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Racconti di DominazioneRacconti Gay

L’odore… 1

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Cominciò tutto un caldissimo e noioso pomeriggio estivo. Eravamo a casa di David, tre adolescenti che tentavano di sfuggire la calura giocando a carte seduti sul pavimento di una camera da letto. Il nostro ospite era appena un po’ più grande di noi, gli occhi azzurri e un caschetto di capelli biondi. Non era un ragazzo particolarmente bello, però era atletico, slanciato e comunque, essendo più grande, lo guardavamo con rispetto. Poi c’ero io Andy, un po’ in carne e con una sorta d’infatuazione per lui. Allora le mie pulsioni sessuali cominciavano a farsi sentire prorompenti, ma non avevo dato loro un’etichetta precisa ancora. Per finire c’era Doug, il più giovane di noi (non so che fine abbia fatto), piuttosto basso e moro, con tante lentiggini sul viso.
‘Ragazzi perché non rendiamo il gioco un po’ più interessante?’ ci chiese David.
‘In che senso?’ gli chiesi io, scambiandomi un’occhiata curiosa con Doug.
‘Invece di giocare a poker normale giochiamo a strip poker!’ continuò David sorridendo.
‘A che?’ gli chiedemmo entrambi ignari di cosa fosse, cullati dall’ingenuità e dal provincialismo tipici di chi, come noi, non aveva ancora né internet né la quantità sconfinata di informazioni che i ragazzi di oggi hanno a portata di click.
‘Si, me l’hanno raccontato dei miei amici, è facile! Se perdi ti spogli, quello che rimane con più vestiti vince!’ io ero davvero MOLTO interessato alla faccenda e, sorridendo, accettai di buon grado. Doug invece era titubante.
‘Dai ragazzi, ma è da finocchi!’ David gli si rivoltò.
‘Ma no, idiota, ti sembro finocchio! Non scopiamo mica, è solo per divertirsi un po’, cazzo come sei rigido! Di che hai paura?’ a queste parole il giovane si sentì uno stupido e cedette, scusandosi.
‘Dai cominciamo!’
Giocammo per circa una quarantina di minuti, mano dopo mano i pochi vestiti che avevamo finivano a terra e, per conto mio, la storia si faceva sempre più eccitante. David era tranquillo, sorrideva e si divertiva mentre Doug non era a suo agio, si vedeva chiaramente anche se il timore reverenziale che avevamo per un maschio alpha come David gli impediva di dirlo. Io e Doug eravamo nudi, David aveva solo i boxer. La vista del suo corpo mi faceva un effetto strano ma, come ho detto, non inquadravo ancora il problema. Aveva vinto ma, sicuro di se, come al solito, ci convinse a fare un’ultima mano promettendoci, se l’avessimo vinta, un videogame che lui aveva e che sia io che Doug volevamo.
(S)fortuna volle che David vincesse anche questa.
‘Cazzo Dave! Non ci gioco più a poker con te, fai schifo!’ disse Doug gettando, frustrato, le misere carte che ancora aveva in mano. Io sorridevo mentre mi rivestivo.
‘Mai mettersi contro di me Doug, hahaha!!’ lo sfotteva il vincitore ‘adesso dovete pagare la penitenza, avete perso!’ ci eravamo rivestiti e lo guardammo a metà tra il divertito e il turbato.
‘Che penitenza? Non hai parlato di penitenza!’ non dava segno di volersi rimettere i vestiti. Continuava a sorridere e ci disse:
‘Cazzo, che vi aspettavate? Avete perso!’ continuava a ripeterlo, per lui era la cosa più ovvia di questo mondo. Gli sorrisi anch’io, un po’ beffardo e gli chiesi:
‘E che penitenza vuoi che facciamo?’ Fece finta di pensarci un attimo.
