Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti GayRacconti Trans

A carnevale ogni trasformazione vale

By 3 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Nella mia vita ho sempre odiato il carnevale: l’ho sempre considerato come una “festa” abbastanza inutile e mai ho compreso come molti miei amici si divertissero così tanto in quei giorni. Le rare volte che mi sono vestito ho sempre optato per travestimenti semplici, indossati con poca convinzione e solo per fare compagnia ai miei compagni più scatenati. Tutto questo mio astio durò fino al carnevale (estivo) dello scorso anno: quello che accadde in quei giorni fu destinato a cambiare irrimediabilmente non solo la mia visione sul carnevale ma addirittura la mia natura sessuale.

Dicevo, l’estate scorsa: in quei giorni di calura ero ospite di alcuni amici, conosciuti durante gli anni di università da studente fuori-sede. Erano, caso volle, i giorni in cui si teneva il “carnevale estivo” nella loro città, che non era altro che un’altra occasione per far baldoria. Venuti a sapere delle celebrazioni, i miei amici ovviamente mi proposero di partecipare assieme a loro alle serate carnevalesche. Era per me difficile esimermi, se non altro perchè ero ospitato “aggratis” e mi dispiaceva dare loro dire no… Volevo, come si suol dire, essere di compagnia. Quindi, accettai l’invito anche se misi da subito le mani avanti…non avevo un vestito! Speravo di scamparla, ma così non fu: la ragazza del mio amico Luca, Sabrina, offrì di aiutarmi lei nel travestimento, fornendomi tutto l’abbigliamento necessario. “Ho tanti vestiti, figurati se non trovo qualcosa per te”: insomma, Sabrina voleva vestirmi da donna!

Dentro di me ero molto combattuto; da una parte provavo poca voglia nel vestirmi in questo modo ma…dentro di me, in fondo, sentivo una qualche eccitazione a pensarmi in abiti femminili. Il fatto di essere a centinaia di kilometri da casa mia mi rendeva anche abbastanza tranquillo nel sapere di non essere sputtanato, anche se con le moderne tecnologie non si poteva mai sapere… “Vedrai, ci penso io a conciarti per le feste…domani faremo un bel lavoretto” ribadì Sabrina, facendo seguire una risata un po’ strana… avrei capito dopo il perchè. “Fatti trovare domani pomeriggio a casa mia…che proveremo qualcosina”. Così conclusi la serata con questo appuntamento molto particolare.
Come stabilito, il pomeriggio successivo mi feci trovare puntuale sotto casa di Sabrina; vedendomi arrivare dal suo piccolo balcone mi fece direttamente salire al piano. Con sorpresa, entrando, vidi che Sabrina non era da sola, bensì in compagnia di un ragazzo alto e moro. Me lo presentò come un suo amico, Nathan, che ci avrebbe dato una mano per la vestizione.

“Questo è Nathan…sarà lui a farti diventare una bella ragazza… Ma non pensare che ti vestiremo in modo rozzo, faremo le cose a modo… Seguilo che dovrà prima farti alcune operazioni preliminari. Io ti aspetto qui”

Il ragazzo moro mi accompagnò nel bagno dell’abitazione, ed appena entrati nel wc da un cassetto tirò fuori un rasoio e schiuma da barba
“Tesoro” mi disse Nathan “mica vorrai diventare una donna con tutti quei peli che hai addosso. Tirati via la maglietta!”

In una situazione normale sarei scappato via di corsa: mi trovavo dentro il bagno di una abitazione sconosciuta in compagnia di un ragazzo che…era probabilmente gay! Ma…non so perchè ero quasi eccitato dalla situazione… e risposi affermativamente: “Beh, è ovvio!”
Assieme al suo aiuto iniziai a depilarmi, cominciando dal petto per passare alle gambe. Per la prima volta mi vedevo “liscio”, ed era una visione che non mi dispiaceva. Mi rimanevano i peli pubici…che ovviamente speravo di mantenere. Così non fu.
“Tesoro…e là sotto?” disse Nathan indicando il mio pube ” o li togli tu o li tolgo io…”
Oramai non avevo più razionalità… e risposi sorridendo “Fai tu che sei bravo”.
Nemmeno il tempo di fiatare e mi ritrovai a boxer abbassati con una chilata di schiuma da barba tra le parti intime, in posizione abbastanza oscena per permettere le operazioni di sfoltimento. Nathan, nonostante temessi per il peggio, fu invece molto professionale e preciso, operando senza malizia come in effetti temevo. Lo sfoltimento era molto piacevole: sentivo il rasoio sfiorare i miei posti più reconditi, a partire dal mio buchino per passare al pube. Le sue dita in modo molto delicato toccavano posti che mai erano stati toccati, almeno da un uomo…e mi piaceva! Nonostante il mio cazzo oramai barzotto, Nathan non perse la concentrazione nè mi fece notare questo “incidente”, concludendo il lavoro in tempi rapidi. Ero completamente liscio… mi sentivo molto fresco, era una sensazione nuova e piacevole!
Rivestitomi – a dir la verità mi ero semplicemente rimesso i boxer – tornai nella stanza di Sabrina pronto a farmi ammirare. Per un attimo pensai alla situazione in cui ero: in boxer davanti a due sconosciuti… ma quel barlume di razionalità scomparve presto, e definitivamente.

