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Racconti GayTrio

Dark Room

By 3 Febbraio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

“Sei mai stato in una dark room?”
Queste le parole che sento mentre il ninfomane che mi sono appena infilzato pulisce attentamente la mia cappella dalle ultime gocce di sborra calda.
“Che dici”?, rispondo io, con la mente ancora annebbiata dall’orgasmo.
“Sei mai stato in una dark room? Dovresti provare, è divertente”, continua lui.
“In effetti non ho ancora mai provato. Nella vita c’è sempre una prima volta”, gli rispondo io, mentre, con il mio cazzo, gli ripulisco il viso dallo sperma.
“Dovresti provare. Rilassa molto”, dice lui, mentre tronco le sue parole infilandogli prepotentemente la mia matranga in gola.
Sempre quel pomeriggio, parlando, era venuto fuori che questo ragazzino di appena diciotto anni compiuti, che avevo abbordato su un sito e che avevo sventrato poche ore prima, era un abituale frequentatore della dark room.
“Amo quel posto. Scopata sicura. Se sei passivo, prendi il cazzo a cascate mentre se sei attivo lo dai via talmente veloce che nemmeno i videogiochi in svendita. Credimi, vai e fatti una chiavata”. Mentre descriveva, lo osservavo, notando un certo luccichio nei sui occhi:” Ripeto, sembra interessante. Ma magari va a finire che mi scopo anche qualche cesso! Che ne sai dove lo vai ad infilare?”. Rispondo fiero. Lui:” Bhè, la dark room serve allo scopo; occhio non vede, cazzo non s’ammoscia. Non credi anche tu?”.
“Si, devo dire che hai proprio ragione. A proposito, hai qualche rimasuglio di sperma sugli occhi”, gli dico (ecco cosa era los trano luccichio).
Continuammo a parlare dell’argomento altre volte che ci incontrammo per scopare e devo dire che diventavo sempre più curioso. MI immaginavo vagante nell’oscurità, con il cazzo duro, mentre orde di sverginati famelici facevano a turno ad ingoiarselo. E poi avrei potuto fotterli selvaggiamente e magari anche fargli male; non avrebbero avuto, tra l’altro, alcun volto da incolpare per il loro eventuale dolore post-amplesso.
Alla fine, a furia di parlarne, mi convinse; una sera, armato di preservativi, lubrificante e tanta voglia di usare il cazzo come ariete contro culi innocenti, mi avvio verso questa nuova arrapante avventura.
La dark room si trovava in uno squallido locale gay di periferia; entrai e subito andai al bancone a prendere un drink. Mi guardo intorno; ragazzi con piu culo che cervello che tentano di acchiappare il piu possibile, ubriachi, arrapati, infuocati. Non ci feci molto caso, anche se il mio arnese, cominciava a scalpitare contro l’elastico delle mie mutande. La vista di tutti quei culetti all’apparenza vergini, ma che, nel profondo, avevani ricevuro piu uccelli di una voliera, mi provocava un desiderio irrefrenabile di sfondare fino all’inverosimile fino a toccare il piu lontano orizzonte di piacere mai raggiunto. Bevo alla goccia quello che rimane del mio gin tonic e mi dirigo verso l’entrata della dark room, con occhi rossi e sessualmebte famelici. Ho fame. Devo nutrirmi.
All’entrata della dark room vi sono due televisori che trasmettono film porno, ma la scena di due ragazzi intenti a masturbarsi in un bosco non attira la mia attenzione. Esito un momento prima di entrare; un ragazzo con la bocca ancora colante di sperma appena sfornato esce e sputa per terra, leccandosi poi accuratamente le labbra. Un uomo, piu o meno sui 50 anni, rimette tranquilla ente davanti a tutti la varga nei pantaloni dopo aver scaricato le sue mancate progeniture nelle profonditá sterili di chissá quale fosso anale.

