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Quelli erano giorni

By 12 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

A quel tempo ero una ragazza ben sviluppata e avevo già avuto qualche fidanzatino. I soliti bacetti, qualche palpatina, seghe e ditalini. Come nuovi vicini di casa, avevamo gli zii, una coppia molto simpatica. Erano venuti a star li da poco, al posto di una vecchiaccia che finalmente aveva tirato la gamba. La zia, la sorella di mia mamma,era una donna piccola ma ben fatta, un faccino da bambola. Lo zio era un bell’uomo, cinquantenne, alto e robusto, con due magnifiche basette grigie. Noi abitavamo di sotto, con il giardino, loro sopra con il terrazzo sul tetto. Un giorno che ero sola in casa invitai la zia in giardino con me. Mi piaceva la zia e piu’ la conoscevo, piu’ stavo bene con lei. Sfogliammo delle riviste parlando del più e del meno, spettegolando su questo e quello. All’ora del the ci sedemmo a tavolino e arrivammo ad un argomento di cui avevamo visto un articolo: il nudismo. Lei mi chiese che cosa ne pensassi ed io dissi che sarebbe meraviglioso se delle persone potessero riunirsi anche da noi in questi campi dove avrebbero potuto sentirsi liberi dalle costrizioni imposte dalla società bigotta in cui vivevamo. Continuai dicendo che mi ricordavo ancora come era bello da bambina andare in giro nuda senza che nessuno si scandalizzasse. Allora, con tono da cospiratrice, mi confido’ che lei e suo marito giravano sempre per casa completamente nudi e che, nelle belle giornate, si mettevano sul terrazzo a prendere il sole. Infine mi invitò da lei il giorno dopo. Accettai con entusiasmo. Il giorno dopo mi presentai da lei in bikini, con un asciugamani avvolto intorno al corpo. Avevo messo una cura particolare nella mia toeletta ed ero tutta fresca e profumata. Venne ad accogliermi anche lei avvolta in un asciugamani. ‘Benvenuta’ mi disse ‘ero già al sole. Vieni.’ Mi condusse sul terrazzo. Tutto attorno avevano fatto un muro di piante rampicanti e canne, sembrava un piccolo paradiso verde. In mezzo una piccola vasca con acqua corrente forniva refrigerio quando era necessario. Era bellissimo, cosi al riparo da qualsiasi sguardo indiscreto e glielo dissi. Mi disse che lei e lo zio, facevano di tutto su quel terrazzo e mi strizzo’ l’occhio. Si tolse l’asciugamano. Era veramente una bambolina, interamente abbronzata, di un bel colore ramato. Aveva due tettine sode, due chiappette marmoree un po’ svasate che lasciavano vedere il bottone scuro del suo culetto e, sorpresa, la fica completamente depilata. Se non fosse stato per le labbruzze pendule e la spacca un po’ socchiusa, si poteva scambiarla per una bambina. ‘Tu non ti spogli?’ disse sdraiandosi su un materassino. ‘Certo!’ feci io lasciando cadere l’asciugamano. Con una noncuranza che nascondeva un leggero turbamento mi slacciai il reggipetto e, sotto il suo sguardo acceso, mi sfilai lo slippino. Anch’io ero asciutta, tettine ancora piccole, capezzolini rosei, chiappette sode, un po’ di peluria nera e morbida tra le mie gambe. ‘Sei molto carina.’ si complimentò. ‘Anche tu.’ Risposi. Parlottammo del più e del meno per qualche minuto continuando a guardarci poi, visto che ero incuriosita dalla sua fica depilata, mi chiese cosa ne pensassi. Risposi che non mi era mai capitato di vedere una donna adulta senza pelo, che era bella, pulita, senza quella volgarità che le attribuiva la gente. Ridacchiando spiegò che al marito piaceva così, che gli davano fastidio i peli sulla lingua. E giù una strizzata d’occhio. E guardando la mia disse che pero a lei non dispiacevano i peli. Non avevo ancora capito dove voleva andare a finire, ero ancora piuttosto ingenua nonostante le mie arie. Le dissi che cosi nuda mi sembrava molto eccitante, tutta esposta e che chissà che effetto faceva quando la vedevano. Rispose che non c’era molta gente a cui la mostrasse, solo pochi intimi amanti del nudismo e che si, faceva effetto a tutti. Qualcuno addirittura le aveva detto che faceva venire voglia di baciarla. Piaceva a tutti, sia uomini che donne. E sottolineò la parola donne. Mi raccontò poi di una volta in cui l’avevano fatta arrappare e le era spuntato fuori il grilletto e tutti l’avevano guardata a bocca aperta. ‘Ce l’hai cosi grosso?’ sbottai senza riuscire a trattenermi. ‘Come una nocciolina, e tu?’ ‘Piccolino, appena un bottoncino.’ ‘Te lo tocchi mai?’ ‘Si. Qualche volta, ma mi piace di più quando lo fanno i ragazzi.’ Lo dissi con noncuranza, per farmi credere più esperta, non volevo certo dirle che mi facevo almeno un paio di ditalini al giorno e che mi piaceva da matti. Come se parlassimo del tempo mi disse di girarmi che mi avrebbe spalmato un po’ di crema solare. Comincio ad accarezzarmi lentamente le spalle, giù fino alle natiche che curò di sfiorare anche nel mezzo dove il sole certo non batteva. Mi girai e prese a spalmarmi davanti. Di nuovo si complimentò con me per il mio corpo, chiedendomi se avevo dei ragazzi, dicendo che se lei lo fosse stata mi avrebbe fatto la corte. Confessai che si di ragazzi ne avevo, ma nessuno serio. La sue mani si erano concentrate sulle mie tettine e sulla pancia, mi facevano piacere, mi sentivo languida. Con la scusa della crema mi aveva infilato la mano tra le gambe che aprii prontamente, le sue dita mi sfiorarono la fichetta. ‘Vuoi dirmi che non hai mai fatto l’amore?’ chiese ‘Solo qualche carezza’ sussurrai in risposta.’ Un suo dito scivolo improvvisamente nella mia fichetta facendomi sussultare e gemere di piacere. ‘Dio! Oddio! Sei proprio vergine! Tesoro non sai cosa ti perdi! Io ho cominciato a tredicianni, adesso ne ho quaranta e non ho nessuna intenzione di smettere!’ Mi toccava delicatamente, sfiorandomi appena il grilletto e le labbruzze aperte. Mi chiese se mi piaceva, io mugolai un si in risposta. Brontolo’ qualcosa circa noi verginelle sempre pronte al godimento poi, levando il dito, mi chiese di dare un po’ di crema anche a lei. Tutta languida mi sollevai e cominciai a spalmarla facendo come aveva fatto lei, prima dietro, prendendomi cura particolare delle sue natiche, arrivando a sfiorarle il buchetto del culo. Si girò senza che glielo chiedessi. Le spalmai i piccoli seni dai lunghi capezzoli scuri che svettavano rigidi. Glieli solleticai un po’ facendola mugolare. Ormai era chiaro a che gioco giocavamo, e mi piaceva! Scesi verso il basso evitando si avvicinarmi alla fica. Quando finii le gambe mi ritrovai accoccolata di fronte a lei, le sue gambe aperte, la ficona spalancata, il famoso grillettone si era fatto duro ed emergeva come un funghetto. La sfiorai con le dita, era tutta bagnata, le toccai il grillo: ‘é bellissimo, meraviglioso!’ commentai prendendolo tra due dita. ‘Pensa che da bambina lo avevo come te, poi a furia di ditalini mi è cresciuto.’ Ci sedemmo una di fronte a l’altra. Le ginocchia aperte e sollevate ci esaminammo le rispettive fiche, toccandocele delicatamente con risatine e mugolii. La sua era come un’ostrica aperta, la mia come un fiore sbocciante. ‘Che ficona grande che hai!’ dissi ancora stupita dalla differenza dei nostri tagli nonostante la nostra taglia fosse più o meno uguale. Rise al gioco di parole, ricordandomi che la sua era in uso da quasi trent’anni, mentre la mia doveva ancora cominciare. Se la spalancò con due mani mostrandomela tutta aperta. ‘Guarda! Posso perfino infilarci una mano!’ Così dicendo unì le dita a cuneo e le spinse nella fica spalancata. Una lieve torsione del polso e tutta la mano le spari dentro, fino al polso. Ero davvero impressionata. ‘E questo è niente!’ disse ancora lei ‘Guarda!’ Estrasse la mano dalla fica che restò oscenamente aperta, sollevò ancora di più le gambe e, con due dita si apri il buco del culo. Sembrava una piccola caverna dall’apertura sfrangiata. Nuovamente unì le dita a cuneo, stavolta tre. Lentamente se le infilò chiedendomi che cosa me ne paresse. ‘é enorme!’ risposi ammirata ‘Io riesco a malapena a infilarci il mignolo!’ ‘Storie! Il buco del culo è elasticissimo. Basta prepararsi come si deve e slam, ci puoi infilare cose grossissime.’ Levò le dita dal culo e prese a strofinarsi la spacca. ‘Tutte queste manovre mi hanno eccitata! Mi tira da matti! E tu?’ Annuii con forza. ‘Moltissimo! Sono tutta bagnata!’ ‘Dai allora! Fatti un bel ditalino! Guarda! Me ne faccio uno anch’io!’ Mi sentii infiammare. Vedevo le sue dita muoversi su quel grilletto fantastico, due altre infilate a stantuffare la fregna. La imitai. In pochi minuti raggiunsi un orgasmo feroce che mi fece ululare come una cagnetta. Restai a guardarla mentre anche lei godeva. Ci abbracciammo ricominciando subito ad accarezzarci. Non eravamo ancora soddisfatte. Mi fece sdraiare e, inginocchiata di fronte a me, mi prese le gambe, se le mise sulle spalle e disse: ‘Fammi bere un po’ del tuo brodino!’ e tuffò la faccia nella mia fica. La sua lingua mi dette sensazioni che non avrei creduto possibile, a volte leggera come un’ala di farfalla, a volte dura e penetrante. Di nuovo mi sciolsi di goduria, mentre lei lappava tutti i miei succhi fino all’ultima goccia. Mentre ero ancora scossa dagli ultimi fremiti mi chiese se avessi voglia di cazzo. ‘Dì la verità! Ti piacerebbe un bel maschione con un bell’uccellone duro che ti sconquassi questa fichetta vergine?’ ‘Oh si! Mi piacerebbe moltissimo! Non vedo l’ora di farmi scopare tutta!’ Mi accarezzava con quelle sue dita infernali mantenendomi in uno stato di eccitazione. ‘Mio marito dovrebbe arrivare tra un po’. Se vuoi ….!?’ ‘Oh si! Lo zio è un bell’uomo. Mi è sempre piaciuto. Ce l’ha grosso?’ Rise alla mia domanda. ‘Certo!’ rispose, ed aggiunse che non dovevo preoccuparmi che lui era dolcissimo ed inoltre lei sarebbe stata lì con me e mi avrebbe preparata. ‘Ma basta chiacchiere ora! Godiamoci ancora un po’ questi tuoi buchetti vergini ancora per poco. La sua attenzione era passata al mio culetto. Lo leccava, apriva, forzava con la lingua indurita continuando a sgrillettarmi velocemente. Pochi minuti ed un’altro orgasmo poderoso mi sconquassava tutta. Mi riebbi in pochi minuti per trovarla sdraiata accanto a me, entrambe le mani sulla fica, masturbandosi selvaggiamente. Era ora che le rendessi un po’ del piacere che mi aveva dato. Mi curvai so di lei, scostai le sue mani e tuffai il volto in quella piscina che era la sua ficona fradicia. Presi a leccarla da cima a fondo. Mi piaceva. Presi in bocca il suo grillettone, succhiandolo, mordendolo, leccandolo, due dita stantuffanti a pistone. Gemeva forte e si sbatteva, faticavo a restare sul bersaglio. Riuscii ad infilarle anche un dito in culo. Non avevo nessuna esperienza del genere, ma l’istinto godereccio mi guidava. Alternai lappate a morsi e succhiate fino a quando non mi urlò in bocca il suo piacere. Eravamo