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CRONACHE FAMIGLIARI 1

By 22 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Dopo aver richiuso la porta del condominio, finalmente al riparo da quel sole stordente e dalla calura, mi fermo un attimo a guardarla mentre inizia a salire le scale del pianerottolo. Non c’è che dire, penso tra me, è una gran figa. Minigonna in jeans (talmente mini che dopo tre gradini ho già conferma che porta le mutandine bianche), maglietta senza maniche cortissima (come si usa oggi) e attillatissima (quasi riesco a leggere la marca del reggiseno), pelle abbronzata e liscia, capelli nerissimi fino alle spalle. Questa è Katia, la mia nuova fidanzata.

“Fai piano” le grido sottovoce, “ci sentono tutti!”

Lei si gira, mi sorride maliziosa e quasi per farmi un dispetto, continua senza riguardo la salita delle scale con le sue scarpette con il tacco. Ci tiene a quel tipo di calzature credo perché la fanno sentire più donna e più alta. Indubbiamente le alzano ed esaltano il sedere.

Quando la faccio entrare nell’appartamento dove abito con la mia famiglia, si guarda intorno intimorita e mi chiede: “Sei sicuro che possiamo?”

“Sta tranquilla, non c’è nessuno e abbiamo la casa tutta per noi per parecchio tempo.”

Anche se non lo da a vedere, capisco il suo nervosismo e a dire il vero sono anch’io molto agitato. E’ la nostra prima volta insieme.

“Posso andare in bagno?” mi chiede improvvisamente, interrompendo per un attimo la masticazione del chewing gum.

“Ma certo! La porta in fondo al corridoio.”

Non riesco a fare a meno di seguirla con lo sguardo mentre cammina. I fianchi larghi fasciati appena dalla gonna cortissima avita bassa, il tatuaggio appena sopra la cinta, e quei tacchi che la fanno ancheggiare, tutto contribuisce a mandarmi in ebollizione.

Ha un bel fisico, non c’è che dire, ma non eccezionale se messa a confronto con altre mie compagne di scuola. A dire il vero è di una classe in meno, ma è conosciutissima fra tutti i ragazzi dell’istituto perché si (s)veste e si trucca in maniera piuttosto appariscente. E’ chiaro che le fa piacere sentirsi al centro dell’attenzione e non è l’unica. Sembrano quasi fare a gara fra loro e per noi poveri maschietti con gli ormoni in subbuglio, sono come il miele per le mosche: non riusciamo a fare a meno di ronzarci attorno. Il guaio è che in questo periodo estivo, perfino qualche professore ne rimane turbato, tanto che durante le lezioni spesso con gli occhi si perde in punti proibiti.

Quando sono riuscito a parlarci, due mesi fa, ho notato che le interessavo, ma pensavo che civettasse con me come con tutti gli altri. Quando ci siamo scambiati i numeri del cellulare e ha iniziato a mandarmi messaggi e a cercarmi, ho capito che non dovevo farmi scappare l’occasione.

Dopo qualche pizza e qualche bacio focoso all’aperto, con le mani che frugavano dappertutto, le ho proposto un pomeriggio tutti soli a casa mia. Ovviamente era chiaro ad entrambi come lo avremmo passato.

Quando la vedo tornare dal bagno e venire verso di me, non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua scollatura e dai suoi seni gonfi che premono sotto la canottiera. Non sarà il grande amore della mia vita forse, ma è quanto di meglio un ragazzo della mia età possa desiderare.

Mi mette le braccia al collo e cominciamo a baciarci con la lingua senza quasi respirare.

Sono eccitatissimo e credo lo sia anche lei. L’abbraccio e la tiro su di peso. Lei senza staccarsi con le labbra, mi avvinghia con le gambe ai fianchi e si lascia trasportare. Mi dirigo verso la mia camera da letto, ma prima di arrivarci intuisco che sul lettone grande dei miei sarebbe stato molto più comodo. La stanza è grande e ben illuminata dalla luce del giorno. La appoggio sul letto e senza staccarmi dalle sue labbra, finalmente con le mani libere, comincio a esplorare tutto il suo corpo, palpando prima le tette e poi frugando sotto la gonna.

Non ce la faccio più, devo assolutamente togliermi i vestiti e soprattutto toglierli a lei. Scendo dal letto e mi spoglio completamente. Lei alza solo il busto e lascia cadere le scarpe, poi si toglie la maglietta e il reggiseno. Come pensavo ha delle tettine magnifiche.

Katia guarda divertita verso la mia prepotente erezione ed io colgo la sua sfida silenziosa quando si ridistende nel letto. Si lascia sfilare la gonna e poi le mutandine. Quando piega le gambe e le apre, capisco cosa vuole, senza che ci sia bisogno di dire nulla. Mi inginocchio e comincio a stuzzicarle la fighetta depilata con la punta della lingua. Lei, già tutta eccitata, reagisce con fremiti di piacere. Infine gliela immergo in profondità appoggiando la mia bocca, quasi a volergliela mangiare. Il suo corpo si contrae e mi mette le mani sulla testa quasi a voler impedire che si stacchi. Improvvisamente mi lascia e si mette in ginocchio sul letto. E’ arrivato il mio turno e mi alzo. Me lo prende in mano quasi con timore e se lo avvicina alla bocca. Non le ci vuole molto per prendere confidenza e dopo un minuto mi è chiaro che per lei non è assolutamente la prima volta.

Quando si ferma, si stende nuovamente e come prima, divarica le gambe. Non aspettavo altro. Lo guido con una mano sulla fessurina e inizio a spingere piano piano. E’ bagnatissima e non trovo alcuna difficoltà. Mentre inizio ad andare avanti indietro, accompagnato dai suoi gemiti, qualcosa mi dice che anche in questo caso non è la sua prima esperienza. Aumento il ritmo e in breve i gemiti si trasformano in grida.

Dopo un po’ sono a corto di fiato e rallento. La porcellina sembra non gradire questo calo di piacere e furbescamente mi dice: “Stenditi, cambiamo posizione!”

Con la testa sul cuscino la osservo mentre con una gamba per parte si cala sul mio addome fino ad inginocchiarsi sul letto. Poi, con molto mestiere, mette una mano dietro di se e prendendo il cazzo se lo infila dentro fino a sedervisi sopra. Quindi comincia a muover il bacino lentamente per sentire l’effetto di quel bastone duro nelle sue viscere. Infine si china in avanti verso di me, puntando le braccia sul letto, chiude gli occhi e aumenta il ritmo. Mi sento uno strumento del suo piacere, ma non importa. Le sue tette ad un palmo dai miei occhi che sobbalzano quasi a pregare di essere afferrate, mi ripagano ampiamente.

Ed ho proprio una tetta tra le mani quando vedo sbucare dietro di noi la faccia della mamma piuttosto accigliata. Mi irrigidisco e Katia continua a muoversi parecchio prima di aprire gli occhi e accorgersene. Spaventatissima, balza giù dal letto e si accuccia sul tappeto nel tentativo di coprirsi.

Mamma sembra impassibile. Dopo un secondo, la vedo frugare nella borsetta per tirarne fuori una bustina. La apre e mi rendo conto che è un preservativo. Si china verso il mio cazzo ancora in tiro e per scrupolo con una mano lo agita un po’. Infine con perizia sistema la protezione.

“Quante volte ti devo dire che lo devi usare sempre …. e poi mi sporchi le lenzuola!”

Poi rivolgendo lo sguardo verso Katia che impaurita aveva assistito alla scena da dietro il letto: “Scusa per il disturbo cara. Si sta comportando bene il mio ragazzo?”

Sempre più sbigottita, dopo qualche secondo di silenzio, riesce a fare un cenno di assenso con la testa.

“Bene, allora vi lascio alle vostre cose. Divertitevi!”

Questa è mia madre! Strana lo so, come può apparire strana tutta la mia famiglia ad un estraneo, perché per scelta, certi argomenti non sono mai stati nascosti. I miei ha sempre avuto una mentalità aperta, forse troppo, tanto che ho capito col tempo che di certe cose con altri era meglio non parlare perché difficilmente avrebbero capito tanta libertà.

A proposito, Katia si è infilata alla meglio i vestiti ed è scappata come una lepre.

Il mio primo contatto col sesso è avvenuto abbastanza accidentalmente, quando da piccolo sono entrato in camera dei miei per un motivo che non ricordo. Li avevo sorpresi, praticamente nudi sul letto intenti a fare un gioco che allora non riuscivo a capire. Mamma era a carponi sul letto e papà le era attaccato dietro. Quando si accorgono della mia presenza, si fermano e in silenzio si scambiano uno sguardo. Ora capisco che una coppia normale si sarebbe affrettata a coprirsi e a farmi uscire. Loro in quel momento invece decisero che sarebbe stato meglio non crearmi alcun tipo di shock.

“Riccardo …. avvicinati, non aver paura!” ricordo che mi disse mamma mettendosi a sedere sul letto. Mi accorsi in quel momento che papà aveva quel coso dritto davanti. L’abbraccio dolce di lei è una cosa che non scorderò mai in tutta la mia vita. La pressione dei suoi seni contro di me, il suo profumo, il suo corpo morbido, una sensazione che non avevo mai provato prima. Anche papà dopo avermi dato una carezza sulla testa, si era seduto sul letto e se ne stava a guardare la scena compiaciuto. Dopo un po’ mi resi conto che quel coso cambiava forma e capii cos’era realmente.

“Io e papà stiamo facendo l’amore, una cosa bellissima e perfettamente naturale tra un uomo e una donna. Quando sarai grande lo farai anche tu! Ora però è meglio che vai a giocare in cucina.”

Ingenuamente, dopo un attimo di silenzio le rispondo: “Ma mi annoio, posso restare qui a guardare?”

“Sono cose da grandi!” replica papà.

“Giuro che faccio il bravo e non vi disturbo.”

Stupiti, si guardarono tra loro e mamma con un sorriso mi disse: “Va bene siediti lì.”

Di quello che successe dopo, capii ben poco e a dire il vero non ricordo molto. Ricordo che cambiavano spesso posizione, che facevano dei versi strani e che erano piuttosto infastiditi dalle mie domande.

Da quel momento diventò piuttosto normale frequentare la camera dei miei finché facevano i loro giochi, tanto che ben presto presero a farli anche in altri posti della casa, senza farsi troppi problemi.

La vista dei loro corpi nudi non era mai stata un problema neanche prima, perché mi avevano abituato a non percepire la nudità come una cosa brutta. Così incrociarsi per casa senza vestiti o fare il bagno insieme era per noi piuttosto naturale.

Arrivarono le prime erezioni e la mamma si guardò bene dal mettermi in soggezione. La prima volta successe mentre stavamo facendo il bagno insieme. Mi stava insaponando quando lo vidi crescere. Ero turbato da quella novità e temevo che lei si arrabbiasse, invece con un sorriso mi disse: “Il mio bambino sta diventando un ometto” e quasi per rassicurami che andava tutto bene gli diede un bacetto sulla punta.

Circa una settimana dopo, accadde un fatto che mi spaventò. Era mattina ed ero ormai abituato a svegliarmi con quel coso indurito fra le gambe. Avevo capito anche che certi pensieri o situazioni erano in grado di scatenare tutto questo, ma per la prima volta mi ritrovai a provare un dolore lancinante, mai sentito prima. Non sapendo cosa fare, andai a cercare aiuto. I miei erano in cucina intenti a fare colazione, mia sorella era ancora a letto. Tra smorfie di dolore cercai di farmi capire. La mamma preoccupata mi stese sul divano e cominciò a toccarmi sul ventre per capire dove mi faceva male. Una volta vista l’erezione e il punto da dove partiva il dolore mi fece un sorriso tranquillizzante.

“Non è niente di grave, ora lo facciamo passare subito”.

Abbassato il pigiama, afferrò il mio uccello con una mano e iniziò ad andare su e giù. Dopo un secondo in cui sembravo addirittura soffrire di più, sentii come se si sbloccasse qualcosa e improvvisamente se ne uscirono dei fiotti di liquido dal mio pene. Il dolore si trasformò in un’ immensa sensazione di piacere che pervadeva tutto il mio corpo e che non avevo mai provato prima.

“Va meglio adesso, vero?” mi chiese, mentre con una salvietta si ripuliva la mano bagnata e mi asciugava la pancia. Con un cenno della testa le risposi di sì e papà rassicurato si rimise a sedere a tavola.

“Stai diventando grande, d’ora in poi dovrai fare come ho fatto io se vuoi sentirti bene, almeno finché non ti troverai una ragazza.”

Conclusa la pulizia, prima di tirarmi su il pigiama, mi da un bacetto sulla punta e un altro sulla guancia. Ricordo che immediatamente il cazzo ebbe un nuovo sussulto.

A questo punto è il caso che presenti meglio la mia famiglia.

Papà è direttore di una filiale bancaria ed è un cinquantenne ancora in forma, molto attratto dalla bellezza femminile e dalle gioie legate ad essa, rigoroso sul lavoro quanto libertino nel privato. Ama collezionare film hard di qualità e se li guarda la sera con mamma dal televisore a grande schermo del salotto. Quasi sempre li trovo seminudi intenti a giocare tra loro. Magari lei con una mano si occupa del suo uccello all’aria, oppure arriva, mentre si sta masturbando, si toglie le mutandine e si siede sopra, conficcandoselo dentro, restando cosi mentre lui la stringe a sé. Quando mi vedono mi invitano sempre a sedermi al loro fianco a vedere il film e così mi ritrovo spesso a segarmi vicino. Capita anche che ce lo guardiamo io e lui solamente, perché è interessato alla mia opinione e naturalmente ci masturbiamo insieme. Potrà sembrare bizzarro, ma abbiamo una confidenza tra noi che molti miei amici neanche si sognano con i loro genitori.

Mamma di anni ne ha quarantuno e la prima cosa che si nota di lei, oltre ai lunghi capelli biondi, è che si tiene molto bene, forse perché, come impiegata bancaria, è in perenne competizione con le colleghe. Il suo modo di vestire è sempre accurato ed elegante e non rinuncia mai al suo appuntamento settimanale con il salone di bellezza. Tutto ciò, insieme al fatto che adora fare fitness, spiega perché fisicamente faccia crepare di invidia tante ragazze e faccia sbavare tanti uomini. Naturalmente non solo ha tutte le curve al punto giusto, ma la natura è stata generosa con lei, soprattutto per quello che riguarda il seno, che naturalmente si guarda bene dal nascondere. Avrete capito che esibizionista e vanitosa com’è, si trovi a suo agio con papà. Ah, dimenticavo …. è una maniaca della pulizia, non so se ve ne siete accorti.

Ho una peste di sorella, Liliana o Lily, un anno meno di me, piuttosto alta, magra, capelli biondi legati dietro la nuca e con gli occhiali. Devo ammettere che è molto carina, ma la odio perché è dispettosa e ha intuito i punti deboli di papà e li sfrutta a suo vantaggio. Quando gira per casa con i suoi vestitini così ridotti, sono sicuro che lo fa apposta. In più di un’occasione, dopo che mamma aveva rifiutato di darle dei soldi, l’ho beccata che andava a chiederli a papà, magari mentre era intento a leggere il giornale seduto sul divano. Si stende nella parte libera con le gambe rivolte verso di lui e facendo finta di guardare una rivista, le piega e divarica, mettendo in piena vista le mutandine. A quel punto il gonnellino, quando c’è, non serve a nulla e le basta chiedere. Dopo qualche esitazione, cercando di non essere scoperto da mamma, cede e l’accontenta. Naturalmente mamma conosce i giochini di Liliana, anche perché la tengo informata di queste ingiustizie e non di rado striglia papà perché la vizia.

Che io sappia, non ha alcun fidanzatino.

Infine vengo io, Riccardo, ragazzo fisicamente normale, gioco a calcio, vado a scuola, niente di eccezionale. Il problema è che trovandomi in tarda adolescenza con gli ormoni a mille in una famiglia così particolare, non trovo pace.

