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115 – Mamma Rossana e i suoi due gemelli

By 16 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Era il duemilanove e io, Rossana, donna sposata di trentotto anni, madre di due splendidi gemelli, in un pomeriggio d’estate molto assolato e particolarmente torrido, me ne stavo distesa sul divano e parlavo al telefono con la mia amica Daria. Non rammento in quale modo ebbe inizio il nostro discorso, ma ricordo invece molto bene di cosa si stesse parlando. Si discuteva di mariti e ognuna di noi ne descrisse, anche dettagliatamente i pregi e i difetti, si arrivò così a dissertare pure su questioni molto delicate e in special modo si parlò molto apertamente di sesso. Daria mi disse che suo marito era un uomo piuttosto tiepido a letto e che lei non ne era particolarmente soddisfatta. Avrei sinceramente voluto confessare che Gabriele, mio marito, era un uomo focoso e magari pure superdotato e invece dovetti convenire con lei che anche mio marito era pressoché simile al suo. Superdotato no di certo e nemmeno molto ardente. Con Daria siamo amiche da sempre, fin da quando frequentavamo assieme, nella stessa classe la prima elementare e così quel fatidico pomeriggio poco alla volta scendemmo nei particolari.
Il suo consorte ce l’aveva piccolo e mi disse che era a malapena dieci centimetri scarsi quando ce l’aveva duro, per di più anche di diametro era veramente parecchio scarso. Le poche volte che la scopava, lui veniva presto e quasi sempre la lasciava a bocca asciutta. In quel momento mi parve di sentire parlare di me e in effetti la mia situazione non era certamente molto diversa; forse la lunghezza era superiore di un centimetro ma lo spessore era all’incirca come quello di suo marito. Le dissi scherzando che ci sarebbero serviti due bei maschietti giovani e ben messi di apparato genitale. Magari due che fossero in possesso di una certa resistenza per riuscire a farci arrivare all’orgasmo. Lei ne convenne e mi mise davanti al problema principale; dove trovare i due maschi che facessero al caso nostro? Mi stupii che lei non pensasse nemmeno lontanamente alla questione riguardante la fedeltà coniugale, il lato morale della cosa, il rischio di veder distrutta una famiglia, anzi in questo caso si trattava di due famiglie, la sua e la mia. Mi disse che si faceva tanto per parlare ma che poi stringi stringi lei non avrebbe fatto proprio niente. Facendo un tortuoso giro di parole le chiesi se in qualche modo ovviava alla sua insoddisfazione sessuale con atti onanistici, insomma le chiesi se si masturbava. Non la potevo vedere in viso, ma compresi dal suo tono di voce che provava un certo imbarazzo a rispondermi. Poi mi confessò che ormai quasi quotidianamente provvedeva a soddisfare le proprie voglie solleticandosi il clitoride con le dita. Dopo la risposta, ovviamente anche lei rivolse a me la stessa identica domanda.
Toccò a me sentirmi in difficoltà a rispondere, stavamo rovistando nel profondo della nostra intimità, ma onestamente non me la sentii di traccheggiare più di tanto e a mia volta fui sincera fino in fondo.
Eravamo veramente due anime gemelle, la mia amica ed io e così le confessai che a mia volta provvedevo diverse volte alla settimana a sollecitare con le dita le mie parti sensibili e a venire come una grande maialina. Ormai senza più remore lei mi chiese come e dove mi toccavo. Oddio, le spiegai che non era sempre uguale, che le mie dita a volte giocavano con il bottoncino che si ergeva fra le pieghe umide della mia fighetta, in altre occasioni le infilavo dentro alla vagina e stantuffavo fino a godere immensamente, altre volte ancora con le dita di una mano mi stringevo forte i capezzoli e usavo l’altra per infilarmi un dito nel culetto”