Respiro, sento il gin che piano piano annebbia la testa ed apre le gabbie delle mie inibizioni; scappano come carcerati che, apertasi la porta della loro prigione, pregano di trovarvi dall’altra parte, un bella fregna già bagnata e sciupata, tanto sono arrapati dall’aver passato anni chiusi in cella a segarsi sulle modelle dei loro poster hard.
Entro, mi addentro nell’oscurità, appoggiandomi contro il muro il quale, mi rendo conto immediatamente, essere già occupato. Da quello che riesco a carpire tramite il tocco. uomini disposti uno accanto all’altro, sono appoggiati contro il muro con i cazzi all’aria nell’intento di agganciare qualcuno che, di passaggio, rimanga impigliato nella loro oscura ragnatela spermosa.
Inizio a sciogliermi, ho voglia, ho fame. Sono famelico, avido, quasi incattivito. Decido di passare all’azione. Allungo la mia mano e tocco un sedere che, al primo tocco, sembrava essere ben tornito e depilato. Sento una mano afferrarmi per la nuca e tentare di baciarmi; con riflessi pronti, intercetto quella bocca che cercava la mia e con forza bruta, la dirigo verso il mio cazzo, ormai liberato dai fastidiosi jeans. La bocca si apre ed ingloba, con insperata maestria, il mio cazzo; se lo lavora nella bocca, lo ripassa con la lingua, su e giù, su e giù, fino a che non spingo forte, giù verso la gola. Sento qualche singhiozzo, ma non me ne frega niente; spingo per un pò, fino a che, non si libera e riprende il normale ritmo pompinico. Continuo a spingere fino a che non sento qualcosa, qualcosa di diverso; è una lingua. Qualcun’altro si è aggiunto alla festa; questo qualcuno che non, per ovvie ragioni non sono in grado di descrivere, alterna saggiamente le parti con il mio attuale pompinaro; i due, riescono ad essere produttivi e collaborare, dedicandosi, una volta per uno, prima alla verga e poi alle palle. Li sento baciarsi, leccare il mio cazzo con doppi colpi di lingua e venerare le mie palle come fossero le esequie di un santo.
Mi stufo; caso prendo uno dei due e gli sussurro nell’orecchio quello che stavo per fare. Mi sposto dal muro contro il quale sono appoggiato e ci piazzo il malcapitato di turno che, però, sembra gradire. Non l’ho ancora infilzato come un kebab che già geme, pregandomi di farglielo sentire in gola. Non faccio caso a quello che dice. Non me ne frega niente di lui. Mi sta dando quello che voglio e, dopodiché, può anche andare a crepare prosciugato dalle scopate. Non mene fregherebbe niente.
Preparo la mia verga accuratamente; preservativo (rigorosamente) e quattro sputate come lubrificante (ho sempre odiato i lubrificanti. Ungono, sporcano e non mi fanno arrapare). Con un colpo secco, gli sono dentro. Lo possiedo, affondo colpi ritmici e decisi, gli rompo anche l’ultimo alito di verginità che possa essere rimasto in questo culo a me totalmente estraneo. Emette gridolini da troietta fottuta, quasi fastidiosi. Per questo, mi adopero a mettere delicatamente una mano sulla bocca, in modo da concentrarmi sull’operazione di sfondamento del suo deretano. Affondo con sempre più decisione, come un ariete che sfonda la porta di una fortezza. Lui sembra proprio gradire.
Qualcosa distrae la mia attenzione, proprio mentre ero nel pieno della trivellazione. Sento qualcosa di liscio e relativamente grande che struscia contro le mie natiche. Allungo dietro una mano per tastare e mi accorgo che è una cappella. Qualcuno, forse in una specie di alfabeto morse dei cazzi, mi sta chiedendo il permesso di entrare nelle viscere del mio deretano. Ho sempre preferito fare l’attivo, ma in questo momento di estasi selvaggia, di euforica e ubriaca eccitazione, acconsentii di farmi infilare. Controllai con la mano che fosse presente il preservativo e, l’anonimo fottitore, con gesto rapido ma al tempo stesso delicato, fece scivolare la sua verga dura e carnosa nei meandri più profondi del mio abisso rettale. Entra ed esce a ritmo forte e costante, facendomi godere di siderale e libidinosa gioia per quella nuova esperienza che non avevo ancora mai provato. Ad ogni suo colpo, ne corrispondeva uno dei miei. Inizia dunque un trenino, una catena di montaggio (nel senso piu letterale del termine) in cui io ero l’ingranaggio centrale, che da dietro riceveva per poi passare tutto davanti.
