È passata qualche settimana dall’esperienza più sconvolgente della mia vita matrimoniale. Io e mia moglie L., entrambi cinquantenni, avevamo organizzato da tempo una cena con una coppia di nostri amici “storici”, che abitano in un’altra città e che riusciamo a incontrare solo a intervalli di alcuni anni l’uno dall’altro. Era una di quelle occasioni speciali dove ci saremmo aggiornati sull’andamento delle nostre rispettive vite e recuperare il tempo passato senza vederci e festeggiare insieme. A poche ore dalla cena, ho incrociato però per caso un collega, G., mio coetaneo, con il quale ci eravamo completamente persi di vista e che si trovava in compagnia di un suo collaboratore, F., molto più giovane di lui. Entrambi erano saliti dal capoluogo, avevano saltato il pranzo e mi hanno chiesto dove poter cenare in tranquillità prima di ripartire. Preso dal mio innato senso di ospitalità, li ho invitati alla cena, avvisandoli di non sentirsi in imbarazzo per la confidenza che avevamo con l’altra coppia e di “buttarsi nella mischia” perché erano persone molto allegre e disponibili allo scherzo. Dopo qualche resistenza hanno accettato di buon grado, programmando che dopo cena sarebbero tornati con calma giù in città dove avevano la loro stanza in un B&B. Quando si sono presentati a casa, la coppia dei nostri amici storici, R. e M., era già arrivata. Mia moglie L. ha riconosciuto il mio collega G. e, una volta fatte le presentazioni tra lui, F. e tutti gli altri ci siamo accomodati per dare inizio alla serata. La cena scorreva in modo piacevole, ma con l’aumentare del tasso alcolico la confidenza tra me, L. e la coppia dei nostri amici ci ha portato a parlare, sempre in tono estremamente scherzoso, di argomenti piccanti. Tra i tasti toccati c’è stata la frequenza dei rapporti sessuali di ognuno di noi con i rispettivi partners, del fatto che sia L. che M. fossero in menopausa e che questo aveva portato il vantaggio innegabile di poter rinunciare a qualsiasi precauzione. I due “estranei” si erano ambientati in un baleno, G. è sempre stato un uomo molto brillante e aperto e il suo giovane collaboratore, nemmeno ventenne, dimostrava di avere uno spirito e una maturità fuori dal comune. Non chiedetemi il perché, ma parlare di erotismo e di rapporti di coppia è stato divertente e non è mai apparso fuori contesto o di cattivo gusto. Ripensandoci adesso, avrei dovuto notare però le occhiate che lanciavano verso L. e M. e come i due “ospiti” stessero comunque riservando molte attenzioni soprattutto a L.: la riempivano di complimenti per come aveva cucinato, per la casa e, quando l’argomento si era fatto più caldo, per come si mantenesse giovane e bella nonostante avesse appena compiuto 50 anni. G. insisteva molto sul fatto che la ricordasse com’era quando lavorava qui e che, nonostante anni fa fosse bellissima, adesso lo era altrettanto. Ovviamente le lusinghe erano annacquate da parole di considerazione verso di me, di come fossi anche io ancora molto giovanile e piacente. Dopo cena l’atmosfera si era fatta ancora più calda, con la musica in sottofondo e l’alcol che continuava a scorrere, tanto che cominciammo, in modo scherzoso, a ballare e ridere in modo scatenato. Dopo circa un’oretta, R. e M. dovevano però tornare dai loro parenti che li stavano ospitando, la cui figlia li aveva accompagnati da noi per la cena, giustificandosi che non avrebbero potuto presentarsi da loro dopo mezzanotte. Io e L. abbiamo concordato affinché li accompagnassi in auto, mentre G. e F. si stavano già preparando per lasciare la nostra abitazione, dopo il caffè che L. si era offerta di preparargli. Quando io e la coppia di amici stavamo arrivando al garage dove avevo lasciato l’autovettura, a M. è arrivato però un messaggio della nipote che l’avvertiva di aver trascorso la serata lì vicino e, trovandosi ancora nei paraggi, sarebbe passata a prenderli per riportarli a casa. R., dopo avermi ringraziato per la disponibilità, in modo scherzoso mi ha detto “torna a casa che quei due si sono innamorati di L.”, beccandosi uno schiaffetto affettuoso da M. che lo ha ripreso per la sua malizia e ha lodato G. e F., che erano stati due compagni di cena brillanti che li avevano fatti sentire come se si conoscessero da una vita. Dopo meno di cinque minuti, passati ancora a ridere e scherzare, R. e M. sono saliti sull’auto della nipote che li avrebbe riportati a F., che dista una mezz’oretta di strada da casa mia. Tornando verso la mia abitazione, però, mi riecheggiavano in testa le parole di R., come un campanello di allarme, soprattutto quando ho notato che l’auto di G. era ancora posteggiata davanti casa mia nonostante aspettassero solo di bere il caffè per andarsene. Non so perché presi quella decisione, me lo sono chiesto tante volte, ma invece di entrare in casa e avvisare che non avevo più dovuto accompagnare R. e M., mi portai verso il retro della nostra villetta, dove è presente una porta – finestra a vetri e da dove, al buio, avrei avuto una visione perfetta dell’ambiente unico salotto/sala da pranzo dove avevamo trascorso la serata.
