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Stento a riconoscermi.

By 30 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Stento a riconoscermi.

 

Mi guardo allo specchio: capelli arruffati, occhi cerchiati, rossetto sbavato, segni di dita sul seno, una traccia umida sulla pancia. Il segno del piacere. Non mio.

 

Già… avevo bisogno di una distrazione,  ma francamente non era questo quello a cui avevo pensato. Una lei-lui… no, cioè… nemmeno so come si definisce… una lesbica che si comporta come un uomo. E pure prepotente.

 

Oggi era stata una brutta giornata in ufficio. Pesante, impegnativa, cruda. Così prima di andare a casa mi sono scelta un bar e ho optato per un bicchiere di smemorello. Insomma, ho lasciato scegliere al barista cosa facesse al caso mio.

 

“Brutta giornata?” chiede lui. La mia faccia evidentemente parlava da sola.

 

“Si, fammi dimenticare. Dammi qualcosa che mi stordisca e mi tiri su…”

 

Nemmeno mi sono accorta che il bar era pieno. Ragazzini universitari che per sentirsi grandi si fanno di Aperol Spriz come se fosse acqua. E per fortuna che è vietato fumare, altrimenti sarebbero come ciminiere. E sono rumorosi. Perfetto per la mia fine giornata!

 

“Scusa!” un ragazzotto brufoloso mi guarda dopo avermi dato uno spintone “Ops…Scusi…” e si allontana sogghignando.

 

Già, sono vecchia… anche i vecchi hanno bisogno di staccare. Che poi tu, da cosa stacchi?!? Dai brufoli???

 

In quella, torna il barista con un bicchiere enorme con dentro un liquido dello stesso colore del Coccolino.

 

“E’ per me quella cosa???”

 

“Vedrai che ti farà bene!” e dagli con sto TU. Ho 40 anni!!! Non sono una ragazzina come ‘sti qua e vorrei ogni tanto che mi si desse un po’ di credito! Cazzarola! Ho anche un posto di prestigio in azienda!

 

Grugnisco pensando a tutto questo e odoro il detersivo… ha un buon profumo di cocco e di spiaggia… già così mi porta via. Bah… proviamo…

 

“Poi dimmi com’è…”

 

Giro gli occhi da sopra il bordo del bicchiere e vedo due occhi verdi che mi guardano.

 

“Fa meno schifo di quel che sembra” rispondo.

 

Una cascata di riccioli rossi si agita mentre dalle labbra esce una risata cristallina.

 

“Ci credo bene! Ci ho messo mesi per ottenere il giusto mix!!! L’ho creato io quel cocktail. Volevo qualcosa che facesse dimenticare la giornata a chi lo beveva. Di solito funziona.”

 

“Ti saprò dire quando l’avrò finito.” Gorgoglio prendendo un altro sorso.

 

“Fai con calma… io aspetto qui… Sono Mara, proprietaria della baracca…”

 

In completo blu, con una camicia bianca col collo alzato, aperta fino a rivelare che non porta il reggiseno, d’altronde, non le servirebbe… un bel seno tonico e tondo che alla nostra età (Mara avrà suppergiù la mia stessa età) o te lo sogni o te lo paghi…

 

“Greta. Avventrice. E davvero vorrei che questa tua creazione cancelli la mia giornata. Avrei solo voglia di annullarmi oggi…” rispondo sollevando il bicchiere in un inequivocabile gesto di brindisi.

 

Mi guarda Mara. Di sottecchi. Sorridendo. Cominciamo a parlare del più e del meno, di come è cambiato il pubblico nei bar, di come eravamo diverse noi all’età di questi avventori, di dove abbiamo fatto le ultime ferie… stranamente e scioltamente sono passate un paio d’ore, anche molto piacevoli.

 

“So che è presto… ma ti va di venire da me per la cena?” dice Mara mettendomi una mano mollemente sul braccio.

 

“Dai, sì… volentieri!”

 

Camminando a braccetto con le pashmine colorate che svolazzano dietro di noi in favore di vento ci avviamo di buon passo verso casa di Mara. Ascensore chiedendoci se il riscaldamento sarà in moto oppure no, che con questi sbalzi termici e giorni variabili non si capisce più niente. Apre la porta, mi fa entrare e… mi immobilizza contro il muro.

 

“Volevi annullarti? Sarai esaudita!” le sue mani bloccano le mie sopra la testa. E’ forte. Le sue labbra su mio collo

 

Rido. “Cosa fai? Dai, lasciami” ma la presa non molla e le labbra sono voraci.

