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OrgiaRacconti di DominazioneRacconti Gay

Tutta colpa dell’autostop

By 29 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un torrido sabato estivo di una ventina di anni fa, non avevo ancora vent’anni e mi trovavo in un area di servizio sull’Aurelia alle porte di Roma.
Avevo deciso di andare a trovare per un paio di giorni la mia ragazza di allora che si trovava a Castiglioncello per le vacanze; trovandomi come al solito con pochissimi soldi in tasca, mi ero fatto accompagnare all’area di servizio da un amico per proseguire poi in autostop.
Dopo aver ricevuto un paio di cortesi quanto fermi rifiuti, puntai l’attenzione su due signori alti e ben vestiti che dovevano avere una quarantina d’anni: mentre entravano al bar mi parve di capire dai loro discorsi che erano diretti a Livorno e così aspettai che uscissero per domandargli un passaggio.
‘Buongiorno, sono diretto a Castiglioncello e sto cercando un passaggio in auto’, li incalzai all’uscita del bar; i due si guardarono un istante e quello che poi scoprii chiamarsi Marco mi rispose con un largo sorriso: ‘ok, vieni con noi, stiamo andando a Livorno, almeno ci si fa un po’ di compagnia’, l’altro ridacchiò un po’ ma in quel momento non ci feci troppa attenzione.
Arrivati alla macchina, mi accomodai dietro e, appena partiti cominciammo le presentazioni: al volante c’era Marco, un tipo alto e moro e piuttosto massiccio che, se non fosse per l’abbigliamento piuttosto elegante (camicia e pantaloni di lino chiari), potrebbe essere stato un boscaiolo o un giocatore di pallanuoto.
L’altro si chiamava Alessio, era anche lui alto, ma biondo e magro e anche lui era vestito in modo piuttosto formale, almeno questa era la mia impressione visto che all’epoca ero piuttosto hippy e, oltre agli immancabili sandali di cuoio, portavo dei pantaloncini sdruciti e una camicia indiana la cui ampia apertura sul torace lasciava in evidenza una serie di collanine colorate.
‘Allora Mattia, che ci vai a fare a Castiglioncello che tu sei già nero come un tizzone?’ mi chiese Marco. Effettivamente, eravamo già in estate inoltrata e la mia frequentazione del ‘buco’ di Ostia era piuttosto assidua fin dai primi di aprile.
Per chi non lo conoscesse, il ‘buco’ (o più formalmente, Capocotta) è una spiaggia nudista all’interno di una estesa zona di macchia mediterranea a sud di Ostia all’epoca molto in voga tra noi ‘frikkettoni’, oltre che, come scoprii in seguito molto frequentata da gay soprattutto nei boschetti interni dietro le vaste dune.
‘Sto andando a trovare la mia ragazza’ risposi io timidamente. ‘Ah, tira più un pelo di fica che il bue l’aratro!’ sghignazzò Alessio girandosi verso di me e dandomi una pacca sulla gamba.
Non conoscevo quel detto, ma lo trovai abbastanza buffo anche se ero un po’ in imbarazzo.
‘E così, ‘sta ragazza ti ha lasciato solo a Roma a spararti una marea di seghe e ora tu la raggiungi per rifarti un po’, giusto?’ incalzò Marco. ‘ Ma va là, ti pare che un bel ragazzo così resta in bianco, sicuramente ne ha trovate altre dieci di amichette disposte a fargli sfogare un po’ di testosterone!’, sghignazzò Alessio guardandomi maliziosamente.
Io farfugliai qualcosa sempre più imbarazzato, anche se i discorsi di quei due e il loro modo di guardarmi mi stavano facendo un effetto strano.
‘Allora dai ‘ iniziò di nuovo Marco ‘ raccontaci qualcosa di questa ragazza: li sa fare bene i pompini?’ Io ero imbarazzato, ma al tempo stesso il loro modo di fare mi stava intrigando e dissi: ‘ Sì, certo è bravissima, lecca benissimo!’. ‘Ah davvero ‘ continuò lui ‘ e come fai a saperlo, quante donne avrai provato mai alla tua età?’
‘Almeno 4 o 5’ mentii io spudoratamente; in realtà, oltre alla mia ragazza, avevo avuto solo un’altra occasionale esperienza con un compagno di liceo che avevo però completamente accantonato.
‘Allora dicci, te lo prende tutto fino in gola? Te lo fa l’ingoio alla fine?’ chiese Mattia girandosi malizioso verso di me.

‘Ah si certo’ feci io esagerando un po’. ‘Ma lo sai che i migliori pompini li sanno fare gli uomini? Hai mai provato con un uomo?’ continuò Mattia.
‘No, no’ mi affrettai a rispondere io, mentendo ancora anche se effettivamente la storia adolescenziale non la ricordavo in quel momento.
Il tono della conversazione rimase incentrato sul sesso, con domande e ammiccamenti sempre più spinti che mi stavano provocando un’ evidente reazione: per fortuna che avevo pantaloncini piuttosto larghi, pensai.
