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Racconti di DominazioneRacconti Gay

L’odore… 3

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella notte dormì malissimo. Dentro di me portavo un misto di disperazione, rabbia ed eccitazione.
‘Domani comincia il divertimento…’ mi aveva detto David. Che voleva dire? Che cosa mi avrebbe fatto? Che cosa mi avrebbe fatto fare? Migliaia le ipotesi che mi frullavano in mente ma il problema era che, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad immaginare una tortura peggiore di non potergli più succhiare il cazzo. Era inutile, non ci riuscivo. Avrei fatto veramente di tutto purché me lo permettesse. Soppesai la situazione decine di volte durante le mie ore d’insonnia e arrivai sempre alla solita conclusione. Ero in trappola. Anche se in qualche modo fossi riuscito a resistere alla mia schiacciante lussuria (alquanto improbabile) a questo punto mi avrebbe comunque sputtanato di fronte ai nostri amici se non avessi fatto quello che voleva. Avrei potuto negare tutto ovviamente ma non avrebbe fatto alcun tipo di differenza: era la sua parola contro la mia e tutti avrebbero creduto a lui. Ero in trappola. Non potevo far altro che subire le sue angherie, i suoi insulti e quant’altro avesse in mente nella speranza che avesse pietà di me e usasse la mia bocca invece di farsi le seghe. In trappola… in trappola… in trappola… continuai a ripetermelo fin quasi all’alba, poi mi addormentai.

Qualche ora dopo suonò la sveglia e io aprì gli occhi distrutto. Nonostante la sera prima mi fossi fatto una lunga doccia e mi fossi lavato i denti per quasi dieci minuti per cercare di eliminare il sapore amaro ed acido che avevo in bocca, lo sentivo sempre. Era una mia impressione probabilmente ma mi sentivo come se m’avesse marchiato, come un cane fa col territorio. Mi alzai dal letto e mi vestì: t-shirt e pantaloncini sportivi, avevamo una partitella di basket poco dopo. Era buffo notare come delle cose che uno aspetta con gran piacere possano perdere completamente la loro importanza se accade qualcos’altro che ti occupa la mente.
Andai in bagno a lavarmi i denti, ricordo che mi facevano un po’ male le gengive da quanto li avevo spazzolati la sera prima. Mi sciacquai il viso e mentre me lo asciugavo mi guardai allo specchio.
‘Ma dai, forse mi sto preoccupando troppo…’ mi dissi con un bagliore di speranza che piano piano mi si riaccendeva in fondo al cuore ‘…in fondo è David… siamo cresciuti insieme… è… è un amico… è vero è un po’ arrogante ma non è uno stronzo totale… magari vuole solo giocare a fare il padroncino per una settimana o due, poi tutto tornerà come prima…’ cercavo di convincermi che sarebbe andato tutto bene anche se mi tornavano in mente i suoi occhi, il suo viso efebico, dai tratti dolci, il suo sorrisetto di scherno e la mia mente vacillò di nuovo rinnovando l’angoscia.
Scesi al piano di sotto e salutai i miei. Mia madre si stupì quando le dissi che non avrei fatto colazione (non saltavo mai un pasto) ma al pensiero di buttare giù qualunque cosa il mio stomaco si chiudeva. Uscì di casa. Era un’altra caldissima giornata, niente di nuovo per chi, come noi, era cresciuto lì a Buckeye (Arizona) in pieno deserto. Feci i pochi passi che mi separavano dall’abitazione di David. Passai di fianco al garage dove poche ore prima avevo pianto tutte le mie lacrime. Non c’erano macchine nel vialetto, suo padre era ovviamente in ufficio ma anche sua madre doveva essere fuori. La cosa mi agitò un pochino ma era inutile indugiare: se non subito, saremmo comunque rimasti soli appena usciti di casa. Deglutì ma mi resi conto di avere la bocca secca. Salì nervosamente i tre gradini per arrivare alla porta e bussai:
‘Dave! Sei pronto?’ lo chiamai cercando di sembrare il più naturale possibile, come se il giorno prima non fosse successo niente. Dopo pochi secondi la porta si aprì e mi trovai Jake davanti. Mi sorrise, crudelmente perfetto, come faceva sempre:
‘Dave! C’è il tuo leccapiedi!!’ disse allegro a voce alta. Per un momento mi prese il panico. Possibile che gli avesse raccontato tutto? Ma poi pensai che, tutto sommato, questo era un comportamento più che normale per Jake quando i suoi non c’erano, mi sfotteva sempre sul fatto che andassi sempre dietro a suo fratello come un cagnolino.
