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Racconti di DominazioneRacconti Gay

L’odore… 2

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Che avevo fatto? Che avevo fatto? Mi guardavo la mano piena del mio sperma, avevo appena finito di segarmi e avevo goduto come mai prima d’ora. Mi ripulì velocemente la mano con della carta igienica, poi mi sciacquai il viso. Ora che l’eccitazione se n’era andata, ora che avevo dato sfogo a tutta la mia libidine mi rendevo conto di quello che avevo fatto. Avevo spompinato il mio amico di sempre, il mio vicino di casa, un ragazzo con cui ero cresciuto, i cui genitori erano amici dei miei:
‘Cazzo, e ora?’ pensai terrorizzato. Se David l’avesse detto a qualcuno, se gli altri amici l’avessero saputo, se i miei l’avessero saputo… E poi come si sarebbe comportato ora David con me?
‘Devo andarmene di qui, devo pensare…’ mi dissi tra me e me asciugandomi la faccia. Aprì la porta del bagno e feci per scendere le scale. Sentì le loro voci provenire dal piano di sotto e mi fermai un attimo ad ascoltare:
‘…no mamma, c’è anche Andy di sopra…’ David disse.
‘Te lo porti ancora dietro quello sfigatello?’ era la voce di Jake, suo fratello, più grande di un anno. Bello, fico, stronzo, insomma il pacchetto completo. Doveva essere rientrato contemporaneamente alla madre. Sentì David ridacchiare, adorava suo fratello.
‘Jake piantala! Non voglio che parli così di Andy, è un ragazzino così dolce e carino!’ la signora Whyte stravedeva per me, chissà per quale motivo. Mi mossi e li raggiunsi in cucina.
‘Andy!! Tesoro, come stai?’ mi disse lei sorridendomi.
‘Salve signora Whyte, tutto bene grazie… ciao Jake’ gli dissi col consueto timore e soggezione che avevo di lui.
‘Andy…’ mi rispose con un ghigno che gli incorniciava il bellissimo viso. Capelli lisci e scuri, occhi azzurri, come quelli del fratello, un orecchino sull’orecchio sinistro, appena più alto di me ma con un fisico statuario.
‘Vado a farmi la doccia!’ annunciò mentre si metteva il borsone della palestra sulle spalle.
‘Ok amore, ci vediamo dopo.’ gli disse sua madre di spalle mentre metteva via la tonnellata di spesa che aveva fatto. Lui la guardò accertandosi che non guardasse, poi mi si avvicinò sorridendo. Puzzava di sudore. A pochi millimetri dalla faccia mi sussurrò:
‘Ciao sfigato! hehehe!!’ per poi darmi una spallata. David sorrise alla cosa. Di solito mi difendeva da suo fratello, perlomeno in mia presenza. Non stavolta e mi resi conto che, probabilmente, non l’avrebbe mai più fatto. Deglutì nervosamente mentre guardavo in basso, non riuscivo a sostenere lo sguardo del mio amico, non ci riuscivo.
‘Andy hai sete, tesoro? O magari vuoi qualcosa da mangiare?” sempre gentile la signora Whyte.
‘Tranquilla mamma, c’ho pensato io a sfamarlo! Vero Andy?’ il commento sarcastico di David arrivò come una pugnalata nello stomaco accompagnato dal suo sorrisetto di scherno. Avevo ancora in bocca il suo sapore e in quel momento mi salì la nausea. Deglutì di nuovo per non vomitare.
‘Si, si, è vero, Dave è stato molto ospitale…’ la signora sorrise.
‘Bene, allora ogni tanto le usi le buone maniere!’ commentò mentre si voltava di nuovo a metter via le vivande.
‘Senti io… devo andare…’ trovai il coraggio di parlare e di guardarlo ‘…ho promesso a mio padre di aiutarlo…’ dissi la prima cosa che mi venne in mente.
‘Oh che peccato! Sicuro di non voler restare a cena tesoro?’ mi disse sua madre. Lui sorrise di più:
‘Si Andy, dai resta…’ si toccò il pacco, mostrandomelo volgarmente ‘…per cena!’ sua madre non si accorse di niente. Il cuore mi batteva e sudavo. Dave ridacchiò piano.
‘Io non… non posso, grazie ma non posso, devo…’ un’occhiata ancora al suo pacco ed avrei ceduto, come avevo fatto pochi minuti prima ‘…devo aiutare papà!’ conclusi con uno sforzo sovrumano.
‘Ok, allora saluta babbo e mamma!’
