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Le disavventure di uno schiavo – puntata 4 (racconti gay)

By 5 Febbraio 2022No Comments

Per la prima volta dal trasferimento di Giacomo qui a Firenze, torniamo a casa. Il breve tragitto in Intercity che porta a Bologna è piacevole e tranquillo. Al di fuori del nostro contesto speciale, parliamo molto di più di quanto succedeva prima, abbiamo un rapporto più amichevole e ridiamo e scherziamo di tante cose. La convivenza ci ha aiutato a conoscerci meglio, in tutti i sensi. Prima eravamo molto più sulle nostre, ma puo’ anche essere che fosse, involontariamente, una colpa di Francesco. Siamo i suoi migliori amici, Francesco usciva con me per i calcetti, playstation, partite in tv e cinema. Con Giacomo avevano la scuola, la discoteca e le cene fuori. Vivevamo su due universi paralleli, incontrandoci noi tre insieme, veramente di rado. E, magari senza volerlo, in questa relazione particolare, mal giudicavamo l’altro, considerandolo “quello che vuole rubarmi il mio migliore amico”.
– Pronti!! Tutto bene??? ….. Sì, sono in treno, sto tornando a casa … sono stracarico per la partita!!! Federico ha detto che giocano con la divisa rossa, ti scoccia se usiamo la maglia bianca?? … bene, dai, così uso il tuo regalo… speriamo non porti sfiga.. me l’hai regalato per il compleanno e io gli anni li compio tra una settimana… grazie ancora… grazie… A stasera. Ciao ciao – Giacomo sente la telefonata, naturalmente non capendo cosa ha detto il mio interlocutore.
– Era Filippo, non so se lo conosci, mi stava chiamando per un calcetto stasera – gli dico.
Filippo è uno dei miei più cari amici, ci conosciamo da una vita, giochiamo da tempo insieme a calcetto e quest’anno con altri ragazzi abbiamo fatto una squadra di calcio a 5 per competere in campionato, dopo aver lasciato la nostra vecchia squadra. Lo considero il mio badante in campo. In questi anni lui ha sempre giocato in fascia, ma facendo il regista, mentre io ero la punta di peso molto scarsa, e tre quarti dei miei gol erano praticamente merito suo.
Quest’anno le cose sono cambiate, sia perché il fratello di Filippo, Christian, giocherà punta, ma soprattutto perché io negli ultimi 18 mesi da 95 kg sono arrivato a un onorevole 75 kg (sono alto 1.80), più per l’attività fisica che per un regime alimentare più controllato (il buon cibo continua ad essere l’unica cosa che preferisco ai bei ragazzi) e vuole testarmi in fascia. Due ragazzi che conosciamo, Federico e Gianni, hanno formato una squadra con dei loro amici, per sfidarci in un calcetto in amicizia, ma molto utile per testare la nostra squadra, a un mese dall’inizio del campionato.
Federico e Gianni li chiamiamo i ragazzi della campagna, abitano in una frazioncina di 300 abitanti, la stessa in cui sono cresciuto io da piccolo, prima di trasferirmi in città a 8 anni. Gianni gioca in Promozione nella squadra del paese, ha sempre la fissa di voler vincere tutte le partite. Gli abbiamo chiesto di allestire una squadra per giocarcela alla pari, ma probabilmente non ci ha dato ascolto.
Sbrocco, leggendo un messaggio su whatssapp di Christian. Giacomo mi chiede cosa succede – Ma niente. Lo sai com’è Gianni. Lui e la sua smania di vincere. E farebbe di tutto per non pagare il campo, così ha proposto che chi perde paga il campo per tutti. E come minimo avrà chiamato metà squadra della Promozione.
– Sì, dai, sono bravo, ma non gioco in Promozione. – dice Giacomo ridendo.
– Ah, ci sei anche tu al calcetto?
– Certamente – Mi metto a ridere, poi – Non giochi in promozione, ma non mi ricordo di te come uno scarso. Mi sa che stasera noi ne prendiamo tanti di gol –
Prendiamo una coincidenza, arrivati a Bologna, che porta a un paesino dopo Bologna. Più scomodo come distanza da casa nostra, ma non c’è traffico come in città e possiamo parcheggiare con tranquillità vicino la stazione lasciando la macchina per i 4-5 giorni tra un viaggio e l’altro. E in parte riprendiamo la chiacchierata
– Filippo è stato carinissimo, mi ha regalato la maglia di trasferta della Francia. Ho visto il sito della Nike, costa un occhio.
– E’ stato gentile.
– Molto.
– Ma lasciamo stare la gentilezza di Filippo, rincariamo la dose.
– In che senso?
– Gianni ha detto che chi perde paga il campo per tutti. Facciamo anche la nostra scommessa personale, sai per la nostra attività preferita – dice ridacchiando.
– Cosa proponi? – poi ci penso un po’ su – Cosa proponi padrone? Scusa, ma io sono una frana sul contesto
– Va beh, lascia stare. Comunque… facciamo questo… chi vince ha diritto ad esaudire un desiderio speciale, nella nostra prossima sessione. Tu che cosa desidereresti da me?
Inizio a pensarci su, prima che io possa parlare, mi ribecca
– E’ ovvio. Io sono molto molto buono. Sarà che siamo vicini al tuo compleanno. Come desiderio non esprimere di leccarmi i piedi e in generale tutto da cima a fondo dopo il calcetto. Quello la farai a prescindere.
Sorrido e dico – grazie. – poi continuo – non so se ti piacerà. Ma se vinciamo posso spompinarti?
Giacomo ci pensa su poi – Mettiamola così. Non ti dico il mio desiderio in caso di sconfitta, te lo dirò solo quando perderai. Per farti diventare mio schiavo ti sei bevuto un bicchiere di mio piscio, tieni conto che quello era solo un gioco in confronto a quello che desidero – e già così non mi mette a mio agio – ,ma voglio rincarare la dose. Se perdete, non mi spompinerai mai.
– Posso cambiare, padrone? – dico, spaventato dal fatto che l’unica possibilità di avere il suo c4zzo nella mia bocca dipende da una squadra di calcetto tutt’altro che competitiva.
– No, ti arrangi!! Apri la bocca
Apro la bocca, e mi arriva uno sputo direttamente sulle labbra, che mi lecco con foga. Io ringrazio e lui ride.
Siamo arrivati.