Lei, rise in modo sensuale e quando parlò percepii nella sua voce un forte stato di eccitazione che mi si trasmise immediatamente, la sentii descrivere minuziosamente e oserei dire amorevolmente i suoi ditalini. Compresi che per lei la masturbazione rappresentava un qualcosa di più di un semplice sfogo, era come se le sue mani, le dita stesse, fossero degli amanti fissi, dei quali lei era innamorata al pari di qualsiasi ipotetico uomo avesse potuto incontrare. Anche io mi accorsi che l’igrometro della mia figa segnava umidità in ascesa. La mia mano destra, scese a sollevare il leggero vestitino e si intrufolò fra le gambe dischiuse, spostai lateralmente le mutandine e appoggiai il medio e l’anulare uniti, sul prepuzio del clitoride, tirai un po’ verso l’alto e lo scoprii facendo fuoriuscire il piccolo e sensibilissimo glande.
Con un filo di voce chiesi a Daria se si era eccitata e lei mi rispose languidamente di si. Mi confermò ciò che io già avevo compreso, anche lei si stava masturbando, nella cornetta io sentivo i suoi sospiri e i suoi gemiti, lei certamente udiva i miei. Le dissi che in quel momento ci sarebbe voluto un bel cazzone superdotato, un giovane e baldo ragazzetto con un uccello da guinness dei primati, udii solamente un lunghissimo si. Poi con voce roca interrotta dal respiro affannoso, mi disse che quando si sditalinava si sentiva una troia, avrebbe voluto a sua volta un bel cazzo nella figa, uno nel culo e magari uno in bocca. Sussurrai lascivamente che ne avrei voluti avere dieci di cazzi a disposizione, le dissi in un soffio che volevo la loro sborra a coprirmi tutta la pelle del corpo. La sentii gemere più forte poi compresi che stava venendo e così successe anche a me, venni senza ritegno con gli occhi chiusi, le gambe e la bocca spalancate, le dita ficcate nelle figa, le cosce oscenamente aperte, venni come una puttana, come una vera troia eccitata e affamata di cazzo. Quando aprii gli occhi per poco non mi prese un infarto, in piedi davanti a me entrambi ancora con lo zainetto a tracolla i miei due gemelli mi guardavano come si potrebbe guardare un fantasma, gli occhi dilatati e increduli, fissi tra le mie cosce scandalosamente allargate. Dopo l’attimo in cui colta di sorpresa rimasi immobile in quella ingiustificabile posizione, cercai di rimettermi in sesto e mi misi a sedere sul divano, la gonna scivolò a coprire la mia bagnatissima intimità e li guardai a mia volta senza sapere cosa dire. Sentivo dalla cornetta del telefono la voce di Daria che urlava chiamandomi, sollevai il telefono e le risposi dicendole che l’avrei richiamata più tardi. Intanto Silvano e Valentino, i miei gemelli, si erano ritirati nella loro camera. Risoluta e fortemente determinata a risolvere la situazione, entrai senza nemmeno bussare in camera loro e li trovai entrambi in mutande mentre si accingevano a cambiarsi. Dissi loro che gli volevo parlare e mi sedetti sul letto, poi iniziai a snocciolare una serie di spiegazioni per giustificare il mio comportamento precedente. Erano sicuramente giovanissimi ma ormai in età tale da poter comprendere le mie motivazioni. Cavoli, anche loro avevano la ragazza ed entrambi di certo ci facevano sesso, quindi erano a conoscenza che una donna non può vivere di solo pane, ma che a volte le occorre, anche e soprattutto il pene!!! Dissi loro che papà era un amante deficitario in tutto, sia per ciò che riguardava la passione il cui livello per giudicarla numericamente da uno a dieci gli si poteva concedere al massimo un bel due!! Spiegai anche che ai miei tempi, non si usava fare l’amore prima del matrimonio e così io l’avevo sposato senza conoscere le dimensioni del suo uccello. La prima notte mi ero resa conto che al posto del suddetto uccello aveva un piccolo bruco, tra l’altro spesso pure molliccio e invertebrato. Mentre io parlavo loro si erano seduti sulle sedie girevoli del pc e si dondolavano lentamente, poi Valentino guardò suo fratello Silvano e comparve sulle labbra di tutti e due un appena accennato sorriso, quindi, come il sole quando si affaccia in casa passando dalla finestra, guardarono me e il sorriso si allargò donandomi una serenità infinita