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Avventure di uno studente Cap 3

By 21 Luglio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo alcuni giorni di assestamento, la rutine fu stabilita e i ruoli definiti senza equivoci: lui era il maschio dominante, padrone incontrastato della nostra camera ed io la servetta sottomessa che si occupava di tutto, dal rifare i letti a pulire il cesso, lavare e stirare i vestiti di entrambi, a scopare e spolverare dove serviva. Devo dire che la cosa non mi dispiaceva, anzi mi sentivo proprio bene nel ruolo di serva di un maschio così deciso e sicuro di se, io che ero sempre stato insicuro e impaurito di tutto. Finalmente un uomo che mi gestiva e mi usava, mi faceva sentire al mio posto. Poi cerano i suoi vantaggi, adoravo ad esempio pulire il bagno dopo che lui lo aveva usato, sentivo il suo odore, non importa se sgradevole o no comunque era l’odore di un maschio alpha e provavo una certa eccitazione a inginocchiami e ripulire le tracce di piscio lasciate da lui nel cesso. C’erano poi le sue mutande da lavare, non prima però di averle ben annusate e leccate per bene ovunque, assaporando quell’odore di muschio e di sudore e di piscio che immancabilmente pervadeva i suoi slip. Era diventata un’abitudine masturbarmi come un pazzo mentre le annusavo e le leccavo. Quando lui non c’era ovviamente.
Un giorno però successe.
Non so perchè ma Carlo rientrò prima del solito, non lo sentii entrare… ero seduto sul cesso nudo con la mia pisellina in mano e le sue mutande sulla faccia. Inalavo e leccavo mentre mi segavo lentamente assaporando ogni sapore di lui, non lo vidi neanche quando entrò in bagno.
“ Brutta frocia pervertita… ti piace leccare il mio piscio troia? Brutta maiala che non sei altro? Sei proprio una scrofa schifosa… ”
“ Scusa Carlo no… non so dire… mi è presa così… scusami .“ Dissi con la faccia che mi andava a fuoco.
“ Scusami un cazzo! Sono sicuro che lo fai tutti i giorni, maiala che non sei altro, ti piace ripulire con la lingua tutte le porcherie. Vediamo se sei capace di farlo sul serio allora, troia del cazzo, vediamo se mi fai un bel bidet con quella linguetta da troia che tieni così allenata con le mie mutande.”
“ Cosa… cosa vuol dire farti un bidet scusami… io… io non so se… posso io… “
“ Io un cazzo frocia, vuol dire che adesso cago, motivo per cui sono tornato in camera, poi tu mi pulisci e dopo usi la lingua per finire il lavoro. Userai la saliva invece del sapone, così ti passa la voglia di leccare le mie mutande senza il mio permesso! ”
Il cuore cominciò a battermi all’impazzata e mi tremavano le gambe, ero eccitatissimo ma anche impaurito, non avevo mai fatto una cosa del genere. Solo una volta con una tipa successe che mi scurreggiasse in faccia mentre la leccavo, ma quello che voleva Carlo andava parecchio oltre…
Non avevo molta scelta comunque e quando mi ordinò di alzarmi e mettermi in ginocchio davanti a lui che si era seduto sul cesso ubbidii in un secondo.
Ero li vicinissimo a lui quando si abbassò i pantaloni delle tuta da ginnastica. Quell’odore che conoscevo bene ormai, ma mille volte più intenso, mi colpi le narici e mi entrò nel cervello. L’odore di muschio e di piscio mi avvolse e m’inebriò… poi si abbasso gli slip e lo vidi, per la prima volta, era a pochi centimetri dalla mia faccia, stupendo, prepotente come il suo padrone. Schizzò fuori ancora a riposo ma ugualmente grosso, massiccio, con la cappella ancora non del tutto scoperta. Era magnifico, le vene lo avvolgevano e lo rendevano ancora più possente, era bellissimo anche il colore, ambrato come il resto del corpo di Carlo. Io non riuscivo a staccare gli occhi da quella meraviglia, ero quasi in trance.