Vedendomi così liscio Sabrina mi disse subito che ero “strepitoso”, promettendomi di completare la “maschera” nel migliore dei modi. “Per prima cosa… ti dobbiamo vestire” mi disse Sabrina “A questo ci penso io… intanto Nathan ci andrà a prendere una cosina essenziale”.
Nathan uscì subito da casa, mentre vidi Sabrina mettersi a cercare furiosamente dentro il suo capiente armadio.
Dopo qualche minuto di fremente Sabrina tirò fuori un armamentario tale da far impallidire una entraineuse: per il mio travestimento mi propose un vestitino nero in microfibra corto…molto corto. Trovò dei tacchi, onestamente eccessivi anche per una donna esperta di questo tipo di calzature ma molto sexy, e un perizomino. Alchè, alla vista di quel pezzetto di stoffa, strabuzzai gli occhi: “Ma come faccio a mettermi una cosa del genere? Non mi starà!” Sabrina non mi guardò neppure e mi rispose “Tu lo metterai e stop”.

Intanto, sentii suonare al campanello: era Nathan con in mano un sacchettino…conteneva una parrucca bionda! “Non penserai mica di diventare donna con quei capelli corti che ti ritrovi?”. Le operazioni di vestizione durarono molto poco: andai in bagno – da solo, questa volta – mettendomi il perizoma e indossando il vestitino. Già indossando il perizoma…sentivo una sensazione strana…quella stoffa lieve aderiva perfettamente al mio culetto, e davanti non avevo fastidi dovuti ad una eccessiva pressione sul mio pene o sullo scroto. Camminando in bagno mi resi conto quanto fosse piacevole indossare il perizoma…incredibile per un uomo! Indossai poi il vestito nero, che aderiva perfettamente al mio corpo. Era molto corto, mi arrivava parecchio sopra al ginocchio… Era un po’ volgare, ma sottolineava molto la femminilità di chi lo indossava.

Tornai in camera di Sabrina oramai quasi fatto donna, e sia lei che Nathan ebbero gli occhi brillanti a vedermi indossare quell’abitino “Ma sei bellissima… incredibile come tu stia bene così! Ora serve il tocco finale”. In pochi secondi fui circondato dai due complici: Nathan mi calzò la parrucca bionda e mi inserì al petto sotto il vestitino dei “supporti” di gomma tali da creare il seno; Sabrina prese i suoi trucchi e cominciò l’opera di “pittura”. Ci mise una buona mezz’ora… non so, tra terra phard eye liner e chissà cos’altro, quanta roba mi mise sul viso… Ma il risultato fu incredibile. Quando ebbe finito, mi fece salire sui tacchi e – con difficoltà – mi portò davanti al suo specchio. Con quel vestitino, quei tacchi e quel trucco forte da normale ragazzo ero diventato, anzi, diventata, una figa assurda. Mai avrei pensato che la mia versione femmniile fosse così sexy, arrapante e sopratutto…naturale. “Quanti cazzi farai arrizzare, tesoro” disse Nathan… senza accorgersi che il primo ad essere completamente eccitato ero io. Tempo di fare un po’ di pratica sui tacchi ed ero pronto per uscire. Anzi, ero pronta. Uscimmo di casa tutti e tre assieme: non mi accorsi che, oltre a camminare “decentemente” sui tacchi, stavo sculettando, sentendomi eccitata come non mai. Ero sicura che quella sera sarebbe successo qualcosa: e avevo ragione… Camminando per la cittadina – nonostante i tacchi avevo un’andatura tutto sommato discreta – assieme a Sabrina e Nathan notai come non passassi inosservata. Il vestito audace, la capigliatura bionda e i tacchi vertiginosi non mi rendevano propriamente “invisibile”, e la situazione mi intrigava molto… Non avevo mai ricevuto tutte queste attenzioni visive “da maschio”; in questa inusuale veste da femmina fatale invece mi sentivo una preda alla mercè di svariati potenziali cacciatori, e in quel ruolo mi ci calavo benissimo.

