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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Io e Martino (parte prima)

By 11 Febbraio 2021Febbraio 15th, 2021One Comment

Mi chiamo Gabri e ciò che vi sto per raccontare è ambientato ai tempi in cui avevo vent’anni ed un culo sodo e rotondo da far invidia perfino alle ragazze.
A quell’età avevo ormai capito che mi piacevano i maschi quanto le femmine ed avevo imparato ad accettare la cosa senza che mi turbasse troppo sebbene, fino ad allora, non mi fosse mai capitato di avere rapporti omosessuali. Sapevo comunque di essere attratto dai ragazzi per via dei pensieri che facevo quando mi masturbavo ed, inoltre, mi piaceva molto auto penetrarmi con oggetti di vario tipo ogni volta che ne avevo l’occasione.

Questa mia tendenza era comunque rimasta il mio segreto fino all’evento di cui vi sto per raccontare.

Avevo un amico di nome Martino il quale aveva circa dieci anni più di me, era uno di quegli eterni scapoli sempre in cerca di figa e con il quale condividevo la passione per la moto. Aveva una casa in Sardegna, Martino, così un giorno mi propose di andarci con lui per una vacanza all’insegna del divertimento e della nostra passione per le due ruote.

Si unirono a noi altri due amici, Francesco ed Anna i quali facevano parte della nostra compagnia di motociclisti. Francesco era un ragazzo alto un metro e ottanta circa, abbastanza corpulento, di aspetto non bello ma nemmeno sgradevole e sempre pronto a scherzare su qualsiasi argomento; Anna era la sua ragazza ed era la classica che oggi verrebbe definita “curvy”, una ragazza non certo magra ma comunque bella soda e con tutte le curve al posto giusto, aveva un bel viso sempre sorridente, capelli neri lunghi e mossi e gli occhi marron.

Anche se non aveva le misure di una fotomodella, Anna aveva quel che di particolarmente sensuale tanto che più volte, fra me e Martino, erano state fatte battute sul fatto che ce la saremmo fatta volentieri se solo non fosse stata la ragazza del nostro amico e si fosse mostrata disponibile.

Partimmo quindi tutti in moto verso Livorno dove la sera avremmo preso il traghetto che ci avrebbe portato verso il luogo delle nostre vacanze. Avremmo comodamente riposato in cabina per alzarci belli freschi allo sbarco la mattina dopo, così da salire in sella, raggiungere la casa di Martino e sfruttare al massimo anche il primo giorno di vacanza.

Parcheggiate le moto nella stiva salimmo al ponte dove si trovavano le nostre cabine, Francesco ed Anna avevano la loro e io dividevo la mia con Martino, posammo le nostre valige e ci recammo al ristorante della nave per la cena, fu li che Francesco cominciò a scherzare con Anna su ciò che avrebbero combinato una volta ritiratisi nella loro cabina, Anna non sembrava imbarazzata dal comportamento di Francesco, anzi stava al gioco e lo incalzava finché davanti al suo terzo bicchiere di vino rosso mi guardò e mi chiese: “e voi due?”

“Noi due cosa?” le chiesi io.
“Secondo me Martino ti farebbe la festa volentieri” disse Anna col chiaro intento di metterci in imbarazzo.
“Ma che dici?!” esclamai rivolto verso Anna mentre sorridevo imbarazzato.
“Dai Martino, dillo che te lo faresti, hai visto che culo ha? E’ persino sprecato su un uomo!”
Martino si mise a ridere poi con tono scherzoso resse il gioco ad Anna dicendo: “beh, in mancanza di una donna se sapessi che ci sta potrei anche farci un pensiero”.
Così Anna, che era palesemente in preda al vino, si rivolse nuovamente a Martino e gli disse: “non ci starebbe mai di sua spontanea volontà, devi saltargli addosso e prenderlo con la forza, altrimenti non ti si concederà mai, dopo che l’avrai domato allora ti si concederà tutte le volte che vorrai”.

Guardai Anna quasi scandalizzato e le chiesi di cambiare argomento ma lei non lo fece, anzi cominciò a parlare di sesso anale ammettendo candidamente che con il suo ragazzo lo faceva spesso, Francesco in tutto questo aveva un’espressione compiaciuta finché lei iniziò la frase: “comunque, Gabri, dovresti regalarlo a qualcuno quel culo, lo sai che una volta Francesco…”
A quel punto Francesco la interruppe: “Anna basta, adesso stai esagerando, ti porto a dormire!” le disse.
“No, aspetta, fammi dire questa cosa” obbiettò lei, e mentre Francesco tentava invano di fermarla si lasciò scappare che una volta lei si fece sodomizzare dal suo ragazzo inducendolo a pensare a me, poiché le aveva confessato di avere quel tipo di fantasia.

