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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Marzio

By 19 Ottobre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Marzio mi ha portato lì e mi ha rotto il culo.
Ha colto la mia verginità come fossi una ragazza.
E’ andata così, a causa della crisi mio padre ha perso il posto di lavoro in città, siamo andati a vivere dai genitori di mamma, che abitano in campagna, in una vecchia casa sul limitare del paese.
Fortunatamente il genitore, che è un tipo intraprendente, non ci ha messo molto a sistemarsi, andando a lavorare per una ditta della zona, fa l’autista e non c’è praticamente mai. Anche la mamma ha trovato da fare, lavora nella mensa dell’ospedale, nel paese vicino, parte al mattino e torna alla sera.
Io sono libero di scorrazzare, ma quel posto non mi piace, vengo dalla città e lì mi sento proprio fuori luogo.
Ho conosciuto Marzio quasi subito, abita nella fattoria in fondo al vialetto che porta dai nonni, ci siamo incrociati mentre tornavo da scuola, la corriera mi lascia ad un paio di centinaia di metri da lì, durante il tragitto piedi devo passare proprio davanti a casa sua, mi ha chiesto chi ero e cosa ci facevo da quelle parti.
E’ un ragazzone di una ventiicinquina d’anni, sei più di me, lavora con il padre nell’officina che ha sede proprio sotto casa.
ci porto anche la macchina dei nonni, che a volte utilizzo.
“Così vieni dalla città, ma sono tutti come te lì? Sembri una ragazza”.
Beh, in effetti è vero che sembro una ragazza, ho i capelli lunghi e mossi, il fisico appena appena rotondetto, un bel culo un po’ all’infuori, le labbra carnose, gli occhi scuri, grandi e profondi, le ciglia lunghe, gli unici peli (pochi) li ho sul pube, tutto mia madre.
Per questo sono confuso ed ancora vergine, intendiamoci mi ammazzo di seghe, ma quando me le tiro mescolo le cose, spesso fantastico di essere una femmina che si fa scopare da ogni maschio che trova sulla sua strada, molto meno sono io quel maschio. Con le femmine, che pure mi cercano, sono timidissimo.
Infatti non è il solo a tirar fuori questa cosa della “ragazza”, da tempo, anche in città, c’era chi me lo diceva magari per prendermi in giro.
Marzio non perde occasione di rimarcare la cosa, io mi sono da subito domandato che ne sapesse lui di figa, sembra un orso, peloso, grosso e tozzo, fortissimo ma sgraziato e rozzo.
Eppure qualche ragazzotta se la fa, anche qualche signorotta in età, lui se ne vanta, dicendo che quelle vanno con lui perché una minchia come la sua lì in giro non ce l’ha nessuno.
Quando mi incontra parla sempre del mio culo, di quanto è bello, che peccato che non sono veramente una femmina, altrimenti saprebbe lui cosa farmi, mi farebbe strillare come una sirena.
Io arrossisco sempre, lui se ne accorge e mi dice che si vede che mi sarebbe piaciuto essere una femmina.
E’ vero.
Comunque mi sta simpatico, chissà come sarebbe strillare con lui…
Sto andando in paese, una passeggiata a comprare dei giornali nell’unica edicola esistente. Ho tutto il pomeriggio libero, niente da studiare.
Lo incrocio fuori casa sua, è nel grande cortile davanti all’officina, sta sistemando un piccolo veicolo a tre ruote.
“Ciao bimba, girati un attimo che te lo guardo… su, dai… è una favola… ah ah ah” ride, la solita storia.
Lo saluto e mi accingo ad allontanarmi, un po’ a malincuore.
“No… aspetta… Senti, devo provare questo trabiccolo, sali su con me, ci si sta anche in due”.
“Ma… veramente…” io sono in imbarazzo.
“Dai, su, un giretto” insiste lui.
Mi ha convinto, sono contentissimo.
L’abitacolo è stretto, siamo praticamente seduti nello stesso sedile, vicini vicini, Marzio odora di selvatico, di uomo e cazzo! Mi piace.
Mi chiede per che squadra tengo io rispondo che il calcio non mi interessa e lui: “Già è troppo da maschio! Ah ha ah!” e giù a ridere, ma è una risata particolare, dal tono si vede che non lo fa per deridermi, ormai è un gioco, appare come un modo per entrare più in confidenza.