Quando tornammo a casa dei miei amici “ospitanti” la mia mise suscitò ammirazione e sorpresa: chi si aspettava di vedermi con addosso un trucco ironico e poco curato dovette ravvedersi immediatamente. Davanti a loro avevano una donna, con la “D” maiuscola, e non un uomo travestito alla bell’e meglio. Tralascio i commenti da caserma che ricevetti, canzonatori ma non privi di una certa malizia, figlia di una naturale curiosità per alcuni o di un reale ma celato interesse per altri. La missione di Sabrina e Nathan era compiuta: erano riusciti a trasformarmi in modo perfetto, quasi maniacale.

La serata cominciò presto: dopo un pasto molto frugale uscimmo di casa a far baldoria nelle vie della cittadina, seguendo l’enorme flusso di persone accorse per i festeggiamenti. Gli obiettivi dei miei amici erano molto chiari: ubriacarsi fino a star male. I miei scopi erano invece molto diversi e, a mio modo di vedere, molto più divertenti.

Camminando per la cittadina dovemmo affrontare una calca parecchio fastidiosa; le strette vie della zona pedonale necessitavano passaggi non agevoli e vari schiacciamenti o spintoni. Per la prima volta dovetti subire alcune toccatine al mio fondoschiena… molti ragazzi, pensando di avere a che fare con una donna, non ebbero remore a farmi la mano morta, alcuni in modo rude e sbrigativo altri invece in modo più sensuale e continuativo. Ero una vittima della calca, ma l’eccitazione saliva in me in modo assolutamente percepibile tanto da lasciare senza remore agli sconosciuti il privilegio di godere delle rotondità del mio lato B.

Già durante la prima fermata della “via crucis” serale (per intenderci, un bar in cui fare rifornimento) vedevo i primi ragazzotti ronzarmi attorno; sebbene gradissi tali attenzioni mantenni comunque un profilo molto basso, limitandomi a qualche cenno o breve saluto senza pero dar loro molta bada. Tutto sommato, stavo vivendo una situazione molto inusuale e volevo essere molto prudente, tant’è che non toccai nemmeno un goccio d’alcol.

Al terzo bar – e con gli amici oramai semiubriachi – fu presentato all’intera compagnia un amico di Sabrina, tale Fabio. Alto 1.80, leggermente brizzolato, era il classico belloccio quarantenne lampadato vestito alla moda. In condizioni normali non avrei avuto gran simpatia per quel tipo di persona, ma essendo nei panni di una bionda (e che bionda!) decisi che tuttavia valeva la pena farci due chiacchiere. Mentre gli amici si rifornivano, con difficoltà, al banco del bar mi ritrovai all’esterno del locale da sola con Fabio che non esitò ad attaccarmi bottone:
“Allora…Nicoletta…come stai?”

Sentendo quel nome sobbalzai. Nicoletta? Chi aveva dato quel nome a Fabio? Ma lo sapeva che ero un uomo travestito?
Vedendomi incerta, Fabio mi incalzò subito “Scusa ma non ti chiami Nicoletta? Sabrina mi ha detto che questo è il tuo nome… forse ho fatto una gaffe?”
Risposi immediatamente. Anzichè, come era doveroso, confessare da subito la mia condizione facendo notare a Fabio l’abbaglio feci la cazzata e diedi corda al gioco…
“Eh si si scusa…è che mi chiamano sempre con un altro soprannome…scusami…piacere”.
Dentro di me pensai alla mossa di Sabrina, che mi aveva presentata come Nicoletta e non con il mio vero nome. Era stato uno scherzo? Oppure aveva scelto deliberatamente di presentarmi da vera e propria donna? Nel dubbio, feci di tutto per mostrare la mia natura femminile e non peggiorare la situazione.

Mentre parlavo con Fabio mi sforzai di rendere la mia voce più dolce e femminile. Il caos derivante dall’immensa massa di gente attorno a noi rendevano un po’ difficoltose le comunicazioni, e questo mi faceva buon gioco… non udendo chiaramente la mia voce forse Fabio avrebbe potuto non accorgersi del mio timbro, seppur chiaramente artefatto a modo.