Mi sento euforico; l’alcohol mi annebbia la mente, mentre nel frattempo, ogni singola molecola del mio cazzo freme dalla voglia, sempre piu crescente di spingere, spingere e spingere.
Non só per quanto tempo é andata avanti, ma sento che il mio chiavatore sta per venire. E cosi fu. Nonostante il preservativo, avverto il calore del suo sperma che fiotta copioso; bollente come lava che esce da un vulcano.
Esce e se ne va mentre io continuo imperterrito e furioso l’anale sfondamento dell’anonimo che mi è capitato. Mi stufo; ho voglia di farmi succhiare; mi sfilo il preservativo e gli abbasso la testa verso il mio cazzo; senza esitare, lo ingoia tutto fino in fondo, e io approfitto della sua smania di succhiare per fotterlo in bocca. Lo sento mugolare, gemere e poi strozzarsi. Sempre con molta decisione, prendo la sua testa e, girandomi, lo invito a leccarmi il buco del culo che ancora odora di Durex e sperma. Nel frattempo, inizio a baciare qualcuno che, appoggiato al muro proprio accanto a me, mi aveva preso la mano, portandosela al cazzo ed invitandomi a segarglielo. Mentre lo segavo, slinguavamo allegramente come due adolescenti in preda ad una scarica ormonale; non so chi fosse, ne da dove venisse,ne tanto meno il suo nome, ma i suoi baci mi mandano una scarica elettrica al cazzo che, dall’erezione, quasi mi si attacca alla pancia, inondandosi di pre-sperma che prontamente faccio leccare al signorino che mi stava baciando il culo.
Ci baciamo, ci annusiamo e decodifichiamo come due segugi che si contendono la stessa femmina. Siamo due gladiatori sul piede di guerra, pronti, vigili ed in attesa a sferrare l’offensiva, con l’unica differenza che qui la lotta si fa a colpi di cazzo. Cedo. Mi arrendo. Gli concedo di entrarmi da dietro; voglio sentire la sua potenza,il suo furore, la sua durezza, la sua rabbia dentro di me. Voglio sentirlo mentre scuote ogni parte interiore del mio essere con quel palo carnoso che sono intento ad indurire con le mie dita.
Si infila il preservativo e, alla cieca, ci sputa sopra. Dopodiché entra; non fa tanta fatica in quanto ho il buco ancora aperto da quello di prima. Spinge in profondità, affondando colpi secchi e veloci,sprofondando dentro di me, ma non provo dolore. Sento una scarica di piacere che quasi mi annebbia la vista; lui dietro mentre tengo fermo l’altro sul cazzo. Non so per quanto tempo è andata avanti, ma, come si dice “Le cose belle durano sempre poco”. E credo che fu così anche quella volta. Lo sento gemere sempre più intensamente, e, quando con la sua mano mi stringe una coscia, sento che il suo momento si sta avvicinando. Ed anche il mio. Assesta forte gli ultimi colpi per poi tenerlo dentro durante l’eiaculazione. Nel frattempo, io inondo di sperma la gola del mio succhiatore che sembra gradire e che, con la sua abilità “linguistica” mi ripulisce bene il cazzo. Mi sfilo il pisello, ormai moscio come un paracadute dopo l’atterraggio e, barcollante, leggermente dolorante, ed odoroso di sudore, ormoni, sperma e quant’altro, mi avvio verso l’uscita.
Prendo il primo taxi per casa e in meno di dieci minuti sono nel mio letto e mi metto a pensare.
Ho fatto una doccia, ma sento ancora il cazzo bagnato e il culo aperto e leggermente dolorante. Penso, tra me e me, che questa esperienza è stata migliore di ogni chat o sito di incontri che abbia mai provato o qualunque altro ipocrita “cruising bar” in cui sia mai stato; nella dark room non c’è finzione, non c’è imbarazzo o scelta, o scarto. Tutti con tutti, su tutti, sopra a tutti, insieme a tutti, C’è qualcosa di meglio per caso?

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