Skip to main content

“Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità”.
Questo racconto potrebbe cominciare così, perché si tratta di una storia vera, e come tutte le storie vere ha valore soltanto nel momento in cui i fatti vengono riportati in maniera fedele, ed &egrave quello che mi accingo a fare.
Mi chiamo Alex, ho quarantatré anni e, come qualcuno del forum già sa, qualche mese fa mi sono trovato a separarmi dopo oltre dieci anni di matrimonio, separazione dovuta alla scoperta da parte di mia moglie di una relazione che avevo con una donna più giovane.
Ho parlato di lei in quei giorni aprendo il post “il telefonino della mia ragazza”.
Da un momento all’altro la mia vita &egrave cambiata completamente: ho dovuto prendere le mie cose e uscire di casa, lasciare mia moglie e i suoi due figli (non miei) e trovarmi banalmente tutta la giornata da inventare.
Anche perché la storia con la ragazza più giovane non &egrave durata molto, e dopo un paio di settimane mi sono trovato completamente solo.
Uno dei più grandi insegnamenti che ho tratto dalla vita &egrave stato quello di trovare sempre il lato positivo delle cose, anche quando la situazione sembra essere solo negativa.
Non avevo più la mia famiglia? Bene, vediamo quali erano tutte le cose che non potevo fare proprio a causa della mia famiglia, gli sfizi che avevo dovuto sopire perché non potevo attuarli.
Ce ne erano evidentemente parecchi, ma quello di più facile realizzazione era quello di andare in un centro massaggi cinese.
A dire il vero ci ero già stato qualche mese prima, ma era stata un’esperienza da non ricordare: tra lo squallore del posto e il fatto che – essendo ancora sposato – avevo il timore che il telefonino squillasse (e stai certo che se sei nudo con le mani di qualcuno attorno al cazzo il telefonino squilla sempre, anche solo per proporti un nuovo piano energetico) non mi ero goduto appieno esperienza.
Così, proprio due giorni dopo la mia separazione, decido di andare a tentare nuovamente l’esperienza.
Ne scelgo uno vicino alla mia nuova casa e ci vado.
L’esperienza &egrave addirittura peggiore di quella precedente: la cinese &egrave una cicciona indescrivibile, pessima sia nel fare massaggi che le seghe.
Pretende i soldi prima, e ha talmente fretta che io venga che ad un certo punto le devo chiedere di rallentare per non sentire dolore, e quando finalmente vengo ne sono lieto, ma solo perché così avrei lasciato quel posto.
Avevo quindi deciso che la cosa non faceva per me, fino a quando un pomeriggio, tornando a casa, la tangenziale bloccata non mi impone di uscire prima.
Mi trovo così in una zona dove so esserci un centro massaggi del quale avevo letto delle ottime recensioni: non ci ero mai andato perché – da sposato – non sarei stato in grado di inventare una scusa che giustificasse la mia presenza in quel quartiere.
Mi reco davanti al centro massaggi e trovo posteggio proprio lì davanti, lo considero un segno positivo.
Entro e per la prima volta vedo più di una persona: una ragazza alla reception che mi accoglie e subito mi affida alle cure di un’altra ragazza. Sono entrambe molto carine, fatto insolito sia per le cinesi sia per quelle che fino ad ora avevo incontrato in posti di quel tipo.
La ragazza – scoprirò dopo chiamarsi Eva – mi accompagna in una saletta, mi dice di spogliarmi e si allontana.
Mi tolgo tutto e mi sdraio prono, dopo pochi minuti Eva rientra.
Mi chiede se preferisco un massaggio con olio, con borotalco o senza nulla.
Scelgo l’olio, alché mi chiede se voglio il massaggio “semplice”, o quello “completo”.
Scelgo la seconda opzione, così si mette subito a cospargermi la schiena di olio e mi passa le mani addosso.
Descrive un movimento molto ampio, le sue dita subito si insinuano tra le mie natiche e mi sfiorano l’ano.
Il movimento &egrave molto piacevole, allargo un po’ le gambe per farle capire che l’operazione mi piace.
Mi accarezza in quella maniera per diversi minuti, quindi si sposta sulle gambe e sui piedi.
