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Terzo Tempo

By 23 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

La partita più dura della nostra vita. Ottanta minuti di inferno con la seconda in classifica. Sulla carta avremmo dovuto essere spazzati via agevolmente già nel primo tempo, e invece eccoci qua, a tre minuti dalla conclusione, una meta segnata a testa, entrambe nel primo tempo, poi una lotta continua drop su drop. Il loro vantaggio era di soli due punti.
Sta per piovere.
Mi rialzo dall’ultima mischia e corro in supporto. Vedo la mia terza ala prendere intercettare al volo un passaggio avversario… il loro pilone gli &egrave addosso, lo pacca, cadono, il mio compagno perde la palla… no! Con la punta delle dita, quando ormai &egrave quasi a terra, riesce a spingerla indietro, verso di me. L’afferro al volo, ho un secondo per guardarmi attorno. Alla mia sinistra Stefano, il mio tallonatore, corre lungo la linea di touche: non ha nessuno davanti, &egrave in posizione perfetta per ricevere il mio passaggio e segnare. Di fronte a me la porta.
Calcio. o schiocco del cuoio contro la mia scarpetta riempie il campo.
Non sono bravo a calciare, penso, mentre l’ovale turbina verso la traversa. Troppo bassa, troppo bassa, penso.
La palla scivola pochi millimetri sopra la traversa, l’arbitro fischia.
Tre punti! Siamo in vantaggio!
Gli avversari sono allibiti. Calciano la palla, corta, cercano di usare gli ultimi secondi per segnare. Il nostro mediano la intercetta facilmente e la passa all’estremo che annulla. Fine.
Abbiamo vinto.

Festa, allegria, docce, urla. Terzo tempo, ospito dei nostri mesti avversari.