‘Mi scappa una pisciata da paura, mi fermo qui’, fece Marco mettendo la freccia prima di entrare in un area di sosta.
Parcheggiata la macchina nei pressi di un boschetto, Alessio mi fece: ‘dai Mattia, andiamo anche noi, il viaggio è lungo ed è meglio che ci vuotiamo la vescica anche noi’.
A me non andava molto, tanto più che in genere non riuscivo a pisciare in compagnia, ma mi sembrava scortese restare lì e così li seguii nel boschetto.
Si fermarono in una zona più riparata uno accanto all’altro armeggiando subito con le cerniere lampo, io feci per appostarmi un po’ discosto ma subito Marco mi riprese: ‘ehi Mattia, chi non piscia in compagnia o è un ladro o una spia, vieni qui tra noi invece di rintanarti laggiù!’
Un po’ a malincuore mi avvicinai e strabuzzai quasi gli occhi vedendo i loro cazzi che, pur non essendo in completa erezione, mi sembrarono davvero enormi.
Cercai di darmi un contegno ma, tra i discorsi fatti in macchina e la visione che avevo appena avuto, il mio cazzo appena liberato dai calzoncini, cominciò inesorabilmente a crescere fino a raggiungere una potente erezione.
Finito di pisciare, i due si girarono verso di me divertiti: ‘ehi Mattia, che ti succede? In quelle condizioni non puoi aspettare di arrivare a Castiglioncello, aspetta che ci pensiamo un po’ noi a te’ disse Alessio avvicinandosi e prendendomi saldamente il cazzo con una mano.
Restai fermo impietrito ma quella mano sul cazzo mi provocò un brivido di piacere tale lungo la schiena che era impossibile tirarsi indietro.
Alessio si inginocchiò davanti a me tenendomi e tenendomi sempre il cazzo in mano, iniziò a leccarmi le palle. Marco intanto mi spogliò completamente sperticandosi in grossi complimenti mano a mano che scopriva le varie parti del mio corpo.
‘Che bel torace e che pettorali sodi’ disse sfilandomi la camicia e passando le sue manone sul mio petto. ‘Hmm che bel culetto’ fece togliendomi i pantaloncini e palpandomi le chiappe.
Mentre Alessio continuava a dedicarsi alle mie palle leccandole e succhiandole con sempre maggiore avidità, Marco si dedicò un po’ a miei capezzoli strizzandoli e succhiandoli poi risalì con la lingua lungo il collo fino al mio orecchio e mi sussurrò con una voce da far rizzare l’uccello a un novantenne impotente: ‘ora ti facciamo vedere noi chi è più bravo a fare i pompini’.
Si abbassò accanto ad Alessio che continuava il lavoro su palle e dintorni e scostata la mano, iniziò a leccarmi l’asta con la lunga lingua. Poi, d’un colpo, lo inghiottì fino in gola in modo così profondo che non pensavo fosse umanamente possibile: ero in estasi, non avevo mai provato nulla del genere, neanche lontanamente.
Presero a passarsi il mio pisello da una bocca all’altra e io non riuscivo che a ripetere ‘Siii, siii’, ogni volta che si scambiavano, poi Alessio girò dietro di me e iniziò a insinuare la sua lingua tra le mie chiappe, questa nuova sensazione non fece che accrescere il mio piacere.
Marco davanti inghiottiva il mio pisello fino alla radice con colpi via via più rapidi e violenti: quando sentii la lingua di Alessio forzare il mio buchetto infilandosi un po’ dentro, non riuscii più a trattenermi e venni con una sborrata megagalattica che Marco non si lasciò sfuggire inghiottendola tutta.
La sborrata più potente e prolungata della mia vita! Quando finì dovetti sedermi un po’ sul prato per riprendermi un po’ mentre Alessio e Marco carezzavano le mie gambe e le mie spalle.
Poi feci per rialzarmi e prendere i vestiti e Marco mi bloccò: ‘E ora che fai? Adesso dobbiamo divertirci anche noi, hai visto come abbiamo fatto con te? Dovrai pur compensarci un po’ per il passaggio, e poi sono sicuro che piacerà anche a te’
Io balbettai qualcosa un po’ intimorito, ma effettivamente il loro ragionamento filava e poi, malgrado l’orgasmo di poco prima ero ancora pieno di voglie strane.
Ero ancora seduto quando Marco, completamente nudo, si mise in piedi davanti a me con il suo cazzo poderoso all’altezza della mia bocca. ‘Dai, apri la bocca ora che voglio fartelo sentire in gola’. Obbedii un po’ esitante, facendo entrare un po’ la grossa cappella, quel sapore e quella sensazione mi piacquero subito ma non riuscivo a immaginare come tutto quell’affare potesse entrare nella mia povera gola.
Alessio, anche lui nudo, si mise in piedi accanto a me e prendendomi la testa cominciò a spingermi verso il bastone di Marco che in questo modo entrava sempre più in profondità: ‘bravo, sì, così, lecca, succhia..’ a me sembrava di soffocare ma al tempo stesso e con mia sorpresa, quella sensazione di sottomissione, le loro parole sempre più dure mi stavano portando in un turbine di piacere di un’intensità mai provata.
