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Era una splendida giornata, il sole caldo mi baciava il viso, mentre la zia dietro di me carezzava i miei lunghi capelli biondi.
Ero a casa sua sdraiata sul divano con la testa appoggiata sulle sue ginocchia ma per me era come essere in paradiso, adoravo la mia unica zia Pamela, le sue coccole mi facevano sentire bene, tanto bene da volere che non finissero mai.

-Allora come va con i ragazzi ?

La domanda mi mise in imbarazzo, avessi avuto un corpo come il suo non avrei avuto problemi con i ragazzi, ma invece mi ritrovavo un fisico asciutto e un seno piccolo che mi facevano apparire più giovane di quanto in realtà non fossi.
Mi sentivo insicura e brutta, per questo mi piaceva tanto la zia, era il mio opposto formosa, bella e sicura di se.
-Mi chiamano ancora acciuga come alle superiori, risposi.
-Che idioti gli uomini non capiscono nulla, sei cosi carina ..

Smise di coccolarmi i capelli e con dolcezza fece scivolare la sua mano sul mio viso facendola scendere fino alla base del collo per poi farla risalire sul altro lato del mio volto. Mi piacevano molto quelle carezze.

-Magari con le ragazze va meglio ce mica una compagna di classe o una insegnante “speciale”….
Pensai scherzasse
-hahahhahaha zia ma va una ragazza?
-Che ce mi male? Le donne sono diverse, più dolci delicate comprensive sensibili, vedono molto più in la degli uomini.
Non stava scherzano, senza che me ne rendessi conto la sua mano scese più in giù si infilo nella scollatura della maglietta, non usavo quasi mai il reggiseno, e comincio a carezzare i miei piccoli seni.
Sorpresa imbarazzo, forse la paura che si arrabbiasse con me, che mi guardasse in quella maniera….come se per lei non fossi nessuno, mi faceva sentire cosi male quando mi guardava in quella maniera, forse tutte queste cose assieme mi impedirono di muovermi, di ribellarmi mentre le sue dita strizzavano i miei capezzoli.
Contrariamente a ciò che mi aspettavo il mio corpo reagi a quelli stimoli saffici,
i capezzoli si indurirono e cominciai a sentire caldo, ma ero ancora confusa la zia sta provando a sedurmi? Io non capivo…
Pamela, si alzo dal divano per inginocchiarsi sul pavimento affianco a me, passo il braccio sinistro sotto il mio collo e si spinse ancora avanti fio a raggiungere con la mano i miei seni.
La sua lingua sul mio orecchio.
Sentii lunghi brividi percorrere tutto il mio corpo, poi parlo.
-La mia piccola Shamanta, cosi dolce cosi bella cosi insicura cosi…docile.
La sua mano libera raggiunse il mio ventre e si infilo sotto i pantaloni dentro il perizoma , delicatamente struscio contro il mio pelo e infine sentii un suo dito alle porte del mio sesso. Inutile e stupido negarlo, sesso completamente umido e bisognoso delle attenzioni della zia.
-Ti piace?
Raccolsi il coraggio e a occhi chiusi le risposi.
-Si, ma piano sono vergine….
-Lo immaginavo, non aver paura guardami.
Mi vergognavo da morire ma feci uno sforzo e la guardai.
Lei era sopra di me i suoi occhi blu mi fissavano mentre mi sorrideva, era cosi bella e mi fece sentire cosi speciale, ero sua, avrei fatto qualsiasi cosa volesse perché continuasse a guardarmi cosi.
Il suo viso angelico si avvicino al mio e le nostre labbra si incontrarono mentre la sua lingua entrava in me, dolce ,morbida ,esperta.
Le dita della mano sinistra si strinsero forte intorno al il mio capezzolo mentre con la destra continuava a carezzare il mio sesso umido senza mai possederlo completamente.
Il piacere saliva vorticosamente inarcai il mio corpo, come ad offrirmi silenziosamente a lei, sperando che che quel dito che mi stava facendo impazzire mi facesse sua, mi deflorasse entrasse in me per farmi finalmente diventare donna, ero vergine ma ero anche alle soglie del mio primo orgasmo saffico e dalle permesse sembrava il più intesso che avessi mai avuto, volevo essere sua fino in fondo.
La zia si stacco da me, era a un palmo dal mio viso e disse
-Continua a guardarmi non chiudere gli occhi e non essere timida quando vieni
dillo, non devi vergognarti di avere un orgasmo.
-SI zia..siii
non capivo più nulla ero fuori di me
-Più veloce ,più veloce.
Il dito ora mi massaggiava la clitoride.
Il piacere saliva a ondate il viso della zia mi sorrideva i miei occhi persi nei suoi
-GODO GODO
Stavo gridando, Pamela si precipito a baciarmi la sua lingua entro nuovamente in me, la lascia fare io ero persa in quel attimo di piacere assoluto.
Tremavo.
L orgasmo era terminato ma il mio corpo tremava come se piccole scosse elettriche lo percorressero tutto.
Il piacere si allontanava, piano piano riprendevo il controllo di me.
-Piaciuta la tua prima volta? Sono stata brava? Mi chiese
-Meraviglioso, sei stata fantastica…
Mi interruppi incerta non sapevo come proseguire, non sapevo come rivolgermi a lei, cosa era stato? Un assaggio di quello che può fare una donna ad un altra?
Ce ne sarebbero state altre? Eravamo amanti o fidanzate, o era solo una parentesi nelle nostre vite che avremmo dovuto dimenticare, dovevo chiamarla zia o Pamela?
No non poteva essere un avventura io la volevo ancora e la volevo tutta per me.
Finii la frase.
-Meraviglioso sei stata fantastica Pamela
-Non essere irriverente Sami chiamami zia
Rimasi delusa voleva dire che era già finito tutto?
Mi alzai in piedi come aveva fatto lei prima di me le buttai le braccia al collo e la baciai.
Lei rispose al bacio e mi strinse a se, sentivo i suoi seni abbondanti contro il mio corpo, le sue mani sui i miei glutei li strizzavano energicamente, non pensavo fosse cosi forte.
Il bacio fu lunghissimo io ero di nuovo eccitata e lei sicuramente anche più di me.
-Ora tocca a me, devo ricambiarti il favore. Dissi appena le nostre lingue si sciolsero.
La zia mi guardo pensierosa senza dire nulla per un interminabile attimo, poi come se avesse preso una decisione disse:
-Vuoi essere mia, la mia gattina?
Che dolce chiamarmi gattina
-Certo sarò la tua gattina.
Eravamo ancora una difronte all’altra e la baciai di nuovo.
-Sara doloroso ti avverto
Doloroso? Cosa voleva dire.
Non ebbi il tempo di rifletterci sopra.
Un attimo dopo eravamo in camera sua nude, ammiravo il suo corpo cosi femminile , le gambe dritte e ben tornite il lato b cosi proporzionato,la vita stretta e il seno grosso,certo qualche segno del eta si vedeva ma per me era una dea-
-Sei bellissima. Le dissi.
Mi regalo uno dei suoi magnifici sorrisi e poi mi ordino di sdraiarmi sul letto a pancia in giù.
Era un ordine non una richiesta, obbedii non volevo contrariarla.
Mi misi al centro del letto. Lei si avvicino e mi fece allargare gambe e braccia poi prese da un cassetto dei fular di seta e lego il polso destro al angolo alto destro del letto.
Ripete l operazione con tutti gli altri arti quando ebbe finito ero legata saldamente e non potevo muovermi.
Comincia ad avere paura.
-Zia che vuoi fare?
Pamela si sdraio sopra di me e mi sussurrò al orecchio
-Ti faro male piccola.
Prima di ho dato piacere ora ti faro soffrire e poi ti darò di nuovo piacere. Faccio sempre soffrire le mie gattine, mi piace mi eccita, ma non aver paura basta che tu mi dica di fermarmi e io mi fermerò, ti libererò…e ci dimenticheremo ciò che accaduto qui oggi, credo anzi che sarebbe il caso di vederci meno perché una cosa simile non si ripeta.
A dire la verità non vorrei proprio vederti più.
Sarei delusa da te.
Posso cominciare?
Quelle parole mi gelarono il sangue
se avevo capito bene o facevo come voleva lei o non ci sarebbero più stati rapporti tra noi.
No no no no no.
Quello che era successo poco fa poteva aver rafforzato il nostro rapporto ma io adoro mia zia fin da bambina. E sempre stato importante che lei fosse orgogliosa di me che mi volesse bene …che mi amasse. O sempre visto la zia come una seconda madre a essere sincera a volta anche come prima.
Non posso rinunciare a lei ora meno che mai.
-Puoi farmi ciò che vuoi zia, sono la tua gattina.
Mi guarda mi sorride dolce come sempre. Sono felice non l ho delusa.
In fono quanto male può farmi?
-Brava tesoro, ancora una cosa: non gridare i vicini non capirebbero.
Sento il suo corpo strusciarmi su di me i suo seni sulla mi schiena il suo sesso sulla mia gamba destra, sta scendendo lo sento sulla coscia poi sul polpaccio dopo di che sento passare i suoi seni e la sua lingua giù piano dalla mia schiena al polpaccio tracciando la strada con la saliva.
Una volta arrivata al estremità della gamba la lecca la bacia sento le sue labbra sulla mia pelle e infine i suoi denti affondano nella carne soda del mio polpaccio.
Mi sta mordendo.
Stringo i denti non voglio gridare, un attimo ed e finita, ma un secondo dopo ancora un morso e poi un altro non mi da tregua passa all’altro polpaccio lo morde diverse volte poi comincia risalire, morde le cosce.
I’ interno delle cosce dove la carne e morbida e fa più male, infila la testa tra le mie gambe e morde senza pietà.
Trattengo gli urli, ma sordi lamenti escono dalle mie labbra serrate, le lacrime rigano il mio volto.
Mi da un attimo di pausa accarezza i miei glutei li bacia, mi piace.
Un dito che ben conosco si infila tra di essi e scende fino ad incontrare nuovamente il mio sesso, mi da il tempo di riprendermi e di rendermi conto che..
-Sei tutta bagnata gattina.
La zia a ragione non so come ma sono fradicia.
Singhiozzo e cerco di capire come successo io non me ne sono accorta.
Intanto lei torna a darmi piacere con le dita mentre la bocca bacia ancora le mie natiche fin a sentire la lingua lambire il mio ano.
Gemo di piacere e bello, spero sia finita con il dolore.
Cerco di spingere in giù con il bacino come ad invitare il suo dito ad entrare in me.
Ormai mi e chiaro la mia verginità e sua, ma vorrei che lo capisse da sola mi vergogno a dirglielo.
La sua lingua si sposta dal mio ano, si porta su un gluteo non mi lascia nemmeno il tempo di formulare un pensiero che lo morde.
E il morso più forte che mi abbia mai dato fin ora se mi concentrassi potrei contare i denti che mi azzannano.
E stata veloce non lo aspettavo faccio fatica a trattenere l urlo di dolore, per fortuna non smette di toccarmi questo rende più facile sopportare il mio inferno di piacere e dolore,.
La zia lascia la presa, il dolore si attenua, sento la carne pulsare il piacere sale ancora ed ho un orgasmo, sento la vulva allagarsi e affogando nel piacere capisco che di me non conosco quasi nulla.
Il dito che tanto piacere mi ha dato si allontana dal mio sesso.
-Hai un sapore squisito. Dice la zia.
Avrà forse assaggiato le mie secrezioni?
Spero di si.
Ma non ho tempo per pensare non mi da un attimo di pausa, ricomincia a mordermi, adesso e sulla schiena e sale fino ad arrivare al collo.
Mi morde come una vampira assetata di sangue,prima un lato poi l altro.
E a cavalcioni sulla mia schiena il suo sesso a contatto della mia pelle e lo sento bagnato, si sta eccitando veramente nel farmi soffrire, dovrei essere felice?
E perché no? O sofferto ma anche goduto di questa situazione e soprattutto non ho deluso la mia dea, mia zia.
Si struscia sempre più velocemente credo stia per avere un orgasmo.
Si ferma la sento ansimare, gli ultimi attimi sono stati molto intensi, mi libera dei fular, spero sia finita.
Invece no.
-Rimani nella stessa posizione ma girati sulla schiena.
Un nuovo ordine.
Mi rigiro. Sono sdraiata sul lettone fissando il soffitto mentre mia zia mi lega nuovamente al letto.
Si sdraia nuovamente su di me, posso osservare il suo viso, per tutto il tempo in cui mi a morso da dietro non l ho potuto vedere, ma ho immaginato che una smorfia di piacere sadico lo deturpasse invece no, e bella ed angelica come sempre, e continua a guardarmi come prima, come se fossi la donna più importane di questo mondo. Sorride e con tenerezza mi dice:
-Ora ti morderò i seni
Come fa ad essere cosi dolce e sadica allo stesso tempo? Penso mentre la vedo scendere sui mie seni come una cucciola affamata.
-UHMMMMMMMMMMMMMMMMMMM
Vorrei gridare ma mi devo trattene piango, piango disperata fanno malissimo i suoi denti mio seno. Mi inarco, so che non servirà a nulla ma non posso evitarlo.
Poi lascia la presa con i denti ma afferra il seno con le le dita in modo da far sporgere il capezzolo bene.
-No ti prego questo no.
Non serve nulla lei spietata afferra il capezzolo tra i canini e stringe, stringe forte, il dolore sembra non finire mai non ce la faccio e come se lo bucasse da parte a parte, se me lo strappasse dalla carne devo urlare devo , devo.
Ma proprio quando sto per cedere lei molla la presa.
Il capezzolo pulsa fortissimo mi fa malissimo, vedo bianco intorno a me.
-Ho esagerato vuoi che smettiamo?
Si basta non ce la faccio più sto malissimo.
Vorrei dirlo ma non posso se non l accontento la perdo e questo non l ho posso accertare. Cosi tra lacrime e singhiozzi rispondo:
-Continua zia, non ti fermare.
Mi aspettavo una reazione immediata invece ricomincia a coccolare la mia farfallina che non ha mai smesso di bagnarsi non ostante il dolore……o forse proprio per il dolore?
Bacia il capezzolo dolorante lo succhia mi da piacere mi distrae e mi fa prendere fiato e, quando meno me lo aspetto morde l altro capezzolo afferrandolo tra gli incisivi.
E troppo veloce inaspettato non riesco a trattenere un urlo di dolore, uno solo. Uno piccolo.
E poi stringo i denti e ricomincio a urlare in silenzio.
Il capezzolo e tra i suoi incisivi sono sicura che me lo taglierà di detto, lo tira verso di lei, accompagno il movimento con il mio corpo fin dove i miei arti legati mi permettono poi non mi rimane che soffrire.
Il capezzolo sembra quasi staccarsi da me.
Ore di dolore o forse attimi non saprei, sono atea, ma quando alla fine la sua mandibola allenta la presa e mi lascia ringraziando dio.
Piango.
Piango senza ritegno, come una bambina non mi importa nulla.
La zia si sdraia di fianco a me il suo braccio sinistro dietro la mia nuca e con la mano destra ricomincia a coccolare il mio sesso.
Questo mi calma abbastanza da sentire umido tra le gambe, devo essere un lago ma com è possibile?
La zia mi bacia, sento la passione in lei, non mi aveva ancora baciata cosi, ora so che prova qualcosa di grande per me, che non e stato tutto per nulla.