‘Senz’altro, grazie…’ poi mi rivolsi a lui ‘ciao…’ mi sorrise di nuovo.
‘Ci vediamo stasera amico!’ io annuì distrattamente e uscì da quella casa.

Quella sera andammo tutti al cinema e poi a mangiare qualcosa da Burger King. Eravamo in sei, tutti ragazzi cresciuti nel quartiere, praticamente ci conoscevamo dall’asilo. C’erano Doug, Jason, un ragazzo biondo della mia età sempre vestito alla moda, Steve, un meticcio con i capelli neri a spazzola e Tommy, anche lui biondo, occhi verdi e molto alto.Tutti scherzavano e ridevano, io ero un po’ più silenzioso del solito ma gli altri non ci dettero più peso di tanto. Non ero certo io il centro dell’attenzione, non ero mai io. Era David ad avere gli occhi puntati su di se e la cosa, ovviamente, gli piaceva. Era famoso per i suoi scherzi un po’ pesanti, scherzi per i quali tutti noi ridevano non tanto perché fossero divertenti ma perché, essendo il capo, semplicemente dovevamo. Era una di quelle dinamiche che naturalmente si sviluppano all’interno dei gruppi. Quella sera non fu differente dal solito e, come mi aspettavo, il bersaglio fui io. Era seduto di fronte a me e appena la cameriera ci portò i vassoi con la roba da mangiare mi guardò, sorridendomi maligno. Prese le mie patatine e mi disse:
‘Aspetta, aspetta non puoi mangiarle così, ti manca il condimento!! Lascia fare a me!! hahahaha!!!!’ le fece sparire sotto il tavolino e fece finta di masturbarsi fino a venire gemendo tra le risa sguaiate dei nostri amici. Quando le fece riapparire erano ricoperte di maionese, doveva averne preso un tubetto dal vassoio:
‘Hahahaha!!! Ora si che sono buone! Hahaha!! Buon appetito!’ me le tirò di fronte, come si tira da mangiare un osso ad un cane. Tutti ridevano e, normalmente, avrei riso anche io, avrei riso tanto, tanto, pur di entrare nelle sue grazie. Ma quella sera, nonostante mi sforzassi, riuscì solo ad accennare un forzato sorriso. Quel suo gesto mi aveva allo stesso tempo nauseato ed eccitato. Per me e lui era stato molto di più di un banale scherzo da caserma, stava giocando con me, con le mie pulsioni. Deglutì. Ne presi una e la mangiai, lo guardai e, per farli ridere, buttai là un:
‘Mmmmmm!!! Buonissima Dave, grazie mille!’ sarebbe stata la mia reazione normale e nessuno degli altri avvertì niente di strano ma David mi guardava con quel suo sorriso a cui, a questo punto, mi stavo abituando. Sapeva a cosa stavo pensando:
‘Hahaha!!! Figurati!!! Quando vuoi amico! Hahahaha!!!’
I suoi sguardi non mi abbandonarono per tutta la serata, sempre con quel velo di scherno sul viso. Finché decidemmo di rientrare e, con le biciclette, ci dirigemmo tutti verso le nostre case. Com’era ovvio, io e David rimanemmo soli, abitando uno accanto all’altro. Presi coraggio e affrontai l’argomento:
‘Dave, senti… riguardo a quello che è successo oggi pomeriggio…’ ridacchiò facendo finta di niente:
‘Che cosa?’ voleva umiliarmi ancora.
‘Dai, hai capito…’ provai a dirgli esasperato.
‘Hahaha!! No, mi dispiace, non capisco… cos’è successo oggi?’ insistette maligno.
‘…il pompino…’ gli dissi piano piano abbassando gli occhi.
‘Come scusa? Non ho capito?! haha!!’ che bastardo.
‘il pompino’ gli dissi più forte.
‘Aaahh, intendi quando m’hai implorato in ginocchio di succhiarmi il cazzo da bravo frocetto!?’
‘Io non…’ esitai, poi ‘…si, quello…’ eravamo a cavallo delle biciclette fermi davanti a casa sua e non c’era un’anima in vista.
‘Huh huh, allora? Che volevi dirmi?’ continuò implacabile.
‘Dave, io non so che mi sia preso oggi, io non… non ho mai fatto niente del genere, non sono frocio, io… a me piacciono le ragazze, te lo giuro, io…’ non sapevo neanche cosa stessi dicendo.
‘Hahahaha!!!! No amico, a ME piacciono le ragazze, a te piace solo questo! Hahaha!!’ come aveva fatto qualche ora prima nella cucina di sua madre si tocco oscenamente il pacco.
