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La cagna. Racconti brevi.

By 13 Febbraio 2017Aprile 22nd, 2020No Comments

Questa &egrave la prima delle storie di una cagnetta. Non seguono un preciso ordine ma vengono così, di getto, sulla base dei ricordi.
Quella sera stavo lì davanti al baretto vicino casa, tra l’altro mi stavo annoiando ed avevo intenzione di rientrare.
Ad un tratto un tizio a bordo di una Golf mi saluta con la mano, poi si arresta di colpo, &egrave Vilio, uno dei tempi della scuola, nonostante da allora non ci fossimo più incontrati lo riconosco subito, già a quei tempi era grande e grosso.
Mentre abbassa il finestrino mi saluta rumorosamente: ‘Ciao, come stai? Dai sali che andiamo a fare un giro e parliamo un po”.
Non avendo molto altro da fare salgo, lui, in effetti, mi sta simpatico.
Si dirige verso la statale: ‘Andiamo a fare un giro a S., magari andiamo al cinema’.
S. &egrave la cittadina più vicina, una quindicina di chilometri dal paese, che &egrave piccolo e non c’&egrave alcun cinema, anzi non c’&egrave proprio nulla. Invece a S. ci sono un paio di cinema ma &egrave mercoledì, uno solo &egrave aperto e a metà settimana proietta film porno, ma a me sta bene.
Ci avviamo, con i finestrini aperti e l’aria che mi muove i capelli lunghi.
Va direttamente al cinema, siamo in pochi, ciascuno per conto suo. Proiettano un film con una famosa pornostar e le sue amiche che si fanno fare di tutto.
Sui titoli di coda ce ne andiamo, avviandoci subito verso il paese.
Iniziamo a parlare di quello che abbiamo visto, fighe, culi, tette e cazzi. Il discorso cade sul cazzone del protagonista maschile che sfonda culi a più non posso ed a me iniziano a vibrare le chiappe.
A Vilio viene l’idea di passare dal vialone, di andare a vedere i trans. Mi confida che c’&egrave stato, ma poche volte, non gli va di spendere soldi per scopare, anche perché la figa non gli manca.
Così il discorso si sposta su certe conoscenze comuni, alcune amiche piuttosto disponibili, lui mi dice che gli piacciono i loro culi. Che ama incularle, più che scoparle, ha da sempre un debole per il culo ma non tutte glielo danno.
Io lo so bene che ha un debole per il culo, il primo giorno in cui iniziai a frequentare la sua stessa scuola lui, di un paio di anni più grande ma, come ho detto, già uomo fatto, forte e robusto, mi si avvicinò e mi invitò a casa sua quello stesso pomeriggio. Essendo del paese e partecipe delle chiacchiere che giravano era conoscenza delle mie ‘caratteristiche’.
Ovviamente era solo in casa e mi inchiappettò per ore sul letto matrimoniale dei genitori, dopo che ci eravamo denudati ed avermi fatto sfogliare alcuni giornali porno, anche gay, i primi che vidi in vita mia, gli baciai il cazzo dopo che mi ero messo il rossetto di sua madre e fu anche la prima volta che uno mi leccò il buco del culo. Lo avremmo rifatto solamente in un’altra occasione, molto meno comodamente, quando mi inculò di nascosto, dentro un capanno per gli attrezzi agricoli.
Comunque questa sera il discorso non sembra andare sulla nostra brevissima relazione.
Rompiamo le balle ad un paio di trans con i tacchi alti, quasi nude, ricoperte solamente da un minuscolo perizoma, devo dire parecchio belle, una mi invita a restare, che con una sistematina posso tirare su parecchi soldi, Vilio ride come un matto. Poi ce ne andiamo.
Siamo, però, entrambi palesemente eccitati, il film, le trans e l’argomento delle nostre chiacchiere hanno contribuito ad alzare la temperatura.
Vilio: ‘Altro che dormire, appena arrivo a casa mi devo tirare una sega’. Gli confido che me la sarei fatta anch’io.
E’ adesso che, sempre più carico, comincia a virare: ‘Una volta a te piaceva ‘tutto’. Adesso vedo che ti interessano le ragazze anche se con quei capelli e quella bocca gli assomigli’. Ridacchia.
Il mio lato troia viene subito fuori, &egrave un riflesso condizionato: ‘Anche adesso mi piace tutto…’. Un attimo di silenzio imbarazzato, e lui: ‘Allora te lo chiedo, se ti piace tutto perché non ce la facciamo insieme la sega? Ci fermiamo da qualche parte’.
Io sono già pronto, mi volto verso di lui, gli appoggio la mano sinistra sul pacco, allargo gli occhioni e sbatto le palpebre: ‘Te la faccio io la sega’.
Si arresta immediatamente sul ciglio della strada, io gli abbasso la lampo ed infilo dentro la mano, glielo tiro fuori, lui: ‘Amico mio, vedo che non hai perso le buone, vecchie abitudini’, Io: ‘Vedrai!’.
Vilio mi piace, &egrave senz’altro una brava persona, depravata al punto giusto, quasi quanto me.
Non possiamo, comunque, certamente restare lì, sulla strada, qualcuno ci avrebbe sicuramente visto, poteva capitare anche che qualche pattuglia ci controllasse.
Allora lui: ‘So io dove andare’.
Mentre guida gli accarezzo il cazzo, che avverto di dimensioni notevoli, come tutto il resto, lui respira forte. Dopo aver superato un’ampia curva, svolta verso sinistra, dove inizia, quasi invisibile, una strada sterrata che si addentra nei campi. La seguiamo per alcuni minuti, superiamo alcune lunghe file di vigna e giungiamo ad uno spiazzo di terra battuta con al centro una grossa baracca di legno, probabilmente un ricovero per i mezzi dei contadini, Vilio si arresta su retro, parcheggiando fra due vecchi trattori. Siamo soli e nascosti a tutti.
Ci caliamo entrambi i pantaloni, io li tolgo assieme alle mutande. Un attimo dopo mi sfilo la maglietta e gliela sfilo anche a lui, stiamo più comodi.
Adesso sono caldo come il fuoco, non vedo l’ora di assaporare nuovamente il cazzo di Vilio. Glielo stringo, lui ha un sussulto. In effetti dai tempi della scuola gli &egrave cresciuto ancora, era già un bel palo, ma ora &egrave veramente di ragguardevoli dimensioni.
Gli faccio colare sopra qualche goccia di saliva e lo masturbo per alcuni istanti, lui abbassa il sedile e si rilassa, allunga le mani e me lo tocca ma a me, femmina, questo non interessa: ‘Non penserai mica che io mi accontento di farti una sega, ora ti sistemo!’.
Gli porgo i capezzoli, che lecca avidamente, poi abbasso la testa, mentre mi avvicino sento l’afrore del suo sesso, un odore maschio, eccitante e coinvolgente, che mi fa sballare. Lo accolgo in bocca. Lo succhio forte, facendolo gemere di piacere: ‘Cazzo, un volta non eri così bravo!’. Spronato dalle sue parole mi spingo in gola il suo cazzo, il più profondamente possibile, quasi fino a soffocare. Lo trattengo un momento, poi lo tiro fuori e comincio a leccarlo, sbrodolando saliva.
Eravamo tornati a quel primo giorno di scuola, ma ora ero molto meno timido e molto più esperto. Mi accorgo che impazzisce quando mi va giù, tutto in bocca fino in fondo. Finalmente riesco a farlo entrare fino ai testicoli, lui mugola, allora torno su e quando arrivo alla cappella tiro un succhione fortissimo, lui quasi mi segue con il corpo, respirando forte, con dei rantoli, biascicando parole appena comprensibili: ‘Si… tutto… succhia…’. Lo spompino così potentemente per parecchi minuti.
Mi viene in bocca urlando, &egrave tantissima, una parte la ingoio, l’altra esce fuori. Adesso gli bacio le palle, la pancia un po’ sporgente, le cosce. E’ peloso e la mia saliva, mescolata alla sua sborra si appiccica al suo vello. Lo lecco, per pulirlo il più possibile.
Si rilassa un momento, io continuo a baciargli il cazzo, finché, poco dopo, gli torna durissimo, finalmente alzo la faccia dalle sue palle e lo guardo negli occhi: ‘Ora voglio qualcosa anch’io, ti ricordi il mio buchetto…’.
‘E’ proprio quello che voglio ora, spaccarti il buchetto’.
Mi sollevo, ho il culo che mi brucia dalla voglia, lo scavalco, dandogli la schiena, una gamba da una parte ed una dall’altra. Completamente divaricato come una puttana, mi appoggio al volante e mi calo giù, entra lentamente dentro di me, assaporiamo entrambi ogni centimetro di quella penetrazione. Vilio mi afferra i fianchi, per aiutarmi nel mio saliscendi: ‘Hai un buco bello aperto come ai tempi della scuola! Una fighetta… ti ricordi, ti chiamavo così, fighetta!’, Rispondo, gemente: ‘Ah… ah… &egrave bellissimo. Ah… dalla scuola in poi non mi sono mai fermato… Ah…il mio culo non &egrave mai rimasto vuoto… Ah… sempre bello pieno… Ah… tantissimi cazzi… spaccamelo… spanami… rompimi la fighetta… Ahhhhh’.
Il mio grido finale dimostra la gioia per il sua cazzo dentro di me. Per quella sensazione profonda, diversa, interiore, di pieno. Solo coloro si sono fatti penetrare lo sanno, non c’&egrave altro modo di provarla, devi essere passivo, quella sensazione di dare piacere a qualcuno con il tuo culo.
Lui: ‘Mi piacerebbe comandare, scoparti io’, non chiedo di meglio, &egrave lui che comanda, io servo.
Mi alzo e mi metto a pecorina sul sedile del passeggero completamente disteso, Vilio, però mi fa girare, con le gambe larghe tirate su, il buco per aria (mi vuole guardare in faccia anche se io preferisco farmi prendere il culo da dietro, &egrave più da sottomessa). Lui si posiziona davanti a me ed entra dentro con forza. Mi sfugge un urletto che lo infoia, mi incula a bestia. C’&egrave silenzio, si sentono solamente i miei ansimanti mugolii, i suoi grugniti e lo strusciare bagnato del cazzone contro le pareti del retto, mentre mi spappola i muscoli anali.
Mi sfonda con dei colpi micidiali, sembra che vuole e penetrarmi con tutto il corpo. Si vede che gode come un maiale e si diverte come un pazzo.
‘Bella’ bella’ che vacca! Se lo sapevo venivo a cercarti prima! E’ proprio vero’ anche da ragazzino sembravi un angioletto e invece ti facevi inculare da tutti’ una cagnetta!’.
Verissimo, ero la cagnetta del paese.