Erano rimasti loro tre nella stanza, in uno stato che definire euforico sarebbe un eufemismo. La musica non era alta, ma piacevolmente avvolgente e contribuiva a creare un’atmosfera che sembrava contribuire a mettere tutti a proprio agio. Intervallavano momenti di ballo a battute, che facevano ridere tutti e tre a crepapelle, almeno così credevo di interpretare dal mio punto di osservazione, ma già avvertivo come il loro stato “brillo” potesse sfociare in qualcosa di diverso, cosa che avvenne esattamente dopo qualche minuto. Infatti mentre L. ballava al ritmo della musica, muovendosi a dire il vero in modo sensuale, non so se con malizia o ingenuità, G. le si è avvicinato e ha cominciato a sfiorarla con il corpo, seguendone i movimenti. I loro sguardi si sono incrociati per qualche secondo di troppo e forse questo ha dato coraggio a G., che ha cominciato a stringersi ancora di più e a prenderle le mani tra le sue. Con sgomento ho notato come L. non le abbia respinte, proseguendo il balletto, fino a quando G. non si è avvicinato di nuovo e le ha sfiorato il collo con le labbra. L. si è ritratta con la testa come per chiedere cosa stesse facendo, ma non deve essere stata molto convincente perché G., fissandola negli occhi, ha cominciato a parlarle vicino l’orecchio. Lei ha rivolto un attimo lo sguardo verso la porta finestra, nella mia direzione, dove però non poteva vedermi a causa del buio pesto dell’esterno, sufficiente però per farmi temere di essere scoperto, poi si è voltata nuovamente verso l’uomo che le si era appiccicato addosso. Quel bastardo di G. continuava infatti a parlarle a pochi centimetri dal viso e muoveva il suo corpo seguendo un ritmo immaginario, ma estremamente sensuale. I due bacini oramai si toccavano e sia i pantaloni in tessuto leggero di G. che il vestitino a fiori di L. sembravano essere perfetti per sentire il calore che i loro corpi sicuramente sprigionavano. Nel frattempo F. si era avvicinato a L. da dietro, continuando a ballare, e parlava. Dalla mia posizione sembrava la stessero tranquillizzando, probabilmente in un tentativo di metterla a suo agio e non farla scappare. Non potevo sentire i loro discorsi, ma non ci vuole un investigatore per comprendere come le stessero dicendo che non sarei arrivato prima di un’oretta, che ci avrei messo mezz’ora per il viaggio di andata e altrettanto per il ritorno, che erano soli, che si potevano divertire perché tanto non l’avrebbe saputo mai nessuno. F. la lusingava e poggiava la sua testa sulle spalle di L. che, di istinto, ha reclinato la testa all’indietro nella sua direzione, sorridendo forse a qualche sua battuta oppure alle lusinghe che le stava facendo. G. ne ha subito approfittato baciandole sensualmente il collo. L., rialzando la testa, l’ha guardato come per dirgli “che fai”, ma dalla mia posizione era già chiaro che i suoi flebili tentativi di difesa erano stati abbattuti. G. ha cominciato infatti a baciarle gli zigomi, passando alla guancia e finendo per poggiare le sue labbra su quelle di L., che sembrava impietrita ed eccitata allo stesso tempo. Dopo qualche secondo ha risposto al bacio, socchiudendo gli occhi e aprendo la bocca, permettendo alla lingua di G. di entrare. G. e L. si scambiavano ora dei baci voluttuosi e passionali, mentre F., da dietro, aveva abbracciato L., cingendole i fianchi e cominciando a strusciare l’inguine sul suo sedere. Dopo qualche secondo è sceso alle gambe e le ha infilato le mani sotto il vestito, palpandole le cosce e arrivando fino alle chiappe. Il bianco candore della pelle di L. svettava in contrasto con lo smalto rosso delle sue unghie, le sue mani non erano più intrecciate con quelle di G., ma accompagnavano i movimenti di quelle di F., originariamente in un disperato e tardivo tentativo, mal riuscito, di farlo smettere, poi proprio per seguire il sensuale palpeggiamento a cui la stava sottoponendo. G. continuava a baciarla senza sosta, lei apriva e chiudeva gli occhi, in evidente trance