Ma torniamo al presente. Katia non risponde al telefono e mi ritrovo con le palle gonfie. Tutto ciò capirete, mi rende piuttosto irritabile. Il fatto che la cosa sia finita in una maniera così assurda, mi ha così sconvolto che non mi va neanche più di segarmi.
A cena, un po’ perché non ho fame, un po’ per ripicca, lascio nel piatto metà del cibo.
“Beh, non mangi più?” mi fa mio padre.
“Non ho fame!”
“La ragazza lo ha piantato in asso proprio sul più bello!” se ne esce in maniera schietta mia madre.
“Andava tutto bene finché non sei arrivata tu, non potevi lasciarci in pace?” le rispondo irritato dalla sua indelicatezza.
“La prossima volta impari ad andare in camera tua” replica con tono calmo.
A mia sorella sembra interessare moltissimo la cosa.
“Cosa stavano facendo? Davvero lo ha lasciato a metà?” chiede alla mamma con un ghigno malefico.
“Non fare l’impicciona tu, non vedi che soffre? Suvvia, se ti vuole bene richiamerà e si sistemerà tutto” continua mia madre con fare tranquillo. Poi prosegue: “Altrimenti sono sicura che troverai di meglio, a me non è mai piaciuta quella ragazza”
“Chi era mamma? La conosco?” continua perfida Liliana.
Mamma la ignora e si gira verso papà: “Katia la figlia dei Gritti, te la ricordi? Abitano vicino alla scuola.”
“Oh sì …. adesso ricordo. Ti sei lasciato scappare un bel bocconcino …”  mi dice strizzandomi l’occhio.
Basta! Anche mio padre inizia a prendermi in giro. Non sono proprio dell’umore adatto. Mi alzo da tavola e vado in camera mia, prendendoli un po’ di sorpresa.
Una volta al riparo, apro il cassetto del mobile vicino al letto e tiro fuori una stecca di cioccolata. Mi metto a mangiarla con voracità e penso a quello che sto facendo.
Ho un piano e se riuscirò a portarlo a termine, sarà valsa la pena sopportare le loro battute. Devo però continuare a recitare la parte dell’inconsolabile per sperare nel risultato. Non provavo nulla di serio per Katia, se non attrazione fisica e ora, l’unica parte di me veramente inconsolabile erano i testicoli. A dire il vero, so come potrei dargli sollievo, ma voglio resistere. Ben presto avrò la mia vendetta e mi serve essere al massimo della carica.
Mi è difficile prendere sonno con l’arnese in perenne erezione e dopo una notte agitata, la prima sensazione che provo è la sua spinta contro il lenzuolo.
Quando mi decido ad aprire gli occhi per affrontare la luce del giorno, mi trovo davanti la faccia di mia sorella. Chinata su di me mi dice: “Vedo che hai qualche problemino ….” e scappa via ridendo. Cominciamo bene la giornata, penso tra me.
E’ domenica e mi alzo pigramente per andare a far colazione, dopo avergli lasciato il tempo di ammorbidirsi un po’. Ovviamente sono l’ultimo. A tavola c’è papà che sta leggendo il giornale e Lily che mangia, mentre mamma è ai fornelli in vestaglia. Prima di avere il tempo di sedermi, sento lo sguardo di mia sorella in cerca di protuberanze sospette sotto il pigiama. In effetti si nota ancora e mi affretto a sedermi.
La vedo ridere tra un boccone e l’altro, finché non resiste e dice: “Sai mamma, Riccardo stamattina quando si è svegliato aveva un groooosso problema che gli ha lasciato l’amorevole fidanzata.”
La perfida non lo sa, ma sta facendo proprio il mio gioco. Papà alza un attimo gli occhi dal giornale per darle una breve occhiataccia, poi prosegue la lettura. Mamma invece interviene con tono deciso, come mi aspettavo: “Smettila Liliana, lascialo stare, sai benissimo che è normale nei ragazzi. Non è la prima volta che lo vedi in erezione, sia il suo che quello di papà.”
“Sì, ma vedessi com’era teso e grosso questa volta ….”
“Basta, finisci di mangiare!” e poggia la tazza con il latte caldo davanti a me. Poi mi passa una mano fra i capelli e fa appoggiare la mia testa contro i suoi seni. I miei occhi si perdono nella generosa scollatura e mi ritrovo ancora in tiro. Capisco da quella carezza che le cose stanno andando come volevo.
E’ il momento di insistere. A muso duro butto giù il latte e senza assaggiare nient’altro mi alzo da tavola. L’intenzione è quella di mettere in evidenza la potente erezione sotto i boxer, soprattutto a mia madre. Quindi mi allontano taciturno, sapendo di essere seguito dai loro sguardi.
Papà esce poco dopo ed io passo la mattina sul divano, facendo zapping con il telecomando e sfogliando riviste, mentre mamma è impegnata nelle faccende di casa. Ogni tanto alza gli occhi dalle pentole interessata a qualche programma televisivo, ma sento che mi osserva anche quando mi dedico alla lettura.
Mi sto annoiando a morte, ma in questo momento non posso farmi vedere a giocare con la Playstation.
Il caldo si fa sentire sempre di più e quando Liliana esce dalla sua cameretta per raggiungerci, vestita da un leggerissimo e cortissimo vestitino rosso, subito penso che sia dovuto al fatto che quella è l’unica zona servita dal condizionatore, peraltro poco potente. Con un sorrisetto da furbetta, mi  passa vicino e si ferma davanti al piccolo scaffale per le riviste che ho di fronte, accanto alla TV. Quando si china senza flettere le gambe per raggiungere quelle vecchie del livello più basso, praticamente a pavimento, capisco tutto. Che culetto stupendo! Si è sviluppata proprio bene. Il gonnellino in quella  posizione è inutile e quasi non vedo gli slip che si perdono tra le sue natiche. Quella bastarda ha indossato un tanga e sta facendo tutto di proposito. Ovviamente sembra non trovare la rivista che le aggrada e indugia a cercare. In questo momento sono particolarmente sensibile a certe cose e mi ritrovo rapidamente con i boxer gonfi. Con la coda dell’occhio vedo che la scena non è sfuggita neanche a mia madre. Dopo qualche minuto ne prende una a caso e si siede nella poltrona vicina. Ne sfoglia per finta qualche pagina, poi dopo averla poggiata, prende la boccetta di smalto rosso per unghie che aveva portato con se e piegando una gamba alla volta si dedica ad una paziente lavoro. Non lo aveva mai fatto in mia presenza prima d’ora e sono sicuro che lo fa apposta per stuzzicarmi. In effetti non riesco a fare a meno di sbirciare tra le sue gambe aspettando movimenti propizi. La situazione gioca ancora a mio favore, ma mi sento scoppiare. Se continua così, non so quanto potrò resistere. Quando termina l’operazione penso ingenuamente che la tortura sia finita, ma la vedo piegare entrambe le gambe e poggiare i piedi ben distanti uno dall’altro sul bordo della poltrona. Con le ginocchia che si toccano, riprende in mano la rivista in attesa che si asciughi lo smalto. Come può farmi questo, il triangolino di stoffa del tanga fa quello che può per coprirla in mezzo alle gambe, ma in quella posizione sembra che la figa sia perfino più polposa. Che spettacolo, è cresciuta proprio bene. Mamma divertita dalla scena, viene in mio soccorso e  dandole uno schiaffetto su una coscia le dice: “Basta tormentarlo!”
A pranzo si ripete la stessa scena della mattina: mangio svogliatamente il primo e rifiuto il resto. Alle loro insistenze rispondo con pochi monosillabi e vado in camera mia, dove nascondo la mia scorta di cioccolato. Sazio, mi stendo nel letto a rimuginare su quanto era successo la mattina.
Sento bussare alla porta. Mamma entra senza che abbia il tempo di rispondere e si avvicina al letto.
Si china, mi mette una mano sulla fronte e mi chiede: “Stai poco bene? Perché non mangi?”
Non riesco a mettere a fuoco la domanda e a risponderle subito perché resto incantato dalla scollatura del vestito. Non porta reggiseno e all’interno riesco a vedere le tette che si allungano prese dalla forza di gravità. Che visione celestiale. Credo di essere prossimo alla pazzia, non riesco a capire perché mi facciano così tanto effetto. In fondo dovrei essere abituato a vederla nuda.
La conseguenza naturale è una nuova potente erezione.
“Allora, non mi rispondi?”
“Si …. sto benissimo solo che non ho appetito”
“Pensi ancora a lei e ce l’hai con me, vero?”
“Mi passerà” le rispondo per lasciarle credere di aver colto nel segno.
“Vedo che anche se non hai fame, certe cose ti fanno comunque effetto” alludendo al fatto che non avevo mai distolto lo sguardo dalla scollatura e che ero visibilmente in tiro.
“Fai qualcosa per quel problema che ti ritrovi in mezzo alle gambe, vedrai che ti sentirai meglio” mi   dice mentre si allontana lasciandomi senza parole.
Il pomeriggio la casa è a mia disposizione, i miei escono per farsi un giro al centro e Liliana se ne va al cinema con delle amiche. Avrei tantissima voglia di seguire il consiglio di mamma e spararmi una mega sega davanti ad un porno, ma ho fatto una promessa a me stesso e intendo mantenerla. Posso dedicarmi però ai miei videogiochi preferiti senza essere visto e provvedo a qualche scorta di cibo in camera mia.
A cena metto in scena ancora la mia inappetenza e malumore. Anche papà mostra segni di preoccupazione e mi dice: “Alla tua età di ragazze ne trovi finché vuoi, cerca di distrarti, di uscire e soprattutto ora cerca di mangiare qualcos’altro.”
Mia sorella mi osserva dall’altro lato della tavola con una faccia un po’ meno felice, ma comunque soddisfatta.
Quando mi alzo da tavola per sedermi sul divano del salotto per vedere la TV, vedo mamma che bisbiglia qualcosa all’orecchio di papà.
Verso le nove, mentre sto cercando qualche programma interessante, lui mi raggiunge e pieno di entusiasmo mi mostra l’ultimo pezzo della sua collezione.
“Guarda” mi dice mostrandomi la copertina del DVD “non sono stupende?”
In effetti sembra essere un porno di alta qualità, vista la bellezza delle attrici e l’elegante ambientazione, ma non mi lascia il tempo di rispondere che già lo ha caricato sul lettore. Credo sia stato un suggerimento di mamma, perché solitamente è il venerdì il giorno del film.
Dopo pochi minuti, la prima scena entra nel vivo e la giovane protagonista è già alle prese con un mastodontico cazzone nero che quasi non le passa in bocca. A questo punto papà, come il solito, se lo tira fuori e comincia a menarselo piano, cosa che normalmente faccio anch’io. Ce l’ho durissimo e spinge come una belva sotto i boxer. Non so come farò a resistere, ma intendo lasciarlo là.
“Vedo che a lui piace, a te no?” mi fa mio padre alludendo al gonfiore evidente.
“Non me la sento stasera” rispondo mentendo.
Lily esce dalla sua camera e arriva in salotto pensando di guardare un po’ la televisione e ci trova in quello stato.
“Mamma, stanno facendo ancora i porci e non posso guardare il mio programma preferito.”
Lei arriva dalla cucina, si ferma alle nostre spalle e per nulla sorpresa per quello dice: “Sembra molto interessante …. posso guardarlo insieme a voi? Liliana, se proprio ci tieni vai in camera tua a vederlo.”
Stizzita dalla risposta se ne va e mamma si siede in mezzo a noi. Si vede chiaramente che è affascinata da quel grosso arnese nero e per tutta la scena non batte ciglio. Solo alla fine se ne esce con la classica raccomandazione a mio padre. “Attento a non sporcare il divano, usa le salviette!”
Poi si rivolge a me con una faccia preoccupata: “Cos’hai? Le altre volte ti piaceva masturbarti. Guarda che non sta bene trattenersi così!”
Poi si gira verso mio padre che alza le spalle come per dire: “Non so che farci, io ci ho provato ad aiutarlo!”
Passa qualche minuto e intanto anche la seconda scena entra nel vivo e la procace protagonista dopo aver avuto qualche difficoltà ad estrarre un enorme cazzone dai pantaloni, si mette a lavorarlo di lingua.
A quel punto mamma si rivolge a papà dicendo: “Che dici caro, glielo facciamo passare questo male d’amore che affligge il nostro ragazzo? Penso di avere la cura giusta.”
Papà le lancia un sorriso di intesa e lei mi dice: “Adesso ci penso io a farti star bene, così mi farò perdonare!”
Non capisco subito le sue intenzioni, ma si inginocchia davanti a me e comincia a tirarmi giù i boxer. Me ne resto con il cazzo svettante e pulsante  all’aria e guardo papà che mi strizza l’occhio. Lei lo prende con una mano e dice: “Ce l’hai bello grosso e duro, sei cresciuto piuttosto bene” e comincia lentamente a sfiorarlo con la lingua e a riempirlo di baci.
Non posso crederci, sta succedendo davvero. Tutti i miei sforzi stanno per essere ripagati, in un modo o nell’altro.
Affonda quindi la bocca e lo tiene così, mentre la lingua si muove freneticamente.
Papà ci guarda con l’espressione divertita e dice: “Ci sa fare in queste cose, vero?” e dopo un po’ ritorna a concentrarsi sul film smanettandosi.
Mamma richiama la mia attenzione: “Dimmi quando stai per venire, che non mi sporchi in giro!”
Paradossale che in una situazione del genere pensi a questo, ma è fatta così.
Sono al culmine del piacere, carico come sono, non posso resistere a lungo.
Quando con la mano mi scappella e prendendo tra le labbra la punta inizia a darmi dei colpetti di lingua grido: “Non ce la faccio più, sto per venire!”
Lei alza lo sguardo verso di me e me lo stringe con la mano, ma non la vedo prendere i fazzoletti.
Anche papà si gira a guardare senza smettere di segarsi. Non posso trattenermi.
“Sborra pure!” mi fa mamma e se lo mette in bocca. Non riesco a pensare più a nulla, vengo, sento sgorgare parecchi fiotti di sperma, tutto quello accumulato in questi giorni di astinenza.
Mamma all’inizio sembra preparata alla cosa, ma poi comincia a strabuzzare gli occhi per quella raffica che pare non aver fine. Stringe nuovamente con la mano la base del mio cazzo per bloccare il liquido il tempo necessario per deglutire e tornare a respirare. Poi lo riprende subito in bocca, lasciando la presa e continua a guardarmi in attesa che i miei spasmi si plachino. Una volta scaricato completamente la vedo deglutire di nuovo, questa volta con molta calma. Non me lo sarei mai aspettato che sarebbe andata a finire così, chiaramente non era la prima volta che lo faceva.
“Eri proprio carico!” mi dice, mentre attende pazientemente davanti al mio cazzo finché non escono le ultime gocce, che provvede subito a succhiare. Per essere certa, addirittura con la mano me lo spreme un paio di volte.
Sono senza parole.
“E’ il migliore che io abbia mai assaggiato, meglio del tuo …” dice sorridendo al marito.
“Va meglio ora?”
Le faccio un cenno con la testa e soddisfatta si risiede al nostro fianco a guardare il film.

LUNEDI’

La mattina a scuola, il tempo sembra non passare mai. Continuo a pensare al servizio che mi ha fatto ieri la mamma e sono in perenne erezione. Per fortuna che non mi hanno mai chiamato fuori alla lavagna.

Quando rientro a casa, lei è già rientrata e sta preparando da mangiare. A momenti arriverà anche Liliana, mentre papà di solito rientra solo nel tardo pomeriggio. Visto che non è ancora pronto, vado in camera mia a stendermi nel letto. Ho bisogno urgente di farmi una sega ripensando alla sera precedente. Dopo pochi minuti sono già al culmine dell’eccitazione e rallento il ritmo per godermela al massimo. E’ a quel punto che entra mamma, al solito senza bussare.

“E’ pronto, vieni a tavola!”

Si rende conto ovviamente di quello che sto facendo e candidamente aggiunge: “Ne hai fazzolettini vero? Sbrigati, altrimenti si fredda!”

Quell’insolita intrusione mi eccita ancora di più e devo essere rapido a prendere una salvietta prima di combinare un disastro.

A tavola ho molto appetito e mamma mi guarda molto soddisfatta, mia sorella un po’ meno.

“Vedo che stiamo meglio oggi!” mi fa alla fine.

Il pomeriggio lo passo a studiare perché sono piuttosto indietro.

Alle tre suonano alla porta e mamma va ad aprire. E’ Elena, un’amica di mia sorella. L’avevo già vista in giro, ma non me la ricordavo così carina: capelli rossi lunghi raccolti in una grossa treccia, pelle bianchissima con poche lentiggini, occhioni verdi, visino dolce e un corpicino che evidentemente era cresciuto nelle parti giuste nel frattempo. Lo zaino in spalla le fa aderire ancora di più la maglietta bianca alle tettine, mettendole in evidenza. Il gonnellino corto in jeans e i sandali senza tacco, esaltano invece le sue lunghe gambe nude. Il rosso vivo delle unghie delle mani e dei piedi spiccano sul candore della sua pelle. Che bambolina stupenda.

Faccio in tempo solamente a dirle un timido “ciao”, che subito arriva Liliana e se la porta a studiare in camera sua, malgrado il caldo. Forse è meglio così, se fosse rimasta avrei studiato poco sicuramente.

Dopo un’ora, non riesco più a concentrarmi, mi viene ancora in mente la scena di ieri sera e il mio arnese reclama ancora coccole. E’ inutile resistere e mi chiudo in bagno per non essere disturbato. Ho appena iniziato a prestargli le prime amorevoli cure che alla porta sento mia sorella che mi chiede di sbrigarmi. Quella peste ha il dono di essere particolarmente inopportuna. Le grido di tornare tra un po’ e quando sento silenzio ricomincio a concentrarmi. Neanche due minuti dopo, sento di nuovo la seccatrice reclamare il bagno. Quando le dico che non ho ancora finito, la sento gridare: “Mamma, Riccardo si sta facendo le seghe e non mi lascia usare il bagno!”

Accidenti, che vergogna, sentirà anche la sua amica. Tiro su in fretta i pantaloncini con il cazzo ancora in tiro e giro la chiave. Mamma è lì fuori e mi lascia andare via senza dire una parola.

Dopo cena, mentre papà si guarda il telegiornale, mi ritiro in camera mia per finire di studiare. Oggi la concentrazione è stata pessima e sono indietro. Passando davanti alla porta della camera dei miei sento dei rumori all’interno. Mi fermo e distinguo un ronzio e dei gemiti strani. Vinto dalla curiosità apro piano la porta e sbircio all’interno. Stesa sul lettone c’è mamma con le gambe aperte che si strofina un vibratore sul clitoride e si contorce dal piacere. E’ una continua sorpresa.