Sono schiacciato contro il sedile, il suo torace contro la faccia, gli slinguo i capezzoli, mentre il cazzo mi sbrodola, perde come una fontana spanata.
Mi sborra dentro, riempiendomi l’ampolla rettale. Poi mi dice di trattenerla, di non sporcare.
Certo che la trattengo, non chiedo altro, mi piace la sensazione che mi da la sborra nell’intestino.
Mentre si rialza mi ritrovo con il biscione davanti alla faccia, inizio subito a lavarlo, c’&egrave un cerchio marrone attorno, ma non importa, poi &egrave buio e si vede poco. Al sapore sono abituato da tempo.
Ci rivestiamo, mentre si torna a casa si scusa, che se ha detto qualcosa di sbagliato era perché super eccitato e in futuro avrà ancora voglia di vedere qualche ‘filmetto’ con me.
Gli rispondo che va bene così e che io sarò disponibile.
E’ contento, mi assicura che ha un posto tranquillo dove portarmi dopo il film, molto meglio che in macchina.
Ci andrò senz’altro. E mi tengo la sborra dentro fino al mattino dopo. Zio Salvo era un personaggio quasi mitico. Era il più grande dei fratelli di mia madre, emigrato in Germania parecchi anni prima che io nascessi.
Lì ha fatto i soldi, poi non si &egrave più fatto vivo dalla morte di mia nonna, quando ero molto piccolo, praticamente non lo conosco.
Mi accorgo che qualcosa sta cambiando quando iniziano i lavori di ristrutturazione dell’abitazione accanto alla nostra, infatti mi dicono che lo zio, a quanto pare separato dalla moglie, sarebbe tornato, per andare a vivere lì, quella casa era sua. I due immobili sono attaccati, comunicanti e lui potrà venire da noi quando vuole.
Si fa vivo all’inizio dell’estate, un grande trambusto, ha regali per tutti.
Ci salutiamo, mi abbraccia vigorosamente: ‘Come sei cresciuto, che bel nipotino!’ poi dice una frase in tedesco che nessuno capisce: ‘Minchia! Dies scheint eine weibliche”, ma tutti, comunque, ridono. Mi bacia sulle guance, con lo schiocco.
E’ piuttosto alto, decisamente più della media di famiglia, il ventre prominente, forse a causa della birra che ha bevuto, due baffoni neri, gli occhi vivaci.
E’ da subito molto affettuoso con noi nipoti, grande espansività, baci e carezze. A qualcuno tutto questo entusiasmo non piace molto, mentre a me non da alcun fastidio.
E’ un’estate caldissima, il sole rovente si fa sentire.
Ad un certo punto mi rendo conto che lo zio Salvo potrebbe non essere indifferente alle mie grazie, infatti lo scopro ad osservarmi con insistenza, mentre si massaggia il pacco maestoso.
Evidentemente il pantaloncino estivo, che lascia intravedere il culetto glabro ed imberbe che gli dimeno davanti, la boccuccia famelica con le labbra carnose con cui lo bacio sulla guancia e la canottierina che indosso normalmente lo attizzano, come attizzano i miei paesanotti, stanziali e villeggianti, che mi cercano furtivamente, annusando la preda.
Il caldo mi rende ancora più arrendevole, mi concedo quasi sempre e mi faccio possedere, mollemente abbandonato vengo penetrato dai miei giovani amanti, nei bui anfratti di quelle vecchie case, completamente succube.
Quell’afoso giorno di luglio non sono solo nella grande casa, ma &egrave come se lo fossi, gli altri sono chiusi nelle loro stanze, per la pennichella, dormono mentre fuori l’aria &egrave bollente.
Io non dormo ma sono comunque sdraiato sul letto, sulla pancia, con la schiena rivolta verso l’entrata, sto sfogliando una rivista, riesco a farlo nella penombra, grazie a quella poca luce che filtra dalle persiane socchiuse.
Odo la porta aprirsi per poi richiudersi, uno scatto, un giro di chiave, qualcuno respira grevemente dietro di me, &egrave un soffio pesante, carico di eccitazione.
Non mi volto ma l’ho riconosciuto, &egrave lo zio Salvo.
Si avvicina ed allora io, malizioso, lo provoco, sbagliando: ‘Zietto ti senti male? Cos’&egrave questo rantolo?’.
Non dice nulla, sale sul letto ed improvvisamente i suoi movimenti si fanno frenetici. E’ a cavalcioni sulle mie cosce, mi strappa via gli slip, l’unica cosa che indosso in quel momento. Si sdraia su di me, che scompaio sotto la sua mole, qualcosa di molto grande si infila fra le natiche e forza il mio buco socchiuso ma delicato.
E’ quasi asciutto ed io non sono pronto, prima che possa lamentarmi o urlare mi tappa la bocca con la grossa mano, la posizione con le gambe strette non favorisce l’amplesso e non ho mai preso nulla di così grosso, ma per lui fa lo stesso, da un colpo implacabile con il bacino, forte, potente, penetra, duro, rovente, lancinante, una lama incandescente che si fa strada senza pietà, completamente, mi inchioda sul letto, mi fanno male le palle.
‘Ti piace eh! Troietta, ti diverti a sculettarmi davanti’ Schlampe’ Hure’ ora ti sistemo!’.
Mi sussurra queste cose nelle orecchie, in italiano e tedesco, mentre fa avanti e indietro: ‘H’ndin’ Schwuchtel’ quando ti ho visto’ sembri una ragazza’ così da dietro’ hai un culo’! ‘
Continua a parlare, sempre sottovoce, anche se sbuffa come un toro:” senti che grosso, altro che quegli affarini che ti prendi normalmente! Du wirst deinen Arsch brechen’ lo so che ti fai inculare da tutti’ ma sono piccoli’ non pensavo fosse ancora così stretto’ s’ss’ sch’ne Enkelin’ ‘.
E’ come se mi sverginasse un’altra volta, anzi, fa più male, anche perché ho solamente un vago ricordo della prima volta in cui me l’hanno messo nel culo e non rammento se c’&egrave stato dolore.
Dura a lungo, &egrave un deliquio, sofferenza, piacere, pianto, lacrime, muco, saliva. I nostri corpi sono appiccicati assieme, in un mare di sudore e fanno rumore, di viscido, ogni volta che si lui si stacca per affondare di nuovo. Anche il suo cazzo fa rumore, gli umori anali sciacquettano mentre ara le mie viscere.
Mi libera la faccia, la sua mano &egrave tutta impiastricciata, me la passa sulla schiena fino alla testa che schiaccia sul lenzuolo che mordo per non urlare, si alza, mi tira un po’ su e mi infila il cuscino sotto la pancia. Adesso sono sulle ginocchia, &egrave ancora dentro di me e fa ancora male, mi afferra per i capelli, che avevo legato a coda di cavallo e continua a pompare, poi fa dentro’ fuori’ dentro’ fuori’ dentro’ fuori’ con forza, non si risparmia e non mi risparmia, ogni centimetro di cazzo spinto all’interno mi rimbomba nel cervello.
Gemo debolmente, però mi accorgo che questa prepotenza nella mia impotenza mi piace, ha vinto, può fare tutto quello che vuole.
‘Tieni cagnetta! Junge Schlampe, Ich mag dich ‘ ti riempio le budella’ Sie cum innen!’.
Avverto gli schizzi, abbondanti e profondi, che mi irrorano le interiora, &egrave tantissima.
Grugnisce mentre gode.
Zio Salvo da ancora qualche spinta per scolare le ultime gocce, poi esce, ripulisce il cazzo sfregandomelo sulle natiche, dove lascia delle scie di un colore scuro, rossastro.
Si abbassa e mi parla ancora, sempre a voce bassa: ‘Tornerò a trovarti, ogni volta che mi va e tu dovrai essere sempre pronto, da oggi sei mio, una mia proprietà, eine Puppe, la mia cagnolina, il mio giocattolo e farai tutto quello che mi viene in mente. Mi farai godere, werden Sie mein M’dchen!’.
Annuisco, poi, sottomesso: ‘Si, zio Salvo, va bene, sono la tua cagnolina, ti farò godere sempre, quando vorrai’. Gli prendo la stessa mano che avevo sulla faccia e gliela lecco, proprio come fa un animale domestico.
Soddisfatto mi molla una pacca sul culo e se ne va. Io rimango lì, dolorante, mi brucia tantissimo. Solo dopo qualche minuto decido di muovermi e mi affaccio nel corridoio che porta al bagno, fortunatamente non c’&egrave in giro nessuno. Cammino con fatica, a gambe larghe, ho delle fitte alla pancia, mi ha veramente sfasciato il culo e mi cola lungo le cosce un rivolo di sperma, mescolato a sangue, che non riesco a trattenere.
Nessuno mi aveva mai scopato così.
Curiosamente questa cosa mi lusinga, mi fa sentire femmina posseduta, vergine deflorata.
Mi lavo, il buco &egrave tutto slabbrato, ma mi rendo conto che non vedo l’ora che lo zio Salvo torni a trovarmi perché sono proprio una cagna e lui &egrave il mio padrone.
Accadrà spesso, quasi ogni giorno, per molto, molto tempo.
Userà il mio culo, che sfonderà implacabilmente, ma anche la bocca, per farmi ingoiare ‘tutto’ quello che il suo corpaccione produce. Lo chiamano il Biondino ma &egrave una cagnolina, in realtà i suoi capelli sono castani, ma molto chiari, gli occhi azzurro profondo. E’ carino, minuto, i lineamenti delicati come i miei e con un bel culetto tondo.
Siamo amici di infanzia, ci conosciamo da sempre, a scuola eravamo in classe insieme anche se lui ha qualche mese meno di me.
Ben presto ci siamo accorti di essere due femminucce. Col tempo, crescendo, abbiamo cominciato a toccarci a vicenda, a baciarci sulla bocca, provando una grande soddisfazione nell’accostare le nostre labbra carnose, ad avviluppare le lingue.
Due fidanzatine.
Le seghine reciproche sono venute di conseguenza. Lui, pur essendo più piccolo, ha sempre avuto il cazzo grosso, il doppio del mio, quindi fra i due la femmina ero io.
Anche per questo ero la pompinara preminente, appena mi hanno insegnato che il cazzo si deve succhiare ho iniziato da subito a farlo impazzire di pompini, anche se i sessantanove sono sempre stati la normalità.
Poi c’&egrave stato il salto di qualità ed oltre che femminucce siamo diventate cagnette nello stesso momento. Ho già raccontato che non ricordo i dettagli di quando sono stato deflorato, il giorno in cui mi hanno aperto il culo, molto presto, non deve essere stato particolarmente traumatico, altrimenti rimane impresso. Però rammento che c’era anche lui. Anche Biondino non ha ricordi nitidi però &egrave sicuro che eravamo assieme.