emotiva. G., continuando a baciarla, ha cominciato a toccarle il suo grosso seno, che ballava visibilmente ad ogni tocco delle sue mani, quindi ha scostato il suo bacino da quello di L. e, dopo aver abbassato velocemente la chiusura lampo dei pantaloni, ha tirato fuori il suo membro già in erezione, appoggiandolo in mezzo alle gambe di L. dopo averle tirato su il vestito, mettendolo a contatto con l’interno delle cosce e della sua biancheria intima. F. ha fatto lo stesso da dietro e ha cominciato a strusciarlo e appoggiarlo sulle natiche bianchissime di L., a cui aveva scostato le mutandine di lato. G. le ha dato l’ultimo bacio e poi, guardandola negli occhi, le ha poggiato le mani sulle spalle spingendola con delicatezza verso il basso, invitandola tacitamente a mettersi in ginocchio. L. l’ha fatto e si è trovata, altezza viso, il glande rosso di G., culmine di un pene di una quindicina di centimetri ma largo e duro con alla base un ciuffo di peli neri e ispidi, mentre alle sue spalle F. le accarezzava la testa e, impossessatosi di una mano della donna, l’ha poggiata sul suo membro, forse meno nerboruto di quello di G. e con poca peluria, ma già completamente in erezione. Dopo pochi secondi di titubanza, L. ha accolto nella sua bocca il pene di G., fagocitandolo quasi tutto e cominciando a succhiarlo avidamente. Nel frattempo, con la mano, stringeva quello di F., che socchiudeva gli occhi ogni volta che arrivava fino alla base. Quello che stavo vedendo mi aveva sconvolto e lo aveva fatto ancora di più il fatto che, invece di intervenire, fossi lì a guardare con un’erezione mostruosa. Sentivo il cuore pulsarmi sulle tempie e delle vampe di calore avvolgermi. La fellatio è durata un paio di minuti, al termine dei quali G. ha fatto rialzare L. e l’ha fatta inginocchiare, di spalle, sul divano. Il vistoso seno, grande, leggermente calante ma ancora splendido di L. era fuori dal vestito e appoggiato al poggiatesta, praticamente in mezzo ai suoi avambracci, il bianco candore della pelle faceva da contrasto all’aureola e i capezzoli, dietro di lei G. le ha alzato nuovamente la vestina e, dopo averle abbassato le mutande, ha cominciato a penetrarla con forza. L. sussultava ad ogni spinta e sembrava svenire, non si preoccupava più nemmeno dei gridolini di piacere che le uscivano spontaneamente ogni volta che G. arrivava fino in fondo con il suo cazzo. F. sembrava estasiato da quanto stava vivendo e si è spostato dall’altra parte del divano, baciando le labbra di L. prima di metterle il suo pene a pochi centimetri dalla faccia. L. ha cercato di stuzzicarlo con la mano, credendo di finire in questo modo quello che aveva iniziato, ma F. le ha messo una mano dietro la nuca e ha accompagnato tutto il suo cazzo dentro la sua bocca. Cercando di assecondare le spinte di G., L. ha cominciato a succhiare, lentamente, anche il pene del giovane F., che dopo qualche secondo ha preso l’iniziativa e ha cominciato a scoparle letteralmente la bocca.
Le tempie mi scoppiavano e mi sentivo come se mi fosse salita la febbre a 40°, avevo davanti una scena inedita, sconcia, inimmaginabile ma al tempo stesso di un’intensità erotica prorompente. Stavo guardando la mia L. alle prese con due uomini, anzi un uomo e un ragazzo, con il bianco candore della sua pelle in contrasto con il blu del vestito fiorato alzato sulla schiena inarcata, l’ondeggiare delle sue chiappe sotto la spinta delle penetrazioni di G., il movimento delle sue labbra rosse di rossetto attorno al glande di F. che scompariva e ricompariva, le sue mutande scese sulle ginocchia. I suoi gemiti. Sentivo il mio pene pulsare, tanto che ad un certo punto ricordo di aver messo una mano dentro i pantaloni e l’intimo e, prendendolo in mano, appena ho spinto la pelle fino alla base ho avvertito salire un fortissimo orgasmo, probabilmente il più forte e intenso della mia vita. Come due, tre orgasmi insieme. Tremando, in pochi secondi ho svuotato tutto lo sperma dentro le mie mutande e sulla mia mano.