Ci mettemmo a parlare, e nonostante la sua condizione di “fighetto” che tanto odiavo Fabio si rivelò un ragazzo piacevole ed interessante. Avvocato, figlio di avvocati, era un amante della bella vita e delle donne, poteva contare su un reddito importante e, come me, odiava il carnevale.

Dopo una decina di minuti di chiacchiericcio mi bloccò. “Senti” mi disse “ti andrebbe se uscissimo da questa bolgia e andassimo a bere qualcosa noi due? Qui è un casino, magari in un luogo più tranquillo staremmo meglio”.

Feci notare di essere in compagnia, un po’ per educazione un po’ per evitare quel chiaro tentativo d’approccio. Tuttavia, la mia compagnia era oramai ad un passo dell’ubriachezza molesta, e la mia assenza non si sarebbe notata. Così, un po’ a disagio, accettai. Con una astuta mossa, rubai le chiavi di casa ad uno dei miei ospitanti: alla peggio, pensai, tornerò a casa da sola…

Dopo una breve camminata Fabio mi fece salire sulla sua Audi A6 – si trattava bene il signorino – e mi portò in una enoteca poco fuori le mura della cittadina. In quel posto la baldoria del carnevale era sconosciuta; il locale era invece un luogo abbastanza elegante e di clientela selezionata. Una delicata musica jazz si diffondeva nel locale poco illuminato; indubbiamente era il posto giusto per una serata più “intima”, ed eravamo ben lontani dalla caciara che stava imperversando là fuori.

Già dal mio ingresso notai come molti sguardi fossero rivolti verso di me… con soddisfazione di Fabio che me lo fece più volte notare. Ordinammo un po’ di vino – ahimè, dovetti cedere – e ci mettemmo a parlare finalmente in santa pace e fuori dal caos. Il mio compagno era molto loquace: un po’ perchè lo era veramente come persona – era avvocato dopotutto! – un po’ perchè… ero io a lasciarlo parlare. Non volevo infatti rischiare di tradirmi svelando troppo della mia vita, e lasciai sapientemente il pallino de discorso a lui; quando interpellata, parlai molto poco della mia vita personale svicolando su argomenti futili… probabilmente non mi avrebbe considerata come la più intelligente ragazza mai incontrata, ma non dovevo assolutamente rivelare nulla su di me.

Arrivati, dopo mille discorsi, a orario di chiusura locale arrivò la proposta… “Ti va se beviamo qualcosa da me?” mi chiese. Mi irrigidì: se l’istinto ovviamente spingeva per il “si” – oramai ero troppo calata nel ruolo di Nicoletta per pensare da uomo – ero cosciente che, nel momento decisivo, Fabio avrebbe scoperto come non fossi totalmente donna… Per fortuna, fu proprio Fabio a salvare la situazione. “Non so se sei Nicoletta o Nicoletto o Nicola…” mi disse “però mi farebbe piacere se tu salissi da me”. Non passò nemmeno un secondo prima che esclamassi il “molto volentieri” di prammatica.

Tornando alla sua Audi, il mio accompagnatore non si fece remore a toccarmi il culo in modo esplicito. Sentivo le sue dita chiaramente esplorarmi e sfiorare il mio perizomino. Già dai suoi pantaloni era chiara la sua eccitazione…e il motivo di tale erezione ero io! Ero diventata oramai la sua preda…

Il viaggio fu comunque breve, anche grazie ad alcuni semafori abilmente “bruciati” e ad una andatura non propriamente adatta per una strada cittadina. Finalmente salimmo in casa: era un signorile appartamento di periferia, ben arredato e con numerosi oggetti di design. Entrati in casa Fabio chiuse la porta e mi resi conto di essere intrappolata nella tana del lupo…