Resto a guardarla e intanto massaggio il cazzo che si è montato la testa e vuole uscire dai pantaloncini verso la gamba sinistra. Quando la vedo irrigidirsi per un attimo per poi abbandonarsi sfinita sul letto, capisco che è ora di cambiare aria.

Rientrato in camera, neanche provo a rimettermi a studiare. Mi faccio subito una sega, pensando a quello che ho appena visto.

Scaricate le palle (è la terza volta oggi), sono esausto, riprovo a mettermi sui libri con pochi risultati. Il caldo non aiuta.

A letto, prima di addormentarmi penso che devo assolutamente fare qualcosa per togliermi quel tormento dalla testa, in un modo o nell’altro.

 

MARTEDÌ

Il giorno dopo appena rientrato da scuola mi dedico alla mia solita sega. Finisco giusto prima che mamma chiami perché è pronto. A tavola mi sento un po’ osservato, ma cerco di mangiare con la massima indifferenza. Liliana è andata a casa della sua amica e siamo soli in casa. Lei cerca di iniziare qualche dialogo con me chiedendomi della scuola, ma io collaboro poco e rispondo a monosillabi.

Alla fine mi fa: “Dimmi la verità, quante volte ti masturbi al giorno?”

La domanda mi coglie di sorpresa.

“Su dai, si vede benissimo che ti sei fatto una sega. Hai gli occhi lucidi. E’ piuttosto normale alla tua età.”

Nel momento di silenzio che segue, vengo folgorato da un’intuizione. E’ il momento di provare un cambio di strategia.

“Circa quattro volte al giorno” le rispondo con lo sguardo basso, come se provassi vergogna.

Con piacere riesco ad intercettare lo sguardo allibito di mamma. “Questo è un po’ meno normale” mi fa “non è che esageri?”

“Ho le mie esigenze” le rispondo alzando le spalle.

La nuova strategia prevede di mettere in evidenza la mia iperattività sessuale, sperando che non ne resti indifferente.

Il pomeriggio lo passo a studiare, ma in presenza di mamma, faccio in modo di tenerlo in erezione e soprattutto in vista. Ogni tanto mi infilo in bagno e ci resto più di un quarto d’ora, anche se mi dedico solamente a mandare messaggini con il cellulare ai miei amici.

La sera, più o meno alla stessa ora, non resisto alla tentazione di andare ad origliare alla porta della sua camera.

La trovo socchiusa. Una dimenticanza voluta?

La vedo là, come speravo, distesa nel letto con la gonna sollevata e senza mutandine. Il vibratore nella mano è al massimo e tiene gli occhi chiusi. E’ troppo bello, devo rischiare e avvicinarmi.

Arrivo vicino a lei senza che se ne accorga. Quando sono inginocchiato al suo fianco, apre gli occhi ed ha un sussulto di meraviglia. In un attimo si copre e si mette a sedere.

“Che ci fai qui?”

“Ho sentito dei rumori e sono venuto a vedere. Vedo che ti stai divertendo ….”

“Canaglia! Comunque anch’io ho le mie esigenze, cosa credi.”

Poi mi mette una mano tra i capelli e con un tono dolce continua: “Sai , tuo padre è cambiato rispetto alcuni anni fa, non ha lo stesso vigore naturalmente, ma soprattutto preferisce sempre più non essere coinvolto direttamente. Non è colpa sua, fa del suo meglio per farmi felice.”

“Gli piace più guardare insomma” le dico con tono comprensivo.

“Lo so, alla tua età sembrerà strano, ma vedrai che col tempo capirai. Ora è meglio che vai.”

“Posso restare a guardarti? Sei stupenda!”

“Sei proprio un porcellino. Sono tua madre ….”

“Giuro, sarà come non ci fossi.”

Mi guarda in silenzio un attimo, poi mi scompiglia i capelli e dice: “Va bene, mettiti lì e sta buono.”

Non ci posso credere. Ha funzionato! Sta succedendo veramente.

Si stende nuovamente, si tira su il vestito e davanti a me divarica le gambe. Che spettacolo la sua figa perfettamente depilata. L’avevo già vista nuda ovviamente, ma da quella prospettiva e cosi aperta, mai!

Ricomincia a strofinarsi il vibratore sul clitoride, poi lascia che se ne occupino le dita dell’altra mano, lo avvicina all’apertura e se lo inserisce lentamente. Sono eccitatissimo tanto che non oso toccarmi per non perdere il controllo.

“Tutto bene laggiù?” mi fa lei scherzosamente.

“Sei bellissima mamma!”

“Grazie tesoro, sei molto carino”.

Come pensavo, è molto sensibile ai complimenti, devo farne un altro caposaldo della mia strategia. “Ti piacerebbe provare?”

“Davvero posso?”

“Solo se lo fai dolcemente.”

Mi passa il vibratore e si avvicina al bordo del letto in modo che possa arrivarci meglio. Me la ritrovo così a un palmo dal naso. Che visione! Mi verrebbe voglia di mangiarla, ma temendo di spezzare l’incantesimo provo semplicemente ad imitare i suoi movimenti con quell’arnese ronzante.

“Sei proprio bravo ….” mi dice tra un sospiro e l’altro.

A quel punto non ce la faccio più: “Devo andare ….” le dico e corro via a spararmi una sega liberatrice.

 

MERCOLEDÌ

L’indomani a pranzo, vengo a sapere da mia sorella che viene nuovamente a fare i compiti la sua amica Elena. Dentro di me sono felicissimo, ma mi guardo bene dal darlo a vedere. A parte questo siamo entrambi piuttosto silenziosi. Un turbinio di piacevoli ricordi occupa tutta la mia mente.

A mamma non piacciono i musoni e a par suo da dietro il bancone della cucina interviene: “Allora sei sopravvissuto a ieri sera?”

Il boccone mi si blocca in gola.

“Perché, cosa è successo? Cos’ha combinato?” interviene immancabilmente Liliana presa dalla curiosità.

“Oh niente, mi ha soltanto aiutato in una cosetta ….” dice divertita.

“Mamma …. smettila!”

“…. ma evidentemente non gli è piaciuto” continua in maniera un po’ più seria.

Non aggiungo nulla per non aggravare la situazione e anche mia sorella dopo un attimo di silenzio rinuncia stranamente ad approfondire. Si deve preparare per l’arrivo dell’amica e si ritira nella sua stanza.

Appena soli, temendo di averla offesa, le dico: “Grazie per ieri sera!”

Sono seduto ancora a tavola e lei mi viene alle spalle. Con una mano mi preme la testa tra i suoi morbidi seni e mi risponde: “Non c’è di che, caro.”

Mercoledì è il giorno in cui mamma non deve rientrare in ufficio e ne sono molto felice. Anche lei sembra particolarmente su di giri. Stasera uscirà con papà per la solita seratina speciale. Ogni tanto organizzano una cena con una coppia di amici. La serata poi prosegue a casa loro all’insegna del piacere più sfrenato. Me lo aveva confidato papà tempo fa davanti un film hard, lamentandosi della scarsa esperienza degli attori. In seguito mi sono sempre tenuto informato sull’esito degli incontri, chiedendo ad uno o all’altra.

Alla solita ora suona alla porta Elena e questa volta faccio in modo di aprirle io. Sono al settimo cielo quando mi saluta con un sorriso smagliante, ma presto accorre Liliana a portarmela via.

E’ bellissima! A scuola non ricordo di averla mai vista tirata così. Per ora devo rassegnarmi.

Intanto mamma continua i preparativi, provando e riprovando abiti e scarpe per cercare il giusto abbinamento e chiedendo continuamente il mio consiglio, mentre sto studiando in cucina. Esasperato, spero che la giornata finisca presto.

Ad un certo punto la sento arrivare alle mie spalle con il classico rumore prodotto dalle scarpe con il tacco a spillo. Quando mi giro sullo sgabello per dare l’ennesimo giudizio, mi trovo davanti alle sue magnifiche tettone o meglio, indossa una sottile sottoveste nera, ma è così trasparente che serve solo a mettere in risalto il suo bellissimo corpo. Non ha il reggiseno, ma in compenso indossa un striminzito tanga e delle calze autoreggenti.

“Che te ne pare? Sono ancora abbastanza sexy?” e nel dire così le fa agitare un po’.

“Sei uno schianto, troppo per un comune mortale” le faccio sapendola avida di complimenti. Avrei fatto qualsiasi cosa per essere al posto dell’uomo che l’avrebbe abbracciata stasera.

“Grazie caro, ma mi interessa di più l’opinione del tuo amichetto che hai tra i pantaloni.”

Si abbassa e con una mano ne saggia la consistenza. Ovviamente è di marmo. Ancheggiando se ne va soddisfatta ed io mi devo fare subito una sega urgente.

Mentre sono in bagno, mi sfugge Elena che va via senza che possa ammirarla nuovamente.

Mamma subito dopo esce per andare dall’estetista e dalla parrucchiera. Resto con mia sorella, che si piazza davanti alla TV. Quando cerco di farle cambiare canale, il diavoletto mi chiede ridendo: “In cosa hai aiutato la mamma ieri sera?”

Mi ritiro in camera mia, sconfitto ancora una volta.

La sera papà attende che la mamma finisca di prepararsi, davanti alla televisione. Liliana stranamente gli si siede accanto, anche se sta guardando il telegiornale. La smorfiosa ha in mente qualcosa. Le si poggia a fianco, tanto che lui non può fare a meno di metterle il braccio al collo e la sento dire: “Ti senti in forma per stasera?”

Lui conoscendola, le sorride e regge il gioco: “Sono un po’ stanco, ma vedrai che andrà tutto bene.”

“Se vuoi posso farti qualche coccola portafortuna.”

Papà non aspetta altro: “Va bene!”

Mia sorella, che porta solo un vestitino leggero e cortissimo dato il caldo, gli si siede in braccio badando di sistemarsi proprio sopra all’uccello. Anche se non si vede, è facile immaginare il gonfiore dei pantaloni che si insinua tra le gambe di lei, strofinandosi con le mutandine. Liliana inizia a muovere lentamente il sedere, lasciandosi cingere alla vita con un braccio, mentre l’altro un po’ più in alto, le afferra “accidentalmente” una tettina. Sono seduto al tavolo e quella porca sta facendo eccitare anche me.

“Sai papà, oggi ho visto un completino bellissimo, molto sexy. Peccato che non posso comprarlo.”

Lui sorride perché sa fin dall’inizio dove vuole andare a parare.

“E quanto mi costerebbe questo vestito?”

In quel momento giunge la mamma e osserva la scena. Ovviamente non le è nuova.

E’ bellissima. Il vestito da sera nero, molto corto, le lascia scoperte le spalle e mette in evidenza il suo magnifico decoltè. Le scarpe con i tacchi a spillo, una collana di perle al collo e il trucco perfetto, completano il tutto.

“Vedo che ti stai preparando!” dice a papà con aria di rimprovero.

Lui divertito dice a Liliana: “Adesso devo andare” poi piano in un orecchio le sussurra qualcosa e lei felice si gira e gli stampa un bacio sulle labbra.

Al settimo cielo si alza e fa: “Divertitevi” poi rivolgendosi a mamma “e tu non esagerare con il poveretto che ti capita tra le mani” e va verso la sua camera.

“Screanzata!” le risponde divertita mamma, dandogli una pacca nel sedere.

Quella perfida riesce sempre ad ottenere quello che vuole e neanche mamma riesce a tenerle testa.

Passo la sera a segarmi pensando anch’io a quel poveretto.

 

GIOVEDÌ

Il giorno successivo fa più caldo che mai e tornati da scuola ci sediamo a tavola, più assetati che affamati. Io mi sono messo a torso nudo, Liliana solamente con una canottiera molto corta e le mutandine.

Proprio lei, curiosa e senza pudore, inizia a far domande alla mamma che si destreggia tra i fornelli.

“Allora ti sei divertita ieri sera?”

“Certo, impicciona!”

“Era un a coppia che conoscevate già?”

“Sicuro, amici di vecchia data, molto simpatici e cordiali.”

“Scommetto che di lui ti interessava poco della cortesia. E’ stato bravo?”

“Sei troppo curiosa per i miei gusti. Finisci di mangiare adesso!”

Manco a dirlo, l’argomento mi eccita e Lily, seduta al mio fianco, mi scopre subito perché mi tiene d’occhio sotto i tavolo.

“Mamma, guarda …. interessa molto anche a lui!” dice indicando il rigonfiamento dei pantaloncini.

Come al solito, ci tiene a farmi fare brutte figure.

Finito di mangiare, mi metto a guardare la televisione, seduto sulla poltrona. Anche mia sorella resta perché è la stanza meno calda delle altre. Dal divano davanti a me continua a fissarmi e la cosa mi infastidisce. Ad un certo punto con un sorrisino tra le labbra, piega lentamente le ginocchia e le divarica, tenendo costantemente d’occhio le mie reazioni, soprattutto quelle del mio uccello.

Dalle mutandine finissime, si riesce quasi a vedere la sua fessura tra le due labbra gonfie.

L’erezione è inevitabile, ma a questo punto approfitto anch’io dell’occasione per portare avanti il mio piano e farmi notare.

“Mamma, Liliana mi provoca!”

“Sei la solita attaccabrighe!” risponde mamma interrompendo di mettere i piatti in lavastoviglie. “Vai a metterti una gonna!”

“Ma fa troppo caldo!”

“Almeno mettiti il costume e stai seduta composta!”

Dopo un attimo di silenzio, la vedo andare in camera sua senza protestare oltre.

Dopo che mamma è uscita per andare a lavoro, la vedo tornare con indosso un bikini rosso ridottissimo, più lacci che stoffa e come se niente fosse si mette a girare per casa passandomi continuamente davanti. Accidenti, è proprio un bel pezzo di ragazza, se non fosse che è mia sorella e la odio così tanto, le salterei addosso. E’ evidente che vuole farmi impazzire. Sono troppo eccitato, preferisco uscire a farmi un giro che sopportare questa tortura.

Quando rientro, mamma è già tornata a casa e si sta togliendo le scarpe. Mi raccomanda di non far troppo rumore perché Liliana è in camera con la sua amica. Meno male, posso stare un po’ in pace.

Il caldo non accenna a calare e dopo aver tentato inutilmente di studiare decido che è giunta l’ora di una sega. Giunto in bagno mi tolgo i pantaloncini e mi siedo sulla tazza. Inizio ad andare su e giù con la mano e stranamente il primo pensiero va al bikini rosso di mia sorella. Accidenti, anche in quella situazione riesce a rompermi le scatole. Non ha importanza, il mio arnese sembra apprezzarlo molto e in un attimo è in tiro perfetto.

Sono ancora immerso nei miei pensieri sconci quando sento aprirsi la porta del bagno. Tento di coprirmi, ma è inutile. E’ mamma che, evidentemente, non si aspettava di trovare qualcuno.

“Oh, ci sei tu. Scusa!

“Stavo ….” non mi riesce di trovare qualche scusa e mi trovo come uno scemo con l’uccello al vento, in piedi davanti a lei.

“Sì, ho visto che ti stavi masturbando …. continua pure, intanto io mi faccio una doccia. Non resisto un minuto in più con questo caldo” e si toglie l’accappatoio. Attende giusto un attimo per vedere l’effetto sul mio arnese (che ovviamente si impenna di nuovo) e, soddisfatta, entra nella cabina.

Ancora incredulo per quello che mi sta succedendo, ricomincio a segarmi pensando ovviamente a ciò che mi sta accadendo.

Non ha solo delle belle tette, ma anche le areole più grandi che abbia mai visto. Ti vien voglia di metterle in bocca. Peccato averle così vicino e non poterle neanche guardare.

Con la coda dell’occhio mi pare di vedere, dietro quei pannelli opachi, che se le sta insaponando.

“Come è andata a scuola oggi?” mi fa, interrompendo il corso dei miei pensieri.

“Mamma …. non è il momento!”

“Oh, scusa se ti disturbo” mi risponde con il tono di chi si sta prendendo gioco di te.

Ho la sensazione che è meglio se mi sbrigo.

Dopo un minuto infatti: “Quella a cui stai pensando è qualcuna che conosco?”

“Mamma smettila!”

Dopo un po’ esce dalla doccia e comincia ad asciugarsi. Io tento di far finta di nulla e continuo con le mie cose. Ad un certo punto apro gli occhi e la vedo vicina a me, in accappatoio, che mi osserva.

“A che punto sei?”

“Ad un punto che non finirò mai se continui a disturbarmi” le rispondo seccato.

“Su dai ….” mi dice ridendo “per farmi perdonare ti do un aiutino” e si apre l’accappatoio, mettendomi davanti agli occhi i suoi seni. Inizia quindi a massaggiarseli lentamente, poi con sempre maggiore forza, quasi a spremerli, tanto che ho l’impressione che da in momento all’altro possano uscire schizzi di latte da quei grandi capezzoli.

“Allora? Datti da fare!”

