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Racconti erotici sull'Incesto

121 – Maria, suo figlio e la sua futura nuora

By 23 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Era domenica ed io mi alzai dal letto verso le dieci, avevo una voglia impellente di fare la pipì e così mi precipitai in bagno. Quando entrai vidi Luca, con le cuffiette nelle orecchie, immerso nella vasca da bagno, ascoltava la sua musica preferita e si godeva ad occhi chiusi il tepore tonificante e i getti d’acqua che la vasca idromassaggio gli donava. Lui, non si accorse nemmeno della mia presenza, forse, come sempre, il volume era sparato al massimo dentro le sue orecchie e quindi non mi sentì affatto entrare. Feci per chiamarlo, poi mi accorsi che sotto le mille bolle che agitavano la superficie dell’acqua la sua mano destra si stava pasticciando il cazzo semiduro. Seduta sulla tazza, rimasi a guardarlo, attratta da quel eccitante movimento della sua mano, se lo scappellava e incappucciava lentamente, ogni tanto passava il polpastrello del dito pollice sulla piccola feritoia della cappella. Il cazzo intanto era diventato completamente duro e per metà fuoriusciva dall’acqua. Ero come ipnotizzata da tanta potenza e con gli occhi non smettevo di fissare il pene maestoso che lui si stava tranquillamente masturbando; ancora il pollice a sfiorare il meato e questa volta un filo di liquido trasparente formò un piccolo laccio fra il dito e la cappella. Staccò per un attimo la mano dal pene e se la portò alla bocca infilandovi il pollice e succhiandolo golosamente. Pensai che il mio Luca era proprio un bel maialino, poi, senza attivare lo sciacquone piano piano mi alzai dal water e uscii dal bagno. Tornai in camera, ero eccitatissima, il desiderio di quel cazzo era fortissimo, non capivo perché io madre, fossi invasa da quella strana bramosia del pene di mio figlio. Mi sfilai la camiciola e non volli nemmeno sfiorarmi la fighetta, sentivo chiaramente che ero bagnata e sapevo anche che se Luca in quel momento, fosse stato lì nudo davanti a me, non sarei quasi certamente riuscita a controllarmi.
Il mio cervello cercava giustificazioni a quei cattivi pensieri che mi torturavano la mente, e andava a rinvangare nel passato in cerca di motivi validi che spiegassero le voglie insane che mi tormentavano pesantemente. Certo, lo stupro subito quando ero una giovanissima ragazza, aveva il suo peso e anche le vicissitudini con un matrimonio senza amore avevano profondamente leso e condizionato il mio modo di vivere e di pensare. Ero stata la puttana del mio uomo, per lui mi ero esibita, mi ero concessa a più uomini, con rapporti multipli e doppie penetrazioni. La mia bocca e il mio stomaco erano diventati per un certo periodo il ricettacolo per lo sperma di diversi maschi per cui, innegabilmente, tutto ciò aveva fortemente influenzato i miei comportamenti futuri. Ed ero lì, con il cervello annebbiato e sconvolto per aver visto mio figlio masturbarsi a due metri da me.