La sera ci troviamo al calcetto. E’ il primo test per la nostra nuova squadra. I Fire Red non giocano un campionato, ma fanno molte partitelle, si conoscono a memoria, corrono molto e sono una bella squadra.
Lo dimostrano quasi subito, Gianni è l’incubo nella nostra area, vanno subito in vantaggio 2-0. Cerchiamo di reagire, segniamo ma poi loro allungano. A metà partita 5-2 per loro. Io ho quasi una sfida psicologica con Giacomo. Siamo entrambi in fascia, corriamo e torniamo. Ci cerchiamo. Io sono ambidestro, cominciamo in fascia destra per me, sinistra per lui. Poi lui cambia fascia e anche io chiedo a Filippo di invertire. Poi torno a destra ed è lui a seguire me. Ci cerchiamo. Il calcio a 5 sembra quasi il terreno di rivincita per uno schiavo. Non sono sottomesso a lui, anzi, gioco a testa alta. Il ciccione che aveva il fiatone dopo 3 minuti ora è un leone che corre ed è instancabile. Gianni e Filippo sono stupiti dei miei miglioramenti, sono a livello degli altri e non più uno dei più scarsi. Verso la fine della partita mi inverto con Christian e gioco punta. Un gol, un assist a Filippo che segna, e un altro gol. 5 pari. Gianni è nervosissimo, si inc4zza soprattutto con Giacomo, che fa’ un fallaccio a Filippo.
Filippo ha una reazione forte, si inc4zza – Non si gioca così, c4zzo!!! Tieni bassa la gamba!! Volevi farmi male?! Ma sei scemo!!!!! – Giacomo non reagisce, sono stupito di Filippo, ha un carattere molto tranquillo e reagisce veramente di rado. Gli chiedo se posso battere io la punizione – Tieni la palla Matte. Ho fatto bene a regalarti la maglia di Griezmann, oggi giochi che sembri lui -. Sorride. E sorrido anche io, prendo la palla. Tiro potente di sinistro. Gol. Vinciamo 6-5.
Gianni è nervoso, non perdeva un calcetto di quelli “chi perde paga” da tempo, ha inventato questo metodo per scroccare partite a tutti. Giacomo e Filippo si chiariscono, quest’ultimo sa di aver reagito male. Giacomo annuisce. Si conoscono poco, ma questo contatto di gioco non aiuterà a creare un rapporto tra di loro. Anzi, quando uno si allontana, l’altro si avvicina per parlarne male con me. E’ una posizione di m3rda, sono grato a Filippo per il calcetto di oggi, il regalo e tanti momenti belli passati insieme. Ma stasera io dovrò rendere conto a Giacomo.