Siamo tutti un po’ brilli in questa birreria alla maniera bavarese, cinquanta ragazzi forti, stanchi, allegri, per metà già sbronzi. Ovviamente io sono su di giri… il punto della partita &egrave mio, tutta la gloria &egrave mia. Pacche sulle spalle, brindisi, orgoglio.
Mentre vado verso il bagno per scaricare la terza media sento Stefano e lo vedo con la coda dell’occhio sta parlando con la mischia avversaria. Dovrei sdebitarmi, dice. Non ve lo aspettavate, dice. Sono stato come un fulmine a ciel sereno, dice. Dovrei avere almeno la decenza di permettervi di sfogarvi, dice. Non ho decenza, dice. Qualcuno dovrebbe insegnarmi le buone maniere.
Entro nel bagno, devo scaricarmi.
Stefano corre dentro, mi passa davanti. Ci sono quattro orinatoi, ma lui mi sposta e si prende quello che stavo per usare io.
“Tu aspetta” mi dice, in un tono che non ammette repliche.
Devo farla, mi scappa… perch&egrave non uso un altro orinatoio? sarà l’alcol? Ma quella voce, quell’ordine appare così netto e irrefutabile…
Stefano mi sente fremere dietro di lui, ma fa con calma. Infine, quando si gira, dimentica quasi fortuitamente di richiudersi i jeans. Si appoggia al muro di fianco all’orinatoio, col cazzo penzoloni e mi guarda con aria di sfida. Io mi avvicino, faccio per slacciarmi i pantaloni, ma mi tremano le mani.
Stefano mi soccorre “Calma” mi dice, “tranquillo, faccio io” mi dice, e slacciatimi i jeans prende tra le mani il mio arnese e lo dirige all’orinatoio.
“Sai, dovresti sdebitarti anche con me” dice, quando l’orina comincia a scorrere “quella palla era mia. Quella meta era mia. E anche con la nostra squadra, dovresti scusarti. Abbiamo vinto per un drop, ma se avessi passato la palla, avremmo vinto per una meta…. non trovi?”
le mie labbra e la mia gola tremolano. Lui mi fissa negli occhi, devo rispondere.
“Forse sì….”
“Forse. Comunque adesso esco di qua, ma tu aspetta. Conta fino a cento” ordina, mentre si pulisce le mani sulla mia t-shirt.
Non possa che ubbidire, penso, mentre lo vedo uscire dal bagno, il cazzo ancora fuori dai pantaloni.
Mentre conto fino a cento, sento le urla e gli strepitii del terzo tempo affievolirsi poco alla volta.
Quando esco dal bagno ho il cuore in gola. Tutti i cinquanta giocatori mi fissano. Stefano &egrave al centro, vicino al tavolo,mi porge una birra.
“Al punto della vittoria!” brinda, appena io afferro il boccale. Beviamo tutti, sento molte risatine. Appena poso la birra, Stefano mi mette un braccio sulle spalle. “Al campione che lo ha segnato!” grida, ma invece di alzare il boccale, mi spinge con tutto il suo peso contro il tavolo, piegandomi a novanta come una puttana.
Non mi muoverei mai da questa posizione. Non lo farei mai, sono troppo eccitato. Ma una dozzina di forti mani, che di questo non si interessano, mi afferrano e mi spingono tenendomi immobile, mentre Stefano mi slaccia e mi cala i pantaloni. Due squadre intere possono vedermi il culo.
“Eccolo qua, il culo che ha vinto la partita!” urla Stefano, fra le risate generali. Sento che carica il braccio, e un ceffone poderoso cala su una delle mie natiche, schioccando quanto la palla del mio calcetto aveva schioccato in campo. Lancio un urlo, me la mani mi stringono più forte.
“Che ci dovremmo fare, eh, ragazzi?”
Urla sconce riempiono il locale, chi dice di sculacciarmi, chi di incularmi a turno, chi semplicemente mi insulta. Il numero otto avversario, uno di quelli che mi trattenevano, si stacca e si avvicina a Stefano. Mi assesta un altro poderoso ceffone, ma dopo le sue dita forti indugiano sul mio sedere, stringono la natica, esplorano la spaccatura, e con un mio sussulto tre dita di infilano con rudezza nel mio buco. Sento ancora la voce di Stefano “Al lavoro ragazzi!”
Se prima erano in sei a trattenermi, ora in cinquanta si avventano su di me. Mi sollevano come fossi un ramoscello, mi rigirano, afferrano i miei vestiti, li strappano, li lacerano, sfilano quello che &egrave rimasto. In un secondo sono nudo, con la schiena bloccata sul tavolaccio da birreria dalle stesse mani possenti di prima. Nudo, non posso nascondere a nessuno la mia eccitazione, il mio cazzo che si &egrave fatto duro e eretto ha già la punta bagnata.
Stefano mi prende per le ginocchia e si mette le mie gambe sotto le ascelle. Intorno a me le due squadre sfilano i cazzi dai loro pantaloni, alcuni si denudano… tutti sono duri ed eccitatissimi. Sento la mia voce gridare “datemeli, datemeli!”
Allungo le mani, sfilo quei pochi cazzi che ancora sono prigionieri dei pantaloni, afferro tutti quelli che posso… una dozzina di piselli si posano sul mio petto e la mia faccia, apro la bocca, ne prendo due tra le mani….
E proprio in quell’istante, Stefano si fa avanti e mi impone il suo cazzone nel culo. slarga lo sfintere, spinge dentro la cappella, si fa strada con rude esperienza nel mio buco stretto ma caldo e accogliente.
Alzo il collo, apro la bocca, ne prendo uno fino in gola, salivando. lo sento gonfiarsi, ne gusto il sapore, mentre le mie mani ne masturbano altri due con movimenti gentili ma inesorabili. Il cazzo che ho in bocca, coperto di saliva, mi scopa la gola con mia delizia,mentre Stefano non fa che incitare compagni e avversari e insultarmi.
Sento i primi due getti di sperma caldo partire dai cazzi che masturbo e insudiciarmi il petto. Continuo a segarli mentre si afflosciano, ricavandone tre o quattro getti abbondanti.Alti due si sostituiscono, mentre il cazzo che ho in bocca mi riempie la gola, venendomi dentro. Mi ascio colare il suo seme salato e caldo dalla bocca, invitando un altro a prendere il suo posto.
Inizio a muovere oscenamente il bacino contraendo l’ano e i muscoli del retto… il massaggio che riservo al cazzo di Stefano lo sta mandando al settimo cielo, lo sento. Ma il suo cazzone non sborra, riesce a trattenersi malgrado il giochetto che gli sto riservando. Da scopatore di culi esperto, mi afferra per i fianchi e impone il suo ritmo. Quando lo sento possedermi con tata energia, il mio stesso cazzo inizia a vibrare gettando gocce di seme.
Intanto altre sborrate si appiccicano e colano sul mio petto, sul mio ventre, sulla mia faccia. Sono totalmente coperto dalle sborrate di quasi cinquanta cazzi , impregnato di sborra in una pozza di sborra. Ho fatto godere tutti, alcuni più volte, sono stanco e dolorante, gli altri si fanno indietro.
Ora siamo solo io e stefano, ci guardiano negli occhi. Mi lecco del seme dalle labbra, gli sfioro una mano.
“Grazie” sussurro.
&egrave in quel momento che veniamo contemporaneamente. Lui nel mio culo, io senza nemmeno dover sfiorare il mio pene.
Stefano continua a fottermi per alcuni minuti, mentre io continuo a carezzargli il cazzo, che si fa via via meno duro, con i miei esperti muscoli rettali.
E mentre lui si sfila dal mio culo, che rotto e aperto cola larghe gocce di sborra, io prendo tra le dita il seme che mi copre e me lo porto alla bocca.
Me lo sono meritato.

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