Quella visione mi ha effettivamente incantato e riprendo a menarmi il cazzo mentre la guardo. Mi ci vuole un attimo e schizzo abbondantemente. Sto ancora aspettando che finiscano di fuoriuscire le ultime gocce di sperma, che lei si avvicina alle mie spalle e mettendomi una mano tra i capelli, fa appoggiare la mia testa fra le sue tette.

“Sei piuttosto abbondante, si vede che sei giovane. E’ la seconda volta oggi?”

In realtà non avevo ancora avuto la possibilità di farlo prima, ma per essere coerente con la strategia che mi ero imposto, le faccio di sì con la testa.

Lei continua: “Bella cosa la gioventù, goditela finché puoi. Sai, non so se ripeteremo l’esperienza di ieri sera. Per fortuna sono dei vecchi amici che ci conoscono a fondo. Lui molto gentile e disponibile. Ha fatto del suo meglio, ma la sua resistenza è durata fino ad un certo punto. Lei, per fortuna, sembrava interessata solo a cose soft e a tuo padre interessava più guardarci che altro.”

Poi abbandonando quel tono di confidenza: “Su datti una ripulita e rimettiti a studiare un po’ prima di cena.”

Quando esco vedo Elena che se ne sta andando. Il gonnellino bianco le dona molto. Si gira verso di me e sorridendo mi saluta. Sono felicissimo che mi abbia notato, ma non capisco perché mi sorrida e quello che è più strano, non capisco perché mi sorride anche mia sorella.

Studiare è un’impresa impossibile perché continuo a ripensare a quello che è successo.

Dopo cena faccio un tentativo per vedere se mamma è in camera come il solito. Non ci spero molto, a dire il vero, dopo la serata sexy che aveva avuto ieri.

Apro piano la porta e la vedo in vestaglia, stesa sul letto come sempre. Sento che è il momento di tentare il tutto per tutto, non ce la faccio più ad aspettare. Il cuore si mette a battere all’impazzata. Speriamo di non rovinare tutto.

Entro piano, ma mi faccio sentire per non spaventarla.

“Ah, sei tu …. Ci hai preso gusto a spiarmi?” e si mette a sedere a bordo del letto.

In piedi davanti a lei esito un po’, poi trovo il coraggio: “Non ce la faccio più, volevo dirti una cosa ….”

“Dimmi. Cos’hai, stai poco bene?”

Proseguo con un filo di voce: “Ti desidero mamma ….”

Mi guarda un attimo con aria meravigliata poi dice: “Ma sono tua madre, ti rendi conto …. per te va bene una ragazza ….”

“Sei la donna più bella che io conosca …. non riesco a fare a meno di pensare a te in continuazione” le rispondo di getto, contento che non si sia arrabbiata.

Colpita, come sospettavo, da quelle parole, si alza e mi getta le braccia al collo: “Oh caro, quanto sei dolce.”

La stringo forte anch’io, percorrendo con le mani il suo corpo e comincio a baciarla sul collo. Intanto il mio uccello preme sotto i vestiti e contro il suo ventre.

Lei mi prende il viso tra le mani e mi da un bacio sulla bocca: “Sei sicuro?”

“Sicurissimo!” le rispondo felice di come stanno andando le cose.

Come quando ero bambino inizia a spogliarmi. Prima mi sfila la maglietta, poi si inginocchia, mi da un bacio sull’ombelico e mi tira giù prima i pantaloncini, poi le mutande. Ora il mio cazzo è davanti alla sua faccia, duro come non mai e lei sembra rapita da lui. Quasi con timore appoggia le sue labbra come per assaggiarlo, poi lo fa sprofondare lentamente nella sua bocca, dove sento la sua lingua iniziare a muoversi. Quando vedo che mi fissa, la faccio alzare e le slego la vestaglia che faccio cadere a terra. Finalmente posso mettere le mani sui suoi seni e accarezzarglieli. Da quanto tempo aspetto questo momento. Li stringo sempre di più per tastarne la consistenza, poi li avvicino tra loro e mi netto a succhiarne i capezzoli, mentre lei mi passa le mani fra i capelli.

Le mie hanno fretta di esplorare il resto del corpo e iniziano a scendere lungo i suoi fianchi fino ad arrestarsi nel punto più largo. Quindi mi inginocchio e senza bisogno di dir nulla, lei si siede sul letto. Adagia il busto, piega le gambe e le divarica, quasi ad implorare di aiutarla. La sua figa è ben curata, con giusto una striscia di peli al centro. Le sue grandi labbra sono carnose e ben depilate, come tutto il resto. D’istinto vi appoggio le mie labbra e con la lingua comincio ad esplorarla freneticamente. In certi momenti avverto che il suo corpo si irrigidisce e la sento gemere.

Ad un certo punto alzo il capo e cerco il suo sguardo: “Mamma, non resisto più, posso farlo?”

Sempre nella stessa posizione, mi sorride e mi da una carezza: “Va bene e stai tranquillo, prendo la pillola.”

Non aspettavo altro. Con una mano infilo il mio cazzo rigidissimo dentro la sua fessura e lascio che vi scivoli dentro lentamente, quasi a sentirne appieno l’ebbrezza. Poi facendo presa sulle sue gambe, comincio a muovere il bacino avanti e indietro. Sento il piacere invadere sempre di più il mio corpo e dai suoi gemiti sembra stia accadendo la stessa cosa anche a lei. Per qualche minuto aumento gradualmente il ritmo, poi non riesco più a trattenermi, sento come una scossa attraversarmi il corpo e scarico tutto il mio sperma più in profondità possibile.

Sono esausto per lo sforzo e per il caldo. Con il cazzo ancora dentro la guardo e mi sembra soddisfatta, seppure anche lei accaldata.

“Aspetta” mi fa “non lo togliere subito, metti delle salviette sotto, altrimenti sporchiamo le lenzuola” e mi passa un pacchetto di fazzoletti di carta. Come previsto, appena mi sfilo comincia a fuoriuscire il liquido bianco.

“Mi hai inondato per bene” mi dice mentre tenta con una mano di tamponarsi “E’ un bel po’ che non vengo riempita così.”

Si mette a sedere sempre tenendo il fazzoletto e mi dice: “Aspetta che mi goccioli in giro” e con la mano libera si mette in bocca il mio cazzo, succhiandolo finché non esce più nulla. Con la lingua poi si occupa della pulizia esterna.

In quel momento non mi sento affatto di contraddirla.

Si reca in bagno a lavarsi e quando torna mi abbraccia amorevolmente dicendomi: “Sei stato molto bravo. E’ da molto tempo che non godo così, però ti dovrò insegnare come usare meglio la lingua la prossima volta.”

Due ore più tardi steso sul letto, mentre attendo il sonno che tarda ad arrivare, ripenso alla giornata trascorsa. Tutto sta andando alla perfezione, il mio piano ha dato i suoi frutti ed ora arrivare a lei sarà più semplice. Al solo pensiero il mio cazzo esulta sotto le lenzuola.

In quel momento sento dischiudersi la porta e vedo entrare mia madre in punta di piedi in accappatoio bianco .

“Riccardo stai dormendo?” mi fa a bassa voce.

“No mamma, non ci riesco, cosa c’è?” e accendo la luce.

“Beh, anch’io ho difficoltà ad addormentarmi. Ho sentito che ti agitavi e sono venuta a vedere se avevi bisogno di qualcosa ….” e si blocca a fissare il lenzuolo alto.

Non lo do a vedere, ma credo di capire cosa ha in mente e ovviamente le reggo il gioco.

“Beh, come vedi ho qualche problema che non mi da pace ….”

“Un po’ è colpa mia. Oggi, dopo che lo abbiamo fatto, ti è rimasto in erezione. Io ho pensato solo a me stessa, non immaginando che giovane come sei, hai ben altre esigenze. Scusa ….”

“Se ti va, possiamo rimediare ora” le suggerisco io, nascondendo la mia felicità.

“E’ tardi e domani devi andare a scuola!” mi dice, fingendo scrupoli inesistenti.

“Ma se non riesco a dormire ….”

“Hai ragione! Allora, va bene.”

Si toglie l’accappatoio e sotto è completamente nuda.

“Questo lo mettiamo sotto così stiamo tranquilli ed evitiamo di sporcare.”

Hai capito la mamma! Aveva già pensato a tutto. Va bene così!

Un’ora passa in un battibaleno: la scopo alla pecorina, poi passiamo ad una lezione approfondita sull’uso corretto della lingua e infine per scrupolo lo rifacciamo abbracciati con lei sopra.

Appena se ne va, il sonno arriva per sfinimento.

VENERDÌ

La mattina a scuola sono parecchio rimbambito e mi chiedo se ho fatto bene a convincerla che mi masturbo così tanto. Il peggio arriva il pomeriggio con gli allenamenti di calcio.

Quando torno a casa è tardi e sono stanco. Inoltre, non avendo avuto modo di sfogarmi prima, sono piuttosto carico.

Mi metto a studiare un po’, ma è difficilissimo perché ogni tanto stacco la testa dai libri per osservare mamma finché si muove in cucina o spolvera. Vedo che anche lei ricambia qualche occhiata. La immagino senza vestiti e sono in continua eccitazione.

Anche papà è a casa ed è sotto le grinfie di mia sorella, che in abiti succinti, si sta strusciando addosso per convincerlo a guardare in TV i suoi programmi preferiti.

Sarebbe meglio andare a studiare nella mia stanza, ma così ho modo di tener d’occhio la situazione.

Ovviamente non è possibile far nulla in quelle condizioni, ma il desiderio è tanto.

Ad un certo punto mamma lamentandosi per il caldo insopportabile, dice di aver bisogno di una doccia e avviandosi mi lancia un’occhiata. Che astuta! E’ l’unico modo in effetti.

Dopo un po’ prendo i libri e vado verso la mia camera, dove li deposito per dirigermi subito dopo nella stanza da bagno. La porta non è chiusa a chiave naturalmente. Quando la apro lei è già nuda e mi accoglie con un bacio in bocca e un abbraccio. Per nascondere eventuali rumori, lo facciamo in piedi sotto l’acqua che scorre, insaponandoci l’un l’altro.

Finita la doccia siamo più accaldati di prima, ma felici e ci asciughiamo a vicenda.

“Grazie mamma!”

“Grazie a te, caro!”

“Peccato doverci nascondere quando c’è papà in casa ….”

“Già ….però non è detto …. Fammici pensare ….Se conosco bene tuo padre forse un modo c’è …. Lascia fare a me!”

Essendo venerdì, la sera papà mi chiama per il consueto film porno da guardare insieme. A dire il vero avrei preferito sesso un po’ meno virtuale con mamma, ma mi unisco a lui incuriosito dal titolo: “Lezioni di sesso”.

Tanto per capire, la prima scena del film ha come protagonista una procace mammina che vede la figlia e il fidanzato piuttosto imbranati fare sesso e senza pensarci due volte, si presta personalmente a dare delle lezioni pratiche.

Strano! Che ci sia lo zampino della mamma nella scelta di questo titolo?

Tiriamo fuori entrambi l’uccello e cominciamo a menarlo, gustandoci il film.

Quando passa Liliana ci fa: “Uffa, siete sempre i soliti!”

E papà replica: “Quando avrai un fidanzato vedremo se la penserai ancora così!”

Intanto arriva mamma con una sottile sottoveste nera, sotto la quale si scorgono gli slip ed il reggiseno dello stesso colore, tutto molto sexy. Si siede in mezzo a noi e come se niente fosse, prende in mano i nostri uccelli come per aiutarci nel nostro compito. Papà è un po’ meno in tiro e sembra più preso dal film, soprattutto ora che la protagonista finalmente si spoglia per iniziare la lezione.

“Questa volta l’ha scelto tua madre” mi fa “e “devo dire che l’argomento è piuttosto eccitante.”

“Grazie caro. Adesso che mi ci fai pensare …. non sarebbe interessante vedere come se la cava anche il nostro Riccardo? Mi piacerebbe metterlo alla prova. Cosa ne pensi? Potrebbe essere eccitante.”

Guardo terrorizzato la reazione di papà. Vedo la sua faccia illuminarsi e dice: “Davvero un bel giochino. Cosa ne pensi Riccardo, vuoi provare?”

La mamma è davvero furba, ha approfittato dei suoi punti deboli per fargli accettare la cosa.

“Va bene, se volete ci posso provare. Cosa devo fare?” rispondo fingendo timore.

“Perché non inizi a farmi vedere se sai usare la lingua” e si alza in piedi il tempo necessario per sfilarsi le mutandine. Si risiede sul bordo del divano e divarica le gambe lasciandomi campo libero.

“Su dai, non avere paura!”

Controllo l’espressione del viso di mio padre e, rassicurato, mi inginocchio davanti a lei.

Mi torna utile tutto quello che mi ha insegnato e gli effetti si cominciano a vedere subito perché inizia a contorcersi dal piacere.

Papà non più interessato al film, ci osserva attentamente, menando un uccello ben più rigido.

“Cosa dici cara? Mi sembra piuttosto bravo per essere un novellino.”

“Oh sì …. se la cava ….” risponde sempre più fradicia.

“Caro, mi fai un piacere? Mi prendi un preservativo dalla borsa che voglio vedere cos’altro sa fare?”

Un po’ seccato ubbidisce e va in camera a prenderlo, mentre mamma mi guarda e ridendo mi fa l’occhiolino.

Con l’occorrente in mano, mi fa sedere e con la bocca si assicura che sia in tiro al punto giusto, poi me lo infila.

“Così non sporchiamo.”

Quindi mi fa stendere di fianco sul divano e lei fa lo stesso posizionandosi davanti a me e dandomi le spalle.

Quando avvicina la figa alla punta del mio cazzo e con una mano lo indirizza, capisco le sue intenzioni. E’ una posizione che non avevo mai provato prima, ma mi trovo subito a mio agio.

Comincio lentamente ad andare avanti e indietro muovendo il bacino, cingendo la sua vita con un braccio. Poi aumento la velocità ed inizio a massaggiarle le tette coperte ancora dalla sottoveste. Torturata dal piacere, inizia a gemere sempre più forte.

Papà sempre più eccitato, osserva da vicino la fessura della mamma inginocchiato a terra ed affascinato dalla scena, continua a masturbarsi.

“Sei splendida, cara!” le fa ad un certo punto, dandole un bacio nella bocca.

Attirata dalla grida, arriva anche Liliana che ci coglie in quella situazione. Dopo un attimo in cui resta con la bocca aperta dice: “Pensavo fosse il film …. ma cosa cavolo state facendo?”

“Stiamo mettendo alla prova tuo fratello. E’ molto bravo sai!” le risponde con molta naturalezza mamma con ancora il mio cazzo fermo dentro.

“Ma non potevo capitare in una famiglia normale ….” esclama sconsolata e torna in camera sua.

Quando mamma dice: “Le passerà!” ricomincio a pompare e papà a segarsi.

Solo il gran caldo ci fa fermare un attimo per bere un po’ d’acqua. Quando riprendiamo lei si posiziona per farlo alla pecorina ed io ne sono ben felice. Mi sembra quasi di sentire le sue tette che sobbalzano ad ogni colpo.

Improvvisamente, papà da segni di essere arrivato al limite. Mamma se ne accorge e non perde tempo: “Vieni qui presto, se no mi sporchi in giro”. Lui non esita, anche perché non c’è tempo. La conosce bene si vede e glielo porge direttamente in bocca, dove lo lascia finalmente sfogare.

Quando lo sfila, lei deglutisce soddisfatta e mi dice: “Ora puoi continuare Riccardo!”

Ho una mamma porca, penso tra me e ricomincio a stantuffarla di gran lena.

Arrivo al gran finale anch’io e idealmente scarico tutto me stesso dentro il ventre della mamma, o più semplicemente dentro il preservativo.

Dopo un attimo in cui ci abbandoniamo al divano per riprenderci, lei interviene: “Sei stato molto bravo, sono venuta almeno un paio di volte. Anche tu sei stato magnifico caro!”

“Tu sei stata magnifica cara, non mi era mai capitata una situazione così eccitante” e si danno un bacio.

“Vieni qua che te lo tolgo e ti pulisco” mi fa lei. Deliziato dalle sue amorevoli attenzioni, la lascio fare, anche se non mi riesce più di farlo scendere.

 

 

SABATO

Il giorno dopo è sabato e finita la scuola ci ritroviamo a pranzare tutti insieme. Oggi temo sarà molto più difficile scopare. Intravedo l’occasione quando finito di sparecchiare, mamma si reca in bagno. Provo a seguirla senza farmi notare. La porta non è chiusa e la vedo intenta a lavarsi i denti. Richiudo la porta dietro di me e mi posiziono dietro di lei in modo che il rigonfiamento dei miei pantaloncini poggi sul suo sedere. Lei mi lascia fare divertita e a quel punto allungo le mani in avanti per palpare i suoi seni. Sotto il vestitino leggero non porta il reggiseno e avverto dai suoi capezzoli che si è eccitata.

“Sei proprio un porcellino. Non ti stanchi mai?”

“E’ colpa tua, sei troppo bella!” le rispondo sapendo che con i complimenti è meglio esagerare.

“Adesso non posso, ho appuntamento con la parrucchiera!”

“Non ti preoccupare, faccio presto” le dico mentre apro la zip e tiro fuori l’uccello già pronto.

