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Il venditore di borse

By 18 Gennaio 2023No Comments

Il venditore di borse 1^parte
Il mercatino rionale come al solito, è pieno di bancarelle di frutta e abbigliamento. Luglio, caldo, gironzolavo senza avere nessun pensiero, avevo comprato la frutta le olive ed ero indecisa se prendere del pesce per la sera quando il telefono trillo.
Era lui; questa sera pizza, ti và?- perfetto- risposi.
Lui il sabato lavora solo di mattina e alle 13 è a casa. Pensiero levato per la cena, potevo guardarmi ancora un po’ in giro e rientrare. Camminavo distratta guardavo le scarpe, anche se so che difficilmente ne avrei trovato un paio che potessero piacermi, mi avvicinai alla bancarella delle borse e lo vidi. Era un uomo di colore che avevo già notato altre volte, alto, robusto, statuario, aggraziato, parlava italiano benissimo, e vendeva moltissimo. La t-shirt gialla che indossava gli disegnava i pettorali, e le braccia sembravano due rami robusti. Tutti andavano a salutarlo, scambiavano qualche parola con lui e molti compravano una borsa. Incrociai il suo sguardo e notai che i suoi occhi si fermavano su di me. Turbata continuai il giro, arrivai in fondo al viale e invece di girare per un altro gruppo di bancarelle, tornai indietro per rivederlo. Mi fermai con indifferenza vicino alle borse, lui era intento a vendere ad una signora, lo scrutai sottecchi e scopri che parlava con la signora, ma il suo sguardo era su di me. Mi eccito! Mi allontanai e con lentezza mi avviai verso casa. Lui arrivo mentre cucinavo, avevo preparato il tavolino in terrazzo e stavo preparando una spaghettata con pomodorini e basilico.
A tavola gli parlai della mia giornata, del mercatino e del venditore di borse. Lui capì tutto. Si alzo mi venne vicino e comincio a baciarmi, prima sulle braccia, poi sul collo e poi volle la bocca , la lingua le labbra , il respiro, lasciammo tutto sul tavolo e ci trasferimmo sul lettone, facemmo l’amore selvaggiamente, non disse nulla, ma il venditore di borse era in mezzo a noi!
Alle venti avevamo appuntamento in pizzeria con Marco ed Elisa, due vecchi amici che non vedevamo da diversi anni, ex compagni di scuola, ci divertimmo a parlare di fatti avvenuti durante il periodo del liceo, ma non vedevamo l’ora di trovarci ancora soli, mangiammo, non dico in fretta, ma rapidamente si, alle ventitre eravamo di nuovo a casa. Neanche il tempo d’entrare che Lui mi attiro a se e comincio a baciarmi, mi spoglio all’ingresso e mi porto in braccio sul letto, si spoglio completamente, mi tolse gli slip e comincio a baciarmi e leccarmi la fica, gli accarezzavo la nuca e lui infilava la lingua, le sue mani mi stringevano i glutei e la sua bocca era un sigillo nella mia tana.
Cominciai a non capire più nulla, mi bagnai sulla sua bocca, e lui continuava a stimolare il clitoride, ed io urlai, mi alzo le cosce mi mise un cuscino sotto i glutei e mi ficco dentro il cazzo che mi sembrava piu grosso del solito, infilo la cappella e si fermo, afferro il cazzo con la mano e comincio a girarlo dentro la mia vagina che urlava dalla voglia, poi con un colpo violento entro tutto in me; comincio a stantuffare, io godevo come una matta, avevo in corpo una voglia insolita e provavo un eccitante piacere che mi era nuovo, mentre mi sbatteva comincio a parlarmi all’orecchio, era quasi un sospiro, mi piaci sei bella, ti muovi come una bomba, parlami ancora del nero di oggi, descrivilo, ti piace vero? lo vuoi qui? lo vuoi scopare? si mi piace -sussurrai, si lo voglio lo voglio scopare – ed era vero, mi rendevo conto che lo pensavo, che lo avrei voluto li a scopare con me; sconvolta dalla presa di coscienza cominciai a muovermi con più frenesia, sei una puttana- dice lui, una bella puttana, e si muove in modo forsennato, ogni colpo mi scuote fino al midollo, mi bagno, si te lo do, dimmi chi è che te lo porto qua, ti faccio rompere il culo, avrà un cazzo enorme come piace a te, ecco ecco vengooo, gridò come un orso in trappola, esce comincia a godere con schizzi impressionanti, sembra non smettere piu di sburrare mi riempie tutto il petto la faccia di sperma, io continuo a bagnarmi e non riesco a fermarmi gli afferro il cazzo e lo pulisco con la lingua e prima che si ammoscia lo rificco in fica e comincio a vibrare urlo vibro godo mi allago,,,,, Ci addormentiamo abbracciati con il pensiero al venditore di borse…..
Facemmo l’amore ogni notte, e ogni volta durante l’amplesso voleva che gli descrivessi l’uomo delle borse, e mentre lo facevo mi accorgevo che il suo vigore aumentava, e mi eccitavo anche io parlando del nero, i giorni tutti regolari ma la notte aspettavamo di andare a letto per ricominciare a far l’amore e parlare di lui.