“ Non farti idee sbagliate frocetta che non sei altro, sei qui a ripulirmi, non azzardarti a toccare né tantomeno a leccare il mio uccello! Capito troia ?! “
“ Si si non faccio niente… solo devo dirti che hai un cazzo meraviglioso, non ne ho mai visti e neanche sognati di così belli…”
“ Lo so checca, dovresti vederlo quando è in tiro, mi arriva all’ombelico ed è largo come una lattina di birra…”
“ Mamma mia Carlo… è da paura…”
Mentre ero in contemplazione di quella meraviglia, sentii che lui si era liberato, al che mi disse di prendere la carta igenica e fare il mio dovere. Ne presi un bel pò e infilai la mano sotto le sue palle per raggiungere il buco del culo e inizia a ripulire delicatamente, in un paio di volte riuscii nel compito e ricevetti anche i suoi complimenti.
“ Brava servetta, sei capace anche a pulire per bene il culo del tuo padrone, ora tira lo sciaquone e vieni di la a finire il lavoro “
Si alzò e andò in camera, io feci scendere l’acqua nel cesso e poi mi lavai le mani. Quando lo raggiunsi in camera, stava seduto sul bordo del suo letto e mi disse di inginocchiarmi davanti a lui, cosa che feci all’istante.
“ Brava servetta, è l’ora del bidet del tuo padrone. ”
Così dicendo alzò le gambe in aria e le ripiegò sul petto, così facendo spalancò le cosce e mi trovai a due centimetri del suo buco del culo.
“ Lecca su… da brava, devi farlo lucido e splendente… è chiaro troia ? ”
“ Si si certo, ce la metto tutta…”
Iniziai a leccare con la punta della lingua tutto intorno al buco, poi una volta esplorate tutte le zone intorno, appoggiai la lingua piatta sul buco del culo. Era bollente, abbastanza pulito devo dire nonostante tutto, anche se un po’ amaro. Un sapore piacevole però che mi fece proseguire con piacere e più leccavo e annusavo più mi sentivo battere il cuore a mille. Leccare il culo a un uomo è una cosa molto particolare, è un atto di assoluta sottomissione e si prova una gratitudine immensa nei confronti di chi è così generoso da lasciarti assaporare le sue parti più intime. Mentre leccavo e succhiavo, esibendo tutte le mia capacità di troia leccaculi, infilavo anche la lingua dentro il buco, per pulire più in profondità ma anche nella speranza di provocare in lui una reazione… diciamo che volevo che godesse il più possibile. Effettivamente cominciai a percepire un movimento lento sopra la mia faccia, sentivo le palle, enormi per altro, che iniziavano a premere sulla mia fronte e calare leggermente verso il basso dove stavo dandomi d’affare con la lingua, al che mi sembrò del tutto giustificato coinvolgere anche quei due grossi serbatoi di sborra nel la pulizzia intima del mio padrone.
“ Mmmmm…cazzo Paolina ma lo sai che sei proprio brava a leccare, hai la lingua di un gatto…pulisci…pulisci bene…”
“ Sono felice che ti piaccia, adoro servirti come vuoi e quando vuoi, puoi chiedermi qualsiasi cosa… qualsiasi .”
E intanto che leccavo culo e palle, provvedendo anche a saggiarne la consistenza e le dimensioni risucchiandole dolcemente in bocca, il cazzone di Carlo cominciò a prendere vita. Lentamente ma incessantemente si gonfiava, lo vedevo con la coda dell’occhio e lo sentivo mentre agiva sulle palle facendole alzare e indurire. Sarà etero di sicuro, ma nessuno ha mai resistito a una leccata di culo di Paolina senza che gli venisse il cazzo di marmo. E così fu anche per Carlo.
Abbassò le gambe poggiandole di nuovo a terra così che mi ritrovai le sue palle davanti agli occhi e potevo vedere quel palo di carne che si allungava come un siluro davvero fino al suo ombelico.
Fu un attimo, non resistetti, ero pronto anche a prendere degli schiaffi ma la vista di quel tronco di carne pulsante, duro come l’acciaio, che odorava di maschio e che smaniava davanti ai miei occhi mi fece letteralmente perdere la testa. Appoggiai la lingua alla base delle palle e cominciai a salire, lentamente lungo il tronco. Salii fino alla cappella, ora completamente scoperta e di colore purpureo, tanto era la pressione del sangue al suo interno. Poi giù di nuovo, lasciando che la saliva si cospargesse ovunque su quella magnificenza luccicante. Lui emise un gemito subito represso.
“ Che cazzo fai troia… non hai il permesso di leccarmi la fava, cosa cazzo credi di fare… ” Disse con voce roca e poco convinto.
“ Credo che ti farò il più bel pompino della tua vita…” Risposi con la voce da gattina in calore.