Infatti mi domanda se me la prendo, che se mi offendo non fa più quei discorsi e io rispondo che è tutto okay, tanto si scherza, ma in realtà sono felice che mi tratta così, in confidenza.
Ogni tanto mi appoggia una mano sulla coscia, ogni volta mi sale un brivido, sembra casuale ma forse non lo è, mi ritrovo a sperarlo.
Non so bene cosa mi stia succedendo, ma vorrei baciarlo. Mi accorgo di avere il cazzo duro, ma ce l’ho piccolo, non si nota.
Istintivamente mi accosto ancora di più, lui adesso guida con una mano sola, con l’altra mi cinge la vita.
Ho il nodo allo stomaco.
Abbiamo percorso qualche chilometro, ora siamo davanti ad un piazzale, un posto dove bisogna andare apposta altrimenti di lì non ci passi. E’ leggermente in discesa, in fondo c’è una struttura in legno, si ferma lì davanti.
“Questo è il capanno, vieni, andiamo dentro”, certo che andiamo dentro, lo seguo senza fiatare.
Mi fa passare avanti, sento il suo sguardo sui jeans firmati, strappati nei punti giusti, anche appena sotto le natiche, si intravede la piegolina fra il culo e la coscia.
Me ntre entriamo sta per dire qualcosa ma io lo precedo, mi faccio coraggio: “Lo vuoi vedere?”.
“Si, dai, fammelo vedere” risponde lui.
Mi sfilo le sneakers e spingo giù i pantaloni, assieme agli slippini, tolgo tutto. Tolgo anche la felpa e la maglietta sotto.
Nudo, l’ho fatto praticamente senza respirare.
Si avvicina, io mi avvinghio al suo collo, senza guardarlo in faccia, è molto più alto di me, poi mi allungo, in punta di piedi avvicino la mia bocca socchiusa alla sua. Lui si irrigidisce un momento, poi lo sento sussurrare: “Si, cazzo, una ragazza, sei una ragazza”, mi ficca la lingua in gola.
Il primo bacio con un maschio della mia vita.
Gli succhio la lingua, le sue mani sul culo, mi fruga, la sua grossa mano mi afferra tutta una natica, il dito indice finisce in mezzo, in cerca del buchetto intonso..
Mi imbatto nella cerniera della tuta da lavoro che indossa, è una salopette, un pezzo intero, la tiro giù, lui la lascia cadere a terra, schiaccio la faccia sul suo petto villoso, il suo odore mi inebria, lo lecco come un cagnolino.
Mi viene tutto istintivo, come se lo avessi sempre fatto.
Anche lui adesso è eccitato, con la mano che non mi sta frugando il culo abbassa i boxer.
E’ veramente grosso come dice, scuro, venoso, prende la mia mano e ce l’appoggia sopra, io lo stringo e comincio a masturbarlo.
Gigantesco, non riesco a circondarlo tutto con la mano, non mi sembra vero di stare facendo una cosa simile, ma la trovo bellissima.
“Su, girati, il culo, fammi… fammi vedere il culo… porca puttana, è stupendo!” si accuccia e mi ficca la lingua fra le natiche, la spinge come se volesse farla entrare, una cosa fantastica.
Il piacere oiù intenso della mia vita e mi viene da lì, da dietro.
Davanti ai miei piedi ci sono dei teli piegati, uno sopra l’altro, delicatamente mi spinge giù, mi ritrovo in ginocchio con le gambe leggermente divaricate, la sua mano sulla testa, che abbasso fino ad appoggiarla là sopra.
Adesso questa cosa che gli piace tanto è lì, in alto, scoperta, a sua completa disposizione.
Lui si bagna un dito e mentre mi bacia le natiche me lo infila dentro, fatica ad entrare, sono strettissimo, è doloroso ma lo lascio fare.
Gli è cambiato il ritmo del respiro, deglutisce, si capisce che è eccitato.
Con la coda dell’occhio vedo che fa colare della saliva sulla, per me enorme, cappella.
Mi sputa anche sul buco del culo.
Ho capito cosa sta succedendo, non mi tiro indietro. Sono consapevole del fatto che mi farà male, non è un tipo fine, ma non importa.
