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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Il porco bastardo

By 2 Ottobre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci siamo incontrati in strada, in una via poco trafficata e dopo una rapida presentazione, tutto sorridente mi invita a seguirlo a casa sua.

Entrati nel suo palazzo, bastano pochi passi per raggiungere l’ascensore e qui &egrave questione di attimi.
L’uomo inizia a fissarmi con insistenza mentre entriamo nell’angusta cabina ed appena le porte iniziano a chiudersi, le sue mani raggiungono con decisione i miei pantaloni. Mentre con una raggiunge le chiappe, con l’altra in pochi attimi impugna saldamente il cazzo ormai quasi del tutto in erezione.

– Che troia. Sei già eccitata. – Afferma per poi sputarmi in volto.

Mentre le chiappe mi vengono strizzate con forza, l’altra mano scende alle palle per saggiarne la consistenza.
Ridacchia quasi malignamente e smette di toccarmi solo quando le porte si aprono.
Prima però di uscire sul pianerottolo, le sue parole mi fanno gelare.

– Tira fuori il cazzo o non entri in casa mia. – Ordina per poi dirigersi verso il suo alloggio estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni.

Mentre cerca la chiave giusta, ho iniziato ad aprire i pantaloni, poi la zip e poi, infilo una mano nei boxer e lo tiro fuori, palle comprese.
Duro, teso, scappellato dalla precedente intrusione dell’uomo in cui me lo ha strizzato, qualche goccia di eccitazione inizia a sgorgare dalla cappella.
Quando rialzo lo sguardo la porta &egrave ormai spalancata e l’uomo mi fissa il cazzo senza ritegno.

– Vieni – ordina sottovoce.

Trattenendo così i pantaloni per la vita, in modo non mi cadano alle caviglie, quasi di corsa lo raggiungo con il costante terrore che qualche vicino possa aprire la porta e vedermi in quell’imbarazzante situazione.

Appena entro, la porta viene chiusa rapidamente alle mie spalle e l’uomo in poco tempo si posiziona di fronte a me.

– Lascia i pantaloni, metti le mani sulla testa. – ordina ora con apparente calma.

Appena le mani lasciano la presa, i pantaloni cadono alle caviglie.
Sorride guardandomi da testa a piedi e poi impunga nuovamente il cazzo.
Questa volta stringe con forza, tanta forza da sentire la cappella ingrossarsi e sentirla incandescente.
Solo allora molla la presa e dopo avermi dato due schiaffetti in volto, puntando gli occhi nei miei, ordina deciso :

– Ti voglio nudo come un verme. Lascia tutto quello che possiedi in terra e poi raggiungimi tenendo le mani dietro la schiena. – Ordinato questo, lo vedo scomparire dietro una porta posta nel lungo corridoio che mi trovo di fronte.
In pochi minuti sono completamente nudo e come ordinato, poste le mani dietro la schiena, con il cazzo duro che svetta di fronte a me, lo raggiungo entrando nella stanza in cui si &egrave diretto poco prima.
Seduto su una poltrona, posta di fronte un grosso schermo, mi nota entrare e senza togliermi gli occhi di dosso, mi ordina di raggiungerlo.

– Vieni più vicino – ordina attendendo che il mio cazzo sia a poche spanne dal suo viso prima di impugnarlo nuovamente.

La mano inizia immediatamente un frenetico su e giù lungo tutta l’asta.
Con l’altra raggiunge le palle avvolgendole in una stretta abbastanza decisa.
Basta davvero poco per sentirmi sul punto di venire e lui, accorgendosi di cosa sta capitando, smette di segarmi e facendomi allontanare mi ordina di salire a quattro zampe sul tavolo posto dietro di lui.

Poco dopo essermi posizionato, lo sento giungere alle mie spalle. Dopo avermi ordinato di allargare le gambe, prende possesso del cazzo e dopo aver sentito un bicchiere posarsi sul tavolo, torna a segarmi con forza.
Questa volta non smette anche quando sto per venire e poco prima che spruzzi il mio piacere, vedendo i miei continui movimenti, la sua minaccia mi accresce ancora di più l’eccitazione.

– Se ti muovi anche solo di un millimetro fino a quando non sono io ad ordinartelo, ti giuro che ti sculaccio fino a farti urlare – ordina prima di posare la mano libera sul mio culo.