Ora abbiamo voluto sapere e per questo abbiamo chiesto in giro e finalmente abbiamo scoperto come &egrave andata: &egrave stato un colpo di fortuna, infatti &egrave tornato in paese Giovà, uno dei ragazzi del paese, che era emigrato con la famiglia, decisamente più vecchio di noi.
Ci dice che io e Biondino eravamo veramente molto, molto giovani e stavamo giocando a nascondino nella campagna con altri ragazzini, lui, assieme ad un altro tizio grande come lui ci aveva puntato. Erano venuti con noi. Ad un certo punto erano entrati nel gioco per poi portarci in una capanna, un posto abbandonato, dove i contadini chiudono gli attrezzi e mettono il fieno.
Raccontaanche che già da un po’ di tempo noi frocetti in erba gli succhiavamo il cazzo e gli facevamo le seghe, a tutto il gruppo, erano parecchi paesani, non solo a loro due. Questo lo facevamo dappertutto, addirittura nella sacrestia.
In quei paesi succedeva così: ci sono alcuni fra più piccoli, quelli maggiormente remissivi, che fanno le seghe e magari lo baciano ai più grandi, &egrave uno sfogo perché ragazze in giro poche o niente, poi crescendo tutto finisce. In rari casi, come nel nostro, si arriva al culo. Noi invece eravamo belli e femmine, quindi era logico che questo accadesse, eravamo predestinati a diventare cagne e troie.
‘Noi ce ne siamo accorti’, continua a raccontare: ‘Non ci siamo fatti scrupoli a rompervi il culo, era naturale che finisse così, siete nati per quello. Vi abbiamo inculato tutti e due, sia te che lui, a turno’ dice ammiccando: ‘Se vi interessa vi dico che non vi abbiamo fatto male, vi siete appena lamentati, non ci sono stati problemi, ve li siete presi tutti e due dentro senza protestare, forse perché non l’avevamo grosso come adesso… anzi, a quanto pare vi &egrave pure piaciuto’ credo, proprio di si, visti gli sviluppi successivi. Ah ah ah!’.
Adesso qualcosa mi viene in mente, appare un’immagine, il Biondino &egrave accanto a me, siamo sdraiati sul fieno, sopra di lui c’&egrave qualcuno steso, così come sopra di me, ne avverto il peso, più in là ci sono degli abiti ammucchiati.
Biondino gli domanda chi &egrave stato il primo con lui, Giovà non lo ricorda. Ricorda, però: ‘…siamo restati lì parecchio tempo, eravamo infoiati come caproni, ne abbiamo fatta più di una e ce l’avete anche succhiato. Da quel momento vi abbiamo scopato quasi tutti i giorni, soprattutto te, che non dicevi mai di no’ Fa un cenno nella mia direzione: ‘Ma non solamente noi due, anche gli altri, quando gli abbiamo detto che ti avevamo aperto il culo’.
Ma questo non &egrave un ricordo, &egrave una costatazione, ho da sempre dei cazzi piantati dentro, dei maschi che mi coprono, accade anche ora, di continuo.
Infatti anche adesso Giovà vuole un premio per il suo racconto, io e il Biondino ci inginocchiamo davanti a lui, un bel pompino doppio. Giocherelliamo un po’ con il suo cazzo, da una bocca all’altra. Dopo caliamo i pantaloni, due culetti spanati a sua disposizione. Ci infilza, l’una e l’altra, l’una e l’altra, le cagnoline, come quella prima volta nel fienile, ma adesso il suo cazzo &egrave bello grosso.
Viene sulle nostre natiche, io la lecco via da quelle del Biondino, lui fa lo stesso con me, ci ripuliamo, come ogni volta che ci facciamo sbattere assieme.
Una goduria. Quando un cagna &egrave in calore attira i cani randagi della zona, che ne annusano l’odore anche a chilometri di distanza.
A volte si radunano ed assieme vanno da lei, che si concede a tutti loro, fa parte della sua natura e non può farne a meno.
In paese oggi &egrave festa, ma la giornata sta terminando, dopo i fuochi d’artificio ed il concerto in piazza. Mentre torno a casa saluto il mio amico Biondino, col quale avevo trascorso la giornata e che fa appena in tempo ad allontanarsi, rimasto solo vengo avvicinato da un gruppo di uomini, ad occhio e croce saranno una decina, alcuni li conosco di vista, sono tutti perditempo, delinquentelli frequentatori di bar, vagabondi, per l’appunto cani randagi.
Assieme a loro c’&egrave Saro, soddisfo il suo cazzo con una certa regolarità: lui, però, &egrave un tipo abbastanza regolare, lavoro, famiglia e tutto quanto. Generalmente mi incula in macchina, sempre nello stesso posto.
Tra l’altro &egrave piuttosto stronzo, gli piace insultarmi, darmi del frocio rottoinculo e della pompinara, magari nel momento stesso in cui mi viene dentro, in bocca o nelle budella.
Ma sono quasi tutti così, anche quelli altolocati, mi insultano ma mi scopano.
Si avvicina e dice che devo andare con loro, li avrà portati per farsi bello, provo a defilarmi ma vengo circondato, hanno delle bottiglie e sono tutti piuttosto alticci.
Non tento neppure di scappare, non c’&egrave da scherzare, soprattutto dalle mie parti.
Quindi capisco l’antifona e li seguo, tanto non posso fare diversamente, però gli dico di stare calmi e di non farmi male.
‘Ah ah ah! Non ti faremo male, perché sei una troia, ti piacerà quello che ti faremo!’ dice un tipo con la barbetta, gli altri ridono sguaiatamente.
Alcuni mi palpano il culo: ‘Minchia, &egrave come quello di una femmina!’.
So benissimo cosa sta per accadere, ma devo fare in modo che sia limitato ad un po’ di cazzo extra. Sono un po’ preoccupato, perché sono troppi e così, in gruppo, quando si incitano l’un l’altro, possono essere pericolosi, succedono cose brutte tutti i giorni, ci sono persone che spariscono senza lasciare traccia.
Possono sbattermi quanto vogliono, l’importante &egrave che a questi non vengano altre idee strane.
Sarà sicuramente faticoso, dovrò cercare di non farlo diventare anche doloroso, ma spero di no, anzi, potrebbe essere piacevole per una cagna come me. Tanto non posso fare diversamente e conviene approfittarne.
Svoltiamo in una stradina laterale, uno di loro ha le chiavi di un fondo vuoto, una volta c’era un negozio, una mesticheria cessata da tempo.
Ho po’ paura ma un attimo dopo sono entrato, loro continuano a ridere sguaiatamente ed a bere dalle bottiglie, quello che ha aperto dice di fare piano, che di sopra ci abitano.
Costringono anche a me ad ingoiare qualche sorso di vino, ma forse &egrave meglio.
Mentre la porta viene richiusa mi attorniano e senza neanche che me ne accorga sono completamente nudo.
Fanno battute sulla totale assenza di peli dal mio corpo, sulle mie forme femminili, nonché sulle scarse dimensioni del mio pistolino. Comunque mi ritrovo subito piegato a novanta sopra uno sgabello.
Un omaccione enorme, il più grosso di tutti, mi allarga le natiche con i pollicioni, senza riguardo, sputa sul buco spalancato e butta dentro il suo cazzone con un colpo solo, spingendolo fino in fondo, mi lamento, squittisco come un criceto e lancio degli urletti alquanto femminili, che li fanno ridere ancora.
Una volta entrato, però non &egrave che ci sia tutto questo dolore, anche perché, ormai, oltre a quelli che mi coprono in giro per il paese, vengo inculato anche fra le mura domestiche, praticamente tutti i giorni e chi lo fa non ce l’ha certo piccolo.
Nonostante io sia ancora molto giovane, il buco del culo non mi si chiude più completamente, anche a riposo c’&egrave un tondino buio che lascia intravedere l’interno, con i muscoli anali che si aprono facilmente e non oppongono resistenza anche quando stringo, l’ano che sta assumendo la forma imbutiforme di chi si fa costantemente sodomizzare (non accade a tutti ma a me si).
Il bestione mi grugnisce sopra mentre qualcun altro mi strofina il cazzo sulla faccia, apro la bocca e lui mi arriva fino in gola, afferra i capelli e mi scopa la bocca, mi dice di bagnarglielo bene che &egrave meglio per me, perché dopo me schiaffa in culo anche lui, mentre annuisco la gola gorgoglia.
I primi schizzi dentro le interiora mi avvertono che il primo ha finito, rimane lì, allora qualcuno lo tira via e prende il suo posto.
Mi penetrano senza alcun riguardo, come fossi una bambola gonfiabile, con delle spinte micidiali. Vogliono tutti il culo. Prima usano la mia bocca per lubrificarsi mentre incitano chi sta dentro a venire alla svelta, a spaccarmi, a riempirmi di sborra. Quando questo si &egrave svuotato tocca all’altro e via così.
All’inizio va tutto abbastanza bene, mi piace prenderlo nel culo ma qui si esagera ed alla quarta o quinta scopata inizio ad avvertire un dolore interno, nella pancia.
So di cosa si tratta, me l’ha spiegato un depravato ed esigente inculatore seriale che sa tutto sulla sodomia, appassionato dell’argomento ha letto anche delle cose in proposito. Sono uno dei suoi culi preferiti. Mi ha detto tutto sui muscoli anali, sulla forma del mio buco del culo, perché &egrave &egrave aperto, perché godo e così via.
Mi ha anche spiegato che lui mi fa male dentro se spinge troppo perché ce l’ha molto lungo, così come il cazzo dello zio Salvo del quale gli ho parlato. Il fatto &egrave che il retto ha una curva, dovrebbe essere circa a quindici centimetri dallo sfintere anale, ma può variare, generalmente dopo le prime inculate in noi cagnette precoci si adatta e cambia forma ed il culo diventa capiente come una figa, ma nel mio caso sembra non essersi spostata molto, quando il cazzo fuori misura picchia duro e non passa posso provare dolore, anche se mi faccio sbattere continuamente e dovrei essere abituato. Mi ha assicurato che non &egrave nulla, col tempo non succederà più.
A questi non frega nulla, infatti gli dico di fare piano che mi fa male, ma questo li carica sempre di più, anziché diminuire la foga pompano ancora con più rabbia.
Il fatto &egrave che un paio, più ubriachi degli altri, non riescono a venire, e vanno avanti ad oltranza.
Ad uno invece non gli viene duro, anche se glielo succhio da mezzora, forse &egrave sbronzo. E’ questo che, quando finalmente gli altri si staccano, mi infila subito dentro qualcosa di freddo e liscio.
E’ il collo di una bottiglia, che penetra facilmente, viste le condizioni del mio orifizio. Non fa neppure male.