‘Mmmmm… vediamo un po’…’ si alzò in piedi e venne verso di me che ero ancora in ginocchio. Senza che avessi il tempo di accorgermene mi prese la testa e se la premette sul pacco:
‘Odora questo!! Hahahaha!!!’ mi lasciò quasi subito in realtà, uno di quegli scherzi da caserma che si fanno tra ragazzi ma io rimasi come stordito da quell’aroma così forte, così pungente, così maschio. Il sudore di cui erano intrisi i boxer mi aveva inumidito il viso e mi rimase nelle narici per qualche secondo ancora. Ero imbambolato, ma lui non se ne accorse, si era già voltato verso Doug per ripetere lo scherzo ma il moretto era schizzato in piedi all’istante ridendo, decisamente disgustato:
‘Stammi lontano Dave!’
‘E dai, giusto un’annusatina!’ scherzavano i due mentre io tornavo lentamente alla realtà.
‘Scordatelo amico! Non te lo annuso il cazzo, vuoi vedermi sboccare sul tuo letto?’
‘Hahahaha!!! No, meglio di no che tra un po’ torna mia mamma!’ per continuare a scherzare si annusò un’ascella scoppiando a ridere:
‘E poi hai proprio ragione amico, puzzo come un maiale, cazzo! Hahahaha!!!!’ risero ancora:
‘Già, figurati là in mezzo, cazzo!! Yak!!’ fece finta di vomitare mentre David, ridendo, si rinfilava i pantaloncini. Doug intanto si era reso conto dell’ora.
‘Cazzo ragazzi, devo andare a prendere quella rompipalle di mia sorella, se faccio tardi poi lo va a dire a mia mamma e allora si che cominciano le rotture di coglioni!’ In effetti la sorellina di Doug era davvero un tormento per lui. Una ragazzina di quattordici anni assolutamente insopportabile che si lamentava di tutto e tutti e a cui i suoi genitori la davano quasi sempre vinta.
‘Ci vediamo stasera, a dopo!’ io e David lo salutammo e restammo da soli in camera sua.
‘Che ti va di fare?’ mi chiese passandosi una mano tra i capelli umidi per il caldo soffocante che faceva.
‘Boh… non lo so…’ gli risposi assente.
‘Guardiamo un po’ di TV…’ suggerì lui mentre già si allungava per prendere il telecomando.
‘Ok…’ non me ne fregava niente in realtà, non riuscivo a smettere di pensare a quell’odore. Aveva messo in moto una reazione che non capivo, non l’avevo mai provata prima, non riuscivo a classificarla ma ero eccitato e cominciavo a sentire l’inizio di un rigonfiamento in mezzo alle gambe. Al contempo ero anche imbarazzato da morire per quello che avrebbe pensato il mio mito se… Lo guardai. Aveva solo i pantaloncini e il torace glabro era sudato. Volevo annusarlo di nuovo, a tutti i costi. Passarono una decina di minuti e il mio tumulto interiore continuava. Poi mi decisi:
‘David… sai… prima, no?…’ cominciai timidamente incerto. Lui non distolse gli occhi dal televisore, davano una replica di Baywatch.
‘Cosa?’ inghiottì. Ogni secondo che passava era sempre più difficile.
‘Cazzo, guarda che tette che ha questa qui!’ indicò, godereccio, la TV. Una delle prosperose bagnine dello show stava correndo sulla spiaggia attirando l’attenzione di ogni maschietto normale. Ovviamente non la mia. Feci un cenno di assenso schiarendomi la gola.
‘Sai quell’odore….di prima’ continuai titubante. Lui si voltò a guardarmi aggrottando le ciglia. Non capiva.
‘Che odore?’ Io sempre più imbarazzato feci un vago gesto in mezzo alle sue gambe. Lui seguì la direzione del mio dito e un attimo dopo, sorrise.
‘Hahaha! E’ l’odore dei veri uomini, amico! Hahaha! E’ da vomito, lo so… ma era per ridere! hahaha!’ la buttò sullo scherzo, pensando che lo accusassi di appestare l’aria. Quanto si sbagliava.Tornò a guardare le tette della bionda alla TV. Passò qualche altro secondo poi…
‘Ti spiace se…’ dai Andy, diglielo!! la mia voce stizzita mi apostrofava dentro la testa: ‘…posso risentirlo… per favore?’ si voltò di nuovo, stavolta guardandomi stranito e sorpreso. Poi tornò a sorridere, mentre infilava il pollice nell’elastico dei pantaloncini.