Non le lascio il tempo di protestare, le alzo la gonna corta e con una mano sposto le mutandine, mentre con l’altra lo posiziono finché la punta non trova l’ingresso proibito. Quando avanzo, lei si sorregge poggiando le mani sul lavandino e chiude gli occhi. Comincio così a montarla ferocemente in quella posizione, aggrappandomi a i suoi fianchi.

Sono già ad un buon punto quando mi sento chiamare: è papà.

Mamma si gira e mi guarda senza fiatare. Glielo sfilo e rapidamente lo rimetto a cuccia nei pantaloni, mentre lei si ricompone. Tiro fuori la camicia nella speranza che nasconda un pò il gonfiore e aprendo il minimo indispensabile la porta, vado a vedere cosa vuole.

Lo trovo in salotto e quando gli chiedo cosa vuole, mi intima di parlare sottovoce.

“Vieni, ti faccio vedere una cosa” e mi fa avvicinare alla finestra semichiusa che da verso il giardino interno, appena un piano sotto.

“E’ un bel po’ che la tengo d’occhio e finalmente l’ho beccata. Guarda che spettacolo!”

Stesa sullo sdraio a prendere il sole con un bikini azzurro e un paio di occhiali da sole, c’è la figona della vicina che è venuta ad abitare da poco nel palazzo con il marito con il quale si è recentemente sposata. E’ una ventisettenne piuttosto bella, ma il vero motivo per cui tutti se la vorrebbero tacitamente fare, è che ha un seno grandioso.

Papà si tocca in mezzo alle gambe e dice: “Allora, non è magnifica. Sembrano proprio naturali. Avrà per lo meno una quinta secondo me!”

“Sì, …. forse anche la sesta” gli rispondo con finto entusiasmo, pensando a quanto mi era costato assistere a quello spettacolo.

“Aspetta, immortaliamo la scena!” e con la sua fotocamera professionale si mette a farle delle foto.

“Cosa darei per vederla senza reggiseno ….” mi fa, mentre gliene fa un’altra.

In quel momento lei si muove e istintivamente ci tiriamo indietro per paura di essere visti.

La vediamo girarsi sul lettino a pancia in giù o meglio sarebbe dire a tette in giù, perché sono proprio queste che si comprimono sotto il peso del suo corpo. Quasi a liberarle, subito slaccia il nodo dell’indumento che le copre, sicuramente per evitare segni sull’abbronzatura. Dalla nostra posizione un po’ sopraelevata, possiamo ora sporgerci meglio e spiarla senza rischi. E’ incredibile come i suoi seni siano costretti a fuoriuscire dai lati per non essere schiacciati. Ad un certo punto addirittura la vediamo che con una mano fa entrare tra le natiche il costume per massimizzare l’esposizione al sole.

Papà sembra impazzito con la macchina fotografica, non riesce più a controllarsi e anch’io ancora eccitato da prima, avrei voglia di farmi una sega.

Finita la memoria, rientriamo. Mamma ovviamente è già dovuta andare via.

Ci sediamo sul divano e mi fa rivedere le foto tutto eccitato, come un ragazzino che ha appena rubato la marmellata. Ne ha fatto tantissime, ma alla fine ne vedo alcune che non riconosco subito.

E’ la mamma in vestitini sexy, insieme ad alcune persone che non ho mai visto prima. Sembrano divertirsi un sacco e in alcune gli indumenti non ci sono affatto.

“Bella la mamma, vero? Vediamo se ti dice qualcosa questa?”

Quella che sto guardando è una foto con poca luce. Riesco però a riconoscere la sagoma di una figa ripresa da sotto una gonna, magari di nascosto.

“Chi è? gli chiedo incuriosito.

“Non la riconosci? Allora guarda questa!” e la nella successiva vedo mia sorella ripresa alle spalle con solo il gonnellino addosso nel nostro bagno. Evidentemente l’ha pizzicata mentre si stava spogliando per lavarsi.

“Adesso la riconosci? Ha delle belle tettine vero?”

E’ sicuramente un bello spettacolo. Ora so qual’è lo sport preferito di papà.

La sera esco con gli amici passando da un locale all’altro in cerca di ragazze, ma a parte qualche scambio di numeri di telefono, non concludiamo nulla. Quando torno a casa sono un po’ deluso. Per un motivo o per l’altro non sono riuscito neanche a farmi neanche una sega oggi. Mi guardo la TV fino a tardi, tanto domani posso dormire.

A mezzanotte vado a letto, mi spoglio e spengo la luce.

Dopo un po’ vedo entrare un po’ di luce dalla porta, ma quando mi giro è nuovamente buio.

La lampada viene accesa e mi ci vuole un po’ per riabituare gli occhi. Sull’uscio c’è mamma con un body trasparente rosso e le autoreggenti.

“Vuoi che continuiamo il discorso interrotto oggi?”

“Quale discorso? Non mi ricordo ….” le rispondo ridendo.

“So io come fartelo ricordare!” e si toglie il vestitino, mostrandosi in tutto il suo splendore. Del perizoma ovviamente, neanche l’ombra.

Mi spoglia e mi fa stendere con le gambe fuori dal letto. Poi si inginocchia davanti al mio cazzo e fa una cosa che non mi sarei mai aspettato: comincia a leccarmi le palle e a metterle in bocca.

E’ cosi che mi trovo quando vengo la prima volta, con la lingua che me le massaggia e la sua mano che mi sega. Che sensazione magnifica. Lo sperma è sparso su tutto il mio ventre, ma lei molto premurosa, si preoccupa subito di pulirmi accuratamente con la lingua come un gattino fa con il suo latte. Alla fine non ne resta neppure una goccia e mi ritrovo con una nuova erezione.

La mamma ci sa proprio fare, è una vera porca.

Lo facciamo altre due volte, recuperando gli arretrati di tutta la giornata.

 

DOMENICA

Il giorno dopo, giochiamo in casa una partita importante e subiamo una sconfitta pesante. L’allenatore è arrabbiatissimo perché secondo lui, non ci siamo impegnati abbastanza e avevamo la testa da un’altra parte. Come dargli torto: ho passato più tempo a fare sesso stanotte che a riposare. Sento le gambe molto flaccide.

Passo parte del pomeriggio a dormire. Quando mi sveglio trovo un biglietto dei miei che mi informa che sono andati a fare una gita. E’ l’occasione giusta per chiamare i miei due più cari amici e guardare un film hard assieme. Solitamente chi si ritrova la casa libera chiama gli altri e ci si diverte.

Entrambi mi rispondono con il tono di chi si è appena svegliato e la cosa non mi meraviglia, visto le fatiche fatte insieme durante la partita del mattino. Appena capiscono di cosa si tratta comunque, riprendono vitalità.

Li conosco fin da bambino, abitiamo nello stesso quartiere, frequentiamo la stessa scuola, usciamo e andiamo a caccia di ragazze insieme.

Matteo è il classico bel giovanotto all’apparenza tranquillo, ma che con un pallone ai piedi si trasforma in un fenomeno strabiliante, non per nulla è il nostro capitano.

E’ un timidone e a causa di questo, pur avendo un fisico da paura, non ha la ragazza.

Mike, è così che tutti lo chiamiamo, è un ragazzone di colore alto un metro e ottantacinque che, malgrado l’aspetto imponente, è un pezzo di pane. E’ nato qui e se non fosse per il colore della pelle, non sospetteresti minimamente il contrario. Anche lui non ha ancora la ragazza e sospetto che abbia difficoltà a trovarla proprio perché non è bianco.

Quando arrivano, ho già scelto un DVD dall’ampia collezione di papà, sicuro che il genere sarà di loro gradimento: sesso anale al 100%.

Ci piazziamo sul divano davanti alla televisione, verificando di avere a portata di mano le lattine di birra fresche portate da Matteo. Prima di fare PLAY sul telecomando, avvicino i fazzoletti di carta e faccio le raccomandazioni ai ragazzi. Con mamma è meglio non correre rischi!

Riusciamo a resistere fino alla fine del film e solo all’ultima scena ci lasciamo andare.

Infine ci puliamo per bene e buttiamo le prove del reato nel cesso.

Accaldati, ci dividiamo l’ultima lattina. Sulla porta, mentre se ne stanno andando, Mike fa una considerazione che mi lascia l’amaro in bocca: “Con tutte le ragazze che ci sono, guarda come siamo ridotti ….”

LUNEDÌ

Il pomeriggio del giorno dopo, attendo con ansia l’arrivo di Elena che viene a fare i compiti con mia sorella. Quando suona alla porta, puntuale come sempre, mi precipito ad aprire per poterla guardare da vicino.

E’ bellissima! Indossa un vestitino bianco molto corto, che le lascia le spalle scoperte.

Con un sorriso che scioglierebbe chiunque, mi saluta. Io intimorito, resto imbambolato e non faccio in tempo a ricambiare perché arriva Liliana e priva i miei occhi di quella visione portandosela via.

Mentre si dirigono in camera, mi guardano entrambe ridendo e non ne capisco il motivo.

Mi rimetto a fare i compiti nel tavolo della cucina, così da tenere d’occhio quando escono.

Mamma mi si avvicina da dietro e mi fa: “Ti piace proprio, a quanto pare.”

“Mamma ….”

“Su dai …. ho visto bene come la guardi. Devo ammettere che è molto carina.”

Poi appoggia il busto sulla mia nuca e si mette a scompigliarmi i capelli. Sento le tette sotto la camicetta che prendono la forma della mia testa.

“Temo non sia pane per i tuoi denti, caro. Non farti tante illusioni. Vedo che la tua vecchietta ti fa ancora effetto però ….” notando l’inevitabile bozzo sui pantaloni.

“Sei bellissima invece mamma e se vuoi sai come rimediare a questo ….”

“Sì, avrei la cura adatta a te, ma adesso devo scappare al lavoro” e mettendosi la giacca, “vorrà dire che stasera avrai dosaggio doppio.”

Quando esce mi ributto sui libri, ma dopo un quarto d’ora sono ancora in tiro e capisco che se voglio continuare devo prima sfogarmi un po’.

Vado in camera mia, mi spoglio e mi stendo sul letto con un pacchetto di fazzoletti vicino. Dopo un paio di movimenti con la mano, il cazzo è già al massimo ed inizio a vagare con la mente alla ricerca delle fantasie più eccitanti. Prima tocca alla mamma che rivedo nelle pose più sexy, poi tocca a Elena che quasi con pudore inizio a immaginare con sempre meno vestiti addosso. Quando arrivo a immaginarla inginocchiata davanti a me intenta a farmi un bocchino, mentre mi guarda con i suoi due begli occhioni da cerbiatta e il suo bel visino, raggiungo l’orgasmo.

Giro la testa di lato per cercare con la mano i fazzoletti e vedo dalla porta semiaperta le testoline di Liliana e Elena che non riescono più a restare in silenzio. Hanno assistito a tutto. Mia sorella sicuramente l’avrà convinta che poteva essere divertente guardarmi finché mi segavo. Ora per nulla preoccupate di essere state scoperte, corrono via ridendo come pazze.

Sono sputtanato! Non tanto per mia sorella che mi ha visto far di peggio, ma per Elena per la quale ora non varrò più nulla. Già mi immagino come tra le amiche si diffonderanno certi pettegolezzi.

Quando se ne va, faccio in modo di non essere presente. Resto in camera mia a rimuginare sulla cosa e mi viene in mente il loro sguardo divertito in altre occasioni. Giungo alla conclusione che forse non era la prima volta, mi sa che ero il loro divertimento preferito.

A cena non ho molta fame e la cosa viene notata dai miei che cercano inutilmente di capire se sto poco bene. Li tranquillizzo e mi sforzo comunque di mangiare, mentre Liliana davanti a me chiaramente se la ride alla grande sotto i baffi. Da sotto gli occhialini continua ad osservare la mia sofferenza.

Dopo cena resto in camera mia e mamma non vedendomi arrivare al solito appuntamento da lei, mi raggiunge. Si siede accanto a me sul letto e comincia a far domande: “Dimmi, cosa ti sta succedendo?”

“Ma niente …. sono un po’ stanco ….”

“Non mi dire bugie, mi fai preoccupare. E’ successo qualcosa questo pomeriggio vero?”

“Non ne voglio parlare …. è imbarazzante ….”

“Mi sembra che io e te possiamo permetterci certi discorsi imbarazzanti, o sbaglio?”

Ci penso qualche secondo, poi desideroso di sfogarmi con qualcuno, inizio a raccontarle l’umiliazione subita.

Lei mi sta ad ascoltare con attenzione, poi alla fine mi abbraccia come sollevata.

“Caro …. se è solo per questo non ti devi preoccupare, è una sciocchezza. Si sono fatte una risata, ma ti assicuro che si guarderanno bene dal dirlo in giro, anche perché dovrebbero ammettere che ti stavano spiando di proposito. Per quanto riguarda Liliana, meriterebbe una lezione. Non si fanno certe cose!”

Apprezzo moltissimo che stia tentando di tirarmi su il morale, ma i risultati sono scarsi ed io mi limito a dirle: “Sì, ma non è solo quello ….”

Lei sembra capire al volo la cosa e prosegue: “Lo so, ti ha reso ridicolo davanti a Elena e ha rovinato i tuoi progetti, ma ti assicuro che non hai meno speranze adesso ti quante ne potevi avere prima.”

“Lo dici per consolarmi ….”

“Facciamo così, domani te lo dimostro. Abbi pazienza e vedrai che bella sorpresa ti aspetta.”

Non capisco cosa intenda, ma le faccio un sorriso per mostrarle la mia gratitudine per quella chiacchierata insieme. Lei mi risponde con un altro sorriso e si alza in piedi.

“Adesso cerchiamo di fare qualcosa per questo tuo malumore” e abbassando le spalline della sottoveste, la lascia cadere a terra. Sotto non ha nient’altro. Spoglia anche me ed io la lascio fare.

Alla fine mi fa stendere sul letto e si mette carponi sopra, con la testa verso il mio uccello e la sua figa a portata della mia bocca. Non avevo mai fatto un 69 con la mamma, ma è un’idea magnifica per stuzzicarci a vicenda. Sento il suo corpo fremere sotto i colpi della mia lingua mentre i suoi umori la bagnano sempre di più. Allo stesso tempo lei coccola il mio cazzo con la massima cura possibile, procurandomi fitte di piacere inimmaginabili. Delizioso è sentire i suoi lunghi seni appoggiarsi e strusciarsi sul mio ventre.

Alla fine raggiungiamo l’orgasmo entrambi e mamma si preoccupa anche stavolta di non perderne neanche una goccia. Le deve piacere molto per ingoiarne così tanto; non mi ero mai masturbato quel giorno.

“Grazie mamma!” le dico alla fine, ancora ansimante.

“Grazie a te caro! Ora cerca di dormire.” mi risponde mentre si rimette la sottoveste.

 

MARTEDÌ

Il giorno successivo sembra, se possibile, ancora più caldo, ma preferisco rifugiarmi nella mia stanza a studiare, pur di non incrociare Elena che viene nuovamente da noi.

La sento arrivare e subito dopo mamma capita in camera mia. Anche lei è a casa per il periodo di ferie estive.

“Vieni con me, ti faccio vedere una cosa” mi dice, usando un tono di voce stranamente basso.

“E’ meglio di no adesso ….” cercando di farle capire che non voglio farmi vedere.

“Vedrai che dopo mi ringrazierai. Sbrigati!”

“Metto su qualcosa ….” porto infatti solamente i boxer per il gran caldo.

“Lascia stare, non serve!”

Non faccio in tempo ad alzarmi dalla scrivania che con un’ aria seria aggiunge: “Promettimi però di non fare alcun rumore!”

Non ci capisco nulla, ma gli faccio di sì con la testa.

Usciamo entrambi a piedi scalzi e ci dirigiamo verso la porta della cameretta di mia sorella.

Qui mamma raccomanda ulteriormente il silenzio, mettendo un dito davanti alla bocca. Con delicatezza apre un po’ la porta e sbircia all’interno. Poi si sposta di lato e capisco che devo guardare anch’io attraverso quello spiraglio.

Resto veramente sbalordito da quello che vedo: Liliana e la sua amica sono lì davanti a me in piedi che si baciano abbracciate l’una all’altra, con una passione tale, che sembra quasi di vedere le lingue che si cercano e si attorcigliano tra loro.

Sono entrambe vestite di bianco. Elena ha lo stesso vestitino di ieri, mentre mia sorella oltre a una semplice maglietta senza maniche, porta un paio di calzoncini cortissimi e aderenti. Ho quasi la certezza che sotto non porti nient’altro. Gli occhiali sono posati sul comodino.

Con le mani ognuna esplora il corpo dell’altra, partendo dal sedere, sfiorando i fianchi fino a soffermarsi sulle tettine.

Non mi sarei aspettato di vedere una cosa del genere, ma il mio uccello sembra molto contento e cerca di farsi strada per uscire.

Cerco un attimo lo sguardo di mamma, che nel frattempo si è inginocchiata al mio fianco. Divertita, risponde con una strizzatina d’occhio, poi prende con entrambe le mani i boxer e con uno strattone me li tira giù, lasciandomi con il cazzo a mezz’aria. Dopo avermeli sfilati dai piedi, lentamente si mette a segarmi. Da quella posizione rivolge di nuovo lo sguardo all’interno della stanza e anch’io la imito, giusto in tempo per vedere che lentamente si erano avvicinate al letto e si erano lasciate cadere su di esso, continuando a baciarsi.