Gli altri si divertono, chiedendomi di riempirla con la sborra che mi hanno schizzato nelle viscere.
E’ Saro, proprio quello che mi aveva abbordato, a prendere in mano la situazione. Dice di non esagerare e di farla finita lì, che &egrave abbastanza.
Gli altri si lamentano ma poi iniziano ad allontanarsi.
Cerco i miei vestiti che sono sparsi qua e là, quello che deve chiudere la porta mi fa fretta e io lo mando a cagare, mi sembra il minimo.
Mentre torno a casa mi devo fermare a svuotare la pancia, sono pieno come un uovo, spruzzo fuori la sborra come una fontana, il buco del culo &egrave una voragine.
Mamma mia, che overdose di cazzo che mi sono fatto! E’ un gelido pomeriggio d’inverno quando lo incontro.
Un altro maschio che gironzola lì attorno, mi ha odorata e si &egrave informato dagli altri cani.
Mi chiede se voglio ‘andare’ con lui, ho virgolettato il verbo proprio perché il tono usato lascia benissimo sottintendere cosa intende con quella parola.
Qualche cane che mi conosce gli ha detto che basta chiedermelo, che, sempre in calore, sarei stata disponibile, ovvio io non posso dire di no, la cagnetta non ci riesce.
‘Okay, vengo con te, ma dove andiamo? fa freddo, ce l’hai un posto caldo?’.
Non lo conosco, viene da fuori.
Mi dice che sa lui dove andare. Prima devo passare da casa, quindi ci accordiamo per vederci lì poco dopo.
E’ una cosa che ho già messo in pratica con molti sconosciuti, si sono avvicinati e mi hanno preso, sono di sicuro una zoccoletta, una puttanella smaniosa incapace di negarsi, ma anche qualcosa di diverso, una bambola dipendente dal cazzo, che letteralmente possiedono e col la quale possono divertirsi.
Usano il mio culo e la mia bocca a più non posso, poi raccontano a qualcun altro della cagna in calore, si vantano, consigliandogli di cercarmi, semplicemente per poi farsi raccontare com’&egrave andata quando tocca di nuovo a loro.
Anche oggi potrei benissimo restare in casa, dare buca a questo tizio, non mi obbliga nessuno a farmi sbattere il culo pure da lui, invece questa cosa non mi passa neppure per l’anticamera del cervello, sono stato ammaestrata proprio bene, un animaletto servizievole.
Mentre trovo una scusa per uscire nuovamente, mia madre mi raccomanda di tornare a casa presto. Nel frattempo parliamo dello zio Salvo, &egrave contenta del nostro rapporto, si vede che mi vuole bene. E’ fuori da alcuni giorni per affari, l’ha chiamata, torna l’indomani ed avrebbe piacere di vedermi dopo cena a casa sua, che ha una cosa per me’ si, qualcosa di duro e lungo.
Esco e mentre mi reco all’appuntamento mi domando dove l’avremmo fatto, il freddo &egrave polare.
Quando ci incontriamo lui ha l’espressione piuttosto soddisfatta: ‘Vieni, mi sono organizzato, lì &egrave caldo’.
Camminiamo per un centinaio di metri e ci dirigiamo verso un’abitazione isolata, poi ci infiliamo dentro una porta di metallo. Da sul locale della caldaia, questa &egrave una di quelle vecchie, a legna, piuttosto grande.
‘Qui ci abita mia nonna, io vengo da fuori. Le ho detto che riempivo la caldaia con la legna, di non disturbarsi, così nessuno ci darà noia’.
In effetti ha già sistemato il posto, con dei cartoni appoggiati sopra una pila di tronchetti allineati per benino, all’altezza giusta.
Effettivamente lì dentro fa caldo, si sta bene.
Lui mi osserva mentre mi spoglio, rimangono sempre sorpresi dal mio fisico, la prima volta che mi vedono nudo. Mi pone delle domande, sono quelle che, spesso, mi fanno le nuove conoscenze: come faccio ad essere così, da quanto lo prendo nel culo, se mi piace così tanto, quanti ne ho presi, se fa male, se mi sento una femmina, se godo di culo, etc.
Gli rispondo quasi a monosillabi: ci sono nato, fin da piccolo, si, moltissimi, un po’, si, a volte’ e via così.
Si decide ad aprirsi la patta, appare un bel cazzo, di misura ragguardevole.
‘Sai non sono mai stato con uno come te, un altro con il cazzo, ma tu hai poco del maschio’.
Detto questo si masturba per un attimo, gli consiglio ti togliersi i pantaloni anche lui, almeno di abbassarli che torna meglio, poi glielo prendo in mano e mi chiede se posso farglielo venire duro con la bocca, gli altri gli hanno rivelato che con loro lo faccio sempre. Che li spompino tutti.
Sospirando, mi accovaccio davanti a lui ed inizio a succhiarlo, sa di piscio ma vado avanti, &egrave un sapore che conosco da tempo. Come ho già detto anche questa &egrave una cosa che mi hanno fatto praticare da quando ho cominciato a soddisfare i ragazzi del paese. Ancora prima che mi sverginassero il culo.
Non ho in mente un episodio preciso, ma rivedo una serie di cazzi penzolanti davanti alla mia faccia ed io che passo da l’uno all’altro, per prenderli in bocca.
Non ci posso far nulla, provo una grande soddisfazione quando quella cosa molliccia diventa un palo d’acciaio fra le mie labbra, &egrave quello il bello del ‘fammelo diventare duro’ e faccio presto, sono una brava cagnetta, colpetti di lingua e ciucciate decise, in un attimo &egrave pronto. Anche questa cosa &egrave venuta col tempo: inizialmente, anche se mi toccavano spesso mosci, li preferivo già duri, quella sensazione di molle mi faceva un po’ schifo, adesso invece non c’&egrave più alcuna differenza, anzi, mi eccito quando questo viscido lumacone puzzolente si trasforma nella mia bocca in un piede di porco pronto a scardinare il mio culetto bagnato.
Una cosa che non mi ha mai fatto schifo &egrave ingoiare la sborra.
Ci sta prendendo gusto, mugola, mentre io, invece, comincio a trovare la posizione scomoda.
Mi rialzo: ‘Adesso scopami’, allora lui: ‘Okay, mettiti giù che te lo infilo nel culo’.
Mi accomodo sui cartoni, piegato a novanta gradi, il culo a disposizione dell’ennesimo cazzo pronto ad entrare.
Ha un preservativo, lo indossa rapidamente, &egrave raro che capiti, ma per me va bene.
Allargo le natiche con le mani, lui sputa sul buco, lo appoggia un attimo sull’entrata poi spinge a fondo, interamente dentro in un secondo.
‘Ahia! Fai piano… ora muoviti piano’.
Ho provato un certo dolorino, così, tutto di un colpo. All’inizio &egrave meglio che fanno piano, lo chiedo sempre anche se serve a poco, dopo mi adatto e possono sbattermi come vogliono.
Lui mi ascolta ma va lento solo per un attimo, poi inizia a muoversi ritmicamente e con forza, scavandomi come un bulldozer.
Ce ne mette troppa di forza, infatti esce fuori e nemmeno se ne accorge, continua a muoversi, eccitatissimo, ansando e deglutendo, la prima volta glielo dico: ‘Rimettilo dentro, sei uscito’ e lui rientra, le altre allungo la mano dietro, lo afferro e rimetto il cazzo nel buco ardente e gocciolante.
Si sente il rumore del suo ventre che picchia sulle mie natiche, ciack… ciack… Mi piace, gemo di piacere.
Nonostante il preservativo non ci mette molto a venire, avverto i numerosi spasmi nel profondo del mio intestino. Ovviamente non gli schizzi, mi piacciono gli schizzi dentro, stavolta niente.
Resta fermo un attimo poi lo tira fuori, getta il preservativo gonfio di sperma e striato di merda dentro la caldaia, non mi chiede di strizzarlo e bere, a volte ho dovuto farlo. Neppure di ripulirgli il cazzo con la bocca, si vede che anche su questo non l’hanno informato. Usa della carta, ci sono dei giornali vecchi sopra uno scaffale, da un foglio anche a me, me lo passo fra le chiappe, nel solco umido e sporco di muco.
‘Gli amici avevano ragione, hai un culetto fantastico. Sei proprio una troietta’.
Io: ‘Si, &egrave vero’ ammetto mentre usciamo con circospezione, non vuole essere visto da nessuno.
Torno a casa, dove mi chiudo in camera e mi masturbo, mi devo scaricare.
Mi viene in mente che non so neppure come si chiama questo tizio, mi dovrò informare. Sono in casa di Manfredi, la sua famiglia &egrave una delle più importanti del paese. Proprietari terrieri da secoli.
Ha qualche anno più di me, ho il privilegio di conoscerlo perché alcuni miei familiari lavorano per loro, tra l’altro mio nonno &egrave il fattore ma si occupa di molte attività. Oggi sono venuto con lui.
Ora la terra ha molto meno valore ma hanno diversificato, infatti mio padre dirige una concessionaria di auto e mezzi agricoli che possiedono nella città vicina.
Questa più che una casa &egrave un palazzo. Ci sono decine di stanze, rimesse, stalle e scuderie.
Ma a noi piace la soffitta, &egrave un camera delle meraviglie piena di mobili vecchi, cianfrusaglie di tutti i generi. Generalmente con noi ci sono anche i fratelli più piccoli ma oggi siamo soli.
Manfredi, mentre rovista in un grosso baule, agita il pugno in segno di trionfo, poi tira su un abito da sposa.
E’ di quelli enormi, di pizzo ed organza, ancora candido nonostante sia piuttosto vecchio.
Si volta verso di me: ‘Mi sembrava di averlo visto già l’altra volta. Dai, infilatelo, fammi vedere come ti sta’.
E’ chiaro che fra i due il dominante &egrave lui, quindi obbedisco e mi accingo a mettere il vestito sopra i miei abiti e lui: ‘No, no! Così ti sta male, prima levati tutto’.
Resta lì ad osservare, compiaciuto, mentre io mi spoglio.
Resto in mutande ma lui: ‘Togliti anche quelle, &egrave più bello’.
Provvedo, provo a mettermi il vestito ma da solo non ci riesco, mi aiuta Manfredi, lo alza e finalmente ci scivolo dentro.
E’ praticamente della mia misura, ho le spalle e parte della schiena scoperte, &egrave tenuto su da un paio di spalline, scende attillato e poi si allarga in vita con una grande gonna.
Manfredi riempie lo spazio per le tette che, peraltro, non &egrave eccessivo, con alcuni stracci.
Perfetta.
‘Che bella sposina!’ esclama Manfredi: ‘Dai, facciamo che io sono lo sposo”.