In pochi attimi inizio a spruzzare, vengo ansimando mentre la mano continua frenetica a segarmi.
Anche quando ho finito di venire, la mano continua la sua opera iniziando a crearmi un crescente fastidio.
Non smette, non smette nemmeno quando inizio a lamentarmi ed appena muovo leggermente il culo, un forte schiaffo raggiunge la chiappa sinistra.
La mano non si ferma, continua a segare ed il cazzo, dopo essersi leggermente ammosciato, torna ad ingrossarsi mentre mi manca quasi il fiato.
Solo quando finalmente &egrave nuovamente duro, la mano si ferma.

– Ora ti puoi sedere sul tavolo – ordina per poi attendere che esegua l’ordine.
Appena sono seduto, si posiziona tra le mie gambe e impugnate le palle, con l’altra mano porta il bicchiere alle mie labbra.

– Ora bevi o ti strizzo le palle – ordina per poi aumentare la stretta

Il bicchiere che mi trovo ormai sulle labbra, &egrave per quasi metà pieno del mio stesso seme ed in pochi attimi me lo ritrovo riversato in bocca.

Non posso fare altro che chiudere gli occhi e trattenendo il respiro, mandare giu tutto.

– Bravo – si congratula prendendo il bicchiere ormai vuoto e dopo averlo posato sul tavolo, la mano dalle palle si sposta all’asta ancora dura.

In pochi attimi la sega riparte frenetica.
Ansimo mentre lui mi guarda ridendo.
Inizio a lamentarmi quando aumenta ancora la velocità.
Improvvisamente però, come ha iniziato a segarmi, smette e si allontana.

– Vieni a spogliarmi – – Vedi.. sei un cretino. – urla ferocemente, proprio quando stavo per aprirgli il primo bottone della camicia.

Con una mano raggiunge i miei capelli per tirarmi violentemente a se.

Quando i nostri sguardi si incrociano, i suoi occhi mi fulminano.
Al mio gesto di sconfitta, appena abbasso lo sguardo, uno schiaffo talmente forte da rimbombare nella stanza, raggiunge le palle.
Digrigno i denti, mi lamento e quando con le mani tento di raggiungere la fonte del dolore, la sua mano mi blocca.

– Mani dietro la schiena! – urla ancora.

Eseguo l’ordine e mentre l’uomo non smette di trattenermi per i capelli, alza ancora di più il mio viso, lo avvicina maggiormente al suo e dopo aver stretto le palle con l’altra mano, mi sputa dritto in faccia.

– Mi stai dimostrando di non essere all’altezza. Tu sei una troia e per spogliarmi devi iniziare tirando fuori il cazzo! –

Dopo queste parole, molla la presa dalle palle per spingermi con forza a terra, in ginocchio.

– Alla camicia ci penso io, muoviti a prendermelo in bocca. – ordina mentre si apre rapidamente la camicia.

In realtà, non credo che voglia essere realmente spogliato e quindi decido di andare direttamente al sodo.
Apro la zip del pantaloni ed infilo rapidamente una mano all’interno in cerca dell’orlo di quelli che presumo essere boxer ed una volta trovato, in pochi attimi trovo l’ingombrante contenuto.

Delicatamente lo libero dai boxer e quando lo faccio uscire dai pantaloni, mi si presenta davanti gli occhi, un cazzo davvero maestoso.

Non ho quasi il tempo di ragionare e la sua mano, torna a spingere sulla mia testa.
Questa volta, verso il suo cazzo.
Apro rapidamente la bocca quando ormai la cappella forza sulle mie labbra, percorre la lingua riempiendomi del suo sapore e poi, entrato poco più di metà, raggiunge la gola.

– Ciuccia – ordina senza togliermi la mano da dietro il capo.
Così inizio a ciucciare, senza potermi muovere ne avanti e nemmeno indietro.
Con la mano libera, si spoglia frettolosamente dal resto degli abiti, e dopo aver scalciato lontano pantaloni e boxer, torna a concentrarsi su di me.
Muovo la lingua, succhio, muovo le labbra e poi anche l’altra mano raggiunge il mio capo.
Lentamente ma con decisione, il cazzo inizia ad avanzare.
La cappella inizia inesorabilmente a farsi strada nella gola, inizia a scendere, inizia a togliermi il fiato e darmi l’impressione di voler vomitare.
Il cazzo non si ferma e in apnea, con gli occhi gonfi e lucidi per lo sforzo, vedo il suo pube sempre più vicino.

– Tira fuori la lingua – ordina quasi sottovoce.

Eseguo l’ordine con fatica e pochi attimi dopo, con un colpo di reni, mi ritrovo il volto schiacciato sul suo pube e tutto il cazzo giu in gola.

Mi manca ossigeno, mi viene da vomitare, inizio a divincolarmi, mi aggrappo alle sue gambe e finalmente, dopo secondi che per me sembrano interminabili, si stacca lasciandomi respirare.