Mia sorella, che si trova sopra, si stacca, si ritrae e infilate le mani sotto il gonnellino di Elena, le sfila le mutandine. Poi glielo alza e allargate le gambe, si insinua con la testa tra di esse. Non riesco a vedere molto a dire il vero, se non lo splendido culetto di Liliana che, messa a carponi, immagino stia lavorando moltissimo di lingua. Ha veramente una forma perfetta e tra le gambe i calzoncini sembrano premere su una grossa pesca succosissima. Il corpo di Elena ad un certo punto si contrae per un evidente orgasmo, che deve soffocare per non far rumore.

Sono eccitato in maniera bestiale e riguardo mamma che con la mano continua ad andare su e giù con il mio uccello senza poter però decidere quale direzione dargli.

Elena rossa in viso, malgrado la sua pelle bianchissima, si mette a sedere e da un bacio riconoscente a mio sorella, poi entrambe si alzano e si spogliano.

Che visione stupenda quei due giovani corpi, acerbi ma già così ben formati. Entrambe sono perfettamente depilate tra le gambe e con dei seni talmente sodi da sembrare gonfi. Mia sorella a dire il vero è meglio equipaggiata, anche come fianchi, ma su Elena risaltano tantissimo i rossi capezzoli sulla sua pelle candida, alla stessa maniera in cui risaltano i suoi occhi e i suoi capelli.

Si stendono nuovamente nel letto e si baciano stringendosi una a fianco all’altra. Quando smettono, mia sorella si lascia coccolare da Elena, che sopra di lei inizia a baciarle i seni massaggiandoli delicatamente. Poi indugia su un capezzolo turgido, torturandolo con colpetti di lingua e infine trasferisce le sue attenzioni sull’altro. La cosa sembra piacere molto a Liliana che stringe con forza tra le mani le lenzuola per evitare di gridare.

Dopo averle romanticamente baciato l’ombelico, si sposta in fondo al letto tra le sue gambe divaricate e comincia a lavorarla pazientemente.

Non tiene il sedere alto, ma è rannicchiata e dalla mia posizione posso vedere chiaramente le labbra rosa della sua fighetta.

Sono quasi giunto al limite e mamma sembra accorgersene perché tiene gli occhi fissi su di me.

Da dietro, con la mano sinistra libera mi afferra i testicoli ed inizia a massaggiarli. Contemporaneamente se lo posiziona vicino alla bocca e aumenta repentinamente il ritmo della mano. E’ il colpo di grazia. Quando sento la prima contrazione, è già pronta ad accogliere lo sperma in uscita e ancora una volta attende che esca fino all’ultima goccia.

Dopo aver deglutito, si assicura che sia ben pulito con qualche leccatina e poi mi fa cenno che è meglio andare via. Dopo aver richiuso piano la porta, raccoglie i miei boxer e andiamo in camera mia.

Appena seduti sul letto lei mi fa: “Allora ti è piaciuto il regalino che ti ho fatto?”

“Ma come facevi a sapere che lesbicavano tra loro?”

“Oh, non era difficile immaginarlo, visto che si chiudevano sempre in camera. A quell’età è piuttosto normale per le ragazze fare qualche esperienza del genere. E’ capitato anche a me. Mi è bastato spiarle una volta per averne conferma. E poi non vedi come si guardano con gli occhi dolci.”

“Non me lo aspettavo, sembrava superiore a certe cose ….”

“Come vedi non è una santerellina. Per quel che riguarda la sua amichetta, non avevi comunque speranze di riuscita.”

Sapere che il cuore di Elena non è raggiungibile, invece di opprimermi mi solleva.

“Grazie mamma, mi sento meglio adesso”

“Lo credo bene, ti ho svuotato i testicoli” mi risponde ridendo di gusto e fa per andarsene. Giunta alla porta, si ferma e aggiunge: “A parte gli scherzi era molto buono come sempre”

Ho una mamma fantastica!

Mi ributto sui libri con entusiasmo e in breve finisco di fare i compiti.

A quel punto ho voglia di uscire all’aria aperta e chiamo Mike e Matteo per incontrarci al campetto di calcio.

Alla sera ho un appetito bestiale e la ritrovata felicità a quanto pare non fa piacere a quella perfida di mia sorella che, nel tentativo di farmi arrabbiare se ne esce con la frase: “Da quel che ho visto ieri la tua ragazza non trova più il tuo numero per richiamarti ….”

Papà la guarda con la faccia interrogativa e le chiede: “Perché cos’è successo ieri?”

Sono imbarazzato, ma non così tanto da non reagire: “E va bè, mi avete spiato mentre mi facevo una sega e allora?”

Che me ne uscissi con la verità, non se lo aspettava. Le avevo spuntato l’arma.

Mamma seria, fingendo di non sapere: “Ma sei impazzita, porti la tua amica a spiare tuo fratello. Sono cose nostre, che figura ci facciamo! Quello che succede a casa nostra deve restare a casa nostra, quante volte te lo devo dire!”

“Tua madre ha ragione” interviene mio padre “e poi la devi smettere di fargli i dispetti, sei grande ormai. Meriteresti una lezione!”

L’arma le se era addirittura rivolta contro e non c’è stato bisogno neanche di svelare i suoi punti deboli.

La sera a letto mi sento felice e aspettando il sonno ripenso a quella giornata così particolare. Fuori sento i tacchi della mamma tornata dalla tradizionale festa mensile con le amiche.

Mi tornano in mente quei due giovani corpi avvinghiati tra loro e a come fino a poco prima, stupidamente, credessi di poter avere qualche speranza di essere amato da Elena. Sento il mio cazzo reagire di scatto al ricordo del suo corpicino nudo e mi ritrovo a pensare che non avendo più la possibilità di avere il suo cuore, a quel punto, mi sarebbe andato più che bene tutto il resto.

Cerco di fermarmi lì e di pensare ad altro per riuscire a dormire, ma il mio uccello non ne vuole sapere di trovare pace. E’ a quel punto che sento lo scrosciare dell’acqua della doccia e mi è chiaro cosa fare.

Quando mi presento a lei nudo, con il cazzone alto, smette di insaponarsi e mi dice divertita: “Mi pare di capire che hai qualche problemino tra le gambe ….”

“Effettivamente avrei bisogno di aiuto. Non conosceresti mica qualche buon rimedio?”

“Diciamo che forse conosco la cura adatta, in cambio però dovresti lavarmi la schiena”

Le insapono la schiena accuratamente e per essere pignoli anche più giù. Poi la risciacquo completamente e alla fine le chiedo il meritato compenso.

“Oh sì ….la cura ….” rispose ridendo “me ne stavo scordando” e apre al massimo il getto dell’acqua fredda su di me.

“Questo è il rimedio migliore per i bollori” prosegue divertita come una ragazzina.

Chiudo l’acqua ridendo insieme a lei e le dico: “Veramente io ne conosco un altro ancora più efficace ….”

“E quale sarebbe, non mi viene in mente nient’altro ….”

“Te lo insegno subito” e abbracciandola stretta, da dietro le infilo il cazzo fra le gambe. Dopo un paio di strusciate si insinua facilmente nella sua fessura e comincia a percorrerla su e giù con sempre maggiore frenesia. Raggiungiamo l’orgasmo entrambi, ma non sazio, pur sentendo colare giù il mio sperma, continuo a montarla in quella posizione, fino ad inondarle nuovamente l’interno.

Alla fine ci sciacquiamo esausti, per quella che è stata la doccia più piacevole della nostra vita.

 

MERCOLEDÌ

Il mattino a scuola faccio fatica a concentrarmi. Durante la noiosissima lezione di Italiano, torno a riallacciare i nodi del ragionamento iniziato la sera prima. Mi trovo a conoscere un loro segreto e forse, dopo tanto patire, posso trarne qualche vantaggio. Nella mia mente, lentamente prende forma un piano che cerco di affinare fin dei minimi dettagli e alla fine scopro che il mio uccello, dentro i pantaloni, ne è entusiasta. Devo però contare su un alleato per la mia dolce vendetta.

A casa c’è il solito parapiglia del mercoledì per il classico appuntamento serale dei miei. Mamma è tutta presa dai preparativi ed esce quasi subito. Papà torna a casa presto da lavoro e prima che vada dal barbiere cerco di parlargli.

“Con chi vi incontrate stavolta?”

“Oh, stasera andiamo a trovare un vecchio amico con cui ci vedevamo fino ad un anno fa, finché non si è separato. Lui non ha mai smesso di invitarci a casa sua, ma non avevamo mai considerato un singolo per i nostri incontri. Lui ha tanto insistito e tua madre ha detto che le sarebbe piaciuto provare qualcosa di nuovo.”

Naturalmente ricordo il discorso fatto dalla mamma dopo l’ultimo incontro e trovo astuto il suo modo di aggirare il problema.

“Papà, mi potresti prestare per un po’ la tua macchina fotografica e la telecamera?”

So che è molto legato a quegli strumenti per via del suo sport preferito e infatti mi guarda storto.

“A cosa ti serve? Lo sai che è professionale e costa un occhio della testa. Non puoi usare il tuo cellulare per fare le foto?”

C’è solo un modo per farlo cedere facilmente: dirgli la verità.

“Diciamo che potrei avere la possibilità di fare un servizio fotografico moooolto completo a Liliana, ma senza delle buone apparecchiature rischio di sprecare l’occasione”

Papà ha gli occhi sbarrati e la bava alla bocca: “E come faresti? Io non ci sono mai riuscito. Hai bisogno di una mano? Quanto completo?”

“Non ti preoccupare di questo, basta solo che me le presti per qualche giorno e in cambio ti faccio visionare il materiale, sempre se tutto ciò resta un segreto tra noi, ovviamente.”

Come pensavo, non ha più alcuna obbiezione: “Stasera mi serve, ma domani mattina te la faccio trovare sopra l’armadio.”

Bene, penso tra me. Domani si apre la caccia.

La sera, mentre papà attende impaziente nel salotto mamma, io vado ad ammirarla mentre è in camera a compiere gli ultimi preparativi. Camicetta bianca molto fine sotto la quale si vede il reggiseno in pizzo, gonna con spacco audace, calze a rete nere e tacchi a spillo molto alti.

“Sei molto sexy” le faccio, avvicinandomi da dietro e accarezzandole il sedere, mentre si sta mettendo due gocce di profumo.

“Grazie caro, ma stasera ti dovrai accontentare di una sega …. è tardissimo!”

E’ quello che farò, penso tra me e la guardo mentre ancheggiando raggiunge mio padre.

Di lì a poco sarei andato dai miei amici proprio per masturbarci insieme davanti un film porno.

 

GIOVEDI’

Appena torno da scuola, vado direttamente in cucina da mamma a chiederle della serata.

Mentre butta la pasta, mi racconta tutto fin dall’inizio nei minimi particolari: la magnifica cena al ristorante, la lussuosa casa dell’amico, i ricordi rivissuti insieme, la signorilità dei suoi primi approcci sul grande letto, il suo prodigarsi per farla sentire a suo agio, prima, ed eccitarla in seguito con lunghi sfioramenti della lingua in tutto il corpo. Papà ovviamente presente, si gustava la scena e ogni tanto le dava un languido bacio.

“ Era tutto perfetto! E’ perfino ben dotato. A un certo punto, dopo averglielo messo in tiro, mi metto alla pecorina, aspetto che mi penetri e poi mi dedico a tuo padre, che già da un po’ se lo ritrovava duro a forza di toccarsi. Dopo pochi minuti e qualche colpo più rapido lo sento venire dentro di me.

Resto in quella posizione perché anche papà sta per venire e alla fine mi ritrovo con bocca e vagina piena. Non male a dire il vero, ma mi sarei aspettata che durasse un po’ di più. Ci abbiamo anche riprovato dopo un po’, ma non c’è stato verso. Poverino, era troppo carico, non è colpa sua.”

“Non ci sono più gli uomini di una volta” le faccio io ridendo.

“Parli bene tu che sei giovane! Ora siediti e mangia che è pronto”

Arriva a tavola anche Liliana che chiede subito: “Allora è rimasto soddisfatto il tuo amico ieri sera?”

“Certamente, non ha avuto di che lamentarsi. E adesso mangia impicciona!”

Finito di sparecchiare e fare un po’ di pulizie, mamma esce per fare compere e andare a trovare la sorella fuori città, giusto un po’ prima dell’arrivo di Elena.

Perfetto, è quello che stavo aspettando. Meglio di così non poteva andare, ma devo fare in fretta.

Accendo la TV a volume piuttosto alto e controllo il funzionamento della potente fotocamera. Quindi faccio una cosa della fondamentale importanza per il mio piano: dico a mia sorella che esco per andare agli allenamenti e poi a farmi una pizza con gli amici. Per rendere la cosa più credibile, dopo aver controllato di non essere visto, spengo la televisione e le faccio sentire la porta dell’uscio che si chiude. A piedi scalzi poi raggiungo le scale che portano in soffitta e lì mi apposto sdraiato davanti ad una presa d’aria che sbocca nella parte alta di una parete del salotto. E’ un ottima posizione, posso spostare un po’ la griglia senza che ciò si noti, grazie alla penombra offerta dal mobile sotto e domino tutta l’area. Punto la telecamera e provo qualche inquadratura con la macchina fotografica. Ora devo sperare di aver fortuna.

Quando ormai comincio a chiedermi se verrà, sento suonare alla porta e il mio cuore si mette a battere all’impazzata. Tutto il piano si basa sul fatto che credendo di avere il campo libero ed essendo un gran caldo, preferiscano trasferirsi in quel locale, dove il condizionatore riesce a dare un po’ di sollievo. Non le vedo arrivare e sento aprire la porta della cameretta. Accidenti un’occasione magnifica persa. Mi ritrovo come un babbeo in un soffitta caldissima per niente.

Mi sto per alzare, quando sento nuovamente il loro parlottare avvicinarsi.

Accidenti! Non è Elena quella insieme a mia sorella. Quella è Gigliola, un’altra compagna di Liliana, la conosco benissimo, anzi la conoscono tutti perché è la più figa della scuola. Peccato che nessuno finora sia riuscito nell’intento di conquistarla. Come si dice in questi casi, è una che se la tira moltissimo. Non altissima, tipo mediterraneo, carnagione ambrata, capelli neri lunghissimi che vezzosamente lascia cadere sopra la spalla destra, occhi scuri e gambe affusolate. Da come è vestita, non gliene importa nulla di far morire d’infarto qualche debole di cuore. Un corpetto che le lascia scoperte le spalle e fascia un seno quasi anormale per la sua età. Inoltre non va molto più giù delle sue tette e lascia a vista la vita molto stretta. Ma la cosa migliore è la minigonna in jeans, molto mini, che si regge miracolosamente sui suoi fianchi larghi e non si sa come faccia a coprire la zona pubica. Non l’avevo mai vista così sexy e il mio pisellone comincia a protestare per la mancanza di spazio. Inizio a scattare qualche foto e quando poggiano i libri sul piccolo tavolo colgo un’inquadratura pazzesca: a Gigliola, chinata in avanti, si vede il perizoma rosso e parte del sedere sbucare sopra la minigonna.

Si siedono sul divano che sta esattamente di fronte a me e continuano a chiacchierare.

Dalle finestre laterali una forte luce le illumina perfettamente e le fa sembrare ancora più belle. Ne approfitto per fare qualche altra foto.

Per dieci minuti si scambiano pettegolezzi, poi sembrano tuffarsi nello studio.

Pazzesco! Proprio oggi doveva succedere che mia sorella invita un’altra amica e decide di diventare una studentessa modello!

Ho fatto tutto per nulla.

Ad un certo punto accadde qualcosa. Liliana stacca gli occhi dal libro e poggia una mano sul ginocchio della sua compagna che sembra non scomporsi. Poi inizia a risalire, fino ad intrufolarsi sotto il gonnellino. Gigliola accenna ad una protesta. Non colgo esattamente le parole perché sono impegnato a far partire la telecamera, ma poi la vedo lasciar cadere il libro e divaricare le gambe. Ho già fatto tantissime foto.

Dopo qualche minuto mia sorella si alza e senza dir nulla si spoglia completamente. Poi fa alzare anche l’amica per fare lo stesso. Lei sembra un po’ intimorita da quel luogo un po’ anomalo.

E’ perfettamente depilata e non poteva essere altrimenti.

Dopo il consueto languido bacio, si stendono sul divano e iniziano a leccarsi reciprocamente procurandosi orgasmi a ripetizione. Quando tocca a Liliana prendersi cura della fighetta dell’amica, noto che per non perdere tempo, con una mano si sditalina. Che porca!

Chissà perché, ma vi viene in mente in quel momento mamma avrebbe a che ridire sulla possibilità di macchiare il divano.

Mia sorella ad un certo punto si allontana, presumo per andare in camera sua. Al ritorno, ha in mano una cosa che riconosco essere un vibratore. Si stende sul divano e di fronte all’amica che la guarda ammirata, insaliva l’oggetto ed inizia lentamente a penetrarsi. Subito Gigliola le va in soccorso. Lo prende in mano e prosegue a muoverlo avanti e indietro, mentre con la bocca tempesta di baci il corpo di mia sorella.