-Sei stata molto brava,
la sua voce calda me lo sussurra tra un bacio e l altro.
-Davvero brava, pero hai urlato una volta..
la guardo come ha implorare perdono
-Tranquilla ora mi chiederai scusa e io ti perdonerò.
E bellissima non ce traccia di cattiveria sul suo volto.
La sua mano continua ad armeggiare sapientemente con il mio clitoride, brividi di piacere si unisco al pulsare del mio corpo dolorante. La guardo negli occhi rapita e le dico
-Perdonami zia.
-Non non cosi tesoro, per farti perdonare devi tirare fuori la lingua.
Istintivamente chiudo la bocca e faccio segno di no con la testa,
lei per nulla contrariata mi bacia sulla labbra e dice:
-Tesoro puoi tirare fuori la lingua da sola o te la posso tirar fuori io ma non sarà piacevole.
Ricomincio a piangere.
Mi faccio forza anzi devo usare violenza su me stessa per aprire la bocca e tirar fuori la lingua.
La zia velocemente la prende fra i suoi denti e la stringe forte.
Il dolore e atroce la lingua schiacciata tra i suoi molari, griderei se potessi, ma non posso cerco di divincolarmi,e impossibile. Dolore solo dolore per un infinita di tempo.
Ma alla fine termina anche quel suplizio.
E finita e finita e finita. Il mio cervello non riesce a pensare ad altro,vedo la zia alzarsi raccogliere il mio perizoma e il suo farne una pallina ed infilarmela in bocca.
-No basta basta, cerco di dire ma con la bocca piena ma non esce nulla di comprensibile, allora cerco di sputare quello che ho in bocca fuori ma la zia me lo impedisce annodandomi l ennesimo fular intorno ad essa.
Ora anche volendo non posso che emettere suoni strozzati, sono terrorizzata che mi vuol fare ancora?
La vedo sdraiarsi tra le mie cosce, sento le sue mani allargare le ali della mia farfallina, poi la sua lingua sul mio sesso estremamente sensibile in questo momento.
Piacere tanto piacere, piacere ripetuto più volte di seguito, orgasmi multipli non ne avevo mai provato uno.
Sento la clitoride gonfiarsi, e un altra cosa di me di cui mi vergogno, ho una clitoride che sembra un piccolissimo pene misura quasi 3cm quand’è all apice del piacere.
Ma il piacere non può durare molto ormai, l ho rimparato e infatti sento le unghie della zia conficcarsi nelle grandi labbra due per labbro e poi lo tirano verso l esterno mentre la sua lingua continua a darmi piacere.
Un attimo dopo la lingua che tanto piacere mi ha dato sparisce e al suo posto sento i denti.
La mia clitoride e in mezzo ai suoi denti aspetta, come un condannato alla ghigliottina aspetta che l esecuzione abbia luogo.
Non posso impedirmi di piangere anche se so che non servirà a nulla, mi farà male, molto più male di prima ne sono conscia, afferro i fular di seta che mi tengono immobilizza e tendo i muscoli.
Sento scorre i suoi denti sulla mia clitoride dai molari ai premolari poi i canini gli incisivi i canini nuovamente e premolari e molari.
Avanti indietro lentamente e più volte come se stesse scegliendo con quali denti giustiziarmi.
Capi che era arrivato il momento quando sentii la presa sulle grandi labbra aumentare, le unghie dovevano aver graffiato la delicata pelle delle mie grandi labbra, e poi i molari si chiusero a tagliola sulla mia clitoride facendomi capire il vero significato della parola dolore.
Inarcai la schiena e cercai di strappare i fular che mi impedivano i movimenti
volevo stringere le gambe a protezione del mio sesso ma potevo.
Cercai di gridare più forte possibile ma non uscivano che gridolini strozzati.
Penso di aver spostato il letto mentre cercavo di divincolarmi, ma non ci fu niente da fare dovetti soffrire finché il sadico appetito della zia non fu soddisfatto.
Lascio la presa e il dolore diminuì.
Si avvento coma una indiavolata sul di me
-E finita , mi disse, ora devi farmi venire,
vidi il suo volto travolto dal piacere, mi libero in fretta e furia di ciò che mi bloccava la bocca, e una volta libera senza badare al mio pianto e i miei singhiozzi mi bacio con passione travolgente.
Era eccitatissima, sembrava volesse farmi arrivare la sua lingua alla gola, si stacco da me giusto un attimo per liberami una mano e poi guidarla sul suo sesso fradicio, infilo due delle mie dita dentro di lei e poi mi fece capire come dovevo muoverle per darle piacere, e si rituffo con la sua lingua nella mia bocca.
Continuavo a muovere la mano libera nel sesso di zia, pensai che ci sarebbe stato ancora un dito e infilai tre dita nella sua conchiglia, lei sembro gradire, me lo fece capire con la mano con cui mi guidava, sembrava ne volesse ancora allora infilai anche il quarto, avevo quatto dita nel suo sesso ed entravano senza difficoltà.
La sua mano mi fece capire che dovevo aumentare la velocità e cosi feci.
Stacco la bocca da me e si porto leggermente più avanti in modo da portare il suo florido seno alla mia bocca.
Non cerano bisogno di parole cercai capezzolo e comincia a succiarlo mentre cercavo di andare sempre più veloce con la mano.
-Siiiiiiiiiii cosi ancora ne voglio ancora.
Godeva, e mentre lei godeva io, non ci crederete, ero felice.
Felice di sentirla ansimare e godere sotto il mio tocco,
-tutta metti tutta la mano dentro , ordino. Poi si sdraio con in sesso in fronte a me per facilitarmi l entrata in lei.
Io misi le mie dita a cuneo e le infilai senza difficoltà tutta la mano dentro,poi cercai di muoverla il più velocemente possibile. Dentro fuori dentro fuori, sembrava che la zia stesse impazzendo dal piacere mi incitava ad andare più veloce e mi diceva di ogni suo orgasmo con voce rotta dal piacere.
Non sentivo più il polso quando le sue mani fermarono la mia.
Ma non la cacciarono la fermarono dentro il suo corpo caldo e umido,e li la tennero finché la mia compagna non riprese fiato.
Una volta ripresa mi libero completamente dai lacci che mi tenevano legata al letto e si sdraio affianco a me.
Io mi accoccolai sul suo seno come una bambina, avevo più volte pensato di scappare via una volta libera ma ora era tutto finito e lei era la mia amata zia non potrei vivere senza.
Zia ricomincio a carezzarmi i capelli, non avevo bisogno di guardarla in volto per sapere che aveva un espressione soddisfatta e felice.
Orgogliosa di sua nipote.
-Ora che sai cosa è il dolore tesoro vuoi sempre essere la mia gattina?
Mi faceva male ovunque e il mio sesso più di tutto sentivo ancora i suoi denti sulla mia clitoride, le sue unghie sulle mie labbra, avevo gli occhi arrossati per quanto avevo pianto e non smettevo di singhiozzare.
Ma avevo anche goduto parecchio in maniere che non mi sarei mai sognata.
E poi stare accoccolata sul seno e sentire la sua mano carezzare i miei capelli non aveva prezzo.
-Si zia risposi
-Bene tesoro, per le gattine non hanno zie ma padrone.
-si padroncina , risposi. Capitolo 2

La gioia di quel giorno scemo via piano piano per lasciare posto ad ansia e insicurezza.

Fisso ancora una volta il cellulare indecisa, e dal quel pomeriggio che non sento o vedo più la zia.
Ormai e passata quasi una settimana.
Non una chiamata ne un sms, prima non avevo problemi a piombare in casa sua ogni volta che la volevo vedere, ma ora… e lei a comandare, o almeno e quello che mi ha fatto capire l altro giorno quando sono diventata la sua ‘gattina’.
Non so se posso osare, quello che e successo mi è piaciuto ma e stato anche doloroso, ne è valsa la pena non mi lamento, ma se la chiamo e lei non vuole potrebbe arrabbiarsi e farmi chissà cosa.
Rimetto il cellulare in borsa, e lo ritiro fuori un attimo dopo. Le scrivo un sms d impulso, senza darmi il tempo di pensare, senno non lo faccio più, e succeda quel che deve succedere.
‘Mi manchi tantissimo, mi mancano le tue coccole voglio farti le fusa. La tua gattina’
Premo invio e spero in una risposta rapida mi manca veramente da morire.
L sms l inviai di pomeriggio la risposta mi arrivo a notte fonda.
Mi madre dice di me che quando dormo non sento nemmeno le cannonate, ma da qualche giorno dormo poco e male cosi sento il cellulare vibrare, lo afferro nella speranza che sia lei e guardo chi lo ha inviato, e siiiiiiiiiiii dio grazie.
Apro l sms.
‘Domani mattina devi essere a casa mia per le 8.30.’
Sono un po delusa, mi aspettavo qualcosa di più dolce magari un ‘bacio’.
Ma si dai, infondo l importante e poterla vedere, sono quasi le 4 se mi ha risposto a quest’ora e perché non riusciva a dormire nemmeno lei. Domani ci sarà tempo per coccole e baci.

La mattina mi alzo presto, non dico che mi sveglio perché tanto non ho chiuso occhio tutta la notte, non faccio colazione sono troppo nervosa passo tantissimo tempo in bagno voglio essere al meglio per lei.
Metto una mini, collant e tacchi alti una maglietta aderente che mi lascia scoperto l ombelico niente reggiseno, tanto per il seno che ho! Mi copro con un cappotto lungo non sono abituata ad andare in giro vestita cosi, e sono pronta per uscire.
Saluto mia madre che in tanto si e alzata e sta facendo colazione.
-Chi è il fortunato?
-Fortunato che?
-Se esci vestita cosi Samy, e perché su qualcuno vuoi fare colpo.
Non capisco come faccia a sapere cosa porto sotto il capotto, la guardo stupita, lei ride.
-Sono tua madre, ma sono anche una donna, sei stata un ora in bagno hai una nuvola di profumo intorno sei bellissima ed esci ad un ora per te insolita, non credo proprio che sotto il cappotto tu indossi una tutta.
Non me l ho aspettavo, ultimamente penso solo alla zia e come se vivessi in un mondo a parte.
-Ma va mamma e che…devo andare in facoltà.
Divento rossa non so dire bugie.
Mi guarda ride ancora
-Ok allora vai, fai presto che magari qualcuna ti ruba il posto.
Esco.
L aria fresca del mattino sul mio viso ancora paonazzo e un piacere.
Arrivo in anticipo e cammino un po davanti a casa di zia per far passare il tempo.
Alle 8.30 spaccate suono il campanello, la zia mi apre ha la faccia stanca e due belle borse sotto gli occhi.
-Entra dai che é tardissimo.
Entro e sono colpita dal disordine, l’unica espressione che io possa usare per definirlo e : ce di tutto dappertutto. Tranci di pizza lattine vuote il divano senza cuscini bottiglie piatti posate ovunque.
-Ma cosa e successo? Chiedo
-Nulla ho invitato della gente per una festa ieri sera e abbiamo un po esagerato con l’alcol. Mi risponde la zia dal bagno.
Altro che non dormire pensando a me, stava festeggiando.
-Senti nel pomeriggio devo venir qui con una collega per lavoro ti spiacerebbe dare una sistema?
Poso il cappotto e la guardo fare avanti indietro come una forsennata mentre si prepara per andare al lavoro.
-Certo. Rispondo
-Già che ci sei, passa anche lo straccio per terra e in bagno ci sono due lavatrici da fare, poi ovviamente stendi la roba. Se riesci, che asciuga, magari gli dai una stirata.
-E ti ho lasciato una lista delle cose che mancano in casa lo fai un salto al supermercato? Ci vorrebbe anche una passata al bagno.
E un ciclone non mi da il tempo di pensare o rispondere che è già sulla porta e sta uscendo.
-Allora ci vediamo dopo e non andare via se non arrivo io.
Esce di casa senza salutarmi e senza aspettare la mia risposta, lasciandomi li come una deficiente.
Tratta come una serva.
E uscita senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Neanche un bacio.
Un ora in bagno la mini,che non metto mai, e lei non mi considera. Una vocina dentro di me sussurra ‘non ti vuole più’.
Fa male, male come essere morsicata.
Piango.
Piango e mi tolgo le scarpe e fra le lacrime comincio.
Il lavoro mi distrae la mattinata vola, per prima cosa metto su una lavatrice poi comincio a riordinare intanto il ciclo di lavaggio termina e metto su l altra lavatrice e poi stendo la prima, finisco di riordinare che l ora di pranzo e passata da un po, ma tanto non ho appetito, stendo la seconda lavatrice e vado al supermercato.
Nella lista della spesa ha messo anche 12 confezioni di acqua minerale non mi sta tutto in un carrello e non posso certo portarne due cosi mi tocca fare due volte fila alla cassa.
Torno a casa di zia ho giusto il tempo di posare tutto in cucina che la sento rientrare, non e sola sento un altra voce femminile deve essere la sua collega, dall’entrata non mi possono vedere, quindi solo la zia sa che ci sono io in casa.
-Ma hai già rimesso tutto in ordine?
Questa e la collega che parla con la zia, doveva essere anche lei alla festa di ieri sera
-Ti avremmo dato una mano tutti oggi a riordinare.
-Tranquilla ce una ragazza che mi viene a fare le pulizie ci ha pensato lei.
Avrebbe potuto farsi aiutare da chi a messo disordine e invece a fatto fare tutto a me cose se fossi la sua domestica.
‘Non ti vuole più, ti usa e basta’
Mando giù anche questa e comincio a sistemare la spesa in cucina.
Le sento accomodarsi in salotto.
-Allora ti sei fatta la sguattera, non pensavo fosse cosi alto lo stipendio da capo ufficio.
-Ma figurati prendo una sciocchezza più di te. Tu accendi i noteboke, io vado di la, la ragazza dovrebbe essere ancora qui.
-Ancora qui? Non e che mi ha sentito che la chiamavo sguattera? Si sarà offesa?
-Tranquilla non si offende, arrivo subito.
Non mi offendo? ma cosa credi che non abbia sentimenti?
Sono offesa e come, offesa e arrabbiata, quella mi chiama sguattera e la zia non mi difende, io faccio tutto questo solo per renderla felice, e lei mi lascia dare della serva da un estranea.
‘Non ti vuole più cerca di scaricarti’
La zia arriva in cucina e mi trova a sistemare la spesa non mi fermo continuo il mio lavoro dandole le spalle.
-Pensavo avessi già finito.
Al suono di quella voce la mia rabbia si scioglie come neve al sole,ho solo paura che la vocina dentro di me abbia ragione, o paura che le sue prossime parole siano per cacciarmi di casa e dalla sua vita, veloce e con voce tremante le dico:
-Scusa zia c’era molta coda al supermercato.
-Va bene. Ora finisci di mettere in ordine e poi servici un the in salotto.
Si avvicina, ora e dietro di me, io non mi fermo continuo a lavorare, lei mi afferra per i capelli e mi piega la testa all’indietro, e mi sussurra all’orecchio.
-Qualcosa non va gattina?
-Tutto bene padrona. Rispondo a bassa voce perché la sua collega non senta.
Credo se la sia presa perché le davo le spalle mentre mi parlava, non so se essere contenta o meno, in fondo anche quella e una forma di considerazione.
Finisco di mettere a posto e riempo il bollitore dell’acqua per il the, cerco un vassoio tiro fuori il latte la frigo affetto un po di limone, trovo un set di tazze e porta zucchero, metto tutto sul vassoio e vado in salotto.
