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Abbandonata così, tra le tue braccia cado;
labbra si attraggono; subito avverto il caldo afflato;
l’intimo approccio sferza, ribolle il sangue; sbriglio;
la tua metà mi sento, la tua perfetta, simile

parte che completa dell’intero il suo complesso,
io con te connessa da un bacio che ci scalda e
ci conduce, insieme, a superare l’onda dell’astio
terreno avverso alla purezza dell’affanno nostro.

Sì l’inesorabile nesso i nostri cuori lega,
tu ben sai, né io qui devo ricordarlo invano,
la libidinosa brama che l’anima m’affanna:
picchia il tuo pestello nel tino del mio mosto.

Amore battimi, colpisci forte, affonda pure
il colpo del randello che duro sento nel centro
del mio corpo, e mi rovista dentro; le viscere
mi empie il rovinoso verme che lo scuro antro invade.

Gioia mia infinita…, mio Bene; trascendente
dio che mi elevi alla delizia del tuo regno…;
prego che non finisca mai dell’istante l’attesa
ove frenetica si fa l’arsura del godere.

Prendimi, sgualcisci, coprimi, stendimi, copula,
Amore, spezzami le reni che possa svanire,
dissolvermi nel liquido conforto che travolge
e sfonda ogni ombra di ostile riluttanza, col tuo

liquoroso nettare, a libare. Ch’io possa esserne
all’osso pregna, ch’io possa provare l’ottundere
dei sensi; che possa veleggiare sulle mosse onde
del tuo conturbante amplesso che mi serra ai fianchi.

Amore, spezzami le reni ch’io possa giacere
indissolubilmente congiunta a te eternamente!

Nina Dorotea

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