che mi invase il corpo e l’anima. Intesi in quel momento di essere stata assolta dal peccato, di avere la piena comprensione dei miei figli. Vale, a questo punto si alzò in piedi e con fare baldanzoso mi comunicò che loro due non assomigliavano affatto al loro padre, nel dire questo si calò le mutande immediatamente seguito da Silvano e io vidi comparire due bei cazzi semirigidi, incappucciati parzialmente. Con sotto due grossi coglioni pelosi. Rimasi per un attimo sconvolta, non capii se dal gesto fatto dai miei figli o se dai due grossi cazzi, assolutamente identici, che i miei bambini mi avevano sbattuto davanti. Persi improvvisamente la voce e biascicando qualche parola sconnessa, rapidamente scesi dal letto e uscii dalla camera. Presi il telefono in mano e mi ritirai in camera mia, composi il numero di Daria e le spiegai per filo e per segno quanto mi era successo. Lei dapprima cercò di consolarmi, poi a mano a mano che il discorso proseguiva, compresi dal suo tono di voce, che a stento riusciva a soffocare la propria ilarità. Le dissi con parole povere che cazzo aveva da ridere e lei mi rispose che adesso sapevo dove prendere due bei cazzi duri. La insultai pesantemente domandandole se era pazza o se era una maiala ninfomane e lei con la massima tranquillità mi spiegò che lei sapeva per certo che in alcune famiglie queste cose appartenevano alla completa normalità. Espressi i miei dubbi su quanto mi aveva appena detto e poi cordialmente la salutai.
La notte, con il mio invertebrato vicino, che russava come un ghiro, la passai a pensare, ero agitata dentro, elettrizzata, emozionata profondamente, tutte le scene del film che mi aveva vista come interprete principale, mi passarono davanti, a volte sfocate, a volte invece perfettamente nitide e reali.
Certo che Valentino e Silvano erano proprio ben messi li sotto, li avevo visti mezzi duri ma già così erano due bei bananoni, mi solleticava l’idea di vederli in piena erezione, la mia fantasia arrivò a immaginarmi in mezzo a loro, a toccarli con le mie mani esperte, a ”’..
Daria poi, aveva forse ragione? Realmente in alcune famiglie si pratica l’incesto regolarmente?
Se i miei pargoli me lo avessero messo dentro io avrei goduto oppure non sarei riuscita a provare niente?
Al mattino presto mi alzai, più stanca di quando mi ero coricata, sempre con la mente obnubilata e offuscata dai miei peccaminosi pensieri. Mio marito alle otto e mezza uscì dalla camera in mutande, lo guardai e mi accorsi che nemmeno quando ce l’aveva duro si notava la forma del suo pisellotto.
Dopo che lui, fatta colazione, se ne fu andato, verso le dieci vidi uscire i gemelli dalla loro camera.
Slip bianchi di ‘Coveri’ sotto il quale il loro grosso manganello si evidenziava indiscutibilmente.
Erano proprio dei bei ‘fighi’ i miei bambini, magri, ma con il fisico ben proporzionato, spalle larghe e fianchi stretti da ballerini, bel culetto e gambe muscolose. Capelli scuri e occhi marroni, bel faccino con una bocca sensuale e volitiva. Chissà se le rispettive ragazze erano contente delle loro prestazioni?
Appena loro uscirono dal bagno, io vi entrai, mi spogliai e mi infilai sotto la doccia, ne sentivo il bisogno impellente, sia per rinfrescarmi, sia per allontanare da me i cattivi pensieri. Non servì praticamente a nulla, le mani che con la morbida spugna, lascivamente accarezzavano la mia pelle, mi accesero il fuoco dentro, ancora la mia figa maledetta a tradirmi, ancora lei a darmi sensazioni incontrollabili, la spugna gettata sul piatto doccia e poi, girata contro il muro con le dita a titillarmi i capezzoli, a scivolare fra le natiche fino a raggiungere il mio forellino ancora vergine di cazzo. Percepivo quasi fisicamente il membro di Valentino dentro la mia vagina e quello di Silvano ficcarsi nel mio culo, cavoli, li desideravo come mai mi era successo. Daria bastarda che cosa mi aveva messo in testa, troia lei e troia pure io che l’avevo ascoltata, non seppi più