‘Non è vero io…’ riprovai a convincerlo.
‘Haha!! E dai ammettilo, cazzo! Ammetti che in questo momento vorresti che questa sella fosse la tua faccia! Hahaha!!’ Balzellò tre o quattro volte sopra il sellino su cui era seduto. Non gli risposi, abbassai gli occhi vergognandomi perché sapevo che aveva ragione. Andò avanti ricapitolando quello che era successo, per mettermi di fronte alla realtà dei fatti.
‘Cazzo Andy! Prima m’hai gentilmente lavato la punta dell’uccello da quella merda bianchiccia, poi m’hai addirittura supplicato di sfondarti la gola! Hahahaha!!! E alla fine ti sarai bevuto un litro di sborra!’ ancora silenzio da parte mia, lui continuò tra le risatine ‘…e quando hai leccato il pavimento? Hahaha!! Amico quello è stato il massimo! Hahaha! T’è piaciuta così tanto, cazzo?!? hahaha!!!’ respiravo con leggero affanno adesso ‘…e se mia madre non fosse rientrata stai sicuro che t’avrei anche pisciato in bocca e te la saresti bevuta come un cazzo di cesso!!’ continuava a sorridermi trionfante dall’alto in basso.
‘Non è vero…’ ribattei ‘…io… non l’avrei mai fatto…’ dovevo convincerlo.
‘Si, certo! Come no, amico!’ mi disse alzando un sopracciglio a sottolineare il tono profondamente scettico e sarcastico.
‘David, credimi! Non sono finocchio, te lo giuro, io…’ pausa ‘…sono normale!’ mi guardò per un lungo momento sorridendo, poi fece spallucce:
‘Ok, amico. Diciamo che ti credo. M’hai quasi convito…’ stavo per tirare un sospiro di sollievo ‘…devi solo fare una cosetta per me…’ lo guardai strano:
‘Cosa?’ mi sorrise di nuovo.
‘Vieni con me…’ pedalò sul vialetto che portava al suo garage e io, dopo un istante, lo seguì con un brutto presentimento nel cuore. Aprì il portellone del grande garage e ripose la sua bicicletta.
‘David che stai…’ si voltò a guardarmi e si appoggiò col sedere al tavolo da lavoro che suo padre aveva sistemato accanto alla parete.
‘Voglio che tu venga qui ad annusarmi il cazzo come mi hai chiesto di fare oggi pomeriggio. Se è vero che non sei frocio non ti farà alcun effetto, dico bene? Al massimo ti farà schifo ma se davvero vuoi convincermi…’ sorrise.
‘Cazzo! E ora come faccio?!?’ gridai dentro la mia testa. Vide il panico nei miei occhi il mio ‘amico’.
‘Che c’è? Non hai paura che ti piaccia troppo, vero? Hehehe!!’ deglutì ancora.
‘No, è solo che…’ dovevo farcela, dovevo convincerlo a tutti i costi.
‘Ok, lo faccio…’ gli dissi cercando di sembrare forte.
‘Hahaha!! Bravo amico! Haha!’ Mi avvicinai lentamente. Ero terrorizzato, come potevo farcela? Ricordavo bene l’effetto che il suo odore aveva avuto su di me solo qualche ora prima. David era il ritratto della spensieratezza, mi sorrideva beffardo sapendo di avermi in pugno. Gli arrivai a pochi centimetri e mi bloccai. Non lo volevo fare. Lui ridacchiò illuminato dalla luce della luna piena che filtrava dalle finestre del garage.
‘Giù, in ginocchio!’ inghiottì e dopo un attimo di esitazione feci quello che mi aveva detto. Adesso ero di nuovo a pochi centimetri dal paradiso. David si abbassò i pantaloncini e i suoi boxer, ancora più sporchi di prima, mi comparvero davanti in tutto il loro mefitico, asfissiante e meraviglioso fetore. Indescrivibile quello che provavo in quel momento, era come se fossi sull’orlo di un baratro, spaventato a morte di finirci dentro ma al contempo fatalmente ed inevitabilmente attratto. Mi mise le mani sulla testa e, per la terza volta quel giorno, mi strusciò il pacco sulla faccia.
‘mmmm senti che buon profumo! Hahahaha!!!’ quattro, forse cinque i secondi in cui provai a combattere inutilmente contro la mia vera natura, poi com’era prevedibile, caddi nel vuoto. Nell’arco di un soffio respirai a pieni polmoni il suo odore godendo come non mai, mentre strusciavo la faccia con sempre maggiore lussuria ed energia.