L’uomo ride e mentre tossisco cercando di riprendere fiato, si accovaccia di fronte a me e raggiunto il cazzo, torna a segarmelo.

– Che zoccola. Hai ancora il cazzo duro dopo averlo preso probabilmente per la prima volta in gola – termina la frase ridendo senza smettere di segarmi.

Dopo pochi attimi in cui sono tornato ad ansimare per il godimento, la mano si ferma nuovamente e preso per i capelli, il cazzo torna a puntare sulla mia bocca.

Preso un grosso respiro, questa volta non vedo più gentilezze e con due colpi di reni sono nuovamente con il volto contro il suo pube.
Questa volta però, il cazzo inizia a fare avanti e indietro sempre di più, sempre più forte, sempre più violento, fino a quando nella stanza rimbombano solo più i versi che faccio in cerca di respiro ed i rumori della mia gola ad ogni suo affondo violento.

Finalmente si ferma, finalmente posso tossire per la saliva andata di traverso, finalmente posso respirare mentre il mio stomaco duole per gli sforzi dati dai conati di vomito.

– Ancora duro ? – domanda, quasi fosse un’affermazione mentre si accovaccia nuovamente per segarmi.
– Che puttana – afferma schiaffeggiandomi ripetutamente il volto con forza.

Terminata l’umiliazione, riporta il cazzo di fronte il mio volto e dopo averlo scappellato, mi ordina semplicemente di fargli una pompa.

Eseguo l’ordine ed una volta preso in bocca, inizio a pompare, leccare, succhiare e andando su e giu lungo l’asta, l’eccitazione torna a salire sempre più viva e forte.

L’uomo gode, ansima senza ritegno, mi insulta, mi sputa addosso e quando sembra essere sul punto del non ritorno, con un forte spintone, mi sbatte letteralmente in terra.
Con violenza mi volta a pancia in giu,si posiziona cavalcioni sulle mie gambe e preso possesso del culo con entrambe le mani, inizia a strizzare le chiappe con forza. Le divide, le unisce, le stringe, le strizza le graffia e le allarga fino a mettere in tensione la pelle attorno al mio ano.

– Che bel culetto stretto. Tutto da sfondare. – ammette per poi infliggermi una dolorosa sequenza di sculacciate.

Alla ventesima sculacciata, contate dolorosamente in silenzio, quando ormai ho il viso rosso dallo sforzo, gli occhi piangenti e quasi privo di fiato, l’uomo smette ed alzandosi, mi trascina nuovamente in piedi tenendomi per i capelli.

Una volta l’uno di fronte all’altro, con la mano libera e senza smettere di puntare gli occhi nei miei, raggiunge nuovamente il cazzo e mentre inizia a segarmi, mi ordina :
– Segami troia –

Altro non posso fare, se non eseguire l’ordine.

Quasi da subito, posso vedere l’effetto della mia mano sul suo volto, come credo di fare altrettanto verso di lui.
La sega reciproca &egrave sempre piu frenetica e mentre entrambi ansimiamo ormai madidi di sudore, la sua mano finalmente si stacca dai miei capelli e raggiunti i capezzoli, me li strizza senza pietà.

In pochi attimi, non resisto più, quasi ho un mancamento mentre inizio a spruzzare il mio seme sul suo cazzo, sul suo pube, sulla sua mano ed addirittura sulla mia.
Stringo il suo cazzo con forza, mentre lui non accenna a smettere di segarmi.
Solo quando le ginocchia cedono fino a farmi crollare in terra, finalmente si allontana di pochi centimetri.

Non ho nemmeno il tempo di riprendermi, di capire addirittura cosa stia succedendo e con la stessa mano che prima teneva il cazzo, ancora piena di sborra torna a prendermi per i capelli e quando il cazzo torna di fronte la mia bocca, questa volta non ha più alcuna pietà.

Il cazzo non attende ed aperto il varco tra le mie labbra, affonda fino a quando il pube non &egrave contro il mio volto.

Questa volta, il suo cazzo inizia a fottermi con forza inaudita.
Gli affondi in gola sono talmente violenti da sentirne il rumore rimbombare nella stanza, tanto quanto i miei lamenti soffocati e le sue mani che di tanto in tanto mi schiaffeggiano in volto.
Solo raramente, mi lascia riprendere fiato, quando ormai credo quasi di svenire e poi, dopo almeno 3 o 4 schiaffi, affonda nuovamente senza pietà.

– Ahh puttana! puttana! puttana! – urla ansimando prima di tirare fuori il cazzo.
– Segami e succhiami le palle – ordina schiacciandomi il suo membro in faccia.