fermarmi e sfarfallandomi sul clitoride venni imprigionando la mano fra le mie cosce strettamente serrate. Mi asciugai e uscii dal bagno con indosso solo l’accappatoio legato a vita, andai in cucina e mi feci un altro caffè, lo bevvi avidamente e mi lasciai andare sulla sedia. Presi una rivista e iniziai a leggere per distrarmi un po’, subito un articolo con una pubblicità che ritraeva Cristiano Ronaldo in mutande bianche con un pacco incredibile, era veramente una congiura, chiusi immediatamente la rivista e mi dedicai a pulire un po’ la cucina. Tanto per non pensare a niente, mi misi a pulire il forno, mi inginocchiai sul pavimento, pensando che la prossima volta che avremo acquistato un forno avremmo scelto una cucina con detto elettrodomestico ad altezza uomo. Ero intenta a sgrassare l’interno con la testa quasi dentro che sentii arrivare i miei due baldi giovani. Conscia di mostrare il mio lato ‘B’ totalmente nudo, mi alzai di scatto e li salutai, vidi stampato sul loro viso il solito sorriso che significava tutto e niente. Chiesi loro se volevano la colazione e conoscendo in anticipo la risposta mi alzai per preparargliela. Indossavano impunemente degli slip bianchi che sottolineavano la forma del loro cazzo. Ma perché, non li avevo mai visti prima? Forse perché nemmeno li avevo mai considerati come oggetto del mio porco desiderio!! Valentino e Silvano si sedettero a tavola ed io mi infilai in mezzo a loro per posare le due tazze con il cappuccino. Notai che il loro sguardo convergeva dentro la mia profonda scollatura. Con una mano richiusi meglio i lembi dell’accappatoio e andai a prendere i biscotti sul piano alto dell’armadietto della cucina e in questo caso udii un bisbiglìo alle mie spalle. Posai i biscotti sul tavolo e mi sedetti di fronte a loro. Terminata la colazione Silvano mi guardò e con il solito sorriso canzonatorio mi chiese se il giorno prima mi era piaciuto vederli nudi. Rimasi di stucco, non mi aspettavo questa sfrontatezza nei miei confronti. Gli risposi che il fatto di avermi colta in certi atteggiamenti non gli dava il diritto di parlarmi in questo modo. Valentino, mi guardò serio e mi disse che si erano parlati fra di loro e che avevano deciso di sfruttare un po’ la situazione. Sgranai gli occhi allibita e mi incazzai come una iena. Ancora Valentino, in modo serafico, mi comunicò che se non volevo che dicessero a papà ciò che avevano sentito dire al telefono con la mia amica Daria, avrei dovuto sottostare ad alcune cosette un po’ particolari. Gli spiegai che il loro ricatto non poteva funzionare e che io me ne fregavo di tutto, non mi importava proprio niente di quanto potevano dire a mio marito, poi li mandai al diavolo e mi ritirai in camera mia.
Dopo poco i due maledetti figli mi bussarono alla porta e con voce stentorea mi dissero che sarebbero rientrati verso le tredici e di fargli trovare il pranzo pronto se no””
Appena sola telefonai a Daria, non fu una buona idea, lei mi consigliò di stare al gioco, perché se mio marito fosse venuto a sapere tutto ciò che pensavo di lui, molto probabilmente avrebbe chiesto la separazione e mi avrebbe sbattuta fuori casa, considerando poi che ero senza lavoro sarei stata veramente in un mare di serissimi guai. Abbassai sconsolata la cornetta e andando verso la cucina mi fermai a guardarmi allo specchio, che faccia avvilita e stanca che avevo!!! Chissà cosa intendevano i bastardi per ‘cosette un po’ particolari’ ?? Preparai il pranzo per le tredici e loro puntuali arrivarono, si spogliarono e ancora in mutande si sedettero a tavola. Mentre mangiavamo, chiesi cosa volessero di preciso e loro espressero soddisfazione per la decisione di collaborare che avevo preso. Silvano, mi disse brutalmente di tirare fuori le tette, ero imbarazzata incredibilmente, mi tremavano le gambe, un po’ per la rabbia e un po’ per la forte emozione. Aprii i lembi dell’accappatoio e le mie belle tettone balzarono fuori prepotentemente. Valentino allora””

