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Manola alla spa parte terza

By 14 Dicembre 2023No Comments

Arrivarono all’albergo che erano quasi le 16, li accolse il direttore Armando che diede loro il benvenuto, li accolse con molto calore dicendo loro che era un compagno di classe del preside di Manola e che lui gli aveva parlato molto bene di lei e che il suo albergo era TUTTO (sottolineando ed enfatizzando questa parola) a sua disposizione per consentirle un soggiorno indimenticabile.

La cosa non sfuggì ad Alberto, “ho come l’impressione che farai indigestione di cazzi questo weekend”, le disse. La risposta di Manola fu pronta quanto scontata “e tu indigestione di sborra”. I due salirono mentre salivano in ascensore. La macchina la avevano lasciata davanti al portone dell’albergo, il portiere aveva comunicato loro che la macchina sarebbe stata parcheggiata ed i bagagli portati in camera.

Arrivarono in camera e Manola non perse tempo. “Voglio andare alla spa il più presto possibile ma prima ho il regalino da darti”. Si tolse il vestito, aprì le gambe e si tolse il tappo quindi, mentre si sedeva sul letto, fece segno con l’indice al marito di avvicinarsi alla sua passera e di cominciare a leccarla cosa che il cornuto ubbidiente iniziò subito a fare.

Sul più bello bussarono alla porta, era il ragazzo che portava le valige, Manola disse al marito “tu non muoverti da lì, devono capire subito con chi hanno a che fare, ammesso che qualcuno abbia dubbi!”. Quindi a voce alta disse di entrare. Il ragazzo, Francesco, fu imperturbabile, mise le valige sul mobiletto apposito di fronte al letto quindi si avvicinò a Manola porgendole il suo microscopico slip. “Me lo ha dato il ragazzo che parcheggia le auto, dice che lo ha trovato sul sedile del passeggero”.

Manola replicò: “lo voglio ringraziare, può salire che lo faccio subito?”.

Il ragazzo che aveva portato le valige, sempre imperscrutabile, prese il cellulare e chiamò. “Ciao Marco, c’è qui quella ospite di cui ci ha parlato il direttore, si quella di cui hai trovato quel velo rosso, chiede se puoi salire, di a Gianni di sostituirti, lo sai che il direttore vuole che la accontentiamo in ogni suo desiderio”. Mentre Francesco stava parlando al telefono, Manola fece segno a suo marito di continuare a succhiare e leccare la sua passera che ormai colava ben poca sborra e si mise a slacciare i pantaloni di Francesco. Ne uscì un cazzo ancora mezzo barzotto che Manola si impegnò subito a far erigere. Non ci mise molto, era quasi pronto quando sentirono bussare alla porta, era Marco, il parcheggiatore che vedendo la situazione che più o meno si era immaginato, con un sorriso smagliante, disse a Manola e suo marito: “cosa posso fare per voi?”. Manola, con in bocca il cazzo di Francesco, gli fece segno con un dito di avvicinarsi e di abbassarsi i pantaloni.

“Cornuto spostati e fai spazio a questi due baldi giovani” disse Manola. Alberto obbediente come sempre si spostò mentre ingoiava gli ultimi residui di sborra del camionista inglese.

Mentre Manola spompinava i due cazzi dei giovani, questi si spogliarono completamente.

Erano ormai completamente duri entrambi, di buona misura e simili per dimensioni. Una ventina di centimetri come gli anni dei due ragazzotti.

Marco fu fatto sdraiare sul letto e Manola gli si calò sopra. Marco affogava quasi fra le tettone di Manola, gli venne in aiuto Francesco che si posizionò dietro di lei prendendola per le tette e facendo leva per entrare.

“No non lì, almeno non ora” disse mentre Francesco aveva appoggiato la cappella al suo sfintere e stava per entrare.

“Ne voglio due in figa insieme”.

Francesco trasalì, già non aveva mai fatto una doppia con un amico, non era poi nemmeno particolarmente esperto di donne, aveva avuto un paio di ragazze ma solo con una aveva scopato e solo nelle posizioni più classiche. Era però molto appassionato di film hard e cercò di imitare quello che aveva visto a video.

Si abbassò con l’uccello, disse a Marco di uscire un pochino in modo che la parte più larga del suo cazzo fosse fuori, infilò due dita dopo essersele leccate fra le labbra della figa ed il cazzo dell’amico quindi appoggiò la sua cappella ben lubrificata dal suo liquido seminale dovuto all’arrapamento vicino alle dita, le sfilò cercando di allargare creando spazio per il suo cazzo nella vagina di Manola. Riuscì ad entrare buttando ancora più fuori Marco la cui cappella però era rimasta dentro.

“Vedete di sincronizzarvi ragazzi” disse Manola.

I due cominciarono ad entrare ed uscire alternativamente fino a che dopo un paio di minuti la figa di Manola era talmente aperta che non avevano nemmeno più bisogno di alternarsi.

Entravano ed uscivano in ordine sparso strofinandosi l’un l’altro ed il calore cominciò a salire dentro loro quasi contemporaneamente proprio mentre anche Manola stava per avere un orgasmo. Saltarono fuori insieme per abitudine (Marco) e per spavento (Francesco) timorosi di fare “danno”.

Uno sborrò copiosamente all’ingresso della figa di Manola mentre l’altro le riempì la schiena di numerosi schizzi viscidi, era tre giorni che non si masturbava e le sue palle lavoravano a mille. Francesco prese un fazzoletto dai pantaloni per pulire Manola la quale le disse di lasciar stare, di pulirsi e tornare pure a lavorare così come per Marco che nel frattempo si era sfilato da sotto di lei che era rimasta senza fiato sul letto avvolta si sborra. Si rivestirono e salutarono educatamente.

“Buona serata signora Manola, grazie per la mancia particolare, la abbiamo apprezzata molto”.

“Buon lavoro ragazzi, prima della fine del soggiorno vorrei salutarvi, ripassate a ripassarmi se vi fa piacere”. Fu la sua risposta.

Appena furono usciti Manola, senza muoversi per non sprecare ulteriori gocce (parte era finita sulle lenzuola), disse ad Alberto di finire velocemente la sua parte perché voleva andare alla spa prima che chiudesse. Erano le 17 ed entro un’ora la struttura avrebbe chiusa lasciando la sola piscina aperta.

Alberto si avvicinò col cazzo duro in mano, ripulì per bene tutta la schiena senza lasciarne una goccia, quindi si dedicò alla figa della moglie che era ancora spalancata dal passaggio dei due cazzi che pur non enormi le avevano dato una bella slargata. Alberto fu veloce e preciso come la moglie gli aveva chiesto.

“Vuoi venire anche tu alla spa?” gli chiese Manola.

“No grazie, sono stanco, metto in ordine i nostri vestiti e ti aspetto per la cena” le rispose.

Manola aprì la valigia, frugò brevemente e tirò fuori un bikini leopardato firmato. Per i suoi standard era perfino grande, davanti copriva tutta la natura e non la pennellava rivelando le labbra come i costumi che metteva di solito, non era trasparente e dietro copriva ben metà delle chiappe. Indossò uno degli accappatoi dell’albergo, un paio di sabot con poco tacco (8 cm) ed uscì dalla stanza.

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