Mi rendo conto che non &egrave brava come potrebbe essere una massaggiatrice professionista, ma io non sono lì per problemi alla cervicale e quello che mi interessa &egrave che mi trasmetta delle sensazioni piacevoli, e quello sta capitando.
Dopo un po’ di massaggi sul lato B, mi chiede di girarmi.
Mi cosparge il torace di olio e mi passa le mani sulla pancia.
Il suo movimento molto presto la porta a toccarmi il membro, e, senza fretta, comincia a segarmi.
Io non ho mai sminuito la sega, sia quella fatta in solitario sia quando praticata da altre.
&egrave comunque una forma di rapporto sessuale, permette di provare piacere, e secondo me una sega ben fatta &egrave pari ad una scopata.
Ecco, in questo caso per la prima volta ho la sensazione di essere tra le mani (letteralmente) di una professionista.
A differenza delle due che l’avevano preceduta, non ha fretta di farmi venire, ma cerca di farmi apprezzare il momento.
Non ho idea di quanto duri – si sa che in quei momenti non si &egrave perfettamente lucidi – ma quando finalmente vengo lo faccio con piena soddisfazione.
Mi pulisce, mi chiede se ho bisogno di altro e poi mi lascia da solo.
Mi vesto e pago volentieri i cinquanta euro: ho passato una mezz’ora decisamente piacevole ed era quello che cercavo.
Da questa esperienza riesco a cogliere come potevano essere le case chiuse prima della legge Merlin, un posto in cui la gente andava sì a fare sesso, ma anche a rilassarsi e a passare del tempo piacevole.
Nel frattempo durante il rapporto ho fatto due parole con la ragazza , la quale oltre a dirmi il suo nome mi ha raccontato di avere venticinque anni, di essere in Italia da sei e di avere sempre fatto quello.
Il tutto sempre con il sorriso sulle labbra e con modi molto garbati.
Sono tornato altre volte in quel centro, anche in virtù di una tessera punti che permette di guadagnare un undicesimo massaggio gratis ogni dieci pagati.
Non sono ancora arrivato alla fine della “tessera punti”, quindi non so dire se il massaggio omaggio sia “completo” o “semplice”.
Le volte successive ho sempre avuto a che fare con ragazze differenti, tutte molto carine e tutte molto gentili.
Volta dopo volta sono riuscito ad ottenere qualcosa di più: in alcuni casi la ragazza si &egrave spogliata a sua volta (tenendo però sempre le mutandine su), tutte le volte che ho allungato le mani per toccarle non si sono mai sottratte.
Proprio l’ultima volta, mi sono trovato ad avere una ragazza in topless che strusciava il suo corpo su di me.
L’ho abbracciata, l’ho stretta a me, ho avuto l’impressione che la cosa le piacesse e che non fosse solo un lavoro per lei.
Io sono una persona gentile e non mi ritengo un brutto uomo, non so quali altri personaggi frequentino un posto come quello, ma credo che abbia apprezzato sia il mio tentativo di conoscerla un po’ di più e fare due parole sia il mio aspetto fisico.
Mi ha chiesto se ero sposato o da solo; ad un certo punto ho avuto l’impressione che stesse per baciarmi.
Ad ogni modo si &egrave lasciata toccare ovunque, anche tra le gambe (sempre tenendo le mutandine, però), e i capezzoli erano certamente eretti.
Mi ha fatto la migliore sega della mia vita, con un movimento fluido e dolce, e anche in questo caso ho pagato volentieri.
Avrei voluto chiederle qualcosa di lei, come fosse arrivata a fare quel lavoro e cosa ne pensasse, ma la scarsa padronanza della lingua da parte sua mi ha frenato, oltre al timore di fare il passo più lungo della gamba.

Il secondo sfizio che volevo togliermi mi spaventava un po’ di più, perché riguardava il BDSM.
Ero sempre stato attratto da quel mondo, senza però riuscire ad addentrarmici completamente.
Un paio di mie ex si erano lasciate legare, con una di queste ero anche riuscito ad abbinare un vibratore, ma nulla di più: quando avevo provato ad accennare un passo successivo, ipotizzando cera calda o mollette, entrambe si erano tirate indietro in maniera così risoluta dal farmi desistere da ulteriori approfondimenti.
