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Racconti Gay

Samuele si sposa

By 17 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Tornavo stanco e nervoso dopo una faticosa giornata di lavoro quando trovai nella cassetta delle lettere una partecipazione di matrimonio. Appena fui in casa mi misi comodo e aprii la busta. Stupore e meraviglia mi colsero, mi spiazzarono: era del mio amico d’infanzia Samuele.
Samuele era del mio stesso paese. Dopo tutte le scuole elementari e medie passate insieme ci allontanammo un po’ per le superiori e poi dopo il diploma partimmo entrambi, solo che io per l’università e lui per ‘lo scandalo’. Già, Samuele &egrave sempre stato un bellissimo ragazzo, castano chiaro, coi lineamenti dolci ed un fisichino asciutto e tirato da tanti anni di sport. Tutte le ragazzine del paese avrebbero scambiato volentieri un po’ di coccole con lui. Visti anche i suoi modi gentili e dolci era sempre in grado di mettere chiunque a proprio agio. E proprio questa &egrave l’origine dello scandalo: chiunque.
Nell’estate dopo il diploma mentre tutti i paesani erano nel paesino accanto per il tradizionale palio, Giorgia, la figlia del proprietario del ‘nostro’ bar stava chiudendo i locali per poi raggiungerci tutti alla festa. Entrò in bagno per prendere degli stracci. Rimase immobile, congelata, incredula: i suoi 22 anni trascorsi sempre e solo al paese non le avevano insegnato la malizia sufficiente per comprendere la scena che le si presentava davanti agli occhi. Pietro ‘ un ragazzo di una decina d’anni più vecchio di noi ‘ se ne stava appoggiato contro il bordo del lavandino coi jeans calati fino a mezza coscia e tra le sue gambe Samuele stava succhiando il suo arnese con gusto e dedizione, partendo dalla cappella e poi giù, lungo l’asta, fino allo scroto. Non &egrave neppure immaginabile l’imbarazzo che si creò tra i tre. Samuele si ricompose all’istante e Pietro ringuainò la sua sciabola senza che Giorgia potesse proferir parola. Non si sa poi molto dei dettagli, ma certo &egrave che mezz’ora dopo lo sapessero tutti. Pietro fu lasciato dalla sua donna, ma con la scusa che stava facendo la parte dell’attivo e che tutto era nato per scommessa dopo un torneo di carte, la sua reputazione di macho non fu neppure scalfita e nel giro di poco tempo s’era già sistemato con un’altra donzella della zona. Per Samuele invece la cosa fu drammatica: forse anche per la sua sensibilità non riusciva più a mettere il naso fuori di casa, certamente anche vincolato dalla famiglia, tradizionalista e tanto bigotta che la madre per la vergogna lasciò il coro della chiesa. Fu così che decise di partire e andare a cercare lavoro in una città più grande e aperta. Fu l’unica soluzione per gestire questo suo violento e imposto outing.
Per qualche anno continuammo a sentirci per le feste comandate: auguri ai compleanni, uno spumantino a Natale, un saluto per Pasqua, qualche chiacchiera l’estate sulla spiaggia. Poi si persero anche queste belle abitudini e da qualche anno non ho più avuto sue notizie.
Immaginate come potevo esserci rimasto: un vecchio amico, tendenzialmente omosessuale che ora si sposava con una certa Lisa e il bello &egrave che vivevano ad una mezzoretta da casa mia. ‘Com’&egrave piccolo il mondo” pensai.
Senza riflettere troppo presi il telefono e composi il numero in calce alla partecipazione: era ancora il vecchio cellulare di Samuele. Mi rispose e ci mettemmo a parlare un po’. Il mio indirizzo l’aveva trovato sua madre grazie a mio zio, il fiero organista del coro. Dalla notizia del matrimonio, giù a casa, parevano tutti aver dimenticato quell’episodio di quasi 15 anni fa. Mi disse chiaro e tondo che gli avrebbe fatto piacere se fossi andato alla cerimonia: a causa delle spese il pranzo era riservato solo ai più intimi, ma dopo la messa avrebbe offerto un piccolo aperitivo. ‘In fondo ‘ mi disse ‘ stai qui vicino! E poi mi fa piacere invitarti: sei l’unico che nei momenti bui non s’&egrave mai dimenticato di me e non m’ha mai chiuso la porta in faccia.’ Continuammo a parlare e mi scappò uno sbadiglio, nonostante fosse piacevole sentirlo così sereno e lieto. Detti la colpa alla stanchezza e al cellulare. Presto detto, volle invitarmi a bere qualcosa: il matrimonio era tra due mesi e pensò che poteva essere bello vedersi prima. Accettai. Pragmatico com’era, m’invitò due sere dopo da lui, così avrei assaggiato il vino del suo futuro suocero: conosceva bene la mia passione per l’enologia.