‘Hahahaha!!! Lo sapevo cazzo, lo sapevo! Hahahaha!!!’ era finita, non potevo più fare nulla, ero suo. Gli misi le mani sul sedere per poter affondare ancora di più la faccia in quell’abisso. Questo lo fece ridere anche di più. Aveva smesso di reggermi la testa, non aveva bisogno di farlo, non doveva forzarmi, mi ero arreso alla schiacciante evidenza.
‘Hahaha!! Ma come, non avevi detto di essere ‘normale’? hahaha!!!’ continuò a sbeffeggiarmi ‘Non sono finocchio un cazzo, amico! Hahahaha!!!’
‘David… io… perdonami… non lo so perché ma…’ piagnucolai ‘…il tuo odore è…’ gli ripetei la stessa cosa che gli avevo detto quel pomeriggio, non sapevo come farglielo capire.
‘Hahahaha!!! L’ho capito che ti piace, cazzo! Più puzzo più ti piace, vero?! Hahaha!! Te lo spiego io il perché amico! Sei una checca, un finocchio, un frocio succhiacazzi! Eccolo il perché!! Hahaha!!’ continuai ad annusare ascoltando le sue parole che, anche se in malo modo, descrivevano perfettamente la realtà.
‘Ammettilo!’ mi intimò.
‘Ok, va bene, lo ammetto, è vero, sono un finocchio, una checca, avevi ragione!! Sei contento?!’ crollai miseramente sotto le sue risa diaboliche. Incapace di contenermi, cominciai a leccare il tessuto che mi teneva lontano dal mio premio. Non avevo più niente di umano.
‘Hahahaha!!! Cazzo, faresti di tutto pur di succhiarmi l’uccello, non è vero troietta? hahaha!’
‘Si, tutto, tutto…’ non avevo più il controllo della mia mente.
‘Hahaha!! Bene! Perché da oggi le cose cambieranno amico mio! Se vuoi continuare a spompinarmi te lo dovrai guadagnare! D’ora in avanti tu fai quello che dico io, chiaro? Da adesso tutto quello che voglio è legge per te, m’hai capito?!’ Col senno di poi realizzo che era naturale che si comportasse così. Era sempre stato un po’ arrogante, prepotente e presuntuoso e questa opportunità pareva un biglietto per godersi quella che con buona probabilità sarebbe stata un’estate MOLTO, MOLTO divertente… per lui.
‘Si, si lo farò, te lo giuro, farò tutto quello che vorrai!’ stava succedendo tutto così alla svelta ma io ero in preda all’estasi.
‘Hahaha!!! Ci puoi giurare che lo farai amico, farai tutto quello che cazzo voglio, se non vuoi che racconti a tutti COSA sei! Hehehe!!’ il tessuto sul suo pacco era ormai bagnato, oltre che dal suo sudore, dalla mia saliva.
‘Sarai il mio…’ penso un paio di secondi alla parola che avrebbe descritto il mio futuro ‘…schiavo hahaha! Che ne dici, suona bene no? hahaha!!!’
‘Si, si, va bene tutto, qualunque cosa vuoi! Ti prego, non resisto più, fammelo succhiare…’ gemetti come una vacca in calore.
‘Cazzo amico, sei DAVVERO patetico, lo sai? Hahaha!!! Mi divertirò un casino con te, hahahaha!!! Allora vuoi succhiarmelo?’ di nuovo quel tono, come se stesse parlando ad un cane che gli scodinzola intorno in attesa di un bell’osso.
‘Siiiii, si, ti prego!’
‘Vuoi che ti spari in gola un’altra bella dose di sborra?’
‘Siii, ti prego, Dave, ti prego…’ non ne potevo più, avevo un’erezione come non ne avevo mai avute prima.
‘Hahaha!!’ Beh, mi dispiace ma mi scappa una pisciata colossale, prima devo scaricarmi…’ mi guardò aspettando una mia reazione.
‘Ok, faccio tutto quello che vuoi ma ti prego , fammelo succhiare!’ aprì la bocca e tirai fuori la lingua.
‘Hahahaha!!! Cazzo, non ci credo amico! Ti fai pisciare in bocca?!! Davvero?!?! Hahahaha!!!! Beh, in fondo è giusto, dobbiamo festeggiare la tua nuova vita, no?! Prendilo come un bel brindisi! Hahahaha!!!’ Quelle parole mi distrassero. Vederlo ancora leggermente sorpreso per la sconfinata e disarmante vastità del suo potere su di me era vagamente confortante. Non sarebbe durato molto.