 

Sento un brivido lungo la schiena. Mi succede sempre quando qualcuno mi aggredisce il collo.

 

“Mara… Mara… dai… cosa fai…” sospiro mentre sento il suo corpo premersi contro il mio.

 

“Ti desidero da quando sei entrata nel mio bar… Lasciati andare…”

 

Il suo bacino sfrega contro il mio. Annusa il mio collo.

 

“Hai un buon odore… di animale… di sesso…”

 

E morde. Morde ancora. Morde in più punti. Morde forte.

 

“Mara… Mara… oh…” mi muore un lamento in gola. Sul collo…

 

Una mano scende a slacciarmi il cappotto e la giacca.

 

“Quanti strati inutili…” scende anche l’altra mano. Apre la camicetta strappando i bottoni in un sol colpo e scende a mordermi il seno, sopra il pizzo del mio decolletè. Le mie mani tra i suoi capelli. Tra i ricci…

 

Mi libera dei vestiti. Resto con i pantaloni e il reggiseno. Si stacca e si spoglia allo stesso modo.

 

E’ splendida. Nuda fino alla vita.

 

“Togli quel coso…” mi guarda torva, gli occhi hanno cambiato colore, scuri, ebbri di voglia, colmi di desiderio. Mi fa quasi paura. Sembra una belva pronta ad attaccare.

 

Non ho intenzione di contraddirla. Slaccio il reggiseno ma la figura che faccio io è diversa. Sì, bella son bella, ma lei… lei è una statua!

 

Si avvicina e mi bacia. Un bacio vorace e lascivo. Inequivocabile. Una mano sulla mia nuca, mi afferra i capelli e li tira, il mio viso che si volge in su, le sue labbra sul mio collo, a scendere fino al mio seno. A mordere. Mordere i capezzoli. Li stringe tra i denti, forte. Mi fa male. Gemo.

 

Torna alle mie labbra.

 

“Sei mai stata con una donna, Greta? Sai come ama una donna affamata di sesso? Sai come ti sentirai dopo?” soffia queste parole tra le mie labbra tra un morso e l’altro, tra un bacio e l’altro, tra un sospiro e l’altro.

 

Mi manca il fiato. Sono abituata ad attirare attenzioni. Non poche volte devo mettere a posto uomini che credono che io sia un animale da montare con gusto… ma una donna… è la prima volta che una donna esprime questo desiderio nei miei confronti. E io adoro i capelli rossi su una donna. E gli occhi verdi. No, non sono bisex. Mai avuto esperienze. Ma Mara… oh, sì… Mara sa che tasti sfiorare per far reagire un corpo.

 

“Mara…” sussurro mentre il suo viso scende alla mia cintura. In un baleno pantaloni e slip finiscono sul pavimento, attorno alle mie caviglie. Il suo viso premuto contro il mio pube. La sua lingua sul mio clitoride. Inarco un po’ la schiena a permetterle di avermi meglio. E apprezzo, con un gemito sommesso.

 

“Hai un buon sapore… ma qui non riesco a gustarmelo. Vieni andiamo in camera!” mi guarda dal basso. Poi si alza e mi prende per mano strattonandomi attraverso il corridoio.

 

In bilico sui tacchi sfilo rapidamente i piedi dall’abbraccio dei pantaloni prima di finire lunga distesa sul pavimento, che non ci farei una bella figura… anche se… beh, si potrebbe ricominciare da qui.

 

Sulla porta della camera Mara mi guarda, lascia la mia mano e inizia a slacciarsi i pantaloni.

 

“Sul letto. Gambe larghe. Piedi appoggiati.” Ordina in modo perentorio la mia ospite.

 

Non mi piace questo modo. Sono anch’io un po’ uomo nel sesso… mi piace decidere. Così, sfilate le scarpe, a gattoni mi porto fino ai cuscini, mostrandole le mie rotondità. Poi mi lascio cadere e mi giro languidamente, stendendomi a gambe chiuse, rivolgendole uno sguardo carico di voglia. Lentamente piego le ginocchia e apro i piedi.

 

“E’ così che mi vuoi?” e nel dirlo porto le mani al mio sesso circondandolo.

 

“Oh, gattina…” si avvicina muovendosi al mio stesso modo, a gattoni, arrivando con le labbra all’altezza del mio monte di venere. La sua lingua disegna un cerchio, a inumidire e si morde dolcemente il labbro inferiore. Poi… oh… poi scende e passa all’attacco! Per un’eternità la sua lingua guizza sul mio clitoride, disegnando arabeschi con la saliva sul bordo delle mie labbra, scivolando lungo la fessura, mordendo le parti morbide e le cosce. Poi una mano tra le mie gambe. Due dita prepotenti, sicure e dure si infilano dentro di me e iniziano ad agitarsi stimolando le pareti interne del mio sesso, premendo con forza, uscendo rapidamente, colpendo la mia cervice. Un altro dito.