Mi presentai al suo indirizzo puntuale, con in mano una cheesecake della pasticceria sotto casa mia. Mi fece fare un rapido tour del suo bilocale e mi disse che gli dispiaceva lasciarlo per andare a vivere con Lisa. Mise un po’ di radio e ci sedemmo a gustare la torta con il corposissimo rosso delle vigne del suocero. Parlammo a lungo del più e del meno, finché finimmo a discutere di omosessualità. Mi disse di come era stata dura per lui all’inizio e di quale disagio provasse nei primi mesi dopo essere fuggito. Poi con l’aiuto di alcuni suoi amici s’era liberato e aveva iniziato a vivere a pieno le sue inclinazioni. Finché tre anni fa conobbe Lisa e se ne innamorò: da allora non era più stato con un uomo. ‘Non mi pesa ‘ concluse ‘ anche se ogni tanto mi manca un po’ di carne’!’ Arrossì come se si fosse pentito di quest’ultima affermazione. Cambiò subito discorso e mi raccontò che due diciottenni in paese avevano fatto outing: di certo i tempi stavano cambiando ma si sentiva un po’ di merito per aver iniziato la cosa. ‘Cavolo, che bello!’ dissi sorridendo di gusto. ‘Puoi considerarti un pioniere. &egrave bello quando vedi che le tue sofferenze sono servite a qualcuno.’ ‘Mi spiazza sempre come parli della cosa: la vivi con un libertà e con una naturalezza infinita’&egrave un piacere essere gay in tua compagnia!’ Aggiunse con un fervido luccichio negli occhi. Complice il vino mi rilassai. Mi sentii di confidarmi con lui: ‘L’università m’ha aperto molto la mente e in quegli anni fuori casa da solo ho potuto imparare a guardare e poi a vivere il sesso con libertà e serenità.’ Feci una pausa e poi ripresi: ‘Beh, insomma, in confidenza ti dico che anch’io, nonostante sia un adoratore della passera, ho scopato qualche maschietto, sia in solitudine che in tre con un’altra donna. Per dirne uno, l’ultimo &egrave di due anni fa, un lui di coppia con la moglie! Da lì in poi solo donne!’
A Samuele brillarono gli occhi e i sorriso: ‘Accidenti! Ad averlo saputo prima’ho sempre sognato di poter giocare con te’!’ ‘Davvero?!?!’ Chiesi spiazzato. ‘Ma che diamine ‘ continuò ‘ alzati! Sei bello, moro, hai un bellissimo volto, spalle larghe come un vitello, culetto sodo da grande amatore’e poi chissà il pacco”
In piedi mi avvicinai a lui ‘Detto da quel delizioso visino d’angelo &egrave davvero una lusinga!’. L’aria iniziava a scaldarsi, la situazione stava diventando piccante, il pisello iniziò a gonfiarsi, intrappolato nei miei boxer scuri. ‘Dicevo, chissà il pacco” rimarcò malizioso. Allungò la mano sulla mia patta. La mia asta schizzò dritta sull’attenti. Iniziò ad accarezzarlo, quindi sganciò i bottoni dei miei jeans e li calò portandosi dietro l’elastico delle mutande. Il membrò schizzò fuori, svettante. Le vene pulsavano e la cappella era gonfia e paonazza. Iniziò ad andare su e giù con la mano, finché non notò la secchezza del mio prepuzio. Ci passò lento la lingua per lubrificarlo, quindi riprese a masturbarmi. Mi guidò, brandendo il mio joystick, fino a sedere sul divano. L’asta sparì nella sua bocca. Iniziai a toccargli la schiena finché non scesi sulle chiappe. Portai la mano sotto di lui e gli sfiorai il pacco. ‘Niente male” pensai. Sganciai i pantaloni e li feci scivolare fino alle caviglie. Poi le mutande. Mi leccai la mano ed iniziai a segarlo. ‘Già, davvero niente male’&egrave messo più o meno come me, forse un po’ più lungo ma più snello!’ constatai da buon pervertito. La sua lingua intanto continuava un sapiente lavoro e le labbra intrappolavano la mia virilità senza accennare a mollare la presa. Portai la mano sulle sue chiappe, poi dentro la valle del piacere iniziai a tormentare il suo buchino. Mi leccai il medio e tornai a giocare col suo culo. Infilai il mio dito dentro di lui e iniziai a masturbarlo. Mi leccò l’ano, s’inumidì a sua volta il dito e continuò a gustarmi mentre mi penetrava lento e deciso. Mi girai e mi stesi supino a gambe larghe sul divano. Gli offrivo la vista di tutta la mia sessualità. Lo tirai a me, ci baciammo, lo feci alzare e iniziai a succhiare la sua erezione, dapprima lento, poi sempre più energico. Mi fece ciucciare le falangi, poi si portò indietro e iniziò a masturbarmi il culo prima con un dito, poi due e infine tre. Mi propose ancora di succhiargli il cazzo. Lo accontentai, ma dopo un paio di pompate si mise tra le mie gambe, appoggiò la cappella al mio buchino e spinse deciso. Un dolore, poi pompata dopo pompata si faceva largo il piacere. M’inculò costante e appassionato, io ora mi lasciavo possedere, ora opponevo resistenza per renderlo più infuocato. Si sfilò e mi girai a pecorina. Lo accoglievo pieno di malizia e piacere. Dopo qualche pompata lo sentii ancor più gonfio, poi un rantolo di piacere e una sensazione di calore nelle mie viscere. Proprio una bella sborrata! Lo sfilai e lo baciai. Mi feci ciucciare un po’, mentre giocavo col suo ano, penetrandolo con le dita e ruotandole dentro. Lo girai. Era il mio turno. Lo infilzai con foga, iniziai subito a pompare energico. Lo sentivo gemere. Continuai a pompare per un altro po’ di tempo (non saprei dire quanto) alternando il ritmo e stringendogli le spalle. Mi prese la mano e iniziò a ciucciarmi le dita. La cosa mi arrapò enormemente e iniziai a sentire lo stimolo del coito. Stavo per venire. Assestai un altro paio di pompate, mi sfilai, ne detti altre due con la mano e, puntandogli contro il mio uccello, gli schizzai il volto con il mio bianco nettare. Mi avvicinai a lui, lo leccai dalle sue guance e lo baciai. Ci lasciammo andare in un sonno rilassato. Ci svegliammo poco dopo, una doccia, ci baciammo e mi congedai.
Mentre varcavo la porta gli dissi che ci saremmo visti al matrimonio, ma se avesse voluto mi sarei liberato volentieri per un buon bicchiere di vino.

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