(continua…) Era veramente una casa molto ben curata e grande, nonostante mancasse – comprensibilmente – un tocco femminile che sarebbe stato quantomeno opportuno.
“Allora Nico… posso avere l’onore di farti da Cicerone? Ti presento la mia umile dimora”
Al mio assenso, Fabio mi portò a visitare le varie stanze della sua casa. Passando per i vari ambienti vidi che la sua dimora umile non lo era proprio, sebbene non ci fosse eccessiva ostentazione di opulenza. Il suo studiolo ricalcava le atmosfere dei telefilm americani, ricco di libri e fatto interamente in legno stile antico. La Jacuzzi del suo bagno ci portava invece immediatamente nel presente: speravo, in cuor mio, di poterla utilizzare sebbene non avessi assolutamente coraggio a chiederlo.
Camminando per le stanze notai come ci fosse una percepibile elettricità tra di noi: ogni “casuale” sfioramento tra i nostri corpi, ogni leggera carezza e ogni sorriso non facevano che aumentare la temperatura erotica in casa, nonostante quei gesti richiamassero l’adolescenza e le relative prime esperienze. Fabio, nonostante con molto garbo e simpatia cercasse di comportarsi da cavaliere, non riusciva a celare una poderosa erezione che metteva a dura prova il tessuto dei suoi pantaloni. Era difficile non accorgersene, ancora più difficile se il motivo della nostra presenza, “qui e ora”, era lampante e oramai insopprimibile. Da parte mia, sebbene avessi in corpo solo qualche bicchiere di vino, mi sentivo ubriaca di desiderio e soprattutto sgombra da ogni altro pensiero. C’era solo Fabio, e la sua erezione, nella mia mente. Raramente provai sensazioni simili di libertà e di libido, certo è che il momento della verità era oramai giunto.

Al momento di mostrarmi la sua camera da letto, notai Fabio leggermente tentennante, forse per cavalleria o magari per reale timore di chissacosa. Nella mia condizione riuscii a bypassare ogni suo blocco, entrando con naturalezza e decantando le lodi della camera. A ruota mi seguì anche Fabio, vincendo ogni sua remora. Sebbene la stanza fosse abbastanza semplice di concezione, era nella sua naturalezza comunque elegante. Un letto matrimoniale, un grande tappeto e lo scarno mobilio componevano l’ambiente; sembrava che – a differenza delle altre stanze – la camera da letto fosse considerata come luogo di rapido uso (della serie: “ci devo solo dormire”). Mi soffermai davanti alla grande vetrata; la camera rivolgeva il suo sguardo verso la città, nonostante una percepibile lontananza. Dall’orizzonte alcuni fuochi d’artificio improvvisamente si palesarono, e Fabio – per permettere una miglior visione – chiuse la luce del grande lampadario creando un’atmosfera soffusa. La situazione era carica d’erotismo, come una bomba pronta ad esplodere…

“Lì staranno facendo festa…guarda che belli” mi disse Fabio, indicando i fuochi che squarciavano il cielo.
Una sua mano sfiorò prima il mio braccio destro, per poi definitivamente ghermirla. Sentivo il suo respiro, percepivo il suo viso a pochi centimetri dal mio collo. La sua mano sinistra replicò l’altra mano, e mi ritrovai in sua balìa. Mentre oramai piccoli bacetti si stampavano sul mio collo le sue mani scesero, incontrando ogni singolo centimetro della mia sottile stoffa. Lentamente, Fabio mi scoprì la gonna, facendo apparire un lato b incredibilmente femminile fasciato da un perizoma di pizzo.
Le sue mani, dapprima timorose, cominciarono ad esplorare le mie intimità in modo sempre più deciso e rude.

La mia mente era totalmente annebbiata, sapevo di essere totalmente la sua preda e questa situazione di sottomissione mi eccitava oltremodo. I miei respiri erano oramai affannosi, chiusi gli occhi per concentrarmi totalmente su quella sua dolce intrusione. Leggermente sporsi il mio lato b, per permettergli di godere maggiormente delle mie rotondità. Sentivo, per la prima volta, un certo “movimento” del mio buchetto, come pulsasse, come se stesse vivendo di vita propria e volesse sottolineare la mia natura di sottomessa e pronta a cedere ai voleri del mio uomo. Mi girai; la sua erezione era oramai netta e poderosa, il suo sguardo deciso e voglioso.

Come in trance gli slacciai i pantaloni e liberai il suo membro dai stretti boxer. Devo dire che la natura era stata abbastanza generosa con Fabio, e la poderosa erezione non faceva altro che sottolineare la sua profonda virilità. Mi inginocchiai – abilmente mi spostai sul tappeto per agevolare le operazioni – e avvicinai quella stupenda nerchia alle mie labbra. Non avevo mai nella vita fatto una fellatio ad un uomo, ma ora era diverso, non ero io, ero Nicoletta e dovevo farlo. Con la mia lingua abilmente lo avvolsi, percependo chiaramente ogni venatura e ogni piega del suo meraviglioso bastone. Fabio cominciò, lentamente, a muoversi, facendomi così godere di tutta la sua lunghezza. Pur in ginocchio, ora ero diventata io a comandare il gioco: lo sentivo ansimare, lo sentivo pronunciare il mio nome, sentivo che era – seppur per poco – in mio possesso. Con leggeri colpi di lingua gli titillai il frenulo mentre con la bocca cercavo, con difficoltà, di accoglierlo nella sua interezza. Aveva un gusto particolare, totalmente diverso da qualsiasi sapore abbia mai provato, eppure era piacevole e mai fastidioso. Vedere quella splendida asta muoversi avanti e indietro la mia bocca quasi mi ipnotizzò, eppure, tutto questo finì relativamente presto.