Mi abbraccia e mi bacia, prima timidamente poi ci prende gusto, anche perché io non mi tiro certo indietro, socchiudo la bocca e lui ci infila dentro la lingua.
Mentre ci slinguazziamo mi afferra il culo e me lo accarezza.
Premetto che io sono già una giovane cagnetta, ma lui non lo dovrebbe esserne al corrente perché non frequenta quasi per nulla i ragazzi, i cani del paese. Però intuisce qualcosa, forse perché sprizzo troiaggine da tutti i pori.
‘Dai, sposina, &egrave la prima notte di nozze’.
Continua a baciarmi anche sul collo e sulle spalle nude, nel frattempo si sfila i pantaloni e mi prende una mano e se l’appoggia sul cazzo, il lo afferro automaticamente.
Mi alza la gonna ed anche lui me lo prende in mano, ci masturbiamo reciprocamente (non me l’aspettavo, lui &egrave un maschio tutto d’un pezzo!) ed andiamo avanti a limonare.
Ci sto prendendo gusto a fare la sposina, metaforicamente sono tutta bagnata.
‘Cosa fa adesso la sposa?’ domanda malizioso Manfredi.
So bene cosa fa la sposa, la prima notte di nozze, si offre al suo sposo.
Mi giro e mi abbasso davanti a lui, che alza il gonnellone sopra la mia testa. In mezzo a tutto quel bailamme di stoffa e pizzo spunta fuori il mio culetto.
Non vedo nulla ma sento lui che si muove, mentre si sta calando completamente nella parte. ‘Amore, preparati che ti svergino, non ti farò male!’.
Mi svergina? Forse &egrave rimasto un po’ indietro’ può capitare che provo del dolore, ma per il resto c’&egrave chi ha già provveduto da tempo.
Un po’ incredulo me lo chiede ancora: ‘Ma’ posso farlo?’.
Ed io civettuola dimeno il deretano: ‘Certo che puoi farlo, amore!’.
Se lo bagna di saliva e me lo mette nel culo tutto contento, &egrave un po’ goffo ma entra dopo una minima resistenza delle crespe infiammate. Forse non si aspettava che la novella sposa fosse così disponibile, ne così facile da penetrare ma non mi conosce così bene.
Io godo con il suo cazzo dentro e lo incito a scoparmi, in falsetto, con una vocina che, presumo, dovrebbe essere molto vicina a quella di una fanciulla in fiore, nel momento in cui viene presa dal fresco maritino: ‘Siii! Amore, prendimi’ fammi tua’ ma fai piano con quel cazzone’ ah’ah’ah’ che bello, dai, daiiiii! Adesso vai forte’ non sono mica di vetro’ sei uno stallone’ amoooreee’ si’ siiiiiiiii!’.
Ci divertiamo come pazzi.
‘Tieni, tesoro’ prendilo tutto, ti piace tanto, vero?’.
‘Si, maritino, mi piace tanto tanto’ scopamiiiiii’ Ihhh’. Che bello! Ihhhhhh’ ihhhhhhh!’.
Accompagno le parole con sensuali e femminei gridolini.
Manfredi ci mette tantissimo impegno, ansima e grugnisce, mi accarezza il culo e pompa come un forsennato.
‘Tieniiiiiiiiii’ ahh’.’, &egrave uno scroscio quello della sua sborra che mi irrora l’intestino.
‘Ahh’ quanta! Così facciamo un bambino!’ lo incalzo io, frivola.
Lo tira fuori lentamente, ma &egrave ancora eccitato, duro come un piolo, allora io vado avanti nella parte della sposa devota, mi inginocchio con l’abito tutto sparso attorno, glielo lecco da brava cagnolina, allargando gli occhioni e sbattendo le palpebre, poi vado avanti a succhiarlo, lui si contorce come un serpente: ‘Mamma mia’ mamma mia!’, &egrave la prima volta che gli fanno un pompino.
Mi viene in bocca, si piega in due da quanto &egrave forte l’orgasmo, una parte la ingoio, l’altra mi cola fuori, gocciola sull’abito.
Lecco via fino all’ultima goccia.
Mi rialzo egli chiedo di slacciarmi l’abito, lui mia aiuta. Nel frattempo sento la voce di mio nonno che mi chiama, dobbiamo andare.
Mentre scendiamo Manfredi mi sussurra nell’orecchio che in soffitta ci sono molti abiti, li dovrò provare tutti.
Ci mancherebbe altro, una brava mogliettina come me non pensa ad altro.
Ne indosserò parecchi di abiti, con Manfredi, di vecchie gonne che lui alzerà su. Vai dallo zio, mi ha detto che ha una sorpresa per te!’.
Mia madre urla dall’altra stanza.
‘Va bene, ora vado’. Il vecchio lupo ha ululato e la cagnetta risponde.
Io, tanto per cambiare, sono in mutande in camera mia. Mi getto addosso una vecchia vestaglia e mi avvio, tanto so già che dovrò spogliarmi, so benissimo cosa vuole lo zio Salvo.
In realtà non avrei molta voglia, &egrave passato pochissimo tempo dalla trapanata collettiva nell’ex mesticheria, sono ancora indolenzito e lui mi fa sempre male, ce l’ha troppo lungo.
Da quella prima volta in camera mia &egrave stato un crescendo di inculate, pompini, sottomissione. Ormai sono io che vado quasi sempre da lui, anche se non disdegna qualche improvvisa visita, quando la cosa &egrave sicura e lui si deve sfogare. Il bello &egrave che adesso si scopa anche qualche signorotta del paese, ma dice che nessuna &egrave cagna quanto me e lo fa godere così tanto. Secondo me &egrave solo una questione di potere, sono il suo schiavetto, con me fa tutto quello che vuole.
Tra l’altro ha conosciuto qualcuno fra quelli che hanno partecipato alla ‘festa’ del Patrono, questo ha spifferato e da allora mi tratta ancora di più come un cagna, sia parole che con i fatti, devo strisciare.
Attraverso velocemente la corte interna che divide le due abitazioni ed entro in casa sua.
‘Zio Salvo, sono qui!’, lo avverto del mio arrivo.
Nel salone, seduto sopra una poltrona c’&egrave un tipo un po’ truce, no l’ho mai visto prima, alto, magro ma muscoloso, sulla quarantina. Il suo sguardo mi spaventa, &egrave lubrico e lascivo, mi osserva attentamente, soppesandomi, come se fossi un oggetto.
‘Ciao, tu sei il nipotino, anzi, la ‘Nipotina” ah ah ah!’ Ride mentre pone l’accento sul sostantivo femminile, vuol dire che anche lui sa.
‘Buonasera’ rispondo io, educatamente.
‘Ciao, lui &egrave Francesco detto Franz, un mio amico, &egrave italiano ma vive in Germania, &egrave venuto a trovarmi’ mi informa lo zio Salvo mentre entra nella stanza.
‘Ci siamo appena conosciuti’ riprende Franz ‘&egrave proprio carina come mi avevi detto la tua nipotina’.
‘Dai, spogliati, togliti tutto, fatti vedere da Franz’ mi ordina lo zio.
Riluttante lascio cadere la vestaglia, rimango in infradito e mutandine, poi tolgo anche quelle.
‘Bello, ha davvero un bel culetto, un visino dolce ma da zoccola, &egrave anche meglio di come mi avevi detto, &egrave una ragazza. Cazzo piccolo e boccuccia a cuore, se fossimo in Germania sai anche tu dove potrei portarlo, &egrave un bel bocconcino e tireremo su dei bei soldi’ dice Franz, ha le labbra umide ed il respiro un po’ affannoso, eccitato.
‘Si potrebbe anche qui, ma non posso farlo battere in zona, per rispetto a mia sorella. Anche se questo faccino d’angelo &egrave già una puttana che si fa inculare da tutti. Comunque qualche volta vengo su, lo porto con me e vediamo cosa succede’.
Poi, rivolgendosi a me: ‘Sai a Franz piacciono quelli come te, anzi, gli piace tutto’ scopa e fa scopare qualsiasi cosa. E’ un imprenditore, gestisce un bel giro di zoccole, maschi e femmine. Possiede dei bordelli, In Germania &egrave legale, anche se lui spazia in tutti i settori. Siamo stati anche soci ma per me non era più aria’ ride.
Mi fa un cenno, mi metto a quattro zampe, ormai so cosa vuole, sono addestrato e non deve neppure parlare.
‘Vai da Franz. Avanti’.
Scodinzolando mi accosto a Franz.
Abbasso il capo e lecco i suoi stivali.
‘Tiraglielo fuori’.
In ginocchio gli slaccio la cintura e allargo i jeans.
Un gran cazzo.
Durissimo, una sbarra d’acciaio.
E’ grosso ma non come quello dello zio, in compenso &egrave veramente lungo, più del suo, un cilindro perfetto. Questo fatto mi preoccupa un po’, se lo zio arriva proprio in fondo e mi fa male, figuriamoci questo. Tra l’altro non mi pare certo un tipo delicato e premuroso.
Infatti: ‘Dai succhiamelo, ricchione! Vedi che il tuo zietto non &egrave geloso, sapessi quanti culi abbiamo spaccato assieme. Abbiamo fatto piangere e gridare un sacco di puttanelle come te! Maschi e femmine, ma tu cosa sei?’.
Si vede che lo zio Salvo mi vuole bene, il fratellino di mia madre infatti mi ha offerto a questo energumeno, un magnaccia maniaco.
Mi faccio scivolare quel lungo cazzo in bocca, con la speranza di rabbonirlo, al contrario Franz mi afferra immediatamente per i capelli e cerca di spingermelo in gola.
‘Prendilo tutto!’.
‘Gasp.. non.. gnn.. ci’ urgh’ sta’ gurgle”, rischio di vomitare, &egrave veramente troppo lungo.
Mi esce del muco dal naso, mentre l’animale mi scopa la bocca senza pietà.
Lo zio continua a ridacchiare, nel frattempo si mette dietro, mi allarga la natiche al massimo e lascia andare un paio di sputi sul buco.
Mi incula, di colpo, lo mette tutto intero ed arriva subito fino a laggiù, dove sono così sensibile.
‘Ahiiii! Piano’ gllgh’ fai piano’ ghiiigh’ ti prego’ ghhh’.
Ancora una volta, oggi fra i gorgoglii provocati dal cazzone di Franz che mi sloga la mandibola, chiedo a chi mi penetra di fare piano, come sempre invano.
Mentre lo zio mi spacca il culo come e più di sempre Franz insiste: ‘Accidenti che bella vacchetta, portamela su, gli mettiamo i tacchi alti, un perizomino ed una minigonna e la affittiamo al turco… dai nipotina succhia… per una cosa così, una mezza femmina così bella e morbida gli chiediamo quello che vogliamo’ brava, fino in gola… E’ tuo nipote, quindi non lo vendiamo definitivamente’ dai troietta… vedi che riesce ad ingoiarlo tutto’ lo usano un po’ e poi te lo riporti a casa!’