‘Vuoi annusarmi l’uccello?’ io abbassai lo sguardo imbarazzato e lui continuava a ridacchiare incredulo ma più maligno, ora.
‘Hahaha!!! Davvero vuoi annusarmi l’uccello?!’ mi ripeté. Di nuovo il mio silenzio lo fece ridere, poi aggiunse:
‘Hahaha! Cazzo voglio sentirtelo dire!’ lo guardai, inghiottì nervosamente e con un filo di voce gli dissi:
‘Voglio annusarti l’uccello… per favore…’
‘Hahahahaha!!! Beh, se insisti… vieni qui…’ Era seduto sul bordo del letto. Io mi avvicinai in ginocchioni.
‘Più vicino’ gli ubbidì fremente, anche se non capivo cosa mi succedesse. Si tolse i pantaloncini e rimase con i boxer sporchi. I miei occhi si fissarono sul bozzo fasciato dal tessuto macchiato di pipì. Si rimise a sedere, lasciò cadere i pantaloncini per terra. Allargò le gambe e si appoggiò all’indietro sulle mani mentre mi guardava fisso con un’aria furba. Io esitai, ero al contempo incuriosito e spaventato.
‘Dai! Riempiti i polmoni! Hehe!!’ mi scosse la sua voce. Mi avvicinai pian piano e comincia ad annusare. Ero a pochi centimetri dal suo pacco e quell’odore mi investì di nuovo. Era davvero forte. Sudore, piscio, sperma: un miscuglio rivoltante e allo stesso tempo così invitante. Mi entrava nel cervello e sembrava attrarmi fatalmente. Per un secondo ripresi coscienza di me e lo guardai. Cominciava a capire di avermi tra le mani e la cosa mi spaventò. Feci per allontanarmi ma la sua mano mi afferrò i capelli:
‘Eh no! Adesso devi dargli una bella annusata… così! hahaha!!!’ mi strattonò strofinandosi il pacco sulla mia faccia come aveva fatto poco prima, ma stavolta sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarmi andare la testa. Persi ogni tipo di pudore, era così penetrante che il mio cervello andò completamente in tilt, ero come in trans, cominciai a respirare a pieni polmoni mentre lui mi premeva la faccia sempre di più in mezzo alle sue cosce sudate.
‘Ma come fai? Non ti fa schifo??’ mi chiese divertito e con la stessa espressione disgustata che poco prima Doug aveva assunto. Se avessi saputo ciò che sarebbe successo probabilmente avrei riattivato qualche freno inibitorio e gli avrei mentito, ma era un mio amico e io ero in calore.
‘Cazzo David, è troppo buono…’ inalai profondamente inebriandomi di maschio ‘..mi fa sballare…’ lui rise.
‘Hahahaha!!! Ma allora sei frocio!! Hahahaha!!!’ non gli risposi, ero troppo preso a godere di quel profumo, anche se sapevo la risposta, adesso ne ero certo.
‘Ti piace l’odore del cazzo, huh?’ mi allontanò la testa leggermente. ‘Vediamo se ti piace anche il sapore!’ aggiunse con quel sorriso che non gli avevo mai visto sul volto prima di adesso. Si sfilò i boxer e liberò il membro semi rigido. Non era enorme, sicuramente più grande del mio, ma il punto è che era bello… bellissimo. Si riappoggiò indietro con i gomiti guardandomi fisso.
‘L’hai mai fatto un pompino?’
‘No…’ mi sorrise.
‘E allora cominci adesso!’ ridacchiò tirando indietro la testa per togliersi la frangia bionda dagli occhi.
‘Ma… non so come fare…’ balbettai io.
‘Hahahaha!! Tranquillo, ti insegno io! Prendilo con la mano!’ lo feci. Era caldo, sudato e appiccicoso.
‘Scappellalo!’ lo feci delicatamente, liberando un odore ancora più rivoltante.
‘Vedi tutta quella roba bianchiccia sulla punta?’ la notai appena me lo disse. La cappella era completamente ricoperta di smegma. Allora non ne conoscevo il nome ma mi rendevo conto che dovesse essere la cosa più sporca e vomitevole dell’universo. Perché, allora, non mi faceva quell’effetto? Dopo un paio di secondi gli dissi:
‘Si…’ lui mi sorrise ancora più malefico mordendosi il labbro.