tutte appiccicose, ci voleva una bella doccia. Ne facemmo una bella calda, assieme. Ancora ci baciammo e accarezzammo dappertutto con le mani insaponate che si infilavano in tutti gli anfratti fino a che un nuovo orgasmo ci travolse. Stavo per uscire dalla vasca che mi disse di aspettare. Dall’armadietto tiro’ fuori una borsa con attaccato un tubo di gomma. Mi disse che era un clistere e che ora ce ne saremmo fatte uno per prepararci all’arrivo dello zio. La mamma mi aveva fatto delle perette, da piccola, mai un clistere. Lo riempi’ di acqua tiepida e poche gocce e di sapone profumato, poi mi fece curvare con le gambe larghe, appoggiata al muro. Con un dito insaponato mi carezzo’ a lungo il buchino e poi lo spinse dentro. Non avevo mai pensato che potesse essere cosi’ piacevole. Nuovi orizzonti di piacere si aprivano di fronte a me. Quel dito invadente mi faceva arrapare di nuovo e lei lo muoveva cosi’ sapientemente’!! Ma quel dito era ancora niente comparato al piacere procuratomi dall’acqua tiepida chi mi riempi’ il pancino subito dopo. Le mani sapienti della zia mi massaggiavano e muovevano ad arte la cannula mentre l’acqua tiepida mi gonfiava il ventre. Non resistetti molto, neanche mezza borsa. Un’altro orgasmo mi travolse. Per fortuna avevo ancora la cannula infilata o avrei provocato un vero guaio. Poi zia volle essere riempita anche lei. Inginocchiata nella vasca, mi offri’ le chiappe aperte, il suo buchetto come un’occhio spalancato. Ripetei con lei quello che mi aveva fatto fino a che tutta la borsa d’acqua non fu nel suo pancino. Sembrava incinta. Si distese nella vasca,massaggiandosi il ventre mentre io le frugugnavo la fica gonfia, la cannula ancora spinta dentro di lei. Ebbe un paio di orgasmi feroci ed infine mi chiese di aiutarla a sedersi sul water. Finito ci sciaquammo per benino e tornammo in terrazza. Restammo poi a crogiolarci sotto il sole accarezzandoci delicatamente fino a quando il trillo del campanello non ci scosse. Si alzò, si avvolse nell’asciugamano e corse ad aprire. Un’attimo dopo era di ritorno. Mentre si toglieva l’asciugamano mi comunicò che suo marito era arrivato e che sarebbe stato con noi tra poco. Mi chiese se ero sempre decisa. Annuii. Ero tutta un fremito nell’attesa. Cercammo di parlare un po’, ma la mia mente era diretta a qualcosa che tra poco mi avrebbe fatta donna. Mi si contraeva lo stomaco dalla tensione. Se ne accorse e mi massaggiò un po’ per alleviare la tensione. ‘Eccolo!’ mi sussurrò un attimo dopo. Dio come era bello! Arrivò fresco di doccia, bronzeo, alto e robusto, il suo torace coperto di folti peli riccioluti, un asciugamani stretto ai fianchi. Ci saluto’ e, con noncuranza, come se si fosse messo nudo davanti a me tutta la sua vita, slacciò l’asciugamano. Mi sembro che tutto si svolgesse al rallentatore. Ammirai a bocca aperta il primo cazzo adulto che avessi mai visto, bello scuro e carnoso pendente da un nido di riccioli sopra una grossa borsa pelosa. Mi salì alla mente l’immagine di un serpente addormentato, ma pronto a svegliarsi ed a colpire in un istante. Si sedette accanto alla moglie, la baciò accarezzandole un seno. Sempre toccandola mi rimirò tutta mentre io mi agitavo per fargli vedere tutti gli angolini. Mi disse che ero molto carina e la moglie gli annunciò che ero ancora vergine, ma che avevo voglia d’uccello. Lui disse che non si ricordava più l’ultima volta che aveva visto una fichetta vergine. Mi ritrovai ad aprire la passerina per lui che me la sfiorò leggermente mentre io tenevo d’occhio il suo cazzo che in pochi secondi si era allungato, ingrossato, indurito e mostrava la punta della cappella paonazza, l’occhietto spalancato. Lei se ne impadronì subito. ‘Visto come l’hai fatto diventare? Bello eh? Mmmm.. pensa che tra poco ce l’avrai tutto dentro! Mmmm…solo a pensarci…!’ Aveva cominciato a sgrillettarsi. Mi offerse di fare conoscenza con quel nuovo compagno di giochi. Lui si sdraiò, il cazzo svettante. Tentativamente allungai una mano, lo sfiorai appena, poi, facendomi coraggio, l’impugnai con forza e cominciai a menarlo rapidamente agguantandogli le palle con l’altra mano. ‘Aspetta cara! Così lo fai godere subito!’ mi fermò lei ‘é meglio giocarci un po’ prima! A me piace fare così!’ Accoccolatasi tra le sue gambe vi avvicinò la lingua e cominciò a lambirne l’asta eretta, la cappella tumefatta. Se lo leccò tutto, poi l’imboccò stringendolo tra le labbra, mordicchiandolo. L’ingoiò a metà e cominciò a fare su e giù con la testa. Un paio di pompate e se lo levò di bocca offrendomelo. ‘Tieni, prova anche tu! Assaggialo!’ Timidamente allungai la lingua e gli diedi una leccatina. Era buono! Chiusi le labbra sulla cappella violacea e lo succhiai un po’. Aveva un sapore che mi entusiasmava. Presi a leccare e succhiare con più confidenza. Mi piaceva da matti! Lei intanto gli aveva infilato un dito tra le chiappe stuzzicandogli il culetto e gli massaggiava le palle. ‘Dai! Facciamolo godere!’ mi sussurrò. Mugolai il mio assenso e lei aggiunse la sua bocca alla mia sull’asta palpitante. Entrambe giocavamo con le sue palle e mentre una lo leccava, l’altra imboccava la cappella e pompava. Continuammo fino a che non lo sentimmo irrigidirsi, l’uccello contrarsi, le palle indurirsi. ‘Ora!’ urlo lei. Unimmo le nostre bocche sulla sua cappella giusto a tempo per essere inondate dagli spruzzi della sua sborrata. Naturalmente era la prima volta che sentivo il sapore di un uomo. Mi piacque. Sapeva di asparagi, zucca e carciofi, anche se un po’ insipido. Ci contendemmo quelle gocce a colpi di lingua, inghiottendole avidamente, poi ricominciammo a succhiarglielo fino a che non fu nuovamente in tiro. Andammo in camera. Mi fecero sdraiare sul letto e cominciarono a leccarmi tutta. Mi fecero impazzire Sentivo i muscoletti umidi e guizzanti e le loro labbra brucianti su tutto il corpo, ma specialmente su fica e culo. Un’eternità di godimento. Come in un sogno sentii la voce di lei che diceva: ‘Adesso! Vieni, prendila! é pronta.’ Socchiusi gli occhi e lo vidi inginocchiato tra le mie gambe spalancate. Lei glielo teneva in mano e lo guidava verso la mia fichetta che teneva aperta con due dita. Appoggiò la punta. La sentivo gigantesca ed infuocata. Spinse leggermente e con un brivido lo sentii scivolare dentro. Cominciai a smaniare che lo volevo tutto. Subito. Mi accontentarono. Lentamente, ma decisamente, lo sentii entrare. Una fitta, un gemito ed era in fondo. Si fermò un attimo per lasciarmici abituare e cominciò a muoversi lentamente. Vidi lei che si masturbava lì a fianco e allungai una mano verso la sua fica tormentata. A poco a poco il senso di fastidio si trasformò in piacere. I suoi colpi sempre più potenti e veloci mi strappavano gemiti e mugolii. La marea cresceva a ondate sempre più alte. Quando dilagò, quel mio primo orgasmo da donna, mi lasciò stremata. Lo sentii muoversi dentro di me ancora più veloce, martellandomi con quel suo cazzone. Improvvisamente, con un colpo di reni, lo estrasse e urlando sborrò in bocca alla moglie che lo attendeva trepidante mentre anche lei godeva sditalinandosi. Restammo a crogiolarci un po’ godendo delle ultime languide sensazioni di piacere.