E così avevo desistito, anche perché la mia vera natura era comunque quella del sub, di quello che subisce, e quindi in ogni caso la mia esperienza sarebbe stata solo parzialmente di soddisfazione.
Quando mi trovo solo, però, mi torna in mente questo grillo.
Mi registro su un sito del settore e posto un’inserzione: “maschio, eterosessuale, mi piacerebbe provare un’esperienza come schiavo. mi piace essere legato, amo il solletico, la cera fusa e il ghiaccio. cerco una padrona ma posso valutare anche un padrone”.
Invio prima di cambiare idea, e comunque mi metto subito il cuore in pace: ho visto che di inserzioni come la mia ce ne sono a decine e prendo atto che probabilmente nessuno mi risponderà.
Invece il mattino successivo trovo una risposta: &egrave un uomo (me lo aspettavo), &egrave gay, mi chiede dettagli e se posso valutare la sua candidatura.
Non &egrave quello che desideravo, e glielo dico, però scelgo di non oppormi e valutare.
Sembra uno esperto, mi manda alcune foto di quello che usualmente fa ai suoi “sottoposti” e mi annuncia che dovrò comunque soddisfarlo sessualmente.
Quest’ultima cosa mi lascia parecchio perplesso: se &egrave vero che un masochista potrebbe anche accettare un rapporto omosessuale come atto di “tortura”, &egrave pur vero che si tratta di un passo non da poco, e non mi sento di impegnarmi in maniera netta.
Anzi, non me la sento affatto; glielo dico e la cosa finisce lì.
Nei giorni successivi ricevo una sola risposta da una che sicuramente era una prostituta e che dalla risposta dimostra di non aver neppure capito cosa stessi cercando, fino a quando non mi scrive uno che, con poca fantasia, chiamerò X.
E’ una mail molto low profile, e per questo mi piace: dice di amare il solletico come me, di preferire una donna ma di accontentarsi anche di un uomo, di essere una persona sensata e di poter valutare diverse opzioni.
Decido di incontrarlo un sabato pomeriggio: ci troviamo su una panchina di un viale alberato e chiacchieriamo.
E’ leggermente più anziano di me (ma lo sapevo), e dopo poco – pur evitando di scambiarci informazioni “sensibili” – scopriamo di aver frequentato da giovani la stessa scuola e lo stesso quartiere.
Per me &egrave importante che sia chiaro che non ho alcuna intenzione di toccarlo o di fare sesso con lui; mi risponde che non &egrave un problema.
Lui si eccita a fare il solletico, mi dice, nonché qualche altra pratica che posso comunque tollerare.
C’&egrave qualche secondo di suspance, perché apparentemente siamo d’accordo e – lo so perché me lo ha detto – siamo vicini a casa sua.
“Proviamo?”, rompo il ghiaccio io.
Accetta.
E’ molto cortese: mi fornisce il suo indirizzo di casa nel caso volessi comunicarlo a qualcun altro. Io ne avevo parlato preventivamente ad un amico conosciuto su un altro sito e fingo di scrivergli, ma in realtà non lo comunico a nessuno. Anche perché il mio amico sta a Napoli e dubito ‘potrebbe intervenire tempestivamente.
Salgo a casa sua.
Io sono convinto che ogni casa rifletta l’animo di chi la abita e che guardando le abitazioni della gente si possano capire molte cose; in quel caso mi sono trovato ad entrare in un alloggio molto pulito, molto lineare, molto ordinato.
X mi ha offerto da bere e abbiamo fatto due parole, giusto per rompere la tensione che, non lo nego, c’era.
Dopo qualche minuto mi accompagna nella stanza che aveva adibito a sala delle torture.
E’ una camera piuttosto spoglia, con un letto singolo al centro. Ai quattro angoli non posso non notare quattro lacci.
Di lì a breve sarò legato su quel letto, se lo voglio.
“Dai, iniziamo!”, gli dico.
Mi spoglio davanti a lui, realizzando che forse &egrave la prima volta che mi tolgo i vestiti davanti ad un altro uomo.
Certo, ho frequentato per anni lo spogliatoio del calcio, ma &egrave un’altra cosa.
Mi fa sdraiare sulla pancia e mi lega polsi e caviglie ai quattro angoli del letto, poi mi benda gli occhi.