Sono estasiato. Vedo Liliana contorcersi dal piacere per molto tempo e non capisco quando ha fine un orgasmo e quando ne inizia un altro. Poi i ruoli si scambiano e alla fine sfinite, restano abbracciate una sopra l’altra, in silenzio. Dopo mezz’ora si ridestano dal loro torpore e si vestono, ma devo attendere ancora un po’ prima di vedere andare via Gigliola e poter scendere da quella soffitta.

Senza farmi sentire, esco e vado a prendere una boccata d’aria, in modo di avere il tempo di riflettere, prima di tornare a casa all’ora prevista.

Il fatto che non sia arrivata Elena, in fondo apre nuovi orizzonti al mio piano, possibilità che non avrei neanche osato immaginare.

Ma adesso ho un grande problema: devo urgentemente scaricarmi. Dopo quello che ho visto le balle cominciano a farmi male.

Quando arrivo a casa, trovo papà seduto sul divano davanti alla TV con Liliana stesa al suo fianco con le gambe sopra le sue. La televisione funziona, ma lui non la guarda affatto, chiaramente più interessato a sbirciare sotto il suo gonnellino. E’ attento più del solito e ciò può voler dire solo una cosa: quella porca non si è messa le mutandine. Chissà cosa ha in mente.

Li lascio perdere. Ho necessità più urgenti e mi dirigo frettolosamente in camera mia. Passando davanti alla porta del bagno, sento il rumore della doccia. E’ tornata anche mamma. Entro piano, mi spoglio e con il cazzo in tiro apro il box e le chiedo: “Posso farmi una doccia anch’io?”

Lei mi sorride e mi risponde: “Certamente! Temo però che lo spazio qui dentro sia troppo stretto per starci con quel coso di traverso. Dovrò prima trovare il modo di risolvere il problema.”

Fortissima mamma! Ottima scusa per metterselo in bocca e succhiarlo fino a farsi un’abbondante bevuta. Sfortunatamente o fortunatamente, dipende dai punti di vista, la cosa non si risolve ed è necessario continuare la cura, questa volta le riempio l’utero.

Dopo cena, scarico le foto sul PC e comincio a selezionarle.

 

VENERDI’

Il giorno successivo non torno a casa a mangiare dopo la scuola. Mi faccio una pizza con i miei amici e dopo una passeggiata per il centro ad osservare le ragazze vestite pochissimo a causa del gran caldo, andiamo agli allenamenti.

Fatta la doccia gli invito a casa mia per ripassare insieme matematica. Domani c’è il compito.

Una volta arrivati ci sistemiamo in salotto, perché più fresco e ci buttiamo sui libri. Papà deve essere ancora al lavoro e Liliana è uscita. Mamma invece, la sento canticchiare in cucina.

Dopo dieci minuti la vedo arrivare con in mano un panno per spolverare, con indosso una leggerissima sottoveste e le ciabatte. I miei amici, si girano per salutarla, ma restano sbalorditi dallo spettacolo. Le si vedono benissimo i seni in trasparenza e anche i capezzoli.

Anche lei è sorpresa e si blocca davanti ai loro sguardi.

Non so come, ma cerco di salvare la situazione: “Mamma, ti presento Matteo e Mike, due miei compagni di scuola. Si sono offerti di aiutarmi a studiare una materia per domani e così gli ho invitati.”

“Potevi avvisare però, così potevo rendermi presentabile ….” dice seria tenendo il panno davanti al petto.

“Non si preoccupi signora, non vogliamo disturbarla. Continui pure senza problemi. Piacere, io sono Mike!”

Mamma gli stringe la mano compiaciuta per la sua educazione e poi fa lo stesso con Matteo che non sa dove posare gli occhi per l’imbarazzo.

“Scusate ragazzi, ma fa un caldo …. Vado a mettermi qualcosa. Voi continuate pure.”

I miei amici la seguono con lo sguardo, poi si girano verso di me con gli occhi sbarrati, la bocca semiaperta e quasi la bava alla bocca: “Uau, che mamma fantastica che hai! Quasi, quasi le chiedo se mi adotta.”

Mike ha sempre voglia di scherzare. Ora diventa più difficile riconcentrarsi sullo studio e scommetto che anche loro hanno un problema in mezzo alle gambe. Per fortuna il tavolo copre tutto.

Dopo mezz’ora, sul più bello che abbiamo ritrovato la concentrazione, ricompare mamma con un in mano un vassoio di biscotti e del the. Si è cambiata, ma non so se ne rende conto, la situazione non è migliorata di molto. Il vestitino senza maniche che indossa è piuttosto elegante, ma ha un decoltè pazzesco e il reggiseno che ora porta, le schiaccia le tette e gliele avvicina, evidenziandole ancora di più. Inutile dire della gonna attillata con spacchi laterali lunghissimi.

Quando si china vicino a me per posare le vivande, gli sguardi dei miei amici si perdono in un unico punto e questa volta, sono sicuro, dalla loro bocca semiaperta esce la bava. Se a qualcuno che sta leggendo viene in mente sia per i saporitissimi biscotti, forse non ha capito molto della situazione e forse dovrebbe ricominciare da capo a leggersi la storia.

“Ecco ragazzi, servitevi pure. Vi serve qualcos’altro?” ci dice ingenuamente.

Per un attimo è il silenzio più totale, ma mi sembra di vedere cosa passa nella mente dei miei amici. Prima che la cosa vada oltre, le rispondo: “Grazie, siamo a posto così. Abbiamo ancora tanto da studiare.”

Purtroppo non riusciamo più a combinare nulla. Lei continua ad andare avanti indietro e ci distraiamo continuamente.

Quando se ne vanno, mi vado a fare una sega e penso che appena arrivati a casa faranno lo stesso pure loro.

Per il classico film hard del venerdì, papà stavolta opta per il genere lesbo, giustificando la scelta bizzarra con l’eccezionale bellezza delle attrici e la stupenda ambientazione. All’inizio scettico, a film iniziato devo riconoscere che ha buon gusto. Il cazzo ci si indurisce subito e cominciamo a consolarlo con la mano. Mamma impegnata nelle sue faccende si ferma solo un attimo e ci raccomanda: “Ho da fare, ma chiamatemi quando siete a buon punto!”

Anche Liliana passa di lì sbuffando come al solito, ma questa volta non se ne va. Facendo finta di leggere, guarda il film da un angolo della cucina. Ovviamente so perché le interessa.

Quando inizia l’ultima scena, sento di non poter resistere oltre e guardo papà per capire a che punto è. Mi fa un cenno con la testa e poi dice: “Tesoro, se ti interessa ancora, noi saremo pronti!”

“Arrivo, aspettatemi! Chi faccio per primo?”

“Credo che Riccardo sia più urgente.”

Mamma si siede accanto a me, si china e lo imbocca. Quando inizia a succhiarlo, mi lascio andare e mi sembra che mi prosciughi anche l’anima. Dopo averlo deglutito di gusto, dice: “Grazie caro!”

Poi vedendo mia sorella poco lontano le chiede: “Vuoi provare a bere tu quello di papà?”

Stizzita dalla domanda risponde: “Non ci penso nemmeno! Che schifo.”

“Ma se non lo hai mai assaggiato, come fai a dire che non ti piace?” replica mamma.

“Ti ho detto di no!”

“Come vuoi, non sai cosa ti perdi!” e in breve prosciuga anche papà.

Il resto della serata lo passo a fare preparativi per il giorno dopo. Le insegno io a fare tanto la schizzinosa.

 

SABATO

Come previsto i miei vanno a far compere in un grande centro commerciale fuori città ed essendoci in ballo dei vestiti per la mamma, credo che la cosa andrà per le lunghe. Questo e il fatto che mia sorella sia a casa, è tutto ciò che serve per il mio piano.

Carico un DVD hard sul lettore, mi spoglio e seduto sul divano mi massaggio un po’ l’uccello.

Il volume alto fa arrivare in tutta la casa le urla di piacere della protagonista alle prese con un affare nero enorme. In breve Liliana, vestita con dei pantaloncini cortissimi e una canottiera aderente, esce dalla sua cameretta incuriosita e vedendo la scena immancabilmente dice: “Sei sempre il solito porco. Fai schifo!”

“Tu invece sei sempre più scontrosa!” le ribatto dopo aver abbassato il volume “Dovresti essere più carina con me. Perché non inizi con lui” proseguo, indicandole il cazzo che ho in mano desideroso di coccole.

“Sei proprio scemo. Non ci penso proprio!”

“Invece credo che dovresti pensarci un pochino” e con il telecomando cambio il canale del televisore, passando alla visualizzazione dalla chiavetta USB.

Sullo schermo compare una foto di lei nuda che gira per casa, anche se dal primo piano non si capisce esattamente dove.

Il fatto che sia arrossita e non reagisca subito, mi fa pensare che sto colpendo nel segno.

Dopo un attimo si riprende rabbiosa: “Maiale, quando hai fatto quella foto? Cancellala subito, o lo dico a mamma!”

“Pensavo ti aiutasse a diventare più dolce, invece sei sempre più scorbutica!”

“Perché? Speri di usarla per ricattarmi? Sei proprio uno stupido, sai benissimo che ci andresti di mezzo anche tu. E poi avrei anche io tante cose da raccontare su di te. Non ti conviene proprio!”

Dal sorrisetto che fa alla fine, capisco che non ha intenzione di arrendersi e senza scompormi avanzo al fotogramma successivo che la ritrae in piedi mentre bacia Gigliola, entrambe sono nude.

“Hai ragione, però se questa arrivasse casualmente tra le mani di Elena, non sarebbe molto contenta.”

Stavolta è bianca in volto perché capisce quando è successo. Non le lascio il tempo di riprendersi e vado avanti con una foto che riprende solo Gigliola seduta sul divano con le gambe aperte e il vibratore al lavoro.

“Questa invece se arrivasse anonimamente alla casella di posta elettronica della farmacista Pieroboni, sua madre, scommetto che resterebbe moooolto riservata ….”

Lascio andare avanti le foto e lei resta attonita per qualche minuto, poi con uno scatto afferra la chiavetta e se ne impossessa.

“Fai pure” le dico con molta calma “ho comunque fatto delle copie.”

“Bastardo! Ci hai spiato.”

“Guarda queste come sono venute bene …. e questa come mette in risalto tuoi fianchi” le dico tranquillamente mentre mi sego sempre più eccitato.

“Non avresti il coraggio!” mi fa con ritrovata aria di sfida.

Conoscendola, mi sono preparato a questa reazione e le mostro lo schermo del mio cellulare dove appare la foto di una ragazza china a cui si vede uscire il tanga dalla minigonna.

“La riconosci?”

Non le lascio il tempo di dare una risposta, comunque inutile. Premo un tasto e la invio.

“Cosa hai fatto? Sei pazzo?”

“Ho semplicemente reso partecipe della mia felicità qualche amico. Pensi ancora che non avrei il coraggio?”

“Cancellale subito o lo dico a papà ….”

“Oh sì, lo so che tu e paparino andate d’accordo, ma credi davvero che sapendo delle foto, me le faccia cancellare?”

Tace perché sa che ho ragione.

“Si può sapere cosa vuoi?”

“Cominciamo a ragionare. Sai, ci ho pensato su e ho capito che riuscirei a regalartene una, solo in un momento di grande felicità, dove dimentico gli sgarbi che mi hai fatto.”

“E cioè?”

“Quando sborro, ovvio!”

“Porco, pensi solo a tuo uccello!”

“Da quello che ho visto, neanche tu sei una santerellina!”

“Stupido!” mi risponde stizzita per non essere riuscita a tenermi testa e se ne va in camera sua.

Mi sono giocato le mie carte fino in fondo e non so se ne ricaverò qualcosa. Non ho veramente intenzione di metterla nei guai, anche se lo meriterebbe. Almeno ne avrà ricavato una lezione di umiltà ed io, molte belle foto. Chissà, magari in futuro anche quelle di Elena.

Rassegnato, riprendo a gustarmi il film e a segarmi.

“E quante sarebbero queste foto?”

Quasi mi viene un colpo, non mi aspettavo che tornasse.

“Circa trecento, 287 per la precisione” le rispondo tranquillo.

“Tu sei matto! Non ce la farò mai, sono troppe.”

“Oh, se è per questo non ti preoccupare, potrei venirti incontro con qualche offerta speciale. Dipenderà da te, io non ho fretta” le dico con un sorrisino.

“E come faccio ad essere sicura che le cancelli?”

“Ti dovrai fidare per forza!”

“Vorrebbe obbiettare qualcos’altro, ma ormai non ha più argomenti e dopo un attimo mi fa: “Bastardo!”

Si siede accanto a me sul divano e con un po’ di timore allunga la mano sul mio uccello a cui la discussione sembra essere interessata. Quando lo tocca, il mio cuore comincia a battere all’impazzata. Sembra un sogno. Quasi non ci speravo.

Dal suo viso teso, capisco che le deve essere costato tantissimo arrivare a quel punto visto il caratterino che si ritrova e le lascio i suoi tempi.

“Continua a guardarti il film, cosi facciamo prima!” mi fa mentre inizia ad andare su e giù.

Sono abituato ormai alla sua scontrosità e non ci bado molto.

Per non rovinare la magia, non replico nulla e mi concentro sulla scena che sta scorrendo in TV.

Ce l’ho duro come non mai, tanto che mia sorella con la sua manina non riesce a piegarlo in una posizione diversa. Mi rendo conto che non è il film ad eccitarmi in quel modo e dopo qualche minuto con la coda dell’occhio, mi metto a guardarla. E’ concentratissima nel svolgere il suo compito e non se ne accorge. Da dietro i suoi occhiali fissa senza sosta il mio cazzo cercando di carpirne i segnali, è un’esperienza nuova per lei.

Ad un certo punto le si stanca la mano e per usare l’altra, si piega su di me. Ho così la possibilità di ammirare la rotondità del suo magnifico culetto appena fasciato dai pantaloncini aderenti.

Ma la cosa fantastica è lo scorcio delle sue giovani tettine che gonfiano la canottiera a tal punto che mi permettono quasi di vederle l’ombelico.

E’ il massimo, vengo!

Non faccio in tempo ad avvertirla o forse do per scontato che ci arrivi da sola, fatto sta che i potenti schizzi colpiscono Liliana in faccia. E non solo. Quando si alza è ormai troppo tardi. Gli occhiali le hanno protetto gli occhi, ma è ricoperta di sperma che le cola giù sulla canottiera. Furente corre verso il bagno a lavarsi.

Quando la vedo tornare arrabbiatissima con solo i pantaloncini addosso, per evitare la predica la precedo: “Questo imprevisto è stato così bello che ti meriti due foto invece di una, più una terza per essere qui davanti a me seminuda.”

La frase fa il suo effetto perché la vedo sbollire un pò. Non si aspettava di raggiungere così in fretta quel risultato.

“Ma va al diavolo!” replica a par suo e si ritira in camera.

E’ andato tutto benissimo e, a quanto pare, senza sporcare il divano. Mamma non avrà nulla da ridire.

E proprio a mamma penso a mezzanotte, disteso sul mio letto. Spero che mantenga le sane abitudini.

Dopo pochi minuti infatti, entra in camera mia, lascia cadere la leggerissima sottoveste e mi fa: “Ti va di fare compagnia alla tua vecchia mammina o sei troppo stanco e preferisci dormire?”

Quando alzo il lenzuolo e le faccio vedere l’uccello svettante le dico: “Tu che dici?”

Mi sorride divertita e si stende accanto a me. Stretti uno all’altro, cominciamo a baciarci in bocca come forsennati ed io allungo una mano tra le sue gambe per solleticarle la figa. Attendo di sentirla umida e poi, senza fermarmi, mi stacco dalla sua bocca e le dico: “Volevo chiederti una cosa, ma non so come fare ….”

“Dimmi! Non aver paura!” mi risponde sempre più eccitata.

Sapendo che non c’è miglior momento di quello, mi faccio coraggio: “L’hai mai preso dietro?”

“Oh, porcellino che non sei altro, sei curioso di provare? Non lo hai mai fatto prima?”

“Beh, no!”

“Io è un bel po’ che non lo faccio, sarò fuori allenamento.”

“Ti prego fammi provare!”

“Se proprio lo desideri ti accontento, ma devi promettermi di andarci piano. Aspetta che vado a prendere un preservativo e del lubrificante.”

Quando torna nella mia stanza ancora tutta nuda, ha con sé tutto l’occorrente.

Si inginocchia vicino e cominciando a massaggiare con la mano il mio uccello dice: “E’ importante che sia bello duro, ma questo per te sembra proprio non essere un problema. Il problema sarà per me che non ne ho mai presi di così grossi finora.”

Quando se lo mette in bocca sembra quasi volerne saggiare la consistenza e le dimensioni prima di affrontare la grande prova.

Evidentemente è soddisfatta perché subito mi infila il preservativo e lo cosparge di lubrificante con una mano. Poi mi passa la boccetta, si posiziona in ginocchio con il culo alto e la testa appoggiata sul cuscino. Il suo buchino è perfettamente alla mia vista e sembra un invito a nozze.

“Mi raccomando, prima ci metti un po’ d’olio sopra e me lo massaggi.”