‘Fallo entrare!’ fu la risposta.
‘Entra sfigato! Hahaha!!’ entrai e feci per chiudere la porta ma lui mi fece cenno di non farlo. Stava uscendo, si mise a tracolla il borsone della palestra e urlò:
‘A dopo bello! Fai il culo a tutti alla partita, mi raccomando!’ a suo fratello.
‘Ok J! Ci vediamo dopo!’ mi ignorò completamente ed uscì sbattendosi la porta alle spalle.
‘Dave!’ lo chiamai con voce non del tutto stabile.
‘In cucina!’ lo trovai che stava finendo di fare colazione. Alzò gli occhi dalla sua tazza di cereali e mi fece un sorriso da un’orecchio all’altro.
‘Ciao SCHIAVO!!!’ lo disse con voce molto più alta del necessario. Gli piaceva usare quella parola.
‘Ciao…’ gli dissi piano aprendo la bocca a malapena.
‘Hahahaha!!! Allora come hai dormito?’ Mi schiarì la gola prima di abbozzare un:
‘Insomma…’
‘Perché?! Non sei contento del nostro piccolo accordo?’ l’allegria nella sua voce quasi mi infastidiva.
‘Mi sembra più che equo, cazzo! Non sono stato io a cominciare questa storia Andy!’ disse facendomi la morale. Abbassai lo sguardo, imbarazzato.
‘Sei tu che hai tutta questa voglia di cazzo, no?’ esitai a rispondergli.
‘Oy! T’ho fatto una domanda!’ mi scosse.
‘Si… è vero…’ gli dissi piano. Lui scosse la testa per sottolineare che non approvava il mio atteggiamento.
‘Cazzo amico, dovresti ringraziarmi in ginocchio che ti permetto di sbocchinarmi, quanti altri pensi che te lo farebbero fare? Huh?’ allargò le braccia quasi irritato dall’ovvietà di quello che mi stava spiegando ‘Non sei una bella figa sai! Sei una checca! Una CHECCA!’ lo ripeté più forte ‘…sei i ragazzi lo sapessero pensi che gli staresti bene? huh!?! HUH? hahaha!!! Come minimo ti prenderebbero a calci in bocca!’ era riuscito a farmi sentire in colpa. Mi manipolava già come fossi un pupazzetto di pezza.
‘Dave mi dispiace… hai ragione, io…. sei stato gentile con me, io… in realtà avevo paura che non mi avresti più rivolto la parola dopo ieri pomeriggio…’ sorrise.
‘Beh, a dire il vero lì per lì avevo una gran voglia di spappolarti la faccia a pedate, te lo saresti meritato!’ me lo disse quasi con cattiveria ‘…poi però ho pensato che in fondo non è colpa tua se sei un frocio di merda, sei nato così…’ disse semplicemente ‘…sei nato per ciucciare cazzi, punto e basta, perciò visto che siamo amici, ho deciso di aiutarti…’ adesso si che il senso di colpa mi divorava:
‘Grazie Dave… non so che dire amico, non ci avevo pensato… sono in debito con te, di brutto!’ il suo ragionamento filava e aveva messo le cose in una prospettiva completamente diversa.
‘Tranquillo amico, ti sdebiterai alla grande, hahahaha!!!’ la sua risata quasi mi gelò il sangue ‘…l’idea di avere uno schiavetto che vive solo per me mi tira un casino, hahaha!! In fondo sarà molto più divertente che pestarti a sangue, giusto?!’ feci un risolino idiota e lui mi sorrise.
‘Tu pensa solo a fare tutto quello che ti dico e siamo pari, ok?’ ero nervoso ma gli risposi:
‘Ok…’ e gli accennai un sorriso.
‘Haha! Bravo amico! Dai, ora andiamo che facciamo tardi!’ si alzò dallo sgabello e guardò tutta la roba per la colazione sul tavolo. Poi mi sorrise:
‘Pulisci tu qui, io vado a mettermi le scarpe e sono pronto.’ era il primo ordine che mi dava e mi fece male. Lo so, era probabilmente niente in confronto a quello che avrei fatto per lui, me ne rendevo conto, ma era il primo e mi fece più male degli altri.
‘Ok…’ gli dissi sempre a voce bassa mentre lui si avviava verso le scale. Presi la sua tazza di cereali, poi lo guardai.
‘Dave!’ si voltò con il piede sul primo scalino.
‘Per quanto tempo ti dovrò fare da… da… insomma…’ Non riuscivo a dirlo. Lui mi sorrise di nuovo e ridacchio:
‘SCHIAVO, Andy…’ mi suggerì perfido.