Sento le sue mani sulla mia schiena e sui fianchi.
Per certi versi sembra un’esperienza simile a quella del centro massaggi, con la differenza che sono legato e che lui &egrave un uomo.
Con la differenza, anche, che dopo poco, dopo avermi accarezzato l’ano con la punta di una falange, mi infila un dito nel culo.
L’esperienza non mi &egrave nuovissima: più volte mi sono stimolato da solo e ho anche “giocato” con il vibratore della ragazza di cui parlavo più sopra, ma così &egrave un’esperienza decisamente nuova.
Il suo dito rimane dentro diversi minuti, durante i quali sembra esplorarmi, torcendolo e muovendolo .
Sono a disagio e vorrei finisse in fretta, ma non voglio dire nulla.
Dopo qualche minuto lo estrae, mi slega e mi fa voltare.
Mi lega nuovamente, questa volta a pancia in su, sempre bendato.
Le sue mani corrono sul mio corpo, cercando di provocarmi il solletico ma forse non solo.
Sono teso e raramente rido, tuttavia mano a mano che il tempo passa mi sento meno a disagio.
Le sue mani spesso vanno al mio membro o ai miei testicoli, toccando l’uno e strizzando gli altri.
Sento le sue dita sotto alla pianta dei piedi, sotto le ascelle e sulla pancia. Per di più, quelle sono anche zone che considero erogene, e di conseguenza non riesco a fare a meno di eccitarmi.
Via mente, essendo nudo, non ho i mezzi per nascondere questa eccitazione, ma se il gol di non curarmene. Ritengo che fosse tra le variabili che entrambi avevamo messo in conto.
Se il gol di non curarmene. Ritengo che fosse tra le variabili che entrambi avevamo messo in conto.
La sessione continua: sento del ghiaccio depositarsi sulla mia zona pelvica, sento che con qualche oggetto appuntito mi stimola i capezzoli.
Ad un certo punto la sua mano mi afferra il cazzo e comincia a segarmi.
E’ strano, ma allo stesso tempo sarei rimasto molto deluso se non fosse successo, non so se avrei gradito di terminare la sessione senza un orgasmo.
E bravo a toccarmi, sicuramente più della Cinese Grace di cui ho parlato nel precedente post: ci metto pochi minuti a venire, e lo faccio sulla mia pancia.
Mi pulisce con della carta, quindi mi slega.
Sul momento non capisco se &egrave &egrave tutto finito oppure qualcos’altro mi aspetta, ma quando mi dice di rilassarmi e di prendere i miei tempi capisco che e finito.
Guardo l’orologio: il tutto &egrave durato 50 minuti, avrei detto Di meno.
Mi alzo e lo raggiungo nel salone. Io sono ancora nudo, lui &egrave sempre stato vestito.
Evidentemente la situazione ormai non può più imbarazzarmi. Gli chiedo se posso fare una doccia, visto che sono sudato, e lui acconsente fornendomi anche un asciugamano con cui asciugarmi.
Mi rivesto e discorriamo per qualche minuto, anche per stemperare un poco la stranezza della situazione.
Si offre di accompagnarmi all’auto, ma declino l’offerta. Al di là del fatto che non ce n’&egrave bisogno, ritengo che fare qualche passo potrebbe aiutarmi.
Ci salutiamo con la promessa che ci saremmo risentiti via mail e che, se lo avessimo ritenuto giusto, avremmo ripetuto l’esperienza.
Quando salgo in auto non posso non pensare che di fatto ho appena fatto sesso con un uomo, e allo stesso tempo non posso non rilevare come il tutto non mi stia turbando più di tanto.
Quello che più mi spiace &egrave forse di non poterne parlare con qualcuno (e forse questo e anche uno dei motivi per cui ho deciso di parlarne qui).
Però sono contento, mi dico, perché così facendo ho avuto modo di toccare con mano quello che fino a poco prima era un mio desiderio brutalmente sopito.
Mi sono tolto un altro sfizio.

Qualche sera dopo sono solo in casa e mi sto annoiando.
Uno dei tanti risvolti di una separazione alla mia età e che raramente si riesce a trovare compagnia per passare delle serate.