La vecchia casa dove abitavo da piccolo in campagna, ormai disabitata, ha un porticato dove giocavo con i miei amici d’infanzia, tra cui Giacomo. Ci troviamo lì, consapevoli che nessuno verrà a disturbarci lì.
Arrivo con la macchina. Poi arriva anche lui. Ho preso la sdraio smontabile e un tappetino. Il primo per lui, il secondo per me in ginocchio.
– Il tuo amico è uno stronzo – dice senza nemmeno salutarmi – ha reagito come un matto e io appena l’ho toccato.
– Ci sono rimasto anche io. Non si comporta mai così. E’ un buono, che ogni tanto esplode, quando meno te lo aspetti – Avrei voluto dire “vi somigliate”, pensando ai c4zzotti che mi ha tirato in bagno a Firenze, quando era preso male per colpa di un insegnante, ma sono andato oltre.
– Pagherai dopo per il torto che ho ricevuto da Filippo – non si è nemmeno cambiato, il calcetto è finito da poco, ed è ancora in divisa da gioco – ora agisci, schiavo
Mi inginocchio sul tappetino, lui sdraiato. Gli levo le scarpe. Le annuso. Inizio a leccare le calze puzzolenti, chiudo gli occhi, sono inebriato. Ancora meglio quando, tolte le calze, levo il sudore direttamente dai suoi piedi. Leccare le dita una a una, nonostante il fetore e il sudore, è uno spettacolo. Sono rapito dall’odore del mio bel padrone. E lecco per tanto tempo i suoi piedi, non riesco ancora a pensare al suo c4zzo. Salgo e lecco le gambe. Lecco il petto, annuso e lecco le sue ascelle, non ha un pelo, quindi sono sudate ma non eccessivamente puzzolenti. Lecco il sudore, lo bevo come fosse una bibita per me.
Si gira e inizio a leccargli il culo. Lecco il buco del culo, infilo la lingua dentro. Non scorreggia come quella sera in cui si incazzò, ma mi fa’ leccare bene il buco e mi spinge dentro la testa tra le chiappe, perché la mia lingua sia completamente dentro il suo ano.
Torno nuovamente ai suoi piedi e do un’altra insalivata. Con i capelli asciugo le fette di Giacomo, bagnate dalla mia saliva.
– Ora ho deciso la tua punizione, fr0cio di m3rda!
– Dimmi padrone.
– Il tuo amico è stato scortese con me. Ricchi0ncello, la mia punizione è questa. A te piace il mio c4zzo, a me invece piace la figa. Quindi, sarà dura che tu riesca a farmelo venire su. Hai 10 minuti per tenerti il mio c4zzo in bocca, finito il termine tu berrai qualcosa a prescindere. Se ho il c4zzo duro io sborrerò, se è moscio io piscerò. A prescindere da quello che esce, tu bevi. Punto.
-Sì padrone.
Tiro giù le mutande. Inizio a leccare il suo c4zzo. Lui mi guarda, io inizio a leccare la cappella. Poi prendo il suo uccello in bocca. Mi sento in paradiso. Lo ciuccio. Ma è dura, perché non si indurisce. Mi imbarazza la situazione. Lui ridacchia. Mi ci metto di passione, lo prendo nuovamente in bocca. Riesco a indurirlo leggermente, ma nulla più.
Scade il tempo. Giacomo comincia a pisciare, io sento lo schifo della pipi nella mia bocca. Lui mi fissa severo, mi costringe a guardarlo negli occhi mentre sta pisciando direttamente nella mia bocca, poi mi da ordine di ingoiare il tutto.
Io mando giù il suo piscio.
– Il mio c4zzo non è diventato duro, il tuo è di marmo, si vede benissimo. – mi tira un c4zzotto proprio lì. Caccio un grido di dolore. Poi si alza – Sai fr0cio, mi sa che la prossima volta che te lo faccio ciucciare mi guardo un porno, forse hai più chance che mi venga duro – Mi sputa in faccia e se ne va senza nemmeno salutare.
Resto a terra, con le mani sul c4zzo colpito sul più bello.
Ma niente. Io adoro il mio padrone. Punto.

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