-Ecco il the, dico entrando.
La mia padrona e la sua collega sono sedute sul divano hanno entrambe il portatile appoggiato sulle gambe.
La collega di zia e carina castana bel viso, ha un seno voluminoso e non mi degna nemmeno di un occhiata, e concentrata sullo schermo del pc.
‘Non ti vuole più. Magari e lei la sua nuova gattina. ‘
Odio sempre più questa vocina nella mia testa .
Anche la zia non mi si volta nemmeno.
Appoggio il vassoio sul tavolino e faccio per andarmene ma,
-Io lo prendo zucchero e limone tu Sonia.
-Io solo latte.
Lo devo anche servire.
-Qualche problema? Mi chiede la zia
-No. Rispondo.-No signora.
Vedo la sua collega sogghignare.
Servo il the poi aspetto che abbiano finito, rimetto tutto sul vassoio e torno in cucina.
Mentre esco sento la collega di zia dire
-La fai filare la sguattera, cos’è est Europa?
Mi ha presa per un extracomunitaria.
Sento la zia ridere.
Arrivo in cucina piango silenziosamente mentre lavo e metto a posto il servizio da te.
Poi mi siedo e aspetto.
Non passa molto tempo che Sonia si congeda e se ne va.
-Ci vediamo domani in ufficio, saluta prima di uscire.
-Ciao a domani, risponde la zia. Chiude la porta d ingresso dietro alla sua collega e mi raggiunge in cucina, io sto ancora piangendo, lei mi guarda tenera con i suoi occhioni blu,
-Cosa ce? Perché piangi?
-Non mi consideri da stamattina, io mi sono fatta bella per te e tu non mi hai nemmeno guardata, non un saluto ne un gesto d affetto, sto singhiozzando non riesco a mettere sono sicura che ora mi caccerà.
-Se non mi vuoi più basta dirlo.
E ricomincio a piangere.
Fra le lacrime vedo la zia avvicinarsi a me, mi mette le mani sul viso, delicatamente mi fa sollevare dalla sedia, porta la mia bocca a pochi centimetri dalla sua, mi guarda, sorride e mi fa sentire goffa e stupida, e cosi bella cosi dolce coi femminile.
-Sei una sciocchina, dice e poi mi bacia.
La sua lingua entra in me e mi sento sciogliere, tutta la tensione di questi giorni, l’ansia la paura che ho avuto oggi di non piacerle più, scompaiono.
Le gambe non mi reggono più per l emozione e appena le nostre labbra si allontano mi devo sedere nuovamente.
Le sue mani sono ancora sul mio viso, le prendo tra le mie le bacio e le riporto su di me, mi piace il loro calore sulla mia faccia.
-Ti voglio eccome, sei la mia gattina speciale.
-Ma allora perché mi tratti cosi?
-Te lo avevo detto cara, mi piace far soffrire chi mi desidera, mi eccita. Guarda..
Toglie le mani dal mio viso se le porta dietro la schiena si slaccia la cerniera della gonna e la lascia cadere giù, mettendo in mostra le sue lunghe gambe dentro a calze nere rette da un reggicalze nero e sopra di esso un perizoma rosso.
-Senti, mi dice.
Prende la mia mano e la guida fin sotto il perizoma, sul suo sesso completamente glabro, è umida non bagnatissima ma sicuramente eccitata.
-Sono cosi da prima che arrivassi tu questa mattina. Ero cosi perché pensavo a cosa ti avrei fatto una volta arrivata da me, a come avrei potuto umiliarti.
In ufficio e stato un calvario non riuscivo a concentrarmi avrei voluto essere qui a guardarti riordinare come fossi la mia cameriera, leggere l umiliazione nei tuoi occhi.
Quando Sonia ti a chiamata sguattera mi sarebbe piaciuto chiudermi in bagno e masturbarmi, poi mi e venuta l idea del the, l’ho fatto per far vedere alla mia collega come la mia gattina sia docile ed ubbidiente con la sua padrona.
Ti ho vista questa mattina quando ti sei tolta il cappotto, ho fatto finta di nulla ma sapevo che ti eri fatta bella per me, ignorarti faceva parte del gioco.
Ma ora te lo posso dire sei molto bella e sexy, ma quello che mi piace di più in te e la tua predisposizione ad essere sottomessa,
pensavo ti piacesse essere trattata cosi. Sbagliavo?
Presi tempo prima di rispondere.
In effetti tutto il malessere di questi giorni lo potevo imputare, non tanto al fatto di non sentire la zia, ma al non sapere se lei mi volesse ancora. Sono molto insicura e ansiosa basta poco per farmi stare male.
Fare la serva non mi e pesato per nulla, tanto meno servire il the come una domestica, ora che so che questo e il suo modo di dirmi che le piaccio sarei pronta a farlo ogni giorno.
-Scusa zia non avevo capito, non succederà più sono una stupida.
Le sue mani tornarono sul mio viso e nuovamente mi fecero alzare dalla sedia fino a ritrovarmi con i miei occhi difronte ai suoi.
Lei era ha piedi nudi io su 12cm di tacchi cosi eravamo alte uguali.
-Quando siamo da sole tu sei la mia gattina io sono la tua padrona, non devi chiamarmi zia.
Stupida stupida stupida, fai un errore dietro l altro, mi era scappato l avevo chiamata zia non vidi altra soluzione che dirle:
-Mi dispiace padroncina non succederà più, ti prego puniscimi.
Le sue mani sul mio viso salirono e raggiunsero i capelli, li strinsero forte dietro la nuca fino a farmi male. Certa che lei mi volesse ancora, il dolore che mi provocava torno ad essere fonte di eccitazione.
-Brava questa e la strada giusta, sono contenta di te. Disse.
Poi venne il bacio.
Non un bacio.
Il bacio.
Quello speciale quello magico quello che ti fa capire che sarai sua per sempre.
Non era il primo, anche il primo era stato speciale ma in modo diverso, questo era più intesso, elettrico.
Era la conferma che mi desiderava, e molto.
La dolcezza della sua bocca sulla mia, e il dolore che mi provocavano le sue mani aumentando sempre più la presa sui miei capelli, era la sintesi della mia vita futura, dolcezza e dolore che insieme davano piacere.
Il bacio termino, le sue mani lasciarono la presa il dolore spari.
Ero bagnata.
La mia padrona arretro di qualche passo,
-Spogliati, ordino.
Ubbidi senza nessun imbarazzo, nonostante non mi piacesse molto il mio corpo asciutto che mi faceva sembrare un adolescente, mi spogliai completamente difronte a lei senza nessuna vergogna. O magari un pochino si visto che non riuscivo a sostene il suo sguardo.
La mia padroncina si avvicino a me, mi ero tolta anche le scarpe e ora lei mi sovrastava nettamente, per guardarla negli occhi avrei dovuto alzare la testa, ma non avevo intenzione di farlo.
Senti la sua mano sul mio sesso carezzare il rado pelo, anche li sembravo una ragazzina.
La sentii afferrarne uno e strappalo, strinsi i denti e cercai di non muovermi, poi passo un dito fra le grandi labbra più volte delicatamente strusciandosi anche contro la clitoride.
Il piacere mi fece tremare le gambe la padrona dovette sorreggermi,ero prossima ad un orgasmo, che però non arrivo.
La mano si allontano da me lasciandomi eccitatissima, a un sospiro dal piacere intesso e completo che lei sapeva regalarmi.
-Guardami. Ordino
la disinvoltura con qui mi ero spogliata davanti a lei un attimo prima era spartita, sostenere il suo sguardo in una situazione simile non era facile per me.
Mi vergognavo, ma anche non mi sentivo al suo livello. Lei era bellissima, due occhi blu stupendi incastonati in un viso dolce labbra carnose e un sorriso che sembrava illuminare la stanza, persino la sua voce era speciale calda e sensuale. Il suo corpo poi faceva impazzire gli uomini, gambe lunghe spalle larghe un lato b da modella e il florido seno. Adoravo il suo seno lo ammiravo fin da ragazzina speravo che il mio diventasse come il suo e invece avevo una seconda scarsa e un fisico da ragazzina con poche curve. Mi sentivo brutta. Lei una donna io una bambina, e non capivo come una donna cosi bella potesse volere me. Non ero degna di lei ero meno di lei ero la sua schiava, per questo non potevo guardarla negli occhi.
Nonostante tutto mi feci forza, avevo commesso fin troppi errori per una giornata sola non dovevo rifiutarmi.
Sollevai la testa e incrociai i suoi occhi, come sempre il suo viso era dolce amorevole bello.
Sollevo la mano con cui prima mi aveva carezzata sul sesso, e mi mostro il dito che mi aveva dato tanto piacere.
-Guarda questo dito e bagnato lo vedi?
Sentii il viso diventare rosso, il dito era lucido dei miei umori.
-Si. Risposi
-Com’è il mio dito?
-Bagnato padrona.
Ero sempre più rossa non riuscivo a controllare l imbarazzo
-E come mai e bagnato?
Avvampai, dovevo rispondere ce la misi tutta per superare l imbarazzo.
-Perché lo ha.. strusciato…sulla mia..figa fracida!
Non fu facile.
Dissi le ultime due parole tutte di un fiato, non mi piaceva essere volgare ma magari lei avrebbe gradito.
-Brava gattina, si porto il dito alla bocca lo infilo dentro con fare sensuale e lo ritiro fuori coperto di saliva.
-Mi piace il tuo sapore.
-Grazie padroncina, dissi, di nuovo a testa bassa.
Ora sali qui sopra e mettiti a quattro zampe, ordino indicando il tavolo della cucina.
Obbedi prontamente, e mi misi carponi sul tavolo.
-Ti ho preso dei regali, disse aprendo un cassetto,questo e il primo di piace?
Aveva in mano un collare rosa, forse di pelle, molto fine con un campanellino e una targhetta attaccati sopra.
-Non e stato facile trovarlo della tua taglia, ma la mia gattina deve avere il suo collare con il nome della proprietaria scritto sopra.
Mi fece leggere cosa c’era scritto sulla targhetta:
Mi chiamo:Samanta.
Appartengo a: Pamela.
-Ti piace?
-Si, risposi, mi piaceva veramente mi sentivo più sua mentre me lo metteva al collo.
-Nuova regola, quando sei a carponi non puoi parlare, sei una gatta miagola.
Anche questo mi piaceva, trovavo sensuale miagolare come una micina.
-Miao, dissi eccitata.
-Ti ho preso anche queste, dal cassetto di prima tiro fuori due ciotole per animali di plastica rosa, anche li sopra era scritto il mio nome.
Ne prese una e la mise sul tavolo sotto il mio volto, apri il frigo e tiro fuori il cartone del latte, riempii la ciotola e mi disse:
-La mia gattina avrà sicuramente sete, bevi ma con la lingua come fanno le gatte, non devi aspirarlo.
Feci il punto della situazione.
Ero a quattro zampe sul tavolo della cucina, mi era appena stato messo al collo un collare con campanellino e medaglietta come se fossi animale domestico. Non potevo parlare per esprimermi, ma solo miagolare e dovevo bere il latte da una ciotola per cani, con la lingua senza aspiralo.
Mi sentivo veramente una gatta, trovavo la situazione sensuale, non mi sentivo sottomessa mi sentivo al mio posto.
-Miaoo miaoo.
Risposi alla zia, poi sotto il suoi occhi chinai la testa sulla ciotola, attenta che i miei lunghi capelli non ci finissero dentro, calai le labbra fino a toccare il latte e con la lingua cercai di berlo.
La zia era di fianco a me mi osservava, con la coda del occhio vidi la sua mano scendere fino al perizoma rosso ora vistosamente macchiato. Si carezzo il sesso bagnatissimo da sopra il tessuto, ma fu solo per un attimo poi scomparve dalla mia vista.
Credo che usci dalla stanza. La porta era dietro di me e io non volevo smettere di bere il latte quindi non mi voltai, se usci tornò quasi subito perché sentii le mani sui miei glutei, poi sulla mia conchiglia, la carezzavano dolcemente, io miagolavo per esprimerle il mio piacere, staccandomi per brevi attimi dalla mia ciotola.
Senti salire l orgasmo.
-Miaaaaaaao miaaaaao, feci con voce rotta dalla libido.
Non mi da nemmeno il tempo di riprendermi che sento la mano della zia scivolare via dal mio sesso ed insieme all’altra tornare sulle mie natiche, divaricandole con forza lasciando esposto l’ano.
Continuavo a bere il mio latte non era semplice un po perché dovevo usare solo la lingua, e un po’ perché il piacere che la mia padrona continuava a farmi provare mi rendeva difficile non agitarmi.
Ora con la lingua mi lambiva l ano, saliva e scendeva nel solco lentamente più volte fino a fermarsi definitivamente sul mio buchino.
Comincio a leccarlo con movimento circolare, lo sentivo coperto di saliva, la sentivo scendere giù nel solco fino a raggiungere la mia topina calda e gocciolante.
La lingua cercò di farsi spazio in me, sentivo la punta violarmi piacevolmente.
-Ti piace gattina?
Miagolai cercando di esprimere approvazione.
-Ora cerca di rilassarti perché dovrò farti male, tu bevi tutto il tuo latte voglio vedere la ciotola vuota.
-Miaooooo.
Sentii qualcosa di freddo sul buchino.
Deve essere lubrificante, pensai, vuole farmi il culo.
Non era la mia prima volta, avevo avuto delle avventure e due storie tutte finite male, comunque, non ho mai voluto donare la mia verginità, e quindi facevo sesso anale,ma e passato un un po di tempo dall’ultima volta, mi avrebbe fatto male, e la cosa non mi dispiaceva per nulla.
Senti un dito violarmi, entro dentro completamente ricoperto di lubrificante.
-Miaaaaoooooo,
mi fai male volevo dirle,
Contemporaneamente sentii qualcosa di duro scorrermi sul sesso.
Fece avanti e indietro un po poi comincio a vibrare, cosa fosse era chiaro.
Miagolai nuovamente di piacere. Il dito nel mio ano faceva su e giù. La zia lascio il tempo al mio corpo di abituarsi e poi ne infilo un altro.
Avevo due dita nel culo che mi facevano soffrire e un vibratore alle porte, ancora chiuse, del mio sesso che mi tormentava di piacere. Sperai ancora che si decidesse a farmi sua a prendere la mia verginità, era solo la seconda volta per noi , ma sapevo che lei era la donna della mia vita quindi speravo lo facesse il più presto possibile.
Avevo quasi finito il latte e goduto più volte quando la zia smise di sfregare il vibratore contro il mio sesso e me lo infilo nel retto.
Dolore.
La padrona non fu gentile, lo punto sul buchino e poi lo spinse giù di prepotenza, tutto fino in fondo, me lo sentivo nel intestino.
Una volta arrivato in fondo la vibrazione aumento a dismisura mi sentivo sconquassare, non pensavo più al latte ma miagolavo forte per il dolore.
-Continua a bere, lo devi finire tutto.
MI feci forza e mi chinai nuovamente sulla ciotola, come premio sentii la lingua della mia dea sul mio sesso.
Cominciai a leccare il poco latte rimasto, la lingua della padrona arrivo sulla mia clitoride ma non la morse questa volta, anzi fu gentile la lecco allungo prima di prenderlo fra le labbra e succhiarlo donandomi piccolo ripetuti orgasmi.