Rifeci il letto e misi in ordine la camera, cercando in questo modo di distogliere i pensieri che mi attanagliavano il capo, poi mi rivestii e pur se la mia figa era ancora bagnata mi infilai sotto al vestito, a scanso di equivoci, anche le mutande. Indossai una maglietta sopra al seno nudo e andai in cucina con l’intenzione di preparare il pranzo. Un pensiero martellante non mi lasciava un secondo di pace, ero curiosa di sapere se il mio bambino era venuto se aveva finito la sua lentissima sega. Più volte fui tentata di andare a vedere, magari entrando senza chiedere permesso, allontanai alcune volte la tentazione, ma poi non seppi resistere e così entrai in bagno. Era fuori dalla vasca con indosso l’accappatoio aperto sul davanti, praticamente era nudo come un verme, con il cazzo ancora semirigido, dalla cui cappella un filamento gli colava giù per un paio di centimetri e rimaneva sospeso, ballonzolante, incerto se cadere o rimanere lì appeso. Lui quando mi vide, si voltò di schiena, per non farmi vedere l’ottava meraviglia del mondo, gli dissi di non vergognarsi che ero sua madre, lui ridacchiò timidamente e poi per dimostrarmi che non si vergognava affatto si girò verso di me. Non fui capace di tacere e in qualche modo lo provocai, lo feci complimentandomi con lui per il pesante armamento che possedeva e lui mi rispose che caso mai era merito mio che l’avevo fatto così bene. Toccò a me ridere della sua battuta e gli chiesi se qualche ragazzina avesse già avuto il piacere di provarlo, lui con aria di sufficienza, palesando una certa sicurezza, mi fece intendere che lo aveva già fatto un sacco di volte. Io ero sicura che quella volta con la fantastica e dolce bambolina era stata la sua prima volta. Gli chiesi se quella bellissima ragazzina fosse la sua ‘tipa’ e lui abbassò gli occhi e con il capo mi fece cenno di si. Ero vicinissima a lui e mentre parlavamo il suo cazzo invece di scendere era risalito ed ora era bello duro e lievemente incurvato verso l’alto. Glielo feci notare e lui mi disse che l’argomento di cui stavamo parlando lo aveva eccitato. La troia, puttana, ninfomane incestuosa che albergava in me, non seppe fare di meglio che allungare la mano sfiorandogli il cazzo, lui sospirò e i suoi occhi si posarono su di me fissandosi dentro ai miei, vidi lo sguardo velato di passione, sentii il suo bacino spingersi in avanti e poi la cappella appoggiarsi contro il mio ventre. Gli feci scivolare l’accappatoio sulle spalle e lui se lo lasciò cadere ai piedi. Un fisico ancora acerbo, liscio come il culetto di un bambino, l’unica presenza pilifera era sul pube, dove il pelo non particolarmente folto sembrava una nuvola setosa. Lo sfiorai sul petto, lui trepidante, timorosamente posò una mano sul mio seno, mi sollevai il vestito e lo sfilai facendolo passare sopra il capo. Le mie mammelle erano molto diverse da quelle della ragazzina, lui me le guardava ammirato, poi prese ancora coraggio ed entrambe le sue mani si impossessarono dei miei polposi globi. Io lo baciai a labbra chiuse, un bacio a stampo, poi lo strinsi a me, sentivo la sua durissima virilità premere contro il mio stomaco, lo baciai ancora e lui birichino aprì la bocca, la sua lingua saettò contro la mia e ci baciammo come due veri amanti. Ci baciammo a lungo quasi consumando instancabilmente le nostre lingue. Abbassai le braccia dietro di lui e mi impadronii delle sue chiappe muscolose e guizzanti, gliele allargai e con un ditino gli sfiorai la rosetta grinzosa. Sentivo le sue mani armeggiare per abbassarmi le mutandine, allora mi spostai e gli agevolai il compito. Entrambi nudi, i nostri corpi incollati uno all’altro, travolti dalla passione, trascinati da un immenso desiderio di compenetrarci, ci spostammo a fatica, tra un sospiro e un gemito e finalmente raggiungemmo camera mia. Mi buttai sul letto e lui si inginocchiò vicino al mio capo, tenendoselo in mano me lo appoggiò sulle labbra, lo impugnai e iniziai a leccargli il frenulo con la punta della lingua, poi passai sotto la corona del glande e percorsi la grossa uretra fin sotto i coglioni. Il cazzo mi vibrava in mano, risalii l’asta e girando il viso nella sua direzione gli imboccai la cappella, che sapore meraviglioso di cazzo giovane, faticai non poco a farmene entrare due terzi in bocca, iniziai a pomparlo a dovere, sentivo la sua grossa susina battermi in fondo alla gola e quasi mi soffocava.