‘Si…’ gli risposi poco più che un sussurro. Ridacchiò di nuovo facendo finta di riflettere:
‘Dunque… fammi pensare… mmmmm…. direi per tutto il cazzo di tempo che voglio amico, hahaha!! Ti va bene come risposta? O forse preferisci… fin quando non mi sarò rotto le palle di usarti, huh? Scegli tu, per me è uguale, hahahaha!!!’ non che mi aspettassi qualcosa di molto diverso ma il suo tono non addolcì minimamente la pillola e sentirlo fu un’altro colpo durissimo.
‘Ok… va bene…. è giusto…’ gli dissi, un po mestamente, mettendo la tazza nel lavello. Mi sorrise annuendo e guardandomi trionfante per qualche secondo.
‘Bravo amico, hai capito come funziona!’ poi salì le scale. Mi aveva messo in una posizione peggiore di quella che credevo. Come se la mia lussuria non fosse abbastanza per schiavizzarmi! Adesso con le sue parole era riuscito a creare un enorme circolo di colpa dentro di me, che mi schiacciava a terra e mi rendeva suo anche, e soprattutto, a livello mentale. Doveva averci pensato tutta la notte, o forse gli era venuto spontaneo dire quelle cose? Non seppi mai la risposta. Non che avesse importanza naturalmente, il punto era che mi teneva per le palle ed ero stato io a permetterglielo.
Misi a posto le cose sulla tavola e la pulì con una spugnetta. Dopo qualche minuto ricomparve in cucina con due borraccette, di quelle che si usano quando fai sport, per gli integratori. Me ne lanciò una.
‘Tieni amico, questa è per te, ti servirà là fuori, suderemo come maiali!’ La afferrai contento di vedere che la nostra routine non era cambiata. Portava sempre una borraccia per me, perché sapeva che io me la sarei dimenticata, succedeva ogni volta che facevamo una partita. Gli sorrisi con una certa sorpresa:
‘Grazie amico…’ lui scrollò le spalle mentre ridacchiò un:
‘Figurati…’ era piena e io avevo sete e mi ci attaccai, un po’ sollevato. Un liquido caldo e acido mi inondò fiero la bocca e la mia speranza si inabissò di nuovo. Lo buttai giù ma avrei voluto vomitare. Mi sorrideva diabolico:
‘Dave, ma di cosa l’hai riempita?’ sapevo già la risposta ma mi eccitai quando, con tutta l’arroganza che gli era propria mi disse:
‘Di piscio amico, mi sembra ovvio, hahahaha!! Che ti aspettavi la solita coca? Hahaha!! Te l’ho detto ieri sera, vederti bere quello schifo è uno spasso senza precedenti, quindi ho deciso che lo farai di continuo! Contento?! Hahaha!!!’ rimasi a bocca aperta come uno scemo.
‘Abituati amico, è la bevanda perfetta per te! Ho appena finito di riempirtela…’ si aggiustò soddisfatto il pacco ‘…e dovrà essere vuota entro la fine della partita, capito? Hahahaha!!!!’ Rimasi imbambolato come uno stoccafisso mentre lui si mosse verso la porta.
‘Dai checca muoviti!’ lo seguì in silenzio.

Pedalammo fino al campetto da basket dove trovammo tutti i nostri amici che ci aspettavano. Giocammo per circa due ore. Il caldo era terribile e, come sempre, sudammo copiosamente. Ricordo bene che avevo i piedi in fiamme. Nelle pause tutti si attaccavano alle loro borracce godendosi il refrigerio che le bibite fresche procuravano scorrendogli in gola. Anche io lo facevo, dovevo farlo per non insospettire nessuno e per ubbidirgli ma tutto ciò che sentivo era un gran bruciore alla gola. David mi piantava il suo bel ghigno in faccia ogni volta che bevevo:
‘Aaaaahhh’ fece soddisfatto dopo una bella bevuta ‘questo nuovo Bouster-up disseta un casino, vero Andy?’ mi chiese davanti a tutti da furbetto.
‘Si… è buonissimo…’ gli risposi guardandolo. Lo so che è assurdo ma quel suo sorrisetto, questo suo potere, se da un lato mi spaventava dall’altro cominciava ad eccitarmi sempre di più.