‘Non posso, quelli lo sfondano come un secchio… ci sta anche che il turco non me lo ridà, prima ci gioca lui, se lo spacca in due assieme al suo amico, poi per farlo ancora più femmina lo riempie di pillole, di ormoni femminili, dopo lo fornisce ai ricconi, quelli segreti che amano i culi, ma magari quando questi si stancano finisce sulla strada o in qualche posto dove lo coprono in trenta al giorno, fino allo sfinimento, dopo un po’ quello che ne resta lo fa scomparire, rinchiuso a battere in qualche buco fetido di Ankara o di qualche altra città, fino alla fine dei suoi giorni. Lo sai che succede quasi sempre così e col turco non si discute. Sarebbe terribile, chi glielo dice ai miei familiari. Non &egrave uno dei soliti sfigati, uno qualunque. Anche se lo porto su lo diamo noi a qualche cliente selezionato, al viceministro ciccione, niente turco.’.
‘Forse hai ragione anche se in molti casi sono tornate… ora spostati che me la voglio scopare anch’io la signorina’.
Ascolto i loro discorsi spaventatissimo, meno male che lo zio &egrave contrario, altrimenti!
Non voglio finire in un bordello di Ankara o di qualche luogo sperduto e malfamato, ma non vorrei neppure fare la puttana con qualche ‘cliente selezionato’.
Confuso, non mi accorgo neppure del cambio, capisco che &egrave il cazzo di Franz perché mi picchia dentro ancora più forte di quello dello zio.
‘Non spingere così forte! Ahi ahi ahi!’
Frigno anche se, intendiamoci, il cazzo nel culo mi piace, ma così fa solo male.
Lo zio Salvo sta lì a guardare, menandoselo lentamente.
‘Cazzo! Una fighetta che strilla così, avrebbe un successo’ facciamola strillare ancora di più, in due, vediamo se li regge’ insiste Franz.
‘E’ meglio che non urla troppo, va a finire che ci sentono’ lo apostrofa lo zio.
Franz mi solleva da terra, mi alza come un fuscello, ho sempre il suo lungo cazzo piantato fino in fondo nel culo.
Mi regge per le cosce, lo zio Salvo si mette davanti, appoggia anche lui in suo cazzone al mio buco.
Spinge, mentre Franz mi abbassa per agevolarlo.
All’inizio non ne vuol sapere poi va dentro, letteralmente si incastra.
E’ la prima volta che ne prendo due assieme, ho passato innumerevoli giornate col branco, con più persone che mi inculavano, una dietro l’altra, ma a nessuno era mai venuto in mente di mettermene dentro due.
Sono lì per aria, impalato sui due cazzi, che si muovono a turno.
Sono forti ed io sono leggero, per loro &egrave un divertimento.
Fanno male ma non posso ‘strillare’ come vorrebbe Franz, perché lo zio non vuole, mi trattengo a fatica.
Però godo anche, non ero mai stato così dilatato. Avevo paura di strapparmi invece sta andando tutto bene, riesco a farlo. Sono proprio un cagna spanata.
‘Vedi’ uff’ come li prende’ puo fare tutto’ uff” dice Franz mentre ansima.
Stanco si siede sul divano, portandomi con lui, lo zio &egrave uscito ma si piega e me lo sbatte ancora dentro, Franz &egrave sempre lì che pompa.
Decidono che devo finire con la bocca, anche se quando lo tirano fuori sono pieni di merda.
‘Mhh’ dai lecca e succhia che devi imparare! Ti devo insegnare a fare il clistere altrimenti ne mangi di merda’ mi dice lo zio.
‘La prossima volta glielo faccio io il clistere, &egrave divertente’ continua Franz.
Li succhio a turno, anche se sono veramente schifosi, ho dei conati ma loro insistono, devo imparare.
Quando sborravo devo ingoiare tutto, fino all’ultima goccia.
Franz fa il ‘bicchierino’, lo chiude con la pelle un attimo prima di venire, poi me lo svuota in gola e me lo fa lavare per benino.
Mi fanno sfilare, sculettare ancora un po’ davanti a loro, dicono che quando andrò ‘su’ mi faranno travestire, diventerò una vera femmina.
La notte seguente passerò la notte con loro che proveranno altre cose, mi faranno bere il piscio e leccare i loro culi, &egrave importante che io impari tutte queste cose.
Infatti, il giorno dopo, a pranzo mia madre mi comunica che lo zio mi ha invitato a cena e dopo a dormire in casa sua, con il suo amico così simpatico. Gli ha detto anche che il mese prossimo ricambierà la visita ed andrà per un po’ di giorni in Germania e che mi porterà con lui, mamma e papà non hanno nulla in contrario, anzi, sono contentissimi.
Ovvio, devo andare, non posso mica renderli tristi. Le cagnette se ne vanno in vacanza.
E’ il periodo di Carnevale e durante il weekend sono stato invitato, tramite mio padre, da un amico di famiglia che si &egrave trasferito, ormai da molti anni, in una città dove si tiene un’importante manifestazione, con grandi carri allegorici e tante feste notturne.
Assieme a me ci sono il Biondino (o meglio la Biondina) ed un’altra cagnetta della prima ora, un certo Arturo, nostro coetaneo, che nel giro chiamano Carla.
Viene da sempre coperto dagli stessi cani che sbattono noi, ma lui con minore assiduità, perché, superata la prima fase, Carla, che si fa scopare da quando la conosco, &egrave un po’ uscita dal giro, non perché sia meno troia di noi, ma perché ha sempre dei fidanzati, uomini che vengono a prenderla da fuori e che la vogliono tutta per loro, &egrave anche un po’ attiva, con quelli che amano ricevere oltre che dare.
Siamo contenti di uscire dal clima soffocante del paese ed io particolare di essere almeno per qualche giorno libero dal guinzaglio e dalle alle pretese sempre più alte dello zio Salvo e degli altri padroni del canile.
Arriviamo in treno nella tarda serata del sabato, l’amico di famiglia, che possiede alcuni piccoli appartamenti che affitta nel periodo estivo, ci accompagna in uno di questi, l’unico col riscaldamento e ci lascia lì con alcune raccomandazioni: ‘Non fate casino, che i vicini si incazzano!’.
Non abbiamo alcuna intenzione di fare casino, soprattutto lì in casa.
E’ tardi e decidiamo di non uscire, tanto avremmo tempo fino al martedì grasso per fare festa, ci accucciamo tutte e tre cagnoline sul letto matrimoniale con la televisione accesa.
Siamo lì vestite solamente dei nostri perizomini, l’atmosfera si surriscalda e il Biondino mi lecca le labbra. Ci baciamo, subito gli abbasso le mutandine e gli accarezzo il cazzo, ancora inerte.
La Biondina gioca d’anticipo, mi spinge giù e me lo prende in bocca, ci ritroviamo di fianco, mi avvinghio e viene fuori come di consueto un bel sessantanove.
Dal bagno esce Carla, che ci rimprovera: ‘Ma brave zoccolette e per me niente?’.
Si fionda in mezzo, mi toglie dalla bocca il cazzo di Biondina del quale si occupa lui, mentre mi porge il suo.
Un cerchio.
Ci vorrebbe una foto per quei corpi glabri, rotondi, femminili, che si agganciano, avvinghiati, le bocche che si cercano, sembra il movimento di una delle danze di Matisse.
La Biondina viene per prima, poi io e dopo Carla, quasi contemporaneamente. Ci beviamo l’un l’altro, fino all’ultima goccia.
Andiamo a dormire felici.
Ci alziamo che &egrave quasi mezzogiorno, sentiamo a mangiare qualcosa in un bar poi risaliamo su, a mascherarci, il corso inizia alle tre del pomeriggio.
Una doccettina ed una passata con il silkepil, non abbiamo un pelo in tre ma non sia mai che ne sta sbucando uno da qualche parte.
Ci vestiamo o meglio ci travestiamo da cheerleaders dei L.A. Lakers,. Siamo felici di farlo, al paese accade raramente che possiamo agghindarci a modino, capita nel corso di qualche incontro particolare, ma &egrave difficle andare aldilà di qualche slippino carino. Per Carla &egrave un po’ diverso, quando si allontana da paese gli succede di vestirsi da femmine, per fare felice qualche amante.
Tra l’altro oggi fa fa piuttosto freddo, quindi ci concediamo un paio di calze autoreggenti gialle come la divisa, un po’ doppie, che arrivano appena sotto la minuscola gonnellina. Sopra il top giallo un copri spalle di pelle dello stesso colore.
Ha provveduto a tutto Carla, tramite un suo amante che gestisce un outlet di abbigliamento normale e sportivo, i completini gli sono costati un paio di pompini ed una inchiappettata.
Non &egrave che siamo molto coperte, ma abbiamo il sangue caldo.
Sotto la gonna ci infiliamo un perizomino quasi invisibile, giusto per nascondere e tenere fermi gli uccellini incastrati fra le gambe, ma le chiappotte sono completamente scoperte, col filo interdentale nel mezzo.
odini e trucco pesante.
Sneakers ai piedi.
Identiche, le mignottelle all’assalto, il fatto &egrave che siamo proprio tre ragazze seminude, nessuna differenza, se non fosse per i ciondolini nascosti fra le gambe. Ma quelli non si vedono.
Veniamo subito notate, anche perché saltelliamo e balliamo proprio come le cheerleaders, ad ogni movimento viene fuori il culo, già gli addetti all’ingresso fanno battute scurrili.
C’&egrave veramente tanta gente, ci lanciamo in mezzo alla folla festante.
Siamo lì da circa un’ora, ci divertiamo fra di noi, anche se non sono mancati i tentativi di abbordaggio di parecchi ragazzi.
Invece io vengo attirato dalle occhiate insistenti che mi lancia un signore che avrà l’età di mio padre, un bell’uomo, alto e con i capelli brizzolati, tra l’altro io sono momentaneamente rimasto solo, le mie due amichette stanno flirtando con due tipi robusti, col costume da pirati dei Caraibi.
Ci guardiamo negli occhi, gli sorrido, si avvicina lentamente, facendo finta di niente, vicino a lui c’&egrave una signora che parla con altre persone, probabilmente la moglie, prima di muoversi lui le ha detto qualcosa, probabilmente una scusa per allontanarsi.
Mi fa un cenno e si infila in una stradina laterale, lo seguo, curiosa.
‘lo sai che hai proprio un bel culo. Sei un schianto!’, non perde tempo.
‘Lo so’ rispondo io ridendo.
‘Se mi fai un pompino ti faccio un bel regalo’, propone immediatamente ‘Non ho molto tempo’.