Non mi riferisco alla compagnia femminile – quella per certi versi &egrave forse più facile – ma banalmente ad un amico con cui prendere una birra o con cui andare al cinema.
Alla mia età sono quasi tutti sposati o fidanzati, e pochi riescono a staccare.
Ero solo in casa, quindi, così decido di passare il tempo con un argomento che &egrave sempre stimolante: la figa.
Mi collego al forum eroticoe che seguoee apro un thread intitolato: “Le amiche di mia figlia”.
L’intento &egrave quello di trovarsi su chatstep, condividere qualche foto di ragazze giovani (ma maggiorenni) e commentare liberamente.
Come ho scritto nel primo post io non ho figli, ma la mia ex moglie ne ha due, un ragazzo e una ragazza.
Lei, Sara, ha ventuno anni e nel suo giro di amiche ci sono alcune ragazze decisamente arrapanti. Anche delle cesse, ovviamente, ma quelle non le considero.
Apro una stanza su chat step e aspetto che arrivino i primi, quando siamo in cinque comincio a postare le prime foto.
Il primo soggetto che scelgo si chiama Camilla. E’ una ragazza con il fisico da modella, con i capelli neri e due splendidi occhi azzurri.
Sono sincero, me la farei in ogni maniera.
Posto alcune foto prese da Facebook: sono foto in bikini o comunque immagini dalle quali si può apprezzare sia il suo fisico sia il suo volto. I commenti sono subiti positivi, molti partono per la tangente e non risparmiano volgarità.
La cosa non mi disturba, anzi, incoraggio ciascuno a dar voce ai propri pensieri.
Dopo alcuni scatti “normali”, ne presento una che sapevo avrebbe stimolato qualche discussione.
In quella foto, infatti, Camilla &egrave abbracciata ad un’altra ragazza, il cui taglio di capelli e abbigliamento suggeriscono in maniera chiara essere lesbica.
Ne posto un’altra, dove le loro labbra sono molto vicine, prossime ad un bacio.
I miei amici di chat colgono subito il dettaglio e rimangono meravigliati: &egrave possibile che una tale sventola sia gay?
Confermo i loro sospetti: la ragazza &egrave bisessuale più che lesbica, &egrave stata a lungo con delle donne, ora sta con un ragazzo, ma la foto &egrave stata scattata quando divideva la sua vita con una persona del suo stesso sesso.
Pubblico altre foto con la sua compagna, poi torno a mostrarla da sola.
Dopo qualche foto, tento un azzardo: posto una foto di Camilla assieme a Sara, la figlia di mia moglie.
Proprio quel giorno avevo avuto con lei una discussione accesa e in qualche maniera voglio prendermi una rivincita.
E’ una foto che si sono scattate durante una vacanza in Spagna. Sono sul letto, i loro volti sono molto vicini e dalla foto si vede chiaramente come Sara non indossi il reggiseno sotto la maglia.
La chat si anima: chiedono chi sia la ragazza con Camilla, io rispondo semplicemente che &egrave un’amica con cui ha fatto una vacanza.
Tutti sono concordi nel pensare che questa foto sia stata scattata subito dopo aver fatto sesso assieme; nessuno pensa che una ragazza possa aver fatto una vacanza di una settimana da sola con un’amica lesbica senza aver essersi in qualche maniera concessa.
Poi le ragazze di oggi non trovano così disdicevole un rapporto saffico, quindi la conclusione &egrave scontata.
Onestamente, &egrave la stessa cosa che penso io
Posto altre tre, quattro foto tratte dalla medesima sequenza, quindi torno a presentare Camilla da sola.
Sono molto eccitato, non posso nasconderlo.
Uno dei partecipanti alla chat mi contatta in privato e mi chiede di aggiungerlo su Skype.
Lo faccio, questo mi chiede subito quanti anni ha mia figlia e se può vederla.
Lo ha appena fatto, ma non lo sa e per il momento non ho intenzione di rivelarglielo.
“Magari la mostrerò più tardi – gli dico – Devo pensarci bene”.
Lui insiste, vuole vederla subito.
Gli rispondo che aspettare darà anche più soddisfazione e gli anticipo che la ragazza sarà in mezzo alle foto che mostrerò di lì in poi.
Mi chiede se questo gioco mi sta eccitando, e quando gliene do conferma mi chiede di mostrargli il cazzo.