L’appoggia sull’orifizio bagnato, un puntino, minuscolo a confronto dell’affare che dovrebbe passare da lì.
Spinge.
Inizialmente non succede nulla, spinge ancora, sento forzare, il buco si allarga, la punta del cazzone si fa strada.
“Arghhh! Fai piano Marzio, pianoooo!” mi rompo, un fuoco, ma non gli dico di tirarlo via.
“Si che faccio piano” biascica, ma intanto va sempre più dentro, ormai è passato.
Fa male, “male”, piango, si ferma e mi chiede se deve smettere.
Gli dico di no.
Ha cominciato a muoversi avanti e indietro, sempre più deciso.
E’ un tipo rude, lui il suo lo ha fatto, me lo ha chiesto, dopo la delicatezza iniziale adesso sta venendo fuori la parte possessiva, potente, crudele.
Ciak… ciak… picchia col ventre sulle natiche, lo tira tutto fuori e giù, fino in fondo.
E’ striato di sangue.
Respira come un mantice.
Adesso mi piace, dolore, piacere, dolore… mi esce dalla bocca un miagolio continuo. Mi sto innamorando.
Non viene mai, uno stallone.
Mentre mi scopa senza pietà, mi masturbo.
Un orgasmo devastante, nulla che fare con le seghine che mi facevo prima, mi esplode il cervello, grido, un attimo dopo, infine, viene anche lui, imprecando. Talmente profondo che sembra mi schizzi nello stomaco.
Si tira via con fatica, io mi lascio andare su un fianco, disteso sul telo, il buco è rimasto aperto, un cratere incandescente, esce fuori la sborra, è rossastra.
Mi dice di allargarmi le chiappe e mi fa una foto al culo così impiastricciato col telefonino, dice che vuole guardarmelo così, aperto, pieno di sborra, ogni volta che gli va. Mi fa vedere la foto dicendomi che visto così da vicino, liscio, bianco e glabro sembra proprio quello di una fighetta.
Sono lusingato, mentre mi aiuta a rialzarmi lo abbraccio un’altra volta, ci baciamo di nuovo. A lungo.
Devo camminare in maniera strana, perché ad ogni passo ho una fitta al culo, durerà un paio di giorni.
Adesso siamo fidanzati, per lo meno io la penso così. Sono smaniosa, un animale in calore, mi faccio scopare ogni volta che è possibile. Se non mi cerca lui lo faccio io, mi metto sulla sua strada, vado a casa sua, gli telefono.
Quando sono solo mi tiro delle seghe devastanti con due dita nel culo, pensando continuamente a lui e al suo cazzo, piango.
Quando finalmente ci vediamo mi offro incondizionatamente, gli dico che può farmi tutto quello che vuole, gli piace sentirmelo dire.
Mi ha insegnato ad usare la bocca, a succhiarlo, a leccarlo.
Me lo bacio tutto, mi piace passare la bocca sul suo corpo, dappertutto, limoniamo, poi mi incula, a bestia, arandomi l’intestino, come fa sempre.
Mi sborra dentro e dopo mi sdraio accanto a lui, mi dedico al suo cazzone, lo adoro.
Glielo lecco, bacio, succhio, fino a farlo tornare duro, poi lo faccio godere con la bocca, bevo il suo succo fino all’ultima goccia.
Oppure mi scopa di nuovo, mi squarta ogni volta, facendomi gridare di piacere.
Anzi, strillare, come mi aveva predetto.
Ora vengo veramente come una femmina, quando mi incula godo, sborro senza neppure toccarmi il pisello.
Adesso ha anche una fidanzata, non sono geloso, basta che viene anche con me.
Quando glielo dico mi risponde che io non sono la sua fidanzata, sono la sua puttana.
Me lo dice in un modo che mi fa impazzire.
Ma è vero, ha fatto di me la sua puttana obbediente, mi usa come vuole.
E’ giusto.
Ogni tanto mi fa ancora delle foto, mi fa mettere in posa e scatta.
In alcune sono solamente nudo, altre sono veramente lascive, magari messo alla pecorina, col culo aperto e grondante di sborra oppure mentre mi viene addosso e questa sborra mi impiastra la faccia, mi cola dalle labbra.
Dice che le guarda lui, in realtà non so che cosa ne fa e non mi interessa, sono sue.