Era sabato, lui lavorava fino alle 13, poi sicuramente saremmo andati a fare una corsetta al parco e stasera cena fuori con i soliti amici. La mattina vado al mercatino a piazzale Giotto, più per ammazzare il tempo che per comprare, giro e rigiro fra le bancarelle fino alle 12 circa e poi rientro in attesa di lui che torna dal lavoro. Giro nel corridoio di banchi e mi inoltro, mi sento osservata e non capisco, mi guardo intorno e lo vedo, è li con i suoi occhi neri puntati come due chiodi su di me, cosciente adesso del suo sguardo, mi muovo con indifferenza verso le sue borse, ne prendo una la giro in mano, l’apro, la richiudo la poso, ne prendo una grande, faccio come prima, lui è li alto bello, ben fatto, prende la borsa che ho in mano la posa per terra, ne prende una un pò più piccola, mi infila il braccio dentro le maniglie e la poggia sulla mia spalla, questa è perfetta per te- mi dice, nel gesto le nostre pelli si sono sfiorate, e mi rendo conto di essermi eccitata, sono umida fra le cosce, dieci euro, solo per te – continua- prendila, dentro c’è il mio numero,se posso essere utile-. gli allungai i dieci euro e guardandolo diritto negli occhi lo ringraziai. Ero inebriata, scossa eccitata, mi chiedevo come avesse fatto a capire che mi piaceva, che lo avrei cercato, eppure non c’era stato nessun cenno, nessun segnale, almeno questo era quello che pensavo io, ma evidentemente il mio corpo si era comportato diversamente, non vedevo l’ora di raccontare tutto a lui, tornai a casa senza più girare, mi aprii l’acqua nella vasca e mi immersi in mille pensieri e tutti avevano un comune dominatore: lui e l’uomo delle borse dentro di me.
Il tempo è volato, tanto ero assorta che non l’ho sentito arrivare, mi trova nella vasca,gli sorrido, e senza parlare si spoglia e si infila in vasca con me mi accarezza e gli dico tutto della borsa e del suo sguardo del numero di telefono dentro la borsa e che mi sono eccitata quando ci siamo sfiorati, -continua mi dice- e mentre parlo le sue dita cominciano ad entrare nella mia fica, tre dita dentro e col pollice sfiora e gioca col mio grilletto, io parlo, mi bagno sia per le dita sia per quello che dico e soprattutto per quello che penso, mi gira, guida il mio corpo in modo da farmi trovare a quattro zampe, si mette dietro e senza tanti preliminari mi scopa il culo, entra con un colpo da maestro e comincia a pompare senza riguardi, io al primo colpo mi irrigidisco per il dolore, ma presto tutto diventa godimento,lui stantuffa e parla, anzi grida, si ti scasso il culo puttana, vuoi il senagalese, si prenditelo si ma intanto ti spacco il culo, più parlava più mi bagnavo, si lo voglio, voglio il tuo cazzo e il suo si rompimi spaccami fammi trovare pronta a prenderlo in tutti i buchi, ti amo , vengo vengo, mi accorsi di urlare piu di lui, sbattevo il mio culo contro i suoi coglioni ogni volta che affondava in me gli andavo incontro, godemmo come forsennati e rimanemmo abbracciati a baciarci nella vasca piena di sperma e di umori finchè l’acqua divento fredda.
Ci siamo seduti per pranzare, un pò di affettati, non avevo avuto ne il tempo ne il pensiero di cucinare, olive e formaggi, eravamo ancora un pò su di giri, e mentre mi stava versando il vino, chiamalo disse, invitalo a cenare da noi. Da noi? qui? ma no, non abbiamo idea di chi sia, di come possa pensarla, – ma come vuoi che la pensi, replico lui, sarà felicissimo del tuo invito, inventa una scusa, di hai dei lavori da fargli fare, una cosa qualsiasi, dai prendi il numero che lo chiamiamo. Già il numero, non avevo controllato che ci fosse realmente, presi la borsa l’apri e dentro fra i giornali che servono per tenerla gonfia, un pezzo di carta bianca con un numero di telefono, solo il numero. Lo porsi a lui che già aveva il telefono in mano, lo prese e senza titubare mise il viva voce e lo compose nella tastiera. Squillo due volte, al terzo squillo una voce calda e gentile disse pronto, sono Alin; pronto risposi, buon giorno Alin, sono la signora che ha comprato la borsa oggi,- problemi, rispose, qualcosa nella borsa non và? – o no no, la borsa va bene, volevo solo chiederle se lei ha impegni o se è libero per fare qualche lavoretto da noi in cantina nel giardino, cosa dice?- Signora, per lei qualsiasi cosa, vuole che venga subito?- Oh no, subito no, che ne dice di venire a cena questa sera?- mi dica a che ora e mi trova dietro la porta.- alle venti ok? le mando un messaggio con l’indirizzo.- sarò puntuale, a dopo.
continua

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