Eseguo l’ordine prendendo subito in bocca le palle e mentre già le sto succhiando, con l’altra mano raggiungo l’asta per iniziare una sega frenetica.

Con le mani si aggrappa ai miei capelli e spingendomi come a volermi far ingoiare le palle, ansima sempre più forte, fino a quando.

– Ahhh! Bevi puttana ! – ordina staccandomi con violenza da lui ed una volta puntato il cazzo in bocca, viene!

Viene come una fontana.
Viene come un fiume in piena.
Spruzzandomi direttamente in gola oltre che sul palato tutta la sua voglia, mi trovo obbligato a bere tutto per non soffocare ed una volta terminato, mi viene ordinato di ripulirlo con cura, pube e palle comprese.
– Brava puttana – afferma riprendendo fiato mentre sto terminando di ripulire il pube dal mio stesso seme spruzzato pochi attimi prima.

Mentre mi trovo ancora in ginocchio, lo vedo allontanarsi. Raggiunge il televisore, lo accende e schiacciato play, sullo schermo compaiono i fotogrammi di quello che indubbiamente deve essere un filmato porno.

Seduto sulla poltrona, mi fa cenno di avvicinarmi.

– Vieni qui, siediti in braccio – ordina facendomi cenno con le mani di sedermi sulle sue gambe.
Eseguo l’ordine e con le mani, mi accompagna fino a stendermi a contatto con il suo corpo, schiena compresa.

– Bravo. Ora allarga bene le cosce e lasciati toccare – ordina impugnando il cazzo con una mano e le palle con l’altra.

Mentre in tv l’amplesso &egrave già cominciato, la sua mano, torna a scorrere su e giù lungo la mia asta.

– Vacca… – richiama la mia attenzione marcandolo con una strizzata alle palle.
– Se per la fine del film non hai fatto abbastanza latte, la prossima volta, ti lego e ti uso come vacca da monta. – afferma prima di iniziare una sega quasi feroce.

Il timer segna che il film finirà tra 50 minuti e 24 secondi.

Vacca.

Questo &egrave il nome che usa per chiamarmi da ormai due settimane in ogni messaggio o chiamata che ricevo dal suo numero.
Concluso l’incontro infatti, il porco ha affermato che in 50 minuti di film sarei dovuto venire almeno 7 volte e non solamente 4. Di conseguenza, mi ha rinominato vacca, anzi vacca da monta.
Mentre mi insultava per non esser stato all’altezza, avevo nuovamente il suo cazzo in bocca e pronto ad eruttare, dopo avermi allontanato a forza, mi ha spruzzato tutto il suo seme addosso, aggiungendolo così al mio spruzzato durante tutta la durata del film.
Non mi ha concesso nemmeno di pulirmi e dopo essermi rivestito imbrattando così i vestiti, mi ha letteralmente sbattuto fuori di casa senza dire mezza parola.

Ora, di prima mattina, dopo appunto due settimane di tregua in cui il cazzo finalmente si &egrave ripreso da quella folle mungitura, sto nuovamente raggiungendo il porco.
Non so perch&egrave lo stia facendo, ma con il cuore a mille, sono quasi arrivato alla sua abitazione.
Ripenso ai mille messaggi ricevuti ed alle due o tre chiamate giornaliere, tutto questo al semplice scopo di importunarmi, deridermi e raccontarmi tutte le sue fantasie in cui io ero il suo schiavetto da maltrattare.
Tutto questo mi ha ogni volta fatto venire il cazzo duro anche se &egrave faticoso da ammettere. Tanto che questa mattina, dopo essermi svegliato con la sua chiamata, non ho saputo dire di no all’ordine di raggiungerlo immediatamente a casa sua.

Questa volta non &egrave sceso ad aprirmi, anzi, tramite indicazioni telefoniche, dopo avermi aperto dal citofono, sono salito fino al suo piano ed una volta giunto di fronte la porta di casa sua, l’ho trovato ad attendermi.

– Ciao puttana – esclama divertito.
Senza lasciarmi il tempo di rispondere, mi trascina con forza in casa e chiusa la porta alle nostre spalle, non attende oltre.
– A quanto vedo ti piace ubbidire agli ordini – afferma infilandosi nei miei pantaloni per poter subito impugnare il cazzo già duro.
– Abbassa pantaloni e mutande – ordina serio.
Rapidamente cerco di eseguire mentre il cazzo viene stretto con sempre maggior forza. Quando finalmente gli indumenti sono alle caviglie, la cappella pulsa ed &egrave ormai violacea a causa della mano che stritola l’asta.