‘Leccala!’ Non esitai, tirai fuori la lingua e cominciai a leccare i resti di piscio e sborra su quel pene adolescenziale. Il suo disgusto negli occhi aumentò anche se era più divertito che altro: in fondo ero io ad ingoiare quella roba.
‘Che schifo! Hahaha!! Lo fai davvero? Ma come cazzo fai? Hehehe!’ pochi secondi di silenzio mentre mi guardava, poi aggiunse: ‘Certo che sei proprio finocchio amico! Hahaha!!! Già che ci sei infilati in bocca la cappella così te la lecchi via tutta, quella merda!’ non è che mi stesse dando degli ordini veri e propri, però aveva innegabilmente in mano la situazione e la cosa mi piaceva. La mia bocca si aprì in automatico e cominciai ad assaporare qualcosa a cui mi sarei dovuto abituare nei due mesi successivi. Leccai, direi con amore, ogni centimetro di quella cappella, più e più volte. In me un misto di stupore, vergogna, ma soprattutto eccitazione.
Anche David era stupito. Stupito che uno dei suoi più cari amici si fosse rivelato un frocetto di quart’ordine, che gli stessi succhiando il cazzo e forse ancora di più del fatto che fossi così ubbidiente. Eppure si godeva quel momento sorridendo e ridacchiando.
‘Allora… ti piace?’ mi chiese sempre più convinto e contento della mia arrendevolezza. Lentamente mi staccai dalla cappella che era adesso rossa e lucida della mia saliva. Avevo la bocca completamente piena di smegma e dovetti ingoiare. Poi, forse involontariamente, mi passai la lingua sulle labbra. Avevo il fiato corto, chissà perché. Ne volevo ancora. Lui mi guardava intento e si mise a ridere:
‘Hahaha! Direi di si, cazzo! Hahaha!!’ io gli sorrisi a questo punto. Era vero. Volevo continuare a leccare quella meraviglia. Spostai gli occhi dalla cappella al suo sorriso, poi gli chiesi:
‘Posso continuare?’ il sorrisetto furbo gli si allargò in volto, anche se c’era ancora gioiosa incredulità nel suo sguardo.
‘Beh, non puoi mica lasciarmelo così, no? Guarda là, c’hai sbavato sopra, cazzo! Adesso devi rimediare! Hehe!!’ sorrisi di nuovo e mi apprestai a leccargli la cappella.
‘Stavolta infilatelo tutto in bocca.’ ubbidì, lasciando che il suo aroma così pungente mi penetrasse le papille gustative.
‘Ora fai su e giù mentre me lo succhi.’ di nuovo le sue parole agirono su di me come fossero un incantesimo. Me lo infilai in bocca lentamente quattro, forse cinque centimetri e tornai indietro. Notai di nuovo quanto fosse viscido e sudato. L’odore più pungente però, proveniva dalla criniera di peli biondi che coronavano quello scettro regale. Sporchi e sudati mi inebriavano, non riuscivo neanche a pensare chiaramente. Ripetei l’azione stavolta infilandomi il cazzo, ancora non del tutto in tiro, quasi fino alla gola. Volevo affondare il naso in quell’odore rivoltante.
‘Bravo, sempre più giù, così’ ridacchiò lui che cominciava ad eccitarsi davvero. Poco a poco il cazzo gli si indurì ed era sempre più difficile per me arrivare al mio obbiettivo, quei peli si stavano allontanando. Mi staccai un attimo per guardarlo e chiedergli:
‘Va bene così?’ aveva gli occhi rivolti verso la TV. Stavolta era una moretta ad averlo richiamato. Non mi guardò nemmeno ma sorrise di nuovo.
