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Fin dai 18 anni ho sempre amato girare per siti di cam e trovare giovani disposti a fare di tutto in cam per il loro padrone e ora arrivato ai 25 anni ho deciso di iniziare a descrivere le mie avventure.
Oggi voglio raccontarvi di un ventenne sardo che si &egrave rilevato essere una vera troietta sottomessa e senza grandi limiti. Mi contattò lui su un famoso sito di cam dicendomi di aver bisogno di essere sottomesso, dopo una breve conoscenza decisi di iniziare una sessione in cam con lui. Non era un ragazzo avvenente ma con il suo fisico asciutto e quell’aria sottomessa stuzzicava le mie fantasie.
Durante le mie sessioni ho solo due regole che non possono essere infrante: devono sempre darmi del lei e qual’ora non obbediscano devono sottostare ad una punizione se essa non viene eseguita la sessione si chiude in quel momento. Penso che questa regola sia un’ottima discriminante tra veri sottomessi e finti schiavi desiderosi solo di segarsi.
Appena accese la cam gli feci fare un giro su se stesso in modo da mostrarsi per bene e poi lo feci spogliare completamente. Indossava dei bei boxer neri che gli feci mettere immediatamente in bocca come a tutti i miei schiavi.
Mi confidò di amare l’umiliazione di essere gay ma ancora vergine e allora decisi di soddisfare le sue voglie. Per prima cosa davanti a me doveva stare sempre a quattro zampe e con le mutande in bocca, sarebbe stato chiamato solo cagna o troia per il resto della sessione e avrei iniziato ad allargare quel suo buchetto vergine.
Appena ricevette l’ordine di mettersi a quattro zampe si ritrovò già con il cazzo barzotto e li capì quanto fosse cagna. Gli ordinai di prendere della nutella e di scriversi sulla pancia cagna di padron Andrea ma lui rifiutò dicendo di non potersi sporcare in quanto non sapeva quando sarebbero rientrati i genitori, beh un rifiuto uguale una punizione, quindi dovette prendere due mollette e stringersele sui capezzoli. Il dolore era ben visibile nella sua faccia ma tutto ciò non mi bastava, decisi di fargli tirare e roteare le mollette e la cagna iniziò a gemere dal dolore pregandomi di farlo smettere.
Beh la punizione l’aveva eseguita al meglio quindi lo accontentai.
Lo feci mettere a quattro zampe con il culo in cam e gli ordinai di prendere tre grossi pennarelli per iniziare a sverginarsi. Provò ad infilarsi il primo ma non a secco non ci riuscì, mi pregò di poterli insalivare ma io non ero soddisfatto di questa sua inettitudine. Gli diedi il permesso di insalivarli ma ad una condizione dove tenere una molletta ben pinzata sulla lingua. Questa pratica &egrave si dolorosa ma mi da una soddisfazione immensa quando vedo il sottomesso iniziare a sbavare perch&egrave non riesce più a controllare la saliva.
Anche questa volta obbedì e dopo aver insalivato i pennarelli, simulando un ottimo pompino, iniziò ad infilarseli. I primi due non ebbero difficoltà il terzo entrò con un po’ di fatica e qualche urlo. Senza togliere i pennarelli gli ordinai di inquadrare il cazzo: stava colando alla puttanella gli piaceva il trattamento.
Lo obbligai a muovere i pennarelli per bene roteandoli per allargarsi il buco, dopo 5 minuti glieli feci togliere, mi mostrò il suo buchetto di dimensioni sicuramente maggiori e glieli feci rimettere dentro. Questa volta lo obbligai a mettersi seduto per terra in modo tale da andare giù con tutto il peso e impalarsi. Alla cagna piaceva, il cazzo era di marmo e continuava a colare, non riusciva a smettere di ansimare era ora di farlo sborrare. Senza cambiare posizione gli feci mettere le mutande sotto il cazzo e gli ordinai di segarsi e di far cadere tutto sui boxer senza perdere una goccia, aggiunsi che mentre si segava doveva ripetere senza sosta sono una cagna.
Iniziò a segarsi rimanendo zitto, non poteva essere così stupido, lo bloccai e gli chiesi cosa avesse dimenticato e subito iniziò a chiedere scusa e ad implorare. Non mi bastava e quindi si ritrovò con tre mollette sui coglioni tra le sue urla di dolore.
Riprese la sega con molte difficoltà, urlando sono una cagna e in trenta secondi venne in modo più che abbondante.
Gli ordinai di mettersi le mutande davanti alla bocca e di leccarle tutte per bene pulendole e mentre lo faceva, con molta dovizia, venni anche io con una grande sborrata.
Finito con la pulizia dei boxer gli feci togliere mollette e pennarelli, di cui ormai aveva dimenticato l’esistenza, e lo obbligai a indossare i boxer sporchi di lui.
Mi ringraziò per dieci minuti per quella splendida sessione che gli feci passare e mi pregò di ricontattarlo molto presto.

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