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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Sottomissione ad un Padrone maturo: parte 3 – l’iniziazione

By 17 Aprile 2024No Comments

Per commenti o proposte da veri maschi alfa: dick-89@hotmail.it

Fortunatamente è posteggiata lì vicino e non devo camminare troppo con il plug nel culetto. Arriviamo alla macchina e lui fa per aprirmi la portiera del passeggero, ne approfitta per darmi un’altra manata decisa nel culo. Manata che si protrae per qualche secondo, il tempo necessario per mandarmi più a fondo il plug e farmi sussultare.
Saliamo in macchina e dopo qualche minuto accosta in un vialetto: siamo arrivati a casa sua. È un’unifamiliare.
Appena posteggiato mi infila nuovamente la lingua in un orecchio dicendomi: – Visto che qui ci siamo solo io e te voglio godermi un po’ meglio la vista di quel ben di dio di culo che sto per spaccarti. Ora scendi.
Eseguo e lui si avvicina a me. Mi fa un nodo alla maglietta alzandomela e lasciandomi scoperto l’ombelico. Mi cala leggermente i pantaloncini e mi alza gli elastici del perizoma, facendoli quindi uscire. Provo a lamentarmi e in tutta risposta mi arriva uno sberlone: – Non rompere i coglioni, qui non ti vede nessuno. Adesso vai fino alla porta e torni qui e sculetta, come la troia che sei. Non ti lamentare che se no così ti ci metto in statale. Muoviti.
Atterrito eseguo cercando di sculettare il più possibile. Torno verso di lui e lo vedo ridere.
– Come inizio non c’è male. – dice.
Mi scorta verso la porta, con la mano rigorosamente sul mio culo. Apre la porta ed entriamo.
Non faccio tempo neanche a fare due passi che vengo bloccato: – Bene, ora chiariamo un paio di cose. Tu qui dentro non ha diritti. Non ti verrà fatto nulla di pericoloso per la tua salute o la tua privacy. Ma tu ubbidisci a tutto perché sei solo una troia. Se non ti va di fare una cosa sai cosa devi fare? La fai comunque e ringrazi sempre il tuo Padrone. Non ti è concesso aprire la bocca se non per succhiare cazzi e la tua opinione non è richiesta. Devi parlare solo se richiesto. Ogni mancanza verrà punita Chiaro troia?
– Si. – dico intimorito.
Non faccio tempo a rispondere che mi arriva un sonoro schiaffone.
– La risposta giusta è: si, Padrone.
– Si, Padrone. Scusi Padrone. – dico spaventato.
– Bene. Qui dentro non ti è concesso tenere indumenti a meno che non ti sia richiesto. Forza spogliati.
Eseguo e gli consegno i miei indumenti.
– La tua uniforme è fatta da gabbietta, plug, eventualmente perizoma se lo ritengo e soprattutto questo. – mi mostra quindi un collare di cuoio nero alto 3 dita.
– In ginocchio zoccola.
Ubbidisco e in men che non si dica mi trovo il collare cinto al collo.
– Ora sei proprio roba mia. – mi sussurra. Prende poi una catena e la aggancia al collare.
– Ovviamente essendo tu una cagna stai a quattro zampe quando sei al guinzaglio. Mi scuso con te per le dimensioni del plug, so che è molto piccolo per una vacca come te. Ma presto ti romperò il culo e voglio sentirlo bello stretto cedere sotto il mio cazzo. Sempre che sia vergine come dici, in caso contrario verrai punita in modo estremamente severo. Comunque poi passeremo a plug di dimensioni molto più consistenti e più adatti a te, non temere.
Avrei voluto dirgli che di certo non avevo quella preoccupazione, ma non volevo certo correre il rischio di contraddirlo.
– Bene. Ora toglimi scarpe e calze.
Lo faccio e metto tutto a lato.
– Ora ti faccio il grande onore di consentirti di baciarmi i piedi.