Non ancora contenta la zia estrasse il vibratore dal mio retto per quasi tutta la sua lunghezza per poi infilarlo nuovamente dentro, mi stava possedendo analmente in maniera brutale.
Il dolore aumentava, il piacere anche.
Ebbi una fantasia.
Mi vidi in una strada affollata del centro vestita di una tuta in lattex nera ed aderente coma una seconda pelle che mi lasciava scoperto solo il sesso e l ano. In viso una maschera da catwomen con orecchie da gatta, avevo un vibratore nel culo infilato bene dentro all’altra estremità dell’arnese spuntava fuori un escrescenza che usciva da mio corpo come una coda.
Camminavo a 4 zampe con il sesso bagnato in bella mostra, al mio fianco la padrona ce mi conduceva al guinzaglio agganciato al collare rosa che mi aveva regalato.
Camminavamo per questa strada piena di gente e la zia si vantava con tutti della sua gattina.
Tutte le donne intorno a noi moriva di invidia e mi toccano, sentivo le loro mani ovunque, mi piaceva da morire esibirmi, no , mi piaceva essere esibita ,essere l animaletto della mia padrona, essere ammirata e invidiata perché oggetto del piacere e desiderio di una bellissima donna. Tutte quelle mani su mio corpo mi mi facevano godere di una serie lunga di piccoli orgasmi fino ad arrivare all’apice del piacere
-Godooooooo zia godoooooooooo siiiiiiiiii toccatemi toccatemi
tutta sono tuaaaaa solo tuaaaaaa godooooo.
Fu travolgente non riusci a trattenermi, per un attimo la fantasia divenne realtà.
Appoggia la testa nella ciotola ormai vuota, e presi fiato.
Appena ne ebbi a sufficienza chiesi perdono alla padrona, avevo parlato invece di miagolare.
Lei si avvicino mi prese nuovamente per i capelli e sollevo la mia testa ancora dentro la ciotola. Avevo il viso sporco di latte mi ripulì leccandomi.
-Ora tocca e te farmi godere, mettiti questa muoviti che non resisto più ti voglio dentro di me.
Mi passo una specie di slip di cuoio con attaccato davanti un pene finto, era enorme.
-Come si fa? Chiesi.
-Lo indossi e regoli i lacci, poi in fretta e furia si tolse il perizoma quasi si strappo la camicetta di dosso e infine levo il reggiseno, mi aiuto ma sistemare quella cosa che lei chiamò strap-on.
Mi sentivo come un uomo con quel coso enorme sul davanti.
La padrona di distese sul tavolo.
-Dai forza prendimi ho una voglia pazzesca.
Guardai ancora una volta quell’affare gigantesco almeno per me ,e dissi:
-Non sarà troppo grosso?
-Non ti preoccupare fai solo piano quando entri.
Mi avvicinai, lei poggio le ginocchia sulle mie spalle, mi piaceva la sensazione delle sue calze sul mio corpo, appoggia il grosso cazzo finto all’entrata della sua micia e lo spinsi dentro con quanta più delicatezza fossi capace.
Arrivai in fondo con facilita insperata, poi usci quasi per intero dal suo sesso e tornai dentro fino in fondo, la stavo possedendo come se fossi un uomo ma con la delicatezza di una donna.
Doveva essere veramente eccitata perché venne dopo pochissimi colpi, e una seconda volta qualche minuto dopo.
-Fantastico gattina sei dolce come mi spettavo ora cambiamo posizione.
Mi fece sedere su di una sedia dovetti tenere il cazzo finto fermo con le mani mentre lei ci si impalava sopra.
Ora era seduta sulle mie gambe il suo sesso riempito dal quel fallo di gomma e il suoi grossi seni vicino alla mia bocca. Mi ci sarebbe volute due mani per poterne contenere uno, le aureole gradi i capezzoli enormi..
-Ti piacciono i miei seni gattina?
-Bellissimi, sono i seni di una vera donna, non come i miei…
-Apri la bocca.
Obbedi e la zia prese in mano un suo seno e lo porto il capezzolo fino quasi alle mie labbra poi allungo la mano libera e prese il cartone del latte se ne verso un po addosso, scese dal morbido seno della zia per arrivare sul capezzolo duro di piacere e finire nella mia bocca.
-Bevi
Non me lo feci ripetere, portai la mia bocca sul suo seno come una gattina bisognosa di nutrimento, lo ripulì leccandolo e succhiandolo, quando fu pulito la zia verso altro latte, la ripulì di nuovo le ne verso anche sull’altro seno io mi avventai anche su di esso bramosa di bere latte come una cucciola affamata.
Intanto sentivo il suo bacino spingere avanti e indietro e scontarsi continuamente con il fallo dentro di lei.
-Ora ti faro bere il latte dalla mia bocca ti va?
-Si
-Non ti disgusta l idea di bere ciò che e stato nella mia bocca?
-Sei la mia padrona nulla di ciò che viene dal tuo corpo mi disgusta.
-Me ne ricorderò.
Quelle parole mi fecero pensare che forse avevo esagerato travolta dalla situazione.
Si verso un sorso di latte , poi mi con una mano mi afferro nuovamente per i capelli tirandomeli forte all’indietro costringendomi a piegare la testa in giù. Aprii le labbra più che potei e lentamente lei fece colare il liquido dalla sua bocca alla mia.
Era tiepido ma non mi fece schifo per nulla, lo ingoiai e poi di nuovo e ancora, fino a che:
-Non ce n’è più, sei stata una brava gattina.
Butto il cartone del latte per terra, cosi che anche quella mano potesse ora raggiungere l altra e tirarmi i capelli.
Oggi pareva volesse strapparmeli.
Per una cosa simile non l’avrei mai perdonata.
Il mio corpo non mi piaceva ma i capelli erano il mio orgoglio.
Lunghi fin sotto il culo, li curavo da quando ero bambina. E lei lo sapeva bene.
Poteva farmi ciò che voleva umiliarmi torturami ma non toccarmi i capelli.
Mi bacio, era il premio per aver bevuto il latte, poi lascio la presa e comincio ad impalarsi sul cazzo finto, io guardavo estasiata il seno salire e scendere difronte a me, il ritmo aumento e..
-Godo gattina godo di nuovo siiiiiiiiiiiii
rallento fino a fermarsi, mi bacio nuovamente poi disse
-Ancora, voglio godere ancora.
Si alzo in piedi, poggio il busto sul tavolo e mi invito a prenderla da dietro.
Venne nuovamente e cambiammo ancora posizione.
Volle farlo seduta sulla cucina, poi ancora in salotto sulla pelle di orso bianco,ci mise a quattro zampe sopra e mi ordino di infilarle il vibratore nel culo, ovviamente entro senza difficoltà lo accesi alla massima potenza e poi penetrai nuovamente la zia.
Mi cadde l occhio sull’orologio da muro ci vollero 26 minuti di doppia penetrazione ininterrotta prima che dicesse :
-Basta mi hai distrutta!
Usci dal suo corpo esausto, e sfilai il vibratore dal ano, lei si accascio stremata sul caldo pelo d orso.
Mi sfilai lo strap-on, era tardi avrei dovuto telefonare a mamma per dirle dove ero, ma il telefono era in borsa appesa entrata, allontanarsi adesso avrebbe probabilmente voluto dire perdersi una parte importantissima del rapporto: le coccole.
La mamma può aspettare pensai e mi sdraiai di fianco alla zia lei era appoggiata sul fianco destro io ero dietro di lei, le passai il braccio destro sotto il collo e il sinistro lo infilai sotto il suo poi la strinsi forte a me, avevo i suoi capelli sul mio viso profumavano di buono.
Era tutto silenzio intorno a noi ,sentivo i nostri cuori battere,
il suo più veloce che rallentava lentamente fino ad essere uno solo col mio poi entrambi rallentarono ancora, la casa era calda la luce soffusa il pelo d’orso morbido, ero stanca e felice.
Mi addormentai.
Cap 3

-Dai piccola sveglia.
Era la zia che mi chiamava, apri gli occhi e mi misi seduta ancora mezza assonata.
-Hai il cellulare che sta suonando sarà almeno la quarta volta forse è il caso che rispondi.
Mi ci volle un attimo perché la mia mente tornasse lucida.
Mi ero addormentata sulla pelle d’orso dopo aver fatto l amore con la zia, portai la mano al collo avevo ancora il suo collare, ero la sua gattina.
Le sorrisi, poi notai l ora sul orologio al muro, quasi mezzanotte.
-Cavolo deve essere la mamma, dissi mentre schizzavo in piedi e correvo a rispondere
-Avresti potuto rispondere tu padroncina.
-E meglio se mia sorella non sa che sei qui.
-Perché? Chiesi.
Ma non ebbi risposta, in effetti la mamma da qualche anno a questa parte non era molto felice che avessi un rapporto cosi stretto con la zia ma non sapevo perché.
Arrivai alla borsa appesa all’entrata mi misi a rovistare dentro buttai fuori tutto fin che non trovai il telefono.
-Pronto mamma
-Samanta ma che fine ha fatto? Sai bene?Lo sai che ore sono? Dove sei e sopratutto con chi?
Non era mai buon segno quando mi chiamava in quella maniera.
-Sto bene mamma, sono…non mi sono accorta dell’ora e che mi sono addormentata ero stanca e…ma sto bene scusa se ti ho fatto preoccupare.
Le bugie non erano il mio forte nemmeno se le preparavo prima figuriamoci in queste condizioni, non sapevo che dirle.
-SEI UNA CRETINA. Mi ha fatto venire un coccolone.
E la tredicesima volta che ti chiamo, so che sei una donna ormai e se vuoi passare la notte fuori con un uomo mi va bene anzi timida come sei direi che mi fa anche piacere , ma MI DEVI AVVERTIRE.
Era infuriata aveva ragione non mi usci altro che un pavido
-Scusami
-Va bene ora che so che non ti successo nulla va meglio, mi dici dove sei? E chi e questo ragazzo lo conosco?
-eeee…no…e…che sono qui..
-Lascia perdere ho capito ma torni a casa o dormi fuori?
-Ti posso richiamare tra dieci minuti?
-Dimmi solo questo, non e che lo hai conosciuto ieri e ci sei già andata a letto?
Mamma oggi prima si va letto e poi ci si conosce, ma non potevo certo rispondere una cosa simile.
-No mamma tranquilla. Ci sentiamo tra poco.
Riattaccai.
‘Torni a casa a dormire?’, io mi sarei fermata volentieri ma dovevo sapere cosa ne pensava la mia padroncina.
Tornai in salotto, la trovai ancora sulla pelle del orso, ora era sdraiata sulla schiena, mi distesi accanto a lei e poggia la testa sul suo seno, lei mi abbraccio forte e comincio a carezzarmi i capelli.
-E tanto arrabbiata tua madre?
-Si. Ha ragione mi sono comportata come una bambina, ma le passera, vuoi che vada via o che mi fermi con te?
-Devi decidere da sola sei grande ormai.
Una risposta non prevista pensavo che avrebbe detto si.
-Tu sei la mi padrona, sei tu che decidi per me.
-E vero ma ci sono cose che voglio tu decida da sola.
-Una cosa da sola l ho decisa..Presi fiato e poi tutto d un colpo le dissi -Vorrei donarti la mia verginità.
Mi strinse forte a se mi bacio sulla testa e poi parlo:
-La mia gattina dolce, vuoi che sia io la prima, sarà un grande onore.
-No zia io non voglio che tu sia la prima io voglio che tu sia l unica,
sollevai il capo e la guardai negli occhi un secondo giusto il tempo di dirle:
-Ti amo.
Appoggiai nuovamente la testa sul suo seno, e ascoltai battere il suo cuore. Era molto più veloce di prima, era emozionata avevo colpito nel segno.
Mi scostò da lei dolcemente e si mise seduta a gambe incrociate, io feci lo stesso, non e una posizione propriamente femminile ma lei era sempre bella comunque si mettesse.
-Samy non mi conosci nemmeno, sei giovane io sono stata la tua prima amante e normale che tu creda di sentire certe cose per me, ma con il tempo cambierai idea, poi ridendo aggiunse:
-Tra l altro ho il doppio dei tuoi anni, sono una vecchia, devi trovarti una fidanzata giovane come te.
-Io ti conosco da una vita, sei sempre stata il mio idolo la donna che avrei voluto essere. Ho scoperto da poco i tuoi gusti sessuali e vero, ma se lo avessi saputo prima sarei finita tra le tue braccia tempo fa.
Mi piace quello che mi fai.
Avrai qualche segreto come tutte, ma ti conosco da sempre e tu conosci me meglio di me stessa, io ti amo e voglio che tu sia l unica donna della mia vita.
Il viso mi brucia devo essere diventata viola, e non la guardavo nemmeno negli occhi. Penso tutto quello che ho detto ma sono comunque in imbarazzo, non so nemmeno se il mio discorso avesse un senso logico, cercavo solo di esternare i miei sentimenti per lei.
La zia seduta difronte a me tiro un lungo sospiro.
-Sei sicura? Quello che ti ho fatto in questi giorni non e nulla, le mie gattine non durano mai molto scappano tutte.
-Io no. Dissi con una decisione che non sapevo di avere.
-Samy sei mia nipote, una storia tra noi vorrebbe dire chiudere per sempre i rapporti con tua madre, mia sorella. Le vorresti dare un dolore simile?
-Non lo verrà a sapere.
-Non essere sciocca.
-Allora capirà, ci vorrà un po di tempo ma capirà.
-No. Non capirà e non perdonerà ne me ne te ci sono cose di lei che tu non sai, non e solo la persona che conosci, non sai della sua gelosia…
E si interruppe.
Perdere mia madre? sarebbe stato come farsi amputare un braccio, ma in un momento come questo non potevo tirarmi indietro.
-Va bene se devo scegliere..
Non fini la frase, zia mi interruppe.
-Pensa bene prima di dire stupidaggini.
Mi zittii.
-Samanta tu mi piaci molto, ho cercato di resisterti ma non ci sono riuscita, cosi pensavo che il nostro rapporto sarebbe potuto essere quello di due amanti che si vedono furtivamente ogni tanto. Non so se sono contenta dei tuoi sentimenti per me.
Avevo le lacrime agli occhi ma cercavo di resistere.
-Vuoi farmi tua?
-Non lo so mi serve tempo devo pensarci.
Mi alzai e in silenzio raccolsi i miei abiti.
Tolsi il collare che mi aveva regalato quando ormai ero completamente vestita, ma senza quello mi sentivo nuda.
La zia era rimasta immobile per tutto il tempo, mi avvicinai le misi il collare in mano la baciai sulla guancia e usci da casa sua.
Non le dissi una parola perché se ci avessi provato sarei scoppiata in lacrime, ma ora ero sola e comincia a piangere.

Arrivai a casa con gli occhi rossi e dissi a mamma che era finita tra me questo fantomatico ragazzo, lei ci rimase male ma come sempre non mise becco nella mia vita e mi fu vicina nei giorni seguenti, molto più vicina del solito.
Divenne più affettuosa, mi abbracciava e baciava molto spesso, a volte sentivo i sui capezzoli diventare duri mentre mi stringeva a se. I suoi seni sono grossi come quelli della zia e quando si indurivano i capezzoli non potevi avere dubbi. I baci sulle guance sempre più vicini alla mia bocca e sempre meno materni, voleva addirittura che dormissi nel lettone con lei.