– Molto bene – afferma lasciando finalmente circolare il sangue nel cazzo.

– Vediamo se sei migliorato – commenta prima di iniziare a segarmi con forza.

– Con sto bel cazzone lungo e grosso potresti essere un’ottimo toro da monta e invece… fai la puttanella che si eccita ad essere strapazzata – commenta volgarmente senza smettere di segarmi.

Improvvisamente si ferma ed estratto il cellulare dalla tasca, scatta innumerevoli foto al cazzo duro e pulsante.

– Queste belle foto, le mettiamo su internet – afferma ridendo prima di riprendere il cazzo in mano per poterlo segare ancora.

– Non sei contento? Tra poco potrai far contenti tanti altri cazzi. Pensa a quanti porci ti guarderanno e si segheranno. – continua senza smettere di segarmi.

– Dovresti bere la sborra di ogniuno di loro. Troia! – afferma posando il telefono e stringendo quindi le palle.

Tutte queste parole e la mano che stringe le palle, ben presto mi fanno ansimare. La mano sull’asta non accenna a fermarsi e quasi con violenza, continua a salire e scendere.
Ben presto non resisto più e ansimando, spruzzo tutto il seme in terra.

– Puttana ! – esclama l’uomo senza smettere di segarmi.

– Troia ! – esclama ancora, mentre gemo per la mano che ora mi procura sensazioni assurde.

Quasi non riesco a stare in piedi e mentre la mano si concentra a segare la cappella, mi piego, mi contorco e con le mani mi appoggio addirittura a lui per non cadere. Infine, il cazzo &egrave ancora una volta duro, dolente ma eccitato.

Per pochi attimi si stacca da me, si pone alle mie spalle e infilata una mano tra le gambe, riprende possesso del cazzo tirandolo verso il basso e verso di se.

– In ginocchio. Faccia a terra e pulisci il pavimento con la lingua – ordina spingendomi.

Senza altra scelta, mi piego ed una volta in ginocchio, il cazzo mi viene tirato con forza tra le gambe. Istintivamente alzo il culo, lo sporgo cercando di portare il cazzo più indietro possibile mentre una mano si posa sul mio capo spingendomi letteralmente il volto nella sborra.

– Muoviti troia! – ordina tornando a mungermi il cazzo e controllando che abbia iniziato realmente a leccare il pavimento.

– Molto bene. Ora vediamo quanto sei stretto. – afferma prima di sputare ripetutamente tra le chiappe.

Senza interrompere la mungitura, con la mano libera raggiunge la saliva che cola e con le dita ne cosparge l’ano.
Bastano davvero pochi attimi, pochi giri concentrici e due dita spingono con forza per entrare.
Il muscolo inizia a cedere, le carni si allargano e ben presto, condite dai miei gemiti, penetrano il culo. Mentre le sento scendere in me, strane sensazioni mi pervadono, mi scombussolano, mi fanno mancare a tratti il fiato e quando finalmente sprofondano per intero fino alle nocche, le sento muoversi.

– Puttanella. Allora non &egrave la prima volta che vieni inculato ! – afferma uscendo da me quel poco che basta ad aggiungere un terzo dito.
Quando sprofonda nuovamente, questa volta urlo per le carni che vengono allargate violentemente.

– Hahahahaha! – ride prima di uscire dal mio culo per poi riaffondare fino alle nocche.

Urlo ancora mentre la mungitura mai interrotta inizia ad avere i suoi effetti.

Alla quinta volta in cui le dita affondano con violenza, non resisto oltre e vengo, spruzzando ancora una volta il mio seme sul pavimento.

– Forse ad essere maltrattato riuscirai anche a produrre abbastanza sborra. Ora però dobbiamo alesare il tuo culetto da puttana – afferma prendendomi per i capelli e trascinandomi letteralmente in cucina.
Giunti di fronte il tavolo, mi sbatte su di esso, piegato a novanta con la faccia sul freddo piano di legno.
Mi vengono legate le caviglie alle gambe del tavolo, i polsi tra loro e dopo che l’uomo si &egrave spogliato, le sue mutande mi vengono infilate in bocca.

– Bussa due volte sul tavolo se vuoi farti sfondare il culo, altrimenti ti sbatto fuori di casa – ordina rimanendo in attesa.

Non so cosa pensare.
In realtà non so cosa voglio.
Non so quanto mi farà male e quanto mi farà godere.
Eppure sono eccitato.

Non resisto più.

Busso due volte sul tavolo e subito dopo la sua cappella si presenta tra le chiappe.

– Troia. Ti sfondo. –

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