Con un movimento improvviso Fabio si allontanò. Lo guardai dubbiosa, cercando di comprendere il motivo di tale stop. Lo capii immediatamente: le sue forti braccia da uomo mi aiutarono ad alzarmi dal tappeto prima, per spingermi poi con violenza sul letto. Ovviamente non in posizione supina… La mia rosellina oramai aveva spasmi incontrollati: voleva ad ogni costo accogliere il totem di Fabio. Dal canto mio, anzichè provare una inutile resistenza mostrai in modo ancora più esplicito le mie natiche indicandogli la strada da seguire. Rapidamente Fabio mi su sopra, con violenza mi tolse il perizoma e mi alzò la gonna.

Ero pronta. Psicologicamente almeno, fisicamente temevo – con un barlume di lucidità – di non riuscire a sopportare quella penetrazione, non solo per la sua dotazione non indifferente ma sopratutto perchè era la mia prima volta. Sentii una leggera pressione al mio buchino, che a mano a mano si fece sempre più forte e decisa. Fabio dette colpi sempre più forti e localizzati, finchè non sentii il mio ano inghiottire una parte del suo serpente di carne. Oramai era entrato con la cappella e non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Dentro di me provai un dolore lancinante, pregai Fabio con un rantolo di smetterla, ma non ebbi ascolto.

Muovendo il suo bacino e dandomi colpi secchi sentii il dolore tramutarsi, lentamente, in piacere. I miei rantoli di protesta si erano oramai trasformati in gemiti di piacere, che dettero a Fabio ancora più brio nel penetrarmi. Cominciai anch’io a muovere il mio bacino per godere ancora di più del movimento continuo ed inesorabile del suo bastone. Ora era lui a comandare. Lo sentivo sopra di me, con le sue mani forti, come a bloccarmi e ad obbligarmi a soggiacere al suo volere sessuale. Io mi abbandonai a questa situazione, ritrovandomi a gemere e a incitare il mio uomo a non fermarsi.

A movimenti veloci Fabio alternava colpi lenti, per poi quasi uscire rientrando poi fino alla radice. Era una sensazione incredibile, un alternarsi di vuoto/pieno che portavano al massimo il mio desiderio e soprattutto mi facevano godere oscenamente. Oramai il mio retto accoglieva tutta la lunghezza del serpente di Fabio; io non capivo più niente, lo incitavo in modo anche volgare ma la mia anima in quel momento apparteneva a lui.

Fabio cominciò a gemere in modo chiassoso; intanto sentii il suo membro irrigidirsi dentro di me e poi esplodere. Mi era venuto dentro! Le grida di piacere di Fabio non fecero che confermare l’avvenuto orgasmo maschile. Sentivo un liquido caldo inondarmi il retto mentre il suo membro sembrava come impazzito nella suo opera di espulsione del seme. Abilmente, Fabio continuò a pomparmi finchè, tempo qualche secondo, non venni anch’io. Ebbi un orgasmo potente, incontrollabile, lunghissimo, che mi fece gridare in preda quasi a convulsioni mentre il suo pene continuava ad irrorarmi l’intestino.

Tutto improvvisamente finì; sentii il suo membro pian piano sgonfiarsi mentre oscenamente sentivo il suo liquido seminale fuoriuscire dal mio buchetto…

Dopo alcuni minuti di calma assoluta Fabio mi abbraccio e cominciò a baciarmi teneramente. “Sei stata magnifica” mi disse, mentre ero oramai sfatta e sudatissima. Tempo di riprendersi e mi alzai, chiedendo al mio cavaliere di essere riportata a casa: stava quasi albeggiando. Ritornata nell’appartamento in cui ero ospitata, scoprii che i miei amici non erano ancora ritornati… avevo almeno la possibilità di pulirmi un po’ e sistemarmi.

Rimettendomi a letto e abbandonando il mio vestiario femminile ripensai a cos’era successo…non pensando che sarebbe stato appena il primo capitolo della mia vita da Nicoletta…

Leave a Reply