Ma non gli diedi molto peso, avevo altro per la testa. Pensavo solo alla zia, il mio amore, che mi stava facendo passare un periodo bruttissimo.
Trascorsero undici lunghissimi giorni prima che la zia mi chiamasse, risposi con il cuore in gola.
-Ciao zia sono felice di sentirti.
-Sabato trova una scusa, dormi da me. Vieni in mattinata. E riattaccò. Niente saluti o effusioni, ma non importava, trattarmi con distacco era il suo modo di dirmi che ero importante per lei e a me andava bene cosi.
Mi organizzai, dissi a mamma che sarei andata via per il week end perché volevo stare un po da sola.
Lei approvo la mia idea ma insistette parecchio per venire con me.
Disse che saremmo state sole lontano da tutti, ci saremmo divertite come pazze e che sarebbe stato anche romantico.
Ma che centrava il romanticismo?
Comunque in insistetti sul fatto che volevo stare da sola e alla fine le promisi che saremo andate via insieme più avanti.
Sabato mattina non commisi l errore della scorsa volta, aspettai che la mamma uscisse per lavoro prima di farmi bella.
Questa volta indossai un abito molto corto e aderente senza spalline e un perizoma sexy, nero come il peccato, comprato apposta per l occasione. Collant e tacchi alti.
Arrivo a casa di zia a meta mattinata.
Suono il campanello lei mi apre e devo resistere alla voglia pazzesca di saltarle addosso e baciarla tutta, noto che in mano a il colare rosa, come se lo avesse tenuto stretto a se per tutto questo tempo.
-Ciao padroncina, entro, faccio per togliermi il cappotto ma lei mi ferma.
-Aspetta, prima chiariamo una cosa, ti ho concesso di tornare da me perché sono sicura che i tuoi sentimenti nei miei confronti cambieranno, penso di essere solo un infatuazione per te. Ve bene?
L importante e stare insieme, pensai io, averti vicina, poi vedrai che ti convincerai del mio amore.
-Certo padrona.
-Tu sei la mia gattina un oggetto, il tuo unico diritto in questo rapporto è obbedire ad ogni mio ordine, io posso fare di te ciò che più mi piace ok?
-Si padrona o capito sono tua proprietà. L’idea di essere un oggetto nelle sue mani mi provocava caldo nel basso ventre.
-Se pensi che io esageri con torture e umiliazioni dillo e smetterò
immediatamente…
-…E mi butterai fuori dalla tua vita, conclusi la frase per lei.
-Esattamente, ti va bene?
-Certo mia signora, dissi sfilando il cappotto. Anche questa volta non mi degnò di uno sguardo ma me lo aspettavo e non rimasi delusa.
-E soprattutto tua madre non ne dovrà MAI, mai sapere nulla.
Ora torno al pc, ho del lavoro da fare e anche tu.
Mi guardai intorno c’era un po di disordine ma nulla in confronto all’altra volta.
-E mettici un po più di impegno l altra volta non hai pulito un gran che bene.
Buttò il collare per terra di fronte a me, mi chinai lo raccolsi e l indossai, ero felice di portarlo, anche farle da serva non mi mortificava più, lo trovavo giusto ma cercai comunque di apparire umiliata per eccitarla.
Dovevo sempre essere eccitante ai suoi occhi se non volevo perderla.
-Si padrona, chiedo scusa padrona.
Lei si allontana, io mi sfilo le scarpe e mi metto al lavoro, intanto penso a questo accordo che zia mi ha proposto.
‘Stai con me finché capisci di non amarmi’, erano state più o meno le sue parole. Comunque mi voleva con se, le mancavo ne ero sicura, magari non quanto lei mancava a me ma abbastanza da non volere perdermi.
Probabilmente era il suo modo di scendere a patti con se stessa, non voleva ammettere di provare dei sentimenti per me, ma non voleva nemmeno perdermi.
‘Tua madre non ne dovrà sapere mai niente.’
Paura di ferire i sentimenti di sua sorella?
Di sicuro non di ferire i miei, gode nel vedermi soffrire.
Forse ha paura che se mamma ci scoprisse dovrebbe ammettere ciò che prova per me o dirmi addio.
Magari a solo paura di quello che penserebbe la gente di me di noi, zia e nipote fidanzate saffo.
Persa in quei pensieri ciò che rimaneva della mattinata volo via.
All’ora di pranzo il mio amore mi chiamo,
-Sguattera, subito qui .
Mi precipito in salotto dove lei, seduta alla poltrona della scrivania, sta lavorando al notebook.
-Eccomi padrona!
-In frigo c’è del petto di pollo e insalata, prepara il pranzo serva.
Nel udire quelle parole sento nuovamente la mia topina inumidirsi,voleva le attenzioni della zia, non so che progetti avesse per la giornata la mia padrona, ma volevo che mi sverginasse il prima possibile anche ora.
-Subito signora. Rispondo.
Torno di volata in cucina metto il petto di pollo sul fuoco preparo l insalata apparecchio e metto il pranzo in tavola, poi torno in salotto per avvertire la mia signora.
-E pronto padrona.
Non risponde, prende il notebook e si avvia in cucina senza considerarmi, la seguo da brava gattina.
Entra nella stanza appoggia il notebook sul tavolo, si avvicina ad un piatto prende le posate e taglia a piccoli pezzi il petto di pollo, poi dal un cassetto estrae le mie ciotole rosa, in una versa il petto di pollo tagliato e un po di insalata riempe l altra di acqua e le mette sul pavimento alla destra della sua sedia poi si siede e continua a lavorare anche mentre mangia. Non mi dice nulla, nessuna istruzione su quello che devo fare, non importa tanto ormai mi è chiaro quale sia il mio ruolo, e la cosa mi piace tanto. Mi abbasso fino a raggiungere il pavimento con le ginocchia e poi appoggio le mani per terra il corto vestito sale fino a lasciami scoperto in culetto, sono di nuovo l’animaletto di zia.
A quattro zampe raggiungo le mie ciotole, alla mia sinistra ce la zia, le auto reggenti che indossa sono una forte tentazione, non resisto e struscio il volto su di esse. Mi piace la sensazione che mi danno, la zia non dice nulla allora miagolo per ringraziarla del cibo e affondo il volto nella mia ciotola.
Sono bagnata.
E stata una mattinata eccitante il mio ruolo di serva e sentirmi chiamare sguattera mi avevano tenuta ‘calda’, dover mangiare in quella maniera come un animale mi aveva dato il colpo di grazia.
‘Ti voglio zia, voglio la tue mani sul mio corpo, voglio sentire le tue dita rovistare dentro di me mentre mi mordi i capezzoli, mi piace quando mi fai male.’ Questi pensieri mi tormentano, agito un po il culetto nella speranza che zia capisca che ho voglia, che mi tocchi o che mi sculacci ma che mi faccia qualcosa.
Invece nulla.
Finisce di mangiare prende il suo pc e torna in salotto.
Delusa ma sempre eccitata continuo il mio pasto, finisco tutto ma ancora non mi basta, voglio umiliarmi di più, una brava gattina deve pulire la sua ciotola cosi lecco tutto ciò che e rimasto dentro.
Immagino di vedere il mio corpo dal di fuori. A quattro zampe con la faccia quasi per terra intenta a leccare la mia ciotola da gattina e il culo per aria quasi totalmente scoperto dal corto vestito, che sculetta in cerca di coccole. Ma come fa la zia a resistermi? Se fossi un uomo e mi vedessi in quella posizione mi stuprerei, mi inginocchierei dietro, stapperei il collant e perizoma , punterei il mio grosso cazzo alla entrata della figa vergine, poggerei le mani sui fianchi e con un colpo secco lo infilerei fino in fondo e… basta basta basta basta.
Devo calmarmi sono eccitatissima.
Mi rialzo in piedi e lavo piatti bicchieri pentole e ciotole, ma la voglia non passa.
Devo provare a fare qualcosa.
Mi spoglio completamente fatta eccezione ovviamente per il mio adorato collare, mi rimetto a quattro zampe e cercando di muovermi sinuosa come una gatta mi dirigo in salotto.
La mia padrona e tornata alla scrivania.
Entro miagolo per farmi notare e poi punto subito ai piedi di zia.
Bacio e lecco la punta delle scarpe, non so che fare più di cosi per dimostrale sottomissione ed eccitarla, ma lei non si scompone, allora vinta da desiderio cerco di far incontrare il mio sesso bagnato e la sua scarpa appuntita.
E troppo.
La padrona si alza, esce dalla stanza e rientra con in mano un guinzaglio lo aggancia al mio collare e mi conduce un po più in la sulla pelle del orso, lega il guinzaglio alla parte bassa di un calorifero e mentre torna alla sua poltrona mi dice:
-Ho da lavorare e non voglio essere disturbata, se non fosse un giorno speciale per te ti avrei punita severamente.
Se non riesci a tenere a bada i tuoi istinti da animale in calore puoi usare la gamba del tavolino ma non fare rumore e non disturbarmi finché non ho finito.
Il tavolino in questione e di ottone con gambe incurvate verso l interno e lavorate, piano di vetro, basso ovviamente è un mobile da salotto
Essere portata al guinzaglio dalla padrona e una mia fantasia che diventa realtà , questo aumenta ancora, se possibile, l eccitazione e la voglia di godere, ha ragione sono una gatta in calore e sono disposta ad usare qualsia cosa per venire, ma come usare la gamba del tavolino? Il guinzaglio legato al termosifone limita molto i movimenti e ovviamente non lo posso slacciare.
Il bisogno aguzza l ingenio mi sdraio per terra e cerco di allungarmi il più possibile verso quel mobile, alla fine sono quasi completamente fuori dalla pelle del orso, le mie gambe sono sotto il tavolo il mio sesso è a contatto con il freddo metallo di cui e fatto. Ne afferro una con le mani, quella che e già fra le mie cosce e la tiro più verso di me, e lavorata a forma di foglie, piena di spigoli che puntano contro la mia topa e fanno male.
Perfetto.
Mi punto sulle spalle e sollevo il bacino strusciandomi conto la gamba di metallo, dolore piacere umiliazione si mischiano.
Sono ridotta come un animale, strusciarmi contro un mobile per avere piacere.
La zia non mi osserva ma so che è eccitata ,sicuramente bagnata.
Come fa a resistere a tutto questo? Come può non saltarmi addosso e possedermi con il primo oggetto che le capita tra le mani?
Non importa godo senza fare rumore, un orgasmo multiplo, una serie di fuochi d’artificio veloci con un gran botto finale. Vedo la lucina del ultimo salire in alto nel cielo e sparire per un attimo nel buio, poi una luce sfolgorante illumina il cielo e il pubblico rimane senza fiato.
Ti amo zia.
Io sono il pubblico io sono senza fiato sdraiata a terra. Sento la zia alzarsi volto lo guardo e la vedo uscire dalla stanza e entrare in bagno chiude la porta e un attimo dopo sento aprire l acqua della doccia, immagino sia quella fredda.
Mi riprendo cerco mettere il tavolino al suo posto, la gamba usata per il mio piacere e bagna fradicia dei miei umori, mi viene un idea.
Quando la zia rientra in salotto mi trova accucciata di fianco al tavolino intenta a ripulirne la gamba con la lingua.
-E buono il tuo sapore ? Chiede
Aveva ragione lei e buono.
-Miao miaoooo rispondo, essendo a quattro zampe non mi e concesso parlare.
Si avvicina slega il guinzaglio e, sempre a gattoni, mi riconduce in cucina dove ho lasciato i miei abiti.
-Rivestiti che usciamo, e non metterti il perizoma.
Mi alzo e obbedisco.
Infilo per primo il collant poi il vestitino per ultimo le scarpe, devo togliere il collare anche se non lo vorrei, preferirei averlo sempre con me o meglio su di me.
La zia mi si avvicina con in mano un paio di forbici solleva il vestitino fin sopra i fianchi mi fa allargare le gambe e poi pratica un foro sui collant lasciando esposto alla aria il mio sesso.
-Questo ti aiuterà a mantenerti fresca. Dice.
Usciamo in macchina ci dirigiamo in centro, il viaggio e piacevole conversiamo come facciamo sempre, metto la mia mano sulla sua mentre cambia marcia e lei stringe le mie dita tra le sue.
Parcheggiamo e passeggiamo un po per il centro. Sono tranquilla la mamma oggi lavora non dovrei incontrarla.
Chiedo alla zia se stiamo cercando qualcosa in particolare.
-Un abito, risponde, un abito per questa occasione particolare. Lo metterai stasera a cena, o prenotato in un posto speciale.
Sono commossa.
-Grazie zia ma non devi…
-Faro in modo che questo giorno sia indimenticabile per te, cucciola.
Che dolce, appoggio la testa sulla sua spalla e cerco la sua mano, quando la trovo lei stringe la mia forte.
Messe cosi potevamo anche sembrare due amiche in un attimo di tenerezza, nessuno poteva pensare che io e mia zia fossimo fidanzate.
Entrammo in un negozio ci guardammo un po intorno feci per esprimere un giudizio su di un abito ma la zia mi zitti mettendomi un dito sulle labbra, per me era sufficiente avevo capito non avevo diritto di parola sulla scelta del vestito.
Scelse lei degli abiti me li porto in camerino. Io ne provavo uno uscivo lo mostravo alla mia padrona che mi diceva se andava bene o no, poi fuori dal negozio ricominciavamo a chiacchierare normalmente.
Questo si ripete per 4 negozi prima che trovasse qualcosa che le piacesse.
Ovunque andassimo io non parlavo non pensavo mi limitavo ed eseguire i suoi ordini, pensava lei per me, ero la sua bambola di carne. La cosa mi eccitava di nuovo per fortuna tra negozio e negozio la fredda aria invernale saliva sotto il vestito rinfrescando la mia patatina che comincia a scaldarsi nuovamente.
Dopo l abito tocco alle scarpe calze e reggi calze, stesso rito ma più veloce, trovammo tutto quasi subito.
-Ok ora che abbiamo tutto ci prendiamo un aperitivo.
Ovviamente quella frase della zia non era una richiesta ma un ordine.
Entrammo in bar scelto da lei e ci sedemmo su sgabelli davanti al bancone una di fianco all’altra, ordino anche per me un aperitivo alcolico, pensai che era inutile dirle che non bevo alcol.
Arrivarono le ordinazioni bevvi un sorso e poi un altro, chiaccherando ero quasi alla fine del bicchiere, ero su di giri, quando mi venne da pensare che se nel pomeriggio io mi ero eccitata ad obbedirle doveva esserci eccitata anche lei nel comandarmi a bacchetta.
-Mi piace zia.
Dico con l intento di trasformare il rogo in un incendio.
-Cosa ti piace Samy?
-Quello che mi fai, come mi tratti il fatto che sia tu a pensare al posto mio, mi piace ubbidirti, mi eccito quando mi umigli e godo quando mi fai male e soprattutto mi piace farti godere.
Ti amo.
-Ti piace ubbidirmi? E se ti ordinassi di baciarmi i piedi qui difronte a tutti che faresti?
Non era un ordine ma solo una domanda, però pensai che sei lei voleva rendere la giornata indimenticabile per me allora io avrei fatto lo stesso con lei, con il coraggio datomi dal alcol presi le chiavi dalla borsa le lasciai cadere per terra fra lei e me, poi come sempre, evitando di guardarla negli occhi, dissi maliziosamente:
-Opss mi sono cadute. Scendo dal trespolo, mi abbasso sulle ginocchia fino ad avere i suoi piedi all’altezza della mia bocca, sento il vestitino salire su si deve vedere tutto. Appoggio una mano per terra in modo da restare in equilibrio, poi mi chino in avanti e le bacio la punta della scarpa e contemporaneamente con la mano libera raccolgo le chiavi. Ci metto solo un istante.