‘E’ quel gusto nuovo? Quello che fanno vedere in TV?’ chiese Tommy avvicinandosi a me ‘…fammelo assaggiare Andy…’ fece per prendermi la borraccia ma io sbarrai gli occhi e la allontanai:
‘No amico, non…’ non sapevo cosa dire ‘…è troppo buona voglio scolarmela tutta!’ me la infilai in bocca spremendola ai lati con entrambe le mani perché uscisse più velocemente. Non potevo nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se avessero scoperto la verità. Così ingoiai avidamente ogni goccia della fetida bibita mentre David era piegato in due dalle risate:
‘Hahahaha!!! Cazzo Andy non avevo capito che ti piaceva così tanto!! hahaha!! Tranquillo, ne ho quanto ne vuoi, appena rientriamo te ne faccio bere un gallone!! hahaha!!!’ Tommy era rimasto male del mio rifiuto, peraltro completamente fuori dal mio personaggio, ma lasciò correre quando David aggiunse:
‘Tieni amico’ tirandogli la borraccia ‘bevi dalla mia! Andy è troppo ingordo, gli piace talmente tanto che ormai non può più farne a meno! hahaha!!!! Dico bene amico?!’ mi disse con degli occhi che avrebbero trafitto il marmo. Io annuì entusiasta mentre, con ogni boccata che ingoiavo, continuavo, ubbidientemente disperato, a dirigermi verso la sottomissione più totale ed era lui ad essere il fortunato artefice di tutto questo, un ragazzo che, passo dopo passo, in meno di un giorno mi aveva trasformato in una latrina, in un cesso, il suo cesso personale solo per il gusto di farlo. Lui non fece altro che ridere di nuovo mentre scuoteva la testa baldanzoso a ricordarmi quanto fossi patetico.
Finimmo la partita stanchi morti e fradici di sudore. Sarà stato circa mezzogiorno quindi ci salutammo e ci demmo appuntamento al pomeriggio. Appena soli David scoppiò a ridere:
‘Hahahaha!!! Sei stato troppo forte amico! hahahaha!!! Te lo sei scolato fino all’ultima goccia, cazzo! Dì la verità che comincia a piacerti!!’
‘No Dave io…’ esitai un’attimo ‘…beh, diciamo che oggi è andata meglio di ieri, sono riuscito a non vomitare… ma continua a farmi schifo!’ aggiunsi per precisare. Ovviamente scoppiò a ridere di nuovo:
‘Hahahaha!!! Te l’avevo detto che era la bibita perfetta per te, no?! Hahahaha!! Vedrai amico, ti ci abituerai in un batter d’occhio, in una settimana non vorrai bere altro che quello, hahaha!! Mi pregherai in ginocchio di pisciarti in bocca, hahaha!!! Lo sai che ho sempre ragione, no!?! Hahaha!!’ si divertiva ad umiliarmi, ma a me andava bene finché eravamo soli. Avrei sopportato di tutto purché mantenesse la sua promessa. Imboccammo Resent Street, la via dove abitavamo, passando davanti alle villette a schiera e ai prati accuratamente tagliati, perfetto esempio dell’alta borghesia americana di cui facevano parte le nostre famiglie. Ci fermammo davanti alle nostre case. Io stavo per andare verso la mia porta quando mi disse:
‘Dove vai?’
‘E’ quasi ora di pranzo, credevo…’ lasciai la frase a metà mentre indicavo la mia porta.
‘Beh, è ancora presto e poi non ho ancora finito con te…’ mi sorrise e io inghiottì rimanendo fermo ‘…dai che sei fai il bravo e mi fai divertire magari te lo struscio sulla faccia, frocetto…’ Si fece scivolare una mano nei pantaloncini massaggiandosi il membro ‘hehehe!! E’ bello sudato, come piace a te, chissà che buon ODORE che ha, senti!’ si sfilò la mano e me la sbatté sotto il naso. Le ginocchia quasi non mi ressero tanta fu la scarica che mi arrivò al cervello. Lui ovviamente se ne accorse e si mise a ridere. Dopo qualche secondo allontanò la mano ed io, involontariamente, mossi al testa di qualche centimetro per inseguirla. Ridacchiò guardando la patetica espressione che avevo sul viso poi, come aveva fatto un paio d’ore prima, mi disse:
‘Muoviti checca!’ appoggiò la BMX allo steccato bianco che delimitava il giardino e si diresse verso la sua porta. Entrammo.
‘Ma’!’ chiamò sguaiatamente ‘Andy resta a pranzo, ok? Puoi avvertire sua mamma?’
‘Si tesoro… Oh ciao Andy!’ si affacciò dalla porta della cucina ‘Tranquillo ci penso io, si mangia tra una mezzora, vi chiamo io’ ci disse premurosa ‘Voi andate pure su a rilassarvi…’ poi ci squadrò bene ‘o magari a farvi una doccia ragazzi, siete fradici!’