Francesco cercò di smentirla in tutti i modi e soprattutto dando la colpa all’alcol, ma era troppo imbarazzato per lasciar credere che nelle parole di Anna non ci fosse del vero, così si alzò e trascinò Anna verso la cabina per metterla a letto.

Martino, che era seduto a fianco a me a tavola, dopo aver bevuto il caffè si alzò e con tono scherzoso mi disse: “andiamo anche noi, così vediamo se Anna aveva ragione”. Risposi con una risata, mi alzai e mi incamminai con lui verso la cabina.

Le parole di Anna però non mi avevano lasciato indifferente e mentre camminavo nel corridoio della nave pensai che in effetti avevo fantasticato molto su Martino e non mi sarebbe dispiaciuto se ci avesse provato con me, sapevo anche che non avrei mai avuto il coraggio di propormi apertamente. Arrivammo in cabina e difronte alla porta c’era uno specchio, vidi le nostre immagini affiancate e rimasi quasi incantato da come il mio aspetto leggermente androgino e la mia corporatura esile, a fianco alla sua figura enorme con il suo metro e novanta di altezza e i suoi abbondanti cento chili di muscoli, sembrassero il preludio di un rapporto carnale nello stile dell’antica Grecia in cui io sarei stato l’efebo e lui il maestro.

“Ci pensi che quello stronzo di Francesco si incula Anna?” mi disse mentre ci spogliavamo per andare a fare la doccia a turno poi andare a dormire.
“Già” gli risposi, poi continuai: “certo che stasera Anna era proprio fuori di testa, con quei discorsi”.
“Già” rispose Martino, “chissà come le sia venuto in mente”.

“Ma secondo te veramente Francesco se l’è inculata pensando a me?” gli chiesi mentre senza rendermene conto ero nudo di spalle, di fronte a lui, in procinto di entrare nella doccia.

“E’ probabile” mi rispose, “una volta io e lui abbiamo fatto su di te le stesse battute che io e te facciamo su Anna”.

Lo guardai scandalizzato ed esclamai: “ma scherzi?”.

“No, affatto” rispose lui con una naturalezza quasi disarmante, “e poi dai, vuoi dirmi che tu non ci hai mai pensato?”

“A cosa?” chiesi fingendo di non capire.

“A farti inculare da me” disse Martino.

“E perché invece non potrei aver pensato ad incularti io? Voglio dire, perché dovrei fare proprio io quello che lo prende nel culo?”

“Andiamo” rispose Martino sorridendo, “sono il doppio di te, se solo volessi ti potrei prendere e mettere sotto senza darti la minima possibilità di sottrarti alle mie attenzioni.

“Vuoi dire che mi violenteresti?” gli chiesi.

“Se non ci fosse una legge ad impedirlo, devo ammettere di si” rispose Martino.

“Tu sei fuori!” gli dissi, poi mi diressi all’interno della doccia.

Mentre ero intento a lavarmi dando le spalle alla porta del box doccia sentii la porta aprirsi d’improvviso, Martino mi afferrò cingendomi il torace con un braccio mentre con la mano dell’altro iniziò a frugarmi fra le natiche alla ricerca del buchetto, io mi dimenavo e cercavo di resistergli ma la sua forza bruta me lo impediva, riuscì infine a farsi strada con due dita all’interno del mio ano nonostante non fossi lubrificato e, provocandomi un dolore lancinante mi trascinò fuori dal bagno, sfilò le due dita da dentro di me e mi lasciò poi disse: “asciugati e lasciati guardare mentre lo fai”.

“Ma che ti salta in mente?” gli chiesi.

“Lo sai cosa mi salta in mente, che tu lo voglia o no io questa notte ti farò il culo, ho deciso, mi sono fatto troppe seghe pensandoti, adesso è il momento di averti sul serio”.

E mentre io me ne stavo li impietrito, incredulo di ciò che mi aveva appena detto, lui prese il telefono, chiamò Francesco e gli chiese se lui e Anna avessero portato con se della crema lubrificante, dato che erano soliti praticare il sesso anale.

Francesco rispose di si e in un attimo lo sentimmo bussare alla porta della nostra cabina, Martino gli aprì e gli passò il tubetto dicendogli: “goditelo, io questa sera non combinerò nulla perché Anna dorme come un ghiro”.

“So che se fossi un buon amico ti offrirei di dividerlo con me, ma stasera è tutto mio” gli rispose Martino parlando di me, come se stesse parlando di un giocattolo, poi chiuse la porta, si voltò verso di me, mi mostrò il tubetto di crema e mi chiese: “hai paura?”