Eseguo con piacere e con il dito indugio lentamente intorno a quella piccola apertura i cui muscoli sento rilassarsi sempre più. Intanto con l’altra mano inizio ad occuparmi anche dell’altra fessura che in breve si impregna di umori. La sento gemere sempre di più e insisto senza pietà finché non la sento venire.

“Sei fantastico Riccardo! Mi fai morire.”

“Grazie mamma! Ma il bello comincia adesso.”

Il suo ano si contrae in maniera spasmodica e non ho dubbi che sia arrivato il momento giusto.

Il mio cazzo è talmente rigido che fatico a posizionarlo correttamente. Lo appoggio e poi con piccoli colpetti, comincio a tastare la resistenza che mi offre. Lei sembra non soffrirne più di tanto. Piano piano lo sento allentarsi sempre di più e quando sono dentro con tutta la cappella, mamma mi fa: “Ora entra piano e non ti fermare!”

Avanzo finché mi è possibile, tenendola sui fianchi. Alla fine la sento emettere un gemito e tornare a respirare. Sono completamente dentro!

“Tutto bene mamma?” le chiedo preoccupato.

“Sei stato molto bravo per essere la prima volta …. molto delicato!”

“Grazie!”

Inizio ad andare avanti e indietro nelle sue viscere. I muscoli che all’inizio sentivo stringersi sul mio uccello, si sciolgono sempre più. La cosa è così eccitante che non mi serve continuare molto e dopo un repentino aumento di velocità, che la fa quasi urlare dal piacere, vengo dentro di lei.

Sudatissimo, mi stendo esausto a tirare il fiato, con il preservativo gonfio di sborra sul cazzo semirigido.

“Allora? Ti è piaciuto?” mi dice con un sorriso.

“Moltissimo! E a te?”

“Oh certo!”

“Grazie!”

“Cosa non farebbe una mamma per il proprio figlio ….” esclama divertita.

Poi si avvicina e amorevolmente con una salvietta me lo pulisce all’esterno. Me lo toglie, badando di non farne uscire neanche una goccia e tenendolo sospeso in alto con le dita mi fa: “Sei sempre abbondante. Non ho mai conosciuto nessuno che venisse così tanto. Bravo!” e mi da un bacino sulla bocca. Poi per un attimo riguarda il sacchettino di liquido che tiene in mano, mi sorride con malizia e spalancata la bocca, lo riversa all’interno lasciandolo sgocciolare completamente.

La guardo esterrefatto.

Chiusa la bocca, prima di deglutire, sembra assaporarne il gusto fino in fondo.

“Mamma …. sei proprio ingorda!”

“Era un peccato buttarlo via!” si giustifica.

E per non smentirsi, si preoccupa subito di pulirmi l’uccello a forza di passate di lingua.

Non ne resto indifferente. Già guardando la scena di prima mi si era impennato di nuovo, ora aveva ripreso tutto il suo vigore.

Lei se ne accorge ovviamente e mi chiede: “Quante volte ti sei segato oggi? Questa è la terza o la quarta?”

Ovviamente si ricorda che le avevo detto di avere l’esigenza di masturbarmi quattro volte.

“La terza” le dico, mentendo.

“Oh, ecco perché sei ancora così carico. Il mio ragazzo ha bisogno di sfogarsi ancora.”

Il ragionamento non fa una piega.

Così quando si cala a smorzacandela sul mio cazzo, la lascio fare. La sua figa è fradicia e mi sa che è più preoccupata della sua eccitazione che della mia.

Per qualche minuto resto inerme mentre lei muove il suo corpo, completa padrona dell’uccello.

Poi, desideroso di palpare e succhiare le sue lunghe tette, la attiro a me. Anche a lei piace molto, lo sento da come si bagna. La sua figa è sempre più calda e si contrae ritmicamente. Sta venendo a ripetizione.

Sono quasi al limite. L’abbraccio stringendola a me, così da sentire il suo morbido seno allargarsi sul mio petto e con dei rapidi colpi di bacino, vengo dentro di lei tra le grida soffocate di entrambi.

Ansimanti, ce ne restiamo in silenzio in quella posizione a goderci fino all’ultimo quell’ondata di piacere.

E’ già l’una passata quando se ne va. Sono sfinito. Per fortuna che le ho detto che era la terza volta, avrebbe continuato altrimenti?

Con quel dubbio, piombo in un dolce sonno ristoratore.

La prima sensazione che provo, ancora prima di aprire gli occhi, è quella del cazzo in erezione. Per il caldo mi sono addormentato con la sola maglietta addosso ed ora sicuramente svetta felice come ogni mattina. Deve essere prestissimo e il sonno è ancora tanto per cui cerco di ignorare la cosa.

Dopo pochi secondi comincio a rendermi conto che c’è qualcos’altro. Qualcuno me lo sta toccando!

Apro finalmente gli occhi e mi rendo conto che davanti a me, inginocchiata sul letto, c’è Liliana che me lo tiene in mano.

“Ma che cazzo fai?” le chiedo meravigliato.

“Non lo vedi? Ti faccio una sega.”

“Si, ma ti sembra l’ora? Sono le sette ed è domenica mattina.”

“So che a quest’ora ce l’hai sempre in tiro e non volevo lasciarmi scappare l’occasione di riscattare almeno una foto.”

“Ho ancora tantissimo sonno. Torna più tardi!”

“Non sarei di certo qui se qualcuno non mi stesse ricattando.”

“Ma ho dormito poco stanotte, ti prego ….”

“Sono affari tuoi, dovevi andare a letto prima. Io più tardi devo uscire.”

Non si immagina nemmeno quali fatiche mi abbiano limitato il sonno. Devo dire comunque che, malgrado il gran lavoro notturno, il mio uccello sembra molto felice di quelle attenzioni.

La osservo mentre è concentrata nel suo obbiettivo. Con la faccia seria continua ad andare su e giù pazientemente con la mano, finché non si stanca e prosegue con l’altra. E’ molto carina.

Se non fosse che poche ore prima mi sono scaricato, sarei già in procinto di venire.

Ad un certo punto sbuffa: “Uffa, ma quanto ci mette?”

Come se fosse la cosa più normale del mondo, le spiego: “Non basta andare su e giù con la mano per far venire un uomo. Così non finirai mai. Lo devi stuzzicare, lo devi coinvolgere e fargli sentire che sei coinvolta.”

“Quante complicazioni per una sega, non ne sarò mai capace!”

“Però con papà sai esattamente cosa fare e ci riesci benissimo!”

“Porco!”

Adoro farla arrabbiare e la provocazione ha effetto. Dopo un attimo di esitazione, si mette a cavalcioni sopra di me mostrandomi il suo stupendo culetto.

Le mutandine bianche ne seguono le meravigliose curve: dai larghi fianchi si immergono tra le natiche che sembrano quasi farle scomparire per tornare a gonfiarsi in mezzo alle gambe, dove si trova il suo frutto polposo.

“Adesso si che sei eccitante” le dico sapendo già di farla arrabbiare.

“Sta zitto e concentrati!”

Quella visione mi sta facendo andare al settimo cielo. Per fortuna che avevo sborrato due volte poche ore prima, altrimenti sarebbe già tutto finito.

“Posso darle una sbirciatina?” azzardo a chiederle.

“Non ci pensare nemmeno!”

“Ma renderebbe tutto molto più veloce e poi …. metterei in palio un’altra foto.”

Si ferma per un attimo e si gira per guardarmi. Evidentemente l’offerta le interessa, anche se le costa tantissimo.

“Le sposto solamente un pò” la rassicuro.

“Uffa …. e va bene, purché la finiamo una volta per tutte” mi risponde rassegnata.

Mentre riprende a massaggiare il mio uccello, io con le dita le scosto le mutandine, finché la sua meravigliosa figa è totalmente allo scoperto.

Che spettacolo fantastico. E’ lì davanti a me ad un palmo dal naso. Ne sento il dolce odore: le sue grandi labbra lo emanano come i petali di un fiore sprigionano il loro profumo.

Sono al culmine del piacere e attraverso i miei gemiti cerco di farglielo capire. Questa volta non si fa trovare impreparata e con le salviette cattura gli schizzi di sperma.

Quando mi pulisce con cura l’uccello, mi ricorda un po’ la mamma. Quindi scende dal letto, si sistema le mutandine in mezzo alle gambe e fa: “E siamo a cinque, me ne mancano 282!”

Quando se ne va, guardo la sveglia: sono le otto. Ho un sonno arretrato pazzesco, ma devo alzarmi per andare a giocare la partita.

Dopo una colazione veloce corro per raggiungere il resto della squadra e partire insieme a loro per un paese vicino.

Il riscaldamento sul campo conferma quanto già so: mi sento uno straccio e non potrebbe essere altrimenti dopo quello che mi è successo.

Provo a dire all’allenatore che mi sento poco bene, ma viste le altre assenze, allarga le braccia e mi spedisce in campo.

Malgrado giochiamo malissimo, siamo fortunati e portiamo a casa una vittoria. Evidentemente sono messi peggio di noi.

Quando torno a casa, il pranzo è quasi pronto. Meno male, non vedo l’ora di mangiare e farmi un pisolino.

Papà quando mi vede arrivare, si stacca dal televisore e mi raggiunge in camera. Strano!

Dopo poche frasi di circostanza in cui mi chiede della partita, finalmente capisco dove vuole arrivare: le foto.

“Sai, mi servirebbe la macchina fotografica ….”

“Oh, ma certo. Te la ridò subito!”

“Allora ti è stata utile? Sei riuscito a combinare qualcosa?”

“Sono stato abbastanza fortunato direi. Puoi giudicare tu stesso!” e gli passo la fotocamera.

Ho lasciato all’interno solo le foto che ritraggono mia sorella, cancellando tutte le altre, che conservo invece sul PC.

Prende a visionare sul piccolo schermo la trentina di foto rimaste, senza quasi respirare. Alla fine mi guarda ed esclama: “Ma come ci sei riuscito? Sono fantastiche!”

“Ora vai papà che mi devo cambiare. Ricordati che mi avevi promesso che la cosa restava tra noi.”

“Sì, sì …. grazie! ….Se ti serve ancora la macchina basta che la chiedi ….”

Pranziamo senza Liliana che è andata a trascorrere la giornata in piscina con le amiche. Tornerà solo il pomeriggio .

Mamma è particolarmente loquace. La sua allegria mi fa dimenticare la stanchezza. Papà invece sembra avere la testa da un’altra parte mentre mangia. La televisione continua a funzionare senza che alcuno la ascolti veramente.

Quando arrivo a poggiare la testa sul letto, il sonno mi prende immediatamente e mi sveglio dopo le tre. Sono sudatissimo e vado a farmi una doccia. Sono solo in casa, i miei sono andati a trovare dei parenti.

Con solo i boxer addosso poi, mi metto in salotto al fresco, a giocare con i videogames. Uscirò più tardi, ora fa troppo caldo.

Disteso sul divano mi sento la persona più felice al mondo. La dormita mi ha ristorato, tutto sta andando nei migliore dei modi e infine, non ho più l’assillo dei compiti perché mancano pochissimi giorni alla fine della scuola. Cosa si può volere di più?

A metà di un gioco, mentre la cosa si stava facendo interessante, ritorna mia sorella che si avvicina al divano con la borsa in una mano.

“Ciao!” le dico “Vi siete divertite o faceva caldo anche in piscina?”

“Uhm …. sono tornati mamma e papà?” risponde scontrosa come il solito.

“E’ presto, sono andati via da poco.”

Senza aggiungere altro se ne va in camera sua.

Dopo un po’ la sento riuscire, ma sono troppo preso dal finale del gioco per girarmi.

Me la vedo così capitare davanti con il bikini mozzafiato rosso dell’altra volta. Si piazza proprio davanti allo schermo e ovviamente a me non me ne frega più niente della partita.

Se ti sego vestita così, posso avere una foto extra?

Il mio uccello è già in attività e sarebbe propenso a dirle di sì. La mia testa invece pensa che occorre essere cauti, ancor più perché lei tiene lo tiene continuamente d’occhio.

“Non se ne parla nemmeno” le rispondo con freddezza calcolata “vale sempre la regola che se te ne togli uno vinci il bonus.”

Mi guarda irritata per parecchi secondi, poi avvicina le mani al nodo del reggiseno dietro la schiena e mette a nudo le sue tettine sode. Sono più chiare del resto del corpo per via dell’abbronzatura, ma proprio per questo mi piacciono ancora di più.

Il mio però, fa una cosa che non mi sarei mai aspettato: si abbassa il tanga e lo lascia cadere a terra.

“Così gli extra sono due vero?”

Imbambolato dallo spettacolo che mi trovo davanti, mi limito ad annuire con la testa. Non avevo mai visto il suo corpicino nudo così da vicino.

Poi trovo la forza di dire: “Vedo che cominci a capire come funziona il gioco.”

Non si degna nemmeno di rispondere. Mi sfila l’unico indumento che porto e con la mano si mette al lavoro.

Dapprima resta inginocchiata sul tappetto davanti a me, poi si rende conto che la cosa va troppo per le lunghe e si ricorda la lezione dell’altra volta: occorre stuzzicare.

“Stenditi!” mi fa.

Incuriosito delle sue intenzioni, eseguo il suo ordine.

Lei si inginocchia sul divano a cavallo della mia coscia e vi si siede sopra. La sua figa poggia su di me. In un modo o nell’altro gliela sto toccando e sono felice. Ma non finisce qui: riprende a segarmi con la mano e contemporaneamente inizia a strusciarla sulla gamba.

Quella diavoletta continua a sorprendermi. Cosa non si inventa per ottenere il risultato senza farsi toccare direttamente.

Anche se non lo ammetterà mai, la cosa deve piacere anche a lei perché ad un certo punto sento del bagnato sulla mia pelle. La guardo estasiato. Cosa non darei per toccarle le tettine.

Ad un tratto sento suonare tra le pieghe del divano: è il mio telefonino. Mike mi chiama per andare a fare il solito giro della domenica insieme. Per la prima volta rifiuto accampando delle scuse inventate al momento. Sembra non arrendersi e vuole venirmi a trovare a tutti i costi. Alla fine lo convinco che non è il caso.

Sono ormai al limite quando lei cambia mano per la stanchezza.

Provo a darle un suggerimento: a noi maschietti piace molto sentirsi massaggiare le palle. Sarà più veloce per te concludere.”

Mentre continua ad andare su e giù, mi fissa senza rispondere. Dopo qualche secondo allunga la mano libera e me le afferra come per sentirne la consistenza.

Non ci posso credere, lo sta facendo veramente.

“Avrò un bonus in più per questo, non è vero?”

“Non fare la furbetta, se non vuoi sono affari tuoi. Ci metterai di più!”

A quel punto succede una cosa che non mi sarei mai aspettato: la sua manina inizia a stringere sempre di più sul mio scroto, mentre lei mi fissa con aria di sfida. Sembra che me le voglia strappare.

“Sei impazzita, mi fai male!”

“Allora una piccolo extra non me lo merito?”

Il dolore è troppo forte, devo cedere. Questa volta ha vinto lei.

Lei mi sorride soddisfatta e riprende a massaggiarmele con dolcezza.

Perfida maledetta, ora tocca a me però! So come vendicarmi.

“Forse ti riesce meglio se ti metti come l’altra volta, con il culetto verso di me” le suggerisco con aria indifferente, sapendo che in un 69 risulta più difficile farlo.

Essendo una esperienza nuova, ingenuamente si mette a carponi con la figa verso di me e il sedere alto, sperando di accorciare i tempi.

Non aspettavo altro. Senza alcun preavviso, mi lascio andare e scarico tutto il contenuto dei miei testicoli contro di lei. I primi fiotti le colpiscono il viso, lei si ritrae istintivamente e il resto si scarica sulle seno e sul ventre.

Quando si alza è furibonda. Si toglie gli occhiali sporchi e mi dice: “Stronzo!”

“Così impari a farmi certi scherzetti!” le rispondo ridendo, mentre corre verso il bagno.

Dopo un’ora, ritornano i miei. Mamma molto accaldata va subito a fare una doccia ed io le farei volentieri compagnia se papà si decidesse a piazzarsi come al solito davanti alla TV per sentire i risultati delle partite.

Ma dove si è cacciato! Sul balcone a spiare la vicina non lo vedo. Non è neanche in camera sua. Che stia facendo una doccia assieme a mamma? Strano!

Finalmente lo trovo: è davanti alla porta della camera di Liliana e sta chiaramente tentando di sbirciare all’interno.

Accidenti è proprio vicino al bagno. E chi lo muove da lì.

Quando mamma esce avvolta nell’accappatoio e si siede sul divano, mi accontento di vedere le sue gambe accavallarsi, mentre faccio finta di sfogliare un quotidiano.

Ad un tratto, la vedo distogliere lo sguardo dall’apparecchio e come d’istinto chinarsi ad osservare il cuscino al suo fianco. Maledizione ha trovato una macchia, sono finito! Non me ne ero accorto.

Con il dito la sfiora, poi se lo porta al naso e infine vi appoggia la punta della lingua.

La vedo riflettere incerta. Vorrei scomparire e sprofondo ancora di più con la testa tra le pagine del giornale.

Per fortuna la giornata si conclude senza conseguenze.

 

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