le percorsero il corpo dai seni al sesso. Impugnò con la destra il pene di Gino e continuò a masturbare Salvatore con la sinistra. I due guardoni eccitatissimi senza alzare le teste dai seni slacciarono la cintura dei pantaloni che si afflosciarono fino alle caviglie, poi abbassarono le mutande a metà coscia per favorire la masturbazione. Valeria provò l’irrefrenabile desiderio di carezzarsi ma aveva tutte e due le mani occupate e quando sentì la mano di Salvatore scendere dalle tette alla pancia, fin sotto la gonna, non protestò. Salvatore aspettò per qualche secondo, poi timidamente infilò la sua mano tra le cosce provando un sublime piacere al contatto di quella pelle così morbida. Valeria gli carezzò il pene e lo strinse forte e Salvatore capì che aveva via libera. Le sue dita tozze si infilarono sotto le mutandine fino a trovare la fessura della vagina calda e bagnata. Valeria si alzò la corta gonna rossa a quadri e si strusciò il suo uccello duro sulle cosce lasciando una scia lucida di liquido seminale sulla pelle. Anche Gino vide quello che stava facendo Salvatore e ben presto i due guardoni iniziarono a toccarla dappertutto e a masturbarla. Salvatore le infilò il dito medio nelle vagina e prese letteralmente a scoparla con la mano, mentre Gino iniziò a massaggiarle il clitoride. Era una masturbazione rozza ma era quello che desiderava fin da quando si era svegliata. Mani di uomini cafoni e sconosciuti. Valeria strinse forte i due peni che pulsavano nelle sue mani e fu scossa dall’orgasmo, ma ebbe vergogna di dirlo. I due guardoni erano troppo intenti a godersela e troppo ottusi per percepire il suo stato. Non si resero conto di niente e continuarono senza sosta a leccarla, masturbarla, penetrarla con le dita. Valeria sconvolta tremò di piacere nelle loro mani resistendo fino a quando sentì le gambe cedere. Non resisteva più a quell’orgasmo prolungato e si staccò da loro.

‘fermi basta’ disse ai due uomini che come drogati si fermarono lentamente.
‘che succede, che dobbiamo fare?’ chiese Salvatore sfilando finalmente le sue dita dalla Vagina
Valeria si aggiustò la gonna e le mutandine. Guardò i due uomini con i pantaloni calati fino alle caviglie e le mutande stirate a meta coscia. Erano brutti e ridicoli.
‘&egrave tardi ora vi faccio venire. Mettetevi poggiati qua’ disse loro indicando il cofano della fiat punto. I due guardoni camminarono comicamente con i calzoni calati. Come due grossi pinguini si portarono dove Valeria aveva detto, si calarono le mutande alle caviglie e si appoggiarono sul cofano uno di fianco all’altro. Valeria si mise in piedi di fronte a loro e poggio le mani sulle loro cosce. I guardoni respiravano affannati e sbuffavano ogni volta che Valeria li toccava. Lentamente fece scorrere le sue dita affusolate verso il sesso di Gino. Lo impugnò con la destra e con l’indice della sinistra gli fece passare il polpastrello tutto intorno al glande, facendolo diventare duro come un pezzo di legno. Salvatore guardava e allungò una mano verso un seno tastandolo.
Valeria lo fermò ‘signor Salvatore stia fermo con le mani, ora vengo anche da lei’ e così dicendo strinse forte il pugno della mano destra sul suo pene, mentre con la sinistra fece lo stesso giochino. Poi li impugnò entrambi menandoli su e giù velocemente fino a quando, sentendoli pulsare, li serrò alla base guardando i glandi gonfiarsi al massimo ed emettere grosse gocce di liquido preseminale.
‘ora vediamo chi &egrave il più bravo e viene per primo’ disse loro e cominciò a masturbarli ma non contemporaneamente. Li teneva tutti e due in pugno ed iniziò a muovere veloce la mano sinistra, poi si fermò di colpo per sentire il pene di Gino pulsare e partì con la mano destra masturbando Salvatore. Ripete più volte quel movimento intermittente mentre i guardoni le carezzavano le tette che dondolavano al ritmo delle sue mani.
‘signoria Martina io sta per venire’ rantolò Salvatore
Valeria si concentrò su di lui e velocizzò il movimento. Salvatore si irrigidì e cominciò a urlare.
‘su faccia silenzio, non la sto mica uccidendo’ disse Valeria e diete un colpo deciso verso la base del pene fermando la mano e guardando il glande pulsare e gonfiarsi. Il primo schizzo lanciò un fiotto bianco di sperma a più di mezzo metro colpendo le foglioline di un basso cespuglio, seguito da altri getti forti e abbondanti. Valeria allentò la presa poi diete un ultima strizzata dalla base fino alla punta spremendo ancora una grande quantità di sperma.

‘che bravo, non ho mai visto nessuno sborrare tanto così’ disse e delicatamente lasciò la presa ‘ora tocca a questo signore’
Gino, come ubbidendo ad un comando, si alzò dal cofano e le venne vicino. Valeria con la sinistra lo afferrò alla vita e cominciò a masturbarlo con la destra mentre il guardone le mise il braccio destro sulle spalle e con la sinistra riprese a palpare le tette.
‘si, sei fantastica’ gli sussurrò ‘non voglio sborrare per terra ma nella tua mano’
‘si mi piace’ disse Valeria eccitata e lasciandogli la vita prese a masturbarlo con la sinistra accelerando il ritmo della sega.
‘mm. . ecco . . si . . si continua . . non smettere’
‘dimmi quando vieni’
‘mm .si, adesso!’ rantolò Gino tuffando il viso nell’incavo del collo di Valeria e stringendo con forza una tetta fino a farle male.
Valeria tenne fermo il grosso membro con la sinistra e con la mano destra lo incappucciò mentre lo sperma cominciò a schizzare riempiendole ben presto il palmo e colando denso tra le dita. Con calma lo lasciò uscire strizzando ogni tanto il pene con la sinistra. Era caldo e straordinariamente denso, sembrava yogurt e fu tentata di portarlo alla bocca per allungare la punta della lingua e sentire il suo sapore. Fu distratta da Gino che ebbe un sussulto.
‘grazie, &egrave stato meraviglioso’

I due guardoni la riaccompagnarono alla sua macchina, Valeria guardò l’orologio. Erano trascorsi poco più di trenta minuti. Si guardò intorno e con sollievo vide che non c’era nessuno. Salutò e scese di corsa aprendo gli sportelli della volkswagen con il telecomando.

‘arrivederci signorina’ disse Salvatore aprendo il finestrino ‘&egrave stato un vero piacere’
‘si va bene’ tagliò corto Valeria
‘le abbiamo lasciato i nostri numeri di telefono e un piccolo regalo’
‘ah . . molte grazie’ disse Valeria senza riflettere e salì in macchina mentre i guardoni si allontanavano. Poi mise a fuoco e pensò ‘un regalo? Ma di cosa parla questo scemo’. Incuriosita guardò dove poteva stare questa sorpresa. Salvatore era salito in macchina per primo mentre lei finiva di masturbare Gino e gli aveva infilato nella borsetta una busta bianca. Valeria aprì subito la busta e vi trovò due banconote da cinquanta euro ed un biglietto con i loro nomi ed i numeri dei cellulari.

‘ma per chi mi hanno preso’ urlò infuriata e accartocciò il biglietto gettandolo a terra. Poi la rabbia si trasformò in una risata. ‘calma’ si disse ‘sono Martina, mica Valeria’.

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