‘Wowww, che belle poppe mamma!!! Ti abbiamo sentita l’altro giorno quando dicevi alla tua amica che te le tocchi per godere sai???’

‘Dai basta ragazzi, il bel gioco deve durare poco’.’

‘E’ appena cominciato mammina bella, tanto sei anche tu una troietta come tutte le femmine del mondo!!! Vivete solo per il cazzo voi!!!’

Silvano rincarò la dose”’

‘Lo hai detto tu che vorresti un bel cazzone grosso no???’

‘Si l’ho detto è vero, ma dal dire al fare”’

Si alzarono entrambi e mi vennero vicino, le loro mani su di me a pasticciarmi dappertutto, in breve il mio unico indumento cadde a terra ed io rimasi nuda.
La bocca di Silvano sul mio seno a suggermi maldestramente i capezzoli, sembrava un bambino quando succhia il latte materno, Vale mi aveva infilato la mano fra le gambe e a questo punto io mi ribellai, raccolsi l’accappatoio e mi coprii alla bene meglio. Quindi li redarguii”..

‘Basta, tutto finisce qui, siete due depravati, io vi amo come figli e voi mi state fortemente deludendo, siete dei porci e per fare i porci dovete cercare delle ragazzine come voi, io sono vostra madre. Non intendo più sottostare al vostro ricatto!!!’