‘Ok ma’, grazie!’ tagliò corto David. Io la ringraziai e lo seguì di sopra, fino in camera sua. Ero dietro di lui e mentre saliva le scale lasciava una scia di sudore davvero forte che non faceva altro che eccitarmi sempre di più. Appena entrati si sedette sul letto:
‘Chiudi la porta m’è venuta un’idea! Hahaha!!!’ gli obbedì ma già tremavo ‘ho una bella sorpresa per te, hahaha!!’ si scalzò le scarpe da ginnastica e l’aria diventò quasi istantaneamente viziata dal suo schiacciante odore. Ne prese una e me la tirò. La presi al volo:
‘Annusala!’ mi disse col suo sorrisetto imperturbabile. Io lo guardai storto:
‘Dave… no, ti prego!!’ lo supplicai ma lui rise:
‘Hahahaha!!! Ma come?! Hai detto che impazzivi per il mio odore, no? Hahaha!! Dave è stupendo, Dave è meraviglioso!’ mi disse scimmiottando la mia voce e il mio tono adulatorio e un po’ femmineo. ‘Beh, se vuoi avvicinarti a questo…’ si indicò in mezzo alle gambe ‘…devi imparare ad apprezzare gli odori di TUTTO il mio corpo, hahahaha!!!!’ Si alzò dal letto, mi tolse la scarpa di mano e mi ci ficcò dentro il naso bloccandomi la testa con l’altra mano:
‘Hahahaha!!! Dai, annusa!!!’ il naso mi toccava la suoletta che era fradicia di sudore e calda. La prima volta fu tragica. Quella scarpa puzzava talmente tanto che tossì. Lui, naturalmente si mise a ridere e cominciò ad incitarmi a respirare più a fondo, cosa che feci senza discutere, perché quella situazione, neanche a dirlo, mi eccitava. Non so se era la sua arroganza o il puzzo dei suoi piedi o il fatto che mi obbligasse a respirarlo, ma la reazione non tardò nei miei pantaloni. No, no, no, non è possibile! Questo no!! Perché mi eccito?!? Perché?!?!?! Pensai sempre più disperato. Me la tolse dalla faccia giusto il tempo di chiedermi:
‘Allora ti piace?’
‘Dave, ti prego basta…’ lui rise di nuovo.
‘Hahaha!! Ma è il mio ODORE, amico hahaha!!’ continuava a ripetere quella parola, odore e a sottolinearla con la voce, aveva capito che era l’arma più potente che aveva. Prese l’altra scarpa:
‘Tieni! Sentilo meglio! Hahahaha!!!’ e di colpo mi reimmerse nel suo fetore. Io ripresi a respirare senza che lui mi dicesse niente. Dopo una ventina di secondi in cui le sue risatine mi riecheggiavano nelle orecchie il suo viso mi riapparse davanti:
‘Allora? Ancora non ti piace? hahahaha!!!’ mi disse dopo aver letto l’espressione torva sul mio viso. ‘hahaha!! Lo so io perché!’ buttò a terra la scarpa e mi guardò maligno, avvicinando il suo viso al mio con fare minaccioso:
‘Vuoi annusarlo direttamente dalla fonte, vero frocetto? huh?! E’ vero che muori dalla voglia di annusarmi i piedi?! Huh?! Hahaha!!! Sarà una settimana che non me li lavo, pensa che sogno per te! hahahaha!!!’
‘Dave, no, io… ti prego… non voglio…’
‘Hahaha!! E chi cazzo se ne frega se non vuoi?! Haha!!’ lo guardai offeso.
‘E dai, non fare il guastafeste amico, non vedi quanto mi sto divertendo?! Pensa al tuo premio! Dai! Sdraiati qui di fronte a me! hahaha!!’ con un po’ di riluttanza lo feci mentre lui si sedette sul bordo del letto, proprio dove, nemmeno 24 ore prima gli avevo succhiato il cazzo.
‘Hehe! Bravo amico, così! Haha!!’ mi mise i piedi sulla faccia. Aveva le calze di spugna, che una volta dovevano essere state bianche, talmente sporche che sembrava non se le cambiasse da un mese. Erano prevedibilmente fradicie di sudore e il mio cervello fu completamente schiacciato dalla loro devastante mascolinità. La mia mezza erezione diventò in una manciata di secondi tanto evidente da attrarre l’attenzione del mio ‘amico’.