Il suo orgoglio di uomo etero fu sopraffatto dalla smania di godere, la testa lasciò spazio al bisogno animalesco che prende ogni maschio quando ha il cazzo che scoppia. Vuole raggiungere l’orgasmo e spargere il suo seme, segnare il possesso sulla femmina. In quel momento ero io la femmina in suo possesso, ed era giusto che questo fosse sancito nel modo più antico del mondo, sottomettendomi sessualmente.
Continuai a leccare, su e giù quella mazza d’acciaio, sentivo l’odore delle palle sudate che mi saliva alle narici fin su al cervello. Iniziai a baciare cazzo e palle, ovunque, in adorazione di quella magnificenza. La cappella era enorme e pulsava, voleva la mia bocca, la presi fra le labbra, era bollente, cominciai a scendere lentamente riempiendomi la bocca di cazzo, era davvero grosso e mi entrava a fatica ma non mi fermai finché non raggiunsi le palle e infilai il naso nei suoi peli pubici.
Lui ansimava di piacere e sembrava impazzire sentendo la cappella sfondarmi la gola, mi posò la mano sulla testa e mi tenne così premuto a soffocare sul suo cazzo. Respiravo a fatica con il naso e ogni conato che provavo alla gola s’irradiava facendomi contrarre il buco del culo come uno spasmo vaginale.
“succhia troia… ingoiatelo fino alle palle, affoga sul cazzo maiala, è questo che volevi succhiacazzi che non sei altro…”
Si era la verità ,era quello che volevo, essere la sua troia e schiava del suo magnifico uccello.
Presi a salire e scendere molto lentamente, dalla gola alle labbra e poi giù, di nuovo in gola. Con la lingua intanto leccavo e avvolgevo la cappella. Il culo mi pulsava e il pisellino era diventato durissimo, mugolavo come una gatta mentre lui, eccitatissimo, mi teneva la testa e m’impediva di staccarmi dal cazzo.
Pompai così a lungo, poi aumentai il ritmo, iniziai a succhiare goloso roteando la testa. Lo toglievo dalla bocca mentre lo tenevo stretto saldamente in mano, facevo colare la saliva sul cazzo e intanto guardavo Carlo dritto negli occhi con la faccia sconvolta di una femmina impazzita di cazzo.
Lui godeva come un maiale, mi diceva quanto ero vacca e quando lo guardavo, mi dava della troia succhiacazzi, al che gli sorridevo sfacciata chiedendogli se gli dispiaceva e lui mi mollava uno schiaffo in piena faccia. Adorabile punizione per la mia sfrontatezza….
Continuai il pompino, alternando affondi in gola a leccate di cappella, mugolando sempre e riempiendo Carlo di complimenti per quanto fosse forte e maschio. Ero innamorata di quel cazzo e credo anche un po’ del maschio che lo sfoggiava….
“ cazzo Paolina quanto sei troia… spompini che è una meraviglia…”.
“ tutto merito della tua fava stupenda, mi manda nei matti… lo vorrei sempre in bocca Carlo, quando vuoi basti che mi ordini ed io mi metto in ginocchio ubbidiente e ti spompino quanto vuoi, sei un maschio stupendo…“ Dissi mentre lo guardavo dritto negli occhi.
Le mie parole e il mio lavoro di bocca lo mandarono oltre il limite, inarcò la schiena comincio a urlare e mi sparò tutto il suo nettare in bocca, io mi scostai per sentirlo anche sulla faccia e mentre continuava ad ansimare e sborrare senza sosta io lavoravo di lingua per non perderne una goccia. Ero golosa di quel nettare dal sapore appena un po’ salato che ormai avevo ovunque sulla faccia. Lui si rilassò mentre io come una cagnetta devota cominciai a ripulire la cappella, il tronco e la pancia di lui, dove erano schizzate alcune gocce. Lo tenevo in bocca mugolando appagato come un neonato con suo ciucciotto.
Con una mano raccolsi tutto lo sperma dalla mia faccia e me lo portai alla bocca per soddisfare la mia voglia di maschio.
“ grazie Carlo è stato stupendo, mi sono sentita così femmina “.
“ non solo femmina, sei davvero una gran troia, ma non provare mai più a succhiarmi il cazzo senza che sia io a chiedertelo frocio, intesi?“
“ la tua troia Carlo… certo non mi permetterò, ma tu sai che quando vuoi la tua troia è qui per servirti”.
Detto questo mi alzai e andai in bagno a prendere un asciugamano caldo per il mio maschio.

Segue…

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