Do un occhiata intorno prima di rialzarmi, il locale e pieno, stipato di persone, sembra che nessuno mi abbia notata è stato giusto una frazione di secondo. Non so che mi sia preso o come mi sia passato per la mente una cosa simile, ma mi è piaciuto.
Mi rialzo e resto a testa bassa non oso guardarla negli occhi, lei mi mette una mano sotto il mento costringendomi ad alzare lo sguardo, vedo il suo viso e un vulcano in procinto di esplodere.
-Vieni qua.
Mi avvicina a se e mi bacia davanti a tutti.
Il primo bacio in pubblico.
-Andiamo in bagno.
Afferra la mia mano e mi trascina con se.
Entriamo, lei chiude la porta a chiave, solleva la gonna e si appoggia con le mani al lavandino. Io mi getto immediatamente in ginocchio e infilo la testa fra le sue cosce, sposto il perizoma, e umido al tatto, e poi affondo la lingua in quel mare dolce che è la farfallina della mia amata padrona.
Lei eccitatissima mi afferra per i capelli e mi tira contro il suo sesso rovente, sembra che voglia fare entrare la mia testa nel suo corpo, le mie labbra sono contro la sua topa la sto praticamente baciando, con la lingua cerco di arrivarle più in profondità possibile.
Non le basta.
Allora le infilo un dito nel culetto e poi un altro, è asciutta faccio fatica, lei ora mi strattona la testa la tira su e giù in modo che la mia lingua l possa leccare tutto il suo sesso, mi fa molto male e inevitabile che mi bagni di nuovo.
Lecco le grandi labbra salgo fino al clitoride per poi riscendere cercando di affondare in lei, vado veloce su e giù come una forsennata il suo corpo si tende le sue mani nei miei capelli mi bloccano la testa sulla sua figa.
E venuta in totale silenzio.
Con la lingua cerco di bere ogni goccia dei suoi delicati umori.
Ha il respiro affannato, sfilo con fatica le dita dal suo sedere, lei mi tira su mettendo a dura prova i miei capelli.
Quando sono alla portata della sua bocca mi bacia appassionatamente.
Poi mi dice.
-Sei una scrofa non una gattina, lavati la mano e ce andiamo senno facciamo tardi.
Mi metto davanti al lavandino che è sovrastato da uno specchio, e tramite quello la vedo dietro di me, e intenta sistemarsi ma continua ad osservarmi. E più facile guardarla nel occhi cosi.
-Subito padrona, le dico, poi avvicino le dita, quello che le ho infilato nel ano, alla bocca e tiro fuori la lingua, comincio a leccarle, e pur sempre il sapore della mia dea non può essere cattivo.
Dal suo volto comincia a trasparire nuovamente desiderio.
Mi si avvicina, è dietro di me. La sua mano artiglia un mio gluteo lo stringe fortissimo, china la testa e mi morde molto forte sul collo,
io mi infilo le dita in bocca e le succhio assaporando il dolore.
I suo denti restano nella mia carme morbida un bel po’, quando mi lascia e evidente che il segno del morso rimarrà per qualche tempo.
-Ti aspetto fuori muoviti, ed esce.
Io ho ancora le dita in bocca, e uscita potrei anche togliere, ma le tengo ancora un attimo.
Mi guardo allo specchio sembro una bambina.
Mi impongo di far uscire le dita dalla bocca e lavo le mani, poi mi riguardo allo specchio, il viso e quello di sempre allora cerco di scrutare in profondità nei miei occhi, sembrano quelli di sempre.
Sembro la Samanta di sempre ma non e cosi.
Cosa sono diventata?
Una schiava.
é mi piace, non sono una schiava per far felice la zia, il mio amore, sono una schiava perché mi piace esserlo.
Mi piace persino il suono di questa parola schiava schiava schiava
SCHIAVA.
L alcol mi fa uno strano effetto ora lo so.
Devo uscire, i miei lunghi capelli coprirebbero facilmente il segno del morso ma io li sposto sull’altra spalla in modo che sia ben visibile a tutti.
‘Questo e il marchio della mia padrona perché dovrei nasconderlo?’
Esco dal bagno e cammino piano verso l uscita sperando che la gente noti cosa mi ha fatto il mio amore sul collo, mentre cammino penso a cosa mi farà questa sera dopo cena, cerco di immaginare quale doloroso metodo si e inventata o si inventerà per sverginarmi.
Immagino e non posso far a meno di sorridere, sono felice.

Esco dal bagno e cammino piano verso l’uscita sperando che la gente noti cosa mi ha fatto il mio amore sul collo, mentre cammino penso a cosa mi farà questa sera dopo cena, cerco di immaginare quale doloroso metodo si e inventata o si inventerà per sverginarmi.
Immagino e non posso far a meno di sorridere, sono felice.

Torniamo a casa e facciamo la doccia ma non insieme.
La zia non vuole.
Mi lavo quando esco dal box trovo la mia signora ad aspettarmi.
Delicatamente mi passa l asciugamano ovunque, trovo sconcertanti questi cambi di riguardi nei miei confronti, poco fa sembrava volesse strapparmi i capelli e mordermi a sangue ora e dolce e delicata.
Quando sono completamente asciutta mi trucca, io cerco di restare sempre immobile come un manichino, finisce e mi fa uscire dal bagno.
-Indossa quello che abbiamo comprato questo pomeriggio, e niente intimo, sotto devi essere nuda.
-Si mia signora.
Vado in camera sua mentre lei fa la doccia.
Indosso per primo il reggicalze bianco poi le calze a rete molto fini anche esse bianche, con queste avrò sicuramente freddo all’aperto, ma se la padrona le ha deciso cosi non posso rifiutarmi di indossarle.
Il vestito che a scelto per me è bianco anche esso, stile anni venti, spalline sottili e scende lungo i fianchi morbido fino sopra il ginocchio. Due strisce nere orizzontali all’altezza della vita lo abbelliscono e la fascia per capelli, bianca e nera lo completa.
Io non avrei scelto questo abito, per un vestito cosi ci va un taglio di capelli corto al massimo fino alle spalle, mentre i miei capelli lisci arrivano fin sotto il culo. Non importa tanto non ho diritto di parola ma solo il dovere di obbedire ai suoi ordini.
Mi guardo allo specchio, sono carina.
Tutto questo bianco mi fa sembrare una sposa.
Forse era quello che aveva in mente zia quando me lo ha comprato, voleva che le sembrassi una sposa alla sua prima notte.
Mi trastullo ancora un po davanti allo specchio, passo i miei lunghi capelli sul davanti e li accarezzo, l unica parte di me di cui sono orgogliosa, noto che mi si vede il seno quando mi piego un po.
Comincio ad annoiarmi.
Vado in salotto accendo il notebook di zia e aggiorno il mio profilo sul socialnetwork, sono tentata di passare da single a fidanzata e di scrivere lavoro: schiava a tempo pieno.
Arrossisco al pensiero, l’effetto del alcol e passato da un po e sono tornata ad essere la solita timida.
Passa parecchio prima che senta i tacchi di zia avvicinarsi,
-Vogliamo andare?
Mi volto e resto fulminata dalla sua bellezza.
E li sulla porta una visione angelica, indossa un lungo vestito grigio di satin elastico senza spalline che ne esalta le magnifiche forme. Tubino aderente fino alle ginocchia per poi allargarsi fino a raggiungere terra. La parte superiore a pieghe e decorato con un filo di perle su di un seno, che sembra voler esplodere, e un altro filo al altezza della vite.
I capelli di lato.
Il trucco e meraviglioso esalta le labbra carnose e gli occhi blu della mia signora.
La visione da sola basta a rendere indimenticabile questa giornata.
-Stai molto bene, sei bella.
Dice lei a me.
Mi sentivo carina fino ad un attimo prima ora mi sento brutta.
-Allora vogliamo andare o vuoi restare li a fare la bella statuina?
-Sei tu ad essere bellissima padrona, io non sono nulla a tuo paragone.
Queste parole mi vengono spontanee, come mi viene spontaneo chiedermi nuovamente come possa una dea simile volere me.
-Hai ragione non sei nulla, ma ora andiamo un taxi ci aspetta sotto casa, cosi se mi va possiamo alzare un po il gomito, ho visto che l alcol ti fa un effetto che mi piace molto.
‘Hai ragione non sei nulla’, questo mi aveva fatto male, sapevo di non poter competere ma sentirselo dire da lei mi fece tornare insicura riguardo i suoi sentimenti per me, forse era tanto crudele da giocarci sopra, da ingannarmi, creare tutto questo solo per farmi innamorare di lei e poi farmi sprofondare nel baratro della disperazione abbandonandomi come una gattina randagia.
‘No dai calmati non e cosi, le piaci e se non ti ama già si innamorerà di te sicuramente tu sei la giusta donna schiava per lei.’
Mi feci coraggio l aiutai a indossare il soprabito poi indossai il mio prendemmo le borsette e scendemmo in strada dove un taxi ci stava aspettando.
L autista ci vide arrivare e scese, era una donna sui trenta nulla di speciale, apri la portiera a zia, aspetto che salisse poi la richiuse e sali al posto di guida.
Io dovetti fare da sola.
Sembrava che la mia magnifica padrona avesse fatto colpo.
-Da mario’s ordino.
Partimmo.
Il mio cuore batteva fortissimo il locale in cui eravamo diretti era il più lussuoso della città, dovevi prenotare almeno due mesi prima, come avesse fatto a trovar posto li per me era un mistero.
-Mario’s e troppo per me zia. Dissi
-Zitta. Mi rispose, io ammutolì.
Dal mio angolino non riesco a toglierle gli occhi di dosso, lei guarda fisso avanti a se con lo sguardo serio, non fa una piega quando la tassista, senza nemmeno cercare di nasconderlo, regola lo specchietto retrovisore per ammirarla.
La padrona si accorse che la osservavo, si voltò verso di me, io distolsi lo sguardo ora più che mai non mi sentivo degna di fissarla negli occhi.
-Samy guardami negli occhi, mi ordina.
Cerco di ubbidirle ma non riesco a sostenere lo sguardo allungo cosi lo sposto in torno, mi muovo in continuazione.
-Cosi non va bene questa serata e speciale e voglio che tu mi guardi direttamente, senza incertezze.
-Si padrona. Non avrei dovuto chiamarla padrona nel taxi l autista avrai sicuramente sentito, ma con il tono autoritario che ha usato mi è venuto naturale
La guardo, non e facile ma lo faccio.
Lei mi sorride, questo mi aiuta.
Batte la mano sul sedile di fianco a lei, mi siedo dove lei ha a battuto la mano, sempre sul sedile posteriore ma tra i due anteriori.
Mi toglie soprabito, non e facile, poi sposta la spallina del vestito e mette in mostra il mio piccolo seno. Ora capisco perché mi ha fatta spostare da qui la donna che guida può vedere comodamente dallo specchietto tutto quello che la padrona vuole farmi.
Mi vergogno sono mezza nuda danti ad un estranea.
Si china su di me le sue meravigliose labbra sono a pochi millimetri dalle mie, apre la bocca e tira fuori la lingua. Io come un automa faccio lo stesso, e le nostre lingue si incontrano giocano si scambiano piacere.
Fa cadere anche l altra spallina sono a torso nudo, sento la sua mano stringersi intorno a un seno, mi fa male.
L autista troppo presa dallo spettacolo finisce nella corsia opposta un veicolo ci suona,
-Stia attenta stupida, tuona la zia, questa bella ragazza ha intenzione di perdere la verginità questa notte non la vita.
A sentire quelle parole divento tanto rossa che sono sicura le auto intorno a noi riescano a vedermi anche al buio.
-Mi perdoni signora si scusa la tassista, ma non smette di osservarci e la zia non smette di dare spettacolo di me per tutto il tragitto.
Mi permette di ricoprirmi solo una volta che il taxi si ferma davanti al ristorante, e una via affollata sicuramente qualcuno mi ha vista con il seno in bella mostra.
La tassista scende per prima dal auto e si precipita ad aprire la portiera alla mia padroncina.
Lei come se lo aspettasse rimane composta in auto finché non le viene aperto, scende e la tipa chiude lo sportello.
Io devo fare da sola.
Mi ricompongo ed esco vedo la zia che vuole pagare la corsa, ma l autista rifiuta i soldi.
-No no signora , la corsa e omaggio alla sua splendida bellezza e mi perdoni per la svista di prima, ecco tenga questo e il mio numero, le passa un bigliettino da visita, mi chiami se ha bisogno
a qualsia ora, poi sorniona aggiunge, e per qualsiasi motivo farei di tutto per una donna come lei.
Poi le prende una mano si china e la bacia.
Troia.
Io assisto impotente a tutto, quella troia sta corteggiando la mia padrona, ma sono troppo pavida per reagire.
La stronza se ne va, il mio amore si volta verso di me la sua aria seria sembra essere sparita insieme a taxi , il suo sguardo ora e caldo e sorridente.
Mi passa il bigliettino da vista.
-Mettilo via e non perderlo.
Sento la gelosia montare dentro di me ma non posso far altro che obbedire.
Entriamo nel locale e un posto arredato con ottimo gusto.
Tutto e perfettamente intonato il pavimento il colore dei muri la mobilia i quadri, i fiori e splendido.
Passiamo dal guardaroba e lasciamo i soprabiti, poi all’entrata della sala un meitre squisitamente gentile chiede a zia il nome della prenotazione lei lo da e lui controlla sul registro poi sorride e dice:
-La signora ci aveva avvisati del vostro arrivo, chiama qualcuno, -Sonia accompagna le signore al tavolo tre.
Una splendida cameriera appare alle nostre spalle alta una cascata di riccioli neri fa risaltare la carnagione chiara occhi come il ghiaccio e uno splendido seno, noto che la zia glielo guarda.
Odio la cameriera.
La ragazza, evidentemente del est, ci guida attraverso un dedalo di separé si sente parlare con toni pacati ma non si vedono tavoli o clienti, lo sapevo essere un posto estremamente discreto all’occorrenza.
Arriviamo al nostro tavolo finemente apparecchiato, la cameriera sposta la sedia per far sedere la zia, poi fa lo stesso con me.
La odio un po meno.
Sparisce un attimo e torna con un carrello, sopra di esso un secchiello colmo di ghiaccio e dentro una bottiglia.
La stappa versa il contenuto in due coppe che ci porge e dice:
-Champagne con gli omaggi della signora.
Ma chi è questa signora?
-Alla mia gattina.
La padrona propone il brindisi, alzo la coppa faccio cincin e ne bevo un sorso.
La cameriera si e allontanata nuovamente, torna con un enorme mazzo di rose rosse.
Dì nuovo questa misteriosa signora?
Resto sorpresa quando le porge a me.
-Per lei.
Le appoggio sulla sedia di fianco e cerco il bigliettino lo trovo e non credo ai miei occhi, ce scritto:
Alla mia cucciola che tra poco diventerà una donna.
-Grazie zia, le dico con le lacrime agli occhi.
Forse non avrei dovuto chiamarla zia con la cameriera li accanto a noi ma sono emozionatissima non mi importa di nulla.