Annuii timidamente facendo un cenno con il capo ma, in realtà, ormai ero entrato nell’idea che finalmente avrei realizzato un mio sogno erotico e la paura più grande non era che abusasse di me, ma invece che di colpo si fermasse e mi dicesse che aveva solo scherzato.

Mi si avvicinò, mi afferrò un avambraccio poi mi disse: “se farai ciò che ti dirò non sarà poi così male, potrebbe addirittura piacerti”.

Io ero impietrito, l’atmosfera era surreale e obbedivo docilmente ma con un po’ di riluttanza ai suoi ordini ormai rassegnato al mio destino.

Martino si sedette sul letto poi mi disse: “vieni qua, puttanella, fammi vedere il culetto”, io mi avvicinai obbediente e mi lasciai afferrare per i fianchi, lui mi girò di spalle ed iniziò ad ispezionarmi il culo come se l’avesse comprato e potesse avanzare sopra di esso qualsiasi diritto.

Mi toccava e mi palpava il didietro quasi come fosse un frutto su una bancarella al mercato che ormai aveva deciso di comprare, pregustandone il sapore tramite il tatto, in tutto questo io mi lasciavo fare incredulo e impaurito.

“Piegati in avanti” mi disse, poi mi mise una mano sul bacino tirandolo verso di se e con l’altra mi spinse in avanti la schiena per costringermi a piegarmi come voleva, facendomi appoggiare le mani sul letto di fronte a quello su cui era seduto.

Adesso ero li, in quella posizione umiliante con la mia parte più intima esposta totalmente alla sua mercé, lui nel frattempo continuava ad accarezzarmi e di tanto in tanto mi divaricava le natiche per guardare meglio quella che chiamava “la mia rosellina”.

Poi iniziò a sbaciucchiarmelo e sinceramente non me lo aspettavo, credevo che mi sarebbe saltato addosso da un momento all’altro penetrandomi in modo brutale, invece mi stava facendo qualcosa che in realtà mi piaceva molto.

Rimasi ancora più sorpreso quando sentii la sua faccia affondare contro il mio sedere e la sua lingua uscire dalla sua bocca per frugare nel mio buchetto.

“Non ti fa schifo”? Fu l’unica cosa che ebbi il coraggio di chiedegli.

“Affatto!” rispose, “per me questa sera sei la mia femmina e delle femmine non mi fa schifo niente, e poi scusa, vorresti dirmi che a te farebbe schifo succhiarmi il cazzo?”

“Si” risposi timidamente.

“Beh, non stasera ma quando ti avrò domato dovrai farlo” rispose lui con tono severo ed autoritario.

Poi mi fece raddrizzare ed anch’egli si mise in pedi difronte a me, mi abbracciò e fece per darmi un bacio, io voltai la testa per evitare che la sua bocca incrociasse la mia e lui assunse un tono arrabbiato dicendo: “ah non mi vuoi baciare? E io che volevo essere dolce e metterti a tuo agio”.

Abbassai lo sguardo quasi come se mi sentissi colpevole di non aver voluto rispondere al suo tentativo di baciarmi, poi lui con tono ancora più severo mi disse: “bene, allora stenditi sul letto a pancia in giù”.

“Ma io…” tentai di ribattere con un filo di voce.

“Zitto! Hai avuto la tua occasione per farlo con dolcezza, l’hai sprecata e adesso ne subirai le conseguenze, mettiti sul letto a pancia in giù, ho detto!”.

Obbedii di nuovo, lui mi ammirò per un attimo poi prese due cuscini e me li mise sotto il bacino in modo da farmi stare col culo verso l’altro, prese il tubetto di crema lubrificante che ci aveva portato Francesco e ne rimosse il tappo, me lo mise sotto il naso e disse: “è stato nel culo di Anna, senti il profumo”.

Annusai diligentemente ed ebbi veramente la sensazione di sentire l’odore del culo di Anna, poi Martino si mise dietro di me, infilò bruscamente il beccuccio del tubetto dentro il mio ano e lo spremette riempiendo di crema fredda l’ultima parte del mio intestino, in seguito passò al lubrificare il mio perineo e si pulì le mani  sulla sua asta in modo da ungerla con ciò che rimaneva.

Venne infine il momento in cui sentii il suo gigantesco, caldo e umido glande appoggiarsi al mio orifizio anale, lo sentii premere dolcemente e nel frattempo lui si distese col corpo sopra di me.