Sempre tenendolo in bocca lo fece sdraiare accarezzandolo e succhiandolo fino a quando non riprese consistenza. Gli si mise a cavalcioni voltandogli le spalle, si apri la ficona depilata con le mani e si impalò lasciandosi cadere sul cazzone nuovamente eretto. Incomincio’ a cavalcarlo forsennatamente dicendomi di guardarla. Avvicinai la faccia cercando di leccarle il grilletto teso, la sua asta che appariva e spariva inghiottita dalla ficona affamata, ma andavano troppo svelti. Un paio di minuti e urlava il suo piacere. Si sollevò e si girò su di lui baciandolo mentre io succhiavo i suoi umori rimasti sul cazzo teso. ‘Lo voglio nel culo adesso!’ disse. Divaricandosi le chiappe scese ad impalarsi un’altra volta. Il buchetto si dilatò sotto la spinta del cazzone e lo inghiottì tutto nelle sue profondità. Si mosse su e giù lentamente, poi, con mosse da contorsionisti cambiarono posizione, sdraiandosi sopra di me che avevo cominciato a masturbarmi. Mi trovai la ficona gonfia in faccia, mentre le sue palle mi sbattevano sul naso ogni volta che lo infilava a fondo nel buco spalancato. Presi a lappare velocemente da cima a fondo, abboccando ogni tanto un coglione peloso che pendeva sopra di me come un frutto maturo. Lei invece si era tuffata nella mia fica, ripulendola da tutti i residui dell’ultimo orgasmo. Un plop e la mazza usci dal culetto che rimase aperto come un occhio scuro tra le sue chiappette bronzee e si infilo’ nella mia bocca. Le posizioni si invertirono. Ora ero io sopra, con lei sotto che mi teneva tutta spalancata leccandomi a fondo. Mentre io spompinavo l’uccellone che a malapena mi entrava in bocca, lei spostò le sue attenzioni sul mio buchetto ancora vergine. Lo lavorò a fondo fin quando l’anello muscolare non si rilassò lasciandosi penetrare dalla sua lingua e dalle sue dita. Un nuovo piacere languido mi afferro’ i sensi mentre il muscoletto vibrante mi penetrava come un piccolo pene. Una voglia nuova, prorompente. ‘Ora!’ urlo lei ‘Mettiglielo nel culo!’ ‘Si! Si! Nel culo!’ le feci eco ‘Nel culo! Lo voglio nel culo! Sfondatemi tutta!’ urlavo invasata. Come una sbarra rovente lo sentii entrare, sfondarmi. Urlai mordendo a sangue la fica davanti a me. Mai avevo provato un simile dolore. Espertamente lo zio si fermò mentre la lingua e le mani della zia contribuivano a calmare il dolore lancinante. Mi rilassai e il dardo infuocato si mosse ancora dentro di me. Un altro urlo, altra sosta, altre carezze. Le loro mani e lingue erano dappertutto sul mio corpo lenendo il dolore, trasmettendo piacere. Non so quanto durò quella dolce tortura, ma ogni volta il dolore che seguiva il movimento dello zio era minore e durava sempre meno, sino a che il bruciore fu un tutt’uno con l’altra sensazione sempre più forte che si stava diffondendo dentro di me. Un’altra volta fui presa dal gorgo inarrestabile di un’orgasmo a dir poco galattico. Il mio primo orgasmo anale’.. ne ricordo ancora l’immensa sferzata e ancor oggi fremo e mi bagno solo al pensarci. Dopo di quello i miei ricordi si offuscano’. La zia mi disse che ero quasi svenuta dal piacere.
Da allora godetti con loro ogni qual volta lo desiderassi senza mai esserne spinta in alcuna maniera, salvo fatto la mia voglia continua di provare nuove emozioni. E con lei ho sviluppato l’arte di godere e far godere i culetti che da allora vennero messi a disposizione delle mie dita e soprattutto della mia cannula.

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