-Non e nulla in confronto al regalo che mi stai per fare tu.
Non riesco a resistere, cameriera o meno mi sporgo verso di lei e la bacio. Lei ricambia con la sua lingua dolce e morbida.
Quando ci separiamo ho un solo pensiero in mente anima e corpo.
-Ti amo.
Lei mi sorride.
-Non essere sciocca.
E bellissima, che duri tutta la vita o solo qualche giorno mi riterrò per sempre fortunata di essere stata sua.
La cameriera rimane con noi tutta la sera, serve le pietanze e riempe i bicchieri, quando non ha nulla da fare resta ferma in un angolo nascosta dalla penombra.
Ceniamo a lume di candela una di fronte all’altra le nostre mani unite, mi perdo nei suoi occhi, ascolto le sue parole ma e come se venissero da lontano mi sento stregata, credo che il mio viso abbia un espressione adorante nei suoi confronti.
-E quasi ora di andare tesoro,
questa parole fanno battere ancora più forte il mio cuore, tra poco sarò sua.
-Dai il bigliettino che ci ha lasciato l autista alla cameriera cosi ci chiama il taxi e possiamo tornare a casa.
Non mi piaceva essere volgare, ma troia trovavo fosse un nome appropriato per quella tassista.
Non ero proprio felice di tornare su quel taxi ma non mi sarei rovinata la serata per cosi poco.
Tiro fuori il bigliettino dalla borsa leggo il nome sopra ‘Chiara’
e lo passo a Sonia che si allontana.
-Vado un attimo in bagno zia torno subito.
-Non ti perdere o tanta voglia di mangiare te come dolce.
Quelle parole mi fanno sciogliere.
-Arrivo subito.
Entro in bagno e apro la borsetta, non ero sicura che avrei avuto il coraggio di fare quello che sto per fare lo champagne mi ha dato animo, disinibita, ma non era ancora abbastanza. Ce voluta la telefonata alla tassista per farmi decidere, quella stronza deve capire che la zia e mia e io sono sua e lei non centra nulla.
Dalla borsetta tiro fuori il collare rosa e me lo metto, sento caldo in viso. O portato con me anche il guinzaglio, esco e torno dalla mia padrona, per fortuna non incontro nessuno nel labirinto di separé.
Arrivo al tavolo, Sonia e tornata e si e rimessa nella sua posizione in attesa di ordini, evito gli sguardi, siedo al mio posto a testa bassa, nonostante l alcol sono rossa in viso per la vergogna e lo sento bene, sono anche un po preoccupata non so come reagirà la mia signora a questo segno di devozione.
Prendo il mio bicchiere, pieno quasi a meta e lo finisco in sorso, poi alzo lo sguardo piano fino ad incontrare il viso di zia.
Il suo sguardo e un misto di sorpresa felicita e eccitazione.
Mi rilasso e andata bene le porgo il guinzaglio lei lo aggancia al collare, ci alziamo.
Predo il mazzo di rose, e grande lo potrei usare per nascondere parzialmente il guinzaglio agli occhi della gente ma,
no, o voluto io questa situazione è giusto che vada fino in fondo, lo sistemo in modo che non nasconda nulla anzi che faccia addirittura esaltare, se possibile.
-Arrivederci signore.
Sonia ci saluta, ora che zia mi tiene al guinzaglio mi sento più sicura, la guardo in faccia e lei mi sorride dolcemente.
Che tenera.
Non la odio più.
-Arrivederci, risponde la zia.
-Andiamo gattina, da un leggero colpo al guinzaglio e partiamo.
Mi dispiace non salutare la cameriera ma non mi sembra appropriato parlare senza permesso adesso.
Il meitre all’entrata scambia due parlole di circostanza con zia e poi saluta per nulla sorpreso, come se vedere una donna portarne al guinzaglio un altra fosse una cosa normalissima.
Recuperiamo i soprabiti e anche li nostro comportamento non meraviglia nessuno.
Adesso viene il bello, dobbiamo uscire e l entrata del ristorante da proprio sulla via principale del centro, o paura e mi vergogno, se ci vede qualcuno che conosciamo? se lo viene a sapere mamma?
La zia sembra tranquilla.
Usciamo, l aria e fredda ed è tardi ma non ostante questo sulla via qualcuno in giro ce ma poca gente.
Il taxi e davanti a noi, come l autista ci vede si ripete quello accaduto poco prima, scende e apre la portiera a zia.
Questa volta la padrona fa salire prima me, io sistemo il grande mazzo di rose sul sedile in fondo e mi siedo al centro poi entra lei e si accomoda di fianco a me dopo di che la sgualdrina chiude la porta e si precipita al posto di guida, partiamo.
Anche lei non sembra per nulla sorpresa di vedermi al guinzaglio.
-Ci riporti dove ci ha prese prima e stia attenta a come guida.
-Subito signora.
Mi piace il tono severo che la zia usa con Chiara.
Poi si volta verso di me e mi bacia appassionatamente. Direi che o fatto centro con il collare, devo averla eccitata parecchio, per baciarmi si e dovuta piegare di lato cosi posso guardare avanti, vedo Chiara sistema nuovamente lo specchietto retrovisore per godersi lo spettacolo. Mi guarda dallo specchio, io ricambio lo sguardo ‘lei e mia’, voglio farle capire che la zia e interessata solo a me .
Senza pudore e senza che nessuno me lo ordini apro il il soprabito faccio scendere le spalline del vestito e metto in mostra il mio piccolo seno.
La zia mi guarda compiaciuta, le prendo una mano e la porto sulla mia tetta.
-Cosa dovrei farti? mi chiede il mio amore.
-Fammi male. Rispondo.
Lei stringe il seno fino a farmi malissimo, sento le sue unghie nella mia carne, e i miei umori colarmi fra le gambe.
-Si cosiii sento le tue unghie entrarmi nel seno.
Dico ad alta voce perché la mia nemica capisca bene.
La padrona mi bacia di nuovo, e io torno a guardare Chiara dallo specchietto.
La fisso negli occhi, lei e mia rivale non mi sento inferiore.
Non riesco a capire cosa pensi cosa provi, vedo solo gli occhi.
La zia mi da un attimo per respirare e allenta la presa, ne approfitto e mi lascio scivolare un po giù sul sedile, sollevo il vestito fino a mettere in mostra il mio sesso bagnato e nudo.
Guardo la zia, lo champagne mi da coraggio i miei occhio nei suoi lei e rovente a dir poco.
Prendo la mano che mi sta straziando il seno fra le mie, vorrei spostarla di li e portarmela sul sulla mia topina incandescente.
Fa resistenza un po ma poi si lascia guidare.
La zia sembra contrariata.
-Vuoi che smetta, ti sto facendo male?
-No mia signora, non devi mai smettere di farmi ciò che ti piace io sono tua proprietà.
Io e non tu stronza. Dico mentalmente a Chiara.
Ora che la sua mano segue le mie la porto prima alla bocca, succhio il suo dito medio cosi lungo e fine, ci stiamo ancora guardando negli occhi, cerco di essere sensuale, lo infilo tutto in bocca e lo ricopro di saliva più che posso, dopo di che la conduco alle porte del mio paradiso e lascio libera, sperando che mi faccia ciò che aspetto da questa mattina, dalla prima volta con zia o forse da sempre.
-Prendimi zia, fammi tua qui ora, non ce la caccio più.
La mia più che una richiesta e una supplica.
Il suo dito mi carezza il sesso salendo e scendendo, dando lunghi brividi di piacere, sto impazzendo.
-Ti prego amore non resisto.
E la prima volta che la chiamo cosi, non mi dice nulla, nessuna reazione particolare, cerca di non mostrare i suoi sentimenti o non ha provato nulla?
-No no. Mi dice sorridendo maliziosa.
Lei sa quello che sto provando, ne sono sicura. Se glielo chiedessi mi descriverebbe le mie sensazioni minuziosamente senza sbagliare, lei mi conosce meglio di quanto mi conosca io, lei sa quanto doloroso sia il piacere di essere ad un passo dal agoniata penetrazione e non averla mai.
Sento la sua unghia graffiarmi le grandi labbra, la mia figa pulsa devo essere sua. Afferro la sua mano e cerco di farla entrare in me.
-Ferma gattina, non e ancora il momento.
Dice per nulla sorpresa dl mio tentativo.
Non voglio non posso non ce la faccio, ma devo. Devo ubbidire.
Mi fermo lascio la sua mano libera di torturami dolcemente il sesso senza darmi mai ciò che desidero cosi intensamente.
Guardo fuori, siamo a meta strada, non riuscirò a resistere fino a casa, finirò per fare una sciocchezza l alcol mi ha dato alla testa,
-Mordimi padrona, se non vuoi darmi piacere allora fammi soffrire.
-Cosi mi piaci gattina.
Non se lo fa ripetere credo che la presenza del autista che ci osserva le piaccia, la eccita ulteriormente.
Si china su di me e addenta il mio seno destro ancora dolorante.
Sento i denti appoggiarsi alla carne, poi stringerla sempre più forte fino a farmi pensare di chiedere pietà ma non parlo, cosi e meglio.
Il forte dolore ha smorzato l eccitazione.
Riprendo un po il controllo di me e torno ad osservare la tassista,
ha rallentato l andatura per godersi lo spettacolo.
Mi osserva.
Cerco di farle capire il piacere del dolore che la mia padrona mi sta facendo provare, spero mi invidi.
Passo la lingua sulle labbra lentamente cercando di sembrare sensuale, la zia lascia la presa per addentarmi subito dopo l altro seno, mi scappa un lamento poi sorrido,
-Si amore fammi soffrire.
Spero che la nostra spettatrice ci prenda per pazze.
La mano che mi tormenta la topina si decide finalmente a farmi venire, non come vorrei io, ma che almeno finisca questa tortura, preferisco i denti di zia nella mia carne che le sue carezze eccitanti ma senza orgasmo.
Il massaggio si fa più forte deciso e veloce ora il dito e sul clitoride sto per venire afferro la testa della mia padrona e stringo forte a me.
-Si padrona sei fantastica mi fai godere…
Grido senza ritegno, voglio che Chiara senta bene ciò che mi fa provare, quanto piacere può darmi anche mentre mi tortura o quanto piacere provo nel essere torturata da lei.
I denti di zia lasciano il seno per avventarsi sul capezzolo, stingo spietati e sadici quella carne cosi sensibile.
La stringo più forte a me.
-Si padrona mangiami, mangia la mia carne ‘sono tua…
Mi prende il clitoride, gonfio e sensibilissimo, fra due dita e lo strofina forte e veloce, non resisto piu.
-Mi fai godere…godo..godo…grazie amore…godooooooo…
inarco il corpo contro di lei e un orgasmo forte non sento dolore solo piacere, non smetto di guardare lo specchietto, Chiara non distoglie mai lo sguardo.
Un attimo intenso poi mi lascio andare, mi rilasso, la mia signora allenta la presa sul capezzolo, pulsa fa male, ora che l orgasmo e passato sento i seni doloranti il clitoride urlare e il capezzolo mi pulsa fortissimo…ma sono pronta a rifarlo anche subito.
La zia si rimette seduta composta e mi ordina di fare altrettanto, in effetti siamo quasi a casa.
Pensavo che una volta giunte a destinazione mi avrebbe tolto almeno il guinzaglio ma invece non lo fa.
L autista ferma il taxi davanti al nostro portone, scende in fretta e apre la portiera a zia che scende a sua volta con il guinzaglio in mano.
Mi strattona io recupero le rose ed esco giusto in tempo per vederla allungare la mano verso Chiara.
Sembra la sena di un film.
Lei allunga il braccio e l altra donna le prende la mano e la bacia con riverenza.
Poi senza nemmeno fare il gesto di pagare la corsa zia si gira e se ne va tirandomi dietro per il guinzaglio.
-Qualsiasi cosa per lei signora.
Poi sento l auto ripartire.
Entriamo in casa ho il cuore che mi batte all’impazzata.
Togliamo i soprabito poso il grande mazzo di rose e andiamo in camera da letto.
Siamo una di fronte all’altra mi sorride, poi prende il guinzaglio e me lo mette in bocca, si volta mi da la schiena, capisco cosa vuole senza nemmeno che me lo dica, le apro la cerniera del vestito lei lo sfila e si volta, ora indossa solo scarpe e autoreggenti e divina, il seno come due grossi frutti il capezzoli scuri e grandi ne sembravano i piccioli le sue curve giunoniche il sesso glabro e lucido di umori non riesco a resistere, come se fosse la cosa più naturale del mondo mi chino lascio cadere il guinzaglio dalla bocca e le bacio la punta delle scarpe. Prima una poi l’altra non mi basta, comincio a leccarle venero la mia dea.
-Tirati su. Ordina, ma io continuo mi piace e il mio posto quello, allora mi afferra per i capelli e mi costringe ad alzarmi.
-Dovrò essere più severa con te non sei molto ubbidiente, mi dice mente mi spoglia completamente.
Ora sono vestita solo del collare, mi fa sedere sul lettone al centro con il busto eretto, mi sembra di essere una bambola, mi manca solo il vestito voluminoso.
La padrona esce dalla stanza e torna poco dopo con delle candele e una forbice e le rose che mi ha regalato.
Mette le rose sul comò sistema le candele in giro per la stanza le accende e spegne la luce.
Cosi e molto più romantico.
-Credo che le rose siano il fiore che più mi assomiglia questo tipo in particolare a le spine piuttosto grosse,mi dice mentre scioglie il mazzo.
-Sono belle ma pungono,
recide un fiore dal gambo poi ne strappa i petali e li getta sul letto, scendono morbidi come se piovessero dal cielo.
-Quando pungono fanno molto male, se sono secche fanno ancora più male..
Continua a tagliare fiori dal gambo e ha lanciare i petali su di me sul letto e tutto intorno.
-Ti piace il letto di rose?
-Si padrona e molto romantico.
Prende i gambi delle rose tagliate e li dispone sul letto dove avrei dovuto appoggiare io la schiena se mi fossi sdraiata.
-Un po poche ce ne vogliono ancora.
Taglio via altri fiori e dispose i gambi vicino agli altri.
-Cosi va meglio. Fare l amore su di un letto di spine e un mio sogno da molto ma non ho mai avuto la fortuna di trovare una gattina tanto coraggiosa si sono rifiutate tutte. Hai paura?
Si avevo paura, le spine sui gambi sembravano enormi.
La cosa peggiore della tortura fisica, lo capii in quel momento, e l attesa.
Non sai cosa veramente ti aspetta e sei indecisa tra il chiedere alla tua padrona di fare presto e la voglia di fuggire.
-Si padrona ho paura, ma sarò alla altezza non ti deluderò perché ti amo.
La padrona sali sul letto in piedi difronte a me, potevo sentire il dolce profumo del suo sesso.
-Ora dammi le mani e lasciati andare.
Allungai le mani verso di lei, le prese tra le sue, mi lasciai andare a peso morto.
Mi calò giù lentamente, sentivo le spine entrare nella mia pelle per tutta la lunghezza della schiena mentre la zia mi faceva distendere fino a toccare il cuscino con il capo.
-Non gridare tesoro, i vicini dormono.
-Non preoccuparti padrona, dissi a denti stretti. Ormai ero sdraiata completamente le spine erano entrate nella mia schiena pensavo che il gioco si fosse concluso, ma come sempre sbagliavo.