Dopo questa sparata mi allontanai chiudendomi ancora una volta in camera mia.
Rimasi per tutto il pomeriggio da sola, buttata sul letto, frustrata e incapace di prendere decisioni risolutive. Non avevo alternative e dovetti riconoscere che sotto un certo punto di vista avevano ragione loro. Dire a mio marito, lui che pensava di essere un amante perfetto, che invece io non ero assolutamente soddisfatta, ne per le prestazioni, ne per le dimensioni del suo pisello, sarebbe stato sicuramente causa di aspri litigi e quasi certamente ciò avrebbe provocato la nostra definitiva separazione. Come avrei fatto a mantenermi? Sarei dovuta andare a cercare un lavoro, una casa e poi come sarei riuscita a conservare il benessere e l’agiatezza che mio marito, con il suo lavoro, mi permetteva di mantenere?
Mi sconvolgeva però l’idea che i miei figli che mi pastrocchiassero dappertutto, come se io non fossi la loro madre, ma fossi una qualsiasi zoccoletta raccattata per la strada.
Uscii dalla mia stanza verso le diciannove e mi preparai un panino, mi sedetti e iniziai ad addentarlo con ingordigia. Avevo fame e questa volta non di cazzo ma di cibo vero e proprio. In casa non si udiva una mosca volare, segno che loro erano usciti, meglio così pensai, magari ci riflettono su e capiscono che stanno sbagliando. Verso le venti mio marito fece ritorno a casa e mi giustificai con lui per il fatto che la cena non era pronta e così decidemmo di uscire per andare a mangiare una pizza. Tornammo verso le ventitre e trenta e ci ficcammo rapidamente nel letto. Quasi sempre quando si usciva poi si faceva l’amore e così fu anche quella sera. La solita scopatina veloce, io finsi, come la maggior parte delle volte, di venire e lui dopo avermi spruzzato il suo seme sul pancino, si diede una pulita con un fazzoletto quindi si girò dall’altra parte e in breve si addormentò. Sta cosa mi lasciava profondamente insoddisfatta, depressa, inquieta e di conseguenza estremamente inappagata. Mi pulii a mia volta asciugandomi la pancia dalle poche gocce di piacere che erano uscite dal cazzetto di mio marito. Quando fui sotto le lenzuola, le mie mani si mossero quasi in modo autonomo, entrambe accarezzarono le mammelle fino a sentire i capezzoli indurirsi sotto i palmi, li tirai un po’ prendendomeli fra le dita e li arrotolai lentamente saggiandone la consistenza tra i polpastrelli. Sospirai in sordina, la mia mano destra scivolò lungo l’addome lisciandomi delicatamente la pelle, poi irresistibilmente attratta, si inabissò fra le mie cosce dischiuse. Era bellissimo aprire le labbra separandole e sentire sotto le dita la scivolosa umidità della mia eccitazione. Con il medio e l’anulare mi penetrai il più possibile, giocai all’interno della mia vagina muovendo le dita, accarezzandomi le pareti interne, lo feci per qualche minuto, poi smisi e iniziai a dedicarmi al mio grilletto. Lo scappucciai e lo sfiorai appena, dovetti controllarmi perché senza accorgermene dalla bocca semiaperta mi era uscito un gemito inconsulto.
Il piacere stava salendo dentro di me, ora la mia mente mi proiettava dei flash che mi mostravano i miei due bei figlioli con le loro scimitarre fuori e quindi le loro mani sul mio corpo. Accelerai il movimento rotatorio che le mie dita stavano facendo sul clitoride e compresi che l’orgasmo era ormai imminente, strinsi forte il capezzolo sinistro continuando a sfarfallare sul punto nevralgico della mia fighetta in calore. Il piacere era intenso e la mia respirazione era fortemente in debito di ossigeno, mi lasciai andare e venni cercando il più possibile di non svegliare il mio stanco maritino.
Il mattino seguente la situazione precipitò, da sola contro loro due non riuscii a combattere, mi presero di sorpresa e mi bloccarono con una manetta al termosifone. Mi ricordai che quando ancora erano bambini mio marito ed io avevamo regalato loro il gioco della Polizia dove oltre ad una pistola finta e altri aggeggi vari vi erano pure un paio di manette in acciaio. Poi Vale mi disse’..

‘Mami adesso ti facciamo assistere ad un bellissimo spettacolo, vedrai che ti piacerà”

Dissi che non volevo assistere a nessuno spettacolo e gli ordinai di liberarmi immediatamente. Non mi risposero nemmeno e si misero a un metro da me e si spogliarono entrambi nudi. Silvano si accucciò davanti al fratello e gli impugnò il cazzo, lo menò fino a farglielo diventare duro e poi ne saggiò il sapore passandogli la punta della lingua sul meato, dal quale fuoriusciva una goccia di liquido trasparente. Si formò un piccolo laccio che univa la lingua di Silvano al cazzo di Valentino. Dissi loro che erano dei maiali porci e che mi vergognavo di essere la loro madre, ma anche questo entrò da un’orecchia e uscì dall’altra. Silvano avvolse poi la cappella del suo gemello io vidi le sue guance rientrare segno evidente che gli stava succhiando fortemente la cappella”..

‘Ummmhhhhh, bravoooo Silviiiiii”’..’