Me lo tolsi dalla bocca per non sciupare tutto facendolo venire troppo presto. Gli chiesi dolcemente di mettermelo dentro, lui si mise fra le mie gambe, ma io mi posi a pecorina muovendo il culo come una baldracca, appoggiata con il capo sul letto, il sedere ben in alto e la schiena arcuata in posizione di offerta. Luca, a questo punto mi afferrò per le chiappe e freneticamente cercò la mia apertura, fallì un paio di tentativi poi indovinò la mia bagnatissima caverna e me lo sprofondò dentro. Si mosse velocemente, con colpi decisi, andava e veniva donandomi un piacere molto intenso. Poi lo sfilò dalla figa e puntò il suo cappellone contro il mio buco più stretto, spinse deciso e me lo sbatté a fondo nel culo. Come aveva fatto anche con la sua ragazzina, mi pompò fino a quando riuscì a procurarmi l’orgasmo. Non so se era per il fatto che lo stavo facendo con mio figlio, ma sicuramente l’eccitazione fisica e psicologica che avevo accumulato, mi fece godere con il cazzo in culo, come nella vita non mi era mai successo. Mi sembrò di delirare, dicevo frasi sconnesse, come impazzita chiamai lungamente il suo nome ad alta voce, poi con un interminabile si venni muovendomi tutta, veramente come una grande vacca. Lui, lo tolse dallo sfintere e me lo infilò nuovamente in figa, poi accelerò ancora un po’ i suoi movimenti e compresi allora che stava per venirmi dentro, gli urlai di togliersi e lui lo estrasse velocemente e usando il cazzo come un idrante mi innaffiò dappertutto con spruzzi che si spiaccicavano sulla pelle del mio dorso e delle mie chiappe. Ci lasciammo andare entrambi distesi fianco a fianco sul letto, anche lui respirava affannosamente, il mio stallone, si era comportato veramente molto bene. Altruisticamente aveva soddisfatto prima la sua femmina e poi si era dedicato a se stesso e al suo piacere.
Dopo quel giorno, trascorse all’incirca un mese, durante il quale, cercammo, nel limite del possibile, di normalizzare le cose e di riconquistare i nostri ruoli famigliari. Poi avvenne una cosa di cui ho chiara memoria ancora oggi. Lui, un pomeriggio di Giugno, tornò a casa con la solita ragazzina, questa volta me la presentò dicendomi anche il suo nome, Marta si chiamava ed era sempre bellissima. In quella occasione la maggior parte della colpa di quanto successe da lì a poco fu proprio di Luca. Fu lui a entrare nella sua camera voltandosi verso di me e facendomi l’occhiolino. Entrarono e lui non si chiuse la porta alle spalle, ma la lasciò intenzionalmente socchiusa. Io ero lì seduta in poltrona e leggevo distrattamente una rivista di gossip, sentivo nettamente le loro voci, specie quella di Marta, più acuta e cristallina, udivo le sue risatine soffocate e allora io mi alzai e andai a sbirciare dalla porta. Lei volgeva le spalle alla porta, era in piedi senza il vestitino addosso, indossava un minuscolo perizoma rosa con un filo interdentale infilato fra le stupende natiche. Lui le stava davanti, notai che più di una volta il suo sguardo si incrociava con il mio. La abbracciò e con il viso sopra la spalla di lei mi strizzò nuovamente l’occhio, le palpò le chiappe con tutte e due le mani, sollevandogliele e dividendole per mostrarmi in modo chiaro le fattezze della giovinetta. Ero metà dentro la camera, mi sollevai il vestito e mi ficcai una mano fra le cosce, lui mi guardò ancora, poi la prese e la fece adagiare sul letto a pancia in giù, gli si mise dietro e la sollevò a pecorina, si voltò a guardarmi ancora, ormai ero completamente dentro alla stanza, si chinò a leccarle la figa e anche il buchetto del culo, quindi glielo ficcò dentro l’ingresso principale. La fotteva allo stesso modo che aveva usato con me. Colpi lunghi e ben distesi, lei ad ogni affondo gemeva prolungando la prima lettera dell’alfabeto. Lui si fermò di colpo e lo estrasse dalla figa, sentii