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in un paesino sudamericano

By 3 Dicembre 2020No Comments

Ero da poco stato promosso in 5 ragioneria, tornai a casa felice, soddisfatto ma quando arrivai in casa c’era una brutta aria, guardai mio padre e mia madre i loro visi spaventati, mi sentii morire nel vedere i loro visi

“Cosa è successo, è morto qualche parente?”

“No Ivano la ditta di papà ha chiuso repentinamente e si è trasferita in sudamerica”

“Dovè?”

“S Ivano dobbiamo trasferirci se vogliamo andare avanti, qui con l’età di papà è difficile che trovi lavoro, Papà ha bloccato un dirigente a momenti arrivavano alle mani e questo gli ha detto di seguirlo in sudamerica, tuo padre è bravo e là gente come papà sono ricercati”

“Ma quando dovremmo partire?”

“Domattina”

“Così presto?”

Dopo due giorni eravamo arrivati nel nuovo mondo, il nome del paese era quasi inpronunciabile, il paesino era caotico, mille persone in strada, automezzi vecchissimi e malandati, arrivammo nel nostro palazzo dove dovevamo abitare, appena dentro sentimmo un rumore di voci fortissimo, voci di madri, di bambini piccoli e meno piccoli, il nostro appartamento era al primo piano, appena entrammo il rumore si affievolì molto, aprimmo le finestre per dare un pò d’aria alla casa, ilfrigo però era pieno e le scansie pure quelle, l’appartamento non era malaccio, c’erano due camere da letto una sala e una cucina abitabile, insomma meglio di quello che pensavamo.

Ci mettemmo 20 minuti per mettere a posto le nostre cose poi sfiniti i miei si fecero una doccia e si buttarono sul letto per riposare io invece volli fare due passi a conoscere il paese.

Scesi e a momenti non venni travolto da una bicicletta dove c’erano addirittura tre ragazzi appollaiati sopra

“Scusate non vi ho visti”

“Ma di dove sei? italiano?”

” Si sono appena arrivato”

“Benvenuto allora, io sono Manuel, lui mio fratello minore Rafael e il nostro amica Paulo

“Io sono Ivano”

“Ma tuo padre si è trasferito qui per lavoro?”

“Si la ditta dove lavorava si è trasferita qui e volevo andare a vederla”Era sempre Manuel a parlare

“Lo sai dov’è? almeno credo che sia in fondo alla via, in periferia, ne dovrà fare di strada tuo padre

per andare in ditta”

“Magari prenderemo una bicicletta”

“Senti andiamo a bere qualcosa coì ci conosciamo meglio”

“Mi va benissimo”

Il bar era un pò scalcinato,le sedie erano in  cattivo stato e ballavano appena ci appoggiavamo sopra, ci sedemmo con circospezione, e notai che i tre ragazzi si erano seduto tutti molto vicino a me anche se c’era spazio.

Prendemmo 4 birre scure e notai subito che il gusto era piuttosto forte e amaro ma era bella fresca e decente.

Iniziammo a parlare di mille cose, cose da ragazzi, musica e cose varie e notai che man mano che si parlava i ragazzi si facevano sempre più vicini a me, Rafael addirittura si alzò e venne a mettersi dietro di me, sentivo i suo alito che sapeva di cipolla respirarmi sul collo, poi mi mise le mani sulle spalle.

Manuel mi venne vicino e mi toccò e accarezzò i capelli,io rimasi un pò imbarazzato ma lasciai fare per cortesia

“Ivano hai capelli bellissimi li curi bene”

“Si mi piace curare la mia persona”

“Da noi uno che fà così come te diciamo che è gay, tu sei gay?”

“Veramente non lo sò”

“Come non hai avuto nessun rapporto ancora?”

“Sinceramente no”

Tutto d’un tratto Manuel si alza mi prende il viso frà le sue mani e mi stampa un bacio sulla bocca, mi guarda un pò poi me ne dà un’altro

“Ti ha fatto schifo?”

“No perchè”

“Allora sei gay, se ti piace farti baciare da uno del tuo stesso sesso”

“Non ho reagito per gentilezza”

“Si ma avresti avuto uno scarto di fastidio”

Ragazzi è ora che torni a casa, pago io le birre ci vediamo domani?”

“Certo vogliamo conoscerti meglio e baciarti di più”

“Ci vediamo domani alle 15 in questo bar, ciao ragazzi”

“Ciao Ivano ben arrivato”

“Grazie”

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