‘Wow, wow, wow!!!’ esclamò ‘Cristo amico ti fa arrapare anche questo?!?! Non ci credo! Hahaha!!’ sembrava usare quella frase parecchio con me, lo stupiva quello che avrei fatto per assecondare la mia libidine ‘Ma non ce l’hai un minimo di dignità, cazzo?!?! Sei disgustoso!! haha!’ di nuovo quel tono imperioso e i miei pantaloncini non poterono più minimamente nascondere la mia eccitazione. Continuò ad umiliarmi e a strusciarmi i piedi sul viso, tenendomi schiacciato su quel pavimento ed io inspirai quell’odore che adesso, lo capivo, mi eccitava quasi quanto quello delle sue mutande.
‘Lo sai? Mi piace pestarti la faccia Andy, non riesco a pensare a un posto migliore dove massaggiarmi i piedi dopo una bella partita hahaha!! Mi dispiace solo di non averlo fatto prima! Hahaha!!!’ mi dette una leggera pedata sulla guancia ‘Perché non me l’hai detto prima, checca?!? Se l’avessi saputo avrei cominciato ad usarti quando avevamo sei o sette anni! Che spasso!! Ci pensi a quanto mi sarei divertito in tutti questi anni? Huh? Hahaha!!!’ Si David, ti prego continua ad umiliarmi, mi ritrovai a pensare, spaventato da quello che il mio cervello mi faceva provare ‘…adesso devi ripagarmi di tutto il tempo che mi hai fatto perdere, hahaha!!!!’
Com’era accaduto il pomeriggio prima non avevo più i freni inibitori necessari per contrastarlo anche solo minimamente così mormorai:
‘Mi dispiace… mi dispiace…’ accolto come sempre dalle sue risate. Dopo qualche minuto di quel trattamento Dave mi mise il piede destro sulla fronte e per un attimo vidi di nuovo il suo viso diabolico. Mi sorrideva mentre si toglieva il calzino sinistro:
‘Tira fuori la lingua frocetto!’ lo feci senza esitare. ‘Bravo! Assaggia questo! Hahaha!!’ Ci appoggiò sopra il tallone nudo e, muovendosi lentamente, ci passò tutta la pianta del suo piede sudaticcio, ridacchiando:
‘Haha! Allora com’è? Ne vuoi ancora?’ Tirai dentro la lingua e lascia che le mie papille gustative fossero pervase dal suo sapore forte da maschio vero, quello che io non ero e non sarei mai stato. Ingoiai e, in preda all’eccitazione, gli risposi:
‘Si signore!’ mi uscì così. Lui ridacchiò scuotendo la testa di nuovo.
‘Signore? Hahaha!!! Signore, huh?’ sorrise sempre più malefico e dopo un paio di secondi in cui mi fissava mi disse ‘Già che ci sei chiamami padrone d’ora in poi, che ne dici?! Ti piace l’idea?’
‘Si padrone… va bene, padrone… è giusto…’ non ero io a parlare ma la mia libidine che, passo dopo passo, m’intrappolava sempre di più. Lui scoppiò a ridere di nuovo.
‘Hahahaha!!!! Cristo amico, sei uno spasso, lo sai? Tu non vedevi l’ora di farti schiavizzare da me, vero?! Guardati! Hai il cazzo duro perché uso la tua lingua per lavarmi i piedi, hahaha!!!’ il mio cervello non era in grado di formare niente di coerente in quel momento.
‘io…io…’ fu tutto quello che riuscì a dire.
‘Haha!! Tranquillo, non c’è bisogno che parli schiavo! Basta che tiri fuori quella cazzo di lingua, hai ancora MOLTO da leccare, guarda che piedi lerci! hahahaha!!!’
‘Lerci’ era un lieve eufemismo: una delle cose che gli avevo visto fare sin da quando eravamo bambini era camminare sempre scalzo, non solo in casa ma anche nel vialetto e nel cortile dietro casa quindi le sue piante tendevano sempre al nero andante. Non gliele avevo mai viste rosa, in tutti quegli anni. Ben cosciente di tutto questo, continuò a farsele leccare, avendo cura di farmi ingoiare tutto. Ogni tre o quattro leccate si guardava sotto al piede per poi farsi pulire la parte più sporca. Non credo si fosse mai divertito tanto prima di allora.

Dopo una decina di minuti pieni di risatine ed insulti continui, la situazione peggiorò tragicamente. Di colpo la porta di camera si spalancò mentre la voce di Jake apostrofava il fratello:
‘Dave! Cazzo, hai usato di nuovo tutto il…’ non seppi mai cosa Dave avesse finito. Mi voltai. Jake indossava solo i boxer e il suo corpo da divinità greca luccicava di sudore. Era allibito ma dopo un paio di secondi sorrise:
‘Ma che cazzo…?’ Dave ridacchiò mentre gli diceva:
‘Hehe! Dai chiudi la porta!’ Jake entrò e chiuse la porta.