‘Dai mettiti in ginocchio che si sta più comodi’. Ce l’avevo tutt’e due in piedi davanti a me ora e si alternavano, mentre uno stantuffava nella mia bocca, l’altro mi reggeva la testa sbattendomi il cazzo sugli zigomi, sugli occhi, sul naso.
‘Bravo, vedi che ora ti piace ‘ la mia erezione effettivamente la diceva tutta ‘ dai che ora ti facciamo fare la troia per davvero, mica come la tua ragazza. Te l’ha mai dato il culo lei? Beh, ora tu ce lo darai e ti piacerà un sacco” disse Marco sempre più infoiato.
A quelle parole mi spaventai un po’ anche se sentii subito una fitta di piacere ricordando la sensazione della lingua di Alessio nel mio culo, poi continuai a spompinarli con maggior foga sperando di farli sfogare così.
‘Mettiti a quattro zampe ora che ti lecco il culo come prima’ disse Alessio. Obbedii continuando a pompare il cazzo di Marco.
In quella posizione la lingua di Alessio riuscì presto a penetrare ancora in maggiore profondità provocandomi un’ondata di piacere che non riuscii a nascondere. ‘Guarda come gode la cagnetta Alessio’ ‘ riprese Marco ‘ ‘ora ti facciamo divertire noi vedrai’.
Sentii Alessio sputarsi sul cazzo preparandoselo, ero impaurito ma la possente presa di Marco non mi lasciava scampo, con quella manona sulla nuca mi stantuffava il grosso cazzo in gola facendomi quasi soffocare.
Sentii la cappella appoggiarsi sul mio buco e premere un po’, un brivido violento mi percorse la schiena, poi iniziò a entrare: mi sembrò di impazzire dal dolore, mi sembrava che mi stessero squartando.
Cercai di divincolarmi ma non era possibile, Alessio capì e mi diede il tempo di abituarmi un po’ prima di andare più a fondo.
Quando il dolore sembrava stesse passando, Alessio affondò il suo cazzone fino in fondo facendomi emettere un urlo bestiale.
‘Dai ora passa vedrai’, mi incoraggiò Alessio. Effettivamente, da quel momento il dolore iniziò a lasciare il posto a una sensazione di piacere sempre più sconvolgente, tanto che dopo un po’ iniziai a muovermi con il culo favorendo l’inculata. ‘Ecco bravo, così vedi che ora comincia a piacerti’. Il ritmo aumentava, il cazzo di Alessio sbatteva sempre più sonoramente nelle mie chiappe, quello di Marco sembrava ancora più enorme nella mia gola.
Mentre l’allegro terzetto continuava, sentii un rumore come di ramo spezzato e alzai gli occhi: un paio di uomini si stavano godendo lo spettacolo a breve distanza menandosi gli uccelli. Mi bloccai non sapendo cosa fare. ‘Tranquillo, vogliono solo guardare, non preoccuparti, ci siamo noi, se non li vuoi non li facciamo avvicinare’. Ancora più sorpreso mi resi conto che la sensazione di essere guardato mi eccitava ancora di più e ripresi a darmi da fare con maggior foga emettendo gemiti e gridolini da vera cagna in calore.
Marco e Alessio si scambiarono presto i ruoli, il cazzo di Marco nel culo mi provocò un’ulteriore intensificazione del piacere che provavo: sembravo impazzito, mi menavo il cazzo freneticamente, gridavo: ‘ancora dai, inculami, dammelo tutto’, quando di tanto in tanto Alessio mi lasciava libera la bocca. I guardoni intanto si erano avvicinati godendosi la scena da sempre più vicino.
‘Dai ragazzo ora sdraiati che ti facciamo una bella doccia’ disse Marco estraendomi il cazzone dal buco del culo che mi sembrava una vera voragine.
Mi sdraiai sul prato, i guardoni si fecero intorno e non erano solo due, erano diventati almeno 4 o 5.
Alessio e Marco menandosi i cazzi alla scena, li fecero divertire un po’: ogni tanto qualcuno si sedeva sul mio petto ficcandomi in bocca il cazzo che io prontamente leccavo con avidità, qualcun altro si abbassava sul mio cazzo leccandolo e godendoselo per bene, qualcuno mi sollevava le gambe giocherellando con il mio culetto aperto.
Poi si misero tutti in piedi menandosi il cazzo e cominciarono a sborrarmi addosso a turno, mi riempirono il petto, il ventre, la faccia ripulendosi poi il cazzo per bene sul mio corpo.
Alessio e Marco sborrarono per ultimi, si accovacciarono su di me e tenendomi la bocca aperta mi vennero in gola, cercai di deglutire tutto arrivando quasi a strozzarmi mentre venivo in un secondo fantastico orgasmo.
Dopo essermi ripulito in qualche modo, il viaggio proseguì in modo silenzioso, troppi pensieri ronzavano nella mia mente.
Da quel giorno, pur non disdegnando mai una bella fica, non potei più fare a meno di uno o meglio più cazzi di tanto in tanto.

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