Skip to main content

Mi chiamo Ida e abito in campagna.
Durante l’estate solitamente soggiornava da me mio cugino Francesco di un anno più grande.
Fin da bambini eravamo abituati a vederci nudi, spesso andavamo a fare il bagno nei maceri che costellavano la campagna ferrarese.
La differenza di età si annullò crescendo.
L’anno in cui mi crebbero le tette anche Francesco ebbe i suoi mutamenti, e quando arrivò da me d’estate notai le sue spalle più larghe.
Se è per questo anche lui notò le mie tette anche se appena accennate, ma abbastanza da sollevare la canottiera.
La prima giornata veramente afosa andammo nel macero oltre il boschetto e come facevo di solito senza pensarci molto su mi tolsi tutto per buttarmi in acqua.
Francesco non si era tolto ancora gli slip e vidi che rimase come una statua con gli occhi fissi sulla mia passera che cominciava ad avere anche la prima peluria anche se rada.
Vidi che gli divenne duro e che senza che facesse nulla ormai era fuori degli slip, cavolo mica solo le spalle gli si erano sviluppate.
“Che fai? Non entri?” gli chiesi per toglierlo dall’imbarazzo, e intanto mi tuffai.
Tempo di riemergere e sentii il suo tonfo dell’entrata in acqua.
Ora non ci vedevamo più, il problema era sparito.
Prendemmo a sguazzare a giocare come al solito, gli saltavo al collo da dietro per metterlo sotto, ma quando si girò verso di me per mettermi sotto a sua volta sentii il suo membro contro la mia pancia.
Mi fermai turbata, sentirlo era diverso che vederlo, e anche lui si fermò turbato, mi teneva tra le sue braccia, e gli dava piacere sentire i miei capezzoli turgidi appoggiati sul suo petto.
Stavamo fermi uno di fronte all’altro, io lo sentivo eccitarsi, il suo membro cresceva e cercava spazio tra le mie gambe che istintivamente gli diedi allargandole un po’.
Un attimo dopo era in erezione appoggiato alla mia passera, o meglio io ero appoggiata su di lui.
Lo abbracciai stretto spingendo il mio pube contro il suo, apprezzando il piacere di quello sfregamento.
Ripetei il movimento come se lo stessi scopando e sentii le sue mani scendere sulle mie chiappe, afferrarle e aiutarmi in quel movimento.
Ebbi un orgasmo e credo venne anche lui in quella specie di sega che gli feci col la passera senza che mi penetrasse, e quando mi ripresi d’istinto lo baciai sulla bocca.
Ricambiò il bacio e mentre mi baciava prese ad accarezzarmi il seno eccitandomi di nuovo.
Riprendemmo a sguazzare poi uscii dall’acqua e mi distesi sull’erba al sole per asciugarmi.
Mi seguì e come faceva di solito si stese accanto a me.
Gli presi una mano, lui si girò verso di me e mi guardò nella mia nudità, poi con l’altra mano mi accarezzò di nuovo il seno e si calò sulle mie labbra.
Ci ritrovammo lingue attorcigliate, e non solo quelle, ci rotolammo sull’erba accarezzandoci, poi lui mi salì sopra e mi appoggiò l’uccello sulla passera riprendendo il movimento che io avevo fatto in acqua, ma questa volta dopo i primi movimenti, complice la mia passera che si era bagnata, scivolò dentro.
Era molto più bello così, nonostante la resistenza della passera che Francesco vinse con un po’ di energia in più nelle spinte. Quando fummo nuovamente pube contro pube, Francesco continuò nel suo avanti e indietro della mia passera provocandomi alcuni orgasmi, e smise quando lo sentii scaricare la sua sbora dentro di me.
Fu la prima delle nostre scopate che continuarono per tutta l’estate, più volte al giorno in inconsapevole libertà. Fu solo per il fatto che la nostra fertilità era ancora acerba che non concepimmo.
Durante l’inverno a scuola da lui organizzarono un corso di educazione sessuale e intelligentemente partecipò.
L’estate successiva eravamo attrezzati al meglio per godere dei nostri corpi un po’ più maturi senza correre rischi inutili.

22
54

Leave a Reply