‘Apri bene che arriva lo champagne! hahaha!!!’ si tirò giù i boxer rivelando il suo cazzo meraviglioso non particolarmente in tiro.
‘Alla tua, amico!! Hahaha!!’ il primo getto di piscio mi colpi il fondo della gola facendomi tossire. Mi colò sulla maglietta e sul pavimento del garage. Non troppo, solo qualche goccia perché David aveva fermato il getto quando avevo chiuso la bocca.
‘Hahaha!! Devi berlo cazzo, non è difficile da capire, no? Sei stupido oltre che frocio?!?’
‘Scusa, ci riprovo’ gli risposi non appena ritrovai la mia voce.
‘Bevi tutto!’ stavolta andò meglio e cominciai ad ingoiare. L’espressione sul suo viso era uno spettacolo: un misto di potere e grande divertimento ma, anche se in piccola parte, ribrezzo. Gli facevo schifo e aveva ragione: stavo ingoiando piscio… piscio!! Era disgustoso! Ma mi resi conto che avrei fatto anche molto di peggio per lui purché mi permettesse di spompinarlo. Quando ebbe finito se lo scosse di fronde alla mia faccia bagnandola ulteriormente.
‘Allora com’è?’
‘E’ amaro… mi viene da vomitare…’
‘Hahahaha!! Beh, mi dispiace amico ma ti ci dovrai abituare perché lo berrai MOLTO spesso, hahahahaha!! E’ troppo divertente!!’ mi mossi d’istinto per reclamare il mio premio e le mie labbra si avvicinarono sulla sua cappella. Ma non feci in tempo ad andare oltre. Mi allontanò con una mano ridendo:
‘Hahahaha!! E quello che hai sprecato?’ m’indicò il pavimento. Lo guardai supplichevole ma lui mantenne il suo ghigno dominatore:
‘Forza! Pulisci come hai fatto oggi!!’ lo guardai ancora un secondo, poi mi accucciai a leccare quello che era caduto in mezzo alle sue scarpe.
‘Hahahaha!!!! Cazzo amico! Te lo ripeto, tu hai il cervello fottuto! Hahaha!! Stai leccando PISCIO dal pavimento di un garage!! Hahaha!!!’ rideva con tanto gusto da battere un paio di volte i piedi a terra a pochi centimetri dalla mia faccia. Poteva continuare ad umiliarmi ed insultarmi quanto voleva, cominciava anche a piacermi, ma ero così vicino… tra poco avrei riassaggiato il mio amato nettare! O così credevo. Quando ebbi finito mi tirai su ma lui si era già rinfilato i boxer e si stava tirando su i pantaloncini. Vide la disperazione nei miei occhi e sorrise:
‘Ma… Dave avevi detto…’
‘Cosa?!’ sghignazzò. Non gli risposi, continuai semplicemente a guardarlo quasi sull’orlo delle lacrime.
‘Hahaha!!! Non t’ho mai detto che te l’avrei fatto succhiare stasera, ho solo detto che dovevo pisciare e tu hai automaticamente spalancato quel cesso di bocca! Hahaha!!! Grazie, sei stato proprio gentile amico, non la tenevo più!! hahaha!!!’ riflettei un attimo. Era vero, non me l’aveva chiesto esplicitamente.
‘Dave, ti prego…’ mi allontanò la testa con la mano continuando a ridere.
‘Hahahaha!!! Mi spiace troietta per stasera il bar è chiuso, ne riparliamo domani, hahahaha!!!’ si allontanò lasciandomi lì bagnato di sudore ed urina.
‘Dave… perché mi fai questo…’ piagnucolai. Lui si voltò e mi sorrise.
‘Perché è divertente amico… hahaha!! E’ la cosa più divertente che abbia mai fatto, cazzo! Hahahaha!!!’ sghignazzò per qualche altro secondo. Aveva la luna piena alle spalle e non gli vedevo la faccia ma non ebbi problemi ad immaginarmi la sua espressione.
‘Vattene a casa SCHIAVO, domani comincia il divertimento, hahahaha!!!’ ridendo si voltò e sparì dalla mia vista. Qualche secondo dopo, sentì chiudersi la porta di casa sua.
Scoppiai a piangere e piansi a lungo, silenziosamente inginocchiato per terra in quel garage, terrorizzato da ciò che sarebbe successo da quel momento in poi. Terrorizzato, si… ma allo stesso tempo terribilmente arrapato. David aveva avuto di nuovo ragione: dovevo avere il cervello seriamente fottuto.

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