 

“Sei bella… accogliente…” e la lingua torna al clitoride. Mi sta facendo impazzire di piacere. Mi porta al limite.

 

“Si, Mara… si…” ma si ferma.

 

“No, non puoi venire ancora”

 

Ricomincia a tormentarmi, portandomi di nuovo al limite. E di nuovo si ferma.

 

“No… non fermarti…” mugolo languida e fremente.

 

E ricomincia. Due dita dentro di me e bacia la pancia, bacia il costato, il seno. Morde i capezzoli. Gemo di nuovo al limite dell’orgasmo. Morde più forte. Mi scappa un urletto. Ferma la mano. “Noooo…” voglio venire… mi sta straziando. Morde l’altro. “Ne vuoi ancora?” “Siiiii” sospiro e gemo. Sale verso il mio collo. Mi morde. Il suo pube sul mio. La sua mano tra di noi. Sfila le dita e comincia una danza frenetica. Sfrega con forza il suo clitoride sul mio mentre mi morde e mi bacia. Sono percorsa da brividi e da scosse che annunciano la prossima esplosione del piacere. Lei geme nella mia bocca e accelera la danza. Preme il suo pube sul mio.

 

“Oh! Sìiiiii!” esplodo di colpo. Un attimo dopo si stacca leggermente da me e con lo stesso gemito ruota il bacino in avanti inondandomi la pancia di caldo liquido di piacere.

 

Trema il suo corpo contro il mio. Il suo fiato caldo sul mio corpo. I suoi seni incastrati coi miei. Il suo peso dolce a schiacciarmi contro il materasso.

 

Allunga una mano al comodino. Cerca a tastoni una cosa. Non vedo cosa tira fuori. Ma lo sento… sento una vibrazione cominciare.

 

“No, Mara… mi hai già…” e non riesco a finire la frase che la sua mano libera mi arriva alle labbra e me le tappa. Ha un buon odore. Odore di me, di sesso. Ma mi blocca.

 

Sento il suo peso spostarsi sul mio corpo. E poi una pressione. Un’incursione. Una cosa che vibra si sta infilando dentro di me. Gemo mentre affonda. Lei si muove piano sopra di me, come a cercare una posizione, come a esplorare, finché non emetto quasi un grido soffocato nella sua mano. Lì si ferma. Il mio grido permane. Ha trovato un punto nelle mie profondità che fa vibrare le mie corde. E in lei ha trovato lo stesso punto e preme… preme… preme…

 

Sto impazzendo. È misto piacere e fastidio. È bisogno e fame. È voglia e esplosione. Difficile sopportare inizio a muovermi. Peggio. È peggio. La sua mano va al mio seno e stringe. Stringe. Stringe. “Ancora un po’… ancora un po’…” sussurra premendo ancora col bacino e poi…. esplode in un altro orgasmo e io la seguo a ruota. Sconquassate dal piacere e dalle vibrazioni dentro di noi respiriamo affannosamente.

 

Mi libera bocca e seno. Mi bacia. Calma ora, la lascivia si è sciolta nell’orgasmo.

 

Si sfila dall’oggetto vibrante. Me lo lascia dentro acceso. Mollemente si lascia scivolare affianco a me. Allungo una mano per toglierlo. Mi ferma. “No. Tu devi vibrare ancora…” e si mette a muovere l’oggetto facendomi sussultare. “Basta, Mara… ti prego…” cerco di allontanarle la mano ma lei insiste e preme l’oggetto ancora una volta a trovare quel mio bottone interno che mi fa sussultare e venire di nuovo…

 

“Ecco… ora basta…” e sfila dal mio corpo l’oggetto riponendolo nel cassetto.

 

“Che dici? Sono riuscita a cancellare la tua giornata? Ti aspettavi che fosse così farti prendere da una donna?”

 

“No… sinceramente… non credevo… non… non me l’aspettavo…”

 

“Quando vuoi, gattina. Vieni al bar e torniamo qui. Ora vai a lavarti e leva le tende. Preferisco restare la sola dopo il sesso.” E si gira volgendomi le spalle muovendosi con una strana magia che per quando sono in piedi lei è avvolta nelle coperte già sopita.

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