lei che gli diceva di no, non voleva smettere di godere e di prenderselo tutto dentro. Aveva il viso e il corpo da adolescente ma era anche lei una piccola troietta. Ero incoscientemente dietro di loro, ai piedi del letto, mi ero tolta le mutande e mi sditalinavo guardandoli, lui ancora una volta si voltò verso di me e mi fece cenno di avvicinarmi, lo feci, mi prese la mano destra e me la pose sul culetto di Marta. Sfiorai la sua pelle di luna e lei si girò verso di me, gli occhi persi nella lussuria, teneramente mi sorrise e fu allora che compresi il loro gioco, tutto era stato preordinato, i due avevano architettato tutta questa messinscena al solo scopo di coinvolgermi in un orgia appassionata. Luca mi aiutò a sfilarmi il vestito e mi fece sdraiare sul letto, la ragazzina mi accarezzò il seno, mi guidò poi la mano sul suo, la sfiorai ancora e sentii che un brivido di piacere percorreva il suo acerbo e giovane corpo. Lei si mise sopra di me e infilò il viso fra le mie gambe, poi mise le sue gambe una di qua e una di là, sbattendomi la sua fantastica fighetta proprio sopra il viso. Non avevo mai fatto niente con una femmina e men che meno le avevo mai leccato la figa, ma lei, seppure diciottenne, sembrava una bambina di quattordici anni, anche la figa era piccolina, quasi in miniatura, eppure era stata in grado di prendersi tranquillamente il grosso randello di Luca. La sua lingua intanto si era posata sul mio clitoride e me lo leccava, sentii un dito birichino forzare il mio buco del culo ed entrarci. Era bellissimo, mi spatolava con la lingua la figa e mi inculava con un dito.
Da maestra divenni allieva e seguii il suo esempio, il forellino anale era molto stretto ma, lubrificandomi il dito con la saliva riuscii a penetrarvi. Gemeva e mugolava in modo molto eccitante e libidinoso, poi vidi sopra il mio viso i coglioni penduli di Luca e subito dopo essi si posarono sul mio naso, lui mi tolse il dito dal culo di Marta e ci appoggiò la cappella, sentii da parte della ragazza, un forte e prolungato no, ma il mio giovane e virgulto stallone non ebbe pietà e tenendola bloccata fortemente per i fianchi glielo spinse dentro. La scena si svolgeva a pochi centimetri dal mio viso, così iniziai a leccare un po’ la figa e un po’ le palle di mio figlio. Con le braccia passai attorno alle cosce di Luca e gli artigliai le chiappe, fino a riuscire a infilare nel culo il dito indice. Lei intanto stava assorbendo il dolore della sua prima penetrazione anale e aveva ricominciato a incularmi con il dito e a leccarmi la vagina. Luca, ad un certo punto sollecitato da più parti, improvvisamente sfilò il cazzo dal culo e mi sborrò in bocca.
Un vulcano eruttante lava bollente, in pochi secondi la mia bocca fu piena di sperma che mi colava ai lati finendo sul mento. Appena ebbi ingoiato tutta la sborra del mio bambino, continuai a leccare la figa a Marta che nel giro di pochi minuti venne sfregandomi ripetutamente la vagina sulla bocca. La ragazzina, dopo essere venuta, si impegnò altruisticamente a far godere anche me leccandomi follemente il clitoride. Ad un certo punto iniziai a sussultare sul letto e muovendo il capo a destra e a manca venni gridando il nome dei miei due angeli.
Era stata una cosa meravigliosa, fantastica, straordinaria, semplicemente incantevole e stupefacente. Anche la mia prima esperienza con una donna non era stata per niente male, questo triangolo orgiastico durò ancora alcuni anni, fin quando i due decisero di sposarsi e andarono a vivere in una città del nord.
Un po’ per volta i nostri incontri si diradarono e poi finirono del tutto alcuni anni or sono.

Come si suole dire”.. E vissero felici e contenti”’

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina

e-mail: alexlaura2620@libero.it

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