‘Oy! Chi t’ha detto di smettere? Continua a leccare, schiavo!!’ obbedì all’istante mentre la mia erezione cominciava a farmi male nei pantaloni.
Jake ridacchiava, vagamente incredulo, quando suo fratello gli disse:
‘Beh, me l’hai data tu l’idea fratello, ti ricordi come l’hai chiamato stamattina?’ Jake aggrottò le ciglia giusto un attimo, il tempo di ricordarsi l’offesa che aveva usato un paio d’ore prima, poi sorrise ‘…sai, mi sono accorto di avere i piedi luridi e in più dopo la partita puzzavano da svenire, quindi…’ faticava a trattenere le risate mentre, con un’eccessiva nonchalance, gli spiegava la situazione. Jake scoppiò a ridere naturalmente:
‘Hahaha!!! Bravo fratello, finalmente gli hai fatto vedere qual’è il suo posto, a ‘sto sfigato! Hahaha!!!’ Anche Dave rise:
‘hahaha!!! E non sai ancora niente!’ in un paio di minuti gli raccontò esattamente tutto ciò era successo, mentre io continuavo a fare quello che mi era stato ordinato. Ebbene si, ragionavo già in questo modo. Incredibile come la vita di una persona possa cambiare in un batter d’occhio. Che sarebbe successo d’ora in avanti, che piega avrebbe preso la mia vita? Non me ne fregava niente in quel momento, la triste verità era che adoravo leccargli i piedi, ora me ne rendevo conto, adoravo ogni cosa di quell’atto così umiliante. Non era solo l’odore irresistibilmente disarmante, era il fatto che mi dominasse e che lo facesse con una naturalezza preoccupantemente eccitante. Sentivo gratitudine verso di lui per avermi forzato a farlo perché era una cosa che non mi ero mai sognato di fare, una cosa a cui francamente avevo sempre pensato con il massimo disgusto.
‘…quindi ho pensato bene di approfittarne! Hahaha!!!’ concluse il mio padrone mentre rideva assieme al fratello più grande che si teneva la pancia e si lasciò cadere nella sedia accanto alla scrivania.
‘Hahaha!!! Cazzo Andy, l’ho sempre detto che eri lo schiavetto di mio fratello, ma non credevo in senso letterale!!! Hahaha!!!’ ancora risate.
‘Haha!! E hai visto quanto gli piace?’ Dave indicò il mio pacco rigonfio ‘Fra un po’ si sbroda nei pantaloni! Hahaha!!’
‘Hahaha!! Che frocio del cazzo!!’ fu il commento di Jake.
Dopo qualche secondo di silenzio, vidi Dave che arricciava il naso un po’ schifato. Guardò suo fratello e ridacchiò:
‘Cazzo Jake, devi farti una doccia amico, mandi una puzza che appesta!’
‘Hahaha!!! Senti chi parla fratellino!!! Sono appena tornato dalla palestra, è normale! E poi io non ho un leccapiedi che mi risolve il problema! hahaha!!’ risero entrambi.
‘Haha!!! Beh, puoi usare il mio, che problema c’è?’ Dave guardò suo fratello con aria furba, poi mi dette un’altra pedata, anche questa leggera.
‘Va’ a leccare i piedi a Jake, muoviti schiavo! Io apro la finestra prima di vomitare!’ mi tolse i suoi dalla faccia ed io rimasi imbambolato per un istante, poi mi alzai a sedere e mi sdraiai di fronte allo sguardo prepotente del bel bullo che per anni mi aveva chiamato con tutti i nomi più ignobili ed umilianti, nomi che si erano rivelati tutti ineluttabilmente veri.
Mi pestò la faccia, nel vero senso della parola. Non si limitò ad appoggiare il piede come aveva fatto Dave, mi schiacciava il viso con una buona dose di cattiveria. Puzzavano, i suoi piedi, almeno quanto quelli del fratello, un’altro odore schiacciante che, prevedibilmente, mi paralizzò il cervello. Non erano altrettanto sporchi, però, e questo me li fece apprezzare ancora di più.
‘Lecca! Avanti!’ mi apostrofò ed io incominciai ma era difficile con lui, non faceva altro che strusciarmeli sulla faccia con forza e, nonostante la grossa quantità di sudore che li rendeva scivolosi, mi resi conto di avere la bocca secca. Mugugnai qualcosa e lui me li tolse dalla faccia ridacchiando:
‘Che c’è finocchietto?’ io lo guardai mentre tentavo di inghiottire, senza riuscirci:
‘Non ho più saliva…’ gli dissi.