Annuisco.
Certo che sono proprio una facile!
Entriamo in un portone, scendiamo le scale e siamo in un piccolo androne, ci sono le porte delle cantine. Mi infila la mano sotto la gonna. Io gliela sposto davanti, mi tocca il pistolino: ‘Però io ho questo…’.
‘Non me ne frega niente, anzi!’ ribatte lui.
Perfetto, mi accovaccio, gli slaccio tutto quanto e glielo tiro fuori. Un bel cazzo, &egrave balzotto, lo smanetto un secondo prima di baciarlo, si appoggia al muro sospirando.
Ha un buon sapore, voglio godermelo, lo farò impazzire.
Lo lecco per benino poi lo faccio scendere in gola, mugola, mentre succhio con forza e faccio avanti e indietro con la testa la lingua frulla attorno alla cappella.
Devo fare rapidamente, quindi rinunciare a molti dei giochini che so fare con la bocca, non passa molto che mi appoggia la mano sulla testa, poi mi prende un codino.
‘Dai ingoia, non sporcarmi i pantaloni… ahhhh!’
Certo che ingoio! Una parte scivola subito in gola, l’altra gliela mostro, trattenendola in bocca, ho imparato che questa cosa piace molto, poi la mando giù. Buona.
Lo strizzo a fondo, gli ridò una passata con la lingua e lo rimetto a posto.
Mentre saliamo mi tocca ancora il culo e dice che gli sarebbe piaciuto scoparmi, gli rispondo che anche a me sarebbe piaciuto ma lui doveva tornare da sua moglie.
Lo bacio sulla guancia, lui mi mette in mano qualcosa e sparisce. Sono cinquanta euro, mi reputo una cagna ma non una puttana “puttana” (almeno non ancora ma mi sa che lo zio Salvo sta provvedendo) però guadagnare quella cifra in dieci minuti, facendo una cosa che mi fa godere, beh, meglio di così!
Continua. La giornata prosegue, musica, coriandoli, schiuma, non manca nulla.
Le altre cagnoline mi chiedono dove sono stato, quella mezzoretta che sono mancato, ed io: ‘Mi sono fatto una bella bevuta! Ah ah ah!’ rido e tiro fuori dal top i soldi che mi ha dato il tizio che ho succhiato. Nel frattempo mimo il gesto del pompino, con la mano che fa avanti e indietro davanti alla bocca e la lingua che riempie e svuota una guancia.
‘Cavolo di una puttanella, ti sei fatto pagare!’ rilancia Carla.
‘Ma va, &egrave un regalino, perché l’ho fatto contento’, rispondo, ancora sorridendo.
In realtà mi fanno comodo, per i cosmetici.
I colpi di cannone avvertono che il corso mascherato &egrave finito.
I pirati che parlavano con le mie amichette ci invitano ad andare con loro, in totale sono quattro, andremo a farci una pizza e dopo ad una festa che si tiene in un albergo, chiuso in inverno ma che &egrave stato riaperto per l’occasione.
Vorremmo passare da casa per una ripulita e vestirci un po’, che fa freddo ma loro insistono e restiamo così.
Chiedo a Biondino se quelli sanno che non siamo proprio delle ragazze, che abbiamo il pisello, lui mi informa che lo sanno, ma va bene così, &egrave carnevale.
Sarà pure carnevale, ma dagli sguardi che ci lanciano ai culetti nudi, sotto le gonnelline, sembra che questi gli piacciono parecchio. Se li copriamo finisce il divertimento.
Andiamo in pizzeria, dove, ovviamente, ci guardano tutti.
Sento una signora piuttosto attempata dire: ‘Ma guarda quelle lì come vanno in giro, sarà pure carnevale ma sono nude!’.
Se la sapesse tutta su ‘quelle lì”
Quando usciamo siamo su di giri, qualche sambuchina ha contribuito ad alzare la temperatura.
Gironzoliamo per la città, tutti abbracciati, poi arriviamo all’albergo. I nostri nuovi amici sono conosciuti ed entriamo senza problemi. La musica &egrave già alta, c’&egrave da bere e ne approfittiamo subito.
Il salone si riempie presto, restiamo lì un po’, poi i pirati confabulano fra loro. Uno parla con uno di quelli che stanno dietro il bancone, un tipo robusto con la barba. Torna indietro trionfante.
Hanno le chiavi di due camere, ci chiedono se ci va di ‘visitarle’ tutti assieme.
Ci guardiamo in faccia e poi decidiamo di andare, tra l’altro loro non sanno che noi non diciamo mai di no agli uomini, non lo sappiamo proprio fare, giù al paese anche volendo non potremmo farlo, siamo cagne serve ammaestrate a dovere. A maggior ragione adesso, che siamo cagne anche un po’ ubriache.
In realtà &egrave vietato salire di sopra ma, a quanto pare, c’&egrave chi può permetterselo.
Le camere sono grandi e soprattutto comunicanti. In entrambe &egrave presente un grande letto matrimoniale.
All’inizio l’imbarazzo &egrave palpabile ma Biondina prende in mano la situazione, si sfila le mutandine, le fa roteare e le lancia ad uno degli uomini mascherati, il ghiaccio si scioglie ulteriormente quando chiedo loro cosa ci fanno ancora vestiti.
Un minuto dopo sono tutti nudi con i bastoni al vento.
Io mi fiondo un attimo in bagno, mi lavo le parti intime e mi rifaccio il trucco, mi seguono anche le altre due.
L’aria &egrave carica di eccitazione, i quattro praticamente ci saltano addosso, ovviamente io me ne becco due, nella stanza adiacente.
Mentre andiamo di là si sentono già i particolari miagolii di piacere di Carla, che fa così quando glielo schiaffano nel culo.
Io mi sdraio sul letto e loro mi seguono, uno di qua ed uno di là: ‘Ora ti scopiamo, troia!’
Mi sorprendono un pochino con questo modo di parlare, sono stati molto gentili fino a questo momento, comunque sto al gioco, sono piuttosto ubriachi e vincono con le parolacce la loro timidezza.
Afferro i loro cazzi, in ginocchio, poi inizio a succhiarli, un po’ uno ed un po’ l’altro.
Sono due, normale amministrazione, ma questa volta &egrave diverso, ad esempio da quello che succede con lo zio Salvo ed i suoi amici, o la gente del branco, qui non c’&egrave imposizione e sottomissione, così mi piace anche di più, si gode e basta.
‘Adesso fatemi il culo’ dai!’.
Mi metto sul letto con il culo per aria, appoggiato sulla testa, mi allargo le natiche, con le mani. Il pisello gocciolante, ho una voglia pazzesca, fin dal pomeriggio, quando ho spompinato il signore che mi ha pagato mi &egrave rimasta una gran voglia di cazzo, dentro, nelle viscere.
Il più intraprendente dei due mi sputa sul buco e ci infila un dito, mentre lo indica al suo amico: ‘Guarda, &egrave fatto come una figa’ &egrave aperto!’.
‘Non parlare, infilamelo dentro!’ lo incito.
Mi penetrano prima uno e poi l’altro.
Mi fanno appena male, &egrave veramente piacevole.
Il secondo, il più giovane, &egrave titubante, si vede che non ha dimestichezza con i culi.
Comunque mi infila e si vede che ci prende gusto, l’altro sta lì a menarselo, apro la bocca, ce lo mette dentro per qualche minuto, mi scopa la bocca, poi lo tira fuori e prende il posto di quell’altro, nel mio culo.
Tutti insieme appassionatamente.
I miei urletti da femminuccia si mescolano con quelli della Biondina, ben più acuti, si vede che gli stanno spaccando per benino il culetto, soprattutto uno dei due che sono rimasti di là, che ce l’ha veramente grosso.
Di contro, io provo un piacere intenso, infatti poco dopo ho un forte orgasmo anale, &egrave una cosa che non mi capita spesso.
E’ potente, mi frigge il cervello, vorrei che non finisse mai.
Invece i due mandrilli non riescono a venire, l’alcol fa la sua parte e mi stanno veramente appiattendo le crespe, fortunatamente ci chiamano di là, per fare un’ammucchiata tutti assieme.
Ad un certo punto, noi cagnette siamo tutte e tre a pecorina sul letto, le gonnelline tirate sue ed i culetti bagnati ed aperti accostati l’uno all’altro, veniamo sodomizzate ad oltranza dai pirati, che ci sbattono senza ritegno mentre ci slinguazziamo fra di noi.
Poi tutti vengono, &egrave un tripudio, un mare di sborra che ci inonda.
Dopo ci mettiamo lì e lecchiamo via tutta quella che non ci &egrave rimasta negli intestini.
Adesso il rilassamento &egrave totale, c’&egrave chi si addormenta.
Li stiamo stretti allora io ed il più inesperto (ma anche il più carino) quello che si imbarazzava a scoparmi, torniamo nell’altra camera.
Ci stendiamo sul letto ed iniziamo a chiacchierare, mi confida di non aver scopato molto, che non era mai stato con ‘una come me’, una ragazza col pisello e che gli sono piaciuta molto.
Poi mi fa delle domande, nella maggior parte dei casi, come ho già raccontato, non mi va molto di parlare ma questa volta &egrave diverso, mi confido con lui, che vuol sapere come vive uno come me, si vede che sono una femmina un po’ diversa.
Gli racconto dei ragazzi del paese, delle capanne, delle inculate di gruppo, talmente tante da perdere il conto.
Mi domanda perché lo faccio, gli rispondo che &egrave nella mia natura, dicono tutti che sono una cagna, &egrave del tutto vero.
Nel frattempo lo accarezzo, mi piace, gli bacio i capezzoli poi scendo giù al ventre, alle cosce, poi al cazzo.
Lentamente, con lasciva voluttà glielo lecco assieme alle palle, dopo gli succhio la cappella, lo faccio durare a lungo, quando si avvicina all’orgasmo mi fermo, gli bacio ancora le palle, il tronco del cazzo, la pancia ma non lo faccio venire, per parecchie volte.
Non ne può più, l’ultima volta mi agguanta per i capelli: ‘Ti prego!’ implora.
Allora vado avanti, faccio su e giù con la testa, facendo scorrere il cazzo fra le labbra, viene con un scroscio, una liberazione.
Ci accasciamo sul letto, vinti.
Poco dopo sentiamo parlare nell’altra stanza, andiamo a vedere, &egrave il barista che aveva dato le chiavi ai pirati, ci dice che ce ne dobbiamo andare, la festa &egrave finita da un po’ e devono chiudere.
Ci osserva sempre con un po’ di cupidigia, allora Biondina si accosta, gli slaccia i pantaloni, lui lascia fare. Biondina &egrave la migliore pompinara che esiste.