Fece scendere gradatamente il grosso e lungo cazzo fino a farselo scomparire in bocca. Lo spompinò per qualche minuto e poi lo fece sfilare e subito appresso Valentino iniziò una analoga operazione.
Quando smisero, entrambi avevano il cazzo durissimo ed io non potei fare a meno di constatare ancora una volta che anche in quello erano veramente identici. Si avvicinarono a me e fecero ciò che io non avrei voluto facessero. Mi ispezionarono la figa e naturalmente la trovarono allagata”’.

‘Ehi mami, ci insulti ma poi ti bagni come un zoccola!!!!’

‘Smettetela, smettetela!!!!’

‘Se ci prometti che fai la brava ti liberiamo e poi” ci divertiamo!!!!’

Non capivo più nulla, non ero più padrone di me stessa, il mio cervello mi diceva una cosa mentre il mio corpo mi portava da tutt’altra parte. Quei corpi bellissimi, appena post adolescenziali; lisci come la seta, armoniosi come la musica di un grande compositore erano lì nudi davanti a me, i cazzi svettavano vibranti e mi chiamavano verso di loro. Così capitolai e dissi che promettevo di fare la brava.
Scortata dai miei angelici aguzzini, arrivai in camera mia e li giunti Valentino si sdraiò sul mio lettone, a pancia in su con il cazzone dritto a novanta gradi rispetto al suo corpo”’

‘Vieni mami, girami le spalle e siediti sul mio cazzo’..’

Imbambolata e ormai ipnotizzata obbedii e mi sedetti sul suo cazzo che si infilò fino alla radice nella figa. Compresi, dopo tanti anni di vita coniugale con mio marito, cosa significasse prendersi un bel cazzo dentro la patata. Lo percepii scivolarmi dentro e andare a toccare punti a me sconosciuti, quando poi fu tutto dentro ebbi l’impressione di essere in paradiso, la sua cappella sfregava in fondo alla mia vagina, contro un punto che mi dava delle sensazioni che oserei definire divine. Mi scordai in quel momento di essere la loro madre, mi concentrai solo sul mio piacere. Vidi poi l’altro mio pargolo inginocchiarsi sul letto fra le gambe mie e quelle di suo fratello, mi accorsi che puntava il suo pene contro la figa già occupata da Valentino. Sentii la sua cappella sfiorarmi il clitoride e poi lui spinse con decisione e io urlai. Non si preoccupò affatto di me e del fatto che mi stava dilatando la figa a dismisura, spinse ancora ed io mi ritrovai entrambe le proboscidi dentro la mia povera vagina. ‘..

‘Uuuuummmmmhhhh mamiiiii, ti piacciono due cazzi assieme nella figa?????? Tanto ce l’hai bella larga!!!!’

Ero troppo presa da quella situazione per rispondere e poi mi resi conto che una volta che l’apertura si era dilatata non era poi così male prendersene due assieme! Abbracciai Silvano e lo attrassi a me, mentre da sotto Valentino con brevi escursioni spingeva ritmicamente il cazzo dentro. Andavano e venivano assieme tutti dentro e tutti fuori, sentii sopraggiungere l’orgasmo e dopo tanti anni venni senza farmi un ditalino. Urlai le parole più sconce che conoscevo e presa a sandwich fra di loro per un periodo di tempo indefinito mi agitai freneticamente godendo come mai mi era successo nella vita.
Silvano e Valentino viaggiavano in sincrono e anche in questa occasione lo dimostrarono. Mi sborrarono dentro allagandomi letteralmente la figa, quando si sfilarono, una cascata di sperma bianchissimo, lattiginoso e denso mi colava fuori dalla vagina, si depositava sul lenzuolo e formava su di esso una larga chiazza che mi bagnava le chiappe del sedere.

Quella fu la mattinata di esordio, da quella volta successe poi ancora, ma per il momento mi voglio fermare qui”..

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina

e-mail: alexlaura2620@libero.it

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