Un altro minuto e anche G., come se fosse stato colpito da una scarica elettrica, ha terminato la sua ultima spinta fino in fondo all’utero di L., riempiendola di sperma. Quindi ha tirato fuori il membro e ha fatto cenno a F. di scambiarsi la posizione. L. sembrava esausta e ha provato a spostarsi, ma ha capitolato quando F. ha cominciato a pomparla, da dietro, con foga, mentre le sue mani le tenevano fermi i fianchi. L. ogni tanto si voltava, come per sincerarsi se fosse vero quello che stava accadendo, come se fosse possibile che si stesse concedendo a due uomini consecutivamente e contemporaneamente, ma quando è tornata a guardare davanti a sé si è ritrovata il membro semiduro, lucido di umori e sperma di G., in posizione esplicita. Dopo qualche secondo il pene faceva di nuovo dentro e fuori dalla bocca di L. che, ansimante, nel frattempo riceveva le pompate energiche del ragazzino. Circa un minuto dopo, anche F. le ha inondato di sperma la vagina, che ora colava sulle mutandine, sempre in tensione all’altezza delle ginocchia. F. si è abbandonato quindi ad un abbraccio da dietro, palpandole intensamente il seno mentre G., ormai soddisfatto e forse non in grado di andare oltre, aveva rimesso il pene dentro i pantaloni. L., stravolta dal piacere e forse anche dall’imbarazzo per quello che era successo, dopo qualche tentativo è riuscita barcollante a rinfilarsi le mutande, ricomporsi in qualche modo e sparire in bagno. I due, G. e F., si guardavano e sorridevano, consci che quell’esperienza sarebbe stato l’argomento di discussione tra loro per tutta la vita. L., quando è uscita dal bagno fresca di bidet e di un ritocco al trucco, aveva le gote rosse, ma dopo qualche parola sembrava che il loro rapporto fosse tornato ai minuti precedenti l’orgia, riprendendo a scherzare, ridere e ascoltare la musica. Sono passati pochissimi minuti e i due sono tornati a turno ad abbracciarla, stavolta per salutarla prima di uscire dall’ingresso principale e allontanarsi con la loro autovettura.
Ho aspettato dieci minuti, i più lunghi della mia vita, nel corso dei quali ho pensato cosa dovessi fare. Le ipotesi erano veramente tante, ma in un momento di lucidità ho realizzato che quello che era successo era stato, in parte, colpa mia. Sarei potuto entrare prima che la vicenda degenerasse, avrei potuto fare in modo di non lasciarla sola con loro, ma mi sono detto che, in fin dei conti, mi sarebbe rimasto sempre il dubbio di sapere cosa sarebbe successo se non l’avessi fatto, se mai avrebbe ceduto a quella tentazione. Ora lo so. Poi mi sono chiesto cosa avrei fatto a parti invertite, brillo, con due donne avvenenti che mi avessero lusingato, che si fossero strusciate addosso rassicurandomi che mia moglie non l’avrebbe saputo mai e la conclusione è che avrei fatto probabilmente molto di più e con meno resistenza di quello che era capitato a L. Ho pensato anche a quello che avevo fatto più volte con mia suocera alle sue spalle.
Sono entrato dentro casa, dopo essere andato in bagno sono salito in camera dove L. già dormiva, o faceva finta, al buio. Non l’ho svegliata e non ho mai preso, volutamente, l’argomento nei giorni successivi. È capitato spesso di parlare della cena, del fatto che avessimo probabilmente bevuto un po’ troppo e di come non fossimo abituati a farlo, maliziosamente le ho prospettato la possibilità di replicare comunque la serata e lei non ha mai escluso questa ipotesi. Credo che solo in quel caso riuscirei a verificare se lo rifarebbe, ma ho deciso per il momento di vivere come se non fosse mai successo.
Il racconto nasce dall'unione di alcune esperienze sessuali e relazionali che ho vissuto. Celeste esiste, ma non è quello il…
Pazzesco..sarebbe bellissimo approfondire la sua conoscenza..
Mi piace pensare sia un racconto reale..se ti andasse di parlarne scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Molto interessante, è realtà o finzione? Dove è ambientato?
Felice che le piaccia. Le lascio il beneficio del dubbio…