Si inginocchia e ci mostra tutta la sua arte, il barman ulula come un lupo, poi schizza in faccia alla cagnetta che neppure si ripulisce.
Usciamo da lì, il freddo umido ci assale, per fortuna casa nostra non &egrave lontana, un bacetto sulle guance dei nostri compagni di scopate e di filato a dormire, anche se sta facendo giorno, dobbiamo riposare per le nuove avventure che ci attendono.
Viva il carnevale! Già da un po’ di tempo il panzone mi tampina.
Enorme, alto, piuttosto grasso e perennemente sudato, ha cominciato a gironzolarmi attorno dopo poco che &egrave arrivato in paese. Dirige la filiale di un’impresa di assicurazioni che ha aperto qualche mese fa. Dicono sia molto ricco di famiglia.
Il suo studio non &egrave molto lontano da casa mia, quando mi vede uscire mi segue con la macchina, quando lo vedo cerco di defilarmi ma non sempre ci riesco.
Del resto, molto spesso sono fuori perché devo farmi scopare, lui sembra saperlo e si comporta di conseguenza.
Infatti una sera salgo su quell’auto, mi convince.
Questa &egrave l’evidenza di ciò che sono.
Mentre guida parliamo, fa anche lui qualche battuta sulle e mie caratteristiche fisiche, ma in positivo, dice che sono molto carino. Uno dei più belli che ha conosciuto. Mi chiama sempre amore ed afferma anche che non &egrave sempre stato così grasso, da giovane era magro, poi si &egrave sposato. Lo ha dovuto fare, perché stava scoppiando uno scandalo..
”a me piacciono quelli come te, appena ti ho visto ho capito. Sai adesso per scopare i ragazzi effemminati devo pagare, meglio di niente vado anche con i trans, ma quelli con le tette piccole, non mi piacciono quelli enormi, siliconati. Amore, se fai il bravo faccio un bel regalo anche a te’. Siamo arrivati davanti agli uffici che dirige, a quell’ora sono chiusi.
Mi fa schifo ma mi farò inculare, lo succhierò e leccherò, come faccio con tutti gli altri.
Entriamo e saliamo le scale, mi dice che va in bagno a darsi una sciacquata alle palle, meno male.
Quando torna riprende a raccontare: ‘Amore, ho una figlia ma per farla e scopare mia moglie ho dovuto sempre pensare a qualche giovane culetto maschile sottomesso, come il tuo’. Strizza l’occhio: ‘Dai, spogliati che ti voglio guardare’.
Obbedisco, allunga una mano e mi carezza il torace ed i glutei poi continua a parlare: ‘Meno male che gli ho fatto il culo fin da quando &egrave venuta in casa. I miei l’hanno praticamente comprata, c’erano state delle chiacchiere su di me ed il figlio del giardiniere, tutto vero, gli avevo spaccato il culo, il frocetto urlava come una sirena ah ah ah!’
Poi: ‘La famiglia di lei aveva delle grosse difficoltà economiche, doveva parecchi soldi a mio padre ed a me serviva una moglie. E’ pure bella, ha quindici anni meno di me. Sai, quando era lì alla pecorina chiudevo gli occhi e la inculavo, pensando che stavo entrando dentro al mio ultimo fidanzatino. Gliel’ho rotto che era una ragazzina, lo stesso giorno che l’ho sverginata davanti, non sapeva neppure di cosa si trattava, nessuno le aveva mai parlato di inculate. Le &egrave uscito più sangue da lì che dalla figa. E’ stata a letto una settimana. In realtà mi piace farle male, &egrave un donna, odio le donne, tutte tranne mia figlia. Ora non lo dovrei più fare, l’ho sfondata come un secchio, dopo il parto soffre di emorroidi e cose così. Il medico non vuole che lo prenda nel culo, il fatto &egrave che a volte ce lo metto lo stesso. E’ l’unica femmina vera con la quale sono andato. Adesso non la scopo quasi più, veramente… ogni tanto, per abitudine, lei lo vorrebbe solo nella figa, ma anche lì &egrave una caverna. E’ larga ‘. Fa una smorfia di disgusto.
Poi: ‘Ma non pensiamoci. Tu invece sei uno schianto, dai, baciami’.
Mi accosto mi prende la testa fra le mani e mi infila la sua linguona bavosa fra le labbra, giù fino in gola, un lungo bacio.
Mi spinge giù, in ginocchio e si siede sulla poltrona della scrivania, si slaccia i pantaloni, li tirò giù.
Già sotto ai boxer appare un rigonfiamento veramente fuori dall’ordinario.
Quanto me lo ritrovo davanti rimango lì, con gli occhi sgranati. E’ appena balzotto ma già così &egrave enorme, uno così non l’avevo mai visto, forse in qualche porno di quelli con in neri asinini ‘BBC alpha male’ che massacrano il culo alle loro sissy bianche.
Da sotto la panciona &egrave sbucato fuori un paracarro, una bottiglia di vino senza il collo, largo così, forse più lungo.
Ora capisco perché col figlio del giardiniere &egrave successo un casino e la moglie &egrave distrutta in tutti i buchi, non ne può più.
‘Hai visto? Sai, tanti scappano. Ma tu non scappi, vero?’.
Non lo so se scappo o no, quel coso mi fa un po’ paura ma, del resto, ne ho già viste di tutti i colori.
‘Dai succhiami amore, fammi vedere quanto sei bravo’.
Una parola, per quanto la allarghi non mi entra in bocca. Allora lo lecco e lo succhio, si, ma solamente in punta. Sorride e mi dice che &egrave difficile riuscire a prenderlo in bocca.
‘Bagnalo bene che dopo entra meglio!’.
Cazzo! Adesso me lo mette nel culo.
Prima, però glielo devo appoggiare sulla faccia, il culo, mi passa la lingua fra le natiche e si sofferma sul buco, per alcuni istanti mi scopa con la lingua, &egrave piuttosto bravo, mi eccito ed il wusterino mi viene duro, poi si stacca.
‘Non ti farò male, sono bravo in queste cose, beh’ magari solo un po’, appoggiati alla scrivania e rilassa i muscoli, ma tanto lo sai, ti hanno già scopato tante volte!’.
Mai nessuno così grosso.
Con il torace e la pancia stesi sul ripiano, perfettamente a novanta gradi.
Mi unge con un lubrificante che sbuca da un cassetto, anche dentro, dove mette due delle sue grosse dita tutte unte.
‘Amore sei aperto, ma non tanto, bello elastico, ci divertiremo’. Mi conforta così.
Cerco di rimanere il più morbido possibile, di non contrarmi e di rilasciare completamente lo sfintere.
Il gigantesco coso sta un attimo fermo, appoggiato sull’entrata, poi la prima spinta.
Nell’attesa mi aumenta il ritmo del respiro.
La cappellona forza, poi entra per qualche centimetro.
Gemo, fa abbastanza male.
Allora si ferma, lascia che le parteti si adattino, poi un altro colpo, questa volta più deciso, almeno una decina di centimetri vanno dentro.
Gemo ancora e lui: ‘Si, bravo, fammi sentire quello che provi’ lasciati andare’.
Sempre più giù, adesso &egrave arrivato dove poi mi fa male.
Glielo dico. ‘Ti prego ora fermati, vai piano’ lì &egrave doloroso’.
Ma lui prosegue, però lentissimo, &egrave sull’ostacolo: ‘Non ti preoccupare’ sei proprio uno schianto’ hai un culetto fantastico’ ti voglio fino in fondo!’
C’&egrave un po’ di resistenza, &egrave doloroso ma non come le altre volte. Ovviamente fa male perché &egrave grossissimo e lunghissimo, ma, accidenti, mi piace.
Poi lui non da i colpi come gli altri, che picchiano dentro e basta, si ferma e spinge leggero leggero, l’ostacolo si allenta, avverto chiaramente che qualcosa &egrave cambiato. Slap! E’ passato!
E non provo quasi più dolore, perlomeno per la lunghezza.
‘Ahh’ adesso te l’ho addrizzato, ahh’ vedrai che ora andrà meglio’ lo faremo altre volte e ti rimarrà così’ bello’ profondo’ adorabile’ uhhh”.
Adesso ha aumentato il ritmo, sbuffa come una locomotiva e va avanti e indietro che &egrave un piacere.
Ha ragione, ora godo, ho uno dei miei particolari orgasmi anali, prima lo strano struggimento proprio lì sul buco’ e poi la sborra che scende lenta, quando la ghiandolina sfinita inizia a pulsare.
‘Amore, godi, sborra”.
Ancora pochi centimetri.
Tutto dentro!
Ora il suo ventre mi colpisce le natiche, le sue palle si incontrano con le mie.
Il grosso ventre si appoggia sulla mia schiena, ogni volta che spinge a fondo.
Gemo ancora ma di piacere, adesso lui &egrave stanco, tenendomelo sempre dentro si siede sulla poltrona lì vicino, ora sono io a fare su e giù, Quasi fino a farlo uscire e poi giù’ swishhh’ ancora tutto dentro.
Non viene mai, &egrave una bestia, invece io vengo un’altra volta, gridando, mi scoppia il cervello, perché lui ha allungato una mano e mi ha masturbato fino a quel punto.
Sbuffa, si capisce che finalmente l’orgasmo &egrave vicino.
Mi chiede di venirmi in bocca ma gli dico di no: ‘No, dai sborrami dentro’ ahh… mi piace se mi schizzi nell’intestino’ ahh’ te lo prendo in bocca dopo”.
Resta lì mentre io faccio su e giù freneticamente.
Al culmine strilla come una scimmia, mi riempie le budella, skizzzzz’.. &egrave una fontana, sembra non finire mai.
‘Che bello! Bravo tesoro’ ahhhhhh!’.
Lo faccio sfilare fuori, mi inginocchio e glielo pulisco tutto, con la lingua, per benino, &egrave impiastricciato ma non più di tanto. Adesso lui mi fa molto meno schifo, fanno più schifo certi tipi molto più carini ma che sono cattivi e che godono ad umiliarmi ed a farmi male, a trattarmi come una cagna schifosa.
Mentre mi accompagna a casa mi da dei soldi, parecchi, &egrave la seconda volta che prendo soldi e non sarà l’ultima, anzi, questo &egrave solo l’inizio.
Adesso ho degli incontri abbastanza regolari con lui. Ovviamente mi sta spanando il culetto sempre di più, ma va bene così. I cazzi lunghi, come quello dello zio Salvo e dei molti altri, adesso non mi fanno più così male.
Ogni volta mi paga, anche altri mi pagano e sono andato in Germania con lo zio Salvo, ho rivisto il suo amico Franz, sono stato quasi sempre vestito da zoccola, mi hanno scopato tanto ed in tanti, di continuo. Una cagnetta in vendita.
Se avrò voglia vi racconterò.

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