Mi pare una richiesta insolita, ma mi metto in favore di telecamera e mi abbasso i boxer.
Sono duro già da qualche minuto.
Mi ricompongo, a quel punto lui mi propone una specie di scommessa: se indovinerà subito chi &egrave mia figlia, io dovrò spogliarmi davanti alla telecamera e toccarmi davanti al lui.
Mi sembra una richiesta bizzarra per uno che, se e lì, dovrebbe essere eterosessuale, ma gli dico che accetto.
Nel frattempo abbiamo finito le foto di Camilla, così propongo alla chat cambiare soggetto.
Ormai sono sette/otto le persone a partecipare e l’attenzione &egrave piuttosto alta
Mi sposto quindi su Giorgia, un’altra amica Sara.
Anche questa &egrave una ragazza molto carina, anche se non dannatamente sexy come Camilla; purtroppo di lei non ho tantissime foto e così dopo una dozzina di minuti abbiamo finito la carrellata su di lei.
Ne ho inserite anche un paio con Sara, ma sono passate inosservate e non ho voluto forzare la mano. Ci saranno altre occasioni.
L’eccitazione &egrave comunque alta, così piazzo il pezzo da novanta: Silvia.
Silvia &egrave una sua ex compagna di scuola: bel viso, fisico strepitoso, con particolari eccellenze in zona tette e culo.
E’ anche una discreta zoccoletta esibizionista, per cui il suo Facebook &egrave pieno di foto in bikini che condivido volentieri con i miei amici di chat.
La sua pelle bianca risalta molto bene con un costume rosso e suppongo che lei ne sia pienamente consapevole, visto che ne ha pubblicate a decine.
Ha anche un paio di amiche della medesima forza, così condivido nella chat anche le foto del terzetto.
La mossa piace molto: alcuni chiedono informazioni sulle altre due ragazze – che però onestamente non conosco – ma Silvia continua ad essere la più apprezzata.
Paradossalmente, il suo seno non viene particolarmente valorizzato dalle foto in costume (usa un reggiseno a fascia, probabilmente per quello), così quando qualcuno mi chiede se ho degli scatti in cui le tette si vedono bene, ne pubblico una in cui indossa una canottiera.
E’ una foto presa a scuola durante la festa di quinta, lei e altre due amiche sono in canottiera e sono chinate in avanti, per cui si vede bene la forma dei seni di tutte quante.
“Chi &egrave la zoccoletta al centro?”, chiede uno.
La “zoccoletta” &egrave Sara.
“Un’amica”, rispondo semplicemente.
“Se volete ho anche del materiale su di lei”, aggiungo con nonchalanche.
La proposta viene apprezzata, così comincio a postare delle foto di Sara.
Cose semplici, prese da Facebook, che però riscuotono successo.
Almeno in tre confessano che si stanno masturbando su di lei.
Si rifà vivo il mio amico di Skype.
“E’ questa tua figlia”, sentenzia.
“Cosa te lo fa pensare?”, gli chiedo.
“Se tutte ste ragazze sono amiche di tua figlia, questa ragazza &egrave l’unica che ricorre nelle foto delle altre”.
Inoppugnabile, &egrave stato il più furbo di tutti.
Ho un pegno da pagare, così mi spoglio completamente.
Ho il cazzo durissimo e il mio interlocutore sembra apprezzare.
E’ bisex, mi dice, e mi chiede se voglio incontrarlo. Gli dico subito di no per non dare adito ad equivoci, però non mi dispiace che mi guardi.
Continuo a postare foto di Sara, che continua a riscuotere successo.
L’appellativo più ricorrente &egrave “zoccola”, gli altri sono similari: “pompinara”, “cercatrice di cazzi”.
Mi accarezzo il membro, vorrei venire ma voglio anche prolungare il piacere.
Alcuni non hanno la mia stessa cautela, vengono su di lei e me lo dicono.
Inevitabilmente, dopo poco rimaniamo in pochi, sia perché alcuni si sono già “svuotati”, sia perché l’ora sta diventando tarda.
Uno dei rimasti formula la domanda che mi aspettavo già da un po’: “Ci mostri anche tua figlia? E’ figa come le sue amiche?”.