Tra l’altro le ha viste a Brunone, sbirciando nel suo telefono. Brunone è uno che lavora con lui, un quarantenne zozzo, che vive da solo e scopa qualsiasi cosa.
Ora, a questo le foto gli sono piaciute parecchio e vuole assaggiare la merce.
Tampina Marzio, lo stressa continuamente, lui è in imbarazzo, non sa come chiedermelo, si che comanda lui ma questo…
Stamattina non sono andato a scuola, sono passato da lui e mi ha portato al capanno.
So cosa mi aspetta, ieri nel tardo pomeriggio gli ho fatto un pompino, una cosa veloce, nel magazzino dell’olio lubrificante.
Una cosa rischiosa, suo padre era nelle vicinanze, non lo facciamo quasi mai così però lui mi mandato un messaggio nel quale mi diceva di passare da lì, che doveva parlarmi.
Ho voluto baciarlo e poi succhiarglielo e mentre lo facevo mi ha detto che dovevo fare una cosa per lui, qualsiasi cosa ho risposto io.
“Senti, Brunone si è invaghito di te… aspetta, non dire nulla… lo devi fare, dai, una volta sola, almeno non rompe più i coglioni, su, culettino, fallo per me.”
Non riesco neppure a protestare, sono una cosa sua.
Mi spiega che il giorno dopo non dovrò andare a scuola, mi aspetterà lì ed andremo al capanno, magari si fa una cosa a tre così partecipa anche lui e mi farà meno senso.
Gli chiedo solo di dire a Brunone di farsi una doccia.
L’uomo è già lì, visibilmente eccitato, mi chiede subito di spogliarmi, che vuole vedere se sono veramente così bello come nelle foto.
Ho tolto tutto, Brunone si avvicina, allunga la mano, mi accarezza il petto poi mi dice di girarmi.
Mi abbraccia da dietro e mi bacia sul collo, frugandomi dappertutto.
Mi afferra il cazzo e struscia la patta sul mio culo, non si è ancora spogliato. Io sto lì immobile.
Marzio è nell’angolo e guarda. La cosa sembra piacergli.
Brunone indossa la tuta come quella di Marzio, abbassa la lampo, in un attimo è nudo anche lui.
“Bellina… ora te lo metto”.
Marzio ha sistemato una brandina, per le volte che andiamo lì, ci sono sopra, in ginocchio, a quattro zampe.
“Si… dai… ti inculo… ti faccio vedere io…” dice queste cose a voce bassa. Ho le sue mani sui fianchi, aspetto.
Vorrei piangere, è la prima volta che vengo scopata da qualcuno che non è Marzio, da un uomo così grande, ma sono anche eccitato, mio malgrado, dalla situazione.
Femmina. Puttana.
Mi penetra, è grosso, forse più di quello di Marzio.
Fa abbastanza male ma non molto, oramai sono abituata, è solo un cazzo ed io sono solo un buco, non vedo chi mi sta prendendo, potrebbe essere chiunque.
“Dai Bruno, sbattimi, vai più veloce”.
Marzio è sorpreso dalle mie parole e dal fatto che sto provando piacere.
Si accosta alla mia faccia: “Succhiamelo”.
Prima di prenderglielo in bocca gli dico che sto facendo tutto questo per lui.
Serva di due cazzoni. Si scambiano di posto, più volte, culo, bocca, culo, bocca.
Incredibile.
Veniamo praticamente tutti e tre assieme, io schizzo mentre Brunone mi sta irrorando il culo, nel frattempo ingoio la sborra di Marzio.
Non è stata l’unica volta in cui l’ho fatto con Brunone, anzi.
Adesso anche lui mi scopa con regolarità. Vado a casa sua, mi fa mettere le mutandine da donna che ha lì e mi incula per ore.
Ogni volta che ci vado, però, devo chiedere il permesso a Marzio. Lui me lo da sempre, anzi, sembra che lo diverta il fatto che il suo collega mi devasta il culo ogni volta.
Lui ci ha preso gusto, mi fa sbattere da altri uomini, amici suoi, gente che ha trovato su internet e che ama i culetti come il mio, clienti dell’officina, camionisti.
C’è sempre, guarda e partecipa.
Ovviamente sono sempre fidanzata con lui, sono innamoratissima.
La sua puttana, la sua serva ma bacio solo lui.

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