Do un bacio a entrambi i piedi, sento poi la catena del guinzaglio tirarmi e seguo il Padrone fino al divano, dove lui si siede.
– Ora vai in cucina. È di là. Prendimi una birra in frigo e portamela aperta. Mentre vai di là sculetta.
Cerco di sculettare al meglio che posso e torno dal Padrone.
– Brava, da cagnolina come sei ora ti metti qui e mi lecchi i piedi. Voglio sentire bene la lingua, mi raccomando. Così mi rilasso come si deve mentre mi gusto la mia birra.
L’idea non mi piace, anche se sono sicuramente puliti. Titubante comincio a leccarli piano piano, sul dorso.
Il Padrone beve e mi deride umiliandomi: – Brava cagnolina leccapiedi. Si vede che sei proprio adatta. Lecca per bene, fammi un bel pediluvio.
Cerco di prendere coraggio, il Padrone mi porge la pianta e lecco anche quella.
– Bene anche la dita. Voglio sentire la lingua, forza.
Mi impegno sperando che si stufi e mi faccia smettere, ma per tutta risposta mi infila mezzo piede in bocca.
Andiamo avanti così dieci minuti, finché lui non finisce la birra.
– Ahhh brava. È ora di terminare la prima fase della tua iniziazione. – dice prima di alzarsi e tirarmi per il guinzaglio.
Mi porta in bagno e mi fa cenno di entrare nella vasca. Non riesco a capire cosa voglia fare… forse lavarmi?
– In ginocchio, forza. – mi ordina.
Mentre mi inginocchio lo vedo sorridere e dirmi: – Apri la bocca, chiudi gli occhi e mani dietro la schiena.
Sai cosa ci sta proprio bene dopo due birre? Una bella pisciata. Non trovi?
– No no, questo no per favore. La prego.
Mi arrivano subito due ceffoni che mi fanno sobbalzare.
– Sentimi bene troia. Tu ora apri la bocca e ti bevi tutto il mio piscio. Se ti rifiuti vado di là a prendere la cinghia. Ora stai muta e vedi di non perderne neanche una goccia. Hai capito troia di merda?
– S,si Padrone. – sussurro.
– Bene. – dice ridendo, mentre un getto caldo comincia a colpirmi il viso. Prima la fronte, poi il petto e infine la bocca. Comincia a scendermi giù, il sapore è forte, ma meno peggio di quanto pensassi. Non riesco però a mandare giù tutto e in parte mi esce dalla bocca, scivolandomi addosso.
Il Padrone in tutta risposta mi prende a schiaffi, insultandomi: – Questo sei, un cesso. Una latrina, ti deve entrare in testa. Neanche una goccia devi perderne. E ora guardami negli occhi mentre gusti il mio piscio.
Faccio del mio meglio finché non finisce.
Mi sento completamente umiliato e annientato.
– Bene, come si dice al tuo Padrone?
– Grazie Padrone. – rispondo memore di quanto mi ha detto poco prima.
– Brava. La prossima volta dovrai sprecarne meno, ma tranquilla presto avrai una nuova possibilità. – dice ridendo. – Ora per premio puliscimi il cazzo. Non usare le mani.
Non avevo mai preso un cazzo in bocca, mi avvicino, lecco la cappella e passo bene la lingua.
– Gustati le ultime gocce di piscio da brava. – mi dice, per poi infilarmelo tutto in bocca di forza. Lo sento crescere in dimensioni, sta diventando duro. È veramente grosso, molto più del mio.
– Ora si che sei una vera succhiacazzi, non trovi? – mi chiede mentre ho il suo membro in bocca. – Ti ho fatto una domanda, troia.
Provo a rispondere, ma ho il suo cazzo ormai duro in bocca. Biascico un sì con la bocca piena, mentre lui mi sfotte divertito: – Non ti sento. – mi dice. Per poi togliermi il cazzo di bocca.
– Si, Padrone.
– Dillo bene.
– S,si… so-sono una vera su-succhiacazzi. – dico quasi tremando.
– Ahahah pensa che siamo appena all’inizio.
Prende il doccino e mi lava.
– Ora vieni di là, inizia il divertimento troia. – dice tirandomi per il guinzaglio.

Di9

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