La zia mi lascio le mani e si appoggio al muro dietro la mia testa, non era facile mantenere l equilibrio con i tacchi a spillo sul materasso.
Sollevo un piede e mi pianto la scarpa nella pancia pigiando forte in giù. Il mio primo istinto fu di sollevarlo ma le mie mani non si mossero, se questo era il suo volere dovevo accetarlo.
Lei spingeva in giù, io sentivo le spine entrare più in profondità e non potevo far altro che assecondare quella forza che mi schiacciava.
Sollevò il piede dalla pancia e punto il tacco sul mio seno lo fece scendere nella carne come se fosse burro, mi manco il respiro. Appoggiò il resto della scarpa sul mio torace,
-Attenta, non muoverti o mi farai cadere, mi avvisò e poi ripete l operazione con l altra scarpa sul altro seno.
Infilò prima il tacco bene in profondità poi si appoggio con la suola.
Ora era in piedi sopra il corpo pressato sulle spine delle rose, i morsi di poco fa adesso apparivano come un osai di piacere in un mare di dolore.
Comincia a piangere silenziosamente.
Provò a rigirare i tacchi nei seni senza grandi risultati ma con grandissimo dolore per me, poi scese.
Scese da me e dal letto, si avvicino al mio corpo e guardo soddisfatta i due segni rossi che mi aveva lasciato sulle tette, si volto verso di me e chiese:
-Sicura di amarmi?
Mi stava mettendo alla prova, pensai prima di rispondere.
Le presi una mano la portai sulla mia gattina sempre umida nonostante tutto quello che mi aveva fatto, come risposta sarebbe bastata ma volevo che non avesse dubbi,
-Io sono la tua schiava più mi fai soffrire più ti amo. Ti prego un bacio poi fammi quello che vuoi.
Non rispose,
ma mi bacio.
-Continuiamo, questo lo comprato apposta per te.
Apri un cassetto e tiro fuori uno strap-on, molto più piccolo di quello che mi aveva fatto indossare la volta scorsa.
Se lo sistemo alla vita,
-Venti centimetri di lunghezza e tre di diametro e con questo che faro di te una donna.
Mi sembrava eccessivamente lungo per la prima volta, io credevo avrebbe usato le dita, il pensiero svani mentre, preoccupata, la guardavo tagliare altre rose.
Che vorrà farmi ancora?
Ne tagliò quattro, stavolta tolse anche le foglie e poi le spine nella parte più bassa in modo da poterle tenere in mano come un frustino.
Con quei gambi comincio a carezzarmi il corpo le gambe la pancia le braccia, dove passava trascinandoli lasciava piccoli graffi, non faceva molto male più che altro irritava, e mi faceva contorcere causandomi dolori alla schiena sdraiata sulle spine.
Poi comincio a carezzare la mia patatina.
Il rado pelo non serviva a proteggermi.
Prima passo sopra più volte graffiandola dolorosamente non soddisfatta mi ordino:
-Tenila aperta, voglio passarceli anche dentro,
io apri le grandi labbra e lei passo i gambi diverse volte sulla parte più delicata di me.
Li i graffi facevano male e lei ne godeva lo potevo vedere da suo sguardo pieno di libido ma non sadico.
Non l avevo mai visto ombra di crudeltà su quello splendido viso, sapeva essere crudele e spietata ma mantenere sempre uno sguardo dolce e angelico.
Ricominciai a piangere mi contorcevo dal dolore e più mi muovevo più soffrivo, il male era intesso difficile provare piacere.
Diede dei colpi forti sul mio sesso, mi morsi le labbra ma non gridai,
-Mi ami?
-Si zia ti amo.
La risposta, credo, la fece arrabbiare perché comincio a colpire i miei seni violentemente.
Sembrava un indemoniata sentivo le spine entrarmi nella carne e spezzarsi dentro, quelle che non entravano a sufficienza per spezzarsi mi straziavano la pelle mentre venivano trascinate fuori.
Udi la zia dire:
-Sei una stupida una stupida.
Chiusi gli occhi.
Sentivo i colpi sui miei seni come frustate, le lacrime rigavano il mio volto, singhiozzavo con le labbra serrate per paura che mi scappasse un urlo avevo le mani libere, ma non ostante tutto, non feci nulla per cercare di difendermi.
Mi offri a quelle percosse come se fosse giusto come se le meritassi come se il mio seno meritasse di essere barbaramente punito, la sua colpa era di non essere mai cresciuto di non farmi sentire donna di avermi messo in condizione di inferiorità con le altre, tutto il mio corpo doveva essere punito perché era sbagliato era il corpo di una ragazzina e non voleva più crescere, dovevo punirlo farlo soffrire umiliarlo…umiliarmi…dare piacere al mio amore.
La sua furia duro poco ma fu devastante e dolorosa.
I colpi rallentarono fino a fermarsi.
Ora era silenzio rotto solo di miei singhiozzi, apri gli occhi mi feci coraggio e guardai lo scempio che dovevano essere le mie tette.
I segni rossi delle frustate erano ovunque non c’era un solo centimetro della pelle senza un segno, vedovo le spine fare capolino dalla mia pelle dappertutto, le sentivo dentro di me in profondità ne avevo addirittura una all’interno di un capezzolo.
La zia di fianco a me era rossa in viso, aveva il fiatone come dopo una lunga corsa.
Osservò il mio corpo martoriato pieno di graffi e spine per lunghi minuti fino a che la sua respirazione non torno normale.
-Allora mi ami ancora?
Tra le lacrime risposi
-Perché non dovrei?
-Per quello che ti ho appena fatto, non e stato dolorosamente insopportabile? Non hai avuto paura che non smettessi più?
-E stato doloroso ma questo e il tuo modo di amare e me piace, non ho avuto paura perché tu sai cosa e giusto o sbagliato per me sei la mia padrona, io ti amo.
-E se perdessi il controllo? Poco fa ce mancato poco!
-Puoi disporre di me come vuoi.
Ci fu un attimo di pace in cui mi resi conto di avere un lago fra le gambe, prima ero troppo concentrata sul dolore che mi stava infierendo per rendermene conto, ma ora sentivo bagnato e i graffi intimi mi bruciavano.
Si avvicino vide la spina che usciva dal mio capezzolo e con un unghia la spinse verso interno, la sentivo farsi largo nella mia carne a fatica.
Contemporaneamente la zia mi bacio, le nostre lingue si incontrarono scoprendosi appassionate e vogliose.
Intanto la spina era entrata tutto le mio capezzolo ma la zia non si fermava sentii entrare anche la sua unghia.
Altro dolore che andava ad aumentare la mia voglia di lei.
Senza smettere di baciarmi tolse l unghia dal dentro me e si sdraio sopra al mio corpo, la sofferenza che mi donavano le spine sotto la schiena aumento ancora. allargai le gambe per accoglierla, il momento doveva essere vicino.
Le sue mani posizionarono il fallo alle porte della mia topina, e il lungo bacio termino.
Sentivo i suoi grossi seni su tutto il petto.
-Spero che le spine nel mio seno non ti pungano.
Non rispose ma entro nel mio corpo con un colpo secco prendendosi la mia verginità e lasciandomi senza fiato.
-Dimmi cosa senti cosa provi.
-E grosso fa male lo sento entrare nel mio corpo e lunghissimo sembra non finire più.
Non era stata dolce mi aveva presa con forza ed era entrata in me velocemente.
-Ora e tutto dentro di te tesoro ora sei una donna.
-La tua donna, tua e di nessun altra.
Le buttai le braccia al collo e la baciai ancora, intanto allargavo di piu le gambe e le tiravo su per far spazio a quel voluminoso alieno dentro di me.
Comincio un lento movimento di bacino, lo sentivo scivolare fuori per quasi tutta la sua lunghezza lasciando un senso di vuoto per poi ritornare veloce e prepotente a riempirmi tutta.
-Aaaah fa male amore, me lo sento nel pancino.
-E le spine, cosa senti?
-Le sento muovere nel mio corpo ogni volta che mi dai un colpo mi fanno male.
-Mi piace quando soffri, mi piace di più.
Il ritmo aumentò, ma la cosa mi piaceva ero ben lubrificata e il corpo di adattò in fretta a quella misura.
Arrivo il piacere che attendevo da tanto, il mio primo orgasmo da penetrazione.
-Sto per godere zia…si mi stai sfondando mi piace ancora dammene ancora..
il piacere era salito velocemente in me, avevo perso la testa cominciavo a gridare ma non di dolore, gridavo quel agognato orgasmo, il piacere di essere sua completamente corpo e anima, andava oltre tutto ciò che avevo provato fin ora.
-Ti amo Pamela ti amoooo fammi godereeeeeeee.
La padrona mi bacio per farmi tacere e accelero ancora io raggiunsi il paradiso, chiusi gli occhi e godetti mentre le nostre lingue si strusciavano una contro altra calde e umide.
Il ritmo non rallento rimase costante continuavo ad avere orgasmi su orgasmi, la zia si stacco dalla mia bocca
-Non gridare stupida.
-Perdonami amore, dissi con voce bassa, e troppo bello mi fai morire godo ancora siiiiii.
Zia porto le braccia sotto le mie ginocchia alzandomele fino a farmele toccare con le spalle.
Il pene sembrava arrivarmi in gola cosi.
-Mi fa malissimo zia…lo sento in gola.
A quelle parole il mio amore sembro eccitarsi ulteriormente ed aumento velocità e forza di penetrazione.
-Mi piace quando soffri…
-Fa malissimo
-Allora vado ancora più veloce
-Mi bruciaa…sto per venire nuovamente…siiii goodoooo.
Venni ancora una volta, ero sorpresa da quanto piacere potessi provare essere, penetrata era bellissimo essere penetrata e torturata dal mio amore non vi erano parole per descrivere simili sensazioni , nessuna avrebbe mai capito senza provare.
Il ritmo della mia signora rallento fino a fermarsi.
-Avrei dovuto chiamarti cagnetta non gattina, hai goduto come una cagna in calore.
-E stato bellissimo, non sono nemmeno in grado di descrivertelo, non voglio più vivere senza te e senza le tue sadiche e dolci attenzioni, chiamami come vuoi cagna gattina prostituta schiava sguattera troia vacca, ma lascia che ti ami, lasciami essere la tua compagna.
-Piantala di parlare voglio godere anche io, è la prima volta che faccio una cosa simile e sono eccitatissima.
Si alzò in piedi e prendendomi le mani, come aveva fatto prima, mi aiuto a mettermi seduta. Sentivo molti dei gambi di rosa attaccati alla mia schiena, mi venne dietro tolse quelli rimasti sul letto e poi si mise a lavorare a quelli sulla mia schiena.
Non li tirava semplicemente via, prima li faceva rotolare su e giù in modo che le spine conficcate dentro di me si staccassero dal gambo ma non dal mio corpo.
Quando fini sentivo una miriade di spine sulla schiena.
Si tolse lo strap-on, e da un comodino estrasse un grosso dildo anale nero e l altro strap on, quello enorme che avevo usato la volta scorsa, me lo fece indossare mi diede del gel lubrificante si mise a pecorina comincio a masturbarsi e ordino:
Prima mettimi il dildo nel culo ma fa che sia un lavoro lungo e piacevole.
-Sarò all’altezza padrona.
Mi inginocchiai dietro di lei e comincia un lento lavoro di lingua. Allargai le natiche e iniziai a leccare il buchino, la padrona gemeva e godeva, il buchino era cedevole ovviamente abituato in poco tempo riusci ad infilarci dentro la lingua senza nemmeno bisogno di allargalo con le dita.
Cosparsi una mano di gel e le infilai delicatamente un dito dentro, era troppo poco cosi ne infilali un secondo lasciai il tempo di abituarsi poi ne aggiunsi un terzo, mentre infilavo le dita in lei con l altra mano versavo lubrificante, non dovevo assolutamente fare male alla mia padrona. Aggiunsi ancora un dito, ora con quattro dita la potevo penetrare più in profondità, le entravo dentro fino a fare toccare l attaccatura del mio pollice.
Al mio amore piaceva, la sentivo gemere godere e ogni tanto rivolgesi a me
-Mi fai godere sei una prostituta una zoccola, troia..
Mi piaceva essere insultata in quella maniera.
Ci mise un po’ ma il corpo di zia si adatto anche a quella penetrazione cosi pensai di metterci tutta la mano.
Estrassi la dita, l ano rimase aperto e io versai dentro del gel, uni le dita a formare una punta e lentamente ma con sorprendente facilita le infilai nel suo corpo. ora avevo tutta la mano dentro di lei.
Una volta entrata la apri e cercai di prendere confidenza con quel ambiente caldo e viscido per via del lubrificante. Andai, per quanto potevo, alla ricerca di un punto specifico da toccare, cercai di girare e rigirare la mano e vidi la zia mordere il cuscino, le sue dita si muovevano freniche sul suo sesso, cominciai allora a imitare il movimento di un pene entrando ed uscendo dal suo ano, senti un lungo rantolo di piacere soffocato e poi uno schizzo di liquido caldo parti dalla passerina di zia per finire sul mio stomaco facendo bruciare i miei graffi.
Pensavo fosse pipi, e mi sembro doveroso assaggiarla, passai le dita sulla pancia cercando di raccoglierne un po e le portai alla bocca, non era pipi era il gusto di zia
-Adesso scopami troia.
Era fuori di se dal piacere, ero stata molto più brava di quanto mi aspettassi.
Estrassi la mano e infilai il dildo senza problemi, passai un po di lubrificante sullo strap-on, zia era bagnata fradicia ma non si sa mai e lo infilai lentamente dentro di lei.
-Veloce, stupida più veloce.
Obbedi la presi per i fianchi e la penetrai più velocemente possibile, la sentii soffocare sul cuscino diversi orgasmi. Alla fine crollo sul letto facendo scivolare fuori dal suo corpo il grosso membro finto.
Mi distesi vicino a lei a pancia in su sentivo le spine nella schiena, ma ero soddisfatta di ciò che le avevo fatto e mi sentivo appagata dal piacere che le lei mi aveva dato.
Alcuni minuti si silenzio segnati solo dalla cadenza dei nostri respir.
-Non mi sono mai innamorata di una donna prima, disse poi con voce calma.
Il mio cuore ricomincio a battere all’impazzata la zia mi stava forse dichiarando il suo amore?
-Nessuna aveva mai sopportato quello che ho fatto passare a te, e per giunta ne provi anche piacere, mi hai fatto squirtare, cosa che mi è accaduta poche volte.
Chiesi cosa fosse squirtare.
-E un tipo di orgasmo. Quando raggiungo il massimo del piacere fisico il mio sesso emette un getto di liquido come un uomo quando viene, mi e successo poche volte e sempre in occasioni particolari mai con una solo partner.
Sospirò.
-Questa relazione sarà difficile per entrambe, con una schiava come te non so dove posso arrivare, quali torture potrei inverarmi quale umiliazioni finirei per infliggerti, ma tu naturalmente non hai paura e vuoi continuare vero?
-Un po di paura ce l ho ma sono tua, mi sento un oggetto nelle tue mani, la tua schiava devota. Per me sei una dea io non sono nulla a tuo confronto, tu sei il cigno bellissimo io il brutto anatroccolo che non crescerà mai, sarei disposta a tutto per non perderti, ti amo non so che altro dire.
-Anche io ti amo….credo.
Disse mentre si posizionava la mio fianco e con le unghie cominciava a togliermi le spine dal seno, una ad una dolorosamente.

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