‘Hahahaha!!! Ma come fa un leccapiedi a finire la saliva?! Hahaha!!!’ mi chiese Jake cattivo.
‘Beh, deve averla usata tutta per i miei, si è leccato tutta quella merda che c’avevo attaccata sotto! Guarda qua che pulizia!! Hahaha!’ Mi voltai anch’io per ammirare le piante di Dave ora belle rosa, come non le avevo mai viste prima.
‘Hahaha!! Beh, vediamo di rimediare checca! Apri la bocca che ti aiuto io!’ Tornai su Jake che si era chinato in avanti. Il suo ‘aiuto’ mi arrivò dritto sulla lingua nella forma di una enorme quantità di sputo. Dave esclamò disgustato:
‘BLEEEAAAAHHH! Che schifo amico, è rivoltante! Hahahaha!!!’ si buttò indietro sul letto a ridere di gusto. Anche Jake rideva mentre ricominciò a strusciarmi i piedi sulla lingua e sulla faccia pulendoseli a suo piacimento.
‘Hahaha!!! Allora, va meglio checca? hahaha!!’ cercai di annuire tra una pedata e l’altra. Stavo per esplodere nei pantaloni.
‘Hahaha!! Come si dice schiavo?’ mi punzecchiò Dave. Era come se avessero provato quella scena tante e tante volte, tanto gli veniva naturale.
‘Grazie dello sputo Jake…’ gli dissi mentre leccavo. Ancora risate dai due ragazzi.
‘Jake!’ la signora Whyte chiamò il suo primo genito dal piano di sotto ‘C’è Kim al telefono!’ Kim era la sua ragazza e lui tra le risate le rispose:
‘Ok ma’! Dille che arrivo!’ Mi si alzò in piedi sulla faccia standoci in equilibrio per un paio di secondi.
‘Dì ad Andy e a tuo fratello di scendere, è pronto e tu vedi di non starci un’ora al telefono, ok?’ continuò la loro madre.
‘Si ma’!!’ le rispose scendendomi dalla faccia. Io emisi un lamento mentre Dave ridacchiò.
‘Dai, muoviti checca, tu hai già pranzato ma noi abbiamo fame, cazzo!! Hahaha!!!’ ero ancora sdraiato per terra e quando i due fratelli erano sulla porta:
‘Dave…’ si voltarono ‘…il mio premio?’ mi sorrise.
‘Che premio?’ chiese incuriosito Jake.
‘Gli avevo promesso che se mi faceva divertire gli avrei strusciato l’uccello sudato sulla faccia, hehe!! Te l’ho detto che impazzisce per ‘l’odore’!’ virgolettò l’ultima parola con le dita.
‘Hahahaha!!! Vuoi un premio checca?’ mi disse Jake ‘Ce l’ho io un bell’odorino per te…’ mi si avvicinò, mi si accucciò sulla faccia ed emise un peto micidiale, accompagnato da un ‘AAAAAAHHHHH’ di sollievo. Dave ricominciò a ridere:
‘Haha! Jake sei un genio fratello!! Haha!!’ il maggiore si alzò ridendo e i due si dettero il cinque, poi Jake uscì dalla stanza. Dave mi guardò dall’alto sorridendomi, io non potei far altro che supplicarlo.
‘Ti prego…’ scosse di nuovo la testa poi mi disse:
‘Avanti muoviti troietta, sniffa bene!’ si abbassò i pantaloncini e i boxer permettendomi strusciarmi la faccia sul suo membro sudaticcio. L’estasi. Non c’è altra parola per descrivere quello che sentivo. Senza neanche toccarmi venni nei miei pantaloni gemendo come una puttana da due soldi, inalando a pieni polmoni quello che per me era l’odore più eccitante dell’universo. Dopo una ventina di secondi mi allontanò la faccia e ripose il suo scettro nelle mutande:
‘Basta così per oggi checca!’ si riavviò verso la porta.
‘Dave’ lo richiamai di nuovo.
‘Che c’è!’ mi disse un po’ spazientito.
‘Ma… siamo ancora amici, vero?’ dovevo chiederglielo. Ora che la mia libidine era stata appagata di nuovo riprendevo coscienza della situazione. Mi sorrise.
‘Amici? Amici? Hahaha!! Secondo te io posso essere amico di un frocetto che mi lecca i piedi e mi sbava sul cazzo? Huh? Hahaha!!’ il mio viso divenne triste ma lui sorrise:
‘Ma stai tranquillo, passeremo TANTO, TANTO tempo insieme! Hahaha!!!’ detto questo sparì e io mi alzai per seguirlo trattenendo a stento le lacrime.

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