Cominciò a baciarmi sul collo e sulle guance mentre mi diceva quanto gli piacevo e quanto fino a quel momento avesse desiderato avermi per se, a quel punto io mi sentii lusingato dalle sue attenzioni e mi voltai indietro porgendogli le labbra per farmi baciare.

“Devo dirti una cosa”. Quelle parole uscirono dalla mia bocca senza che me ne rendessi conto e avrei subito voluto potermele rimangiare, ma ormai era tardi e non potevo più tornare indietro.

“Dimmi” mi disse lui con tono gentile.

“Anch’io ho pensato molto a te, e la cosa strana e che mentre tu pensavi di sodomizzarmi io pensavo di essere sodomizzato da te”.

“E perché non me l’hai mai detto?” Chiese lui.

“Era solo una fantasia di quelle che non vorresti mai che si avverino, e invece adesso sono qua, sotto di te, praticamente fottuto e ho paura, ma ho più paura che tu abbia di colpo compassione per me e ci ripensi, quindi fai quello che devi fare!” gli dissi.

“Se vuoi possiamo cambiare atteggiamento e andarci piano, magari questa sera limitarci a giocare un po’ senza arrivare al dunque e quando sarai pronto…”

“No!” risposi, “voglio che tu mi prenda adesso, ho paura ma voglio che tu lo faccia”.

“Capisco” disse lui, e subito dopo sentii il suo pene che fino ad ora era sempre stato appoggiato delicatamente al mio buchetto, iniziare a spingere con forza al fine di farsi strada fra la mia carne.

“Adesso dovrò farti un po’ male, mi spiace” mi disse mentre mi accarezzava la testa e mi baciava sul collo, poi diede un colpo secco di reni e sentii la sua asta farsi strada dentro di me dilatando il mio sfintere.

Trattenni il respiro perché tanto fu il dolore che non ebbi nemmeno la forza di urlare, rimasi li a bocca aperta senza emettere nessun suono, lui se ne rese conto e si fermò per lasciarmi il tempo di adattarmi alla presenza del su membro ingombrante dentro di me.

“Mi dispiace farti questo, bellezza, ma fa parte dei nostri ruoli, lo capisci?”

Non risposi così lui mi afferrò il mento costringendomi a voltarmi indietro per guardarlo in faccia, al che mi chiese di nuovo: “lo capisci che devo farlo, vero? Lo capisci che ti devo domare?”.

“Si” dissi con un filo di voce.

“Brava!” mi disse rivolgendosi a me al femminile, poi cominciò a muoversi in maniera ritmata dentro di me infliggendomi, di tanto in tanto, un colpo più forte così da fare entrare più in profondità la sua asta che sembrava non finire mai.

Ormai era completamente dentro e si muoveva su e giù per il mio intestino mentre subivo, quasi inerme, tutta la sua eccitazione. Il dolore nel frattempo si era trasformato in piacere e i miei lamenti in gemiti.

Poi il ritmo dei suoi colpi diminuì, diventarono più lenti ma più profondi finché sentii chiaramente il suo cazzo pulsare dentro di me e un getto di liquido caldo invadermi le interiora, mentre lui accompagnava il tutto da grida di piacere che si saranno sicuramente sentite oltre le pareti della cabina.

In seguito l’uomo rude che fino a poco prima aveva abusato prepotentemente di me divenne più dolce, anche il suo modo di accarezzarmi era cambiato e mentre mi ringraziava per il piacere che gli avevo lasciato procurarsi con il mio corpo sentivo il suo cazzo ammosciarsi fino a che il mio sfintere non lo sputò fuori.

Rotolammo su un fianco togliendo i cuscini da sotto il mio bacino e, mentre lui mi abbracciava da dietro, mi disse: “abbiamo combinato un bel casino, vero?”

“Perché?” gli chiesi.

“Beh, adesso fra me e te non sarà più come prima”

“Sarà anche meglio” risposi io.

“Vuoi dire che lo rifaresti?” mi chiese meravigliato.

“E tu non vorrai mica dirmi che questa è stata l’unica volta” gli risposi con tono gioviale.

“E con gli amici come faremo?” chiese lui preoccupato.

“Non lo diremo a nessuno, domani mattina parleremo con Anna e Francesco, dovremo saperlo solo noi quattro e basta”.

“Buona idea” mi rispose.

Ci addormentammo così, con me di spalle a lui fra le sue braccia, sentivo lo stimolo di andare in bagno ma mi imbarazzava l’idea che se mi fossi seduto sul water avrebbe sentito il rumore mentre scaricavo tutto ciò che mi aveva svuotato nelle budella, decisi quindi di addormentarmi trattenendo il suo seme fino all’indomani.

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