‘Si, ma devi andare più giù, devi succhiare più forte e devi fartelo arrivare fino in gola!’ Non esitai, provai a fare quello che mi aveva detto. Aprì la bocca e me lo feci scivolare dentro il più possibile. Arrivai all’ingresso della gola e continuai a spingere, i peli non erano lontanissimi, forse tre, quattro centimetri ma un conato di vomito mi fece fermare. Tornai indietro e ci riprovai, una, due, tre, quattro volte inframezzate dalle sue risatine e il suo continuo e allegro: ‘Di più! Vai più giù! T’ho detto vai più giù!!’ ma ogni volta dovetti fermarmi, non ce la facevo. Avevo quel tesoro così vicino ma non riuscivo ad acchiapparlo.
Mi staccai per un attimo, avevo le lacrime agli occhi per i conati e dovevo tossire. ‘David, scusami… non ce la faccio a ingoiarlo tutto! E’ troppo grosso! Mi dispiace!’ ed era vero, del tutto vero. Lui mi guardò stavolta, era davvero molto eccitato, stava sudando copiosamente ed aveva il respiro un po’ corto.
‘Non importa, continua a succhiare, va bene lo stesso…’ mi mise una mano dietro la testa, si voltò di nuovo tornando a immaginare che fosse la biondina della TV a spompinarlo e io ripresi il mio lavoro. Mi dava il ritmo, spingendo non troppo forte la mia nuca verso il suo pube. Era stato così gentile a permettermi di fare questo, non mi andava a genio che dovesse accontentarsi! Mi staccai di nuovo:
‘No David! non va bene lo stesso! Voglio farti godere come sto godendo io… questo sapore è…’ non trovavo un aggettivo abbastanza adulatorio e lasciai la frase a metà ‘…e invece faccio schifo!’ Mi guardava David e ridacchiava, forse per l’assurdità delle mie scuse. Ma colse la palla al balzo.
‘Beh, se proprio vuoi farmi godere, posso aiutarti io, posso spingerti la testa per fartelo ingoiare tutto…’ me lo disse con una finta aria innocente, come a buttarla là. Io ovviamente ero di un’ingenuità spaventosa e gli risposi felice:
‘Grande! Sei un genio! Hehehe!’ gli detti un bacetto sulla punta del cazzo e lo ringraziai: ‘Però mi sa che devi spingere forte, sennò io mi allontano!’ aggiunsi preoccupato. Lui rise di nuovo:
‘Hahahaha!!! Tranquillo! Te la sfondo quella cazzo di gola! hahaha!! Dai apri!’ si tirò su, mi afferrò la testa con entrambe le mani e mi accorsi che le sue parole non erano state solo un modo di dire, fece esattamente quello che aveva detto. Di colpo la punta del suo cazzo mi si conficcò in gola di alcuni centimetri e il mio naso si seppellì nei peli che tanto avevo bramato.
‘Aaahh! Ora si che è un pompino! Hahaha!!’ Mentre Davide rideva euforico, godendo del nuovo piacere, però, a me gli occhi uscivano fuori dalle orbite. Era una sensazione che non avevo mai provato prima. Mi veniva da vomitare ma le cose peggiorarono dopo il terzo o quarto affondo. Credevo di morire ma non mi opponevo alla sua volontà. Fu lui che dopo una quindicina di secondi, forse preoccupato per i rantoli, mi sfilò il cazzo dalla bocca, con una mano cominciò a segarsi e, respirando affannosamente, mi disse:
‘Cazzo, così è una figata! Sto godendo come un porco!’ io finì di tossire e, felice come una Pasqua, gli risposi:
‘Davvero? Sono bravo?’ non so che cosa mi avesse preso ma ero eccitato come non mai, avevo il cazzo duro come il marmo che premeva per uscire dai pantaloni. Lui non fece altro che ridere:
‘Hahaha! Si amico, sei un frocetto proprio bravo! Hahahaha!!!’ e riprese a scoparmi la bocca, stavolta con violenza. Mi tirava la testa dai capelli che cominciavano a farmi male. Cominciai a soffocare ma lui non ci badò, mi piantava il cazzo in gola ad ogni affondo come se fosse il buco di una bambola gonfiabile. Non riuscivo a respirare, ma non durò a lungo. Da buon adolescente, David era pronto a venire pochi minuti dopo. Aumentò il ritmo e la violenza degli affondi, adesso facendo pressione anche sui piedi ed alzando il bacino dal bordo del letto quanto bastava per dare ancora più forza ai suoi colpi. I suoi versi di piacere si intensificarono finché:
‘Aaaahhh sborro, sborro!!’ mi affondò la testa quanto più poteva verso il bacino che nel frattempo spingeva il cazzo dentro la mia gola e si buttò all’indietro sul letto, completamente fradicio mentre mi riempiva la bocca e la gola di sborra calda e viscida. Io ero in estasi ma al contempo sentivo dolore alla gola e dovevo respirare. Lui mugolava al settimo cielo. ‘Aaaaahhh cazzooo!’ disse a mezza voce. Dopo qualche altro secondo lasciò la presa sui miei riccioli e io lentamente mi staccai dal suo cazzo appiccicoso, coperto di sborra e saliva. Stavo lì a bocca aperta con questo liquido che, in parte non avevo ancora buttato giù e il cui sapore mandava scosse elettriche al mio corpo. David alzò soltanto la testa, mentre vedevo il suo ventre alzarsi e abbassarsi sempre più lentamente ora che stava riprendendo fiato. Mi vide com’ero, con il viso impiastricciato e mi sorrise:
‘Beh? Che aspetti? Ingoia, no!?!’ disse solo, e io ubbidì all’istante. Ridacchiò.
‘Dimmi com’è!’ ancora quel sorriso. Io respiravo ancora della grossa, l’eccitazione era tale che non riuscivo a calmarmi.
‘E’… è…’
‘Allora?’ mi incitò.
‘E’ la cosa più buona che abbia mai assaggiato!’ scoppiò a ridere il mio amico, buttando la testa sul letto:
‘Hahahaha!!! Amico, tu non sei solo frocio, sei una troia succhiacazzi!! Hahahaha!!!’ Era vero. Inutile cercare di negarlo anche minimamente. Mi mossi di nuovo senza pensare e mi ributtai sul suo cazzo ancora sporco del suo nettare e lo ripulì gustandomelo come non mai. Rialzò la testa per guardarmi mentre ancora se la rideva di gusto:
‘Hahaha!! Hi ancora sete?! Di sborra non ce n’è più troietta, ma se proprio ci tieni posso pisciarti in bocca, magari ti piace!! Hahahahaha!!!!’ In quel momento suonò il campanello. Era sua madre che lo chiamava dal piano di sotto, chiedendogli di scendere per darle una mano con la spesa.
‘Si, ok, scendo ma’!’ gli urlò e si tirò su dal letto. Mi allontanò la faccia dal cazzo che gli cadde moscio sulle palle.
‘Hehehe!!! T’è andata male stavolta troietta! Il piscio te lo faccio bere un’altra volta, ok?’ completamente in trans annuì lievemente e lui rise di nuovo:
‘Hahaha! Si? Hahahaha!!! Si?!? hahahaha!!!’ io annuì di nuovo, più energicamente stavolta e lui rinnovò le risate:
‘Hahahaha!!! Non ci credo, cazzo!’ raccolse i pantaloncini mentre ancora ridacchiava. Si accorse che, in terra davanti a me c’erano delle macchie di sborra e saliva. Con aria sbrigativa mi disse:
‘Pulisci per terra che arriva mia mamma… e lavati la faccia, fai vomitare!’ io guardai i resti del suo piacere e d’istinto mi chinai a leccare quel cibo che adoravo.
‘Hahahaha, ma che cazzo fai?!?!?! Lecchi anche il pavimento? Hahaha!!! Ma tu sei malato, lo sai!? hahahaha!!!’ stette un’altro paio di secondi a guardarmi continuando a ridere incredulo. Poi si avviò fuori dalla porta ripetendo divertito:
‘Non ci credo, cazzo, non ci credo!!’
Io finì il mio lavoro di pulizia e andai in bagno. Mi guardai allo specchio, ero un mascherone. La mia faccia era completamente ricoperta di sborra, sudore, lacrime e saliva. Raccolsi tutto con le dita e ingoiai il miscuglio. Non riuscivo a fare a meno di quel gusto. Mi slacciai i pantaloni e mi tirai la sega più bella della mia vita.

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