Io rispondo che l’hanno già vista, e li sfido ad indovinare.
“Ognuno dica chi &egrave secondo lui e per chi indovinerà aprirò una stanza apposta e vedremo altre foto”.
Continuo a toccarmi a beneficio del mio amico bisex, nel frattempo ognuno cogita.
Non so se in privato si stanno confrontando, oppure tutti hanno fatto il medesimo ragionamento del tizio di Skype ( che per altro – ci penso solo ora – potrebbe benissimo aver suggerito la risposta), ma quando ciascuno enuncia il nome della sua candidata il verdetto &egrave unanime: Sara.
Comunico loro di aver azzeccato la risposta e decidiamo a quel punto di rimanere nella medesima stanza, visto che tanto tutti avevano indovinato.
A quel punto posto foto un po’ più esplicite: una in biancheria intima, altre in bikini sulla spiaggia. Tutte foto da lei stessa caricate su Facebook, sia chiaro.
I commenti si fanno sempre più espliciti, molti chiedono dei dettagli in più. Mi chiedono se l’abbia mai vista nuda, se stia con qualcuno, se si depili la figa.
Rispondo a tutti – la risposta &egrave affermativa a tutte le domande – e mi eccito sempre di più.
Uno mi scrive in privato: “mi spiace, mi piacciono le ragazze giovani, ma questa &egrave troppo zoccola”.
“Hai capito che si tratta di mia figlia?”, gli chiedo.
“Sì, ma non posso farci nulla, si vede che &egrave una puttana”.
A quel punto non posso più resistere e vengo, con negli occhi la foto di lei in bikini sulla spiaggia.
Posto ancora qualche foto, poi la compagnia si disperde, probabilmente perché in molti sono venuti come me.
Sto quasi per chiudere, quando arriva uno nuovo.
“Faccio ancora in tempo?”, mi chiede.
“Stavo per chiudere – gli dico, manco fossi un ristorante – Se vuoi possiamo vedere velocemente l’ultima che stavamo guardando”.
Carico nuovamente alcune foto di Sara senza dirgli nulla, facendogli intendere essere un’amica di mia figlia.
Entra un altro. Neppure a lui dispiace Sara, e lo dice apertamente.
Sono venuto da poco, ma il mio cazzo ricomincia a reagire.
Dopo qualche foto, il primo mi dice: “Io questa la conosco”.
Rimango perplesso.
“La conosci? Come?”.
“E’ stata con un mio amico”.
Siccome io conosco gli ex fidanzati di Sara, gli chiedo di chi si tratti.
“No, ma non stavano assieme – risponde – Se la scopava e basta”.
Rimango basito.
“Si vede che &egrave una a cui piace il cazzo”, commenta il terzo.
Devo saperne di più, ma senza far capire chi sono.
“Quindi erano amanti?”, gli chiedo.
“Neppure. lui le faceva dei regali e lei andava con lui. andava bene a tutti e due, visto che lui era sposato”.
“Ah però – commento, mentre il mio cazzo si sta nuovamente rizzando – Quindi lui non &egrave giovanissimo…”.
“Attorno ai trentacinque anni in quel momento”.
L’idea che mia figlia – all’epoca poco più che diciottenne – si facesse pagare come una puttana per andare con uno che aveva il doppio della sua età mi eccita da morire.
“E’ durata a lungo?”, chiedo mentre con una mano inizio a segarmi nuovamente.
“Qualche mese, che io sappia”.
Il terzo commenta: “Me la scoperei anche io una così”.
Continuo a segarmi, mentre il tizio di Skype ancora mi guarda.
“E poi?”, chiedo.
“Poi forse &egrave ancora stata con un altro della compagnia, ma non sono sicuro”.
Mi arriva un messaggio privato del terzo frequentatore della chat.
“Non &egrave la tua ragazza, vero?”.
“No, ma la conosco”.
“Hai voglia di darmi il suo contatto? Mi arrapa troppo questa zoccola”.
Vengo per la seconda volta, in ginocchio sul letto davanti al computer.
Una parte di me vorrebbe anche assecondarlo, ma prevale il buon senso.
“Preferisco di no”.
Scambio ancora due battute con i miei “amici”, poi stacco.
Che serata….

Leave a Reply